2 minute read

Per Crucem ad Lucem: una nuova Pasqua di speranza

di Piergiorgio Aquilino Direttore Responsabile

Ogni Pasqua ci presenta uno scenario diverso su cui riflettere.

Advertisement

Negli ultimi anni, gli eventi ci hanno costretto a considerare tre panorami completamente lontani tra loro, ma tutti carichi di quello stesso silenzio. E di quella stessa preghiera.

Prima, dopo il tempo di Quaresima vissuto come Quarantena di conversione, una Pasqua di speranza. Poi, dopo il grido di pace per fermare il massacro in terra ucraina, una nuova Pasqua di speranza. Oggi, in questo martoriato tempo dopo il terremoto tra Turchia e Siria – là, dove non bastava la guerra, la fame o la povertà –, una sempre nuova Pasqua di speranza.

Ogni Pasqua: tutte diverse, ma accolte nello stesso silenzio. Quel silenzio che, ancora oggi, cede il passo alla sola invocazione che non cessa di levarsi da ogni angolo della terra: “Signore, pietà”!

Supplica che, quotidianamente, si concretizza nei “sacrifici” dei nostri giorni

Anche quest’anno ci ha accompagnato alla Pasqua una dura realtà, metafora di una Quaresima-penitenza incarnata nell’oggi della storia. «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 2,6): tempo favorevole, tempo opportuno, tempo di grazia, per la riflessione personale, per la remissione dei peccati, per la conversione del nostro ego, anzitutto Anche questo periodo di preparazione quaresimale è stato, davvero, grazia della penitenza. Sono sempre attuali le parole dell’alto Magistero del compianto papa Benedetto XVI, quando ci ricorda: «La penitenza è grazia; è una grazia che noi riconosciamo il nostro peccato, è una grazia che conosciamo di aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento, di una trasformazione del nostro essere. Penitenza, poter fare penitenza, è il dono della grazia. […] Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter fare penitenza è grazia. E vediamo che è necessario far penitenza, cioè riconoscere quanto è sbagliato nella nostra vita, aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare Il dolore della penitenza, cioè della purificazione, della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della misericordia divina, è grazia che ci trasforma» (Concelebrazione Eucaristica con i membri della Pontificia Commissione Biblica, 15 aprile 2010). La Parola che la Chiesa ci offre, seppur in una proclamazione apparentemente statica – sempre la stessa –, si fa dinamismo puro – sempre nuovo –. Ogni tempo, allora, è davvero “il tempo” propizio per andare incontro alle ferite del fratello, per rinnovare all’umanità intera i sentimenti della carità cristiana, per farsi convintamente più prossimi alle esigenze degli ultimi, mossi da quella compassione evangelica della quale il Cristo incarnò il più pieno significato: «Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5). Infatti, come ci ricorda la liturgia del Venerdì Santo per mezzo di un’antica antifona di origine bizantina: «Dal legno della croce è venuta la gioia in tutto il mondo»! E, ancora, la domanda che sant’Agostino rivolge ai suoi interlocutori in un celebre discorso: «Non era forse quel sangue il prezzo dei peccati?» (Augustinus Hipponensis, Discorso 335/I).

Per Crucem ad Lucem, dunque!

È questo il mistero che siamo chiamati a meditare, anche in questa nuova Pasqua di speranza È per gli effetti scaturiti dalla Croce del Cristo che il mondo intero riceve la salvezza.

La luce della Pasqua, quella che rischiara ogni tenebra di morte, non deve farci dimenticare, quindi, il suo momento fondante: la Croce del Cristo, nostra gloria, nostra salvezza, nostra risurrezione. «Egli – il Cristo –, sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull’altare della Croce, portò a compimento i misteri dell’umana redenzione; assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace» (Messale Romano, Prefazio: Cristo Re dell’universo, III ed.).

È questo il Regno di Dio a cui aneliamo.

È Lui la nostra Pasqua!

È Lui la nostra speranza!

Buona Pasqua di speranza a ciascuno di voi, cari amici serrani!

This article is from: