Antonella Taravella - Latenze [e piccoli segmenti]

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Antonella Taravella

latenza [E

piccoli

segmenti]

Catania 2010


Proprietà letteraria di Antonella Taravella collana "I quaderni delle vie" a cura di Sebastiano A. Patanè per "le vie poetiche" Foto di copertina di Alex M. Bustillo


I Quaderni delle Vie



Presentazione

Antonella Taravella è, senza dubbio, un’autrice complessa. Rovistando tra i suoi versi vi si trova di tutto, dall’inquietudine più terrena, al trascendente più elevato, passando attraverso st(r)ati emotivi che toccano ogni cellula, fornendo sempre un motivo di lunga riflessione. Nei testi che in questo quaderno vengono presentati troviamo una Taravella che spazia tra il versicolo ed il verso iperlungo adagiato in una lettura orizzontale che rende il suono più omogeneo e compatto, nonostante l’impostazione lessicale a “cascata” in un impianto strutturale in grado di reggere una intera storia in pochi versi. Oggetto certamente di studio l’opera di Antonella che si oppone alle logiche classiche della poesia tradizionale ponendosi, a pieno titolo, nell’avanguardia corrente. Sembrerebbe più una poesia d’istinto che da ispirazione, una elaborazione interiore masticata lungo, dai contorni dark, dalle sfumature noir che riesce ad esplodere nei rossi più accesi ma anche in pastelli inaspettati che, tuttavia, non confondono il lettore, anzi lo conducono in una itinerante attraverso l’intera gamma di emanazioni poetiche dell’autrice per concludere, infine in una lettura gradevole ed assolutamente ricca di messaggi. Antonella Taravella è una poetessa che merita attenzione perché c’è pochissimo, direi niente da scartare dalla enorme quantità di sensazioni rappresentate e rappresentative con le quali raggiunge il lettore. Le vie poetiche



Latenza [e piccoli segmenti] Verona 2010


foto by Jan Hronsky


La Resa

Ogni tanto la corsa mi permette di estinguere i peccati l’eleganza del muovere braccia e bocca -in silenzio preghiere e poi su e giÚ nelle nocchesai quante volte mi son allagata le labbra di saliva da quando tu sei il mio respiro arreso. Disegno l’ossessiva ripetizione del mio credo la preghiera che ti sussurro ai tuo piedi -sale le vene che dalle dita dei piedi arrancano su per le ginocchiaodorose le nuvole stanotte, son cariche e se chiudo gli occhi non sento nemmeno quando te ne andrai. Sono stanca di ricordarmi le tue spalle le tue camminate veloci mentre fuori piovevano ragni -e con le tele soffiavano le lucide mattine, ad avvenirenon sono queste le ore che mancano ma tutte le rese attese al mattino fra le lenzuola umide di lacrime.


foto di Anke Merzbach


Dopo il Tramonto Decido dopo il tramonto, se il tempo mi avanza, se è questo rigagnolo, di malinconia che distrugge desiderando dopo, d'andare e di tornare a notte fonda, sul cuscino distinguendomi dai sensi e dai silenzi ricordandomi attraverso le tue parole di avere omesso i puntini di sospensione mentre la carne trema nell'alchimia delle burrasche di lacrime che nascono come venere -e di ginocchia ferme sull'acqua di un porto stanco, della tua assenza-


foto by otohqphoto


Si specchiano gl’inverni Guardami affissa in rami di spezie freddi gl’inverni sugli occhi ogni parola mi nevica dentro in cava scavata dalle tue labbra che strusciano lente i feroci silenzi E ferma l’appiglio si mostra biancosporco sodo sotto i piedi infilati a chiodo e quando l’aria ritorna a fischiare tu mi rivolti i guanti baciando il polso ritratto e cieco mi sgrani setosa in liquidi batuffoli di parole.


foto by salaboli


Il corpo è l’alveare delle mie parole

Mi limito a contare i danni, parto dalle dita dei piedi, seguendo le curve dolci delle mie dita polpose alle vene che percorrono il reticolato fragile del dorso, nervi tesi schioccano all'ombra... ogni tanto li seguo quei nervi, sono un porto sepolto di azioni inevase e risalgo le caviglie, ridendo delle corse e alle cadute, incolume nel respiro forse, ma non nella solitudine del blocco diviso cartilagine e gesso salgo in dolci carezze e seguo il disegno di questo clown, voragine d'occhi... disegno capricciosa i dadi, la bocca vuota e salgo sulla linea bianca fino alle ginocchia soffiando sopra alle cicatrici giovani, delle corse a perdifiato senza notare e notarmi, affidandomi al fiato e poi alla polvere arrivo smaniosa alle cosce, pallide... che imperfette e mi riuniscono e mi rannicchiano torcendo il mio busto, le mie parole, i miei pensieri e i minuti le pieghe e le nuvole non idonee all'essere m'accade di buttare giĂš un pensiero e tramutarmi in goccia, spesso mi perdo nel salto, ridivento piccolo seme e poi ci ri_vedo i tuoi occhi, madre... il tempo ad ora soccombe il passo si ferma sul ventre morbido, curve su curve allacciandomi alle braccia sui seni riposte e quel neo infilato a destra al verso che sversa sul collo e percorre le labbra carnose e rosa quando s'appoggia al foglio dimenticando che gli occhi ormai son chiusi rissosi all'interno e percorsi dal dubbio... le mani, poi, perse fra i capelli, di nero ardito, di seppie in tentacoli amari quando il tempo scompare, affissa ai giorni ore a cui dire e non fare, sgranchendo le parole in carezze, di quando fummo sfamati da tutto questo gracchiare come corvi in sciame in piccole api e poi alveari di sguardi... mi basta il tempo di sperare di vedere ancora il sole attraverso le mani in un gioco di vanitĂ e furore, di polsi sospesi ad un sorso dal mare e ci ameranno ancora le stelle, nella follia, lucida e inesperta come quando, nati, ci siamo formati in corpo e poi anni, sogni e mesi, ore e pazienza e minuti assecondati ai secondi a braccetto e convulsi all'insaputa delle orecchie tarpate.


foto by Greta Buysse


E[pic]entro

a tacere opere di questo mondo del sapere che straborda, in pi첫 di certezze in carta scritta a respiri di tornare mai andando verso nord,tacendo la strada in curve toniche e maldestre briciole del mondo che passa in avanzo rimasto intanto sul tavolo fermo senza evoluzione [e il caldo ci squaglia le ossa macchiando in scale rossastre braccia piegate sotto braci di vita andata e ritorno sui fianchi di nuvole e fame]


foto by Jan Hronsky


Pelle, muro d’aguzze parole

Si disperano le parole, all'aguzza forbice alla fine del foglio tonfo gutturale, nella postura delle virgole, scivola la e quanto ti parlo sottocute, piange la riga, quando sola affronta la notte metallica, rimedio con un passo a più volte, la curva della u è un bacio sciolto come il rossetto che indossi la riga tirata forza la pace, l'indolenza è nel tuo pugno stretto fra questi seni selvatici, l'ombra di noi è liquida cerco il rimedio nella punteggiatura, sottile, ma le parentesi mi chiudono a forza il respiro [sono illusionista da oggi, mi circondo di discorsi grossolani, macchie d'inchiostro sulle dita, quando la discussione è il bisogno assoluto di non dire più nulla, se non all'alba quando la tua schiena sarà il mio muro di pelle.]



Spezzata Spezzare le parole, trangugiandole a stento, spinte nella gola, corteccia fra i denti e il sorriso sadico, di quel caldo salivare che scende dai bordi, non vorrei dimenticare che "l'odio è un carburante nobile". Voglio godermi lo spettacolo di ogni difetto, dal corpo alle parole, tutto l'insieme e l'amalgama che ne esce fuori è pura anarchia del cuore. Io so essere un fiume in piena, catturandoti con le dita e la lingua. Rorida ti guardo dalla fosse dei materassi legati di corde. Ho sabbia dentro, una clessidra di tempo affranto, a ripercorrere l'ingoio, labbra di lanuggine raffazzonata, stretta in pugno nel contatto, d'acqua e sudore. Sentire la schiena spezzarsi, dalle mani, ruvide. E poi questo caldo, che scivola, imbestialito. Sono l'assente percepita, quel vento contro che scende e sale da costole di ruggine, ci passerei la mano tagliandomi sulle mie dolci carni. muscoli tesi, mentre mi fiondo verso l'inverno, braccia aperte nella freddura di questi silenzi gravidi.


foto by Emil Cadoo


Neve La neve a ritroso sui vetri in_piega perfetta le labbra e il sorriso fa buio premendo con forza sui fianchi poi la voce si fa rauca in boato e briciole tutto singhiozza come febbre



Indice

Presentazione La Resa Dopo il tramonto Si specchiano gl'inverni Il corpo è l’alveare delle mie parole e(pic)entro Pelle, muro d’aguzze parole Spezzata Neve


http://leviepoetiche.blogspot.com/


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