Scienza Natura Volume 5 numero 3/4 Anno 2018

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RESVERATROX

Volume 5

Numero 3/4

Abbiamo a cuore il tuo RESVERATROX per te che desideri sostenere la regolare funzionalità dell’apparato cardiovascolare, contrastare la stanchezza fisica e mentale e favorire le funzioni depurative dell’organismo.

Quaderni di Divulgazione Scientifica e Culturale

L’ETÀ DELL’ESPERIENZA

Antiossidante

Tonico stanchezza fisica e mentale

Gli integratori non vanno intesi come sostituto di una dieta variata, equilibrata e di un sano stile di vita.

Drenaggio dei liquidi corporei

Funzioni depurative dell’organismo

Quinto numero della SERIE dedicata alle 7 Età della Vita

Integratore alimentare a base di estratto standardizzato di radici di Polygonum cuspidatum Sieb. et Zucc. (50% resveratrolo).

100 mg di resveratrolo per capsula vegetale.

Adatto ai vegani. Senza Glutine.

ScienzaNatura

Regolare funzionalità apparato cardiovascolare

L’ETÀ DELL’ESPERIENZA

Rimedi naturali e strategie terapeutiche innovative per conservare fisico e psiche in ottime condizioni pur nel momento della Pausa, imposta dalla Natura

49-63 Mos Maiorum

Quaderni mensili di divulgazione Scientifica e Culturale Collaboratori: Prof. Ivo Bianchi, Dott.ssa Valentina Bianchi, Artista Ottaviano Motta, Dott. Francesco Bianchi, Dott. Giulio Cassano, Grafico Antonio Fenuta, Floriterapeuta Barbara Papini, Dott.ssa Giada Caudullo, Dott. Ignazio Sapuppo, Dott.ssa Claudia Giagnoni, Dott.ssa Sara Piovesan, Dott.ssa Erika Silvestri, Dott. Massimo Pasquale Cogliandro, Naturopata Maria B. Gargagnani, Dott. Aldo Ceich, Dott. Dominique Hort, Ph.D. Carlo Kausal Cortella Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl (Marano di Valp.lla - VR)

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L’età dell’Esperienza La Battaglia continua La Sindrome metabolica I segni del trascorrere del tempo...

Alopecia Androgenetica Suggerimenti Integrativi nel Climaterio Stile di vita ideale a 50 anni L'Agopuntura Consiglio Naturopatico del Mese La Salute sotto controllo Una finestra sull’Omotossicologia Come arginare i segni della senescenza l’Universo Musicale e l’uomo Il grosso problema della Dirty electricity Curare la propria dieta quotidiana...

Suggerimenti Integrativi I fiori nel periodo dell’età adulta L’Organo del mese Il Minerale del mese La Pianta del mese La Molecola del mese Leggere per riflettere I libri del mese Sommario del prossimo numero

Vol. V N. 3/4 per informazioni o abbonamenti: www.scienzanatura.it � info@scienzanatura.it

Volume 5 - N. 3/4

L’ETÀ dell’Esperienza

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l passaggio dei 49 anni è una data cruciale non solo per la donna ma anche per l’uomo.

Il termine climaterio, dal greco κλιματήρ gradino, non deve, come banalmente accade, essere inteso come appannaggio della donna, ma è un passaggio importante anche per l’uomo. Arrivati all’apice della sca-

a cura del Prof.

Ivo Bianchi

la, ora cominciano i gradini discendenti.

Tuttavia i due settenni successivi saranno ancora un momento fertile ed importante nella vita dell’individuo, egli raccoglie i frutti dell’esperienza. Se avrà ben seminato negli anni della crescita e della maturità, ora potrà fare molto, anche assai più di prima, con minor fatica.

Le varie Età dell’uomo Un buon esempio per capire meglio questo concetto può venire dall’osservazione della disposizione in battaglia della legione romana. Davanti a tutti c’erano i velites (veloci), giovanissimi armati alla leggera che correvano per primi contro il nemico lanciando una miriade di giavellotti di di-

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sturbo per poi ritirarsi velocemente. Dietro di loro c’erano tre file di legionari: - hastati, giovani forti muniti di lunghe lance e scudi, capaci di forza d’urto e di resistenza - princeps, soldati esperti che contribuivano a portare l’attacco in profondità ed

L’Età dell’Esperienza

a renderlo più efficace e definitivo - triari, veterani cinquantenni della terza fila, votati soprattutto alla difesa se le sorti della battaglia volgevano al peg-

gio. Essi erano meno agili e mobili, ma la loro esperienza li guidava nello sferrare fendenti irati e nel serrare i ranghi. Essi spesso salvarono le sorti della legione.

Ebbene questa è l’età dei triari, l’età dell’esperienza, con la quale spesso sia l’uomo che la donna salvano le sorti della famiglia.

Se negli anni precedenti c’è stato un buon lavoro, il nucleo sarà protetto non solo sul piano materiale-finanziario, ma anche su quello psicologico e soprattutto spirituale.

La società di oggi mette a dura prova questo schema tracciato non solo nella legione, ma anche nella Natura, dove l’animale più vecchio guida il branco attraverso piste sicure. Questa età non dovrebbe quindi essere vista come l’inizio della decadenza e della vecchiaia, ma come il raggiungimento dell’esperienza e del rango di prestigio da mettere al servizio della famiglia e della società. Il fatto che gli ormoni sessuali incomincino a calare, il fatto di non essere più così sensibili a ferormoni e sirene, deve essere visto come un vantaggio. L’energia può ora essere indirizzata verso altre mete. Questi concetti sono molto chiaramente

espressi nelle tradizioni orientali che parlano del progressivo abbandono delle cose materiali dopo questa età. In particolare, secondo l’induismo la vita passa attraverso 4 precise fasi: Brahmacharia l’apprendistato Garhasthya la sovranità Vanaprastha l’eremitaggio Samnyasa l’abbandono Quando l’uomo saggio entra in questa fase della vita, nota le rughe e la canizie, ha conosciuto i figli dei suoi figli, dovrebbe incominciare a percepire la vanità di molte cose materiali, pur importanti quando dovevano essere procacciate per i figli. Egli dovrebbe cercare un più intimo contatto con la natura ed una più spirituale relazione con la sua compagna. Ben lungi dal cercare stimoli e surrogati di giovinezza, l’individuo che passa questo gradino deve dedicarsi alla ricerca interiore, unica via peraltro per sfuggire all’angoscia che incute il concetto di

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vecchiaia, di fragilità, di malattia, di morte. Queste considerazioni dovrebbero essere fatte proprie dall’uomo e dalla donna di questa fase della vita e rappresenterebbero un viatico per la salute maggiore di ogni indagine clinica e di ogni farmaco.

Certamente, nella convulsa società consumistica di oggi, abbracciare questi concetti, incamminarsi per tempo lungo la via spirituale, non è semplice.

L’uomo, essere sociale, ha bisogno di far parte di un gruppo, per sentirsi protetto

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ed il gruppo di una guida illuminata e presente che lo guidi. Questa guida quindi non può essere trovata su freddi, pur autorevoli testi del passato, essi possono ispirare, ma la forza necessaria per passare l’ostacolo che separa l’illusione dalla realtà spirituale deve essere data da un maestro, da un illuminato.

L’entrare in contatto con un maestro vivente può certamente essere la scintilla che innesca un nuovo fuoco vivificante in questa specifica età della vita.

L’Età dell’Esperienza

LA BATTAGLIA CONTINUA: gli obbiettivi ambiziosi restano.

Cruciale mantenere efficienza fisica e mentale

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- La Donna -

opo i 49 anni gli ormoni sessuali, nella donna vanno verso un rapido calo, l’ovaio cessa completamente la sua attività nell’arco di 2-3 anni in media. La libido vera, legata all’istinto riproduttivo, scema, permane tuttavia una libido succedanea e non trascurabile, legata all’istinto di sopravvivenza e dipendente dall’encefalo (amigdala in particolare) e dal corticosurrene. La donna in questo arco di

La signora a destra è più giovane, ma non si direbbe

a cura del Prof.

Ivo Bianchi

vita deve essere aiutata, quando eventuali patologie concomitanti non lo controindichino, con una integrazione ormonale, che può essere anche di origine vegetale. La donna di oggi non può permettersi i crolli psicofisici di quella di un tempo. Se è vero che Giuseppina Beauharnais, prima moglie di Napoleone, muore tristemente senile a 51 anni, la regina Vittoria a 50 anni è già grassa e rallentata e Maria Curie ha già fat-

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to le sue grandi scoperte prima di questa età, è anche vero che la donna di oggi può essere bella ed efficiente ben oltre i 50 anni, grazie agli aiuti attualmente disponibili per evitare che il brusco calo ormonale del climaterio possa essere deleterio non solo per l‘aspetto fisico ma anche per la salute di corpo e mente. Il climaterio femminile deve essere quindi affrontato e curato il più

CEFALEA IN MENOPAUSA Questo sintomo, peraltro non frequentissimo visto che addirittura spesso la cefalea catameniale regredisce in menopausa, è legato alla brusca oscillazione ormonale. Ricordo che gli estrogeni determinano dilatazione ed il progesterone contrazione dei vasi cerebrali. Le fluttuazioni ormonali della menopausa possono determinare penose crisi cefalalgiche.

Un rimedio di riequilibrio ormonale quale Fito Lady, può essere di grande aiuto.

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precocemente possibile in tutte le sue accezioni. Valutiamo qui in particolare alcuni sintomi tenendo conto che ogni paziente è un caso a sé e, nello stabilire una terapia naturale efficace e senza effetti collaterali, non può essere semplicemente applicato un protocollo ma devono essere effettuate scelte specifiche in base a sintomi e reattività dell’individuo.

L’Età dell’Esperienza

SBALZI DI UMORE IN MENOPAUSA Questo sintomo è tipico della carenza associata di estrogeni e progesterone e potrebbe quindi essere affrontato con estratti erbali che stimolino entrambi questi ormoni, tuttavia l’impiego di elevati dosaggi di omega 3, ha dato interessanti risultati. Molto

ASTENIA È il sintomo più comune lamentato dalla donna in menopausa ed ognuno dei 3 ormoni sessuali femminili è responsabile, in diversa modalità, di questo sintomo. Se questo è il problema prevalente, sarà necessaria una integrazione a largo spettro che agisca su tutti e tre questi ormoni. La grande pianta della tradizione ayurvedica Withania somnifera è da considerarsi un

utile in questi casi è anche l’impiego di rimedi omeopatici specifici. I sintomi possono andare dall’irritabilità alla depressione, dall’ansia all’insonnia ed alle crisi di pianto. Agli omega 3 potranno di volta in volta essere associati fitoterapici ad effetto antidepressivo e stimolanti di tutta la triade ormonale che crolla in menopausa.

grande adattogeno con provati effetti positivi a livello fisico, mentale ed emozionale.

Questa pianta, oltre a migliorare la funzione tiroidea, stimola la produzione di testosterone ed androgeni in generale, DHEA compreso, fondamentali per il benessere psicofisico e sessuale in menopausa. L’effetto globale del fitoestratto è quello di antagonizzare l’astenia, sintomo chiave di questo periodo della vita.

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CALO DELLA LIBIDO È un sintomo che non tormentò più di tanto la regina Vittoria, peraltro già vedova in età menopausale, ma che affligge non poco le over cinquantenni di oggi che vedono i loro mariti insidiati dal sex appeal delle donne più giovani. Questa problematica è specifico appannaggio del calo di testosterone e va contrastata anche per ragioni sociali. Le piante di stimolo testosteronico diretto (Tribulus, Damiana, Maca..) non sono sempre agevoli, ne sicure, da utilizzare nel sesso femminile, conviene quindi somministra-

re associazioni sinergiche di rimedi naturali ad effetto androgenetico. I preparati proposti dall’Omotossicologia, sono a questo proposito efficaci e ben tollerati e possono essere usati per via orale od iniettiva.

Damiana Compositum

ANSIA L’ansia ed i frequenti sintomi psicosomatici correlati (palpitazioni, ipertensione, spasmi addominali ..) che si verificano in menopausa, sono per gran parte ascrivibili al deficit di progesterone. Il fatto che questo ormone tenda a decrescere assai prima, in molte donne, del periodo climaterico vero e proprio, giustifica peraltro la frequenza

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di questo sintomo in donne anche relativamente giovani. Correlare questa situazione clinica al deficit di uno specifico ormone è molto innovativo e di grande rilievo, evita i comuni e plateali errori terapeutici che vedono la prescrizione, solo parzialmente utile, di benzodiazepine in questa età, foriera di dipendenza e demenza senile. Gli anticoncezionali a prevalenza estrogeni-

L’Età dell’Esperienza

ca hanno amplificato la carenza relativa di progesterone ed aperto la strada, in molte donne, a penosi anni di ansia. Quando compaia questo sintomo va subito instaura-

ta una integrazione fitoterapica di supporto progestinico, usualmente con l’impiego dell’Agnocasto.

VAMPATE DI CALORE

soia. I fitoestrogeni della soia, meno potenti rispetto a quelli fisiologici, occupano i recettori beta estrogenici cellulari e quindi riducono l’impatto di questi ultimi a livello mammario, hanno quindi un vero ruolo protettivo, per taluni anti proliferativo e molto diverso dai recettori alfa estrogenici stimolati dall’estradiolo. Utile tuttavia tener conto che estrogeni in generale e soia in particolare hanno un influsso negativo sulla funzione tiroide, di questo va tenuto conto per adattare l’eventuale terapia integrativa per la ghiandola.

Il fastidioso e comune sintomo menopausale noto come “vampata di calore” è specifico della carenza estrogenica di questo periodo della vita. Non a caso donne obese, essendo il tessuto adiposo una vera e propria fabbrica di estrogeni, soffrono meno di questo sintomo ma hanno peraltro rischi clinici ben più gravi. In questi casi si deve, con oculatezza, lavorare sull’integrazione estrogenica. Se non c’è patologia o famigliarità relativa a carcinoma al seno, è certamente utile l’integrazione con flavonoidi della

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Il Trifoglio rosso contiene il doppio di fitoestrogeni rispetto alla soia, nell’ambito di una più ampia variabilità biochimica, va quindi tenuto presente nei casi in cui i sin-

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tomi menopausali siano più accentuati o quando non si siano ottenuti risultati con i più semplici integratori a base di soia.

L’Età dell’Esperienza

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Recettori estrogenici alfa e beta a diversi livelli

La Cimicifuga, pianta della famiglia delle Ranuncolaceae, sembra essere un fitoestratto molto interessante da usare per i sintomi menopausali quando non si vogliano correre rischi proliferativi a livello mammario. Questa pianta ha un effetto apoptotico, anti proliferativo sulle linee cellulari di cancro mammario ed è quindi molto interessante per curare le vampate di calore anche in soggetti operati per carcinoma mammario. In relazione alla sua specifica azione sui recettori estrogenici questa pianta viene addirittura vista come un possibile rimedio naturale per prevenzione e cura del cancro mammario. In re-

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altà l’azione di contrasto della Cimicifuga sulle vampate di calore non sembra tanto mediata attraverso una azione della pianta sui recettori estrogenici quanto su quelli serotoninergici cerebrali che regolano la termogenesi.

Viene anche inibita la ricaptazione della serotonina, cosa assai utile per la stabilizzazione dell’umore in menopausa.

Nonostante i miei toni entusiasti su questa pianta voglio tuttavia ricordare che essa, a dosaggi elevati, può indurre nausea, ipotensione e cefalea. È inoltre controindicata in gravidanza ed in chi sia allergico ai salicilati.

L’Età dell’Esperienza

INFEZIONI VAGINALI

DEFICIT MNEMONICO

Le infezioni vaginali sono evento frequente in menopausa, se trascurate portano, nelle fasi successive della vita, a craurosi vulvo vaginale ed anche a dolorosissime forme neoplastiche locali. Esse sono dovute, il più delle volte, a carenza progestinica. Fitoterapici come la Curcuma e l’Origano per bocca oltre a cicli di Dioscorrea villosa per applicazioni locali, sono una ottima prevenzione di questo disturbo.

Gli ormoni sessuali in generale sono nutrimento per il cervello, il decadere senile delle facoltà intellettuali è certamente legato al deficit di testosterone ed estrogeni. Nella donna, il brusco calo estrogenico della menopausa è la causa più importante di questa problematica penosa, soprattutto se lasciata evolvere. Questo problema, che può essere un primo segno di morbo di Alzheimer, va affrontato in maniera specifica, se possibile impiegando erbe con proprietà anti colinesterasiche, quali l’Huperzia ed il Galanthus.

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- L 'Uomo -

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opo i 49 anni anche nell’uomo gli ormoni sessuali tendono a decrescere, ma in maniera molto più graduale, del resto la funzione testicolare si mantiene fino a tarda età. In realtà anche nell’uomo c’è un calo della libido e della forza erettiva ma gli alti livelli di testosterone degli anni precedenti hanno profondamente imprintato il cervello del maschio che continua la sua ricerca sessuale, spes-

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so scovando nuovi partners per sopperire all’inconscia spinta copulatoria naturale che lentamente, ma inesorabilmente decresce. Il corticosurrene poi, nel maschio più attivo rispetto alla femmina, fornisce ancora buone quantità di ormoni androgeni. Se lo stress cronico non ha esaurito del tutto la funzione corticosurrenalica, l’uomo vive un buon periodo psicofisico in questi anni. La Natura tende ad eliminare

L’Età dell’Esperienza

il vecchio maschio sconfitto ma a salvare, per un po’, il vecchio maschio ancora vitale ed esperto.

Umiliazioni, debacles professionali, sconfitte, perdite economiche minano la buona salute di cui il maschio potrebbe ancora godere in questo periodo. Pensiamo alla rapidissima senescenza e poi morte di Napoleone dopo Waterloo o di Mussolini al termine della guerra. Il lutto affettivo di-

strugge la tiroide della donna e la sconfitta nei cimenti il corticosurrene nell’uomo, aprendo la strada a decadimento senile o malattie, anche mortali, in relazione alla costituzione individuale. È interessante notare che non c’è solo un calo di testosterone legato all’età, ma anche una diminuzione progressiva di quest’ormone nella popolazione maschile in generale, avanzando negli anni.

L’attribuire questo solo alo stress è falso e parziale. È vero che il CRF ipotalamico secreto con lo stress inibisce il GnRF che stimola la cascata degli ormoni sessuali, ma è anche vero che questi equilibri sono influenzati dalla situazione socioeconomica e mai come ora il maschio occidentale ha vissuto in una atmosfera così castratoria.

Se qualcuno legge la vita di Gabriele D’Annunzio vedrà che non è stata certo priva di stress e le sue performances amorose furono ottime per molti anni. Il problema quindi non è lo stress in sé ma il tipo di stress, lo stress da sconfitta di particolare stimolo del CRF al contrario dello stress da vittoria che propende più a stimolare l’AVP. Il recupero degli spermatozoi nella nostra società

passa quindi da varie strategie: - controllo dei livelli di intossicazione con particolare attenzione al bandire i contenitori in plastica che rilasciano xenoestrogeni - limitazione dello stress con interventi mirati (omega 3) in caso di stress da sconfitta - cambiamento educativo adattando le strategie a quella che è la natura del maschio, che non va castrato nella sua creatività e modulato e non represso anche nella sua aggressività - bandire la demonizzazione dell’atteggiamento maschile per favorire nuove figure ibride ma sterili come tutti gli ibridi, dalle piante in su

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IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA Uno dei cambiamenti fisiopatologici più importanti che affliggono il maschio in questa fase della vita è l’ingrossamento della ghiandola prostatica.

C’è una certa analogia con l’indurimento-ingrossamento fibrotico dell’utero che si verifica gradualmente nella donna dopo i 40 anni, tuttavia in questa, dopo alcuni an-

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ni dal climaterio, il problema regredisce o si stabilizza, mentre questo non si verifica nell’uomo, nel quale l’ingrossamento prostatico continua fino ai 90 anni ed oltre.

Dalla mia esperienza clinica emergono alcune considerazioni importanti concernenti il ruolo dell’ormone ipofisario LH nella genesi del problema. Gli ormoni gonadostimolanti ipofisari (FSH e LH) si attivano con il decrescere degli ormoni sessuali go-

L’Età dell’Esperienza

nadici. Nella donna dopo una prima fase di grande innalzamento di essi, gradualmente decrescono perché l’ovaio cessa del tutto di rispondere.

Nel maschio la decrescita di produzione testicolare di ormoni sessuali è graduale e graduale è anche l’incremento dell’LH ipofisario che determina il progressivo ingrossamento della prostata. Certamente altri ormoni giocano un ruolo:

- il Deidro Testosterone (DHT) metabolita attivo del testosterone stimola i fattori di crescita delle cellule stromali della prostata ed induce la nodularità della ghiandola - la Prolattina (PRL), ormone trofico proliferativo ipofisario stimola le mitosi a livello prostatico e la genesi di cancro, spesso su una base di ipertrofia della ghiandola.

L’ipertrofia prostatica sembra fortemente correlata allo stile di vita (favorita da sedentarietà, stress e consumo eccessivo di caffè) e dall’alimentazione. Il consumo di alcoolici e soprattutto di proteine ani-

mali, carni rosse in particolare, è strettamente correlato con questa patologia.

Anche infezioni sessuali (quali la Clamidia) e determinati farmaci (calcio antagonisti, inibitori di pompa protonica, antidepressivi ..) oltre che elevati livelli di colesterolemia, obesità, ipertensione e diabete II, favoriscono questa patologia.

I rimedi proposti dalla Medicina Naturale sono molti ed hanno una loro razionalità: - Agnocasto, inibisce la secrezione di LH - Melatonina, antagonizza l’incremento di PRL da stress - Palma Nana (Saw Palmeto), inibisce la trasformazione di Testosterone in DHT - Zinco, migliora l’ambiente tissutale prostatico anche inibendo la proliferazione batterica - Urtica, ha azione anti infiammatoria - Fitosteroli, hanno azione anti infiammatoria ed anti proliferativa - Licopene, ha azione anti proliferativa

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L’Età dell’Esperienza

SINDROME METABOLICA

a cura del Prof.

Ivo Bianchi

Madre di tutti i problemi che ci affliggono dopo i 50 anni

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on il declino degli ormoni sessuali, in particolare del DHEA corticosurrenalico, gradualmente, nei soggetti predisposti geneticamente, soprattutto delle costituzioni flemmatica e sanguigna, aumentano e si instaurano problemi metabolici che nel loro complesso, sono denominati Sindrome X o Sindrome Metabolica.

Caratteri Eclatanti o Meno della Sindrome Metabolica Questa problematica, assai grave e nel tempo spesso mortale, è un regalo della modernità e della globalizzazione. Dopo secoli di fame e povertà la popolazione si è trovata a disposizione tonnellate di cibo ed additivi. Soprattutto nelle regioni meridionali

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d’Italia, la ricca cucina mediterranea è stata addizionata con nuovi raffinati alimenti che hanno stimolato la fantasia anche culinaria di questo popolo un tempo attivo e focoso ed ora sedentario e raffinato. La birra

si è aggiunta al vino, l’hamburger al pesce.

La conseguenza è stata che in tali regioni questa piaga dell’età post matura è diventata endemica ed è la vera causa delle precoci morti sia cardiovascolari che neoplastiche.

Epidemiologia

Volendo vedere il problema in maniera più vasta possiamo dire che la sovra alimentazione che ha portato alla Sindrome Metabolica è una reazione difensiva di massa di una popolazione che prima, a causa della denutrizione, moriva di patologie legate al deficit immunologico quali patologie batteriche e soprattutto tubercolosi. Paradossalmente la tubercolosi è speculare ed opposta alla Sindrome Metabolica e non a caso infieriva soprattutto nella costituzione Melanconica, mentre quest’ultima è soprattutto appannaggio della Sanguigna.

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Sotto Nutrizione

Sovra Nutrizione

Malattie Infettive

Malattie Metaboliche

Tubercolosi

Cancro/Patologie cardiovascoari

Immunosoppressione

In:iammazione

L’Età dell’Esperienza

Sindrome Metabolica e Costituzioni

Gli elementi caratterizzanti della Sindrome Metabolica, sono sinteticamente: • DISLIPIDEMIA con: aumento dei trigliceridi, diminuzione di HDLcolesterolo, aumento di LDL-colesterolo, presenza di particelle di LDL-colesterolo più dense, più piccole e dotate di maggiore potenziale aterogeno

• IPERTENSIONE ARTERIOSA • INTOLLERANZA GLUCIDICA, nella quale rientrano, tre situazioni tutte ad alto rischio cardiovascolare: •Diabete II •Ridotta tolleranza glucidica •Alterata glicemia a digiuno • STATO PRO-TROMBOTICO con elevati livelli di: •inibitore dell’attivatore de plasminogeno 1 (PAI-1) •inibitore dell’attivatore tissutale del plasminogeno del tessuto (tPA) • OBESITÀ ADDOMINALE, parametro molto attendibile di rischio cardiovascolare •SOVRAPPESO, secondo il WHO Report 1997, un adulto è soprappeso se il BMI è ≥25; preobeso se è 25-29.9; obeso in classe I se è 30.0-34.9, obeso in classe II se è 35.039.9 e obeso in classe III se è ≥40 di BMI. Il dato più saliente che emerge dalla letteratura è che ciascun componente della Sindrome Metabolica rappresenta un fattore di rischio aterogeno indipendente e, conseguentemente, il paziente con questa sindrome presenta una elevato rischio cardiovascolare.

Differenze tra sindrome da insulinoresistenza e diabete Tipo 2.

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Organo adiposo

Le funzioni di secrezione dell’adipocitochina possono essere regolate in modo dinamico dallo stato nutrizionale. L’accumulo di grasso viscerale causa alterazione delle funzioni dell’adipocita, tra cui ipersecrezione di TNF-alfa, dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI) di tipo 1, del fattore di crescita simile al fattore di crescita epidermico legante l’eparina (HBEGF-simile) ed iposecrezione di adiponectina, con sviluppo di una varietà di malattie metaboliche e malattie circolatorie.

Nel soggetto costituzionalmente predisposto la causa scatenante della Sindrome Metabolica sembra essere l’insulino-resistenza, stato metabolico caratterizzato da una diminuzione della normale risposta degli organi bersaglio alle concentrazioni fisiologiche di questo ormone pancreatico. Il soggetto geneticamente predisposto, che fin

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dalla giovane età viene sovra alimentato, sviluppa nel tempo una iposensibilità ipotalamica e cellulare generale a diversi tipi di ormoni tra cui non solo l’Insulina, ma anche la Leptina, la Grelina etc… Questa iposensibilità cellulare ed organica si evidenzia in particolare dopo i 50 anni, quando scema la protezione degli ormoni sessua-

L’Età dell’Esperienza

li, veri guardiani della giovinezza cellulare.

Il soggetto sovrappeso ha nelle cellule adipose il suo maggior nemico. Esse non sono semplici depositi di grasso, cellule amorfe, bensì veri laboratori biochimici secernenti varie sostanze bioattive: - TNF-alfa, trombogenetico - IL-6, citochina infiammatoria - Leptina, ormone proliferativo - PAI-1, trombogenetico - Fattore di crescita HBEGF-simile, proliferativo - Visfatina, proteina del grasso viscerale che potrebbe essere coinvolta nello sviluppo delle malattie correlate all’obesità, come diabete mellito e malattia cardiovascolare.

- Adiponectina, proteina del tessuto adiposo che presenta importanti proprietà antiaterogeniche ed antidiabetiche.

L’elevato rischio cardiovascolare associato alla sindrome da insulino-resistenza sottolinea la necessità di interventi precoci. Il trattamento dell’insulino-resistenza o meglio il miglioramento della sensibilità insulinica si avvale, in primis, di provvedimenti di ordine comportamentale, quali dieta ed esercizio fisico, entrambi fattori che migliorano la sensibilità insulinica.

Nell’obeso una perdita di peso anche solo del 10% riduce sensibilmente i livelli di insulina.

Oggi è molto in voga un farmaco insulino sensibilizzante, cui si attribuiscono anche proprietà di “life extension”, la Metformina, che agisce sia a livello del metabolismo epatico che dell’adipocita.

Come tutti i farmaci chimici molto selettivi, anch’essa non è priva di effetti collaterali, soprattutto dolori addominali e diarrea.

Nello specifico la Metformina: - Riduce l’assorbimento di Glucosio Intestinale - Aumenta l’up take di glucosio nei tessuti periferici e nel muscolo in particolare

- Diminuisce la gluconeogenesi epatica riducendo l’immissione in circolo di glucosio da parte del fegato - Stimola la secrezione di insulina pancreatica

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INTEGRAZIONE Omega-3 (250mg/die prevenzione, 2-3g/die trattamento) Le comuni diete non ne consentono un adeguato introito, sia per l’esclusione errata di determinati alimenti, sia per l’estrema deteriorabilità di questi nutrienti, che vengono generalmente rimossi dalle normali procedure di conservazione.

L’integrazione dovrebbe permettere di preservare il rapporto ottimale omega 6/ omega 3, intorno al 4/5:1 ed orienta l’espressione genica verso un profilo antinfiammatorio.

Cromo picolinato (100-200 µg/die) Il cromo è un minerale, la cui forma più stabile è il Cr trivalente, presente negli alimenti e negli integratori alimentari e, in particolare, i composti organici (Cr-picolinato) sembrano quelli con il maggior assorbimento.

Il cromo è uno dei componenti delle GTF (Fattore di tolleranza al glucosio): incre-

menta il legame dell’insulina al suo recettore e il numero dei recettori per l’insulina. La carenza indotta sperimentalmente negli animali comporta la riduzione della tolleranza al glucosio, nonostante i livelli di insulina restino normali. Diversi studi hanno inoltre dimostrato che, soggetti con Diabete di tipo II, presentano livelli di cromo nel sangue più bassi rispetto ai soggetti non diabetici, poiché sembra compromessa l’abilità a trattenere il cromo. Nei soggetti con alterazioni del metabolismo lipidico e/o con Sindrome metabolica, l’integrazione di cromo può quindi essere di supporto per migliorare la sensibilità insulinica e il controllo glucidico.

Alcuni studi hanno evidenziato che gli integratori a base di cromo portano ad un aumento della massa magra e una perdita di massa adiposa rispetto al placebo. Può essere utile anche per contrastare gli effetti collaterali dei corticosteroidi, farmaci antinfiammatori che possono provocare, tra gli altri effetti collaterali, anche iperglicemia, ritenzione idrica e ipertensione.

Ipoglicemia

Metabolismo Glucosio

Miglioramento Sensibilità Insulinica Iperglicemia Riduzione di Colesterolo

Salute Cardiovascolare

e Trigliceridi

Obesità

Stimolo della velocità di perdita di peso

Cromo Prestazioni Sportive

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Stimolo dell’assunzione di Aminoacidi nel muscolo

Pelle : controllo dell’acne

In relazione al migl. Del met. glucidico

anti Aging

Diminuzione della Glicosilazione

L’Età dell’Esperienza

Cannella - Cinnamomum verum (600 mg/die) La droga è rappresentata dalla parte interna della corteccia e contiene sino al 4% di oli essenziali, procianidine oligomeriche, acido cinnamico, acidi fenolici, diterpeni pentaciclici e acetilderivati e zuccheri. L’attività farmacologica è principalmente attribuita all’olio essenziale: esso presenta una buona attività antifungina e antibatterica, attività antinfiammatoria e anti-nocicettiva; le ultime ricerche ne hanno messo in evidenza anche una buona attività antidiabetica.

Possiede infatti azione euglicemizzante: migliora il controllo della glicemia e migliora la sensibilità all’insulina. Possiede un meccanismo d’azione simile a quello fisiologico dell’insulina e a quello della Metformina. L’azione consiste quindi nel favorire l’ingresso e l’utilizzo del glucosio nelle cellule attraverso una stimolazione dei recettori per l’insulina ed un aumento dell’esposizione dei trasportatori per il glucosio GLUT-4, sia nel tessuto adiposo che nel tessuto muscolare.

L’effetto è immediato e si mantiene nelle 12 ore successive all’assunzione.

Acido alfa-lipoico (600-1200 mg/die) L’acido alfa-lipoico (o acido tiottico) è considerato uno dei più attivi antiossidanti naturali, in virtù delle caratteristiche di liposolubilità e idrosolubilità della molecola, che

può quindi svolgere la sua azione sia all’interno che all’esterno della cellula. Ha un ruolo fondamentale come cofattore necessario per le reazioni di produzione di energia cellulare (ATP); è cofattore di numerosi enzimi che partecipano al processo di conversione del glucosio, degli acidi grassi e di altre fonti energetiche in ATP. Il tratta-

mento di pazienti diabetici, con 600mg/die di Acido lipoico per 4 settimane, ha dimostrato un significativo miglioramento della sensibilità insulinica. L’integrazione può quindi essere utile in caso di leggera iperglicemia e insulino-resistenza.

Momordica - Momordica charantia Pianta appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, contiene charantina, una miscela di saponine steroidee presenti nel frutto, che è la maggior responsabile dell’attività antidiabetica. I meccanismi d’azione alla base dell’attività sono i seguenti: • effetto secretagogo dell’insulina ed effetto insulino-simile • stimolazione di enzimi chiave per il metabolismo di zuccheri e lipidi • effetti protettivi sulle cellule delle isole pancreatiche e delle loro funzioni ed effetti di rigenerazione delle cellule stesse • stimolazione dell’utilizzazione del glucosio da parte del muscolo scheletrico e delle cellule periferiche • inibizione dell’assorbimento intestinale del glucosio

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Volume 5 - N. 3/4

• inibizione della differenziazione degli adipociti • inibizione dell’attività di importanti enzimi gluconeogenici Nel frutto è presente anche un altro interessante composto, il polipeptide-p o p-insulina, una proteina ad azione insulino-si-

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mile, che ha dimostrato ridurre la glicemia negli esseri umani quando iniettato sottocute. P-insulina funziona imitando l’azione dell’insulina umana nel corpo e quindi può essere usata come sostituto dell’insulina di origine vegetale in pazienti con diabete di tipo 1.

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Bibliografia: GARCINIA: Astell KJ at all. - A review on botanical species and chemical compounds with appette suppressing properties for body weight control, Plant foods hum Nutr. 2013 Sep: 213-21; BANABA: Bai N. at all. - Active compounds from Lagerstroemia speciosa, insulin like glucose uptake- stimulatory/inhibitory and adipocyte differentiation-inibitory activities in 3T3-L1 cells, J Agric Food Chem. 2008 Dec: 11668-74; Klein G. at all. – Antidiabetes and Anti-obesity Activity of Lagerstroemia speciosa. Evid Based Complement Alternant Med. 2007 Dec: 401-7 MATE: Gambero A. at all. – the positive effects of Ilex paraguariensis in obesity; Nutrients. 2015 Jan: 730-50; RODODENDRON: Egras A.M. at all. – An evidence-based review of fat modifying supplemental weightloss products; Journal of Obesity 2011; CROMO: AndersonR.A. - Effects of chromium on bodycomposition weightloss, Nutre rev. 1998:266-270;

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Volume 5 - N. 3/4

I segni del trascorrere del tempo sulla nostra pelle dopo i cinquant’anni

a cura del Dr. Ignazio Sapuppo (medico estetico ed antiaging)

L’invecchiamento è un processo inesorabile ed irreversibile che coinvolge anche la cute e viene influenzato sia da fattori individuali che ambientali.

Il cronoaging cutaneo ha inizio lentamente con la comparsa delle prime rughe al contorno occhi e sulla fronte dai 25 ai 35 anni, per manifestarsi visibilmente dai 35 ai 49 anni con l’aumento delle rughe frontali ed al contorno occhi e la comparsa delle prime rughe al contorno della bocca.

Dopo i 50 anni le rughe diventano diffuse, compaiono macchie cutanee ed i contorni del viso non sono più ben definiti; inoltre, la pelle del viso appare cadente, secca e ruvida. Successivamente, dai 60 ai 70 anni, il viso progressivamente si incava, in quanto è ormai quasi del tutto assente il pannicolo di grasso che dà tono alle guance, e le rughe diventano più marcate fino a formare dei solchi profondi.

Con l’avanzare dell’età l’architettura della cute a causa del cronoaging subisce profonde modificazioni strutturali: le cellule basali dell’epidermide vanno incontro ad una riduzione delle mitosi e si ha una tendenza verso la cheratinizzazione precoce.

Ne consegue un assottigliamento dell’e-

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L’Età dell’Esperienza

35 anni

45 anni

pidermide e si assiste ad una riduzione della sua capacità rigenerativa. Le cellule del sistema immunitario (cellule di Langherans) si riducono di numero e diminuisce la melanina con una maggiore propensione a danni da fotoesposizione. Anche il derma evidenzia un ridotto spessore, con diminuzione del numero dei fibroblasti e del contenuto di collagene, elastina e proteoglicani tra cui l’acido jaluronico.

Nella donna, dopo la menopausa, fattori ormonali influiscono negativamente sul turn-over cutaneo e sull’idratazione, accelerando la perdita di collagene e di fibre elastiche e determinando un’anomala distribuzione della melanina. Un altro meccanismo che concorre all’invecchiamento della pelle è la glicazione delle fibre di collagene e di elastina dovuto ad aumentati livelli di glucosio nel sangue, che comporta la perdita di elasticità delle fibre che diventano più rigide.

Inoltre, la fotoesposizione cutanea cronica fa presentare la pelle ancora più ruvida, con macchie e solcata da profonde rughe.

La consistenza di tale cute è rigida, anelastica e si riscontra un aumento di spessore

55 anni

a carico dello strato corneo e dell’epidermide in toto.

I sopracitati segni del fotoaging interessano le regioni cutanee più esposte alle radiazioni ultraviolette solari tra cui: il volto, il collo, le braccia e le spalle.

La terapia medica per l’invecchiamento cutaneo è a base principalmente di trattamenti dermocosmetici topici domiciliari associati a trattamenti di medicina estetica ambulatoriali tra cui: peeling, biorivitalizzazione, impianto di filler, iniezioni di tos-

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Volume 5 - N. 3/4

sina botulinica, radiofrequenza frazionata, needling, fotobiomodulazione LED, luce pulsata e laser.

L’integrazione con vitamine (Vit.C e Vit.E), antiossidanti (come resveratrolo e l’acido alfa lipoico e l’epigallocatechingallato),

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zinco e il selenio potrebbe contribuire a rallentare la progressione dell’aging cutaneo.

Si consiglia una dieta sana ed equilibrata, una regolare apporto idrico e l’applicazione topica di creme nutrienti e rassodanti associata a periodici trattamenti di medicina estetica al fine di stimolare la produzione di collagene ed elastina ed impedire la formazione di nuove rughe e l’ulteriore cedimento strutturale.

In questa fascia d’età (5069), per coloro che vogliono trattare chirurgicamente le aree interessate dalla lassità cutanea e le occhiaie, è indicata una visita medica da uno specialista in chirurgia plastica al fine di valutare se è opportuno effettuare interventi come la blefaroplastica e il lifting del viso e del collo.

L'Età dell’Esperienza

ALOPECIA ANDROGENETICA Quando il lupo perde il pelo...

S

i definisce alopecia androgenetica (AGA dal termine inglese ‘Andro Genetic Alopecia’) quella perdita di capelli comune nell’uomo e rara nella donna i cui fattori determinanti sono principalmente due: l’assetto genetico e l’influenza degli ormoni androgeni.

Nonostante questa condizione sia abbastanza frequente e socialmente accettata, il suo impatto psicologico può essere molto sentito e produrre ansia, depressione e calo dell’autostima.

La medicina per molto tempo non ha fornito grandi prospettive nel rallentare la progressione dell’alopecia androgenetica (AGA). La prima classificazione della sua gravità risale al 1951 (Tabella classificazione Hamilton/Norwood). I primi farmaci considerati efficaci vengono scoperti per caso durante la loro sperimentazione per altre condizioni morbose: il Minoxidil nel 1979 nato come antipertensivo e la Finasteride nel 1992 nata per il trattamento dell’ipertrofia prostatica.

Per capire a pieno il meccanismo con cui si sviluppa l’alopecia androgenetica, dove agiscono i suddetti farmaci e quali sostan-

Dott.ssa Claudia

a cura della

Giagnoni

ze naturali possono essere d’ausilio, sono necessarie alcune premesse.

IL CICLO DEL CAPELLO Il follicolo pilifero ha un’attività ciclica che perdura tutta la vita. Al cuoio capelluto possono essere presenti mediamente 1 milione di follicoli da cui spuntano capelli con una velocità di crescita approssimativa di 0,35 mm al giorno con variazioni stagionali – più lenta in inverno e più rapida in estate.

Schematicamente il ciclo è suddivisibile in 3 fasi: ANAGEN, CATAGEN e TELOGEN. L’ANAGEN è la fase di crescita del capello in cui si ha inizialmente – nei primi 3 mesi circa – l’aumento della replicazione cellulare con spostamento del bulbo in profondità nel derma e costituzione del fusto del capello. Successivamente – per ulteriori 6 anni circa – avviene un rallentamento della replicazione fino al mantenimento di un equilibrio che porta ad una velocità di crescita di circa 0,35 mm al giorno.

Nella seconda fase, il CATAGEN, nel follicolo si verifica l’arresto della replicazione e la morte (apoptosi) di molte cellule con conse-

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Volume 5 - N. 3/4

guente risalita del bulbo verso la superficie.

Questa fase dura circa 20 giorni.

La terza fase, o fase di TELOGEN, è una fase propria del capello, più che del follicolo, poiché mentre nel bulbo non vi è più replicazione cellulare o differenziazione e il fusto resta adeso alle guaine solo attraverso proteine specifiche, nel profondo del derma, a livello della papilla, è già partito un altro anagen che sta generando un nuovo capello. La fase telogen finisce col distacco del capello, che avviene solo quando il nuovo capello ha completato la parte iniziale del suo anagen che, come abbiamo visto, dura 3 mesi.

Esistono molti fattori in grado di influire sul ciclo del capello, tra questi gli ormoni – soprattutto gli androgeni – hanno un ruolo determinante.

Questi ormoni circolano nel plasma per la maggior parte legati a proteine: all’albumina nel caso dell’androstenedione, dell’androstenediolo e del deidroepiadrosterone – principali androgeni presenti nelle donne – e alla SHBG (Sex Hormone Binding Globulin) nel caso del testosterone – androgeno potente presente negli uomini ed in minima concentrazione anche nelle donne. Solo la frazione non legata a proteine è metabolicamente attiva, può penetrare nella cellula e, dopo conversione a testosterone nel caso di androgeni più deboli, viene trasformata in diidrotestosterone (DHT) ad opera dell’enzima 5α-reduttasi.

A livello delle cellule della matrice del capello il DHT inibisce la formazione di cAMP da ATP, reazione fondamentale per il rifornimento di energia al ciclo del capello, rallentando l’uso del glucosio e la replicazione cellulare fino a portare il capello nella fase telogen.

Effetto contrario ha invece l’estrone, che promuove la replicazione attivando la fase anagen.

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Questo delicato equilibrio tra stimoli ormonali determina la durata dell’anagen e la maturazione del capello. Un eccessivo stimolo androgenico rispetto allo stimolo estrogenico rallenta la crescita e promuove la formazione di capelli fini e con bulbo superficiale (miniaturizzazione), fino a produrne la caduta.

Nell’alopecia androgenetica, quindi, l’impatto degli androgeni ha un’importanza fondamentale. Si è ipotizzato in passato che i soggetti calvi presentassero una maggiore concentrazione plasmatica di androgeni, ma tale ipotesi non ha trovato sufficienti conferme fino ad ora. Più importante della concentrazione plasmatica sembra essere la capacità che ha la pelle a livello periferico di catturare gli androgeni circolanti grazie ai recettori specifici e convertire quelli più deboli in androgeni potenti tramite diversi enzimi, primo fra tutti la 5α-reduttasi. È esattamente a questo livello che agisce la finasteride, inibendo la conversione del testosterone a DHT. Del minoxidil invece non si conosce ancora a pieno il meccanismo d’azione ma sembrerebbe promuovere la crescita dei capelli tramite fattori metabolici e non ormonali. In particolare sembra possa mimare l’azione dell’Epidermal Groth Factor (EGF) un fattore di crescita cutaneo. Indubbiamente provoca vasodilatazione e migliore perfusione locale.

L’Età dell’Esperienza

Altro fattore fondamentale nella comparsa di alopecia androgenetica è la predisposizione genetica. Ciò che il soggetto eredita non è tanto la quantità di androgeni che tende a produrre, ma piuttosto la quantità e la qualità di tutte le molecole coinvolte nel ciclo del capello: la quantità di recettori per gli androgeni circolanti, la qualità e quantità di 5α-reduttasi, la qualità del ciclo energetico alla base della formazione di ATP/ cAMP, o dei cicli paralleli che permettono al capello di utilizzare il glucosio. Tutti gli enzimi e coenzimi di queste reazioni vengono codificati a partire da geni che ereditiamo dai nostri genitori e ognuno può essere coinvolto nel produrre alopecia androgenetica. Nonostante questo attualmente si tende a ricercare una specifica variante genica correlata all’insorgenza della calvizie che riguarda il gene del recettore per gli androgeni, presente sul cromosoma X e quindi per gli uomini ereditabile solo dalla madre, e che rende il follicolo sensibile agli effetti del DHT. Una seconda variante riguarda una zona sul cromosoma 20 che non rappresenta un gene specifico e che può essere ereditata da entrambi i genitori.

EVOLUZIONE DELL’ALOPECIA ANDROGENETICA Il diradamento da alopecia androgenetica ha caratteristiche tendenzialmente diverse negli uomini e nelle donne in ragione della diversa distribuzione degli enzimi a livello dello scalpo e del diverso rapporto tra ormoni prodotti.

Alopecia androgenetica maschile Negli uomini il testosterone circolante, prodotto in massima parte a livello del testicolo e minimamente a livello surrenale, produce una recessione bitemporale dell’attaccatura dei capelli con la formazione della classica linea a M (stadio II oppure IIa della classificazione di Hamilton/Norwood). Questa condizione è ancora fisiologica, insorge già verso i 18-20 anni e non necessariamente prelude all’alopecia androgenetica. Nonostante anche la calvizie inizi con recessione bitemporale e in soggetti predisposti si possa ipotizzarne l’evoluzione, in questi stadi iniziali la terapia con inibitori della 5α-reduttasi (finasteride) non è efficace, probabilmente perché qui non è coinvolto il DHT, ma direttamente il testosterone libero.

Dallo stadio III in poi, e soprattutto quando compare la perdita di capelli al vertice, si può parlare di alopecia androgenetica. Questa zona, tipicamente più ricca di 5α-reduttasi, aumenta la conversione del testosterone a DHT, androgeno molto più attivo.

Alopecia androgenetica femminile Nella donna il testosterone circolante non dovrebbe superare i 56 ng/dL. Se consideriamo che nell’uomo la concentrazione può raggiungere anche i 1000 ng/dL, possiamo capire quanto l’alopecia androgenetica della donna sia un argomento controverso e quanto il suo trattamento con i farmaci classici sia insoddisfacente.

Gli androgeni femminili circolanti sono in massima parte diversi dal testosterone e i

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Volume 5 - N. 3/4

opzioni terapeutiche possono essere enormi.

Nel caso in cui una donna presentasse una distribuzione simile a quella raffigurata da Hamilton si dovrebbe indagare per Ovaio Policistico o per adenoma del surrene.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE quadri clinici rispondono poco all’uso degli inibitori della 5α-reduttasi. La donna ha una concentrazione maggiore di enzimi come le aromatasi a livello del cuoio capelluto - soprattutto nell’area occipitale - che trasforma il testosterone in estrone o estradiolo con azione contraria a quella androgenica e una concentrazione di 5α-reduttasi minore del 40% rispetto all’uomo.

Alla luce di queste considerazioni comprendiamo come mai la distribuzione dell’alopecia femminile (Tabella classificazione di Ludwig) sia così diversa: raramente nella donna si verifica una perdita completa dei capelli. È più facile avere un diradamento diffuso su un’area ovalare che comprende il vertice e può ampliarsi progressivamente verso fronte e zona parietale, senza tuttavia interessarle completamente. È più probabile, in effetti, che in questi casi non sia tanto l’inibizione alla crescita e conseguente miniaturizzazione operata dagli androgeni che porta alla caduta dei capelli, quanto piuttosto la riduzione dello stimolo alla proliferazione normalmente operato dagli estrogeni che porta ad una mancata crescita (riduzione della quantità) e ad una scadente differenziazione (riduzione della qualità) del capello.

Vista così l’alopecia androgenetica femminile diventa piuttosto un’ipotrichia estrogenopriva. Le implicazioni riguardanti le

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Non sempre la perdita di capelli con la distribuzione che abbiamo visto significa alopecia androgenetica.

Il ciclo del capello risente dell’attività di molti attori e soprattutto dell’equilibrio tra fattori di proliferazione e fattori di differenziazione. Oltre alle molecole con azione diretta, il capello può risentire della concentrazione di co-enzimi, minerali, vitamine, molecole di trasporto, ormoni ipofisari o con azione sul metabolismo.

La SHBG o proteina che trasporta il testosterone aumenta con l’aumento degli ormoni tiroidei, e questo provoca una riduzione della quantità di testosterone libero e attivo nel provocare l’alopecia. Un ipotiroidismo può favorire la caduta dei capelli per la mancata stimolazione in fase anagen. Se il problema si protrae nel tempo l’alopecia derivante può assumere le caratteristiche di un’alopecia androgenetica.

La riduzione della SHBG si verifica con l’aumento fisiologico degli androgeni circolanti durante la pubertà (alopecia puberale) ed ha un effetto transitorio, oppure in caso di assunzione di ormoni anabolizzanti.

Anche alcuni farmaci, come gli antinfiammatori che agiscono per inibizione alla formazione delle prostaglandine, possono provocare una reversibile caduta di capelli, ma se assunti per lunghi periodi possono portare ad un quadro molto simile all’alopecia androgenetica.

L’Età dell’Esperienza

RIMEDI NATURALI UTILI PER I CAPELLI Numerose sostanze sono state usate nel corso della storia contro il progredire della calvizie. Alcune vengono tuttora consigliate e hanno trovato posto anche nella medicina ufficiale, altre sono state studiate meno, ma restano un valido supporto al trattamento.

Vediamone alcune: • SERENOA REPENS: usata per la sua capacità di inibire la 5α-reduttasi attraverso il β-sitosterolo, ha un effetto simile alla finasteride, anche se meno potente. Contiene anche altri steroli ed acidi grassi ed ha effetto anche sul recettore del DHT, ol-

tosteroli e lignani biologicamente attivi.

• PRUGNO AFRICANO: in questo albero sempreverde le sostanze utili per l’alopecia androgenetica sembrano essere sitosteroli, acidi grassi e triterpeni con risultante inibizione della 5α-reduttasi e dei leucotrieni, molecole stimolanti l’infiammazione.

• TÈ VERDE: oltre alle ben note attività antiossidanti e antitumorali, il Tè verde si è dimostrato capace di bloccare la 5α-reduttasi tramite due tannini al suo interno (epigallocatechina3gallato e epicatechina3gallato).

• OMEGA 3: oltre ad essere componenti fondamentali per la creazione di tutti gli ormoni, hanno un’azione antinfiammatoria. L’acido linolenico in particolare inibisce la 5α-reduttasi.

• VITE: stimola la proliferazione del follicolo pilifero, promuovendo il passaggio dal telogen ad un nuovo anagen.

• ZENZERO ROSSO: l’olio di zenzero rosso ha dimostrato una buona efficacia nel

tre ad avere un effetto antiossidante ed antinfiammatorio. Attualmente gli studi clinici sulla Serenoa repens confermano una buona tollerabilità fino a 320 mg al giorno.

• ORTICA: possiede effetti anti-androgenetici grazie ai suoi fenoli, acidi grassi, fi-

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Volume 5 - N. 3/4

promuovere la fase anagen, ma ulteriori conferme sono necessarie per confermarne l’utilità nella terapia sull’uomo.

CONCLUDENDO L’alopecia androgenetica può insorgere in soggetti predisposti e risente della maggiore suscettibilità periferica agli androgeni circolanti.

Nella donna è più rara e risponde meno alle terapie classiche probabilmente per un diverso meccanismo di insorgenza in cui diventa più importante la mancanza dello

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stimolo estrogenico che non l’eccesso di quello androgenico.

La medicina naturale offre molte terapie di supporto utili per rallentarne la progressione e sarebbe interessante produrre nuovi studi che ne avvalorino l’efficacia.

Il mantenimento di un corretto stile di vita – seguendo un’alimentazione sana, equilibrata e varia – e il sostegno di un metabolismo attivo che promuova un’ottimale ossigenazione tissutale sono fattori che influenzano la crescita dei capelli migliorando qualità e durata della fase anagen.

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L’ETÀ DELL’ESPERIENZA

Rimedi naturali e strategie terapeutiche innovative per conservare fisico e psiche in ottime condizioni pur nel momento della Pausa, imposta dalla Natura

49-63 Mos Maiorum

L’Età dell’Esperienza

SUGGERIMENTI INTEGRATIVI nel Climaterio

Dr.ssa

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a parola climaterio deriva dal greco Klimactèr che significa passaggio/scalino, con questo termine si vuole indicare il periodo che precede e segue la menopausa.

La menopausa è una situazione fisiologica che corrisponde al termine del ciclo mestruale e dell’età fertile. Donne con assenza di mestruazioni per un anno, sono considerate in post-menopausa.

Nella menopausa termina l’attività ovarica: le ovaie non producono più follicoli ed estro-

a cura della

Sara Piovesan

geni (ormoni femminili principali). Tale stato provoca una serie di mutamenti nella donna che riguardano gli aspetti trofici, metabolici, sessuali e psicologici, con una serie di manifestazioni che variano a seconda della persona e possono essere più o meno marcati.

Non tutti sono collegabili alla menopausa in sé, poiché altri fattori possono influire come il contesto familiare e sociale. Normalmente l’età in cui si riscontra la menopausa è fra i 50 e i 52 anni, come media mondiale. Esistono fattori di rischio che interferiscono solita-

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mente diminuendo l’età anagrafica di tale evento come il fumo, l’alimentazione, l’indice di massa corporea e l’abuso di alcool.

La menopausa in sé non può essere considerata una malattia, essendo un evento fisiologico legato all’invecchiamento e pertanto non può essere prevenuta. A causa dei cambiamenti ormonali che provoca, le donne in post-menopausa sono esposte ad un rischio più alto di patologie cardiache e osteoporosi. È chiaro quindi come una variazione in concentrazione degli ormoni femminili oltre a portare un cambiamento a livello di sistema riproduttivo possa influenzare tutto il sistema psico-soma.

La fitoterapia rappresenta un valido supporto per dare sollievo alle problematiche riscontrate nella menopausa.

Uno stile di vita sano che comprende un’alimentazione bilanciata di tutti i nutrienti, il movimento fisico e un’integrazione fitoterapica personalizzata, basata sui sintomi che creano più disagio, possono sicuramente giovare alla donna in menopausa sia da un punto di vista fisico che emotivo.

SINTOMI NEL CLIMATERIO E RIMEDI NATURALI I sintomi e i segni clinici nel climaterio si possono dividere a seconda del tempo in cui si manifestano, avendo quindi manifestazioni immediate, differite e tardive.

MANIFESTAZIONI IMMEDIATE Oltre all’alterazione del quadro mestruale, (polimenorrea, oligomenorrea, ipomenorrea e ipermenorrea) in questa fase vengono espressi i primi disturbi di tipo psicologico, ansia, irritabilità, nervosismo e disforia. È molto importante considerare l‘aspetto psicologico di questo fisiologico, ma delicato passaggio nella vita di una donna, alterazioni dell’umore e irritabilità potrebbero accompagnare tutti i sintomi fisici caratteristici. Molto dipende dall‘approccio con cui la donna si dispone ad affrontare questo cambiamento importante, dalla fine della vita riproduttiva verso il periodo della maturità.

La floriterapia può essere d’aiuto in questi casi soprattutto per favorire la calma e la stabilità necessarie per affrontare i cambiamenti naturali, biologici e fisiologici della vita delle donne. La miscela Equilibrio donna (Australian Bush Flower) in particolare, aiuta a divenire consapevoli della propria bellezza interiore ed esteriore, favorisce inoltre l’utilizzazione completa delle proprie potenzialità senza lasciarsi travolgere dalla frenesia della quotidianità. Anche la miscela Transition (Australian Bush Flower) è un utile supporto per affrontare più serenamente il passaggio. Dona la capacità di essere aperti

L’Età dell’Esperienza

ai cambiamenti e di essere pronti alle sfide che essi comportano, soprattutto quando poniamo resistenza al cambiamento, anche se inconsciamente.

Uno dei sintomi caratteristici del climaterio è conosciuto con il nome di “vampate” o “caldane”, caratterizzate dalla comparsa di un forte caldo accompagnato da abbondante sudorazione. La vampata dura in genere pochi minuti, si risolve da sola e frequenza ed intensità variano da donna a donna. Tali episodi si riscontrano nel 65-75% dei casi, può interessare anche le donne in premenopausa pur avendo condizioni ormonali nella norma. Per quanto riguarda la durata del sintomo spesso persistono anche per cinque anni dall’inizio della menopausa (anche se generalmente dura 1-2 anni).

Fra i fattori psicologici il più importante resta la depressione (la media calcolata è del 50% delle donne). La causa che comporta tale correlazione non è ben compresa, ma si pensa sia anch’essa un effetto della diminuzione degli ormoni, più precisamente della diminuzione dell’estradiolo, un ormone che viene prodotto dalle ovaie durante il ciclo mestruale. Fra l’altro è stato notato come persista soprattutto all’inizio, quando una donna entra nello stato di menopausa.

Fra i disturbi legati all’attività di riposo notturno i più frequenti sono la difficoltà nell’addormentarsi, il sonno agitato e i risvegli notturni. Il disturbo più grave per quanto riguarda il sonno è la privazione di esso: l’insonnia, anomalia che può essere una complicanza della peri menopausa.

Le piante utili in questa prima fase del climaterio sono le piante contenenti principi attivi denominati fitoestrogeni. I Fitoestrogeni sono un gruppo di sostanze naturali, contenuti nelle piante, con azione e struttura simili a quella degli ormoni femmini-

li. Vengono anche definiti estrogeni deboli, infatti, pur avendo una struttura chimica simile agli ormoni femminili, la loro attività biologica, ossia la loro potenza, è 1000 volte più lieve rispetto agli estrogeni prodotti dal corpo umano. L’assunzione di fitoestrogeni da parte della donna, può avvenire per via alimentare, attraverso l’assunzione costante nella dieta di alimenti che ne sono tradizionalmente ricchi, oppure attraverso l’assunzione di integratori alimentari titolati in fitoestrogeni. L’azione di tipo simil-ormonale contrasta i disturbi tipici della menopausa e permette la protezione da alcuni tumori ormonodipendenti, dalle malattie cardiovascolari e dall’osteoporosi. Si legano ai recettori degli estrogeni, cioè a quelle strutture chimiche dalle quali dipende l’innesco di processi cellulari. Secondariamente vi è l’azione di tipo non-ormonale dei fitoestrogeni, possiedono infatti un’attività antiossidante in grado di contrastare i radicali liberi che accelerano i processi d’invecchiamento, inoltre realizzano una blanda attività antinfiammatoria e antipertensiva.

La soia è uno dei cibi con la più alta concentrazione di isoflavoni. Questo legume rappresenta la maggior fonte proteica alimentare nei paesi asiatici. Studi hanno dimostrato che le donne asiatiche non soffrono dei sintomi della menopausa proprio grazie alla loro dieta ricca di soia.

La soia o soja (Glicine max) è una pianta erbacea annuale della famiglia delle Leguminosae. I semi di soia costituiscono la parte officinale della pianta nonché quella nutrizionale, contengono infatti più del 35% di olio, 24% carboidrati e

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per il 50% proteine. Nei semi di soia troviamo composti chiamati isoflavoni, fitoestrogeni che possiedono attività antiossidante.

Il principale isoflavone della soia è la genisteina seguita da daidzeina, gliciteina e cumastrolo. L’estratto di soia sostiene l’organismo nel contrastare i disturbi della menopausa, inoltre supporta il metabolismo lipidico che in questa fase della vita della donna può risultare alterato.

Gli effetti avversi dovuti all’assunzione di soia e suoi estratti sono rari, in generale la tollerabilità risulta buona.

Viene sconsigliato l’uso di soia in pazienti affette da tumori di tipo ormone dipendente. L’efficacia di contraccettivi orali, farmaci inibitori dell’aromatasi e warfarin potrebbe essere ridotta dalla concomitante assunzione di soia.

Molto utilizzata in medicina cinese per le problematiche femminili è il Dong Quai, pianta appartenente alla famiglia delle Apiaceae, nota anche come Angelica sinensis o ginseng femminile, la parte utilizzata a scopo terapeutico è la radice essiccata.

Il Dong quai è in grado di contrastare i disturbi del climaterio grazie al suo alto contenuto in fitoestrogeni. L’effetto ormonale che la pianta esercita è in grado di portare a un riequilibrio tra estrogeni e progesterone, per questo può essere utile anche nelle problematiche femminili del periodo fertile (dismenorrea, amenorrea etc). La pianta risulta utile anche in presenza di disturbi cardiocircolatori per il suo contenuto in cumarine, che favoriscono la fluidità del sangue e portano ad un rallentamento dei battiti cardiaci per effetto della dilatazione dei vasi coronarici.

L’estratto di Angelica sinensis per il contenuto in cumarine è sconsigliato in persone che assumono anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici, per il rischio di potenzia-

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mento dell’effetto. Anche la Salvia (Salvia officinalis), molto usata in cucina per aromatizzare le pietanze, è in realtà utilissima per dare sollievo ai disturbi femminili. La Salvia è una piccola pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Lamiaceae, il suo nome deriva dal latino salvus, “salvo” ovvero guarisco, sano, in antichità questa pianta infatti era considerata una panacea per tutti i mali in particolare era molto utilizzata per le proprietà antisettiche, antinfiammatorie e diuretiche. Le foglie della Salvia contengono principi amari, acidi fenolici, flavonoidi e un olio essenziale. I flavonoidi svolgono un’azione estrogeno-simile che può essere sfruttata per dare sollievo ai diversi disturbi femminili in particolare le manifestazioni caratteristiche del periodo della menopausa come le vampate di calore.

MANIFESTAZIONI DIFFERITE In un secondo tempo iniziano le modifiche a livello cutaneo, l’epidermide e il derma si assottigliano, si nota una diminuzione del collagene. Tali variazioni provocano l’atrofia tissutale, che non riguarda soltanto l’apparato genito-urinario ma anche la cute in genere, diventando meno elastica e disidratata, provocando un aumento delle rughe e sensazioni di prurito, inoltre si manifestano artralgie a livello delle articolazioni distali (ginocchia, anca, colonna vertebrale), l’incidenza è del 50%.

Il Collagene è una delle proteine più importanti dell’organismo, rappresenta un terzo delle proteine totali del corpo umano e ha un ruolo fondamentale a livello strutturale e funzionale per organi come pelle, tessuto muscolare e cartilagini. Il collagene è formato da lunghe catene proteiche avvolte tra loro per formare una struttura a tripla elica molto resistente.

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La sequenza amminoacidica delle catene proteiche è peculiare rispetto a quella delle altre proteine, è costituita principalmente da tre amminoacidi che si ripetono, uno dei quali è la glicina che rimane costante mentre si alternano prolina e idrossiprolina, molto meno frequenti nelle altre proteine. In base alla sequenza di amminoacidi e alla struttura delle catene proteiche, sono stati identificati 28 tipi di collagene di cui i più importanti sono: • Collagene di tipo I, rappresenta il 90% del collagene dell’organismo, è presente nei tendini, nelle ossa e nella pelle, di cu-

i è il principale componente strutturale; • Collagene di tipo II, importante costituente delle cartilagini, ha un ruolo fondamentale nelle articolazioni e nei dischi intervertebrali; • Collagene di tipo III, presente nel derma e nei vasi sanguigni; • Collagene di tipo IV, con struttura a reticolo costituisce la membrana basale.

L’invecchiamento della pelle è un fenomeno complesso, influenzato da molteplici fattori sia endogeni (passare del tempo e predisposizione genetica) che esogeni (raggi solari, fumo, inquinamento etc.). Quando la pelle invecchia perde il suo tono e la sua elasticità, questo avviene a causa della degradazione del collagene che la costituisce. Enzimi ad azione proteolitica attaccano le catene proteiche del collagene provocando una disorganizzazione strutturale che si traduce in una perdita delle proprietà meccaniche del tessuto. Questo processo è responsabile dell’atrofia tissutale e della comparsa delle rughe.

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Al fine di contrastare gli effetti della fisiologica riduzione del collagene, è consigliabile assumere integratori a base di Collagene idrolizzato, tale forma permette l’assorbimento a livello intestinale, di conseguenza l’entrata in circolo e il suo successivo deposito nei distretti corporei carenti. Il collagene idrolizzato apporta benefici alla pelle, alle articolazioni, unghie e capelli, possiede inoltre un’azione antiossidante e proprietà antipertensive.

Pianta d’elezione per contrastare l’atrofizzazione dei tessuti è il Trifoglio rosso o trifoglio violetto (Trifolium pratensis).

Il Trifoglio rosso è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Fabaceae, molto diffusa in Europa, Asia e comunissimo in Italia, infatti si trova spesso nei prati incolti.

La pianta in fiore viene raccolta tra maggio e ottobre, da questa si ottiene l’estratto secco che viene poi titolato in isoflavoni. L’estratto secco di Trifoglio rosso è utile per contrastare l’invecchiamento di cute e mucose oltre che tutti i disturbi tipici della menopausa.

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MANIFESTAZIONI TARDIVE Nella fase finale del climaterio, si assiste a sintomi di carattere fisico, fra i quali ci sono dolori muscolari, calo dell’energia fisica e diminuzione della massa ossea all’origine dell’osteoporosi.

Recenti studi hanno inoltre rilevato un aumento della pressione arteriosa rispetto a quella delle donne fertili.

L’osteoporosi è una riduzione della densità ossea che può comportare rischio di instabilità posturale e fratture ossee a seguito di traumi anche di piccola entità.

Esistono due tipologie: • Osteoporosi di tipo I o primaria, quella che riguarda la post-menopausa (dalla quinta alla settima decade di età).

• Osteoporosi di tipo II, che viene provocata da un altro stato patologico, si manifesta anche in età giovanile.

Un’adeguata integrazione di Calcio è molto importante in questa fase. Il calcio associato a magnesio, zinco, manganese, rame, boro, vitamina D3 e K2 è indicato a uomini e donne che desiderano mantenere nel tempo la solidità delle proprie ossa e una dentatura sana per poter vivere appieno una vita attiva anche in età matura.

L’Età dell’Esperienza

STILE DI VITA IDEALE A 50 ANNI

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a dieta a 50 anni? Ecco i miei consigli per restare sempre in forma senza particolari rinunce!

Quando ci si approccia ad una dieta l’età inevitabilmente incide sul risultato. Il corpo, infatti, negli anni subisce variazioni ormonali e metaboliche, lo stile di vita diventa più sedentario e la muscolatura tende a perdere tonicità. Le possibili conseguenze? Accumulare qualche chilo di troppo e ritrovarsi in sovrappeso senza quasi accorgersene con maggiore incidenza allo sviluppo di patologie.

STRATEGIA: puntare sulla costanza: alimentazione corretta ed esercizio fisico.

Ridurre le calorie: negli anni il corpo riduce gradualmente la capacità di bruciare e consumare le calorie. Sui 50 anni, quindi, è importante tenere sotto controllo la quantità di cibo ingerito giornalmente, riducendo il consumo di grassi, alcolici e alimenti troppo zuccherati. È bene prediligere latticini magri, carni bianche, uova, pesce e crostacei, legumi, frutta e verdura di stagione. De-

a cura della Dott.ssa

Erika Silvestri

Spec. Nutrizione clinica

ve essere limitato anche il consumo di sale e burro e vanno ridotti i condimenti e i cibi fritti. È importante bere almeno due litri di acqua al giorno per mantenere la pelle e il corpo correttamente idratati e per tenere sotto controllo le rughe! Gradualmente, inoltre, è utile aumentare l’assunzione quotidiana di proteine, fondamentali per accelerare il metabolismo e mantenere attivo il sistema immunitario.

Limitare il consumo di carboidrati: superati i 50 anni, l’organismo ha maggior difficoltà a metabolizzare i carboidrati. È bene limitare, quindi, il consumo di patate, riso,

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È importante bere almeno due litri di acqua al giorno per mantenere la pelle e il corpo correttamente idratati e per tenere sotto controllo le rughe!

pasta, dolci e prodotti farinacei. Vanno evitati gli snack spezza fame e il cibo spazzatura, ricchi di carboidrati e calorie superflue.

Possono essere consumati con moderazione i legumi, cereali e prodotti integrali, meglio se conditi eventualmente con sughi a base di verdura fresca o cotta senza condimenti aggiuntivi. Per evitare di mangiare eccessivamente o in modo disordinato durante il giorno, è una buona abitudine quella di fare dei piccoli spuntini a base di frutta fresca o latticini magri.

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È bene aumentare il consumo energetico incrementando il movimento e l’attività fisica.

Coltivare nuovi interessi, uscire con gli amici, i nipoti, il partner, fare passeggiate all’aria aperta o sport aerobici accresce il dispendio calorico impedendo allo stesso tempo di perdere ulteriormente massa muscolare. Fare movimento, inoltre, è un ottimo toccasana per l’umore e permette di concedersi anche delle piccole gratificazioni culinarie ogni tanto (come ad esempio un quadretto di cioccolato) senza rischiare di accumulare peso eccessivo.

L'Età dell’Esperienza

a cura di dott. Massimo Pasquale Cogliandro

L’AGOPUNTURA

IN UN MANOSCRITTO ITALIANO DI FINE ‘700 Problematiche codicologiche

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rascrivo qui il capitolo sull’agopuntura di un manoscritto cartaceo inedito, attribuito a Rosario Scuderi (1767-1806). L’attribuzione non è sicura in quanto mi è stata riferita dalla Libreria Antiquaria che mi ha venduto i fascicoli manoscritti sopravissuti, ma in nessuna carta è riportato il nome dell’Autore.

I fascicoli sopravvissuti sono quelli relativi ai cap. 1-4-5-12-39 di un’opera unitaria, che nelle intenzioni dell’Autore doveva probabilmente costituire un libro di Istituzioni di Chirurgia rivolto in particolare agli studenti. A quel tempo, infatti, era possibile trovare un capitolo dedicato all’agopuntura solo nei trattati di chirurgia.

I fascicoli sopravissuti sono stati sottoposti a restauro ed uniti in un codice miscellaneo che contiene anche altre opere

mediche anonime dello stesso periodo. Di alcuni altri fascicoli (perduti) dell’opera attribuita a Scuderi mi è rimasta solo documentazione fotografica. Da un punto di vista paleografico, il testo è scritto in una minuscola corsiva di fine ‘700 facilmente leggibile.

Il carattere tardo del manoscritto impedisce una datazione sicura utilizzando il criterio della individuazione della filigrana della carta utilizzata su cui è stato scritto il manoscritto, in quanto i repertori utilizzati a tal fine danno indicazioni solo fino al termine del XVII secolo.

Il contesto culturale in cui si inserisce l’opera La ripresa dell’interesse per la Medicina Tradizionale Cinese nel Regno delle due Sicilie è testimoniata dalla pubblicazione di

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opere quali gli Elementi dell’Arte Sfigmica del dottor Carlo Gandini, editi a Napoli nel 1776. L’opera di Gandini è notevolmente influenzata dalle opere sulla sfigmologia tradizionale cinese scritte da medici formatisi nel contesto della tradizione spagirica lullista seicentesca, quali ad esempio Andreas Cleyer ed il padre gesuita

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Boym. Rispetto alle note opere di Cleyer, Boym e Gandini, la trattazione del nostro Autore rivolge la propria attenzione agli apetti pratici dell’agopuntura, di cui viene spiegata la tecnica di esecuzione seguendo sia le indicazioni lasciate da Ten Rhine nel De acupunctura sia le indicazioni della coeva scuola francese, che, pur privilegiando l’infissione degli aghi sui punti dolenti, talora prescrive l’introduzione degli aghi anche a distanza, il che implica una conoscenza, sia pure sommaria, della localizzazione dei punti di agopuntura e dei loro effetti a distanza, che nella medicina di fine settecento erano spiegati ricorrendo alle cosiddette simpatie nervose, spiegate dall’Autore in un altro capitolo della sua opera, che riprende e sviluppa quanto insegnato dal medico Tissot riguardo all’origine nervosa delle simpatie nel suo Trattato de’ nervi e delle loro malattie, edito in lingua italiana a Venezia nel 1781.

L'Età dell’Esperienza

Il testo del manoscritto dal titolo “Dell’Ago-Puntura” “1. Ad imitazione dei Chinesi, e delli Giapponesi, fu introdotta in Europa l’Agopuntura, come un mezzo opportuno a vincere alcune malattie; e la prattica ne ha ben spesso mostrato li reali vantaggi.

2. Consiste l’Ago-puntura nella riflessiva introduzione di alcuni Aghi opportuni in diverse parti della macchina, afflitte da malattia, che richiedono e permettono una tale operazione.

3. Gli Aghi da impiegarsi nell’Agopuntura possono essere di argento, di oro, o di acciajo, ma questi ultimi sono preferiti, perche’ essendo di natura piu’ resistente si rendono sottilissimi in modo che riescono meno dolorosi nella ferita della pelle. Saranno essi ben acuti, levigati, resi duttili dal fuoco onde la loro fragilita’ non permetta talvolta che dalla forte contrazione dei muscoli agenti in diverse direzioni, internamente si frangano. Possono servire a quest’oggetto anche gli aghi usati dai sarti, ma se si vogliono ridurre ad una forma più opportuna, si possono fare con un manico piatto dello stesso metallo, su cui appoggiar si possa il dito indice come pressore, nel mentre che il pollice ed il medio servono alla direzione dello inserimento. Gli operatori devono averne seco dei lunghi almeno tré pollici circa per servirsene quando la natura della malattia richiede d’introdurli nella cavità del petto, o del basso ventre.

L’introduzione dell’ago può farsi in più modi, sebbene la miglior maniera d’introdurlo sia quello direttamente per lenta pressione.

Quando l’ago è delicatissimo, acutissimo, e levigatissimo l’introduzione appena sentesi, ed il contatto dell’ago in generale non è sentito che dalla cute, mentre la sua puntura non lascia alcun segno, fuorche un punto rosso che presto svanisce, e rarissimamente

si è veduta comparire una goccia di sangue al ritirar dell’ago. Lo stato morboso può per altro indurre delle variazioni sensibili.

5. Béclard ha dimostrata l’innocuità dell’agopuntura, quando per una lombaggine acuta applicò due aghi alli lati delle vertebre lombari alla profondità di più di un pollice.

Lo stesso Bertoloni in un ischiade cronica nel lato destro amministrò un ago alla metà circa della coscia alla profondità di circa un pollice e mezzo, ed un altro vicino al gran trocantere. Cloquet in alcuni dolori al ginocchio destro estesi ai lombi, ed alla parte esterna della coscia, gamba, e piede, applicò un ago nella regione lombare, ed uno fra l’ischio ed il gran trocantere. Bertoloni in un dolore nella parte interna inferiore della gamba sinistra, applicò due aghi in vicinanza del nervo safeno interno. Cloquet in un dolore nella parte anteriore della gamba sinistra impiegò un ago nella faccia anteriore della gamba. Lo stesso Cloquet in un dolore vivo lungo la parte esterna della gamba fin sotto la pianta del piede applicò un ago nella parte esterna della polpa, e fu ripetuta l’operazione quattro volte.

Conoscendo in fine qual parte nella cura delle Malattie abbiano li vissicanti, la moxa, le coppe scarificate, li fonticoli, li setoni, le scarificazioni, etc. facilmente potrà convincersi delli vantaggi, che talora possono ritrarsi dall’applicazione dell’Agopuntura”.

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Consiglio Naturopatico del Mese HEALTHY AGING AL FEMMINILE: MENOPAUSA E STILI DI VITA

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a menopausa non è affatto una malattia, ma un evento fisiologico che conduce la donna al termine della sua capacità riproduttiva e coincide con la fine delle mestruazioni. Si tratta senza dubbio di un periodo complesso che noi donne attendiamo timorose, consapevoli del passaggio inevitabile verso una nuova “stagione” della nostra vita; in tanti casi però, il sopraggiungere della menopausa, viene vissuto come la porta di accesso alla vecchiaia causando inevitabili alterazio-

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a cura di

Maria B. Gargagnani Naturopata

ni dell’umore e disagi a livello psicologico ed emotivo.

Considerando poi che la speranza di vita alla nascita della donna italiana è in costante aumento, si attesta sugli 80 anni e si stima che tra 50 anni possa superare gli 86, ci si rende conto che il periodo post menopausa risulta molto lungo. La donna italiana vive in media 35 anni oltre la menopausa.

In breve, la menopausa definita in senso stretto come la fase finale del periodo mestruale, provoca un rallentamento progres-

L’Età dell’Esperienza

sivo della funzione ovarica, caratterizzato dalla riduzione dei livelli di estrogeni e progesterone e da un aumento di quelli dell’ormone follicolo-stimolante e dell’ormone luteinizzante. Non è mio compito quello di addentrarmi nei processi strettamente fisiologici correlati alla menopausa, ma vorrei soltanto evidenziare quanto gli equilibri ormonali si modifichino e, inevitabilmente, avvengano importanti cambiamenti percepibili sia a livello fisico che emotivo.

Elenco di seguito alcuni tra i sintomi maggiormente riscontrati che affliggono tante donne: - Vampate di calore, sudorazioni improvvise e brividi - Aumento di grasso corporeo - Osteoporosi - Ipotonia muscolare - Indebolimento dei tessuti - Disturbi del sonno - Ansia e depressione - Problematiche cardiovascolari In generale la quasi totalità delle funzioni dell’organismo, viene messa a dura prova: si tratta di un disagio prettamente femminile che merita un approccio medico e naturopatico specifico capace di riconoscere la vulnerabilità della singola persona.

Ogni donna, infatti, reagisce in maniera soggettiva al sopraggiungere della menopausa e il livello di gravità dei sintomi accusati è proporzionale al livello di infiammazione corporea preesistente in lei, originata da stili di vita non idonei, condotti fin dalla giovane età.

Emergono dunque due temi verso i quali desidero portare particolare attenzione nella stesura di questo mio scritto.

Il primo tema è: la correlazione tra i livelli d’infiammazione tissutale e l’intensità dei sintomi causati dalla menopausa.

Il secondo tema è: l’importanza della “medicina di genere”. L’intervento del natu-

ropata, del medico, del nutrizionista o dell’operatore sanitario deve essere studiato in maniera specifica per le categorie uomo e donna, valutando non solo le differenze biologiche, ma tenendo in considerazione anche i fattori ambientali o socio culturali che senza dubbio hanno influenzato il suo stile di vita.

Fra l’altro le specificità di genere si manifestano già in utero: ad esempio è dimostrato che il feto femmina ha una risposta ad un ambiente materno avverso più articolata (con plurime modificazioni genetiche, proteiche e placentari) che, pur con una crescita rallentata, facilita la sopravvivenza in utero. Anche il microbiota intestinale (l’insieme di microorganismi simbiontici che convivono con l ‘organismo umano senza danneggiarlo) presenta differenze di genere già alla nascita che persistono in età adulta. (Challis J, Placenta 2013).

In merito ai nostri interessi, riguardo alla “specificità femminile”, riporto di seguito alcuni dati interessanti estrapolati da un articolo scientifico presentato ad un convegno dedicato al tema della donna in menopausa. È mia intenzione evidenziare quanto abitudini scorrette possano rivelarsi fatali e, non soltanto compromettere lo stato di salute, ma incrementare il livello di infiammazione del nostro organismo, conducendo la donna ad accusare in maniera più drastica i sintomi della menopausa.

La donna, in sintesi, presenta relativamente a: FUMO: una suscettibilità maggiore ai danni correlati, con significativo incremento del rischio cardiovascolare (coronopatie e ictus vs uomini-Luo J,Jama 2013;Appelmon Y, Atherosclerosis 2015) e del rischio di carcinoma mammarico e ovarico (fumatrici ed ex fumatrici vs non fumatrici-Gaudet MM,J Natl Cancer Inst 2013; Faber Mt, Cancer Causes Control 2013)

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tività motoria da incentivare fin dall’età puberale.

L’attività fisica associata ad una dieta equilibrata influenza il picco di massa ossea (prevenzione primaria dell’osteoporosi) che pure resta per il 70-80% geneticamente determinato (NAMS guidelines, Menopouse 2010).

ALCOOL: una suscettibilità maggiore con, a parità di assunzione, maggiori livelli ematici, più rapida evoluzione verso l’alcolismo e più rapida insorgenza di complicanze epatiche, cardiovalscolari e psichiatriche da abuso (Scoccianti C, AmJ Prev Med 2014) AGENTI TOSSICI: maggiori suscettibilità a reazioni allergiche (nichel) e maggiore assorbimento (cadmio con potenziale rischio di danno tubolare renale, osteoporosi e carcinoma mammario da interazione con recettori estrogenici) SEDENTARIETÀ E INATTIVITÀ FISICA: un incremento maggiore del rischio cardiovascolare (Schuler G, Eur Heart J 2013), facilmente controllabile con una minima at-

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In conclusione, è inutile ripetere quanto le cattive abitudini, di cui ho appena citato qualche esempio, siano per tutti pericolose; ancor più per noi donne che ci dobbiamo preparare all’evento imprescindibile della menopausa!

A tal proposito, Charles Swindoll, un famoso pastore protestante statunitense predicava dicendo che “la vita è per il 10% cosa ti accade e per il 90% come reagisci”: dipende dunque da noi, da quanto ci vogliamo bene e vogliamo investire per il nostro benessere.

Il mio compito quale naturopata è di accompagnare le mie assistite in questo percorso, e di intervenire su quel 90% della vita grazie ad una serie di consigli personalizzati verso scelte corrette che contribuiscano sostanzialmente al raggiungimento di una longevità in salute: “agendo sugli stili di vita si può fare molto per invecchiare meno e meglio” (M.Spattini, Antiaging e lo stile di vita integrato, 2013) ed aggiungo io, accogliere la menopausa in piena serenità.

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RL’Età dell’Esperienza I C A

La Salute sotto controllo MENO CONTROL a cura del Prof. Ivo Bianchi

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a menopausa, soprattutto nei suoi anni di esordio e di adattamento alla nuova condizione, periodo più propriamente chiamato climaterio, rappresenta un momento molto difficile per la donna, sia sul piano fisico che su quello psichico. Al solito la proposta della medicina ufficiale è sbrigativa: i problemi sono dovuti al crollo degli ormoni sessuali, somministriamo ormoni sessuali.

Anche gran parte del mondo della Medicina Naturale ha scimmiottato, mascherandolo un po’, questo concetto, vengono somministrate piante a contenuto ormonale, soprattutto estrogenico, cosa migliore rispetto agli ormoni chimici, ma molto simile come concetto. Penso invece sia importante capire quali siano i problemi reali legati alla menopausa femminile, per individuare una terapia pur naturale ma ad ampio spettro: - l’ovaio esaurisce i suoi ovuli e contemporaneamente cessa di produrre estrogeni e progesterone. Il brusco calo degli ormoni sessuali influisce negativamente sul trofismo delle strutture di origine ectodermica (sistema nervoso e cute) e sulla funzione delle strutture di origine mesodermica (tessuto connettivo, apparato cardiovascolare…).

Ci sarà quindi un decadimento delle funzioni cognitive, invecchiamento cutaneo, accumulo di tossine, tendenza ipertensiva. Non si discute quindi sulla necessità di un supporto ormonale ma esso dovrà essere multicentrico e bilanciato per non creare, nel soggetto predisposto, problemi soprattutto a livello mammario.

- l’ipofisi anteriore percepisce il calo ormonale ed innalza reattivamente, a feedback, i suoi ormoni stimolanti (FSH, LH) per tentare una rivitalizzazione ovarica. L’innalzamento di questi ormoni trofici, se perdura nel tempo rappresenta uno stimolo proliferativo sui tessuti ormoni responsivi, non sempre opportuno. L’integrazione con piante a contenuto

ormonale tenderà a modulare la spesso eccessiva e pericolosa spinta ipofisaria.

- l’ipotalamo percepisce a sua volta lo squilibrio ormonale, potenzialmente anche immunosoppressivo e reagisce stimolando l’innalzamento della temperatura, meccanismo generico che questa struttura nervosa mette in atto quando le difese immunologiche sono bruscamente sguarnite. È importante regolare i meccanismi ipotalamici ma anche tenere alta la reattività immunologica, con opportune misure naturali.

- la corteccia surrenale subentra all’ovaio nella produzione di ormoni sessuali ma le aumentate richieste tendono ad esaurire le riserve di DHEA, il precursore degli ormoni sessuali a livello corticosurrenalico.

- la psiche non rimane indifferente ai cambiamenti a carattere senescente della pelle e dei muscoli, non più tonificati dagli ormoni sessuali. Il calo della libido spesso non è accettato di buon grado e può indebolire un rapporto affettivo. Non si può non tener conto delle ripercussioni mentali della menopausa nell’organizzare una strategia di integrazione naturale.

Osservando e studiando la composizione del geniale rimedio fitoterapico Meno Control si vede come tutte queste problematiche di fondo siano affrontate. La posologia andrà dalle 50-60 gocce prima di coricarsi, quando la sintomatologia suddetta sia larvata, alla ripetizione anche 3-4 volte al giorno dello stesso quantitativo di gocce, nelle fasi più acute e destabilizzanti.

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CONTENUTO IN FITOTERAPICI SPECIFICI 1. SALVIA OFFICINALIS (Salvia) il nome stesso di questa pianta deriva dal latino salus (salute) ed i romani le attribuivano moltissime proprietà terapeutiche. In effetti la Salvia ha una importante componente fenolica ed flavonica responsabile dei riconosciuti effetti anti ossidanti, anti radicali liberi ed anti virali della pianta. Tuttavia l’effetto più interessante della pianta si esplica a livello nervoso, tanto da ritenerla una possibile risorsa nella cura per l’Alzheimer. Essa infatti inibisce l’enzima che degrada l’acetilcolina ed antagonizza la formazione di placche amiloidee a livello cerebrale. Si capisce come questa pianta sia rimedio specifico per tutte le turbe mentali del climaterio: dal deficit mnemonico agli sbalzi d’umore, dall’irritabilità ai sintomi precoci di demenza senile. La Salvia inoltre ha proprietà

antidiabetiche paragonabili alla Metformina ed è quindi molto utile nell’ingrassamento correlato alla Sindrome Metabolica, che spesso si verifica in menopausa. Questa pianta ha inoltre proprietà anti angiogenetiche e, contrariamente ad altre usate per i sintomi climaterici, esercita una protezione anti proliferativa. Pertanto il suo impiego per trattare sintomi menopausali soprattutto mentali e metabolici, è giustificato (alto contenuto in terpeni e flavonidi) ed opportuno, per la scarsità di effetti collaterali, alla dosi consigliate, e per l’utilità su vari altri problemi che spesso si manifestano in menopausa.

2. DIOSCOREA VILLOSA (Mexican Yam) questa pianta messicana, da cui inizialmente si ricavavano ormoni da impiegare come anticoncezionali, deve la sua attività terapeutica al contenuto di Dioscina e Diosgenina. Queste molecole sono metabolizzate, a livello organico, a DHEA e Progesterone,

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successivamente anche ad Estrogeni. Gli estratti di Dioscorea sembrano proteggere, a vario livello i tessuti, dai danni degenerativi dovuti alla carenza ormonale in generale ed estrogenica in particolare.

I suoi effetti benefici si ripercuotono a livello os-

seo (prevenzione dell’osteoporosi), immunitario (prevenzione anti neoplastica ed anti fungina), antiossidante ed anti infiammatorio (epato e cardioprotezione, utilità nell’artrite reumatoide e nei problemi artro-muscolari in generale.

3. ACTEA RACEMOSA (Cimicifuga) pianta efficace sui sintomi menopausali ma priva di fitoestrogeni, tanto da poter essere impiegata in donne con pregresso carcinoma mammario. I triterpeni contenuti nella pianta hanno una azione GABA ergica e serotoninergica che spiega il beneficio nei sintomi menopausali tramite un influsso sulla funzione cerebrale in generale ed ipotalamica in particolare. Viene regolato l’asse ipotalamo-ipofisario, specificamente perturbato in menopausa. In realtà la Cimicifuga, attiva anche nella Sindrome Premestruale, sembra agire anche tramite la riduzione dei livelli di LH, pericolosi peraltro anche nell’andropausa. Questa pianta, agendo a livello centrale, si è dimostrata molto versatile nella regolazione ormonale globale in menopausa. In particolare vengono, in oltre l’80% dei casi, migliorati nervosismo, irritabilità, depressione e disturbi del sonno.

4. ANGELICA ARCANGELICA (Angelica) questa pianta, pur non avendo un effetto ormonale diretto, e questo è un grosso pregio, ha proprietà di riequilibrio neuro endocrino in menopausa. Questa pianta contiene composti cumarinici con effetto di fluidificazione sanguigna utili sia in menopausa che in corso di assunzione di pillola anti concezionale, situazioni che espongono al rischio trombotico.

L’Età dell’Esperienza

5. TRIFOLIUM PRATENSIS (Trifoglio) è un’erba ad effetto estrogenico diretto per l’importante contenuto di una vasta gamma di fitoestrogeni. Gli effetti su tutti i sintomi menopausali sono

evidenti, pur essendo l’effetto delle piccole dosi, come quelle contenute in Meno Control, particolarmente efficaci su ansia ed irritabilità.

ANGELICA ARCANG. NEURO ENDOCRINA Encefalo Ipotalamo Ipo8isi

SALVIA OFF. ACTEA RACEMOSA

MENO CONTROL AZIONE SPECIFICA : ORMONALE Estrogeni Progesterone DHEA

TRIFOLLIUM PRATENSIS DIOSCOREA VILLOSA

POSSIBILI ANCILLARI OMEOPATICI

LACHESIS MUTUS Rimedio omeopatico dell’eccitazione psichica con loquacità, gelosia, stress e vampate di calore soprattutto notturne. C’è spesso un grande desiderio di caffè ed alcoolici. Una mestruazione intercorrente o una perdita di sangue migliora il quadro congestivo.

LILIUM TIGRINUM Rimedio utile in menopausa per i soggetti agitati, frettolosi ed irascibili che hanno una alternanza di problemi fisici e mentali. Possono esserci: difficoltà di concentrazione, depressione, annebbiamento cerebrale e manie religiose.

SEPIA Rimedio dell’atonia ed astenia generale con depressione, apatia e trascuratezza della propria persona.

C’è indifferenza a tutto con specifica repulsione per il sesso, irritabilità, tristezza con avversione per la conversazione e desiderio di solitudine. È spesso presente anche insufficienza epato-biliare con congestione portale. La digestione è lenta e difficile con stipsi atonica ed appetito irregolare. Molto tipica del rimedio è la ptosi-pesantezza pelvica.

PULSATILLA Rimedio della menopausa con stasi venosa delle estremità. C’è una emotività esasperata e facilità al pianto, paura del buio e della solitudine. È il rimedio della difficoltà digestiva particolarmente per i grassi, dei dolori reumatici erratici, delle secrezioni catarrali delle mucose con miglioramento all’aria fresca.

HYPOPHISIS SUIS Organoterapico di modulazione dell’iperattività ipofisaria del climaterio che può essere pericolosa per seno ed ovaio.

HYPOTHALAMUS SUIS Organoterapico di supporto della struttura chiave da cui partono i comandi per tutti i sintomi caratteristici del climaterio, dalle vampate di calore all’ingrassamento, dalle turbe dell’umore ai problemi immunologici.

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ANDRO CONTROL a cura del Prof. Ivo Bianchi

N

ell’uomo non si verifica una vera e propria andropausa, non vi è un numero limitato e fisso di spermatozoi, come succede per gli ovuli femminili, il processo di spermiogenesi può continuare, pur rallentando di molto, fino a tarda età. Tuttavia ciò che determina i sintomi dell’invecchiamento, che potremmo chiamare andropausa, è il calo progressivo dei livelli di Testosterone, ormone fondamentale non solo per la muscolatura, ma anche per l’attività cerebrale ed il tono psichico. L’uomo dopo i 50 anni non ha solitamente particolari turbe mentali, ma necessita, anche per tenere salda la psiche, di sentirsi forte sul piano muscolare e sessuale.

Osservando e studiando la composizione del geniale rimedio fitoterapico Andro Control si vede come si affrontino in maniera specifica le problematiche tipiche dell’ultracinquantenne che è soddisfatto se riesce a fare sport e sesso ad un buon livello. La composizione del rimedio tiene accuratamente conto della complessità di fattori che interagiscono nel determinare il calo della potenza sessuale o l’infertilità maschile. Pertanto a piante di specifico stimolo sulle ghiandole endocrine: Pedalium (à Testicolo), Tribulus (à Ipofisi), Maca (àIpotalamo) si affiancano piante ad azione precipua sul sistema nervoso che tanto contribui-

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sce all’impotenza; si tratta di piante sostanzialmente antistress, sia per quando questo esita in depressione (Avena), sia per quando determini un calo sul piano anche muscolare ed immunologico (Muira puana).

Voglio ricordare ancora una volta tuttavia che il segreto dell’efficacia dei rimedi Scienza Natura non è solo nella presenza di fitoterapici specifici, ma anche nella sinergia che tra essi si realizza con la scelta differenziata delle quantità e con le modalità di preparazione.

La posologia sarà solitamente di 60 gocce al risveglio e prima di coricarsi, i risultati richiedono qualche settimana per evidenziarsi.

L’Età dell’Esperienza

CONTENUTO IN FITOTERAPICI SPECIFICI 1. PEDALIUM MUREX (Pedalio) pianta spesso usata assieme al Tribulus (i frutti delle due piante sono molto simili) nelle antiche formule di rivitalizzazione maschile, seppur meno studiata rispetto a quest’ultima. Studi preliminari moderni attribuiscono alla pianta proprietà afrodisiache e di stimolo testosteronico. Il Pedialio inoltre ha effetti protettivi sull’intestino, con effetti antiulcera ed antipiretici oltre che urolitici. Dosi abbastanza alte degli estratti della pianta, hanno effetti comparabili con il Viagra. L’effetto positivo sulla sessualità maschile è ad ampio spettro, infatti anche la fertilità se ne giova, per un effetto di miglioramento sulla qualità degli spermatozoi.

2. TRIBULUS TERRESTRIS (Tribolo comune) è una pianta spinosa diffusa in tutto il mondo e da secoli usata in medicina Ayurvedica per aumentare la fertilità maschile e femminile. La medicina cinese la utilizza per le disfunzioni epato-renali. La ricerca scientifica ha dimostrato che aumenta l’FSH nella donna e l’LH nell’uomo. Le saponine steroidee (protodioscine), contenute nei semi della pianta, stimolano la produzione endogena, non solo di LH, ma anche di testosterone, deidrotestosterone e DHEA. Il Tribolo ha azione benefica anche a livello immunitario, epatico e cardiovascolare.

La pianta è specificatamente consigliata in caso di intensa attività sportiva perché aumenta la resistenza alla fatica e favorisce la conversione di grasso e colesterolo in muscolo ed energia.

3. AVENA SATIVA (Avena) questa comunissima erba dei nostri prati è un rimedio della tradizione per supportare mente corpo e spirito, ma essa esplica la sua funzione tonica soprattutto per l’apparato sessuale maschile. In realtà il meccanismo d’azione in ambito ormonale di questa pianta, ricca

di beta glucani e quindi ipocolesterolemizzante, non è ancora ben definito. Essa ha anche un ruolo antidepressivo stimolando la microcircolazione cerebrale, analogamente al Ginkgo. L’Avena supporta il desiderio fisico e psicologico per il sesso. Non sembra agire tanto sui livelli di testosterone totale ma su quelli del libero, la cui quota viene incrementata.

4. LEPIDIUM MEYENII (Maca andina) questa pianta è da secoli usata dalle popolazioni del Perù per stimolare la libido e la potenza sessuale maschile. Questa brassicacea non ha una azione ormonale diretta, ma sembra possedere un effetto di riequilibrio generale sugli ormoni sessuali maschili tramite un influsso su ipotalamo ed ipofisi. Quest’erba ha un effetto non solo sulla fertilità e libido maschile, ma anche su quella femminile tramite lo stimolo dell’LH ipofisario.

5. PTYCHOPETALUM UNICINATUM (Muira puana) il nome indigeno della pianta significa legno della potenza. Contiene acidi grassi a catena lunga, alcaloidi e fitosteroli che forniscono il razionale per l’utilizzo della pianta non solo per la debilità sessuale, ma anche per l’astenia muscolare, cardiaca e gastroenterica, oltre che nei postumi di malattie debilitanti quali l’influenza. I componenti della pianta che agiscono sul piano sessuale sono liposolubili e debbono quindi subire estrazione alcoolica. La pianta è un importante stimolante della libido e dell’erezione peniena, ma è utile anche in varie malattie neuromuscolari (atassia locomotoria, nevralgie...). Vari studi hanno riportato le ottime azioni della pianta sul sistema nervoso: antistress, anti ipertensivo, stimolante della memoria, rigenerante cerebrale dopo ictus.

NEURO MUSCOLARE Sist. Nervoso Cuore

AVENA SATIVA MUIRA PUANA

ANDRO CONTROL AZIONE SPECIFICA :

PEDALIO ORMONALE Testosterone LH DHEA

TRIBOLO MACA

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POSSIBILI ANCILLARI OMEOPATICI KALIUM PICRICUM Rimedio omeopatico delle problematiche sessuali, c’è scarsa propensione per la sessualità ed il coito, soprattutto l’emissione del seme determina una grande spossatezza, di qui l’avversione per l’atto sessuale.

CALADIUM Rimedio principe dell’impotenza caratterizzato da erezioni nel dormiveglia che scompaiono da cosciente e non si verificano con l’eccitazione. Il pene è flaccido anche da eccitato, non c’è orgasmo, né emissione del seme.

CONIUM Rimedio dell’invecchiamento, del vecchio satiro. Il maschio che invecchia e che non approda alla spiritualità può esitare nel quadro clinico di Lycopodium, la libido scompare per far posto all’intellettualità, o a quello di Conium. In questo caso il soggetto invecchia, scema la potenza erettiva ma permane il desiderio. Questo conflitto spesso si materializza in problematiche proliferative a carico della prostata.

SELENIUM Rimedio complementare di Conium, sono presenti pensieri lascivi, polluzioni notturne, ma scarsa potenza sessuale al momento del coito, dopo il quale c’è depressione ed irritabilità.

TESTIS SUIS Organoterapico trofico chiave per l’uomo che invecchia e nel quale il testicolo tende a diminuire la produzione di spermatozoi e questi hanno spesso difetti funzionali od anatomici GLANDULA SUPRARENALIS SUIS Con l’invecchiamento la produzione compensatoria, visto che cala l’efficienza testicolare, di ormoni sessuali, passa al corticosurrene che va sostenuto per evitare che entri in uno stato di esaurimento funzionale.

HYPOTHALAMUS SUIS Organoterapico trofico specifico per ritardare gli effetti dell’invecchiamento sul computer centrale del corpo deputato ad adattare l’equilibrio degli ormoni sessuali con i messaggi che arrivano dall’interno del corpo e dall’ambiente esterno.

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L’Età dell’Esperienza

a cura del Prof. Ivo

Bianchi

UNA FINESTRA SULL’OMOTOSSICOLOGIA

Come contrastare l’ingravescente psicastenia che arriva dopo i 50 anni

U

n dei sintomi più frequenti che si riscontra nella pratica clinica, soprattutto dopo i 50 anni, è l’astenia, la stanchezza. Essa ha una componente sia psiconeurologica ed endocrina, oltre che fisica. Consideriamo che: FATTORE NEUROLOGICO, dopo i 50 anni il peso del cervello inizia a ridursi con evi-

dente diminuzione del numero dei neuroni e delle cellule gliali, anche se quest’ultime iniziano a diradarsi molto tempo prima.

Lo stress, spesso intensissimo in questa età, sembra avere un ruolo nel determinismo di questa tendenza atrofica cerebrale. In questa età, in cui appunto si procede con l’esperienza e si traggono molti frutti e successo da questo, in alcuni casi Composizione del rimedio omotossicologico Guna Geriatrics, formulato dal prof. Ivo Bianchi e disponibile solo all’estero, compreso Vaticano e S. Marino. Si noti come in questo farmaco, specifico per la psicastenia senile, siano presenti, in piccolissime quantità, neurotrasmettitori ed ormoni trofici cerebrali.

20 gocce sublinguali al mattino, dovrebbero essere assunte dopo i 50 anni, per prevenire la degenerazione cerebrale e la conseguente psicastenia, che si innesca da questa età.

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UNA FINESTRA SULL’OMOTOSSICOLOGIA

Volume 5 - N. 3/4

può verificarsi una situazione depressiva per avversità esterne o per crisi interiori.

La depressione, del resto, è una patologia in cui si osserva atrofia e perdita neuronale nell’ippocampo e nelle strutture corticali ad esso connesse. Regioni cerebrali quali corteccia prefrontale, corteccia del cingolo e amigdala, che sono associate all’ippocampo, contribuiscono all’alterazione dell’umore e delle emozioni nella depressione, come anche a disfunzioni di tipo cognitivo. È dimostrato inoltre che la diminuita funzionalità a livello ippocampale, presente nella depressione, altera il controllo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, un circuito neuroendocrino primariamente coinvolto nella risposta fisiologica allo stress. È noto infatti che l’ippocampo esercita un’azione protettiva dallo stress grazie al mantenimento di un tono inibitorio sui nuclei paraventricolari ipotalamici dell’HPA, ed a interazioni con la corteccia prefrontale. Pertanto la

sindrome depressiva dei 50-60enni si caratterizza, oltre che per le disfunzioni neurotrasmettitoriali, anche per un’aumentata vulnerabilità cellulare. Per questo motivo, negli ultimi anni diversi laboratori hanno intrapreso studi mirati a valutare il coinvolgimento di proteine, come i fattori neurotrofici, nell’eziologia della depressione e nell’azione dei farmaci utilizzati per il suo trattamento.

FATTORE ENDOCRINO, molte manifestazioni fisiche, ma anche psicologiche, correlate all’invecchiamento, sono conseguenza del decremento di vari ormoni. In particolare il calo del Deidroepiandrosterone corticosurrenalico (DHEA), degli Estrogeni ovarici, della Melatonina epifisaria e del Somatotropo ipofisario hanno un influsso notevolissimo sulle spinte cerebrali senili. Tali ormoni infatti influenzano umore, ritmo sonno veglia, struttura della cute

Composizione del rimedio omotossicologico Guna Matrix, formulato dal prof.

Ivo Bianchi e disponibile solo all’estero, compreso Vaticano e S. Marino.

Si noti come in questo farmaco, specifico per la stimolazione neurotrofica, siano presenti, in piccolissime quantità, ormoni trofici cerebrali, aminoacidi, catalizzatori e vitamine.

20 gocce sublinguali al mattino, dovrebbero essere assunte dopo i 50 anni, per prevenire la degenerazione cerebrale legata sia all’impregnazione tossica della matrice intracellulare che al progressivo decadimento ormonale.

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L’Età dell’Esperienza

e degli organi interni, tendenza alla degenerazione tissutale ed alle manifestazioni neoplastiche. L’Omotossicologia non propone la sostituzione ormonale (supplementazioni ponderali di Melatonina, Somatropo e DHEA, come abbiamo visto, hanno spesso dato risultati deludenti, inducendo rispettivamente: depressione, diabete o cancro), bensì si pone come obiettivo lo stimolo dei recettori tissutali dell’ormone in questione per amplificare la risposta alle dosi ridotte di ormone circolante ed attua questo impiegando quantità minime dell’ormone stesso diluite e dinamizzate. Lo stimolo endocrino omotossicologico non è mai diretto su una sola struttura ma su multiple ghiandole sinergiche per determinare uno stimolo armonico e globale.

FATTORE FISICO-ENERGETICO, la progressiva perdita di energia che si verifica col passare degli anni ha la sua prima mo-

tivazione fisiopatologica a livello cellulare ed in particolare a livello mitocondriale ove avviene la produzione dell’80% dell’energia che permette alla cellula stessa le sue funzioni metaboliche, riparatrici e difensive.

Più una struttura anatomica è attiva e più le sue cellule sono ricche di mitocondri e dipendenti da questi per le loro funzioni, più si deteriorano nel periodo senile. Non a caso il cedimento del cuore, le cui cellule sono le più ricche in mitocondri, è la causa più comune di morte. Pertanto, uno dei punti chiave della strategia antisenile omotossicologica è la stimolazione della produzione di energia a livello mitocondriale: vengono quindi impiegate piccole dosi stimolanti di substrati del ciclo di Krebs e di chinoni della Fosforilasi ossidativa oltre ad oligoelementi, aminoacidi e vitamine coinvolti nel metabolismo cellulare. In sintesi possiamo dire che l’obiettivo della strategia omotossicologica è quello di stimolare e riComposizione del rimedio omotossicologico Guna Cell, formulato dal prof.

Ivo Bianchi e disponibile solo all’estero, compreso Vaticano e S. Marino.

Si noti come in questo farmaco, specifico per il supporto della funzione esclusivamente energetica (non proliferativa) della cellula, siano presenti tutti i fattori biochimici, vitaminici, minerali, atti a supportare una vivace ma corretta funzione cellulare, strettamente correlata al benessere psicofisico dell’individuo. Anche in questo caso, il rimedio, che non è di sostituzione ma di stimolazione, può essere impiegato in ragione di sole 20 gocce sublinguali al risveglio.

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UNA FINESTRA SULL’OMOTOSSICOLOGIA

Volume 5 - N. 3/4

vitalizzare, sempre rimanendo nell’ambito del “biologicamente compatibile”. Molti dei farmaci omotossicologici infatti agiscono a vari livelli, grazie a diversi componenti attivi come stimolanti della depurazione, della funzione immunologica ed endocrina e dell’efficienza cellulare.

La prescrizione Omotossicologica non può giovarsi dei protocolli universalmente applicabili tipici della Medicina Convenzionale, che non a caso usa quantità ponderali di sostanze ad azione farmacologica, ma tuttavia non è così complessa come la prescrizione Omeopatica Classica che deve essere estremamente specifica per ottenere un effetto dalla somministrazione di quantità

infinitesimali di sostanza e che richiede attenzione e precisione e solitamente porta a selezionare un farmaco nell’ambito di alcuni indicati per quella situazione clinica.

L’Omotossicologia introduce in terapia una varietà di rimedi complessi molto efficaci che contengono piccole quantità di ormoni, oligoelementi, aminoacidi, catalizzatori cellulari e così via. Dopo aver illustrato alcuni rimedi in gocce, la cui somministrazione orale può dare grandi risultati nella psicastenia di questa età, vediamo, nella figura sottostante, uno schema per la somministrazione di rimedi omotossicologici classici, formulati da Hans Heinrich Reckeweg, per le sindromi asteniche.

Punto 6 Vaso Concezione,

specifico per ottenere i migliori risultati con i rimedi iniettivi dell'Omotossicologia Classica, nelle Sindromi asteniche

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COME ARGINARE SUL NASCERE I PRIMI SEGNI DELLA SENESCENZA

P

er senescenza si intende il venir meno di capacità, l’indebolimento delle forze e la maggiore morbilità, che sono associate solo in parte con l’invecchiamento fisiologico dell’individuo.

La senescenza è una caratteristica interna di ciascuna persona, che indica il pernicioso passare del tempo. Quali sono i fattori della senescenza? In estrema sintesi possiamo ricondurli a quattro e per ognuno di essi esiste una proposta terapeutica di arginamento.

- Il primo elemento è la progressiva diminuzione dell’energia vitale di base, della spinta alla riproduzione ed al rin-

a cura del Prof.

Ivo Bianchi

novamento delle nostre cellule. Questo fattore, basicamente genetico, dipende anche in parte dal depauperarsi di alcuni elementi energetici costitutivi e dalla diminuzione del contenuto di acqua del corpo. Esistono oggi sostanze capaci di rifornire di Idrogeno ed Ossigeno il nostro organismo e di ricaricare le nostre pile.

- Il secondo elemento è il calo della spinta vitale di tipo ormonale. In particolare diminuiscono i livelli dell’ormone della crescita (GH), la qual cosa comporta in primis una alterazione strutturale di muscoli ed ossa. Per questo problema può

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essere controindicato il supplementare direttamente l’ormone ma è senz’altro utile l’integrazione dietetica con aminoacidi specifici, quali Arginina, Ornitina e Citrullina, che sostengano i livelli di questo ormone chiave per la forza fisica e psichica.

- Il terzo elemento è l’accumulo di radicali liberi dell’ossigeno. Queste sostanze infiammatorie sono prodotte inevitabilmente nell’ambito del metabolismo corporeo. L’organismo brucia gli elementi nutritivi utilizzando Ossigeno e ne risultano scorie atomiche attivate che danneggiando le strutture proteiche organiche, determinano il progressivo invecchiamento di organi e tessuti. Il corpo è dotato di un complesso ed efficiente sistema per neutralizzare i radicali liberi, ma esso si indebolisce col tempo e diviene insufficiente. L’integrazione con anti ossidanti può essere una buona soluzione, ma non è così semplice usarli utilmente, come sembrerebbe leggendo la stampa corrente. Gli anti ossidanti agiscono ossidandosi a loro volta e in alcune circostanze possono risultare rimedi peggiori del male. Devono quindi essere scelti individualmente. Ad esempio il beta Carotene, utilissimo per proteggere pelle e mucose, può essere uno stimolo carcinogenetico nel fumatore. Il Selenio, minerale anti ossidante per eccellenza, in alcuni soggetti, stimola l’insorgenza di diabete II. - Il quarto elemento è l’accumulo di metalli pesanti nell’organismo, oggi assai comune, per l’abbondanza di queste sostanze tossiche nell’aria inquinata. Il meccanismo è semplice. L’individuo anziano spesso si alimenta poco ed in maniera squilibrata, inoltre l’assorbimento intestinale delle varie sostanze declina.

In presenza di una carenza di Zinco, l’or-

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ganismo in alternativa capta dall’ambiente un elemento simile ma tossico, quale il Cadmio, causa misconosciuta di moltissimi casi di ipertensione senile. In presenza di uno squilibrio del metabolismo del Calcio e del Magnesio, l’organismo più facilmente assume dall’ambiente il Piombo o l’Alluminio, causa entrambi di alcuni tipici danni senili al sistema nervoso ed all’apparato muscolare. Una corretta ed anche qui, mirata sul soggetto, integrazione di elementi vitali, non farà spazio all’incameramento di metalli tossici. Inoltre esistono oggi terapie che chelano e veicolano all’esterno i metalli pesanti, drenando e ringiovanendo i tessuti.

Un elenco più dettagliato di fattori di senescenza

Accettiamo quindi serenamente di diventare più saggi con gli anni ma non subiamo passivamente gli attacchi di quelle sostanze che deteriorano in maniera pre-

L’Età dell’Esperienza

coce ed anomala i nostri tessuti. Una terapia anti aging naturale ed innocua è possibile! Facciamo alcuni esempi: • Coenzima Q10 (30-200 mg/die) Il coenzima Q10 (CoQ10) è un composto che si trova naturalmente in tutte le cellule del corpo umano. Per la sua presenza ubiquitaria in natura e per la sua struttura chinonica (simile a quella della vitamina K), CoQ10 è anche noto come ubichinone.

CoQ10 è una sostanza liposolubile il cui ruolo principale è quello di essere un intermediario vitale del sistema di trasporto degli elettroni nei mitocondri. Sono necessarie adeguate quantità di CoQ10 per la respirazione cellulare e la produzione di energia sotto forma di ATP a livello di tutte le cellule nel corpo.

Declino del contenuto di CoQ10 nei vari tessuti, con l’età

Le cellule ed i tessuti metabolicamente più attivi hanno il più alto fabbisogno di CoQ10 (cuore, fegato, rene, encefalo ..) e vanno incontro più facilmente ad una carenza dello stesso.

Sono state rilevate carenze tessutali o bassi livelli sierici di CoQ10 in un ampio range di condizioni cliniche, quali malat-

tie cardiovascolari, neuromuscolari, respiratorie, ormonali ed infettive. I livelli di CoQ10 diminuiscono fisiologicamente con l’avanzare dell’età, e tale diminuzione potrebbe contribuire in parte al verificarsi di alcuni sintomi della senescenza.

Una carenza di CoQ10 potrebbe derivare da: - alterata sintesi di CoQ10 legata a carenze nutrizionali (ad es. carenza di vitamina B6) - difetto genetico o acquisito nella sintesi o utilizzo di CoQ10 - aumentato fabbisogno tissutale come conseguenza di particolari patologie Il CoQ10, essendo liposolubile, viene assorbito a livello digestivo per la stessa via fisiologica di altri grassi alimentari, ovvero viene emulsionato grazie all’azione degli acidi biliari presenti nella bile ottenendo delle micelle solubili.

Tali micelle poi assorbite a livello del piccolo intestino, passano nel sistema linfatico, ed infine nel sangue per arrivare ai tessuti. L’assorbimento e la biodisponibilità di CoQ10 esogeno variano molto a seconda del tipo di preparato a base di CoQ10 che viene utilizzato. Nella maggior parte degli integratori alimentari presenti in commercio il CoQ10 si trova in polvere (in capsule o tavolette) oppure sotto forma di sospensione oleosa in perle.

Queste forme tradizionali sono scarsamente biodisponibili perché forniscono coenzima Q10 in una forma molecolare molto grande per essere correttamente digerita ed assorbita. I migliori integratori di CoQ10 sono quelli prodotti con l’ausilio delle nanotecnologie che forniscono un prodotto già finemente micelizzato, facilmente assorbibile a livello della mucosa intestinale.

Si stima che la biodisponibilità sia addi-

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rittura tripla rispetto alle formulazioni tradizionali.

Il miglior integratore di CoQ10 oggi esistente, associa acido Lipoico e nonotecnologia

• Acido alfa-lipoico (50-600 mg/die) L’acido alfa-lipoico, detto anche acido tiottico, fu isolato per la prima volta nel 1953, da estratti di fegato, dai biochimici americani L.J. Reed e I.C. Gunsalus che riuscirono ad ottenerne solo pochi milligrammi partendo da grandi quantità di fegato.

Si tratta di una molecola relativamente piccola formata da una catena di otto atomi di carbonio e due di zolfo collocati nella parte terminale. Nella forma ridotta, nota anche come acido diidrolipoico, gli atomi di zolfo sono presenti come tioli liberi (-SH), mentre nella forma ossidata, grazie alla generazione di un legame disolfuro (-S-S-), danno origine ad una struttura terminale ad anello. Grazie alla sua particolare struttura molecolare, l’acido alfa-lipoico può sia andare incontro a reazioni di ossido-riduzione, che fungere da trasportatore di elettroni o di gruppi acetilici.

Per questo motivo, l’acido alfa lipoico agisce come cofattore per numerosi enzimi che partecipano al ciclo di Krebs,

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ovvero al processo che avviene a livello dei mitocondri cellulari che comprende un complesso insieme di reazioni ossidative che consentono la conversione di glucosio, acidi grassi e altre fonti energetiche in adenosin trifosfato (ATP) ovvero energia chimica spendibile a livello cellulare.

L’acido alfa-lipoico e la sua forma ridotta, acido diidrolipoico, sono potenti antiossidanti. L’acido alfa lipoico è in grado di rigenerare le forme ossidate di altri composti antiossidanti come glutatione e vitamina C ed agisce come depuratore diretto nei confronti di numerose specie radicaliche ovvero delle specie d’ossigeno e d’azoto reattive, come radicali idrossilici e perossilici, perossinitrito e ossigeno singoletto.

L’acido alfa-lipoico è di supporto anche nel contenimento della fuoriuscita di radicali liberi originatisi in concomitanza di un metabolismo energetico spinto, come avviene a livello mitocodriale. Anche se la maggior parte di questi radicali sono contenuti nell’ambito dell’organulo intracellulare, una piccola parte può fuoriuscire e condurre gradualmente al danneggiamento cellulare. Data la sua struttura, risulta solubile sia nei compartimenti acquosi (citoplasma) che in quelli lipidici (membrana) delle cellule e dei mitocodri, svolgendo la sua attività antiossidante in entrambi i comparti.

L’Acido alfa lipoico è inoltre un potente chelante, cioè ha la capacità di legarsi ai metalli pesanti favorendone l’espulsione dall’organismo, è quindi un ottimo disintossicante oltre che un anti ossidante.

• Omega-3 (300-1000 mg/die) In pazienti affetti da patologie coronariche, i livelli plasmatici di acidi grassi

L’Età dell’Esperienza

omega-3 risultano inversamente proporzionali all’accorciamento dei telomeri cromosomici, noto marker di invecchiamento cellulare. È quanto riportato in uno studio, recentemente pubblicato su Jama, grazie al quale gli autori sarebbero riusciti a spiegare gli effetti benefici di tali sostanze sulla sopravvivenza. L’acido eicosapentenoico (EPA) ed in particolare il docosaesaenoico (DHA) contenuti negli omega 3 hanno quindi un ruolo nel contrastare l’invecchiamento cellulare.

• Picnogenolo (30-100 mg) Il Picnogenolo, il più innovativo tra gli antiossidanti. Si tratta una miscela di

flavonoidi estratta dalla corteccia di pino marittimo (Pinus pinaster L.), ricca di proantocianidine, flavonoidi noti per la loro azione protettiva nei confronti dei capillari e del collagene tissutale.

Questa molecola antagonizza l’invecchiamento cutaneo legato agli anni ed esasperato dall’esposizione al sole. L’attività antiossidante del picnogenolo è stata stimata essere addirittura 20 volte superiore a quella della Vitamina C e 50 volte superiore a quella della Vitamina E. Esso è considerato il “supernutriente” delle cellule, può aiutare i tessuti a mantenersi idratati ed elastici, prevenendo la formazione delle rughe ed il rilassamento.

• Resveratrolo (100-200 mg/die) Il resveratrolo, chimicamente indicato come trans-3,4’,5 triidrossistilbene, è una fitoalessina (dal greco alexin = far da guardia o proteggere). Le fitoalessine sono una classe di composti prodotti da alcune piante come parte di un sistema di difesa in risposta a varie condizioni di stress (danno o infezione da funghi, radiazione ultravioletta, carenza di nutrienti..).

L’interesse per questa sostanza è nato dal fatto che il resveratrolo era la componente attiva di un medicamento popolare cinese e giapponese noto come “kojokon” (a base di polvere essiccata di radici di Polygonum cuspidatum) utilizzato per vari scopi (ad esempio contro iperlipidemie, arteriosclerosi, allergie e infiammazioni). La Polygonum cuspidatum è una pianta oggi molto studiata, da quando si è scoperto che le sue radici contengono un’elevatissima concentrazione di resveratrolo, in quantità anche 400 volte superiori rispetto a quelle dell’uva e del vino.

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Il resveratrolo possiede un ampio profilo biologico: è noto e studiato da molto tempo come antiossidante, attivo nel contrastare la perossidazione lipidica e in particolare l’ossidazione delle LDL, implicato nella vasodilatazione, perchè stimola la produzione di ossido nitrico, e nell’ inibizione dell’aggregazione piastrinica. È un agonista dei recettori degli estrogeni, possiede attività antivirali e sembra indurre apoptosi in cellule cancerogene. Un aspetto decisamente interessante è stato evidenziato da vari studi in cui si è osservato come il resveratrolo determini attivazione delle sirtuine, enzimi deacetilasici NAD dipendenti coinvolti nel miglioramento del bilancio energetico cellulare e nella resistenza della cellula allo stress ossidativo.

Studi su modelli animali e studi preliminari sull’uomo indicano che la restizione calorica ritarda l’invecchiamento cardiaco e può prevenire le patologie cardiovascolari. Questi effetti sono mediati da un ampio spettro di adattamenti biochimici e cellulari, inclusi l’omeostasi redox, la funzione mitocondriale, l’infiammazione, l’apoptosi e l’autofagia. Studi preclinici indicano che il resveratrolo può mimare gli effetti della restrizione calorica e perciò può ovviare potenzialmente alla necessità di una drastica riduzione calorica (che sembra essere messa in relazione anche ad un abbassamento del metabolismo). L’utilizzo di una sostanza mimetica della restrizione calorica come il resveratrolo rappresenta quindi una sicura ed efficace strategia per promuovere il benessere cardiovascolare e ritardare l’invecchiamento cardiaco negli uomini.

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Il meccanismo d’azione è legato all’attivazione da parte del resveratrolo delle sirtuine. Le sirtuine sono una classe di enzimi deacetilasici NAD dipendenti coinvolti nel miglioramento del bilancio energetico cellulare e nella resistenza della cellula allo stress ossidativo. Un gran numero di sirtuine sembra essere coinvolto nel promuovere la longevità nei mammiferi. Il resveratrolo attiva la sirtuina umana 1 (SIRT1), omologo di SIR2 (Silencing Information Regulator 2) del lievito. Le sirtuine in particolare inducono il processo cellulare di autofagia che consente alle cellule di riciclare il proprio contenuto e di rimuovere in modo selettivo mitocondri e altri organelli danneggiati.

Il resveratrolo migliora il bilancio energetico nelle cellule adipose brune, aumentandone la sensibilità all’insulina e stimolandone la funzione mitocondriale. Attivare le sirtuine significa andare a migliorare il bilancio energetico cellulare. Attraverso la stimolazione del PGC-1 ALFA (peroxisome proliferator-activated recetoptor gamma coacticator), un coattivatore di recettori nucleari ormonali, si promuove la biogenesi mitocondriale nel muscolo scheletrico e nel

L’Età dell’Esperienza

tessuto adiposo bruno (migliora l’ingresso del glucosio per la formazione di energia e quindi migliora la sensibilità all’insulina). La stimolazione della sirtuina determina anche stimolazione di FOX01 che interviene nella resistenza allo stress ossidativo e nella riparazione del DNA. Queste osservazioni hanno

implicazioni importanti per il trattamento dell’obesità, del diabete di tipo 2 e altre patologie associate all’invecchiamento.

Numerosi studi nell’animale da laboratorio dimostrano l’attività neuroprotettiva del resveratrolo in vari disordini neurologici, tra cui l’ischemia cerebrale, l’ictus e alcune malattie neurodegenerative.

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a cura di

Aldo Ceich

Medico Dentista

l’Universo Musicale e l’uomo

L’

articolato mondo musicale si esprime con un linguaggio che è in grado non solo di comunicare all’uomo messaggi di carattere universale, ma stimola in lui stesso una relazione con quanto è in grado non solo di udire, ma di percepire, coinvolgendo in quest’esperienza acustica fatta di suoni articolati, anche gli altri sensi in un paesaggio visionario fatto di suggestioni e di sesazioni.

Il fenomeno musicale sfugge a ogni tentativo di definizione, solo vivendo la sua esperienza se ne capisce il valore. Descrivere la musica è come voler descrivere l’amore, la vita, non ci sono parole adatte che siano in grado di farlo perché il suo è un invito alla partecipazione.

Questo linguaggio analogico ha un portato universale perché porta a vivere l’esperien-

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LA MUSICA È ARTE perché incanta È SCIENZA perché segue leggi matematiche È MISTERO perché ha un senso universale Hanno detto: La Musica non è data all’uomo solo per lusingare i propri sensi, ma anche per colmare i tormenti dell’anima e i movimenti incerti di un corpo pieno di imperfezioni. PLATONE

L’Età dell’Esperienza

za e può essere percepito da tutti. Esso è usato elettivamente nelle rappresentazioni artistiche in cui si vuole esprimere un qualcosa che la ristrettezza della parola non sa dare. Esso, per esempio, è il fulcro pulsante delle poesie, nelle quali solo con i come ed i se si riesce a rappresentare in termini di paragone quanto è impedito dalla restrizione semantica ed etimologica della parola.

La musica, al pari delle arti figurative, ha il pregio di sapersi esprimere direttamente senza intermediari ed è questa sua caratteristica sottilmente trascendente che è in grado di allontanare l’uomo dall’inquinamento delle propie catene esistenziali e allo stesso momento, è in grado di ravvivare la fiamma custodita nel suo cuore. Essa, nota dopo nota, bypassando le catene emozionali, è in grado di sollecitare nell’uomo l’incontro più importante della sua vita, quello con la propria coscienza ovvero, in altri termini, con la centralità del suo cuore.

Quella musica che mira alla bellezza, si ferma ai canoni della forma, non va oltre la dimensione dello spazio.

Quella musica che mira all’estetica si ferma alle consuetudini del tempo in cui è composta.

Se la musica mira all’armonia, esclude da sè le dimensioni dello spazio e del tempo legate ai parametri del contingente, perché nella sua veste verginale, essa si propone come fonte di unione tra un dentro e un fuori, tra un mio ed un tuo. Insomma la musica, celebrando se stessa, diviene di per sè sacra perché prepara il terreno per quella che è la semenza universale: l’amore.

In questo suo intimo invito all’armonia, la musica, non vuole solo accendere corde emotive, ma essa stessa è un mezzo attraverso il quale viene ad essere stimolata l’evoluzione dell’uomo verso dimensioni più sottili e vicine allo Spirito e la sua straordinarietà si esprime attraverso un colloquio

Hanno detto: L’uomo che non ha musica dentro di sé e non è commosso dall'accordo di dolci suoni, è incline ai tradimenti, agli stratagemmi e ai profitti; i moti del suo spirito sono tristi come la notte, e i suoi effetti bui come l’Erebo: non fidatevi di un uomo simile.

WILLIAM SHAKESPEAR

Lei è vicino al mio cuore (Rabindranath Tagore) Lei è vicino al mio cuore come fiore di campo alla terra: mi è dolce come è dolce il sonno per le stanche membra.

Il mio amore per lei è la mia vita che scorre nella sua pienezza, come un fiume gonfio in autunno, fluente con sereno abbandono.

I miei canti si confondono al mio amore, come il mormorio d’un ruscello, che canta con tutte le sue onde e tutte le sue correnti.

Se possedessi il cielo con tutte le sue stelle, e il mondo con le sue infinite ricchezze, chiederei ancora di più; ma sarei pago dal più infimo cantuccio di questa terra, se lei fosse mia.

APOLLO Era il dio della MUSICA e anche della MEDICINA Nell’antica Grecia, nei templi di guarigione per le malattie fisiche e mentali LA MUSICA veniva proposta come energia fondamentale per armonizzare il corpo.

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sottile da cuore a cuore, da anima ad anima tra chi suona e chi ascolta.

Il suo segreto non è tanto nel volume, o nel ritmo, quanto nei silenzi che pulsano tra una nota e l’altra. È in questi momenti di raro silenzio che trae origine ogni forma di vita sia essa minerale, vegetale, animale o umana.

Ma come fa la musica a stimolare la liberazione di trasmettitori neurovegetativi e creare stati di armonia interiore o di eccitazione? Per quali vie si trasmette il suo messaggio? Come fanno la meditazione e la TENS (Stimolazione Elettrica Trans Cutanea) a creare gli stessi stimoli interiori della musica classica? Come mai le piante crescono meglio con la musica?

Evidentemente nell’uomo e nella materia sia essa minerale, vegetale o animale ci deve essere un tessuto, una matrice che è in grado di recepire le sue frequenze.

A percepire le frequenze della musica non c’è solo l’apparato uditivo, ma tutto un sistema che trova radici nel tessuto connettivale. Non ci fosse un mezzo di trasmissione la musica sarebbe un fenomeno muto.

Il mezzo più frequente di trasmissione è l’aria, ma anche l’acqua è un valido mezzo di trasmissione, basta vedere il linguaggio dei pesci attraverso il Sonar. Ci sono poi mezzi di trasmissione nel nostro corpo che consentono di percepire il suono anche nei non udenti e ci sono mezzi che consentono una trasmissione delle frequenze a velocità ben superiore di quella sinaptica del sistema nervoso. Ma nell’uomo come si spiega tutto questo?

La musica attiva meccanismi del piacere e della gratificazione (Hillecke et al. 2005; Schlaug, 2009; Koelsch 2009 e 2010).

L’ascolto della musica è efficace nel diminuire l’ansia, la depressione, il dolore (Cassileth et al. 2003; Cepeda et al. 2006, Siedliecki and Good 2006).

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È da questo presupposto (molto sottile) che trae origine LA MUSICOTERAPIA

L’orecchio non è un pezzo differenziato della pelle, la pelle è un pezzo differenziato dell’orecchio ALFRED TOMATIS

La pelle è un recettore sonoro come l’orecchio

La percezione vibrazionale costituisce una sensibilità di tipo meccanico che coinvolge strutture recettoriali poste a livello sottocutaneo e interessano tanto la mente quanto il corpo

L’Età dell’Esperienza

Ascoltare musica attiva regioni emotive limbiche e paralimbiche (Blood et al.

1999, Blood and Zatorre 2001, Brown et al.

2004, Koelesch et al. 2006, Menon and Levitin 2005).

Ascoltare musica attiva aree subcorticali collegate all’attenzione, alla semantica e alla sintassi musicale, alla memoria e alle funzioni motorie (Bhattacharya et al.

2001, Janata et al. 2002, Koelshet al. 2006, Papescu et al. 2004).

Il sistema limbico è stimolato dalle emozioni evocate dalla musica (Koelsch 2010, Trends in Cognitive Sciences) Lo studio degli effetti della musica è ancora agli inizi, ma può rivelarsi un ottimo coadiuvante al recupero delle funzioni cognitive e motorie. (Belin et al.

1996, Thaut et al. 1997).

Nei due mesi successivi all’Ictus miglioravano notevolmente (rispetto al gruppo di controllo e al gruppo sottoposto al’ascolto di audiolibri) l’attenzione, la memoria, l’afasia, l’umore, la depressione, l’ansia e più in generale la percezione della qualità della vita. (Sarkamo et al. Brain 2008).

In soggetti sani la musica migliora le funzioni cognitive come l’attenzione, l’apprendimento, la comunicazione e la memoria.

(Wallace 1994, Thomson et al. 2001, Thomson et al. 2005, Shellemburg et al. 2007).

Miglioravano anche svariate condizioni cliniche come la Dislessia (Overey 2003), Autismo (Gold et al. 2006), Schizofrenia (Talwar et al. 2006), Sclerosi multipla (Thaut et al.

2005) Patologie arteriose e delle coronarie (Emery et al. 2003), Demenza (Brotons and Koger 2000, Foster and Valentine 2001, Van de Vinkel et al. 2004).

Uno studio dell’Istituto di Cardiologia dell’Università di Nis (Serbia) ha trovato che l’ascolto di un brano musicale libera Endorfine e rafforza l’endotelio.

Secondo uno studio dell’Università di Mc

Secondo il musicoterapeuta Fabien Maman e il suo team di collaboratori, la MUSICA sarebbe in grado di modificare persino la struttura fisica dell’organismo agendo direttamente sulle cellule...

Cellula cancerosa Hela durante l’esperimento eseguito con lo xilofono

“Siamo esseri musicali perché la sostanza stessa che forma l'universo è musica, una musica già a disposizione per ispirare e servire attraverso la sua vibrazione... siamo musica nel profondo, nella più piccola particella del nostro essere, siamo musica nel nucleo del DNA e nella struttura molecolare”.

Quando la musica guarisce di Fabien Maman

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Gill di Montreal (Canada) ascoltare musica stimola il rilascio di Dopamina (Nature Neuroscience 2002) Ora, se a tutti questi effetti della musica sull’uomo si aggiungessero nuovi aspetti quali la Risonanza degli 8 Hz, l’impostazione sui 432 Hz e l’importanza della Sezione Aurea nella costruzione delle casse acustiche e dei relativi supporti che le rendono degli effettivi “Orgoni”, l’universo musicale assumerebbe un ruolo di estrema importanza nella vita quotidiana, negli ospedali, nelle coltivazioni e nei depositi di stoccaggio degli alimenti come grano, vino, formaggio eccetera.

Ma questa è un’altra storia.

Secondo una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca in collaborazione con il CNR. STUDIARE MUSICA FIN DA PICCOLI FAVORISCE L’APPRENDIMENTO SCOLASTICO

Secondo una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università del Vermont I BAMBINI CHE USANO STRUMENTI MUSICALI MIGLIORANO LA CAPACITÀ DI ATTENZIONE RIDUCONO L'ANSIA HANNO PIÙ CONTROLLO DELLE EMOZIONI.

Secondo l’American Soc. of Hipertension BASTANO 30’ DI ASCOLTO AL GIORNO PER RIDURRE DI 3 MM DI HG LA PRESSIONE SISTOLICA E DI 4 MM DI HG QUELLA DIASTOLICA. LA MUSICA È UN OTTIMO RIMEDIO PER RIDURRE I RISCHI E MIGLIORARE L’APPROCCIO TERAPEUTICO DEI POST INFARTUATI E CORONAROPATICI

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L’ascolto di una sonata di Mozart (sonata in do maggiore per due pianoforti K448) per 10 minuti migliora il ragionamento visuo-spaziale (risultati in alcuni esercizi che comportavano la rotazione di figure).

Il quoziente intelletivo sale temporaneamente di alcuni punti (Nature Rauscher, 1993)

Il grosso Problema della DIRTY ELECTRICITY o “elettricità sporca”

È

innegabile che l’essere umano sia esposto a campi elettromagnetici centinaia di migliaia di volte più intensi di pochi decenni fa.

I dati confermano che questo fenomeno è in continua espansione, ma pochi conoscono le conseguenze sulla salute: come dolori persistenti, ridotta produttività e abbassamento della qualità di vita.

Ora però, si comincia a capire meglio il problema e si conoscono le soluzioni. Sappiamo che esistono diverse forme d’inquinamento elettromagnetico e a ognuna bisogna porvi rimedio in modo differente.

Una delle più gravi e subdole si chiama Dirty Electricity o elettricità sporca.

A cura di Dott. Dominique Hort med. chiropratico

e Carlo

Kausal Cortella Ph.D.

Questa è prodotta dalla continua trasformazione della corrente nella rete elettrica e crea un numero elevatissimo di micro picchi di frequenze dai 30 KHz e i 30 MHz. Queste frequenze entrano e si sommano alla normale e non nociva frequenza dei 50 Hertz. Definita negli Stati Uniti, anche come Black Noise, l’elettricità sporca o internazionalmente oggi chiamata Dirty Electricity, è presente nelle case, uffici e scuole; unita con le altre fonti di radiazio-

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ni, può aumentare l’elettro-stress diurno e soprattutto quello notturno con potenziali gravi conseguenze sulle persone e sulle apparecchiature.

In campo industriale, da oltre cento anni gli apparecchi elettronici sono protetti con filtri da queste dannose frequenze, ma nulla è stato fatto per la protezione degli esseri viventi e soprattutto nessuno fino agli ultimi anni si era interessato ai possibili effetti sulla salute umana di queste onde.

Si è iniziato molto a parlare di questo problema da quando in America alcune aziende leader, tra cui Greenwave e Stetzer, specializzate nel filtraggio di questo problema, hanno pubblicato i dati delle prime ricerche mediche. Numerosi sono stati gli studi epidemiologici condotti, tra cui il più famoso è quello del dott. Samuel Milham pubblicato nel suo libro “Dirty Electricity: Electrification and the Diseases of Civilization”.

Milham indica un possibile nesso causale tra l’esposizione ai campi elettromagnetici, con particolare riferimento alla Dirty Electricity con asma, ansia, irritabilità, sindrome da fatica cronica, fibromialgia, dolori articolari, mal di testa, problemi del sonno, problemi di umore, intestinali in generale e d’iperattività nei bambini.

Egli inoltre fa lo stesso collegamento con alcune patologie più gravi, tra cui quelle che definisce le malattie tipiche della nostra civilizzazione: diabete, problemi cardiovascolari, sclerosi multipla, Alzheimer, infertilità, depressione, possibile correlazione con lo sviluppo di determinati tumori, sclerosi laterale amiotrofica e tanto altro.

Tutti i dati sono stati poi confermati da altre ricerche: la dr.ssa Magda Havas riporta un’importante casistica di suoi malati,

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in particolare fa riferimento ai malati di diabete, sclerosi multipla e malattie cronico-infiammatorie che hanno manifestato enormi miglioramenti, tutti documentati, una volta abbassato il livello di Dirty Electricity nelle loro case e ambienti di lavoro.

Questa contaminazione non dovrebbe per nulla essere presente nella nostra rete domestica poiché provoca livelli innaturali e malsani d’interferenze elettromagnetiche, di onde classificate come non ionizzanti per cui apparentemente innocue, ma che invadono letteralmente il nostro spazio congestionandolo a livello sia denso sia sottile. Questa elettricità sporca si crea e si propaga quando colleghiamo una qualsiasi apparecchiatura alla rete elettrica che diventa una sorta di antenna radio.

Le persone sensibili sperimentano un senso di oppressione alla testa e avvertono anche dei fischi o dei rumori tipo acufeni che poi possono diminuire o sparire quando s’inseriscono i filtri specifici per la Dirty Electricity.

Chi come noi si occupa di medicina preventiva dell’ambiente e della Building Biology e ha compiuto centinaia di misurazioni nelle abitazioni private, può di certo affermare che il numero delle case con un basso livello di elettricità sporca è molto piccolo e il problema sembra essere ormai diffuso nel 90% delle abitazioni.

Come si produce questa l’elettricità sporca?

La maggior parte del problema di Dirty Electricity è prodotta dalle moderne apparecchiature elettroniche, dai sistemi d’illuminazione a risparmio energetico, le luci fluorescenti a basso consumo, computer, invertitori di corrente, caricatori dei telefonini, variatori di luce, impianti audio

e video. Inoltre la rete elettrica si comporta come un’antenna ricevente, catturando anche una quantità importante di onde radio oltre ovviamente alle onde di altra frequenza prodotte dai sistemi Wi-Fi ora diffusi ovunque.

Una volta creata, questa elettricità sporca si muove dappertutto persino da un edificio all’altro, spesso in modo imprevedibile e può diventare molto difficile da gestire per le persone che vivono nella casa, contribuendo negativamente ai fattori di stress già presenti.

Le persone si trovano in modo inconsapevole a essere esposte a forti valori di EMF (frequenze elettromagnetiche) sia nelle abitazioni sia negli ambienti di lavoro.

A oggi, solo pochissimi prodotti sono in grado di trattare perfettamente il problema del Dirty Electricity. SOLS Swiss Optimal Living Society, grazie alla collaudata partnership con il più importante produttore americano, Greenwave, è in grado di offrire in Svizzera ed Europa soluzioni certificate CEE e UL per tutti i disturbi da elettricità sporca. Lo sforzo di SOLS - Greenwave è stato quello di arrivare a un prodotto, denominato filtro Greenwave-SOLS, che, a un costo assolutamente ragionevole, porta, immediatamente benefici sia strumentali sia

percettibili dalle persone. Dalla ricerca SOLS emerge che in un ambiente ripulito e filtrato da Dirty Electricity, le persone sperimentano e confermano: - un senso di maggiore benessere e rilassamento - una diminuita tensione in ambiente lavorativo, una migliorata concentrazione e aumento della sensazione di vitalità - una qualità dell’ambiente e delle propagazioni del suono migliori Seguendo protocolli provati nella loro efficacia, SOLS utilizza le tecnologie più evolute per identificare, ridurre e risolvere l’inquinamento da EMI in ambito domestico e lavorativo.

Si possono risolvere problemi come: - alta frequenza causata da antenne, cordless, telefonini e Wi-Fi - Dirty Electricity, voltaggio corporeo e magnetismo - effetti negativi da geopatie come faglie del terreno, nodi di Hartmann e di Curry, acqua stagnante nel terreno Per chi avesse interesse a far eseguire uno studio più approfondito dell’inquinamento ambientale della propria abitazione o luogo di lavoro, può richiedere a SOLS una valutazione (rilievo) in ambito della Energetic Bionomics, i costi variano in funzione del tipo d’indagine e dei metri quadrati valutati.

SOLS Swiss Optimal Living Society Via Tavernola, 22 - 6949 Comano Tel. + 41 91 960 45 44 info@solsociety.swiss

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Curare la propria dieta quotidiana significa ritrovare l’equilibrio controllando l’infiammazione

L’

infiammazione fa parte di un meccanismo di difesa del corpo, nella fattispecie è il processo attraverso il quale il sistema immunitario riconosce e rimuove gli stimoli dannosi e inizia a sentirsi meglio. Esistono 2 tipi di infiammazione: l’infiammazione acuta e cronica.

L’infiammazione acuta è legata a traumi, infezioni microbiche o sensibilizzazioni da composti nocivi. Solitamente inizia con rapidità, diventa grave in breve tempo e le problematiche possono durare per alcuni giorni. L’infiammazione cronica viene anche definita come infiammazione lenta a lungo termine che si protrae per periodi prolungati di diversi mesi o anche anni. Generalmente, la portata e gli effetti dell’in-

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a cura della Dr.ssa Giada Caudullo Piscologa clinica Nutritional Nutraceutical Consultant

fiammazione cronica variano con le cause che la determinano e la capacità del corpo di riparare e superare il danno.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) prevede che la prevalenza di problematiche di salute associate all’infiammazione cronica aumenterà in modo persistente per i prossimi 30 anni. Infatti, in tutto il mondo, 3 persone su 5 sono affette da problematiche infiammatorie croniche che si manifestano con ictus, alterazioni respiratorie croniche, disturbi cardiaci, problematiche articolari persistenti, obesità e diabete.

L’Età dell’Esperienza

È importante conoscerne le motivazioni, e una molto importante è la produzione da parte dell’organismo di induttori dell’infiammazione che causano stress ossidativo e alterazione mitocondriale con aumento della produzione di molecole di radicali liberi, prodotti avanzati di glicazione (AGE), cristalli di acido urico (urato), lipoproteine​​ ossidate, omocisteina e altri. Diversi fattori di rischio promuovono una risposta infiammatoria di livello lieve ma persistente. Questi includono: • l’età: l’avanzare dell’età è correlato con l’aumento dei livelli di diverse molecole infiammatorie. Ciò può essere dovuto all’alterazione di funzionalità mitocondriale o all’accumulo di radicali liberi nel tempo e ad altri fattori correlati all’età come l’aumento del grasso corporeo viscerale • l’obesità: molti studi hanno riportato che il tessuto grasso è un organo endocrino che secerne più adipochine e altri mediatori infiammatori. Alcuni rapporti mostrano che l’indice di massa corporea di un individuo è proporzionale alla quantità di citochine pro-infiammatorie secrete.

La sindrome metabolica perciò è un fattore predisponente l’infiammazione cronica • la dieta: una dieta ricca di grassi saturi, grassi trans o zucchero raffinato è associata a una maggiore produzione di molecole pro-infiammatorie, specialmente in individui con diabete o individui in sovrappeso • il fumo: il fumo di sigaretta è associato con l’abbassamento della produzione di molecole anti-infiammatorie e l’induzione di infiammazione • livello basso degli ormoni sessuali: gli studi dimostrano che gli ormoni sessuali come il testosterone e gli estrogeni possono sopprimere la produzione e la

secrezione di numerosi marcatori pro-infiammatori ed è stato osservato che il mantenimento dei livelli di ormoni sessuali riduce il rischio di diverse malattie infiammatorie • disturbi da stress e sonno: lo stress sia fisico che emotivo è associato al rilascio di citochine infiammatorie. Lo stress può anche causare disturbi del sonno. Poiché le persone con cicli sonno-veglia irregolari hanno più probabilità di sviluppare un’infiammazione cronica rispetto alle persone che dormono in modo ristoratore, il disturbo del sonno è anche considerato uno dei fattori di rischio indipendenti per l’infiammazione cronica.

Alcuni dei segni che si sviluppano durante l’infiammazione cronica sono il dolore fisico, l’affaticamento costante e l’insonnia, la depressione, l’ansia e i disturbi dell’umore, le complicazioni gastrointestinali come la stitichezza, la diarrea e il reflusso, l’aumento di peso e le infezioni ricorrenti.

In questi casi l’alimentazione e l’integrazione possono essere uno strumento valido che a lungo termine influisce in modo positivo sullo stato infiammatorio dell’intero organismo. Infatti, molti cambiamenti nella dieta e nello stile di vita possono essere utili per controllare i fattori infiammatori, ad esempio: • una dieta a basso indice glicemico: è utile limitare il consumo di cibi che promuovono l’infiammazione come bibite zuccherate, carboidrati raffinati, carne rossa e carni lavorate • ridurre l’assunzione di grassi saturi totali: alcuni grassi saturi trans e sintetici aggravano l’infiammazione, mentre i grassi polinsaturi omega-3 spingono la produzione di sostanze che controllano fisiologicamente l’infiammazione. Gli alimenti

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Volume 5 - N. 3/4

trasformati e confezionati che contengono grassi trans dovrebbero essere ridotti • frutta e verdura: mirtilli, mele, cavoletti di Bruxelles, cavoli e cavolfiori, ricchi di antiossidanti naturali e polifenoli e altri composti ad azione antiossidante, possono proteggere dall’infiammazione • fibra: l’assunzione elevata di fibre alimentari solubili e insolubili è associata a livelli di abbassamento di IL-6 e TNF-alfa • frutta a guscio: il consumo quotidiano è associato alla riduzione del rischio di problematiche cardiovascolari e diabete • polifenoli del tè verde e curcumina da Curcuma longa: sostanze che controllano il processo infiammatorio e svolgono attività benefiche su vari distretti (neuronale e articolare) • olio di pesce: la fonte più ricca di acidi grassi omega-3. L’assunzione più elevata di acidi grassi omega-3 è associata a livelli inferiori di TNF-alfa, CRP e IL-6 ed è anche associata alla riduzione del rischio di problematiche cardiovascolari. Inoltre il DHA, un tipo di omega-3, è un elemento di struttura delle membrane cellulari cerebrali, favorendo la funzione cognitiva e retinica • macronutrienti: magnesio, vitamina D, vitamina E, zinco e selenio. Il magnesio è un micronutriente il cui apporto è associato all’abbassamento dell’attività di hsCRP, IL-6 e TNF-alfa. La vitamina D esercita la sua attività controllando i livelli dei mediatori dell’infiammazione come le prostaglandine. La vitamina E, lo zinco e il selenio agiscono come co-

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fattori di numerosi enzimi antiossidanti nel corpo Aumentare la presenza di cibi ricchi in vitamine, minerali e antiossidanti; consumare cereali integrali, alimenti naturali; inserire in abbondanza avocado, ciliegie, cavoli e salmone è utile per sconfiggere l’infiammazione.

Praticare attività fisica regolare e mantenere un peso ottimale: l’esercizio fisico regolare è utile non solo per controllare il peso ma anche per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e rafforzare il cuore, i muscoli e le ossa. Favorire il sonno ristoratore e controllare gli stati di stress: lo stress psicologico cronico è legato a un maggior rischio di depressione, problematiche cardiache e può causare una riduzione delle difese immunitarie e delle barriere antiossidanti.

L’Età dell’Esperienza

Risotto “del Duomo” con crema di carote, piselli allo zenzero e robiola di Roccaverano al limone ed erbe Ingredienti (4 persone): 320g di riso Balilla semintegrale 200g di piselli freschi sgranati 200g di robiola di Roccaverano DOP “Presidio Slowfood” 6 carote 1 costa di sedano 40g di olio extravergine di oliva di alta qualità Brodo vegetale (con aggiunta di baccelli dei piselli) q.b.

2 foglie di alloro 100g di Parmigiano reggiano “vacche rosse Riserva” (oltre 40mesi) grattugiato 50g di mandorle con pelle di Noto o Toritto “Presidio Slowfood” 2 capsule di Solgar Fitocurcuma 1 limone varietà Interdonato non trattato 1 mazzetto di finocchietto selvatico

1 mazzetto di maggiorana 1 mazzetto di cerfoglio Sale fino marino integrale q.b.

Pepe lungo q.b.

Procedimento Tostare il riso in una casseruola di ghisa smaltata con un filo di olio ed un battuto (brunoise) di sedano; sfumare con il brodo, aggiungere 150g di piselli, una foglia di alloro ed il sale. Portare a cottura il risotto con il restante brodo vegetale. Cuocere i rimanenti piselli lessandoli per 5 minuti, frullarli con un mestolo di brodo e setacciare la salsa al colino cinese. Sbucciare e cuocere a vapore le carote; frullarle ed aggiungerne la crema al risotto, assieme al brodo vegetale, man mano fino a fine cottura.

Per ultimo unire il contenuto delle capsule di Solgar Fitocurcuma. Nel frattempo lavorare in un mortaio la Robiola con le erbe fresche tritate finemente.

Dopo averlo regolato di sapidità, lasciar riposare il risotto per qualche minuto, mantecarlo quindi con il parmigiano e l’olio extravergine. Servire il risotto con gocce di crema di piselli e fiocchi di Robiola mantecata alle erbe.

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Insalatina di merluzzo Lofoten cotto al vapore con ceci neri, puntarelle crude e cotte e dressing allo zenzero Ingredienti (per 4 persone): 320g di merluzzo delle Isole Lofoten 100g di ceci neri secchi 1 patata viola 1 cespo di puntarelle (cicoria catalogna) 1 limone biologico 1 rizoma di zenzero fresco 3 capsule di Solgar Fitocurcuma sale marino integrale q.b. pepe nero 100ml di olio extravergine di oliva di alta qualità 2 foglie di alloro Procedimento Lessare in acqua e alloro per circa un’ora i ceci neri, dopo averli precedentemente am-

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mollati (per almeno 6 ore) e risciacquati abbondantemente con acqua. A cottura, tenerli da parte.

Lessare la patata viola, tagliata a cubetti; scolarla e, nella stessa acqua di cottura, aggiungere il contenuto di due capsule di Solgar Fitocurcuma, una foglia di alloro ed una fetta di limone. Immergere il merluzzo precedentemente spinato, spegnere il fuoco dopo un minuto e lasciarlo cuocere in infusione a bassa temperatura (70°) per 10 minuti circa.

Mondare e tagliare finemente una parte delle puntarelle, immergerle in acqua fredda gassata e tenerle da parte. Scottare le restanti puntarelle in acqua bollente con un filo di olio per circa 4 minuti; scolarle e tenerle da parte.

Sbriciolare la polpa del merluzzo e riporla in una ciotola. Emulsionare l’olio con succo di limone ed il contenuto delle capsule di Solgar Fitocurcuma; aggiungere il liquido estratto dallo zenzero (dopo averlo grattugiato), un pizzico di sale e di pepe. Comporre l’insalata mescolando assieme gli ingredienti e condire con gocce di dressing allo zenzero.

L’Età dell’Esperienza

Di seguito un breve estratto dal mio libro, “Bendessere e Natura – la scienza per sentirsi bene” (2016, Ed. Marsilio)

L’adulto al volgere di una nuova stagione Alla fase, lunga e complessa, dell’età adulta, una stagione della vita che – abbiamo visto – rappresenta il modo di relazionarsi al mondo, segue il periodo della senilità, che però non va visto come momento di chiusura, ma come l’occasione di una rivalsa verso questa errata opinione comune: si ha sempre la possibilità di esprimere se stessi, perché nell’uomo che vive il bendessere il giudizio della società ha solo l’effetto di stimolarlo a migliorare, a proporsi nuove sfide e obiettivi, non di «condannarlo» additandolo come un peso.

Al volgere dei sessantacinque anni è possibile che si affacci alla mente di un individuo il cosiddetto «lutto da lavoro», ossia la sensazione che la propria esistenza abbia perso di significato, essendo terminata l’attività lavorativa. Talvolta questa condizione è acuita dalla solitudine, dalla percezione del proprio status economico, dal sentirsi osservato dagli altri, che possono fare domande su come si sente o commenti su come lo trovano: se non vissuta in maniera equilibrata, è possibile che in questa fase insorga il mal d’essere, immobilizzandolo in una sensazione di impotenza rispetto allo scorrere del tempo. Se è vero che non si può arrestarlo, bisogna però fare in modo di impiegarlo all’insegna della gioia di vivere. L’età adulta è l’occasione miglio-

re per condurre la propria esistenza secondo una cultura del «più», ovvero arricchendosi continuamente per stare meglio, non accontentandosi soltanto di porre rimedio agli acciacchi o di soddisfare qualche piccolo desiderio.

L’età della saggezza: viverla con entusiasmo, viverla al meglio Nel lungo percorso dell’esistenza dell’uomo, osservato e descritto nella sua interezza – corpo, mente e relazioni sociali –, la tappa cumulativa è la tarda età, il momento della vita che porta con sé tutto ciò che è avvenuto e si è vissuto. È la stagione della saggezza, intesa come equilibrata prudenza nel valutare le situazioni e nel decidere, come capacità di seguire la ragione nel comportarsi, nel parlare e nell’agire. A differenza della sapienza, la saggezza denota una perfezione non a livello intellettuale, ma dal punto di vista morale, ed è una virtù che si esprime nella capacità di discernere il bene e il male. In questa stagione dell’esistenza l’individuo paga il conto o riscuote il premio di scelte emotive, psicologiche e alimentari compiute nelle stagioni precedenti. Perché l’anziano, pur trovandosi in un’età particolare dal punto di vista esistenziale, possa vivere il bendessere, deve comprendere che i piccoli acciacchi fisici sono una sfumatura se contestualizzati in una vita che è stata piena di avvenimenti ed

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Volume 5 - N. 3/4

esperienze, scelte e occasioni che gli hanno permesso di diventare una persona più saggia, che può ancora dare molto agli altri.

Le preoccupazioni, le difficoltà e gli ostacoli che questa fase porta con sé non devono diventare un limite invalicabile per l’anziano, che ha l’opportunità di assaporare il gusto della vita in ogni momento. Egli deve riscoprire nella senilità la ricchezza che può ancora rappresentare, quasi fosse una moneta antica, che, se non ha corso economico, proprio in virtù della sua rarità, acquisisce un valore simbolico e storico, memoria di un tempo passato che resta tassello fondamentale del presente.

Così come l’autunno conferisce alle foglie mille sfumature, anche la senescenza porta con sé variazioni cromatiche, splendide e molteplici, che rappresentano i bisogni e i desideri dell’anziano che continua il suo viaggio e lo rendono speciale. Conoscere queste sfaccettature è molto importante.

Per vivere il bendessere è necessario considerare in modo differente le diverse tappe che compongono il percorso, come se un giorno si affrontasse un sentiero di montagna e quello dopo una camminata in pianura. Ogni fase ha un valore unico. Qui ne individueremo tre: young old (sessantacinque-settantacinque anni), medium old (settantasei-ottantacinque) e old old (over ottantacinque).

La bellezza nell’anziano: una necessità psico-biologica Prima di addentrarci nella disamina delle varie fasi è importante soffermarci sul tema della bellezza. L’evoluzione dell’uomo dall’infanzia all’anzianità è infatti caratterizzata, come abbiamo visto, da diverse modifiche a livello fisico e biologico, variazioni continue che comportano la ricerca di un equilibrio corporeo. In questo percorso assume particolare interesse poter conside-

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rare la ricerca della bellezza come una vera e propria necessità psicobiologia al pari di molte altre, apparentemente più ovvie.

Ricordando quanto è importante l’aspetto estetico per poter trovare una propria collocazione appagante nella società, appare chiaro che la tematica della percezione del proprio «Io corporeo» non ha età e continua a essere decisiva anche in una fase, quella senile, in cui sembrerebbe assumere un valore meno preminente nella scala delle priorità. Parafrasando le parole di una celeberrima stilista francese, la Natura ci dona la pelle che abbiamo a vent’anni, ma quella che mostreremo a cinquanta è l’eredità di tutta una vita.

Non si può dunque pensare di arrivare alla fase young old con una pelle di porcellana se siamo stati fumatori, sedentari o per anni costantemente soggetti a preoccupazioni e tensioni. La ricerca di un aspetto gradevole e in salute è una viva aspirazione anche nel soggetto old, che si mantiene vivo attraverso il percorso delle varie fasi dell’età dell’anziano. La voglia di sentirsi belli, come abbiamo sottolineato più volte, appartiene al campo della disciplina del bendessere e il suo appagamento dipende più dalla predisposizione emotiva del singolo che dall’aspetto puramente fisico del corpo; non è improbabile, infatti, mostrare un viso segnato dalle rughe e sentirsi dentro un’energia che non ha nulla da invidiare a quella di un’adolescente.

La pelle, organo del tatto e del contatto La pelle è l’organo che nel corso degli anni si modifica in un modo decisamente più visibile: da qui lo stretto legame che intercorre tra invecchiamento e cute.

La funzione precipua della pelle come or-

L’Età dell’Esperienza

gano è di proteggere il corpo. Essa è anche il riflesso dello stato di salute dell’organismo e rappresenta il primo «mezzo» con cui ci esponiamo agli altri: può manifestare o celare la nostra età anagrafica a seconda del suo grado di idratazione, dell’eventuale comparsa di segni del tempo, macchie o rughe. Le variazioni strutturali e biologiche che accompagnano la parabola della cute nel corso degli anni dipendono non solo da fattori fisici oggettivi, ma molte volte sono la conseguenza di traumi ed eventi psichici dolorosi che la persona ha affrontato durante la propria esistenza. Spesso non servono parole per esprimere le emozioni o il passato di un individuo: la pelle rivela anche le verità più segrete e racconta di noi attraverso cicatrici, segni e rughe. Inoltre, è tramite la pelle che ci mettiamo in relazione con l’ambiente esterno: toccare ed essere toccati è tra i bisogni emotivi fondamentali. Il contatto fisico permette all’anziano di sentirsi amato, accolto, considerato, soprattutto quando vive la realtà di una solitudine quotidiana dopo molti anni di vita familiare, con un compagno al proprio fianco. Una pelle con qualche imperfezione estetica può diventare un ostacolo al contatto e generare disagio nelle relazioni.

Pelle, capelli e micronutrienti: i consigli per lo young old Se ci viene chiesto di descrivere la pelle nell’età senile possiamo dare indicazioni generali legate alle variazioni fisiologiche nella sua struttura, ma l’invecchiamento biologico ha una grande variabilità soggettiva, poiché tutto quello che accade nel corpo comincia prima nella nostra mente. Oltre al chronoaging ¹ esiste anche uno psychoaging, che si manifesta in corrispondenza degli inevitabili bilanci che cominciano nella fase di mezza età, quando si va-

luta ciò che è stato fino a quel momento e se nel tempo che rimane da vivere si possa tentare di portare a termine gli obiettivi non raggiunti. Quella sensazione di «tramonto», il declino fisico, viene percepita già intorno ai sessantacinque anni: l’aumento del girovita dovuto all’accumulo adiposo, i capelli che diventano più bianchi o più radi, o entrambe le cose. Il desiderio di mantenere una pelle il più possibile giovane – nell’immaginario comune croce e delizia della donna –, nella fase cosiddetta young old è una necessità avvertita anche dall’uomo. Con l’avanzare dell’età l’immagine che lo specchio riflette è quella di una pelle dal collagene meno resistente e dall’aspetto meno elastico: si accentuano quindi le linee naturali d’espressione e le rughe diventano protagoniste.

Ciò che preoccupa particolarmente l’uomo young old è la graduale perdita di lucentezza e volume dei capelli. In tutte le culture i capelli esprimono simbolicamente la forza e rimandano al messaggio sessuale, tanto che un cambiamento nella loro vitalità può essere vissuto psicologicamente alla stregua di un lutto, soprattutto perché rappresenta qualcosa che non si può controllare. Cercando di porre rimedio al problema con soluzioni cosmetiche locali, sono pochi i rimedi che possono essere suggeriti per contenere il fenomeno e rafforzare il bulbo pilifero; certamente il soggetto old può agire sulla propria alimentazione integrandola con supporti a base di micronutrienti, in modo da fornire all’organismo quegli elementi fondamentali per il benessere dei capelli. Assumendo proteine ad alto valore biologico come fegato, uova, legumi, formaggio, yogurt e tofu, la crescita dei capelli può migliorare. Non va dimenticato inoltre il ruolo delle vitamine del gruppo B: se la dieta ne è carente è consigliato aumentarne i livelli con opportuni integratori ali-

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Volume 5 - N. 3/4

mentari bilanciati per garantire un apporto di nutrienti, tra cui la vitamina B8 (biotina), che contribuisce al mantenimento di capelli sani. Ecco perché il soggetto old dovrebbe potersi alimentare quotidianamente con verdure a foglia verde scuro, come spinaci, cicoria e cavolo, e prediligere agrumi, frut-

Omnium L’unione fa la forza Solgar è stata tra le prime aziende a introdurre integratori multivitaminici e multiminerali, avendo colto un punto significativo: gli effetti dei singoli nutrienti, se associati tra loro, vengono potenziati. L’intuizione che ha portato a questo prodotto ha aperto una strada che tuttora è dominante nel settore: associare nel modo corretto i nutrienti produce effetti mirati in ogni fase della vita. Oggi Omnium associa a vitamine e minerali fitonutrienti e antiossidanti per coadiuvare le funzioni di tutto l’organismo.

Importante è la presenza di una miscela naturale di carotenoidi, di tocoferoli (vitamina E), di vitamine del gruppo B e di vitamina C Ester- C® ª, a pH gentile per lo stomaco. La vitamina B2, la B6, la niacina, l’acido folico, la B12 e la C contribuiscono alla riduzione di stanchezza e affaticamento e alla normale funzione psicologica; le vitamine B1, B2, la niacina, la biotina, le vitamine B12 e C concorrono al normale funzionamento del sistema nervoso. Sono inoltre presenti minerali picolinati, citrati, istidinati e chelati con aminoacidiᵇ. A completare l’integrazione, molecole innovative come il coenzima

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ti di bosco, patate, pomodori, noci e semi.

1. Il termine chronoaging descrive il processo involutivo del decadimento interno degli strati costitutivi della pelle e riguarda tutte le cellule – è l’invecchiamento biologico, legato al tempo che passa.

Q10 e l’acido alfa-lipoico, in associazione a estratti erbali detossificanti come le crucifere. Omnium è adatto anche a vegani e vegetariani.

L’integrazione con un corretto apporto di vitamine, minerali e nutrienti antiossidanti, aiuta l’adulto in piena attività a rigenerarsi per affrontare al meglio le difficoltà quotidiane. Quando mente e corpo sono in armonia, ciò si manifesta nella perfetta gestione dei rapporti interpersonali: si vive meglio. Bendessere significa benfare. a. Ester-C® è un marchio registrato della The Ester C Company. b. Chelazione Albion International Inc.

Advanced Omega D3 Il salmone d’Alaska e la sua purezza Al giorno d’oggi non è semplice riuscire a trovare alimenti caratterizzati da purezza e qualità. Il salmone rosso d’Alaska è un esempio di come un pesce possa ancora nascere e vivere in un ecosistema naturale e protetto. La maggior parte delle specie ittiche d’acqua fredda rappresenta una buona fonte di omega-3, ma il salmone d’Alaska risulta tra i più ricchi di EPA e DHA. Advanced Omega D3 è un integratore alimentare a base di salmone rosso d’Alaska

L’Età dell’Esperienza

(ricco di acidi grassi insaturi), vitamina D3 e astaxantina. L’omega-3 DHA contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale e della capacità visivaª e, insieme all’omega-3 EPA, anche alla normale funzione cardiacaᵇ. L’olio di pesce è testato affinché venga esclusa la presenza di metalli pesanti .ͨ Advanced Omega D3 contiene anche la vitamina D3, utile per ossa, denti, sistema immunitario e muscoli. Nutrire le connessioni del cervello significa sostenere la mente, così da essere pronti sia nella vita lavorativa sia in quella sociale, grazie a buone capacità di concentrazione, attenzione e memoria. È importante accrescere la self esteem, fondamentale per sentirsi sempre protagonisti. a. L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di almeno 250 mg di DHA (3 perle). b. L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di almeno 250 mg di EPA e DHA (2 perle). c. Olio conforme agli standard della monografia Goed (Global Organization for Epa and Dha Omega-3; http:// goedomega3.com/index.php/goedmonograph). Solgar sostiene la protezione dei salmoni selvatici e del loro habitat naturale promuovendo una pesca sostenibile e minimizzando l’impatto ambientale.

Fitocurcuma

spezie dei suk orientali. Impiegata da oltre 5000 anni nella medicina ayurvedica e nella cucina mediorientale, la curcuma è una spezia dalle innumerevoli proprietà. Il suo fusto sotterraneo (rizoma) è ricco di curcuminoidi, sostanze che svolgono azione antiossidante.

Fitocurcumaª è un integratore alimentare di estratto di rizoma di curcuma standardizzato al 93% di curcuminoidi. La formula lo rende ben tollerato da molti, data la mancanza di elementi che possono sensibilizzare l’intestino in modo negativo. L’estratto di rizoma è di sostegno alla funzione digestiva, epatica e articolare.

Fitocurcuma è adatto anche a vegani e vegetariani. Durante la vecchiaia la digestione e la regolarità intestinale subiscono un rallentamento che si riflette sulla qualità della vita. Quando gli alimenti sono facilmente digeriti, perché l’apparato gastrointestinale funziona bene, questo ha effetti positivi anche sulle attività metaboliche e il corpo è rifornito di nuova energia e benessere. La curcuma consente di mantenere le funzioni digestive in equilibrio, donando nuovamente il piacere della tavola, la gioia del buon cibo gustato in un clima di convivialità, con gli amici e le persone care. a. Il preparato contiene anche PhytO2X™, una miscela di antiossidanti (beta-carotene e vitamina C [acido L-ascorbico]) in grado di preservare gli estratti erbali dall’ossidazione, garantendo stabilità e qualità agli ingredienti contenuti nella capsula vegetale.

Il benessere dalla tradizione erboristica

La curcuma (Curcuma longa L.) è una pianta il cui profumo e colore dorato richiamano alla memoria l’immagine dei mucchietti di polvere gialla esposti nei banchetti di

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a cura del Dott.

Giulio Cassano

Suggerimenti Integrativi MENOPAUSA MENO CONTROL

Salvia, Trifoglio, Angelica, Cimicifuga, Dioscorea.

Composto di tinture madri da piante con azione estrogenica, utili per contrastare i disturbi legati alla menopausa.

Scienza&Natura

FITOLADY

Angelica, Agnocasto, Cimicifuga, Soia, Astragalo, Cardo mariano.

Contrasta i disturbi legati alla menopausa, favorisce il rilassamento e il benessere mentale e supporta la funzionalità digestiva e depurativa dell’organismo.

Solgar

MENO VIS LINDA’S

Angelica, Cimicifuga, Rodiola, Trifoglio.

Apporto di fitoestrogeni utili a contrastare i disturbi della menopausa e Rodiola, che favorisce il normale tono dell’umore.

Linda’s

EQUILIBRIO DONNA

Billy Goat Plum, Bottlebrush, Bush Fuchsia, Crowea, Five Corners, Mulla Mulla, Old Man Banksia, Peachflowered Tea Tree, Pink Flannel Flower, She Oak. Mix di fiori australiano per aiutare a ritrovare il proprio equilibrio e il benessere di corpo e mente.

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Green Remedies

L’Età dell’Esperienza

DONG QUAI

Angelica sinesis Dies.

Dong quai significa letteralmente “stato di ritorno” e i cinesi ritengono che questa radice aiuti a mantenere o a ripristinare l’equilibrio delle funzioni femminili.

Solgar

YAMETHICS

Dioscorea villosa.

Per il suo contenuto di diosgenina, contrasta i disturbi pre-e menopausali. Utile anche come antinfiammatorio, analgesico e antireumatico.

Naturethics

GENIGREEN

Cimicifuga, Semi di Soia Contrasta i disturbi legati alla menopausa e alla premenopausa, favorisce il buonumore e le normali fasi dell’addormentamento.

Solgar

PROMENSIL

Trifoglio rosso, Calcio, Vitamina D3.

Per il suo contenuto di estratti erbali contrasta i sintomi legati alla menopausa e con sali minerali e vitamine favorisce il benessere osseo.

Named

NO PAUSA LINDA’S

Amido di mais, Angelica, Borsa del pastore, Calendula, Ginestrino, Luppolo, Marrubio, Salvia, Tiglio.

Contrasta i disturbi della menopausa, favorisce il sonno e aiuta a regolarizzare il ritmo cardiaco.

Linda’s

GENIROSE PLUS

Semi di soia (Glcine max L.) Gli isofalvoni contenuti nei semi di soia oltre a contrastare i disturbi della menopausa, attivano il metabolismo lipidico che in periodo menopausale può risultare alterato.

Solgar

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Suggerimenti integrativi

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OSTEOPOROSI OSTEO SUPPLEMENT

Calcio, Magnesio, Zinco, Manganese, Rame, Boro, Vitamina K2, Vitamina D3.

Complesso di sali minerali utili per donne e uomini che desiderano mantenere la soliditĂ delle proprie ossa.

Solgar

PERLISSIMA

Carbonato di calcio (origine Oceano Pacifico).

Polvere di perle, utile come apporto di calcio in caso di carenza di tale minerale.

Vegetal Progress

OSTEOBIOS

Glandula parathyreoidea Suini, Calcitonina, Os Suini.

Medicinale omeopatico formulato per dare sollievo dai sintomi relativi a fratture acute e croniche e metabolismo osseo compromesso.

Guna

LIQUID VITA D3

Vitamina D3 Colecalciferolo altamente biodisponibile, favorisce l’assorbimento di calcio a livello intestinale.

Solgar

VITA K2

Vitamina K2 In associazione con colecalciferolo promuove la crescita di nuovo tessuto osseo e ne riduce la perdita.

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Solgar

L’Età dell’Esperienza

PEPTIVIS

Collagene, Leucina, Vitamina D, Creatina, Vitamina A, Vitamina C, Vitamina E, Vitamina B1, B2, B12, B5, B6, Zinco.

Indicato per il trofismo cartilagineo e per la funzionalità fisiologica dei tessuti articolari.

Named

ANDROLOGICI SABAL LINDA’S

Ginkgo, Ribes nero, Sabal serrulata, Semi di zucca, Sequoia gigantea.

Decongestionante specifico per la prostata, migliora l’ipertrofia prostatica e i disturbi prostatici più vari.

Linda’s

PROSTENIL ADVANCED

Palma Nana, Cranberry, Uva, Tè Verde, Cajeput, Ginepro.

Concentrato di sostanze naturali quali procianidine, flavonoidi, polifenoli e lipidosteroli utile per la funzionalità della prostata e delle vie urinarie.

Aboca

FITOPROSTAT

Ortica, Palma Nana, Semi di zucca, Semi di soia, Zinco, Selenio.

Sostiene la prostata e le funzoinalità urinarie, contrasta i meccanismi endogeni dell’insorgenza dell’ipertrofia prostatica benigna (accumulo di diidrotestoterone ed estrogeni a livello prostatico).

Solgar

PROSTAT CONTROL

Andrografis, Epilobio, Palma Nana, Curcuma, Pigeo africano, Zenzero.

Sostegno in caso di prostatite e ipetrofia prostatica benigna, con antinfiammatori e antiossidanti naturali.

Scienza&Natura

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Suggerimenti integrativi

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SINDROME METABOLICA LIPOIC CANNELLA

Cannella. Acido alfa-lipoico Controllo glicemia, aumenta la sensibilità all’insulina, riduzione TG e colesterolo totale.

Antiossidante.

Solgar

NATURE CANNELLA PLUS

Cannella corteccia, Cromo.

Digestivo, regolarità intestinale, regolarizza i livelli di glucosio nel sangue.

Nature’s Bounty

PICOCROMO SUPER CONCENTRATED Cromo (picolinato) Favorisce i naturali processi per la regolazione dell’omeostasi della glicemia, utile in caso di iperglicemia e insulino-resistenza.

Solgar

FITOMAGRA LIBRAMED

Policaptil Gel Retard® Complesso gelificante di molecole polisaccaridiche di orgine naturale. Assunto prima dei pasti favorisce il controllo del picco glicemico, riducendo la velicità di assorbimento dei carboidrati.

Aboca

FITOMAGRA ADIPROX

Mela, Sambuco, Tè Verde, Gomma d’Acacia, Limone, Matè, Cardo mariano.

Complesso molecolare di procianidine, acidi clorogenici, flavonoglicani e flavonoli in grado di favorisce i processi termogenici e attivare il metabolismo basale.

Aboca

TONALIN OIL

Olio da semi di Cartamo Previene l’accumulo di massa grassa e di peso che avviene durante l’invecchiamento. Si è osservato un aumento del tasso metabolico per stimolazione del sistema nervoso simpatico.

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Solgar

i Fiori

nel periodo dell’età adulta I sostegni floriterapici australiani che favoriscono serenità, calma e riorganizzazione nei momenti dei primi bilanci imposti dalla natura umana

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d eccoci arrivati all’età dei primi bilanci, quando lo specchio mostra i segni della vita che scorre e l’immagine riflessa invita al ricordo di quello che eravamo mentre viene confrontata con l’immagine odierna.

Formulata in questi termini può sembrare una condanna, ma dietro a questa prefazione è celata la ricchezza dell’esperienza e la bellezza della nostra natura umana.

In questo momento particolare della vita a volte il modello sociale proposto dai mass-media interferisce donando visioni distorte del fascino che tale trasformazione cela, come la bellezza della ruga che, attraverso i suoi solchi, parla di noi, sincera testimone delle esperienze e delle emozioni vissute. Ma non solo, anche il cambiamento ormonale (menopausa) e le future, anche se a volte fortemente desiderate, variazioni del ruolo sociale (ossia l’avvicinarsi dell’età pensionabile con la conseguente perdita del proprio ruolo lavorativo/produttivo/economico che può essere vissuta come un vero e proprio “lutto”) possono

a cura della Floriterapeuta

Barbara Papini

condizionare e distorcere la visione di sé stessi. Spesso si tratta di paura del cambiamento, di paura dell’ignoto, di timori che possono condurre alla sensazione di perdita d’identità.

Altre volte capita invece di accorgersi di non aver compiuto il proprio proposito e di sentirsi inadeguati, soprattutto se prende forma il pensiero che d’ora in poi raggiungere gli obiettivi ambiti sarà più difficile e faticoso. Si tratta di stati d’animo vissuti come se fosse una lotta contro il tempo od una forma di rassegnazione al tempo perduto, che cela vittimismo, senso di colpa e perdita della propria autostima.

All’orizzonte prende forma un’immagine riflessa di Sé che può non piacere, che si rifiuta e che profuma di “nostalgia del tempo che fu”, accompagnata dallo spettro della paura d’invecchiare.

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Osho, nel suo libro intitolato “La Maturità” Ed. Riza 2005, ci ricorda che la direzione nella linea orizzontale del tempo della nostra vita (che dalla nascita porta all’età senile) incrocia la linea verticale dell’amplificazione della consapevolezza umana proprio in questi due cicli settennali. Ed è infatti proprio in questo particolare periodo della nostra esperienza di vita che si apre un varco che potrebbe consentire di accedere alla comprensione più profonda ed intima di sé stessi ed ai valori percepiti dal proprio profondo sentire interiore. Questo è il tempo in cui lo sguardo dovrebbe volgere verso l’interno e dove il fine dei primi bilanci non è quello di culminare in crisi, ma di creare occasioni per concretizzare la personale autorealizzazione (essendo terminato il tempo in cui ottemperare agli obblighi sociali e di conservazione della specie). Si tratta del momento in cui la persona può dedicarsi ad arte, bellezza, movimento, musica, cultura, relazioni sociali, riorganizzando le proprie abitudini ed attività: una sorta di nuova gestione del tempo finalizzata ad una nuova “vision” verso il proprio appagamento personale o, come afferma Osho, “alla responsabilità di essere sé stessi”.

Non a caso nell’I-Ching la Crisi è definita come la legge dei cicli, nel quale il declino è uno stato naturale ma non durevole e dove il cambiamento dei sentimenti determina la fine del ciclo stesso. Si tratta quindi di un importante momento in cui la vita invita alla trasformazione e dove la crisi costituisce la busta che contiene l’invito stesso. E come afferma Eraclito “non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare”.

Mentre Nutraceutica, Omotossicologia e Fitoterapia possiedono strumenti in grado di supportarci nel mantenimento della

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miglior forma psicofisica, sia in termini di estetica che di salute, possiamo appoggiarci al valido supporto della Floriterapia per sostenere l’armonizzazione emozionale e lo stato d’animo ottimale necessari in tempi di riorganizzazione della propria vita personale e professionale. La loro assunzione sosterrà il cliente nel rinnovare energia e motivazione, faciliterà la concretizzazione di nuove azioni e comportamenti, e favorirà calma e stabilità durante le trasformazioni fisiche inevitabilmente provocate dallo scorrere del tempo.

In questo particolare momento “Transition” è il pricipale rimedio Bush Flowers Essences. Si tratta della combinazione adatta quando nel cliente avvengono cambiamenti biologici o di situazioni di vita che possiamo classificare come “irreversibili”. Il mix conferisce una profonda sensazione di serenità nell’affrontare il momento di trasformazione e le sfide ad essa associate. I rimedi floreali contenuti in Transition sono i seguenti: • Autumn Leaves consente la comprensione della naturalezza di tale transizione, simile al cambiamento messo in atto dalle piante quando si preparano al rigoroso freddo invernale lasciando cadere le loro foglie.

• Bauhinia rimedio in aiuto a chi oppone resistenza al fluire dei cicli della vita;

L’Età dell’Esperienza

l’involucro coriaceo che contiene il fiore simboleggia la resistenza stessa che cede nel processo di fioritura, come la farfalla che rompe il guscio della crisalide prima di spiccare il primo volo. Non a caso le sue foglie assomigliano ad ali di farfalla.

• Bottlebrush è il rimedio principale quando si vive la difficoltà del cambiamento. Si presenta come uno spazzolino (da cui riceve il suo nome comune) di colore rosso alle cui estremità presenta sia la nuova gemma nascente (il futuro) che la parte generante (il passato), come a simboleggiare la compresenza del cerchio dove tutto ha inizio, fluisce ed ha una fine come in una sorta di ciclica danza.

• Bush Iris consente l’accesso al crocevia, dove lo sguardo volge verso l’interno. Il fiore ricorda il suo valore spirituale attraverso il colore viola ed il numero dei

suoi petali (tre) ed evidenzia il suo potere rinnovatore attraverso la sua modalità di fioritura: il delicato fiore appassisce e si rinnova nella stessa giornata, essendo contenuti più influorescenze all’interno della stessa brattea. Si tratta di un rimedio che agisce anche a livello linfatico, sostenendo la circolazione in contrapposizione alla stasi, ossia la fluidità

nel cambiamento in contrapposizione al blocco (o crisi).

• Lichen aiuta ad affrontare grandi cambiamenti e sconvolgimenti personali confidando nel sostegno di un progetto più grande, come il lichene si nutre della pianta la quale riceve in cambio protezione, uno scambio simbiotico su piani differenti.

• Mint Bush dona chiarezza, serenità e quiete alla mente nel momento in cui il cambiamento crea uno stato di confusione ed il cliente percepisce la sensazione di non sentirsi in grado di vedere nitidamente il proprio futuro. Lungo lo stelo più fiori sbocciano appaiati ma rivolti in direzioni differenti, come a simboleggiare la difficoltà nell’avere una visione chiara ed univoca.

• Red Grevillea per il suo contributo ad uscire da una situazione di stallo, in cui ci si sente intrappolati. Il fiore è rosso (colore che evoca forza ed energia) e la sua forma ricorda un ragnetto, il tessitore per eccellenza, il costruttore della trama che intrappola.

• Silver Princess il rimedio a sostegno di chi ha la sensazione di non avere più uno scopo nella vita perché giunto al termine di un percorso. I fiori rossi crescono a gruppi di tre, come ad indicare che è arrivato il momento di scegliere una nuova direzione tra un ventaglio di opportunità.

Altri rimedi di grande rilievo a sostegno dei momenti di crisi sono: • Five Corners il fiore principe per identificare e disinnescare il sabotatore interiore. Non ci sarà possibile perseguire la nostra direzione, fino a quando conscio ed inconscio non saranno coalizzati nell’obiettivo.

• Southern Cross un fiore importantissimo quando si vuole sostenere il cliente che si sente vittima e lo si vuole aiutare

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a ritornare in possesso del proprio potere personale.

• Dog Rose per ogni forma di paura che può essere provocata dai cambiamenti in atto.

Infine, Equilibrio Donna a sostegno di ogni cambio ormonale, menopausa compresa, con lo scopo di favorire calma e stabilità e sostegno in abbinamento ad altri interventi terapeutici.

Albert Einstain ci ricorda che “Il tempo è relativo” e che “il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando”. Invitiamo allora il nostro cliente a ritagliarsi il proprio tempo interiore, dedicandosi ad altre tecniche che facilitano la riflessione (yoga, mindfulness, meditazione, arteterapia, ma anche lettura, piuttura,

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musica ed altre forme di arte) ed a godere del proprio tempo oggettivo riscoprendo e praticando interessi ed hobbies. Ciò creerà occasioni di rinnovata giovialità, socializzazione e vitalità.

Papini Barbara – Floriterapeuta cellulare 366/8169280 - email papinibarbara@libero.it skype bar.ba.rah BIBLIOGRAFIA Osho, “La maturità” Edizioni Riza, 2005 Richard Wilhelm, “I.Ching, Il librio dei Mutamenti” Gli Adelphi, 1924 Ian White, “Essenze floreali australiane” Ed. Tecniche Nuove, 2004 Ian White, “Il potere terapeutico dei fiori australiani” Ed. Tecniche Nuove, 2006 Ian White, “Bambini sani e felici” Ed. Tecniche Nuove, 2011

L’Età dell’Esperienza

L’ORGANO DEL MESE

Il Pancreas a cura del Prof.

Ivo Bianchi

Disegno di Ottaviano Motta

I

l Pancreas è una grossa ghiandola dall’aspetto grassoso ed acinoso collocata approssimativamente sotto lo stomaco, quasi appoggiata ad aorta e vena cava. È composta da una parte rotondeggiante, avvolta dal duodeno, detta testa e da una parte allungata, il corpo e la coda che si spinge, quest’ultima, fino quasi alla milza. Conoscere a grandi linee l’anatomia del pancreas è importante per la clinica. Spesso una patologia cronica, infiammatoria o neoplastica del corpo dello stomaco, si

estende al pancreas. Una patologia della coda del pancreas facilmente si estende alla milza ed una infiammazione od altro problema del corpo della ghiandola danno ripercussioni a livello della colonna toraco-lombare, spesso dolori in questa sede sono sottovalutati ed

attribuiti a banali fatti spondiloartrosici. Il coledoco passa all’interno della testa pancreatica prima di sboccare nella papilla di Water e poi nel duodeno. Patologie gravi della testa del pancreas danno ittero per blocco del deflusso biliare coledocico. Pertanto una accurata anamnesi ed una sapiente visita medica possono far sorgere il sospetto di una patologia pancreatica che spesso, anche per la posizione anatomica dell’organo, è subdola.

Per il medico che voglia avere un approccio globale al paziente, requisito essenziale di chi si occupa di Medicina Naturale, è interessante anche qualche nozione di embriologia della ghiandola. Essa origina da una tasca branchiale, analogamente alla tiroide ed ha peraltro molti punti in comune con la tiroide stessa. Entrambe queste ghiandole tendono ad accumulare iodio. Questo elemento viene captato dal pancreas meno attivamente rispetto ala tiroide,

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L’ORGANO DEL MESE

Volume 5 - N. 3/4

ma è molto importante per la sua salute. Un buon apporto di iodio può essere preventivo nei confronti anche delle neoplasie pancreatiche. Durante lo sviluppo fetale la tiroide, che originariamente riversava i suoi ormoni nel tubo digerente, tramite il dotto tireoglosso, perde tale contatto e li immette direttamente nel sangue, il pancreas invece continua a immetterli ed essi rappresentano gli enzimi per digerire e permettere l’assimilazione di grassi, proteine e zuccheri complessi. Entrambe le ghiandole hanno a che fare con il rifornimento energetico del corpo.

Analogamente alla tiroide che ha delle isole di cellule che secernono Calcitonina, anche il pancreas ha al suo interno delle isole di cellule che secernono ormoni anabolici, quali l’Insulina ed il Glucagone, deputati alla regolazio-

Già alla fine del primo mese di sviluppo sono evidenti gli stretti rapporti fra tiroide e pancreas

ne delle riserve energetiche del corpo ed anch’esse sensibili agli eventi interni ed esterni al corpo. Esiste anche una complementarietà funzionale tra Tiroide e Pancreas, quando la prima è iperfunzionante viene immesso glucosio in circolo e c’è dimagramento, quando

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le cellule di Langherans della seconda ghiandola funzionano correttamente il glucosio viene rimosso dal circolo ed il dimagramento viene arginato. Potremmo curare l’ipertiroidismo con l’insulina pancreatica e l’iperinsulinemia della Sindrome Metabolica, con gli ormoni tiroidei.

• Aumenta i livelli Glicemici per metterli a disposizione della funzione muscolare

Ante Ipo7isi GH

• Aumenta i livelli Glicemici per metterli a disposizione della produzione di energia e calore mitocondriale

Tiroide

• Regolano la sensibilità delle cellule all'insulina ed hanno effetto tro7ico sul pancreas

Ormoni Sessuali Gonadici e Corticosurealici

• L'interazione Insulina e Glucagone regola la glicemia.

L'equilibrio è mantenuto grazie al Peptide Pancreatico.

Somatostatina bilancia iperglicemia da GH e Grelina ipoglicemia da scarsa alimentazione

PANCREAS

Altrettanto importante è conoscere la fisiologia di questa ghiandola, assai complessa perché formata da due parti, anatomofunzionali diverse. Dobbiamo quindi distinguere: 1. Pancreas esocrino, che produce una gran quantità di bicarbonato per neutralizzare l’acidità del chimo proveniente dallo stomaco. Esso produce inoltre 3 enzimi digestivi ( Lipasi, Amilasi e Tripsine proteasiche) che favoriscono l’ulteriore degradazione del cibo proveniente dallo stomaco e facilitano l’assorbimento dei nutrienti a livello dell’intestino tenue. Tali secrezioni sono stimolate dalla Colecistochinina duodenale.

Voglio ricordare che la secrezione pancreatica è continua, pur ridotta, anche lontano dai pasti. Questi enzimi non hanno infatti solo il compito

L’Età dell’Esperienza

di digerire gli alimenti, ma fungono da spazzini antitrombotici a livello circolatorio ed anti infiammatori a livello tissutale. Il calo della funzione pancreatica che si verifica con l’età non comporta quindi solo un calo delle capacità digestive, ma anche favorisce la tendenza trombotica e lo stato infiammatorio cronico tissutale che si nota a partire dai 50 anni. Di qui il grande valore terapeutico delle somministrazioni di enzimi simil pancreatici vegetali (bromelinia, papaina..) nelle patologie infiamma-

torie non solo acute, ma anche subacute e croniche.

Ananas e Papaya, i 2 frutti tropicali dai quali prevalentemente il corpo ricava enzimi simil pancreatici, utili nel deficit della secrezione esocrina della ghiandola.

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L’ORGANO DEL MESE

Volume 5 - N. 3/4

2. Pancreas endocrino, formato da 5 tipi diversi di cellule, collocate soprattutto negli interstizi degli acini del corpo e coda dell’organo. Esse sono presenti in percentuali distinte che immettono vari ormoni nel sangue, in particolare: Insulina (65-80%), Glucagone (15-20%), Smatostatina (3-10%), Polipeptide pancreatico (1-2%) e Grelina (<1%). Questi ammassi cellulari sono stimolati da fibre parasimpatiche a confermare

Ormoni Glicoregolatori PANCREAS ENDOCRINO Ormoni Modulatori

Grelina

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Stimolo Appetito

l’attività prevalentemente vagotonica dell’organo. Secondo alcuni studi gli ormoni gonadici, sia gli estrogeni che il testosterone, favoriscono l’azione dell’insulina. Per questa ragione il loro calo, dopo i 50 anni, è una delle cause di insensibilità cellulare all’insulina, condizione questa che sta alla base della Sindrome Metabolica, madre di tutte le patologie degli over 50.

Glucagone

Insulina

Somatostatina

Peptide Pancreatico

Aumento Glicemia Degradazione Glicogene

Diminuzione Glicemia Stoccaggio di Glicogene e Grasso Inibzione Ormonale Generale

Blocco del Tro@ismo Tissutale

Regolazione della Secrezione di Insulina e Glucagone

L’Età dell’Esperienza

SOSTANZE NATURALI UTILI PER LE PROBLEMATICHE DEL PANCREAS ENDOCRINO Esistono in natura moltissime sostanze che hanno effetti positivi nelle patologie legate alla disfunzione del pancreas endocrino. Si tratta di: 1. sostanze di stimolo della Sensibilità Cellulare all’Insulina, fattore chiave per prevenzione e cura di Diabete 2 e Sindrome Metabolica, originati infatti da insensibilità delle cellule all’azione dell’insulina. Essa determina prima un progressivo innalzamento della stessa per forzare il blocco. L’eccesso di insulina in circolo è poi causa delle molteplici problematiche della Sindrome Metabolica, in primis ingrassamento ed ipertensione arteriosa. In una fase successiva il pancreas si esaurisce, sopravviene la carenza di insulina, il dimagramento ed i danni cardiaci, renali ed oculari di questa fase del diabete. Tra i rimedi evidenziamo: a. THÈ VERDE, antiossidante grazie al contenuto di EGCG, sostanza che sembra implicata anche nell’aumentare la sensibilità cellulare all’insulina. Il thè verde ha anche effetto ipoglicemico diretto. b. FIENO GRECO, come tutte le fabacee aumenta la sensibilità insulinica delle cellule. c. ZENZERO, oltre ad attivare anch’esso la sensibilità insulinica, stimola la captazione del glucosio da parte delle cellule muscolari, riducendo la glicemia.

d. CANNELLA, analogamente allo zenzero, stimola la captazione del glucosio da parte delle cellule muscolari e sembra inoltre mimare a livello cellulare gli effetti dell’insulina. e. EUGENIA JAMBOLANA, questa pianta stimola la secrezione pancreatica di insulina ed aumenta la sensibilità periferica all’ormone. f. SHITAKE, questo macrofungo è molto noto per le sue proprietà antidismetaboliche generali, la sua somministrazione diminuisce in maniera significativa l’iperglicemia a digiuno stimolando probabilmente la sensibilità delle cellule all’insulina ed agendo sul microbiota intestinale. g. CROMO, è uno dei più importanti elementi per aumentare la sensibilità cellulare all’insulina oltre ad avere un effetto globale su tutte le manifestazioni della Sindrome Metabolica. h. MAGNESIO, bassi livelli di magnesio intracellulare sono tipici del diabete2 e contribuiscono sostanzialmente all’insensibilità insulinica delle cellule. i. BERBERINA, sostanza di origine vegetale con effetti ipo colesterolemizzanti ed ipo glicemizzanti diretti oltre che sensibilizzanti delle cellule all’insulina. j. CARNITINA, questo dipeptide migliora i livelli glicemici e lipemici con effetti positivi in particolare sul grasso addominale, specie se iniettata in mesoterapia a livello addominale.

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L’ORGANO DEL MESE

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Stimolo della

Secrezione Insulinica

EUGENIA JAMB. Aglio

CANNELLA Eugenia jambolana, pianta promettente per la patologia pancreatica, da usare in particolare se i livelli di insulinemia sono bassi

2. sostanze di protezione delle beta cellule pancreatiche che ritardano il passaggio alla fase più grave, insulino dipendente del diabete. Tra queste sono particolarmente importanti: a. CUTI CUTI, pianta sud americana unica per il fatto di essere antidiabetica tramite la rigenerazione e la protezione del tessuto pancreatico, è quindi utile anche nella pancreatite e nella prevenzione del cancro pancreatico. b. MOMORDICA, questa pianta dai molteplici effetti terapeutici a vari livelli, stimola la secrezione insulinica e protegge l’integrità delle beta cellule pancreatiche, inibisce

Cuti Cuti, pianta di rigenerazione pancreatica.

100

inoltre l’assorbimento di zucchero intestinale ed ostacola la differenziazione degli adipociti e sopprime gli enzimi gluconeogenici. Sembra essere una pianta ad azione globale sulla sregolazione glicemica della sindrome metabolica. c. RESVERATROLO, ha anch’esso potere sensibilizzante all’azione dell’insulina a livello cellulare, ha inoltre un effetto anti ossidante e soprattutto sirtuino simile che vuol dire in sintesi: stimolo della lipolisi, inibizione della glicogenolisi, protezione delle beta cellule pancreatiche e stimolo della secrezione insulinica.

L’Età dell’Esperienza

3. sostanze ad effetto anti ossidante e disintossicante generale, che giovano globalmente alla funzione pancreatica e ne prevengono il danno.

Tra queste sono particolarmente importanti: a. CURCUMA LONGA, in relazione al suo contenuto in curcumina, oltre che effetti anti ossidanti ed anti infiammatori, attiva anch’essa la sensibilità cellulare all’insulina. b. AGLIO, stimola la secrezione di insulina pancreatica ma anche, grazie

alle sue proprietà anti ossidanti, migliora la sensibilità insulinica. c. CISTEINA, aminoacido sulforato che sembra contenere l’iper risposta insulinica che si verifica nel diabete 2 e che è alla base di molti sintomi negativi tra i quali in primis l’ingrassamento. Il meccanismo d’azione potrebbe essere mediato dall’attività detossificante di questo aminoacido, soprattutto a livello epatico.

Gli effetti anti infiammatori generali della Curcuma si riflettono positivamente anche a livello pancreatico.

Le sostanze del primo gruppo sono le più attive nel breve tempo e, se la Sindrome Metabolica non è troppo avanzata, possono dare risultati evidenti anche e soprattutto sulla glicemia. Le sostanze del secondo gruppo, oltre ad agire sulla patologia dismetabolica, hanno una azione molto profonda sulla sensibile struttura pancreatica, sono molto importanti da assumere a lungo tempo. Le sostanze del terzo gruppo agiscono sulle conseguenze tissutali e metaboliche

dell’alterazione pancreatica e cicli terapeutici di queste sono molto importanti. Valutando la situazione globale del paziente va organizzata una strategia terapeutica tenendo conto di tutte queste molecole naturali a disposizione. È utile inoltre ricordare, in ambito metabolico, l’importanza di minerali quali lo Zinco ed il Manganese che ottimizzano la funzione dell’insulina.

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L’ORGANO DEL MESE

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CURCUMA ZENZERO AGLIO

Piante

CANNELLA

THE VERDE FIENO GRECO

Stimolo della

Sensibilità Insulinica

EUGENIA JAMB. Minerali

Cromo

Magnesio

R U B R I C A

Il Minerale del mese a cura del

Prof. Ivo Bianchi

ZOLFO Lo Zolfo è molto diffuso in natura: è presente in ogni organismo animale o vege-

L

a Terra ha perso la sua atmosfera originaria durante una fase di alta temperatura verificatasi all’inizio della sua storia ed un’atmosfera secondaria si è formata inizialmente con una fuga di gas dall’interno del pianeta. Tale atmosfera era tipicamente ridotta, formata da Idrogeno e dai suoi composti con gli elementi del secondo periodo (CH4, NH3, H2O), oltre a tracce di H2S. Lo Zolfo è quindi l’unico elemento del terzo periodo presente nell’atmosfera primordiale che era poverissima di Ossigeno. L’Ossigeno, di cui è attualmente così ricca l’atmosfera, non è che un sottoprodotto della vita stessa e man mano che la vita è evoluta sulla Terra, l’atmosfera è diventata sempre più ossidante e la vita stessa sempre più correlata a questo Ossigeno, sempre più disponibile.

tale; rappresenta lo O.25% del peso del corpo umano.

I batteri primitivi si trovarono a poter utilizzare due vie metaboliche per ossidare le sostanze nutritive: quella dell’Ossigeno o quella dello Zolfo, due sostanze originariamente presenti in quantità analoghe nell’atmosfera. Esiste un ciclo dell’Ossigeno ed un ciclo dello Zolfo: entrambi utilizzano l’energia delle radiazioni solari. C’è una fase ossidativa in cui l’energia viene immagazzinata nelle molecole di zucchero ed una fase riduttiva in cui l’energia stessa viene estratta dalle molecole organiche per essere utilizzata.

PIANTE VERDI Fotosintesi-ossidazione di H2O a O2 ANIMALI

Respirazione-riduzione di O2 a H2O SOLFOBATTERI Fotosintesi-ossidazione di H2S a SO4 Respirazione-riduzione di SO4 a H2S

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Il Minerale del mese

Volume 5 - N. 3/4

Il ciclo dello Zolfo, probabilmente primitivo, rappresenta un tentativo, non di grande successo della natura, che è rimasto limitato solo ad alcuni batteri.

Luce più Idrogeno rappresentano la fonte primitiva di energie per ogni forma vivente. L’Idrogeno era disponibile, nel mondo primordiale sotto forma di H2S e H2O, il primo donatore è molto potente, ma è più scarso e lo è divenuto sempre più man mano che tutti gli esseri viventi, imboccando la via dell’utilizzazione dell’acqua, liberavano sempre più Ossigeno.

Il ciclo energetico dello Zolfo rimane esclusiva pertinenza, oggi, di batteri strettamente anaerobi per i quali l’Ossigeno è tossico tanto quanto lo Zolfo lo è per le piante e gli altri esseri aerobi.

Questi batteri utilizzano in questo ciclo enzimi completamente diversi da quelli degli organismi normali e rappresentano una vera e propria via alternativa alla vita.

Essi vivono in un ambiente fortemente riducente, in mezzo a materiali in decomposizione. Tipici esempi sono il batterio Botulinico e i Clostridi in generale che determinano putrefazione negli alimenti e gangrena nei tessuti.

Gas permissivi della vita sulla Terra

Chimicamente lo Zolfo è una sostanza di per sé molto “centripeta” con grande spinta verso la densificazione e l’autocombinazione tanto che assai fa-

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cilmente i vapori di Zolfo si solidificano con tendenza ad assumere la forma cristallina esagonale.

Lo Zolfo è sostanza molto sensibile, particolarmente al calore, ma anche agli influssi meccanici e chimici; notevolmente affine all’Ossigeno dal punto di vista della reattività chimica: si combina facilmente con quasi tutte le sostanze, dai gas ai metalli (tutti i metalli, con la sola eccezione di quelli nobili, sono presenti in natura come composti di Zolfo) ed ossida lentamente anche a temperatura ambiente. Tuttavia l’Ossigeno ha chimicamente un’attitudine “centrifuga” mentre lo Zolfo “centripeta” e a livello organico il primo rappresenterà la combustione, il secondo la condensazione e la sclerosi.

Nel regno vegetale le piante della famiglia delle Crucifere e delle Liliacee, di grande vitalità e plasticità, sono particolarmente ricche di Zolfo.

Questo elemento entra nella costituzione di tutte le proteine cellulari, è contenuto negli aminoacidi Metionina, Cisteina e Taurina ed è indispensabile per la sintesi del collagene.

Lo Zolfo è importante nei tessuti densi

L’Età dell’Esperienza

(cartilagine, capelli, unghie), ma non nei tessuti calcificati (ossa), ove il Fosforo assume un ruolo assai più critico. Fa parte di quei mucopolisaccaridi che sono fondamentali nella costituzione della cartilagine, delle secrezioni mucose, dell’umor vitreo, del fluido sinoviale.

Lo Zolfo è un elemento chiave costitutivo della cheratina, dell’insulina, dell’ eparina, della melanina, della tiamina, della biotina, della cocarbossilasi, del coenzima A, del glutatione etc.…

All’interno di queste molecole gli atomi di Zolfo sono utilizzati per formare legami covalenti che strutturano le molecole in forma più compatta. L’effetto fisiologico di compattazione sul materiale proteico può assumere caratteri patologici e dare origine a coagulazione, sclerosi ed indurimento tissutale che si verificano in caso di eccesso di Zolfo, al contrario una sua carenza rende più lasso il connettivo e favorisce la diffusione di malattie anche gravi quali il cancro.

ALCUNE INDICAZIONI SPECIFICHE PER LE SUPPLEMENTAZIONI DI ZOLFO

Lo Zolfo fa parte di vari sistemi enzimatici correlati con l’ossidazione-combustione degli alimenti e nel corso di tale processo si forma acido solforico che sotto forma di solfato viene impiegato nel fegato per neutralizzare i tossici prodotti dalla putrefazione intestinale degli alimenti.

Lo Zolfo è pure importante nei meccanismi di detossificazione organica dei composti azotati che vengono chelati come tiocianogeni atossici. È fondamentale nel metabolismo della cellula nervosa, per la respirazione cellulare e per la secrezione epatica di bile.

Lo Zolfo si accumula elettivamente a

livello della corteccia surrenalica che sembra regolarne il metabolismo. Può essere interessante notare come, nelle malattie croniche, vi sia una netta riduzione dell’escrezione urinaria di Zolfo ad espressione di una riduzione del metabolismo di questo elemento.

Lo Zolfo sembra avere un netto influsso sul metabolismo del glucosio: dopo prolungata somministrazione di acqua sulfurea si è notato nei conigli e nei ratti un incremento del glicogeno epatico ed una caduta della glicemia, analoghi effetti sono stati notati con lo Zolfo per via iniettiva. È interessante notare che la dose ipogli-

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Il Minerale del mese

Volume 5 - N. 3/4

cemizzante era per bocca di 1mg, per endovena 1/1OOmg, per via sottocutanea 1/1OOO mg per kg di peso corporeo, mentre la somministrazione di dosi più elevate non aumentava tale effetto, ma induceva invece talora un effetto inverso.

L’azione terapeutica di alcune preparazioni di insulina è strettamente correlata al contenuto in Zolfo. Sembra che lo Zolfo abbia la stessa relazione con l’insulina che lo Iodio ha con la tiroxina. Non è stata adottata tuttavia una terapia del diabete con Zolfo per la fugacità dell’azione ipoglicemizzante che il metallo realizza. È ignoto il meccanismo di tale azione che

è legato probabilmente alla stimolazione di qualche fattore enzimatico.

Le fonti di Zolfo per l’uomo sono le proteine che ne contengono l’1%. Cibi ricchi di Zolfo sono carne, latte, formaggio, cereali, uova, crucifere, cipolle, funghi, frutta secca. L’eccesso dell’elemento viene eliminato con urine e feci. I carboidrati e i grassi non contengono Zolfo. Il metabolismo proteico, che produce come scorie Azoto e Zolfo, necessita della depurazione renale, mentre il prodotto del metabolismo dei carboidrati e dei grassi (CO2) viene eliminato attraverso i polmoni.

L’Azoto e lo Zolfo sono acidificanti, determinano cioè delle scorie che acidificano urine e feci; Calcio, Sodio, Potassio e Magnesio hanno viceversa un’azione alcalinizzante.

tia il livello di Cistina è molto al di sotto dei valori normali e l’apporto di Zolfo lo incrementa. Da sempre è usato nelle malattie della pelle (psoriasi, eczema e dermatiti) per via locale e generale.

Bagni con acque solforate sono da sempre indicati nelle affezioni artrosiche ed hanno il chiaro effetto di accrescere la motilità articolare in tali pazienti.

Lo Zolfo in forma ponderale è stato usato nella cura dell’artrite: in questa malat-

La nozione che lo Zolfo è l’elemento chimico che condiziona la combustione completa dei residui organici è di grande importanza per comprendere anche il ruolo dello Zolfo in terapia. L’insufficiente metabolismo dello Zolfo porterà ad

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L’Età dell’Esperienza

un’autointossicazione cronica per mancata combustione delle tossine organiche. Un eccessivo metabolismo dello

Zolfo determinerà un’elevazione della temperatura e tendenza congestiva.

Lo Zolfo è essenziale nella catena mitocondriale della produzione di energia poiché è necessario sia per la produzione di due cofattori chiave del ciclo di Krebs, quali l’Acetil CoA ed il Succinil CoA, sia

a livello della Fosforilasi Ossidativa per la formazione dei Clusters Ferro/Zolfo, coinvolti nel trasporto elettronico che porta alla sintesi di ATP.

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Il Minerale del mese

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Lo Zolfo come componente fondamentale della Matrice mitocondriale

È importante precisare a questo punto che per una buona efficienza cellulare ed organica si necessita di grandi quantità di Ossigeno, ma infinitesimali di Zolfo e che quindi la forma omotossicologia rappresenta l’integrazione più consona e fisiologica ai fini attivatori. Un eccesso di

Zolfo ha un effetto infiammatorio, di stimolo catarrale, secretivo che può determinare danni mucosi e tissutali anche gravi.

Il suo impiego in dosi infinitesimali ha invece semplicemente un effetto di stimolo fisiologico sui meccanismi depurativi e difensivi tissutali ed organici.

Lo Zolfo è un componente fondamentale del Glutatione ridotto (GSH), presente in quantità millimolari nelle cellule dei mammiferi. Questa sostanza è coinvolta in molte e fondamentali funzioni cellulari, quali la detossificazione, il trasporto di aminoacidi, la produzione di coenzimi, il riciclaggio di vitamina C ed E. In particolare il GSH agisce come un tampone riducente per conservare un ambiente cellulare ridotto. Diminuzioni di tale sostanza sono state correlate a svariate patologie tra cui virosi, cancro e disfunzioni

immunitarie, in particolare la sua deplezione è associata con una inibizione della produzione di citochine Th1 a favore di quelle Th2 e potrebbe essere la spiegazione dell’attività Th1 stimolante del noto antivirale omotossicologico Engystol che contiene appunto Zolfo, pur in quantità infinitesimale.

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Inoltre, in base alla secolare esperienza clinica, questo elemento si è sempre dimostrato essere una sostanza eccitatoria ed attivatoria, sia che fosse impiegato

L’Età dell’Esperienza

condrio avviene tramite un meccanismo attivo che richiede un certo quantitativo di energia, non sempre disponibile nel mitocondrio di soggetti attempati. Zolfo e Fosforo sembrano utilizzare gli stessi meccanismi di trasporto intracellulare.

in quantità massive locali o parenterali, sia che fosse somministrato sotto forma di ripetute dosi omeopatiche nel soggetto sensibile. La più volte provata azione omeopatica del rimedio è quella di portare in superficie, sulla cute, le problematiche patologiche profonde, di attivare la reattività e la capacità di difesa dell’organismo.

Esperimenti sui mitocondri di ratti di varia età hanno dimostrato che con l’invecchiamento si verifica una graduale riduzione della sintesi proteica a livello della membrana mitocondriale interna, pur con un pool aminoacidico invariato.

La supplementazione del medium con solfato ferroso di ammonio incrementa nettamente la sintesi proteica. Tale fenomeno si verifica con maggiore difficoltà nei mitocondri di animali vecchi, poiché la captazione di Zolfo da parte del mito-

EFFETTI TERAPEUTICI Anti Allergici Anti Diabetici Anti Neoplastici Antivirali Disintossicanti Immunostimolanti Ipocolesterolemizzanti Ipoglicemizzanti Ossidanti INDICAZIONI TERAPEUTICHE Allergia Artrite Artrosi Cancro Diabete senile Eczema Emicrania digestiva Immunità innata, deficit della Intossicazione tissutale Psoriasi Virosi

2 1 3 1 2 2 2 2 2 2 2

109

R

U

B

R

I

C

A

La Pianta del mese Dioscorea Villosa Regno:

Plantae

Divisione:

Magnoliophyta

Classe:

Magnoliopsida

Ordine:

Liliales

Famiglia:

Dioscoreaceae

Genere:

Dioscorea

Specie:

Dioscorea villosa

a cura di

Valentina Bianchi

L

a Dioscorea è una pianta lianiforme, perenne, appartenente alla famiglia delle Dioscoreaceae, che annovera diverse specie coltivate in molte regioni tropicali a scopo alimentare, per via dei tuberi ricchi di amido che ricordano, per la forma, grosse patate dal sapore dolce.

La Dioscorea villosa o Igname selvatico cresce nel Nord America, dal Canada fino al Messico, dove già al tempo dei Maya e degli Aztechi era conosciuta come pianta medicinale dalle proprietà analgesiche, antireumatiche, emetiche, diaforetiche ed espettoranti.

Tradizionalmente la Dioscorrea è stata usata anche nelle infezioni del tratto urinario, nell’esaurimento nervoso e nei disturbi dell’apparato digerente con coliche e spasmi intestinali e flatulenza; alcuni studi infatti mostrano la presenza nella pianta di polisaccaridi con azione potenzialmente prebiotica.

Il rimedio si ricava dal rizoma, raccolto dopo la fioritura, in autunno, da cui si estrae un fitocomplesso ricco di fitormo-

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ni: saponosidi steroidei, la dioscina ed eterosidi della diosgenina.

Le proprietà della pianta riguardano primariamente i disturbi della sfera femminile dalla sindrome premestruale alla sintomatologia della menopausa.

Intorno agli anni ’40 fu scoperto che nella sua radice sono contenute sostanze con struttura straordinariamente simile a quella del progesterone. Una di queste in particolare, la diosgenina, fu da allora usata come molecola di partenza per la sintesi di numerosi ormoni (dalla pillola anticoncezionale alla terapia ormonale sostitutiva).

La diosgenina riesce ad armonizzare le fluttuazioni ormonali che ogni mese interessano ogni donna e che, specie in menopausa, diventano sempre maggiori,

L’Età dell’Esperienza

intervenendo principalmente sulla componente progestinica di cui riesce a mimare gli effetti. Oltre a questo importante aspetto, la diosgenina è in grado di regolare la produzione di DHEA, prodotto dalle ghiandole surrenali e che, fino alla menopausa regola la produzione di estrogeni che a loro volta hanno un effetto sull’umore, la memoria, la libido, la riduzione dell’ansia e dei disturbi del sonno. Durante la menopausa ed in generale con l’invecchiamento, anche nell’uomo, le surrenali iniziano a produrre meno DHEA. Nella donna questo aspetto, unito alla diminuzione di progesterone innesca tutti i fastidi tipici della menopausa.

La Dioscorrea è indicata anche nella sindrome premestruale, riesce a calmare i suoi fastidiosi segnali in quanto ha un’azione diretta sui dolori ovulatori, sull’umore, sulla ritenzione idrica e gonfiore tipici del pre ciclo.

Anche all’origine della problematica dell’ovaio policistico c’è uno squilibrio ormonale. È quindi facile capire perché la diosgenina trovi anche in questa situazione la sua utilizzazione. Fibromiomi uterini possono regredire con creme al progesterone naturale ovvero a base di Dioscorrea villosa.

Gli estratti della pianta vengono utilizzati in preparazioni a uso topico per il trattamento dei problemi cutanei legati a fluttuazioni di tipo ormonale.

Il DHEA ha un effetto diretto anche sull’umore e sulla capacità di controllare l’ansia e spesso questi due aspetti sono la causa principale del colon irritabile.

L’estratto di radice di Igname selvatico è in grado di attivare GATA3 in cellule di

carcinoma mammario umano che mirano all’epigenoma.

La dioscina può modulare le funzioni GATA3 e l’invasione e la vitalità cellulare nelle linee cellulari di cancro al seno umano. Da questo la dioscina ha il potenziale per essere usata come agente anti-invasivo nel cancro al seno in vitro. Il fatto che la Dioscorea contenga un precursore degli ormoni sessuali che il corpo non può trasformare negli stessi è di grande interesse, la sua interazione con i recettori ormonali cellulari potrebbe essere tale da bloccare l’effetto degli ormoni stessi, di lì lo straordinario interesse di questa pianta.

La diosgenina isolata dalla Dioscorea ha mostrato effetti capaci di diminuire i valori di colesterolo e glucosio nel sangue.

La Dioscorea villosa non ha controindicazioni; le uniche situazioni in cui bisogna rivolgersi ad altre piante sono: durante la gravidanza, l’allattamento, quando si stanno già facendo cure ormonali sostitutive con ormoni sintetici.

EFFETTI - Antinfiammatori - Antineoplastici - Antireumatici - Antispasmodici - Espettoranti - Ormonali - Prebiotici - Progestinici POSSIBILI INDICAZIONI TERAPEUTICHE Ansia Artrite reumatoide Cancro al seno Coliche biliari

2 1 2 1

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La Pianta del mese

Volume 5 - N. 3/4

Colon irritabile Diabete Dolori ovulatori Fibromi uterini Flatulenza Infezioni urinarie Insonnia Ipercolesterolemia Libido, calo della Memoria, problemi di Menopausa

1 1 2 2 1 1 2 1 2 1 3

Nausea gravidica Ovaio policistico Ritenzione idrica Sindrome premestruale Umore, disturbi del

Bibliografia 1.

2.

3.

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Botanical Medicine for Women’s Health, Aviva Romm, Churchill Livingstone, 2010 Down There Sexual and Reproductive Health, Susun S. Weed, Ash Tree Publishing, 2011 Women’s Encyclopedia of Natural Medicine, Tori Hudson, N.D., McGraw Hill, 2008 Aumsuwan P, Khan SI, Khan IA, Ali Z, Avula B, Walker LA, Shariat-Madar Z, Helferich WG, Katzenellenbogen BS, Dasmahapatra AK.The anticancer potential of steroidal saponin, dioscin, isolated from wild yam (Dioscorea villosa) root extract in invasive human breast cancer cell line MDA-MB-231 in vitro.Arch Biochem Biophys. 2016 Feb 1;591:98-110.

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Dioscorea Villosa L. Chiamata anche Wild Yam o Igname selvatico, è una pianta rampicante, che può raggiungere i 12 mt di altezza, e produce un fiore giallastro a grappolo, mentre il nome Villosa deriva dalla peluria da cui è ricoperta la foglia. Vera protagonista è la parte rizomatosa da cui si estrae diosgenina, saponine, alcaloidi, ossalato di calcio, resina e tannini. Il suo effetto è diuretico, antalgico, stimola il funzionamento delle ghiandole surrenali ed è tonico per il fegato.

Precursore del progesterone, antagonizza l’azione estrogenica: la diosgenina, definita fitormone per la sua somiglianza strutturale con il progesterone, è utilizzata principalmente per la produzione di ormoni steroidei (DHEA), come cortisone e progesterone, di cui è precursore. Al momento non vi sono evidenze scientifiche che ne determinino la precisa azione, tuttavia la diosgenina si è dimostrata in grado di antagonizzare l’azione degli estrogeni, normalizzando il rapporto tra i due ormoni estrogeno-progesterone. Non vi è una diretta conversione a livello endogeno di progesterone attraverso l’assunzione di diosgenina poiché non esistono enzimi in grado di favorire tale processo che avviene a livello microbiologico e chimico. L’azione è infatti legata ai recettori cellulari, i cui siti vengono occupati dai fitormoni della pianta, bloccando l’effetto estrogenico in caso di eccesso, e limitandolo in caso di carenza. Proprio grazie a questa funzione aiuta le donne nei casi di dismenorrea come regolatore del ciclo mestruale ed in menopausa a contrastare il fenomeno delle caldane.

La Famiglia delle Dioscoreacee si presenta estremamente vasta e ricca di specie diverse (se ne contano circa 200), di diffusione tipicamente intertropicale. Non se ne conosce la vera origine, ma secondo scavi archeologici, pare se ne facesse uso 10.000 anni fa in Africa e Asia Orientale. In America Latina la Dioscorea Lutea sostituisce il caffè, mentre in alcuni stati dell’America Settentrionale, si trova la Dioscorea Villosa contenente un composto simile ad una saponina. La Dioscorea Trifida è usato in America per l’estrazione del cortisone, mentre in Messico si usa la Dioscorea Composita, chiamata anche Barbasco.

MEDICINA TRADIZIONALE CINESE “Farmacologia Cinese” di M. Muccioli / Pippa; Qiu Tian San Marino 1992 da: Ben Cao Chiamato Shan Yao nella fitoterapia cinese, tonifica il QI di Milza e Stomaco, nutrendo lo Yin di Stomaco con il suo sapore dolce, aiutando la digestione (il tubero fresco contiene amilasi e polifenolossidasi, fibre e amminoacidi che riducono la glicemia nel sangue).

Rinforza e sostiene Polmone e Rene, tonificando il QI del Polmone e nutrendone lo Yin, consolida il Jing (i principi attivi favoriscono la produzione di spermatozoi, saponine e mucillagini hanno effetto emolliente e lubrificante che riducono la tosse cronica con catarro dovuta a deficit di polmone).

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La Molecola del mese a cura del Prof. Ivo Bianchi

HMB (ß-idrossi ß-metilbutirrato)

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li aminoacidi ramificati (BCAA) rappresentano circa il 15-25% dell’introito proteico umano e i prodotti latteo-caseari ne sono particolarmente ricchi. Nell’ambito di questi, il più importante è la Leucina, essenziale per sostenere lo sviluppo muscolare nel bambino e per contrastare l’atrofia dello stesso tessuto nell’adulto, che inizia in particolare dopo i 50 anni, con il calo della spinta degli ormoni sessuali.

In particolare questo aminoacido, in pre-

senza di Insulina o de suo metabolita attivo (IGF-1) ottimizza la captazione di glucosio da parte del muscolo e la sua

La supplementazione con β-idrossi-β-metilbutirrato (HMβ) stimola l’ipertrofia del muscolo scheletrico attraverso la via mTOR ed incrementa l’attività dell’asse anabolico GH/IGF-I.

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L’Età dell’Esperienza

utilizzazione strutturale od energetica.

Questo aminoacido anabolico viene utilizzato dagli atleti che si sottopongono ad allenamenti molto intensi, ma riveste un grande interesse anche nei pazienti con encefalopatia epatica perché antagonizza l’accumulo di falsi neurotrasmettitori e di altre sostanze tossiche coinvolte nel danno cerebrale, migliorando in ogni caso anche il tono dell’umore.

La Leucina stimola forza e struttura del muscolo, l’HMB, di più!

Come spesso avviene a livello organico (pensiamo ad esempio alla vitamina D) una prima molecola, spesso di origine alimentare, viene metabolizzata ad una successiva e più potente. In questo caso il 5% della Leucina, viene trasformato nell’assai più potente beta idrossi beta metil butirrato (HMB), che sembra amplificare di molto gli effetti della Leucina da cui deriva, antagonizzando in maniera sostanziale il catabolismo muscolare, a tutte le età ed anche in soggetti che praticano poca attività sportiva. Questa molecola fu scoperta nel latte di maiale, ma una certa quantità si rinviene anche nel pompelmo, erba medica e pesce gatto.

L’interesse di questa molecola non è solo per gli sportivi, nei quali peraltro diminuisce la formazione di latticodeidrogenasi (LDH) e la conseguente acidosi

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La Molecola del mese

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metabolica muscolare, ma anche in varie importanti situazioni cliniche. Spiccano tra queste malattie virali cachetizzanti quali l’AIDS, sindromi settiche, patologie tumorali, malattie autoimmuni con aumento di TNF alfa (artrite reumatoide, spondilite anchilosante…). Utile inoltre il suo impiego dopo traumi estesi per favorire una rapida ripresa della massa muscolare. Studi recenti attribuiscono a questa molecola non solo proprietà anti cataboliche, ma anche immunostimolanti ed anti colesterolemiche.

Interessante è il fatto che non esistono ad oggi rilievi di effetti collaterali dal consumo di quantità anche elevate (3-5g/die) di questa molecola.

INDICAZIONI TERAPEUTICHE AIDS Artrite reumatoide Cachessia neoplastica Cirrosi epatica Endurance, stimolo della Insufficienza cardiaca Ipercolesterolemia Ipertensione arteriosa Morbo di Alzheimers Morbo di Parkinson Patologie Autoimmuni Sarcopenia senile Sepsi Sindrome da Fatica Cronica Spondilite anchilosante Supporto dello sportivo Traumi estesi

EFFETTI - Anabolici - Anti Aterosclerotici - Anti Catabolici - Anti Colesterolemici - Immunoregolatori - Immunostimolanti - Riparativi tissutali

Bibliografia • Shawn M. Talbott e Kerry Hughes, The Health Professional’s Guide to Dietary Supplements, Lippincott Williams & Wilkins, 1º settembre 2006, pp. 58 • Suresh I. S. Rattan, Modulating aging and longevity, Springer, 2003, pp. 162 • Barrie R. Cassileth, K. Simon Yeung e Jyothirmai Gubili, Herb-Drug Interactions in Oncology, PMPH-USA, 1º giugno 2010, pp. 356 • Robert Hannon Fitzgerald, Herbert Kaufer e Arthur L. Malkani, Orthopaedics, Elsevier Health Sciences, 2002, pp. 1.

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Leggere per riflettere Ubi jam validis quassatum est viribus aevi Corpus, et obtusis ceciderunt viribus artus, Clauidicat ingenium, delirat linguaque mensque

Lucrezio, De Rerum Natura

Mandare a riposo gli uomini prima dei cinquantacinque o sessant’anni mi pare che non ci sia gran ragione. Io sarei d’avviso che si prolungassero la nostra professione e le nostre occupazioni quanto più si potesse, con vantaggio pubblico; ma trovo il difetto nell’altro lato, di non occuparsi abbastanza presto… È possibile che in coloro i quali impiegano bene il tempo, la scienza e l’esperienza aumentino con la vita ; ma la vivacità, la prontezza e altre doti molto più nostre, più importanti ed essenziali, si appassiscono e languiscono.

Michel Eyquem de Montaigne (1533-1592) Essais

“Si può paragonare la vita a un tessuto ricamato, di cui ognuno può vedere il lato esterno nella prima metà della sua esistenza, e il rovescio nella seconda: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, poiché lascia riconoscere la connessione dei fili.”

Irvin D. Yalom

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I Libri del mese Pier Franco Marcenaro La conoscenza di se stessi è stata sempre indicata da saggi, filosofi e Maestri di ogni tempo e luogo come la più preziosa. Da essa, infatti, l’anima umana parte per il meraviglioso viaggio che la conduce alla Fonte della conoscenza, della pace e della beatitudine più elevate, meta finale della Via della Spiritualità.

La Scuola della Spiritualità, fondata da Pier Franco Marcenaro nel 1974, è nata per impartire gli insegnamenti a carattere universale ed ecumenico della più elevata forma di meditazione, che conduce alla conoscenza di se stessi ed alla conoscenza della manifestazione divina.

Gli effetti della GENTILEZZA Università di Harvard: è stato dimostrato che spendere piccole somme di denaro per gli altri può farci sentire meglio. Il merito sarebbe delle endorfine prodotte dal cervello quando si compiono gesti d’altruismo, che a loro volta porterebbero ad un aumento dei livelli di dopamina, l’ormone della felicità.

International journal of psychophysiology: ha provato che le persone che dedicano il proprio tempo alle attività di volontariato non solo hanno una maggior autostima e livelli di stress più bassi, ma anche una miglior pressione del sangue. A portare giovamento al sistema cardiovascolare sarebbe l’ormone dell’ossitocina, prodotto proprio quando si compiono gesti compassionevoli ed altruisti.

National institute of aging di Baltimora: ha dimostrato che le persone cortesi e ben disposte verso il prossimo hanno meno possibilità di essere colpite da ictus e infarti. L’esperimento, condotto su 5614 persone tra i 14 e i 94 anni, ha documentato come coloro che sono dotati di un’indole più competitiva ed egoista tendano a sviluppare più facilmente un ispessimento delle carotidi con conseguente aumento di rischio di arresto cardiaco.

American journal of physiology: ha mostrato che l’ossitocina prodotta durante i gesti di cortesia ha la capacità di ridurre i livelli di radicali liberi e le infiammazioni, combattendo all’origine le principali cause dell’invecchiamento. Altri studi hanno addirittura svelato una correlazione tra gesti cortesia e l’attività del nervo vago, che controlla i livelli di infiammazione del corpo.

University of British Columbia: ha dimostrato che essere cortesi verso gli altri può contribuire ad alleviare l’ansia sociale. Lo studio, effettuato su 115 soggetti con problemi di ansia, ha riscontrato notevoli benefici e un ridotto numero di attacchi di panico nei soggetti che per 4 settimane si erano impegnati in gesti gentili rispetto a chi, invece, in quello stesso periodo si era limitati ad annotare su un diario i propri pensieri e timori.

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del prossimo numero

Il prossimo sarà il SESTO della serie di 7 numeri dedicati alle 7 Età della Vita.

Ecco l’elenco completo: 1. Vita prenatale e prima infanzia (0-7) 2. Adolescenza (7-14) 3. Giovinezza (14-28) 4. Maturità (28-49) 5. Meno ed Andro Pausa (49-63) 6. Prima Senescenza (63-77) 7. Seconda Senescenza (77-120)

IL PROSSIMO NUMERO SARÀ INTERAMENTE DEDICATO A:

Prima Senescenza: Età del Distacco dai 63 ai 77 anni Rimedi Naturali e Strategie Psicologiche per Affrontare al Meglio il Momento in cui le Energie Fisiche decrescono ma possono Garantire comunque la Salute se nel contempo si Aumenta il Bagaglio Spirituale