settemiglia
Gruppi Parrocchiali
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M.A.S.C.I.
Nascita e peculiarità Per delineare la nascita del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scouts Cattolici Italiani) occorrerebbe poter ripercorrere la sua storia che affonda le radici sin dagli anni ’30. Assumendo invece la diversa e modesta funzione di cronista, forse sarà possibile fornire notizie che possano illustrarne le peculiarità utili alla comprensione del lettore. Mario Mazza, pedagogista e figura di spicco dello scoutismo cattolico italiano, riceve il compito di trasformare le originarie “Compagnie di San Giorgio” in un movimento ecclesiale, separato ed autonomo, in armonia con una analoga evoluzione internazionale dello scoutismo degli adulti. Nel 1954, a Roma presso la Domus Pacis, nel corso della 1° Assemblea Nazionale nasce, così, il Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (M.A.S.C.I.) il cui Presidente sarà lo stesso Mario Mazza che rilancia il motto caro a Baden Powell (il fondatore dello scoutismo giovanile), “una volta scout sempre scout”, e afferma che se l'Associazione scoutistica giovanile (A.S.C.I.) “prepara i ragazzi alla vita attraverso il metodo scout” il MASCI vuol essere “un metodo di vita basato sui valori scout”. Nella sua relazione all'assemblea sottolinea che l'adulto deve continuare a crescere come uomo e come cristiano, senza mai dimenticare lo spirito di servizio che ha caratterizzato il suo percorso Rover, delineando così le basi fondanti del MASCI: educazione permanente e servizio. Il passaggio dalle Compagnie di S.Giorgio al MASCI non è quindi un fatto formale, con lo scopo di dar vita ad una associazione di ex scout ma, come da più voci evidenziato, una unione operante di educazione permanente e di servizio, senza le forme esteriori dello scoutismo giovanile. Appare, allora, agevole comprendere che il MASCI non è una compagine di nostalgici ma di adulti volenterosi di intraprendere un nuovo stile di vita dove il concetto di “buona azione”, propria del movimento giovanile, viene sostituita con “l’azione civica di servizio”. Il Movimento è formato, come riportato nel Patto Comunitario, da “…Uomi-
ni e donne provenienti da strade ed esperienze diverse, ma uniti dalla convinzione che lo scautismo è una strada di libertà per tutte le stagioni della vita e che la felicità è servire gli altri a partire dai più piccoli, deboli ed indifesi. Apparteniamo alla grande famiglia dello scautismo e ci riconosciamo nei valori espressi dalla Promessa e dalla Legge scout. Siamo convinti che la nostra proposta sia valida per ogni persona che non consideri l'età adulta un punto di arrivo, ma voglia continuare a crescere per dare senso alla vita ed operare per un mondo di pace, più libero e più giusto. Per questo motivo ci rivolgiamo a chi vuole continuare a fare educazione permanente con il metodo scout e a testimoniarne i valori e a chi si avvicina per la prima volta allo scautismo da adulto” . Da qui la nascita delle varie Comunità (questa la definizione per i movimenti locali) che in ossequio al Patto Comunitario danno vita ad un proprio Statuto nel quale vengono “impressi” i valori che daranno impulso alle attività proprie. La Comunità di Scafati I°, nasce nell’anno 1985 da una riunione tra adulti che avevano già percorso la strada dello Scoutismo giovanile e che, ancora desiderosi di essere utili nel contesto territoriale, decide di rispondere agli impulsi suddetti e mai sopiti. È intitolata al compianto Alessandro Scelza, scout di vecchissima data, che tanto ha profuso per la sua nascita e che ancor di più ha dato per la sua crescita. I giorni che seguiranno, quindi, vedono la Comunità impegnata nel sociale e vieppiù in una opera che, attualmente, è il più grande motivo di orgoglio: la costruzione del Nuovo Complesso Parrocchiale “San Francesco di Paola” dalla cui realizzazione non può essere discostata la figura di don Aniello Marano, fautore ed artefice massimo. La Comunità di Adulti Scouts con il passare degli anni è ormai divenuta a sua volta “adulta” e cammina con i passi della propria esperienza, impegnandosi nel sociale con sempre maggiore volontà, indirizzando la sua opera e le sue intenzioni verso i più biso-
settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno
Periodico Mensile Anno I - N°1 Dicembre 2010 Mail ed Info: redazione@settemiglia.it www.settemiglia.it
Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa
“AVVENTO”: CULTURA CHE ACCOGLIE Il Natale visto con gli occhi dell’asinello e del bue
gnosi, nell’interesse della comunità parrocchiale e cittadina, anche intrattenendo contatti con l’Amministrazione della Città per offrire la partecipazione consultiva alle sue iniziative o per manifestare il dissenso quando ritenuto necessario. E pur se gli impegni sociali crescono, pur se questi ultimi devono essere gestiti con sacrificio facendo i conti con le proprie famiglie, non vengono tralasciati altri momenti sia ludici che di aggregazione: “Gite per anziani”, “Sagra della polpetta di papagno” nel corso dell’annuale festeggiamento del Patrono, l’assistenza ed il conforto agli anziani soli, alle persone diversamente abili e tanto altro che ha potuto avere concretezza solo tramite l’impegno profuso da ogni adulto della Comunità. Maria Vangone
settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno
Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola Aut.ne Trib. di Napoli n. 3393 del 7/03/1985 Direttore Responsabile: MARCO IASEVOLI Coordinatore Redazione: DON GIUSEPPE DE LUCA Redazione: VINCENZO FIORENZA ENZO VITIELLO ALFONSO QUARTUCCI ELENA FIORENZA VINCENZO DONNARUMMA E-Mail ed Info: redazione@settemiglia.it
Far uscire il primo numero di un giornale parrocchiale in concomitanza con l’Avvento mi è sembrata una scelta ricca di significati e di valori. Innanzitutto viene dichiarata la volontà di mettersi in ascolto, di leggere i bisogni della parrocchia, di offrire un servizio alla comunità ecclesiale e, perché no, anche cittadina, almeno in prospettiva. In secondo luogo una tale decisione interpella ciascuno di noi sulla sua capacità di ridurre la distanza tra il dire e il fare, tra l’omelia e la testimonianza, tra la preghiera e la carità, tra le idee e la politica attiva. Konrad Lorenz, uno dei più importanti studiosi dei comportamenti umani ed animali, sosteneva che l’uomo, ancora oggi, non è in grado di attivare, davanti alle difficoltà e ai pericoli della vita, come alle relazioni con i suoi simili, reazioni diverse dalla lotta o dalla fuga. In altre parole, dice Lorenz, quando una persona si sente minacciata, reagisce o con la lotta, nel tentativo di neutralizzare la minaccia, o scappando, per conservare la sua incolumità davanti ad un avversario troppo forte. L’Avvento, secondo me, smentisce tale teoria. La figura del Cristo che viene è la prova che esiste una terza possibilità: l’Amore gratuito e vivificante. Ecco, allora, che “Settemiglia” diventa la strada che unisce, la porta che apre, il mondo che accoglie. D’altronde, se avesse avuto ragione Konrad Lorenz, oggi il mondo dovrebbe essere sotto il potere assoluto della violenza, del sopruso, del caos. Invece in giro c’è, più che altro, indifferenza e l’indifferenza è un meccanismo di difesa che scatta quando si ha paura e non lo si vuol dimostrare, quando le persone non si sentono a loro agio davanti alle difficoltà della vita. Infatti, non appena viene lanciata una richiesta di aiuto, da qualsiasi parte del globo, ecco che si mette
in moto il meccanismo della solidarietà. Duemila anni di storia cristiana, quindi, non sono trascorsi inutilmente! Nel nostro DNA si è definitivamente collocato il seme dell’Amore che dà vita, anzi, più verosimilmente, esso c’era già, fin dalle origini. Non a caso nella Bibbia si narra della creazione dell’uomo come il soffio che esce dalla bocca del Creatore. Qualcuno diceva che “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”. È vero! Il male, il dolore, l’ingiustizia sono sempre alla ribalta, ma per ogni atto volto alla morte ce ne sono cento che portano la vita, per ogni grido di sofferenza ci sono mille volti che portano il sorriso, per ogni vita spezzata con la violenza e l’ingiustizia ci sono miriadi di croci che si alzano al cielo. Per il cristiano l’Avvento è questa convinzione che si rinnova non una volta all’anno, ma sempre. Si rinnova nelle scuole, negli ospedali, nei centri di accoglienza per immigrati, sotto i tetti delle proprie case, nelle fabbriche, nei tribunali, nei campi sportivi, nelle comunità terapeutiche, nei cimiteri, d’ovunque insomma, due o più siano riuniti nel Suo Nome. Quando si dice che per migliorarsi bisogna partire dalla riscoperta delle proprie origini, si dice una cosa vera. Guardare al proprio passato è un esercizio di umiltà e di saggezza. Ora, che cosa troviamo nel nostro passato? Io personalmente trovo la mia fanciullezza, i miei genitori, mio fratello e tutto il bene che ho ricevuto dalle tante persone che ho incontrato sul mio cammino. L’anno scorso sono riuscito a riversare su un CD tutti i filmini in 8 e super8 che aveva girato mio padre nel corso di alcuni decenni. Non ho vergogna a dire che ho pianto nel rivedere, a distanza di tanto tempo, quei volti familiari. Anche questo può essere il mio
Avvento. Ritrovare dentro di me i sentimenti più veri, più profondi, più grandi che hanno la forza di vivificarci e di rappacificarci con noi stessi e con il mondo circostante. Guardare alla Grotta, alla piccola stalla di Betlemme significa aprire lo scrigno della nostra vita. È da lì che parte tutta la nostra storia umana, è quella luce che illumina il mondo degli uomini, una luce che non ha bisogno di energia elettrica per accendersi perché proviene da un’altra Fonte, una Sorgente Inesauribile che dà ad ogni essere umano quella linfa vitale che gli consente di vivere in modo significativo la sua vita. Ora, se noi chiudiamo gli occhi, non vuol dire che la luce si sia spenta. Forse siamo noi che, in qualche modo e per qualche ragione, abbiamo deciso di ignorarla. Questo testimonia che siamo fatti di carne, che siamo deboli. Ma ci fa amare ancora di più quell’asinello e quel bue che, in silenzio ed umilmente, hanno saputo accogliere il Falegname di Nazareth con il loro caldo respiro. Vincenzo Fiorenza