Elina Miticocchio - Diar/o

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Elina Miticocchio

D i a r i/o

Catania 2010


proprietà letteraria di Elina Miticocchio a cura di Sebastiano A. Patanè collana "i quaderni delle Vie" per "le vie poetiche" Catania 2010 in copertina Winston Chmielinski "ragazza rossa"

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I quaderni delle Vie

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Introduzione

Sono diversi gli squarci spazio-temporali attraverso i quali Elina Miticocchio si allontana dall’odierno quotidiano per inoltrarsi in un tempo dove le realtà si mescolano e gli spazi tra un oggetto ed un altro diventano irrilevanti. La fiaba, allora, diventa il linguaggio del suo universo ed il “racconto” assume colori tenui, acquerelli delicati, piume che quasi fermano il respiro per non scompigliare. Può, quindi parlare della morte, dell’amore, della pena ma, con un tono che sa di terra, cielo, fiori, prima che tutto venisse inquinato dalla parte brutta dell’umanità. Ciò non toglie potenza e volume alla sua voce, quando denuncia, quando, amareggiata, si rompe nel pianto poetico, quando felice s’innalza ad inno alla vita! Mille argomenti sgorgano dalla sua versatilità e sempre con l’imprevedibile canto della sua poesia, dal piccolo tempo dei giochi d’amore poi correre a trovare le prime vocali contenute nel tuo nome racconti della serra, l’albero in ombra frondoso, rugoso conversiamo tra i suoi rami. al riassetto del circostante per le decisioni da prendere, per affrontare le scelte da seguire

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mi resta una pietra per centrare il bersaglio eppure lo dipingo a colori tra nebbie che ho scartato Elina Miticocchio è poesia che decide dove stare senza influenze esterne e senza “ismi” di sorta. Per questo, è pura, non classificabile in aree più o meno vaste, non numerabile. E’ un soggetto il cui canto, linguaggio e forma sono assolutamente legati alla persona e la rappresentazione del sé poetico è del tutto sincero e non certamente frutto di esasperate elaborazioni per cui la sua lettura rimane sempre gradevolissima e rilassante. Sebastiano A. Patanè

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Elina Miticocchio

Diari/o Foggia 2010

Catania 2010

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“diario”

Ronald Ceuppens

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diario Oggi grigio andante con punes di pioggia mi sveglio che non è ancora giorno vesto il solito, sorrido alle scarpe rosse la strada mi osserva tra foglie in caduta lavoro fino a tardi tra faldoni e ricorsi poi correre a trovare le prime vocali contenute nel tuo nome racconti della serra, l’albero in ombra frondoso, rugoso conversiamo tra i suoi rami.

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“(era) nebbia”

Paul Himmel

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(era) nebbia le cose che scrivo non hanno il sapore del pane appena sfornato parlano per conto loro non ascoltano i suggerimenti di un mattino infuocato di rosso che balla si (s )chiudono in nidi di carta accartocciata

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“diari/o”

Pablo Picasso

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diari/o un crescendo di pensieri la visione della casa, il verde della terra il battito della stagione qualcuno mi ha atteso, a lungo avevo incarnato fresco e lunghi capelli sfioravano pagine e danze qualcuno mi ha chiamato, un giorno ho indossato l’abito di bosco acceso gli occhi alla lanterna dell’amato allo specchio improvvisato un canto in ripetizione, fino a sfinire esausta, nello specchio.

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“dissolvenza”

Ronald Ceuppens

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dissolvenza la luce ridotta a pallore mi trattiene legato all’àncora di questa maledetta dissolvenza che annebbia [Com’è lui, con che occhi ti ha cercata e le mani, ha le mani?] Sebastiano A. Patanè)

“l’inaspettato” potrebbe essere il mio silenzio lo stupore nasce spesso dagli occhi che sanno il pianto asciugati facendo sbadigli eccolo di nuovo lo stacco immancabile stanchezza di vedere o essere guardata come oggetto – di vetrina riparto dallo straccio mi incurvo a cascare da voli ricomposti spoglia oltre la presenza illuminata

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“ho gli occhi che bruciano stanchezze irregolari� Gabriel Pacheco

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ho gli occhi che bruciano stanchezze irregolari

mi resta una pietra per centrare il bersaglio eppure lo dipingo a colori tra nebbie che ho scartato . una porta il vento e scoperchia i tetti tra le ferit(oi)e cerca riparo fa compagnia ai pochi pensieri sparsi come vecchie scarpe spaiate, disseminate lascia ammutoliti a volte i semi seccati

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“Cioccolato fondente”

Jennifer Gordon

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Cioccolato fondente Mia madre ha fuso cioccolato dentro i miei occhi rimestato a fuoco lento mentre bruciava parole e rime l’acqua che scorre intorno alla mia pietra riporta ancorati i suoi rami. Lei di legno è un albero fatto di radici tese versa la profondità dall’alt(r)o. Mille promesse alla vita invento ho ancora rose tra i capelli Ogni sera lei me le scioglieva per metterle al balcone sotto le stelle accendeva il suo mare. Separazione attesa e ritorno morbida distanza tra le coperte fiorite di limoni. Una lettera insperata mi ribalta il presente è passo del passato -Scegli tu figlia mia Una fascia d’acqua cristallina ieri arcobaleno il mio oggi incompleto dentro quel mare intatto Vorrei chiudere il cerchio aprirmi la f(r)onte farmi adesso acqua e marina.

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“oltre lo specchio”

Maria Mododykh

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oltre lo specchio una figura attende l’ora della treccia ha lunghi capelli colore dell’oro li pettina il vento ruffiano li guarda nel rosso tramonto gioca di foglie la meraviglia alberga nel cappello della notte dice la custode dal respiro tenue proteggi tua madre, sii conforto al suo passo componi il ramo, ricuci la tela, sorveglia là qualcuno scrive una lettera col gessetto sul diario che portiamo in tasca

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“il racconto del chicco di caffè ”

Renoir

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il racconto del chicco di caffè

Accendi la luce e riscalda il latte ed io a leggere quel racconto fino a sentire nelle narici l’odore sto per vendere la casa da cui ti scrivo nella luce di ottobre avevo preso carta e penna dopo anni di dimenticanza la parola risaliva buia la solitudine e le poche piante, per lo più gerani, avevano un aspetto solidale ti telefono più tardi, devo dirti il vuoto della voce, l’assenza del canto mi cantavi montagne verdi ed io a correre senza redini un tuffo tra i cappellini da signora li tenevi in sala da pranzo in penombra di nascosto li provavo facendo smorfie poi andavo, accanto al più bello lasciavo un chicco di caffè.

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“Apprendo dalle ali stonate un canto sigillo di cure� Issara Willenskomer

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Apprendo dalle ali stonate un canto sigillo di cure

Di chi erano le labbra, di chi le braccia a stringermi? avvolgo le spalle nel nero dello scialle canto l’essenza pane spezzato, pane pegno d’amore pregno di mancanza senza alcun nome nato segno col rosso il rigo del dolore sarà il perfetto scorrere scivolo in preghiera annoiata scalpito urla di gioia il Tuo cuore senza bende

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duplice linea

il territorio del distacco scavato a mani piene tenta di stabilire se le zebre sono bianche a righe nere o nere a righe bianche e se il bicchiere vuoto va riempito con la volontĂ di esistere oltre il petalo offerto della rosa stretto al petto come a(r )ma reietta una lancia nascosta da sguainare tra le pieghe di sorrisi di gelo

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Indice introduzione diario (era) nebbia diari/o dissolvenza ho gli occhi che bruciano stanchezze irregolari cioccolata fondente oltre lo specchio il racconto del chicco di caffè Apprendo dalle ali stonate un canto sigillo di cure duplice linea

Indice autori opere Ronald Ceuppens Paul Himmel Pablo Picasso Ronald Ceuppens Gabriel Pacheco Jennifer Gordon Maria Mododykh Renoir Issara Willenskomer

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http://leviepoetiche.blogspot.com/

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