Tipografia espressiva
Scrittura con i tipi nel manifesto novecentesco
Serena De Mola
typeset
Noe Text & Noe Display by Schick-Toika
Presenta asse verticale e forte contrasto, ovvero delle caratteristiche ottocentesche, riadattate con delle grazie triangolari.
scritto originariamente nel maggio 2021
nell'ambito del corso di Storia della Comunicazione visiva presso l'Università Iuav di Venezia
Tipografia espressiva
Scrittura con i tipi nel manifesto novecentesco
Sommario abstract 6 Gli artefatti 1/2 9 Mappa dei contenuti 10 Spezza i Bianchi col cuneo rosso 12 Napoleon 18 Numeri 24 Semantic Sonata no.2 30 Gli artefatti 2/2 37 Alfieri & Lacroix: 27 serie di caratteri tipografici 38 33a Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 44 Oui a la Révolution 50 The conversion of St. Paul 56 le letture 63 Sinsemie 64 Tipografia Moderna 68 Radici della scrittura moderna 72 Il trionfo di Gutenberg 76 The rethoric of neutrality 80 biblioGrafia 84 archivi consultati 85 indice delle immaGini 86
Circoscrivere l'ambito della progettazione visiva può risultare alle volte complesso. La comunicazione è infatti una facoltà intrinseca alle attività umane, e nel corso dei secoli si è diversificata e adattata in relazione a tecnologie e contesti socio-culturali ed economici. Si può iniziare a parlare di design della comunicazione, nel senso moderno del termine, a partire dalla rivoluzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg — avvenuta nel Xv secolo —, per poi assistere alla sua effettiva stabilizzazione come disciplina grazie alla rivoluzione industriale. Nel corso dei secoli, la sua natura umanistica si intreccia di volta in volta con le svolte tecniche. Il Novecento, inoltre, porta con sé innovazioni e ribaltamenti di paradigmi in un lasso di tempo assai minore rispetto al passato, ed è fondamentale oggi guardare nel suo districarsi di influenze e correnti per poter comprendere appieno ciò che accade nel contemporaneo. In questa sede si è voluto analizzare nello specifico l'utilizzo della scrittura tipografica da parte dei progettisti grafici del secolo breve, racchiudendo l'indagine nel medium del manifesto. In particolare, ci si è soffermati sul tema della tipografia cosiddetta "espressiva". Questo termine può comprendere diversi significati; qui lo si è inteso come espressione stessa della tipografia come Zeitgeist del proprio periodo storico, corrente, progettista; non considerando quindi l'espressione in senso romantico, ovvero come auto-espressione artistica. Si crede infatti in un'analisi storico-critica volta ad approfondire il flusso culturale, economico e sociale nel quale l'artefatto visivo è stato concepito e progettato. A causa della democratizzazione — e successiva volgarizzazione — degli strumenti data dalla rivoluzione digitale, spesso si utilizzano forme senza essere a conoscenza delle loro cause: questa ricerca vuole quindi riprendere e ri-focalizzarsi su queste ultime, in modo da poter osservare l'artefatto in questione in maniera consapevole. Partendo dal presupposto che la divisione netta tra significato e significante non sussista, si sostiene che la scrittura, intesa come codice e sistema di segni visivi da distribuire nello spazio fisico, sia frutto di diverse istanze socio-culturali e tecnologiche, invece di essere una forma a sé stante o mera rappresentazione del parlato. Conseguentemente, si sostiene come ogni carattere tipografico ed ogni lettera abbiano una specifica forma per cause formali, storiche e funzionali, e non meramente stilistiche o per essere "pura immagine" — concetto di fatto impossibile in qualsivoglia situazione. Si è potuto notare come le diverse correnti abbiano pensato alla scrittura e al progetto grafico in sé in modi differenti, alle volte in contrasto tra loro: l'excursus parte dai costruttivisti e dai modernisti per
6 introduzione Abstract
poi passare al post-moderno sino al movimento underground o New Wave.
La scelta di delimitare l'analisi al manifesto è dovuta anch'essa ad una riflessione sui diversi mezzi utilizzati: esso è qui considerato come un prodotto intrinseco del Novecento, essendo nato con la società di massa ed entrato in declino con il diffondersi degli schermi. Difatti, la nascita e diffusione del manifesto "moderno" come strumento visivo e informativo può essere ricollocata alla fine del XiX secolo, quando nuovi media comunicativi si affermano nello spazio urbano in continua espansione. Nell'Europa fin de siècle la seconda rivoluzione industriale crea non solo nuovi metodi di vendita — quali grandi magazzini ed esposizioni — e di produzione — la fotografia e la cromolitografia —, bensì un nuovo stile di vita moderno. È in questa onda di trasformazioni socio-culturali che questo medium trova il suo spazio tra gli artefatti visivi. La sua lenta decaduta è dovuta alla diffusione capillare di radiotelevisione e infine del personal computer.
Il rapporto tra grafico e manifesto è stato altalenante. Da alcuni è stato visto come mezzo utilizzato al solo scopo pubblicitario, quindi non "elevato" o "altolocato" quanto il libro. Da altri è stato invece visto e sfruttato appieno per le sue capacità comunicative legate al commercio. Non esiste però una comunicazione "pura" e slegata dalla società e quindi dal suo sistema economico, il famigerato "mercato libero" da cui molti intellettuali vogliono liberarsi — si potrebbe forse fare un raffronto con quanto si dica oggi dei post sui social media. Risulta quindi interessante attraversare il Novecento assieme a degli artefatti visivi che raccontino ideologie e tecniche della tipografia in questo specifico medium, constatando e indagando nel mentre diversi temi che ancora oggi risultano attuali: come ci si approccia alla scrittura tipografica nel manifesto, piuttosto che nel libro? Quanto il contesto economico influenza la progettazione, e quanto invece le correnti predominanti?
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