Scienza Natura Volume 5 numero 12 Anno 2018

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Volume 5

Quaderni di Divulgazione Scientifica e Culturale

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• Accademia di Fitoterapia I

6 video lezioni con materiale didattico specifico digitale per ogni singolo modulo sui temi fondamentali per la conoscenza delle piante, delle loro proprietà e degli usi in campo Medico.

Fornisce Attestato di Partecipazione

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6 video lezioni con materiale didattico specifico digitale per ogni singolo modulo su approfondimenti pratici di Medicina Naturale con un attento rigore scientifico.

Fornisce Attestato di Partecipazione

Cordyceps, Hericium, Poria

6 video lezioni con materiale didattico specifico digitale per ogni singolo modulo.

Proseguimento ed approfondimento del corso I. Fornisce Attestato di Partecipazione

€ 199

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L’uso pratico ma rigoroso di Nutraceutici ed Estratti Vegetali.

50 ore di video lezioni con materiale didattico specifico digitale per ogni singolo modulo dedicato agli operatori della Salute.

Consente di accedere gratuitamente a 25 crediti ECM tramite FAD. Fornisce attestato di partecipazione

€ 399

• Simposi del Lunedì

6 video lezioni con materiale didattico specifico digitale per ogni singolo modulo sul “metodo terapeutico Scienza Natura” con approfondimenti particolari sulle patologie più comuni.

€ 99

• A Cena con il Dott. Bianchi

6 video di show cooking.

Serate di approfondimento sui “superfood” (Alimenti e Farmaci), con ricette e spiegazioni per una alimentazione sana e naturale.

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FUNGHI MEDICINALI

• Libera Accademia di Medicina Naturale II

FUNGHI MEDICINALI

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Numero 12

Primo numero della SERIE dedicata alla Micoterapia

Mos Maiorum

Quaderni di divulgazione Scientifica e Culturale Collaboratori: Prof. Ivo Bianchi, Naturopata Valentina Bianchi, Dott. Francesco Bianchi, Grafico Antonio Fenuta, Dott. Luigi Nicoli, Naturopata Nadia Mondi, Dott.ssa Michela Lovadina, Dott.ssa Maria Bertolazzi, Dott. Giuseppe Maturo Progetto grafico, impaginazione e stampa: Grafical srl (Marano di Valp.lla - VR)

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Vol. V N. 12

Il misterioso mondo dei Fughi I funghi tra mito, storia e leggenda Classificazione dei Funghi Schede dei principali Funghi Medicinali Cordyceps sinensis Studi scientifici Cordyceps Cordyceps sinensis: il super alimento Hericium erinaceus Studi scientifici Hericium erinaceus Hericium nutrimento per il corpo e la mente Poria Cocos Studi scientifici Poria Cocos ProprietĂ terapeutiche del Poria cocos Il libro del mese Sommario del prossimo numero

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Primo numero della SERIE dedicata alla Micoterapia

Mos Maiorum

Volume 5 - N. 12

IL MISTERIOSO MONDO DEI FUNGHI

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el IV secolo a.C. Aristotele creò un sistema di classificazione secondo il quale gli organismi venivano suddivisi in due regni, animale e vegetale. Tale sistema si basava sulle somiglianze esteriori più evidenti degli organismi e rimase invariato per molto tempo: soltanto nel 1735 Carlo Linneo, con il suo Systema Naturae, propose una modalità più precisa per ordinare i viventi, che si basava su categorie (regno,

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Prof. Ivo

Bianchi

classe, ordine, famiglia, genere, specie), e che è tuttora utilizzata. Il naturalista svedese prevedeva ancora che i viventi fossero suddivisi in vegetali e animali. I primi corrispondevano agli organismi autotrofi, sessili, cioè fissi al terreno e incapaci di spostarsi, in grado di compiere la fotosintesi, e agli organismi unicellulari autotrofi, i batteri, le alghe e i funghi; ai secondi appartenevano, invece, organismi eterotrofi dotati di movimento, nonché gli eterotrofi unicellulari (protozoi).

Alcuni microrganismi, però, risultavano di difficile collocazione entro un sistema di classificazione di questo tipo, poiché mostravano caratteristiche appartenenti ai due regni: ad esempio il flagellato unicellulare Euglena contiene clorofilla e si nutre in modo autotrofo, per mezzo della fotosintesi, ma è anche dotato di movimento; i funghi, pur essendo sessili, si nutrono in modo eterotrofo, per assorbimento di sostanze organiche dal terreno.

Con l’avvento della microscopia elettronica si è anche scoperto che i batteri sono organismi dalle caratteristi-

Funghi Medicinali

che cellulari peculiari, che li differenziano da tutti gli altri organismi viventi.

Per risolvere questi problemi, nel 1959 fu proposto un sistema di classificazione in cinque regni, così organizzato: 1. il Regno Animale, comprendente organismi eucarioti pluricellulari eterotrofi che si nutrono per ingestione, ossia introducendo sostanze alimentari in un canale

alimentare (tubo digerente) in cui avviene la loro demolizione e digestione 2. il Regno Vegetale, comprendente organismi eucarioti pluricellulari autotrofi che si nutrono per mezzo della fotosintesi 3. il Regno dei Funghi, comprendente organismi eucarioti pluricellulari eterotrofi che si nutrono per assorbimento (ossia mediante il passaggio diretto delle sostanze attraverso la membrana cellulare) 4. il Regno dei Protisti, comprendente organismi eucarioti unicellulari 5. il Regno delle Monere, comprendente i procarioti, ossia archeobatteri, batteri e cianobatteri (o alghe azzurre).

CLASSIFICAZIONE GENERALE DEGLI ORGANISMI VIVENTI REGNO

ORGANIZZAZIONE CELLULARE

Monera

Procariotica – unicellulare e/o coloniale

Autotrofi (fotosintesi o chemiosintesi) Eterotrofi (assorbimento)

Asessuata (scissione)

Mobili (flagelli) o non mobili

Protista

Eucariotica - unicellulare e/o coloniale

Autotrofi (fotosintesi) Eterotrofi (assorbimento o ingestione)

Asessuata e sessuata

Mobili (flagelli o ciglia) o non mobili

Plantae

Eucariotica con parete di cellulosa – pluricellulare con organizzazione in tessuti

Autotrofi (fotosintesi)

Asessuata e sessuata

Immobili

Fungi

Eucariotica con pareti (chitina) – sinciziale (senza confini definiti tra le cellule)

Eterotrofi (assorbimento)

Asessuata e sessuata

Immobili

Eucariotica senza pareti – pluricellulare con organizzazione in tessuti

Eterotrofi (ingestione)

Generalmente sessuata

Mobili (fibre contrattili)

Animalia

NUTRIZIONE

RIPRODUZIONE

MOTILITÀ

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Volume 5 - N. 12

Il regno dei Funghi o Miceti è un regno totalmente a parte, ben distinto da quello vegetale ed animale (Hawksworth et al., 1995) e comprende oltre 1.500.000 specie di organismi aventi le seguenti caratteristiche: • completa mancanza di tessuti differenziati e di elementi conduttori • riproduzione tramite spore (e non attraverso uno stadio embrionale come avviene per animali e piante) Tra le varie specie di funghi esiste una grandissima gamma di differenze di dimensione, struttura ed attività metabolica. Al regno dei Funghi in senso stretto appartengono organi-

smi caratterizzati da strutture molto semplici, unicellulari, come i lieviti, fino ad arrivare ad organismi molto più complessi, pluricellulari, con struttura vegetativa organizzata in cellule filamentose dette ife o micelio primario. A differenza delle cellule vegetali, che hanno una parete costituita prevalentemente da cellulosa, la parete cellulare dei Funghi è costituita da un altro polisaccaride, la chitina, polimero della N-acetil-glucosamina, presente anche nell’esoscheletro degli Artropodi (insetti, ragni, crostacei). La chitina, rispetto alla cellulosa è molto più resistente alla degradazione microbica, al caldo, al freddo ed alla siccità.

Le cellule che costituiscono le ife possono essere mono o plurinucleate e possono essere divise da setti.

La presenza o meno dei setti è una caratteristica distintiva di alcuni gruppi di funghi rispetto ad altri. Negli Zigomiceti, infatti, le ife non sono settate, cosa che invece è presente negli Ascomiceti, nei Basidiomiceti e

nei Deuteromiceti. Le ife si sviluppano all’interno del substrato di crescita fino a formare un reticolo intrecciato detto micelio. Una delle caratteristiche di alcuni funghi è quella di emettere luce, come, per esempio, il fungo dell’ ulivo (Omphalotus olearius), che si illumina grazie a componenti chimici presenti nelle lamelle e nella cappella.

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Funghi Medicinali

Classificazione Morfologica dei Funghi Forme a Lieviti

Singole cellule rotonde che si riproducono attraverso la Moltiplicazione Mitotica

es. Candida albicans, Cryptococcus neoformans

Forme ad Ife

Filamenti intrecciati a formare miceli o muffe che si riproducono attraverso la produzione di Spore.

Le Ife possono raggiungere diversi mm di lunghezza

es. Aspergillus fumigatus, dermatophytes

Tutti i funghi sono eterotrofi, cioè ricavano le sostanze nutritive dall’ambiente esterno assorbendole attraverso le pareti; essi rivestono un ruolo ecologico importantissimo perché sono in grado di decomporre il materiale organico presente nel terreno. Costituiscono un anello indispensabile dell’ecosistema, in quanto permettono la chiusura del ciclo della materia rendendola nuovamente disponibile all’organicazione da parte delle piante verdi.

Nonostante molte specie di funghi possano vivere e riprodursi in ambiente acquoso, la grande maggioranza di essi è adattata a crescere in substrati solidi e particolarmente nei terreni. Molto spesso i funghi si sviluppano anche all’interno di piante ed animali e possono causare malattie o decadimento.

Molti funghi attaccano anche cibi e manufatti vari, dal cuoio ai cosmetici, dai farmaci agli idrocarburi. Proprio per questa loro versatilità essi sono essenziali in ambito industriale ed alimentare e sono correntemente utilizzati per produrre vino, birra, pane, formaggi, an-

Forme Dimorfe

Possono assumere la morfologia di lieviti o ife a seconda della situazione ambientale

es. Histoplasma capsulatum, Blastomyces dermatitidis

tibiotici ed acidi industriali. In generale i funghi costituiscono un’importantissima risorsa alimentare perché ricchi di sostanze nutritive di vario genere. Diverse specie possiedono proprietà antitumorali, altre contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo nel sangue, altre ancora contengono vitamine ed aminoacidi di fondamentale importanza.

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Volume 5 - N. 12

I funghi vanno comunque consumati saltuariamente ed in modiche quantità in quanto spesso contengono carboidrati e grassi piuttosto complessi che appesantiscono il lavoro dell’apparato digerente.

Inoltre esistono specie contenenti svariati tipi di micotossine, che possono accumularsi negli organi interni con effetti deleteri per l’organismo.

Tuttavia recentemente l’agenzia Adn Kronos Salute, diffondeva un dispaccio con questi toni: i funghi oltre ad essere un piacere per il palato, potrebbero anche essere utili per prevenire il cancro al seno. I ricercatori del Beckman Research Institute of the City of Hope di

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Duarte (California, USA) consigliano infatti di introdurre nella dieta almeno 100 grammi al giorno di questo alimento perché, assicurano, alcuni componenti interferiscono con l’azione dell’aromatasi, un enzima che aiuta l’organismo a produrre estrogeni, gli ormoni coinvolti nel processo di formazione e crescita del tumore della mammella. Questo è il risultato della ricerca che è apparso sulla rivista Cancer Research. Studiando sui topi gli effetti di sette piante con proprietà anti-aromatasica, gli esperti hanno verificato che i funghi bianchi (Agaricus bisporus), una delle varietà più consumate a tavola, sono i più efficaci nell’inibire l’enzima.

I loro estratti hanno, nei topi, ridotto sensibilmente la proliferazione delle cellule cancerose, bloccando la crescita della malattia. Includere i funghi nella propria alimentazione, sottolinea Shiuan Chen, a capo dello studio, può davvero contribuire a contrastare l’insorgenza e la progressione del tumore mammario. Dosaggi anche inferiori a 100 grammi al giorno possono risultare notevolmente efficaci in un’ottica di prevenzione.

Funghi Medicinali

I funghi tra mito, storia e leggenda Tesi dell’Accademia di Micoterapia Parte del percorso formativo Mos Maiorum

I FUNGHI IN OCCIDENTE

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olto probabilmente le prime testimonianze sull’utilizzo di funghi a scopo terapeutico risalgono a circa 5300 anni fa, Età del rame, e sono localizzate nelle Alpi italiane. Si tratta del rinvenimento nel 1991 del famoso Otzi, la mummia del Similaun, oggetto di uno studio interdisciplinare all’avanguardia, che ha portato all’individuazione nella borsa dell’uomo, dei resti di un fungo di betulla usato per problemi in-

Dott. Luigi

Nicoli

testinali. La presenza di questi ultimi nella mummia è testimoniata dal rinvenimento nel suo intestino di un parassita.

Per quanto attiene alla cultura Greco-Romana, già dall’etimologia della parola latina, il

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fungo ha una connotazione negativa: infatti, il termine fungus significherebbe “portatore di morte” (dal latino funus = morte e ago = porto, portare). Ciò si deve essenzialmente alla tossicità di alcuni funghi, ed all’ignoranza relativa alle loro proprietà terapeutiche.

Nella cultura Romana vari sono gli episodi, tra leggenda e realtà, legati alla concezione funesta dei funghi. In uno di questi si narra che l’imperatore Claudio era così ghiotto di funghi che morì proprio a causa di questi: la moglie Agrippina, conoscendo il suo debole culinario e desiderando mettere sul trono, al suo posto, il figlio di primo letto Nerone, lo avrebbe fatto avvelenare proprio con funghi velenosi.

Molto diverso è invece nei paesi dell’Europa Centro-Orientale dove antico è l’utilizzo di funghi sia a scopo alimentare che rituale.

I FUNGHI IN ORIENTE

I funghi in Oriente, Cina, Giappone, Corea, hanno una tradizione millenaria relativa sia al loro uso alimentare che terapeutico. Hanno

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I funghi rituali nella preistoria europea Le più antiche testimonianze etno-micologiche europee risalgono alla preistoria e constano di alcune pitture rupestri e manufatti in pietra, rinvenuti in Francia, Spagna, Serbia, Scandinavia. Famose sono le pietre-fungo blu risalenti al Neolitico ritrovate in Serbia e quelle risalenti all’età del bronzo rinvenute in Francia.

Molto interessanti per il discorso della sacralità dei funghi sono le pitture rupestri Russe (Altai, Siberia) risalenti anch’esse all’Età del Bronzo, nelle quali sono rappresentati Uomini-fungo: funghi antropomorfizzati.

trovato largo impiego nella Medicina Tradizionale Cinese, i cui più antichi testi risalgono 2500 anni fa.

Funghi Medicinali

I funghi medicinali nella Medicina Tradizionale Cinese

I funghi nella Medicina tradizionale giapponese

I funghi medicinali sono stati usati nella medicina tradizionale cinese per millenni (le stime variano da 3 a 7.000 anni). Lo Shennong Bencao Jing è la più antica lista di sostanze medicinali della TCM risalente al 29esimo secolo a.C. La lista contiene diverse specie di funghi usati a scopi medicinali, era riverito in particolare il ben noto fungo ganoderma (Ganoderma lucidum, in cinese: Ling-Zhi, in giapponese: Reishi o Mannentake).

Shen Nong della dinastia Tang, era un leggendario imperatore cinese del secolo XXIX a. C., che si suppone avesse inventato l’agricoltura, la medicina delle erbe (avendo provato lui stesso centinaia di erbe), il calendario, l’agopuntura e la moxibustione (ignipuntura). Secondo la tradizione aveva il corpo da uomo e la testa di bue ed è qui rappresentato con le corna.

Il famoso maestro e fisico taoista, Tao Hongjing (456-536 AD) ha scritto il Bencao Jing Jinzhu (conosciuto anche come il Tujing yanyi bencao), un’estensione del Shennong Bencao Jing. In esso sono riportate ancora più specie di funghi medicinali noti per le loro capacità curative. Dal 600-1000 d.C. circa, i Cinesi hanno scoperto le tecniche di coltivazione per tanti funghi medicinali e culinari per soddisfare la sempre maggiore richiesta per cibo e medicine potenti. Per esempio, il noto fungo Shiitake (Lentinus edodes, in cinese: Xiang Gu) era diffusamente coltivato dal circa 1000 d.C.

La medicina tradizionale cinese, introdotta in Giappone tra il VII e il IX sec d. C. ha influenzato molto la medicina Tradizionale Giapponese (Kampo).

Kampo è simile alla medicina cinese tradizionale con un accento maggiore sull’uso di “erbe” medicinali (inclusi i funghi, in particolare il fungo Shiitake). Lo Shiitake, tuttavia era un fungo medicinale conosciuto già nell’anno 199 d.C., allorché il XIV imperatore giapponese Chuai lo ricevette in dono da una tribù nativa.

La coltivazione del fungo Shiitake era normale nel Giappone feudale. I villaggi che volevano guadagnare prestigio cercavano di attirare i monaci Buddisti coltivando lo Shiitake, perché quelli avrebbero costruito il loro tempio soltanto a condizione che ci fosse un’abbondante fornitura di Shiitake.

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Volume 5 - N. 12

Nel 1936 il Dr. Kisaku Mori MD ha fondato l’“Institute of Mushroom Research” (l’Istituto di Ricerche sui Funghi) per compilare e studiare l’uso dei funghi in Kampo. Dopo una ricerca per tutta la vita sull’uso tradizionale di funghi medicinali in Giappone, ha pubblicato nel 1974 un’opera classica “Mushrooms as Health Foods” (I funghi quali alimenti sani).

I funghi medicinali sono tradizionalmente usati pure in Korea (in particolare la specie endemica Phellinus linteus, Sang Hwang), e, in misura minore, in Vietnam, Thailandia, India ed altre civiltà dell’Estremo Oriente.

MITI E LEGGENDE Un mito boemo sull’origine sacra di tutti i funghi Molto probabilmente si tratta della cristianizzazione di un racconto sacro sull’origine di tutti i funghi.

“Gesù e Pietro stavano attraversando un villaggio ceco, quando udirono il suono di una musica nuziale proveniente da un’umile casetta.

Essi raggiunsero la festa, ma non prima che Gesù avesse avvertito Pietro di non accettare

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cibo all’infuori di pane e sale, poiché la gente era molto povera.

Gesù e Pietro furono ben accolti. Essi presero il pane e il sale che venivano loro offerti, evitando tuttavia le torte. Ma un po’ più tardi, quando nessuno stava guardando, Pietro fece scivolare alcune torte nella sua tasca.

Dopo un po’, Gesù e Pietro ripresero il cammino, Gesù immerso nei suoi pensieri, e Pietro in ritardo dietro di lui, in modo da poter rosicchiare le sue torte.

Ma ad ogni morso, Gesù si girava e gli chiedeva cosa stesse mangiando. Pietro sputava fuori il boccone e ripeteva: “Niente”. Questo accadde più volte, fino a che non rimasero più torte.

Quindi Gesù disse a Pietro: “Torna indietro e raccogli tutto ciò che hai sputato, io ti aspetterò”. Quando Pietro tornò disse a Gesù: “Non ho trovato nulla, ad eccezione di questo che ti mostro. Pensavo fosse cibo, ma, guarda! Era una escrescenza radicata nel suolo”. Gesù disse: “È un’escrescenza, ed è cresciuta dal cibo che hai gettato via”.

Quindi Pietro chiese perdono, e venne perdonato. Poi, essi giunsero alla casetta di una povera donna, e le chiesero di cucinare ciò che Pietro aveva trovato, e questo si trasformò in funghi, ed erano buoni.

Dato che i funghi erano sorti dal cibo della povera gente, Gesù li concesse ai poveri, e insegnò alle povere donne dove cercarli. E siccome la povera gente ha bisogno di aiuto, i funghi si moltiplicano e abbondano. E poiché Pietro, mangiandoli, rimase tuttavia affamato, i funghi non saziano”.

Da: VALENTINA P. WASSON & GRODON R. WASSON, 1957, Mushrooms, Russia and History, Pantheon Books, 2 voll.

La leggenda giapponese del Maitake

In Giappone il Maitake (“fungo danzante”), parrebbe avere avuto in epoche remote una certa importanza legata al suo culto, come

Funghi Medicinali

dimostra il seguente racconto, facente parte del Konjaku monogatari (“Novelle del passato”), una raccolta di racconti e di aneddoti provenienti dall’India, dalla Cina e dal Giappone, compilata verso la fine dell’XI secolo della nostra era. Il racconto è originario della cultura popolare giapponese. <<Molto, molto tempo fa, alcuni taglialegna partirono da Kyoto in direzione delle montagne di Kitayama, e si smarrirono. Non sapendo dove andare, quattro o cinque di loro si stavano lamentando della loro condizione, quando udirono le voci di un gruppo di persone provenire dai recessi delle montagne.

I taglialegna si domandarono con sospetto che sorta di gente avrebbe potuto essere, quando quattro o cinque monache buddiste fuoriusci-

rono danzando e cantando. Vedendole, i taglialegna si spaventarono, pensando che monache che danzano e che cantano non potevano di certo essere esseri umani, ma dovevano essere spiriti o demoni.

E quando le monache li scorsero e si diressero verso di loro, i taglialegna si impaurirono molto e si chiesero: “Com’è possibile che delle monache fuoriescano così dai recessi dei monti, danzando e cantando?”

Le monache allora dissero: “La nostra apparizione, mentre danziamo e cantiamo, vi ha indubbiamente impauriti.

Ma noi siamo solo delle monache e viviamo qui vicino. Siamo venute per raccogliere fiori da offrire a Buddha, ma dopo essere tutte insieme salite sulle colline, abbiamo smarrito la strada, e non abbiamo più potuto ricordare come tornare.

Quindi ci siamo imbattute in alcuni funghi, e sebbene ci fossimo domandate se non ci saremmo avvelenate mangiandoli, essendo affamate, abbiamo deciso che era meglio raccoglierli piuttosto che morire di fame. Ma dopo averli raccolti e arrostiti, trovammo che erano piuttosto deliziosi, e pensando “Come sono buoni!”, li mangiammo. Ma appena terminammo di mangiarli, notammo che eravamo costrette a una danza incontrollabile.

I taglialegna non finirono di sorprendersi per una storia così inusuale e poiché erano molto affamati chiesero alle monache alcuni dei numerosi funghi che le monache avevano raccolto, cosicché anch’essi furono costretti a danzare.

In quella condizione, le monache e i taglialegna risero e danzarono girando intorno tutti insieme.

Dopo un poco di tempo, l’ebbrezza sembrò dissiparsi, e in un qualche modo tutti ritrovarono le loro separate vie per tornare a casa. Da allora questi funghi sono stati chiamati Maitake da mai, “danza”, e take, “fungo”: “funghi danzanti”, nel senso di “funghi che fanno danzare>>.

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La leggenda dello Shitake Si narra che Chuai, il bellicoso 14° imperatore, apprezzò molto gli Shiitake offertigli dalla tribù barbara dei Kumaso che stava cercando di sottomettere sull’isola di Kyushu nel secondo secolo. Si ritiene che nell’antica corte imperiale venissero usati come afrodisiaco.

In Cina, la coltivazione dello Shiitake ebbe inizio circa 1.000 anni fa tra le montagne della provincia dello Zhejiang grazie a un taglia-

gorosamente con la lama dell’accetta. Quando tornò sulla scena, si accorse con sorpresa che i funghi rivestivano completamente il tronco.

Aveva scoperto il metodo “colpisci e pianta”, ancora usato in alcune zone, in cui i tronchi vengono colpiti in modo che le spore abbiano più aperture in cui germinare. Il contributo dato da Kwung all’agricoltura è commemorato in un tempio a Qingyuan. Il suo nome è ancora celebrato con feste in tutta la provincia dello Zhejian

Leggende cinesi dello Ling-Zi o Reishi

legna di nome Wu San-Kwung. Per provare la sua ascia, Kwung menò un fendente contro un tronco su cui crescevano questi funghi.

Qualche giorno dopo, ne notò alcuni dove l’ascia aveva colpito.

A titolo di esperimento, intaccò il tronco in diversi punti, e ovunque ottenne lo stesso risultato.

Era nata così la tecnica di coltivazione degli Shiitake. Una volta, continua la storia, la crescita non si verificò. Il taglialegna ci rimase male e se la prese con l’albero, colpendolo vi-

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Si tratta del fungo medicinale più antico e più famoso. Si usava in Cina già 2500 anni fa. Il primo mito che riportiamo è ripreso dal “Libro della Montagna e del mare” risalente al V sec a.C. L’imperatore Yan aveva una figlia Yao Ji, molto intelligente e bella. Morì prima del suo matrimonio e ascese alla montagna Yao. Immediatamente dopo la sua morte nacque un’erba bellissima, luminosa e colorata che la gente chiamò Ling-Zhi che considerò la reincarnazione di Yao. La leggenda dell’imperatore Wu-Ti Wu-Ti è un sovrano non particolarmente amato della dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.).

Infatti durante il suo regno il popolo fu pesantemente gravato da dazi e tassazione.Tut-

Funghi Medicinali

tavia viene oggi ricordato per un singolare episodio, che da allora costituisce una componente della storiografia cinese e che oggi giorno, in Cina, è noto ad ogni bambino.

Nell’estate dell’anno 109 a.C. l’imperatore, girovagando tra una stanza e l’altra del suo palazzo, scoprì una stanza segreta dove era custodito un fungo straordinario dalla forma singolare.

Si trattava proprio del “leggendario” Ling Zhi, ovvero quello che oggi conosciamo con il nome di Reishi, o Ganoderma Lucidum.

Wu-Ti interpretò questo ritrovamento come un segno di buon auspicio e preso dalla bontà decise di dare la grazia a molti prigionieri. Inoltre distribuì vino e generi alimentari a centinaia di famiglie bisognose.

Allo stesso tempo immortalò l’accaduto in un’ode, che costituisce la prima poesia dedicata a un fungo e tramandata ancora oggi in Cina: Nella mia residenza segreta cresce un’erba nove steli con foglie sottili!

I servitori a palazzo sono pieni di timore reverenziale per questa meraviglia, interrogano l’oracolo.

L’essenza del respiro segreto è là, ritornata in patria.

Quest’erba magica cresce di giorno in giorno, quel Zhi che manifesta in modo eccezionale la sua bellezza!

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Volume 5 - N. 12

CLASSIFICAZIONE DEI FUNGHI Prof. Ivo

N

ella piĂš moderna rivisitazione del Regno dei Funghi (Hawksworth et al., 1995) vengono accettati come appartenenti a questo regno solo quattro di-

Bianchi

visioni (Ascomycota, Basidiomycota, Chytridiomycota e Zygomycota) di cui si elencano di seguito i sottordinati taxa:

Divisione Ascomycota

Classe Ascomycetes Ordine Elaphomycetales, Helotiales, Pezizales, Sphaeriales, Tuberales

Classe Pneumocystidomycetes

Classe Saccharomycetes

Classe Schizosaccharomycetes

Classe Taphrinomycetes

Divisione Basidiomycota

Classe Basidiomycetes Sottoclasse Aphyllophoromycetidae

Ordine Cantharellales, Clavariales, Corticiales, Ganodermatales

Ordine Hericiales, Hymenochaetales, Polyporales, Thelephorales Sottoclasse Gasteromycetidae

Ordine Lycoperdales, Sclerodermatales, Nidulariales, Phallales Sottoclasse Hymenomycetidae

Ordine Agaricales, Amanitales, Boletales, Cortinariales

Ordine Entolomatales, Pluteales, Russulales, Tricholomatales Sottoclasse Phragmomycetidae

Ordine Calocera

Divisione Chytridiomycota Divisione Zygomycota

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Funghi Medicinali

Accenniamo brevemente alle caratteristiche salienti delle quattro grandi Divisioni del Regno dei Funghi.

ASCOMYCOTA (ASCOMICETI) È la più vasta famiglia di funghi costituita da circa 50.000 specie di organismi, saprofiti e parassiti, tra cui lieviti e licheni. Spesso si tratta di organismi filamentosi settati, con cellule uni o plurinucleate, o di organismi unicellulari (lieviti).

Sono funghi a riproduzione generalmente asessuata, caratterizzati dalla produzione di spore all’interno di organi sacciformi (aschi), i quali, nelle forme più evolute, si differenziano entro appositi corpiccioli (periteci, apoteci, ecc.).

Nelle forme più evolute, la riproduzione sessuale avviene attraverso isogameti che si differenziano all’interno di gametangi su ife di diverso ceppo. A questa famiglia appartengono, ad esempio, i tartufi.

Gli ascomiceti a riproduzione asessuata, sono anche detti funghi imperfetti, e si riproducono mediante conidi e tramite cicli parasessuali. Tra gli Ascomiceti ricordiamo alcuni esempi: o la Claviceps purpurea, l’agente della “segale cornuta”, che può causare ergotismo o funghi imperfetti del genere Penicillium che forniscono antibiotici e sono utilizzati per la produzione di formaggi (P. roquefortii, P. camembertii) o Arthrobotrys dactyloides e Dactylella drechsleri, funghi imperfetti che catturano i vermi del terreno.

Arthrobotrys dactyloides e Dactylella drechsleri

BASIDIOMYCOTA (BASIDIOMICETI) I Basidiomiceti comprendono sia funghi commestibili che velenosi comunemente noti come porcini, prataioli, ovuli, chiodini, ecc.

Un esempio di ascomicete evoluto a riproduzione sessuata è la Morchella esculenta, un ascomicete commestibile con ascocarpo

Tra le caratteristiche di questi funghi ricordiamo: • la produzione di basidi claviformi, privi di setti; ciascun basidio produce quattro basidiospore portate su sottili peduncoli detti sterigmi

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Amanita phalloides

CHYTRIDIOMYCOTA (CHYTRIDIOMICETI) Amanita vaginata

• il basidiocarpo (corpo fruttifero) maturo è tipicamente composto da un cappello o pileo, sostenuto da un gambo o stipite • la superficie inferiore del cappello costituisce lo strato fertile (imenio), sul quale si sviluppano i basidi; è organizzata in una massa spugnosa (es. porcini) o lamellare (es. prataioli) o aculeata (es. steccherini) Alcuni funghi a lamelle sono fortemente velenosi, come l’Amanita phalloides; altri sono allucinogeni, come Psilocybe mexicana, connesso a riti tradizionali e pratiche sciamaniche nei paesi di origine.

Vi sono funghi velenosi, pur in misura minore, anche tra quelli con superficie spugnosa, come ad esempio il Boletus satana.

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Sono tra i funghi più piccoli e semplici. Si trovano negli oceani, nei ruscelli, nei laghi e nel terreno umido. Si alimentano su organismi decadenti o viventi. Sono dei decompositori importanti dell’ecosistema acquatico.

I Chytridiomiceti, diversamente da altri funghi, producono spore con flagelli che permettono loro di nuotare.

Funghi Medicinali

ZYGOMYCOTA (ZYGOMICETI) Sono funghi terrestri che vivono nel terreno o su materiale organico in decomposizione sia vegetale che animale, alcuni sono paras-

no prodotte in strutture apposite all’interno di sporangi più o meno specializzati e portati da ife fertili (sporangi a bulbo di colore nero).

In alcuni casi, quando le spore si formano in un tipo di sporangio diverso (zigosporangio),

Zygomycota

siti di piante, di insetti o di altri animali del terreno. Si riproducono per via asessuata, tramite dispersione delle spore che vengo-

si osserva un ciclo di tipo sessuato. A questo gruppo appartengono le “muffe nere” che si sviluppano sulla frutta, ortaggi e prodotti da forno. Molte specie appartenenti agli zigomiceti formano le micorrize. Sono funghi con miceli non settati, cenocitici.

Fra questi funghi ricordiamo Rhizopus stolonifer, la comune muffa del pane.

Rhizopus stolonifer, la comune muffa del pane

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Prof. Ivo

Bianchi

COMPOSIZIONE DEI FUNGHI

I

funghi sono considerati da moltissimo tempo come ricche e gustose fonti nutrizionali.

Nelle civiltà antiche l’esperienza ha fatto diversificare i funghi commestibili da quelli tossici e quindi da evitare, compresi quelli psicotropici. In molte parti del mondo, specialmente in Europa, i funghi selvatici sono regolarmente raccolti e usati nell’alimentazione.

I funghi sono considerati una buona fonte di proteine altamente digeribili. Il contenuto di proteine varia dal 10 al 40% del peso secco; in esse sono contenuti tutti gli aminoacidi essenziali, anche se gli aminoacidi solforati (cisteina e metionina) possono essere aminoacidi limitanti.

Contengono inoltre dal 3 al 21% di carboidrati e dal 3 al 35% di fibre. Una buona proporzione di carboidrati è costituita da fibre alimentari insolubili, non digeribili e per questo il

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valore calorico dei funghi è basso. I funghi contengono probabilmente ogni minerale presente nel loro substrato di crescita, incluse sostanziali quantità di fosforo e potassio, e in quantità minore calcio e ferro.

Sembrano essere una eccellente fonte di vitamine, specialmente tiamina (vit.B1), riboflavina (vit.B2), niacina, biotina e acido ascorbico (vit.C).

La vitamina A e la vitamina D sono presenti in quantità minore, anche se alcune specie contengono beta-carotene ed ergosterolo che è un precursore della vitamina D. Il livello di grassi è relativamente basso, si aggira attorno al 2-8% del peso secco e contiene tutte le principali classi di acidi grassi liberi, mono, di e trigliceridi, steroli, esteri degli steroli e fosfolipidi.

Per la loro ricchezza nutrizionale ed il loro contenuto proteico i funghi possono essere un ottimo alimento anche per i vegetariani.

Funghi Medicinali

Ganoderma applanatum

FUNGHI CON PROPRIETÀ MEDICINALI In Cina il termine Yakuzen è generalmente utilizzato per i piatti a base di funghi medicinali. In Oriente varie migliaia di anni fa è stato riconosciuto che funghi commestibili e non, potevano esercitare effetti benefici sulla salute. Tra questi funghi vanno ricordati le specie commestibili di Lentinus edodes, Auricularia auricula judae, Hericium erinaceus, Grifola frondosa, Flammulina velutipes, Pleurotus ostreatus e Tremella fuciformis, e le specie considerate non commestibili in quanto di consistenza legnosa o di gusto molto amaro, ma con importanti proprietà medicinali come il Ganoderma lucidum, il Ganoderma applanatum e il Coriolus versicolor.

L’utilizzo di questi funghi medicinali, rari come crescita spontanea, è stato storicamente effettuato sotto forma di tonici, the, tisane, estratti acquosi, liquori, polveri o formule botaniche.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei funghi “medicinali” è stata sottoposta a coltivazione su larga scala, eliminando il problema della scarsità in natura. La coltivazione artificiale assicura anche una accuratezza di identificazione e una maggiore affidabilità e consistenza dei funghi medicinali.

Molte specie di funghi commestibili stanno guadagnando popolarità in tutto il mondo grazie anche al loro sapore e all’applicabilità culinaria. Il più conosciuto dal punto di vista culinario, grazie ai suoi caratteri organolettici unici, è lo Shiitake (Lentinus edodes), anche se la maggior parte dei consumatori non ne conosce le straordinarie proprietà benefiche sulla salute.

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Coriolus versicolor

Il consumo regolare di questi funghi nella dieta può fornire un contributo funzionale al mantenimento dell’equilibrio organico dell’individuo. Gli effetti benefici sono correlati al livello e regolarità di assunzione.

L’utilizzo con intento terapeutico dei funghi avviene con l’assunzione di concentrati in polvere o di estratti acquosi che possono essere considerati alimenti nutraceutici.

L’utilizzo regolare stimola un aumento della risposta immunitaria, e quindi un aumento della resistenza alle patologie e, in qualche caso, regressione della patologia stessa. Questi supplementi nutrizionali sono utilizzati estensivamente in MTC, in combinazione con la fitoterapia e la dieta, per il trattamento di molte condizioni patologiche.

La modulazione del sistema immunitario (terapia Fu Zheng) è sempre stato un obiettivo cardine della MTC. La terapia Fu Zheng può essere paragonata all’immunoterapia occidentale. Numerosi composti derivati dai funghi sono utilizzati nelle medicine orientali per aumentare la resistenza alle malattie e per normalizzare le funzioni organiche rista-

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bilendo l’omeostasi. Sono utilizzati per trattare deficit del QI, per aumentare l’ “energia vitale" e ripristinare l’equilibrio YIN e YANG. Alcuni polisaccaridi estratti dai funghi sono attualmente utilizzati, in particolare in Giappone, come sostanze ad attività farmacologica antineoplastica.

I trattamenti chemio e radioterapici delle malattie neoplastiche e le patologie stesse hanno effetti avversi sul sistema immunitario. La stimolazione del sistema immunitario promuove la risposta immune antitumorale e riduce la capacità delle cellule tumorali di evadere la sorveglianza del sistema immunitario.

In quest’ottica agenti immunostimolanti potrebbero essere utili supporti al trattamento antineoplastico convenzionale nel momento in cui non interferiscono negativamente con la sua azione citotossica sulle cellule tumorali. Questi trattamenti di supporto contribuiscono alla distruzione delle cellule tumorali, ma lo fanno in modo molto più specifico, rinforzando parallelamente le cellule normali, con conseguente minor danno per il soggetto.

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COMPONENTI BIOATTIVI DEI FUNGHI CON PROPRIETÀ TERAPEUTICHE I funghi descritti, intesi come “macrofunghi” caratterizzati da un corpo fruttifero, epigeo o ipogeo, ben distinguibile, sono circa 22.000 specie; tuttavia si ipotizza che il numero delle specie esistenti sulla terra si aggiri attorno alle 140.000, e ciò significa che solo il 10% è conosciuto. Ipotizzando che il numero di specie con potenzialità terapeutiche si aggiri attorno al 5% di tutti i funghi esistenti, allora potrebbero esserci 7000 specie di funghi non ancora identificate, potenzialmente benefiche per la salute dell’uomo. Questo fatto, sommato al potenziale dei microfunghi (es.

Penicillium, Aspergillus, Claviceps purpurea dai quali sono stati estratti metaboliti bioattivi come la penicillina) nella produzione di molecole farmacologiche, al tradizionale uso etnomedicinale dei macrofunghi, all’utilizzo dei funghi, in quanto forti chelanti, come fattori di “bioremediation” e allo sviluppo delle tecnologie di ricerca e sviluppo genetiche, farmacologiche e biochimiche, permette di ipotizzare un enorme potenziale di utilizzo biologico.

Solo negli ultimi 20 anni la tecnologia ha permesso di approfondire lo studio, anche a livello molecolare, degli effetti di questi funghi, mediante l’isolamento dei principali composti “bioattivi” e la sperimentazione soprattutto in vitro e su modelli animali.

La maggior parte dei funghi esplica potenti attività di modulazione del sistema immunitario e li rende quindi particolarmente utili per il trattamento di stati di immunodepressione, malattie infettive e malattie tumorali, ma anche malattie di origine autoimmune.

Grazie al contenuto di fibre ed altri composti bioattivi la maggior parte dei funghi esplica un’azione di regolarizzazione del profilo lipi-

dico e dei livelli di glucosio, rendendoli quindi utili nel trattamento delle ipercolesterolemie e nella prevenzione dell’aterosclerosi, delle malattie cardiovascolari e del diabete.

Alcuni funghi contengono anche sostanze fluidificanti ed antiaggreganti piastriniche rafforzandone il lavoro di prevenzione cardiovascolare.

Sono state descritte circa 30 specie con attività medicinali se utilizzate a dosaggio ponderale, tuttavia non per tutte sono stati effettuati studi approfonditi che permettano di spiegare i meccanismi di azione e i dati in possesso riguardano principalmente l’utilizzo popolare e tradizionale.

I principali composti bioattivi contenuti nei funghi sono: • Polisaccaridi e glicoproteine • Proteine • Enzimi • Nucleotidi • Vitamine del gruppo B e D • Fibre insolubili e solubili • Chitina • Fosfolipidi • Steroli • Antibiotici • Triterpeni • Acidi nucleici • Lignine

I POLISACCARIDI

I polisaccaridi sono macromolecole biologiche di struttura estremamente variabile che si ritrovano ampiamente in natura, dalle verdure alla frutta, ai cereali, ai legumi, ai funghi ed alle alghe.

Sono costituiti da unità ripetitive di monome-

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ri saccaridici uniti tra loro da legami glicosidici. A differenza delle altre macromolecole, proteine e acidi nucleici che sono caratterizzati da una struttura lineare, i polisaccaridi hanno struttura ramificata e si possono unire alle proteine formando composti chiamati glicoproteine o proteoglicani. La capacità di ramificare e di formare composti complessi con le proteine conferisce loro un notevole potenziale di informazione biologica, che aumenta con l’aumentare della complessità strutturale. Questa enorme variabilità consente alle strutture polisaccaridiche la flessibilità necessaria per l’interazione cellulare che sovraintende i meccanismi di regolazione intercellulare e la trasmissione del segnale a livello mesenchimale.

Nonostante i componenti dei funghi con proprietà terapeutiche siano molteplici, i β-glucani sono quelli che maggiormente hanno attirato l’attenzione. L’interesse per questi polimeri è nato nei primi anni del 1900, quando, per la prima volta, è stata descritta la capacità dei lieviti di inattivare il comple-

A

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mento serico. Le ricerche di quel periodo hanno portato allo studio di una componente della parete cellulare del lievito chiamata Zymosan, di seguito utilizzata per lo studio della via alternativa di attivazione del complemento. Studi successivi hanno dimostrato che iniettando lo Zymosan direttamente per via endovenosa si otteneva una stimolazione del sistema immunitario. Nonostante nello Zymosan fossero presenti varie sostanze (glucani, mannani, chitine, proteine e lipidi), l’attività stimolatoria è stata attribuita ai β-glucani.

β-Glucani I polisaccaridi ad alto peso molecolare, in particolare i β-glucani, storicamente identificati come componenti della parete cellulare dei funghi e delle alghe, sono tra i composti che hanno suscitato maggior interesse per l’attività immunomodulante e l’azione antitumorale.

Funghi Medicinali

B

Strutture base di molecole di β-glucani: a) unità ripetitiva del β-glucano Lentinano estratto da Lentinus edodes; b) modello molecolare della spirale destrorsa a tripla elica del β-glucano Schizophyllan estratto da Schizopyllum commune. Tratto da Smith, Rowan and Sullivan.

Medicinal mushrooms: their therapeutic properties and current medical usage with special emphasis on cancer treatment. 2002 University of Strathclyde. Cancer Research UK.

Le molecole di β-glucano di base sono strutture ripetitive di unità di D-glucosio unite insieme in catene lineari da legami β. Tali legami si possono estendere dal carbonio in posizione 1 al carbonio in posizione 3 del glucosio (legami β(1-3)), dal carbonio 1 al 4 (legami β(1-4)) e dal carbonio 1 al 6 (legami β(1-6)).

Nella maggior parte dei casi le molecole di β-glucani sono caratterizzate da catene lineari β(1-3) e, a volte, β(1-4), con catene laterali β(1-6).

Lo studio della struttura dei β-glucani mediante NMR (Risonanza Magnetica Nucleare) e diffrazione a raggi X ha evidenziato che i β-glucani attivi sono caratterizzati da una tripla elica con avvolgimento destrorso. L’entità dell’attività antitumorale sembra dipendere da una serie di fattori quali la solubilità delle molecole in acqua o altri solventi, la dimen-

sione e la complessità di struttura (ramificazioni). Alcuni autori hanno suggerito che l’attività antitumorale dei β-glucani dipende in parte dalla struttura conformazionale dello scheletro polisaccaridico, ma soprattutto dalla presenza di gruppi idrofilici localizzati sulla superficie esterna della tripla elica e dalla presenza di sostituenti. La concentrazione dei polisaccaridi nei funghi dipende molto da dallo stadio di sviluppo (micelio, primordio, frutto intero giovane o maturo), dal tempo che intercorre tra la raccolta e la preparazione e dalle condizioni di lavorazione e conservazione; di conseguenza la scelta dei corretti tempi di raccolta ed il mantenimento di condizioni ottimali di lavorazione e stoccaggio diventano di fondamentale importanza per un utilizzo terapeutico di questi “alimenti funzionali”.

I β-D-glucani semplici sono tuttavia poco frequenti e si trovano generalmente associati a proteine a formare strutture chiamate peptidopolisaccaridi meglio conosciuti come proteoglicani o glicoproteine.

Glicoproteine o Proteoglicani Le glicoproteine o proteoglicani sono molecole complesse di polisaccaridi e proteine.

Generalmente la struttura è formata da una catena centrale lineare proteica alla quale si legano ramificazioni multiple di poli-βD-glucani. Di norma i proteoglicani hanno un’azione immunomodulante ed una attività antitumorale più potente rispetto ai β-D-glucani semplici. La maggior parte dei funghi con attività medicinale contengono glicoproteine che sono state isolate chimicamente e ampiamente studiate, le più importanti delle quali sono: il polisaccaridopeptide (PSP) e Krestin (PSK) da Coriolus versicolor, il Lentinano da Lentinus edodes, lo Schizophyllan da Schizophyllum comune e la frazione D e il Grifolan da Grifola frondosa.

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Studi su modelli animali hanno evidenziato per questi composti una significativa attività immunomodulante, sia per l’immunità innata che specifica, e antitumorale, riscontrabile in vitro con l’aumento del numero e della funzionalità dei macrofagi, delle cellule Natural Killer (NK) e di alcune sottopopolazioni di cellule T, nonché della modulazione dell’espressione di specifiche citochine e fattori di crescita.

Meccanismo di azione Negli ultimi anni vi è stato un aumento dell’interesse nei confronti del sistema immunitario aspecifico, quel ramo del sistema di difesa in grado di distinguere il self dal non self. Il sistema di riconoscimento aspecifico del non self è mediato da strutture in grado di riconoscere molecole microbiche chiamate “Pathological Associated Molecular Pattern” (PAMPs). Recentemente anche la caratterizzazione dei “Toll-like Receptors” ha in parte chiarito come, in risposta alle infezioni microbiche, si generino segnali infiammatori. I

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β-D-glucani possiedono molte caratteristiche in comune con le PAMP, in quanto strutture molecolari altamente conservate che inducono un potente stimolo immunitario.

Il riconoscimento e la risposta alle infezioni fungine è mediato dai β-D-glucani che sono in grado di stimolare l’immunità aspecifica.

I β-D-glucani e le glicoproteine che li contengono sono componenti strutturali della parete cellulare fungina, oltre che delle piante e di alcuni batteri, e, proprio per il fatto che non si trovano nelle cellule animali sono considerate dall’organismo stesso molecole di derivazione patogena e sono riconosciute dal sistema immunitario innato sia dei vertebrati che degli invertebrati. Nei vertebrati il riconoscimento avviene attraverso recettori di membrana con il contributo dei processi di opsonizzazione da parte del complemento apparentemente senza la partecipazione di proteine plasmatiche. Negli invertebrati il riconoscimento avviene invece nell’emolinfa grazie ad una serie di proteine solubili e ad un recettore di membrana che è stato isolato ed identificato nella Drosophila (Drosophila Scavenger Receptor I, dSRI). Nonostante le

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differenze, il riconoscimento dei β-glucani ha come risultato la stimolazione di quei meccanismi immunitari destinati principalmente al controllo delle infezioni fungine.

Studi in vitro hanno dimostrato che i β-D-glucani esplicano una azione di attivazione diretta sui leucociti e sui macrofagi, stimolandone la fagocitosi, l’attività citotossica, l’attività antimicrobica, e la produzione di radicali liberi di ossigeno e azoto. Stimolano inoltre la produzione di citochine e chemochine tra cui IL-8, IL-1β, IL-6 e TNF-α e la capacità, da parte dei macrofagi, di riconoscere ed eliminare le cellule in apoptosi attraverso l’up-regolazione di uno specifico recettore.

Macrofagi e leucociti costituiscono la prima linea di difesa del sistema immunitario aspecifico. I β-D-glucani interagiscono con specifici recettori sulla superficie di queste cellule, vengono riconosciuti ed internalizzati.

I β-D-glucani sono quindi in grado di interagire con il sistema immunitario per aumentare o diminuire specifici aspetti della risposta dell’ospite e sono per questo chiamati Modificatori di Risposta Biologica (Biological Response Modifiers o BRM).

La maggior parte dei BRM è stata classificata come sostanze adattogene ad attività non specifica per il fatto che non sono conosciuti nel dettaglio i meccanismi di azione. I primi studi sui β-glucani hanno dimostrato che il loro utilizzo stimola i macrofagi, i neutrofili e le cellule Natural Killer (NK) ad attaccare e uccidere le cellule tumorali sensibili. Altri studi suggeriscono che i β-glucani possono promuovere una risposta specifica T cellulo mediata.

La possibilità che queste molecole potenzino o diminuiscano la risposta immune dell’ospite dipende da una serie di fattori tra cui la dose, le modalità e i tempi di somministrazione, la complessità dei composti stessi, il loro comportamento chimico, i meccanismi ed i siti di azione.

La conoscenza dettagliata dei meccanismi e

delle potenzialità di azione potrebbe permettere il corretto utilizzo di queste molecole in molte malattie che potrebbero beneficiare di una modulazione del sistema immunitario, dalle patologie allergiche a quelle autoimmuni e neoplastiche.

Effetti biologici dei β-glucani e meccanismo di azione Sui β-glucani sono stati pubblicati moltissimi lavori scientifici, purtroppo a volte contraddittori e spesso non omogenei a causa dei diversi pesi molecolari e delle diverse fonti di provenienza.

I dati esistenti permettono di affermare che l’effetto di immunomodulazione dipende dalla complessità strutturale, ossia dall’entità di ramificazioni, dalla lunghezza dei polimeri e quindi dalla struttura terziaria. Studi in vitro dimostrano che i β-glucani ad alto peso molecolare possono attivare direttamente i leucociti stimolando il processo di fagocitosi, citotossicità e l’attività antimicrobica, inclusa la produzione di radicali liberi di ossigeno e la

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produzione di citochine. Secondo Fadok et al. i β-glucani ad alto peso molecolare aumenterebbero anche le capacità di riconoscimento ed eliminazione delle cellule apoptotiche da parte dei macrofagi. Anche i β-glucani a intermedio e basso peso molecolare hanno evidenziato attività biologica in vivo, ma i loro effetti a livello cellulare sono meno chiari.

I β-glucani a peso molecolare molto basso (5000-10000 Dalton come la Laminarina) sono considerati invece inattivi.

La somministrazione in vivo dei β-glucani ha dimostrato effetti di potenziamento delle risposte dell’ospite a condizioni patologiche quali la trasformazione neoplastica e lo sviluppo di patologie infettive virali, batteriche, fungine e protozoarie. I dati ottenuti hanno reso plausibili sperimentazioni cliniche sia come immunoterapia nei tumori e nelle infezioni che come profilassi nella prevenzione delle infezioni in pazienti chirurgici, ed i risultati sono stati promettenti. In Cina e Giappone queste molecole sono routinariamente utilizzate.

Tra i vantaggi derivati dall’assunzione di queste sostanze vi è la loro capacità di persistere nelle cellule animali per lungo tempo dopo l’assunzione. Le cellule animali infatti non sono in grado di digerire queste molecole per assenza dell’enzima β (1,3) glucanasi. In vivo l’eliminazione dei β-glucani dipende dal loro peso molecolare: i β-glucani a basso peso molecolare sono eliminati attraverso la filtrazione glomerulare, mentre quelli ad alto peso molecolare sono ritenuti nel fegato e degradati dalle cellule di Kupfer attraverso un processo che può richiedere alcune settimane.

A livello molecolare sono stati caratterizzati 3 principali recettori che medierebbero la risposta dei β-glucani: il dominio lectinico del recettore del complemento di tipo 3 (CR3 inattivato o iCR3b chiamato anche Mac-1, CD11b/CD18 o αMβ2 integrin) altamente espresso in neutrofili, monociti e cellule NK, ma meno espresso nei macrofagi, il recettore

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Dectin-1 preferenzialmente espresso nei macrofagi e assente nelle cellule NK e una classe di recettori chiamata “class A scavegner receptors” (SR-A). Recettori per i β-glucani sono stati identificati anche al di fuori delle cellule del sistema immunitario, nelle cellule endoteliali, in quelle dell’endotelio vascolare, nei fibroblasti e nelle cellule dell’ipofisi anteriore per cui sembrerebbero distribuiti ampiamente nell’organismo.

Il recettore CR3 funziona come molecola di adesione attraverso il riconoscimento di ICAM-1 recettore di superficie delle cellule endoteliali e come recettore fagocitico per le cellule opsonizzate da iC3b; CR3 è caratterizzato da 2 siti separati di legame: uno per i β-glucani in posizione C terminale e uno per il frammento iC3b di C3 in N terminale della subunità CD11b. Sebbene il legame tra iC3b e CR3 avvenga con alta efficienza su cellule opsonizzate da iC3b, il semplice legame con CR3 non media fagocitosi o processi di citotossicità. L’attivazione del CR3 richiede il doppio legame di CR3 con iC3b e con la molecola di β-glucano. Le cellule di mammifero non producono β-glucani per cui le cellule tumorali non vengono normalmente attaccate con questo meccanismo, che è riservato all’attacco di microrganismi che esprimono sulla membrana/parete cellulare i β-glucani.

La Dectina-1 è una molecola transmembrana che è stata originariamente identificata sui linfociti T come recettore per un ligando non conosciuto, in grado di promuoverne la proliferazione cellulare. Studi sul topo hanno dimostrato che questa molecola ha un dominio intracitoplasmatico ITAM (immunoreceptor tyrosine-based activation) che viene fosforilato dopo il legame con la molecola di β-glucano a livello del dominio extracitoplasmatico CRD (C-type carbohydrate recognition domain), generando un segnale che induce la fagocitosi. La Dectina-1 umana differisce da quella murina per la presenza di splicing alternativi che determinano la formazione di

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isoforme diverse di cui solo due sono funzionali (Characterization of the Human β-Glucan Receptor and Its Alternatively Spliced Isoforms. J. Biol. Chem. Vol.276: 43818 – 43823).

La Dectina-1 riconosce i β(1,3) e β(1,6)-glucani ed è espressa nei monociti/macrofagi, nei neutrofili e, ad un livello minore nelle cellule dendritiche ed in una sottopopolazione di cellule spleniche ed è deputata all’internalizzazione dei β-glucani in queste cellule.

I recettori SR-A sono presenti in molti tipi di cellule e sono tipicamente associati al metabolismo del colesterolo; tuttavia i SR-A situati sulla membrana cellulare dei monociti/macrofagi sono in grado di riconoscere e “rispondere” a patogeni, riconoscono tutta una serie di molecole, tra cui componenti della parete batterica, ed è stato descritto che esercitano una azione di induzione della fagocitosi dei batteri Gram positivi con una modalità indipendente dall’opsonizzazione; il loro ruolo di difesa contro le infezioni batteriche in vivo sembrerebbe molto importante.

Le interazioni di SR-a con i polisaccaridi sono dipendenti dalla struttura e dalla carica (polianionici) e il legame induce una risposta da parte del sistema immunitario innato.

Uno studio sperimentale di Rice et al ha dimostrato, attraverso la marcatura di β-glucani a diverso peso molecolare, che l’assorbimento intestinale dei β-glucani è un processo attivo Dectin-1 dipendente da parte dei macrofagi gastrointestinali.

Esperimenti in vivo sui topi hanno evidenziato che l’attività antitumorale mediata dai β-glucani assunti per via orale richiede C3 e CR3 e anticorpi antitumorali che permettano l’attivazione del complemento (mAb). La somministrazione endovenosa di mAb da soli non ha portato a regressione tumorale, mentre la combinazione dei mAb somministrati per via endovenosa e dei β-glucani per via orale ha portato ad una regressione significativa nei topi normali, ma non nei topi CR3-deficienti. La somministrazione di β-glucani da soli ha portato a regressione probabilmente per la presenza di mAb prodotti naturalmente dal topo.

Esperimenti con β-glucani marcati hanno evidenziato, dopo 3 giorni di somministrazione, la captazione nei linfonodi e nella milza, dopo 4 giorni nel midollo osseo, in tutti i casi all’interno dei macrofagi. L’assorbimento gastrointestinale non richiede il CR3, ma avviene attraverso la Dectina-1. Per i primi 3 giorni di somministrazione orale i β-glucani mantengono le stesse dimensioni; con l’aumentare del tempo di somministrazione inizia la demolizione in frammenti più piccoli che diventa completa dopo 14-21 giorni. I frammenti ottenuti sono biologicamente attivi, vengono rilasciati all’esterno e, già dal quarto giorno, vengono attaccati al CR3 sulla membrana dei granulociti dove esplicano la loro funzione di attivazione del sistema immunitario.

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ENZIMI La terapia enzimatica fornisce importanti benefici nel trattamento di numerose patologie, da quelle neoplastiche a quelle cardiovascolari e infiammatorie. I funghi sono una notevole fonte di enzimi che possono contribuire al trattamento di queste patologie attraverso la riduzione dello stress ossidativo e l’inibizione della proliferazione cellulare.

Gli enzimi sotto forma di nutrizione con i funghi sono molto utili per stimolare il sistema immunitario negli organismi con sovraccarico tossico e a rischio di sviluppare patologie degenerative. Infatti quando vi è sovraccarico tossinico, il sistema immunitario è sbilanciato e diventa incapace di combattere infezioni virali, batteriche e fungine, creando un terreno predisponente allo sviluppo di patologie

più gravi. La somministrazione orale di enzimi determina una riduzione del sovraccarico tossinico sia direttamente con la detossificazione diretta delle tossine, sia ripristinando l’equilibrio acido-base, l’omeostasi intestinale e il funzionamento del sistema immunitario. Gli antiossidanti intracellulari inoltre migliorano il metabolismo cellulare revitalizzando le cellule e migliorando l’utilizzazione energetica.

Tra gli enzimi contenuti nei funghi vi sono: • Enzimi antiossidanti (SOD (Superossidodismutasi) e Laccasi) • Enzimi che concorrono all’inibizione della proliferazione cellulare (Glucosio-2-ossidasi e Proteasi) • Enzimi coinvolti nella detossificazione (Perossidasi, Citocromo p450 e Citocromo p450 reduttasi)

Il processo di detossificazione in condizioni fisiologiche normali

SOD Il SOD è un complesso enzimatico in grado di catalizzare la dismutazione dell’anione superossido in ossigeno e acqua ossigenata 2O2- +2H+ ------à O2 +H2O2

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l’anione superossido (O2-) deriva dalla riduzione dell’ossigeno molecolare (O2) durante le reazioni enzimatiche, dopo l’esposizione a radiazioni ionizzanti, ai raggi UV e nei processi di fagocitosi; la sua concentrazione aumenta con l’invecchiamento, con l’aumento della perossidazione lipidica e l’emolisi dei

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globuli rossi. Il SOD è un sistema di protezione dai radicali liberi delle cellule che metabolizzano l’ossigeno; fa parte degli enzimi antiossidanti cellulari assieme alla catalasi ed alla perossidasi.

Il SOD gioca un ruolo importante oltre che nell’invecchiamento e nel sovraccarico tossico, anche in patologie quali il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer, e nelle patologie tumorali.

Adeguata concentrazione di SOD è necessaria per mantenere l’equilibrio di ossidanti/ antiossidanti e in tutte quelle condizioni in cui vi sono basse concentrazioni di antiossidanti, come nelle malattie tumorali, o elevate concentrazioni di ossidanti, come endotossine (prodotti di scarto della digestione e della degradazione della flora batterica intestinale, infezioni microbiche) ed esotossine (tossine ambientali da inquinamento, fumo di sigaretta, alcool, pesticidi e farmaci) che favoriscono i danni alle strutture cellulari e molecolari.

Le cellule NK sono suscettibili ai danni da ROS che ne riducono fortemente l’attività. I pazienti neoplastici sono soggetti a stress ossidativo e a sovraccarico tossinico e questo porta ad una notevole riduzione dell’attività di queste cellule. Il SOD presente nei funghi, in collaborazione con la catalasi permette di ripristinare l’attività delle NK e questo spiega l’efficacia di funghi con biomassa particolarmente ricca di SOD quali il Coriolus versicolor efficacia nell’aumentare numero e funzionalità di queste cellule.

Laccasi La laccasi (benzenediol-ossigeno ossidoreduttasi) catalizza la riduzione dell’ossigeno ad acqua durante l’ossidazione di numerosi composti fenolici e xenobiotici attraverso le seguenti reazioni:

(Cu[II]) - Laccase + phenol → (Cu[I]) – Laccase + phenolic radical + 2H+ 2 (Cu[I]) - Laccase + O2 + 2H+ → (Cu[II]) – Laccase + H2O

Le funzioni metaboliche di questo enzima sono: • degradazione di polimeri aromatici naturali • polimerizzazione di prodotti derivati dall’ossidazione e dalla degradazione di composti xenobiotici.

Di conseguenza esplica un ruolo importante nella riduzione dello stress ossidativo.

L’interesse clinico di questo enzima è legato alla sua capacità di ossidare l’acido 3-idrossiantranilico (3-HAA) in acido cinnabarinico (CA). Il 3-HAA è prodotto dai monociti attivati dall’interferone γ ed è un importante inattivatore delle specie reattive di ossigeno e il CA è

uno dei principali prodotti della ossidazione del 3-HAA; ciò suggerisce che la laccasi può prevenire i danni da stress ossidativo nelle cellule di mammifero.

La laccasi presente nel Ganoderma lucidum e nel Pleurotus eringii ha attività antiretrovirale e anti-HIV.

Proteasi Molti funghi presentano una spiccata attività proteolitica; sintetizzano proteasi intra ed extracellulari che sono coinvolte nell’attività di regolazione della laccasi e della perossi-

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dasi. Una proteasi taglia in modo specifico substrati proteici quali il fibrinogeno e la caseina esplicando una attività fibrinolitica, e quindi un’azione antitrombotica. Gli enzimi contribuiscono all’eliminazione delle cellule cancerogene e delle tossine, mentre le beta-glucanasi e le cellulasi rafforzano il sistema immunitario e forniscono maggiori quantità di ATP per il metabolismo energetico della cellula.

Oltre le proteasi molti funghi Basidiomiceti (es. Grifola frondosa e Pleurotus ostreatus) producono anche metalloendopeptidasi.

Piranoso-ossidasi o glucosio-2-ossidasi (beta-glucanasi) La glucosio-2-ossidasi catalizza l’ossidazione di numerosi aldopiranosi con produzione di perossido di idrogeno e 2-cheto-D-glucosio.

Numerose specie di basidiomiceti producono questo enzima che catalizza anche reazioni di riduzione di differenti composti xenobio-

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tici. L’enzima gioca un ruolo impotante nella diagnosi clinica del diabete, ma anche nella produzione di antibiotici (es.cortalcerone) e altre sostanze chimiche utili. Il D-glucosone, prodotto delle reazioni catalizzate dalla beta-glucosidasi, ha evidenziato, in vitro, attività antitumorali con inibizione della proliferazione delle cellule del tumore ascitico di Ehrlich.

Perossidasi I Basidiomiceti producono una famiglia di isoenzimi con attività perossidasica in grado di catalizzare le reazioni di ossidazione del perossido di idrogeno e di tutta una serie di composti xenobiotici, con la formazione di radicali cationici arilici, che vengono convertiti in prodotti finali attraverso reazioni non enzimatiche.

Questi enzimi sono molto interessanti perchè possono essere utilizzati nella detossificazione di numerosi inquinanti ambientali quali PCB e diossine.

Funghi Medicinali

Citocromo p450 Il citocromo p450 è un sistema enzimatico chiave nei processi di detossificazione dell’organismo, in particolare ha un ruolo importante nella biotrasformazione e nel metabolismo dei farmaci. L’organismo umano è esposto sia ad esotossine (fumo di sigaretta, alcool, inquinanti ambientali, farmaci etc) che ad endotossine (prodotti di scarto della nutrizione, della flora intestinale e delle infezioni) che devono essere sottoposte ad un processo di detossificazione. Il complesso del citocromo p450 catalizza reazioni di ossidoriduzione di numerosi composti xenobiotici (tra cui gli agenti chemioterapici). Tuttavia i prodotti della detossificazione del citocromo p450 possono essere essi stessi radicali liberi e possono causare danni secondari alle strutture cellulari, quindi è importante l’assunzione concomitante di antiossidanti in grado di inattivare i prodotti della detossificazione, tra cui il glutatione, il SOD, il beta-carotene e la vitamina E. Oltre al catabolismo dei composti xenobiotici contribuisce anche alla biosintesi degli ormoni steroidei e degli acidi biliari.

METABOLITI SECONDARI Oltre ad enzimi e polisaccaridi i funghi contengono tutta una serie di metaboliti secondari quali le lectine, i triterpeni, gli antibiotici, le statine, i nucleotidi, gli agenti chelanti e altre molecole che, da una parte possono coadiuvare le funzioni di immunomodulazione, dall’altra possono contribuire al ripristino dell’omeostasi cellulare.

I metaboliti secondari derivano da cinque fonti metaboliche.

1. Metabolismo degli aminoacidi 2. Biosintesi degli aminoacidi aromatici 3. Via dell’acetato-malonato di demolizione dell’acetilCoA

4. Via dell’acido mevalonico dall’acetilCoA per la sintesi degli steroli 5. Metabolismo dei polisaccaridi e delle glicoproteine L’azione dei metaboliti secondari coadiuva la regolazione di tutta una serie di processi correlati alla trasformazione neoplastica tra cui: - induzione di apoptosi - inibizione della neoangiogenesi tumore-indotta - inibizione della metastatizzazione delle cellule tumorali - regolazione del ciclo cellulare - regolazione delle cascate intracellulari di trasduzione del segnale Oltre all’azione antitumorale i metaboliti secondari hanno azioni - antistaminiche - cortison-like - antiaggreganti piastriniche - ipocolesterolemizzanti - antibiotiche, antivirali Tra i metaboliti secondari svolgono una funzione importante i seguenti composti: - inibitori dell’NF-κB che sono stati isolati dal Ganoderma lucidum e esplicano attività antitumorale (in particolare inibizione della proliferazione di linee di carcinoma mammario e prostatico), antiartritica, antiasmatica e di supporto nelle patologie neurologiche - inibitori delle protein chinasi nella regolazione della trasduzione del segnale intracellulare, quando alterato nelle cellule neoplastiche, e quindi indirettamente nel controllo della proliferazione, invasione, angiogenesi e metastasi tumorale - proteine e agenti alchilanti con attività antimicrobiche ed antitumorali

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- modulatori del ciclo cellulare, in particolare delle fasi di controllo dei passaggi G1/S e G2/M - inibitori della cascata di trasduzione del segnale intracellulare di MAPK, implicata nella trasformazione neoplastica (isolati da G.lucidum) - inibitori delle aromatasi e delle sulfatasi importanti nel carcinoma mammario (isolati da Agaricus biosporus) - inibitori delle metallo proteinasi di matrice coinvolti nel controllo della tendenza metastatica e angiogenetica delle cellule tumorali - inibitori delle cicloossigenasi: antinfiammatori e antitumorali nei confronti di carcinoma prostatico, mammario, colo-rettale e gastrico (isolati da Cordyceps spp e Grifola frondosa)

- inibitori delle topoisomerasi e delle DNA polimerasi che si sono dimostrati attivi nelle malattie emolinfoproliferative (linfomi e leucemie), nel carcinoma mammario, polmonare e testicolare - sostanze antiangiogenetiche, quali gli steroli e alcuni triterpeni.

- inibitori della trombina e antiaggreganti piastrinici (eritroadenine, adenosina, triterpeni) - inibitori del HMG-CoA (es. Lovastatin di Pleurotus ostreatus e composti del Ganoderma lucidum)

Steroli Gli steroli sono piccole molecole con attività antitumorali ed antivirali. Dal micelio di Cordyceps sinensis è stato isolato uno streolo con attività citostatica.

Particolarmente interessante è un ergosterolo, precursore dell’ergocalciferolo, isolato da Agaricus Blazei Murrill, studiato sia per la sua attività citotossica che antiangiogenetica.

Effetti dell’ergosterolo sulla neovascolarizzazione indotta da cellule di Lewis Lung Carcinoma (LLC) in topo da laboratorio attraverso contatto cutaneo. L’ergosterolo a concentrazioni diverse è stato iniettato per via intraperitoneale.

Al sesto giorno, dopo rasatura è stata controllata la formazione di nuovi vasi. L’ergosterolo ha evidenziato una azione di inibizione della neovascolarizzazione con modalità dose-dipendente.

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Funghi Medicinali

Triterpeni I triterpeni sono metaboliti secondari molto interessanti, e sono particolarmente rappresentati nel Ganoderma lucidum. Di seguito ATTIVITĂ&#x20AC;

una tabella tratta da Kim e Kim (1999) riportante le principali molecole triterpeniche, chiamate acidi ganoderici, isolate da Ganoderma lucidum con le rispettive attivitĂ farmacologiche.

COMPOSTO BIOATTIVO

Principali metaboliti bioattivi del Ganoderma lucidum e loro attivitĂ

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Lectine Le lectine sono proteine che si legano fortemente, ma in modo reversibile a specifici carboidtrati. Sono state inizialmente riconosciute per la loro capacità di agglutinare le emazie. Ogni lectina ha un suo specifico sito di legame per un particolare carboidrato. L’agglutinazione avviene perchè le lectine sono molecole bivalenti che possono formare legami crociati dopo il legame con i carboidrati, in modo simile a quanto avviene con il legame anticorpale. Una delle più importanti conseguenze delle interazioni di alcune lectine con i gruppi glicosidici di certe glicoproteine è l’effetto che le suddette interazioni possono avere sulla proliferazione cellulare.

La connessione tra lectine e cellule tumorali deriva dal fatto che certe lectine agglutinano le cellule tumorali, ma non la loro controparte normale. Infatti, a parte le emazie e, in qualche caso, i linfociti, le lectine non legano cellule normali, per cui la correlazione tra agglutinazione lectinica e cancro è molto forte.

Lo zucchero coinvolto nell’agglutinazione è l’N-acetilglucosammina presente in grande quantità sulla superficie delle cellule tumorali e causa dell’aumento della carica negati-

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va caratteristica di queste cellule. Dai comuni funghi prataioli, i cosiddetti champignons o Agaricus bisporus, è stata isolata una proteina che appartiene alla vasta famiglia delle lectine (chiamata ABL, Agaricus bisporus lectin, tetramero di peso molecolare 64.000 D) con 2 caratteristiche di grande interesse funzionale: la proprietà di legare l’antigene di Thomsen-Friedenreich (caratteristico delle cellule di cancro dell’epitelio umano) e la capacità d’inibire reversibilmente senza evidenti effetti citotossici la proliferazione delle cellule di cancro del colon umane HT29 nonché dei cheratinociti umani normali e trasformati dal virus del papilloma. Questo singolare effetto si pensa sia una conseguenza del ruolo della lectina nel bloccare il passaggio di alcune proteine attraverso la membrana nucleare il che costituisce un meccanismo insolito d’inibizione della proliferazione cellulare.

Da Pleurotus ostreatus è stata isolata una molecola lectinica con potenti attività antiepatoma e antisarcoma, mentre Ganoderma carpense contiene una lectina termostabile con forte attività di stimolazione mitogena degli splenociti e attività antiproliferativa sulle cellule tumorali.

SCHEDE

DEI PRINCIPALI FUNGHI MEDICINALI NELLE ORIGINALI FORMULAZIONI IDEATE DAL PROF. IVO BIANCHI PER SCIENZA E NATURA Di seguito sono riportate delle Schede Sintetiche dei 14 principali Funghi Medicinali di uso corrente nella Pratica Clinica.

Ogni fungo è associato ad uno specifico Fitoterapico, od altra Molecola Naturale Specifica, per creare una Sinergia Terapeutica Virtuosa.

Nonostante tutti i funghi possiedano 3 azioni chiave, li abbiamo divisi in 3 grandi gruppi per lo specifico tropismo che ognuno di essi ha nell’ambito dell’azione generale comune

Azione Neurostimolante Azione Immunostimolante Azione anti Dismetabolica

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FUNGHI AD AZIONE PREVALENTEMENTE PSICO - NEUROLOGICA

- CORDYCEPS SINENSIS - HERICIUM ERINACEOUS - PORIA COCOS -

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Funghi Medicinali

1. CORDICEPS SINENSIS Phylum: Classe: Ordine: Famiglia: Specie:

Ascomycota Ascomicetes Hypocreales Clavicipitaceae Cordiceps sinensis

• Fungo raro e costoso, parassita di un coleottero originario del Tibet, ove può crescere fino a 5000 metri di altezza • Nell’antica Cina dato il valore terapeutico e la sua rarità, veniva utilizzato esclusivamente nel palazzo imperiale • 5 grammi del fungo venivano messi nello stomaco di un’anatra che poi veniva ben cotta e mangiata nel corso di 8-10 giorni • Era ritenuto il fungo che per eccellenza tonifica il QI renale, dando calma all’animo e vigore al corpo

È il miglior tonico della convalescenza Utile in tutti quei sintomi tipici del deficit ed esaurimento del Sistema nervosoimmunitario, tra cui: Esaurimento da super lavoro Carenza di sonno Sudorazioni notturne Dolori articolari Facili ricadute infettive È completamento della terapia di prevenzione e cura delle patologie virali quali infuenza …

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In studi in doppio cieco condotti in Cina la somministrazione di Cordiceps ha portato ad un aumento della resistenza fisica e della prestazione sportiva che andava dal 30% al 73%.

In particolare lo studio rilevava: • Netta azione cardiotonica • Inibizione della restrizione tracheale da sforzo • Rilassamento della contrazione vascolare • Aumento della clearance dell’acido lattico • Miglioramento delle prestazioni aerobiche

È il fungo tonico-antidepressivo per eccellenza (MAO inibizione) soprattutto quando manchi motivazione e volontà in particolare come conseguenza di periodi di stress o malattie debilitanti.

Questo fungo è stato paragonato ad un vero e proprio afrodisiaco Oltre a stimolare la sintesi di ormoni sessuali, stimola il vigore fisico e mentale Ha una azione adattogena nei confronti dello stress, spiegata dal suo effetto di stimolo sulla funzione corticosurrenale che si manifesta con un aumento del DHEA dopo circa 1 ora dall’assunzione. Ma è utile anche nell’insonnia

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Funghi Medicinali

Visione Generale Il fungo è un potente immunostimolante, senza dubbio il miglior tonico della convalescenza, utile in tutti quei sintomi tipici del deficit ed esaurimento del sistema immunitario, tra cui: sudorazioni notturna, dolori articolari diffusi, facili ricadute infettive.

Molti studi in vitro ed in vivo hanno dimostrato le proprietà di potenziamento immunologico del fungo che stimola in particolare i macrofagi e la loro produzione di Ossido Nitrico e di TNF α.

Altre citochine di attivazione-modulazione immunologica quali IL-2, IL-12 e Il-10 sono stimulate dala somministrazione di Cordyceps che invece downregula varie citochine infiammatorie IFN-γ, IL-1α, IL-6, IL-8.

La polarità d’azione immunologica è quindi prevalentemente Th1 e questo spiega il suo ruolo terapeutico in patologie quali AIDS, Epatite B e C. Per le stesse ragioni il Cordyceps si è rivelato moto utile in campo oncologico, particolarmente per cancro prostatico e mammario non ormono dipendente,carcinoma bronchiale, colico, vescicale e per il melanoma. Il fungo ha una azione di inibizione sulla proliferazione delle cellule neoplastiche in generale, di stimolazione della corretta differenziazione cellulare, vera prevenzione dell’insorgenza della neoplasia ( primitivamente dovuta ad un danno delle strutture genetiche), di inibizionedell’enzima protein kinasi (responsabile dell’attitudine neoplastica della cellula).

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RHODIOLA ROSEA Pianta capace di influenzare i livelli e l’attività delle monoamine e dei peptidi oppioidi, come le b endorfine.

L’estratto di Rhodiola favorisce l’aumento della serotonina a livello di SNC attraverso l’inibizione dell’enzima catecol-O-metil-transferasi, coinvolto nella degradazione della serotonina cerebrale e favorendo l’aumento del trasporto di triptofano e del 5-idrossitriptofano, precursori della serotonina al cervello.

La rodiola, inibendo la catecol-o-metiltransferasi (COMT) incrementa anche i livelli di Dopamina intracerebrali.

Azioni Principali Nonostante stimoli concentrazione, memoria, prontezza e reattività mentale, solo raramente causa iper stimolazione con nervosismo ed insonnia come può accadere con il ginseng coreano per il suo stimolo più equilibrato e complessivo dei neurotrasmettitori - Utile nella depressione con astenia, nella sindrome da iperattività con deficit di attenzione e nella convalescenza dopo traumi cranici in particolare - Trattamento delle somatizzazioni da stress a livello cardiaco, in particolare l’aritmia - Preventiva nei confronti del diabete, patologia tanto sensibile allo stress - Conseguenze dello stress a livello gonadico: impotenza, amenorrea, sterilità…

- Prevenzione o trattamento dell’immunodeficienza causata da super lavoro-stress, da eccessivi sforzi fisici o da terapie chemioterapiche o radianti.

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Funghi Medicinali

Miglioramento delle performance fisiche e atletiche con ottimizzazione dell’efficienza muscolare favorendo: - accorciamento del tempo di recupero e dopo un esercizio fisico submassimale o massimale - aumento dei livelli di adenosintrifosfato (ATP) e di creatinfosfato (CP) nel tessuto muscolare striato - Protezione dell’organizzazione ultrastrutturale dei mitocondri cardiaci in particolare e muscolari in generale, in caso di ipossia con aumento dei livelli di creatina fosfato nelle creste mitocondriali - Incremento della sintesi e deposito del glicogeno nei muscoli e nel fegato, con conseguente prolungamento della resistenza allo sforzo - Aumento dei livelli plasmatici di beta endorfine.

- Aumento del numero di globuli rossi circolanti e del loro contenuto in emoglobina (MCH) Queste proprietà sono state provate scientificamente e sono riconducibili alla presenza di glicosidi fenilpropanoidici, in particolare il salidroside e la rosavidina, la cui struttura chimica è simile a quella della siringina (eleuteroside B), uno dei principi attivi dell’eleuterococco.

Effetto anabolico, che aumenta la capacità lavorativa ed il rendimento organico. Aumento della concentrazione plasmatica di beta-endorfine in grado di prevenire le variazioni ormonali indicative dello stress

Fito Cordiceps C - Cordyceps sinensis (40% polisaccaridi) - Rhodiola rosea (1% salidrosidi) - Vitamina C

POSOLOGIA: 1-2cps ai 3 pasti

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STUDI SCIENTIFICI

Cordyceps

a cura di

Nadia Mondi Naturopata

BMC Complementary and Alternative Medicine

2014, 14:484 doi:10.1186/1472-6882-14-484 Pubblicato: 13 dicembre 2014 http://www.biomedcentral.com/1472-6882/14/484/abstract

Gli effetti del fitoestrogeno di Cordyceps sinensis sull’osteoporosi indotta da deficit estrogenico in topi ovariectomizzati Da-wei Zhang1, Zhen-lin Wang3, Wei Qi12 and Guang-yue Zhao1*

Riassunto Informazioni generali Gli isoflavoni sono sostanze chimiche naturalmente presenti nelle piante che appartengono alla classe dei “fitoestrogeni”.

Scopo del presente studio è stato quello di esaminare gli effetti degli isoflavoni ottenuti da Cordyceps sinensis (CSIF) sullo sviluppo dell’osteoporosi indotta da deficit di estrogeni in ratti ovariectomizzati.

Metodi Dopo avere trattati i ratti oralmente con CSIF, sono stati analizzati i livelli di fosfatasi alcalina sierica (ALP), fosfatasi acida tartrato-resistente (TRAP), osteocalcina sierica (OC), omocisteina (HCY), telopeptidi

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legami incrociati C terminali di collagene tipo I (CT), estradiolo e interferone-γ (IFN-γ).

Sono stati esaminati anche calcio nelle urine, calcio plasmatico, fosforo plasmatico e la massa dell’utero, del timo e del corpo.

Risultati Gli effetti benefici di CSIF sul miglioramento dell’osteoporosi in topi sono stati attribuiti principalmente alla diminuzione dell’attività ALP, TRAP dei livelli di CSIF e di IFN-γ. Allo stesso tempo CSIF aumeta anche il livello di OC e di estradiolo in topi ovariectomizzati osteopenici.

L’esame istologico ha mostrato chiaramente che CSIF nella dieta può prevenire la perdita ossea causata da deficit estrogenico.

Conclusione L’attività estrogenica significativa di CSIF ha dimostrato che CSIF ha effetti estrogenici significativi in topi OVX.

Funghi Medicinali

J Pharm Pharmacol.

2013 Apr;65(4):474-93. Epub 2012 Oct 23.

Il genus Cordyceps: riesame chimico e farmacologico.

Google Scholar e dagli archivi dei giornali PubMed e Scopus.

Yue K, Ye M, Zhou Z, Sun W, Lin X. Riassunto OBIETTIVI: I rimedi naturali stanno diventando sempre più popolari e importanti nelle comunità pubbliche e scientifiche.

Storicamente i rimedi naturali hanno dimostrato di avere un’interessante attività biologica e farmacologica e sono utilizzati come agenti chemioterapici.

Per secoli Cordyceps, un genus tra più di 400 specie della famiglia delle Clavicipitaceae, è stato utilizzato nella medicina tradizionale cinese. Questo studio evidenzia la chimica e la farmacologia di Cordyceps, specialmente di Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc. e C. militaris (Fr.) Queste informazioni sono state raccolte da

NUOVE SCOPERTE: Molti componenti bioattivi di Cordyceps sono stati estratti, ad esempio cordicepina, acido cordicepico, ergosterolo, polisaccaridi, nucleosidi e peptidi.

Gli studi mostrano che Cordyceps con i suoi principi attivi sviluppa una vasta gamma di azioni farmacologiche, ad esempio antiinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, anti-iperglicemiche, antiapoptosi, immunomodulatorie, nefroprotettive ed epatoprotettive.

RIASSUNTO: Sono necessari ulteriori studi di ricerca per scoprire l’entità delle attività di Cordyceps. © 2012 The Authors. JPP © 2012. Royal Pharmaceutical Society.

Cochrane Database Syst Rev. 2014 Dec 18;12:CD008353.

Cordyceps sinensis (un medicinale tradizionale cinese) per il trattamento della malatta renale cronica.

Zhang HW1, Lin ZX, Tung YS, Kwan TH, Mok CK, Leung C, Chan LS.

Xia Cao), un medicinale vegetale noto anche come fungo del bruco, è uno degli ingredienti più comunemente utilizzati nella medicina tradizionale cinese per il trattamento di persone affette da malattia renale cronica.

Riassunto PREMESSA: Cordyceps sinensis (Cordyceps, Dong Chong

OBIETTIVI: Il riesame ha avuto lo scopo di valutare gli effetti terapeutici e i potenziali effetti avversi di Cordyceps sinensis nel

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rattamento di persone affetta da malattia renale cronica.

CRITERI DI SELEZIONE: Sono state considerate da includere nel riesame sperimentazioni randomizzate e quasi-randomizzate che mettevano a confronto Cordyceps o suoi prodotti con placebo, assenza di trattamento o trattamento convenzionale.

RACCOLTA DATI E ANALISI: Due autori indipendentemente hanno valutato la qualità dei dati e i dati estratti.

Sono state eseguite analisi statistiche per mezzo del modello effetti-casualità e per mezzo di risultati espressi in termini di rapporto di rischio per esiti dicotomici o differenza media per dati continui con intervalli di confidenza al 95%.

RISULTATI PRINCIPALI: Abbiamo incluso 22 studi che hanno coinvolto 1746 partecipanti. Tra le persone affette da malattia renale cronica che non stavano ricevendo la dialisi, le preparazioni a base di Cordyceps hanno ridotto significativamente la creatinina sierica (14 studi, 987 partecipanti): DM -60,76 μmol/L,

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95% IC da -85,82 a -35.71); aumento della clearance della creatinina (6 studi, 362 partecipanti): DM 9,22 ml/min, IC 95% da 3,10 a 15,34) e riduzione della proteinuria in 24 ore (4 studi, 211 partecipanti: DM -0,15 g/24 h, IC 95% da -0,24 a -0,05). Tuttavia il rapporto subottimale e gli approcci metodologici hanno evidenziato che il rischio di pregiudizi era stato considerato alto in quattro studi e poco chiaro in 18 studi, pertanto questi risultati devono essere interpretati con riserva.

CONCLUSIONI DEGLI AUTORI: Si è scoperto che la preparazione a base di Cordyceps come terapia adiuvante alla medicina convenzionale, ha mostrato di essere potenzialmente promettente nella riduzione della creatinina sierica, nell’aumento della clearance della creatinina, nella riduzione della proteinuria e nell’alleviamento delle complicanze associate alla malattia renale cronica, come ad esempio l’aumento dell’emoglobina e dell’albumina sierica.

Tuttavia non è stato possibile trarre conclusioni definitive a causa della bassa qualità delle evidenze.

Funghi Medicinali

Food Hydrocolloids (Impact Factor: 4.28). 03/2014; 35:444-452.

Cordyceps sinensis: bioattività antifibrotica di preparazioni naturali e in cultura, in vitro Xiaolin Yao, Xiaolin Yao, Soma Meran, Yapeng Fang, John Martin, Adam Midgley, Ming-Ming Pan Riassunto È stato suggerito che la preparazione fitoterapica della medicina tradizionale cinese, Cordyceps sinensis (CS) può avere un effetto benefico nella malattia renale.

Abbiamo già dimostrato la bioattività di CS presente in natura. Per soddisfare la crescente domanda, derivati di CS sono stati prodotti mediante coltivazione di micelio in condizioni asettiche. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di mettere a confronto e individuare le differenze di bioattività di CS naturale e di due prodotti specifici derivati da Cordyceps mycelia “Jinshuibao Capsule” (Paecilomyces sinensis) e “Corbrin Capsule” (Hirsutella sinensis). Oltre a utilizzare due diversi sistemi cellulari, abbiamo esaminato il potenziale antifibrotico di questi prodotti al di fuori degli effetti sul rene.

Le tre preparazioni hanno tutte antagonizzato l’attività della citochina

profibrotica TGF-β1 nelle cellule dell’epitelio renale. L’attività è stata osservata nei componenti idrosolubili allo stato grezzo, e gli estratti idrofili e idrofobi di ciascuna preparazione hanno suggerito che la bioattività non è limitata ad un solo componente del materiale grezzo. Oltre agli effetti sulla linea cellulare renale, sono stati osservati anche effetti simili di antagonismo dell’attivazione fenotipica dei fibroblasti polmonari da parte del TGF-β1, e questo suggerisce la possibilità di applicazione di queste osservazioni alle fibrosi organiche solide al di fuori del rene.

Dal punto di vista meccanicistico, i dati dimostrano un antagonismo dell’attivazione di TGF-β1 del segnale Smad e nello specifico dell’induzione di ialaderina TSG-6, che, come in precedenza dimostrato, favorisce la formazione di una matrice pericellulare di acido ialuronico che conduce all’attivazione cellulare fenotipica.

In sintesi, i dati supportano l’affermazione che prodotti sia naturali che derivati da Cordyceps mycelia in cultura hanno una bioattività simile che può avere particolare rilevanza per le fibrosi organiche solide e per la disfunzione organica ad esse associata.

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Am J Chin Med. 2014;42(2):427-41.

Cordyceps sinensis previene l’apoptosi nel fegato di topo affetto da insufficienza epatica fulminante indotta da D-galattoramina/ lipopolisaccaride.

Cheng YJ1, Cheng SM, Teng YH, Shyu WC, Chen HL, Lee SD. Riassunto Cordyceps sinensis (C. sinensis) è stato per molto tempo considerato un medicinale fitoterapico ed è stato utilizzato nel trattamento di svariate malattie infiammatorie.

Il presente studio ha esaminato le proprietà citoprotettive di C. sinensis sull’insufficienza epatica fulminante indotta da D(+)galattosamina (GalN)/lipopolisaccaride (LPS). I topi sono stati assegnati secondo un criterio casuale ai seguenti gruppi: controllo, GalN/LPS, CS 20 mg e CS 40 mg.

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Dopo avere ricevuto soluzione salina o C. sinensis, ai topi sono stati somministrati GalN (800 mg/kg)/LPS (10 μg/kg). Sono stati poi determinati gli effetti di C. sinensis sul TNF-α, IL-10, AST, NO, SOD e sulle proteine correlate all’apoptosi dopo la comparsa dell’intossicazione da endotossina.

I dati hanno dimostrato che GalN/LPS ha aumentato la degenerazione degli epatociti, di AST circolante, TNF-α, IL-10 e apoptosi epatica l’attività della caspasi. Il trattamento con C. sinensis ha ridotto AST, TNF-α e NO ed ha aumentato IL-10 e SOD nell’insufficienza epatica fulminante indotta da GalN/LPS. C. sinensis ha attenuato l’apoptosi degli epatociti, come evidenziato alle analisi TUNEL e dell’attività della caspasi 3 e 6.

In sintesi, C. sinensis allevia la lezione epatica indotta da GalN/LPS modulando la risposta citochinica e inibendo l’apoptosi.

Funghi Medicinali

Cordyceps sinensis il Super Alimento a cura della

Dott.ssa

G

ià anticamente in Cina il Cordyceps veniva utilizzato nelle cucine imperiali, dove veniva inserito all’interno dello stomaco dell’anatra e solo dopo una lunga cottura veniva servito all’imperatore. Qui

Michela Lovadina

di seguito riproponiamo la ricetta che viene dalle cucine degli imperatori della dinastia Ming, tradizionalmente il Cordyceps selvatico veniva inserito in piatti elaborati come zuppe o stufati.

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Zuppa di pollo con Astragalo, Ginseng, Cordyceps e Datteri Ingredienti 1-2 cucchiai di olio di sesamo, biologico e pressato a freddo 3-4 fette sottili di radice di Zenzero fresco 1 cipolla bruna media, affettata 1-2 tazze di radici vegetali a scelta (carote, rape, rutabaga, ravanello giapponese) a fette 2-3 cosce di pollo (o altre parti se si preferisce) spellate, prese da animale ad alimentazione priva di ormoni 1 cucchiaio di pasta di miso scuro 1 cucchiaio di pepe bianco Erbe 60-90 gr di radice di Astragalo (Huang Qi) 30 gr di radice di Ginseng rosso cinese (Ren Shen) 30 gr di radice di Ginseng Americano (Xi Yang Shen) 5-6 pezzi di fungo Cordyceps (Dong Chong Xia Cao)

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3 pezzi di Dioscorea batatas (o igname cinese, Shan Yao) 1-2 pezzi di scorza appassita di mandarino (Chen Pi) 3-4 pezzi di dattero rosso cinese (Da Zao) 2-3 bacelli di cardamomo verde indiano o cinese (Sha Ren) 3-4 pezzi di fungo Poria (Fu Ling) Preparazione Friggere nell’olio di sesamo le fette di cipolla e Zenzero fino a quando diventano leggermente brunite, aggiungere la quantità desiderata di pollo (i vegetariani possono utilizzare il tofu o il tempeh). Far saltare per altri 5 minuti e poi aggiungere le radici e le erbe con acqua sufficiente a coprire tutti gli ingredienti. Portare ad ebollizione e poi abbassare il fuoco. Cuocere per circa 45 minuti/1 ora in una pentola con un coperchio ben saldo.

Dieci minuti prima del termine della cottura, aggiungere la pasta di miso (dopo averla sciolta in un po’ d’acqua) e il pepe, e lasciare sobbollire ancora per completare la preparazione. Si può aggiungere del sale se il miso non è abbastanza saporito.

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Anatra al Cordyceps

Zuppa di gamberi al profumo di Cordyceps

Ingredienti 12 gr Cordyceps sinensis essiccato 1 anatra (750gr) vino bianco 2 cucchiai di scalogno tritati Âź di litro di brodo di pollo 1 cucchiaio di radice di Zenzero tritata

Ingredienti 450 gr gamberi 50 gr Cordyceps sinensis essiccato 4 cucchiai di succo di lime 4 peperoni rossi o gialli 1 cipolla 1 ciuffo di coriandolo fresco brodo di pesce q.b. sale e pepe q.b.

Ricetta tradizionale cinese

Preparazione Immergere il Cordyceps in acqua tiepida fino ad ammorbidirlo, nel frattempo lessare lâ&#x20AC;&#x2122;anatra, sistemarla poi in una pentola con una spruzzata di vino bianco, gli scalogni, il brodo e lo Zenzero. Salare a piacimento.

Coprire bene la pentola e stufare per tre ore.

Una volta pronto, togliere Zenzero e scalogni, pepando quando necessario.

Preparazione Pulire i gamberi e con i gusci messi da parte preparare il brodo di pesce lasciandolo bollire. Dopo qualche minuto aggiungere il succo di lime, far bollire ancora per 5 minuti e poi filtrare il tutto. A questo punto mettere il brodo filtrato nuovamente sul fuoco e aggiungere i gamberi e il fungo essiccato, dopo qualche minuto si va ad aggiungere al composto, la cipolla tagliata a fettine, il coriandolo tritato, i peperoni, il sale e il pepe.

Frullare leggermente il tutto e poi servire la zuppa ben calda.

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Funghi Medicinali

2. HERICIUM ERINACEUS Phylum: Basidiomycota Classe: Agaricomycetes Ordine: Russulales Famiglia: Hericiaceae Specie: Hericium erinaceus

• Fungo parassita che può raggiungere un peso di due chilogrammi, raro, commestibile ma un po’ coriaceo.

• Si sviluppa preferibilmente su alberi di quercia o faggi, noci, platani ed altre latifoglie, ad una altezza di circa 3-4 metri.

• Molto usato in medicina tradizionale cinese per varie problematiche gastriche ed in particolare per prevenire le neoplasie del tratto gastroenterico

• Effetti di protezione e ricostruzione della mucosa gastrointestinale: • gastriti da radio e chemioterapia • patologie gastroenteriche croniche • rettocolite ulcerosa e nel morbo di Crohn, sono riportati miglioramenti nel 82% dei casi e guarigione nel 54% dei casi • Utile anche a livello respiratorio: • bronchite cronica, • atrofia della mucosa bronchiale • cura-prevenzione dei danni da fumo

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Volume 5 - N. 12

• Utile come: • Supporto cerebrale • Anti Infiamatorio ed Degenerativo a livello Neurologico • Protettivo degli Epiteli • Anti Neoplastico • Stimolo Immunologico Supporto cerebrale

• Contiene: • Minerali, in particolare: Potassio, Zinco, Ferro, Fosforo, Germanio, Selenio • Polisaccaridi ad effetto anti tumorale, b Glucani • Fattore stimolante NGF • Ericenoni, Erinacine

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• Dal fungo sono state isolate Ericenone e Erinacine, due sostanze a basso peso molecolare che facilmente superano la barriere emato-encefalica e stimolano l’NGF, anche somministrate per bocca, a livello del locus ceruleus e dell’ippocampo, non della corteccia • I polimeri ricavati dal fungo hanno un effetto complessivo e potente a livello neuronale, aumentano sia la crescita delle cellule che l’estensione del neurite • NGF e BDNF influenzano solo la crescita del neurite • Le apoptosi delle cellule nervose vengono ridotte dal 50 al 20%, riducendo quindi la velocità di invecchiamento-atrofia cerebrale

• Il fungo è stato quindi usato con risultati incoraggianti in: • Sclerosi multipla • Alzheimer • Morbo di Parkinson • I derivati di Hericium sono particolarmente importanti anche post ictus per lo stimolo rigenerativo sulle cellule cerebrali

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Volume 5 - N. 12

WITHANIA SOMNIFERA Ă&#x2C6; una delle principali piante medicinali della Medicina Ayurvedica, come tutte le Solanaceae ha uno spiccato effetto a livello cerebrale, che nel caso specifico è di tipo anti infiammatorio e quindi riequilibrante. Questo fitoterapico agisce su ansie, paura ed insonnia, rinforzando la reattivitĂ cerebrale.

Non sono da sottovalutare i suoi effetti immunostimolanti che la rendono utile anche in pazienti anziani o debilitati da patologie o cure impegnative

Fito Hericium C - Hericium erinaceaous (10% polisaccaridi) - Withania sominifera (1% salidrosidi) - Vitamina C POSOLOGIA: 1-2cps a colazione e pranzo

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Funghi Medicinali

STUDI SCIENTIFICI

Hericium erinaceaous

Effetti migliorativi del fungo Yamabushitake (Hericium erinaceus) sull’insufficienza cognitiva lieve: sperimentazione clinica in doppio cieco controllata con placebo

Koichiro Mori, Satoshi Inatomi, Kenzi Ouchi, Yoshihito Azumi and Takashi Tuchida Riassunto Una sperimentazione in doppio cieco, a gruppi paralleli, controllata con placebo, è stata condotta su uomini e donne giapponesi di età compresa tra 50 e 80 anni affetti da insufficienza cognitiva lieve, allo scopo di esaminare l’efficacia della somministrazione orale di Yamabushitake (Hericium erinaceus), un fungo commestibile, per migliorare l’insufficienza cognitiva, utilizzando una scala della funzione cognitiva basata sulla scala modificata di demenza di Hasegawa [Revised Hasegawa Dementia Scale (HDS-R)].

Dopo 2 settimane di esame preliminare, 30

a cura di

Nadia Mondi Naturopata

soggetti sono stati randomizzati in gruppi da 15 persone, uno dei quali ha ricevuto Yamabushitake e l’altro un placebo.

I soggetti del gruppo Yamabushitake hanno assunto quattro compresse da 250 mg contenenti Yamabushitake al 96% in polvere secca, tre volte al giorno per 16 settimane.

Dopo il termine delle assunzioni, i soggetti sono stati osservati per altre 4 settimane.

Alle settimane 8, 12 e 16 della sperimentazione, il gruppo Yamabushitake ha mostrato punteggi significativamente aumentati sulla scala della funzione cognitiva, rispetto al gruppo placebo.

I punteggi del gruppo Yamabushitake sono aumentati con la durata dell’assunzione, ma alla settimana 4 dopo il termine delle 16 settimane di assiunzione i punteggi sono diminuiti in modo significativo.

I test di laboratorio non hanno mostrato alcun effetto avverso di Yamabushitake.

I risultati ottenuti in questo studio suggeriscono che Yamabushitake è efficace nel migliorare l’insufficienza cognitiva lieve.

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Volume 5 - N. 12

Effetto inibitorio di ericenone B ottenuto da Hericium erinaceus sull’aggregazione piastrinica indotta da collagene.

Koichiro Mori, Haruhisa Kikuchi, Yutaro Obaraa, Masaya Iwashitaa, Yoshihito Azumic, Satomi Kinugasac, Satoshi Inatomic, Yoshiteru Oshimab, Norimichi Nakahata Riassunto L’aggregazione piastrinica nei vasi sanguigni provoca trombosi. Pertanto, gli inibitori dell’aggregazione piastrinica mirano ad una azione preventiva o a fungere da agenti terapeutici di varie malattie vascolari, compreso l’infarto del miocardio e l’ictus.

Nel presente studio, abbiamo scoperto che l’ericenone B ha avuto una forte attività antipiastrinica e potrebbe essere un nuovo componente per la terapia antitrombosi in quanto possiede un nuovo meccanismo di azione. Prima di iniziare questo studio, abbiamo esaminato l’attività di anti aggregazione piastrinica di estratti di

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etanolo di varie specie di funghi, e abbiamo scoperto che l’estratto di Hericium erinaceus potenzialmente inibiva l’aggregazione piastrinica indotta da collagene. Pertanto, abbiamo prima frazionato l’estratto in etanolo di H. erinaceus per identificare le sostanze attive. L’attività antipiastrinica di ogni frazione è stata determinata utilizzando piastrine di coniglio, lavate. Come risultato, è stata isolata una componente attiva ed identificata come ericenone B. L’ericenone B ha inibito in modo selettivo l’aggregazione piastrinica indotta da collagene, ma non ha soppresso l’aggregazione indotta da U46619 (analogo di TXA2), ADP, trombina o adrenalina. Inoltre, l’ericenone B non ha inibito l’aggregazione piastrinica indotta da adico arachidonico o da conulina (agonista di GPVI). Pertanto, l’ericenone B è stato ritenuto responsabile del blocco del segnale del collagene dall’integrina α2/β1 al rilascio di acido arachidonico. Inoltre, abbiamo scoperto che l’aggregazione indotta dal collagene veniva inibita da ericenone B in piastrine umane, in modo simile a quanto avveniva con le piastrine di coniglio.

Funghi Medicinali

Riduzione della depressione e dell’ansia dopo 4 settimane di assunzione di Hericium erinaceus.

Nagano M, Shimizu K, Kondo R, Hayashi C, Sato D, Kitagawa K, Ohnuki K. Riassunto Hericium erinaceus, un fungo commestibile conosciuto, ha numerose attività biologiche.

Specialmente gli ericenoni e le erinacine isolati dal suo corpo fruttifero stimolano la sintesi del fattore di crescita nervosa [nerve growth factor (NGF)] che induce H. erinaceus ad esercitare effetti sulle funzioni cerebrali e sul sistema nervoso autonomo.

In questo studio abbiamo investigato sugli effetti clinici di H. erinaceus sulla menopausa, la depressione, la qualità del sonno e disturbi indefiniti, utilizzando l’indice della menopausa di Kupperman (KMI), la scala della depressione del centro

per gli studi epidemiologici (CES-D), l’indice sulla qualità del sonno di Pittsburgh (PSQI) e l’indice di disturbi indefiniti (ICI). Trenta donne sono state assegnate secondo un criterio casuale al gruppo H. erinaceus (HE) o al gruppo placebo e hanno assunto biscotti contenenti HE o biscotti placebo per 4 settimane. Tutti i punteggi CES-D e ICI dopo l’assunzione di HE erano significativamente più bassi rispetto a prima. In due voci dell’ICI “insensibile” e “palpitazione”, ognuno dei punteggi medi del gruppo HE era significativamente più basso del gruppo placebo. “Concentrazione”, “irritazione” e “ansia” tendevano ad essere inferiori al gruppo placebo.

I nostri risultati mostrano che l’assunzione di HE ha la possibilità di ridurre la depressione e l’ansia e questi risultati suggeriscono un diverso meccanizmo di azione di stimolo del NGF da parte di H. erinaceus.

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Attività di induzione del fattore di crescita nervosa di Hericium erinaceus in cellule di astrocitoma umano 1321N1 Mori K, Obara Y, Hirota M, Azumi Y, Kinugasa S, Inatomi S, Nakahata N.

Riassunto I fattori neurotrofici sono essenziali per mantenere ed organizzare funzionalmente i neuroni; pertanto si ritiene che le sostanze simili al fattore neurotrofico o i loro induttori si possano applicare al trattamento delle malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer. Nel presente studio, abbiamo prima di tutto esaminato gli effetti degli estratti di etanolo di quattro funghi commestibili, Hericium erinaceus (Yamabushitake), Pleurotus eryngii (Eringi), Grifola frondosa (Maitake) e Agaricus blazei (Himematsutake) sull’espressione genica del fattore di crescita nervosa (NGF) in cellule di astrocitoma umano 1321N1. Tra i quattro estratti di funghi, solo l’estratto di H. erinaceus ha favorito l’espressione di NGF nell’mRNA in modo dipendente dalla concentrazione. Inoltre, la secrezione della

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proteina dell’NGF da cellule 1321N1 è stata favorita dagli estratti di H. erinaceus e il mezzo condizionato delle cellule 1321N1 incubate con estratto di H. erinaceus ha favorito la crescita del neurite di cellule PC12. Tuttavia, i costituenti di H. erinaceus, ericenoni C, D ed E non hanno promosso l’espressione genica di NGF in cellule 1321N1. La promozione dell’espressione genica di NGF da parte di H. erinaceus estratto, è stata inibita dall’inibitore SP600125 della c-jun N-terminal chinasi (JNK). Inoltre, H. erinaceus estratto ha indotto la fosforilazione di JNK e del suo substrato sottostante c-Jun ed ha aumentato l’espressione di c-fos. Questo suggerisce che H. erinaceus promuove l’espressione genica di NGF mediante segnalazione di JNK. Abbiamo anche esaminato l’efficacia di H. erinaceus in vivo. Topi ddY sono stati nutriti con polvere secca contenente H. erinaceus al 5% per 7 giorni. Hanno mostrato un aumento dell’espressione del livello di NGF nell’mRNA nell’ippocampo. In conclusione, H. erinaceus contiene componenti attivi che stimolano la sintesi dell’NGF mediante attivazione del percorso JNK; questi componenti non sono ericenoni.

Funghi Medicinali

Proprietà neurotrofiche del fungo criniera di leone, Hericium erinaceus (basidiomicete maggiore) originario della Malesia.

Lai PL, Naidu M, Sabaratnam V, Wong KH, David RP, Kuppusamy UR, Abdullah N, Malek SN.

Riassunto I fattori neurotrofici sono importanti nel promuovere la crescita e la differenziazione dei neuroni. Il fattore di crescita nervoso (NGF) è essenziale per il mantenimento del sistema colinergico del proencefalo basale. Gli ericenoni e le erinacine isolati dal fungo medicinale Hericium erinaceus possono indurre la sintesi del NGF nelle cellule nervose. In questo studio abbiamo valutato l’interazione sinergica tra H. erinaceus estratto acquoso e l’NGF esogeno sulla stimolazione della crescita dei neuriti nelle cellule NG10815 del neuroblastoma-glioma. L’effetto neuroprotettivo dell’estratto di fungo è

stato studiato anche in relazione allo stress ossidativo. L’estratto acquoso di H. erinaceus ha mostrato di essere non tossico per le cellule fibroblastiche MRC-5 e NG108-15 del polmone umano. La combinazione di 10 ng/ml di NGF con 1 μg/ml di estratto di fungo ha prodotto la più alta percentuale di crescita dei neuriti con un aumento del 60,6%. L’estratto conteneva componenti neuroattivi che hanno indotto la secrezione di NGF extracellulare in cellule NG108-15, promuovendo così l’attività di crescita dei neuriti. Tuttavia, l’estratto di H. erinaceus non ha protetto le cellule NG108-15 soggette a stress ossidativo quando applicato come pre-trattamento e co-trattamento.

In conclusione, l’estratto acquoso di H. erinaceus conteneva componenti neuroattivi che hanno indotto la sintesi del NGF e hanno favorito la crescita dei neuriti in cellule NG108-15. L’estratto ha anche favorito l’attività di stimolazione della crescita dei neuriti da parte del NGF quando applicato in combinazione. La preparazione acquosa di H. erinaceus ha sviluppato attività neurotrofiche ma non neuroprotettive.

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Volume 5 - N. 12

Fungo Hericium Erinaceus

Nutrimento per il corpo e la mente Tesi dell’Accademia di Micoterapia Parte del percorso formativo Mos Maiorum a cura della

Dott.ssa

I

l fungo Hericium erinaceus è un fungo raro, considerato una prelibatezza, anche se è un po’ coriaceo. Il suo aspetto gli ha fatto attribuire una serie di nomi curiosi, tra cui: Lion’s mane (criniera di leone) o Withe beard (barba bianca), Monkey head (testa di scimmia), Old beard (barba da vecchio).

In Giappone è conosciuto come Yamabushitake che significa letteralmente “quelli che dormono nelle montagne” e si riferisce a dei monaci Buddisti eremiti di Shushendo, la forma del fungo assomiglia, infatti, ad una veste ornamentale da essi indossata. L’Hericium è considerato un fungo bianco ed infatti la sua azione è principalmente di rigenerazione delle mucose gastrointestinali e bronchiali. La sua capacità cicatrizzante lo rende particolarmente indicato in presenza di ulcere gastroduodenali. È utile nella bronchite cronica, nell’atrofia della mucosa bronchiale e nella cura di prevenzione dei danni da fumo.

L’Hericium lavora sulla depressione e sulla tristezza in quanto ha un tropismo per il sistema nervoso e si è rilevato estremamente utile nella gestione dello stress, dell’ansia e dell’insonnia.

Il suo effetto immunostimolante e trofico per gli epiteli oltre che per il sistema nervoso, rende il fungo utile nelle problematiche dermatologiche spesso correlate a fatti psichici e/o ad intolleranze alimentari.

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Maria Bertolazzi

Funghi Medicinali

Azioni terapeutiche dell’Hericium Il fungo possiede una presenza molto significativa di Polisaccaridi ad effetto anti tumorale come i β-d Glucani, essi rappresentano il 20% circa del corpo fruttifero del fungo.

In vari studi l’estratto acquoso di Hericum erinaceus ha mostrato in vitro una capacità di stimolazione dei macrofagi con produzione di Interluchina1 ed induzione del gene iNOS, con conseguenze di produzione di ossido nitrico nei macrofagi. L’attivazione si esplica attraverso l’aumento del fattore di trascrizione Nuclear Factor-Kappa IL6 e Activator Protein 1.

Studi preliminari attestano che oltre ai polisaccaridi, vi sono alcuni componenti a basso peso molecolare, tra cui molecole di struttura fenolica (Hericenone A e b) e alcuni acidi grassi, in grado di effettuare un’azione citotossica diretta sulle cellule tumorali.

Studi clinici in doppio cieco, che hanno utilizzato Hericium erinaceus come supporto alla chemioterapia per carcinomi gastrici, intestinali ed esofagei, hanno evidenziato un 70% di riduzione delle metastasi nel gruppo trattato con Hericium rispetto al gruppo trattato con placebo.

L’Hericium ha un tropismo specifico per il tratto gastrointestinale, svolge effetti antinfiammatori e prebiotici che lo rendono estremamente efficace in tutte le patologie infiammatorie e infettive e quindi risulta molto utile nelle gastriti, nei bruciori di stomaco e nelle ulcere gastroduodenali. La sua azione si estende dall’esofago all’ano e coadiuva il riequilibrio della flora intestinale, sfiamma le mucose ripristinandone l’integrità e correggendo situazioni di alterata permeabilità (sindrome dell’intestino bucato) quali la candidosi e la cistite. È indicato anche nelle infiammazioni croniche della mucosa dello stomaco, conseguente a chemio e radioterapia. Usato nelle modalità e dosi corrette, nella retto colite ulcerosa e nel morbo di Crohn, ha

dato miglioramenti nell’82% dei casi e guarigioni nel 54% dei casi.

Ulteriori studi hanno attribuito a questo fungo effetti antiossidanti di regolazione del profilo lipidico e glicemico. È stata fatta una somministrazione a ratti diabetici (1 g/Kg di peso) la quale ha evidenziato un effetto significativo sulla regolazione della glicemia, sulla riduzione dei trigliceridi e del colesterolo totale (Exobiopolimero estratto dalla cultura del micelio con effetto ipolipidemizzante).

Sono presenti anche Fattori neutrofici, i quali hanno capacità di indurre la sintesi di NGF (fattore di crescita nervoso) e sostanze quali Ericinoni e Erinacine in grado di attraversare la barriera ematoencefalica.

A β-d-glucani isolati dal corpo fruttifero del fungo Hericium erinaceus

Malattia di Alzheimer e azione del fungo Hericium sul Sistema Nervoso Centrale e Periferico La malattia Alzheimer è una forma di demenza degenerativa invalidante a esordio prevalentemente senile (oltre i 60 anni che si può manifestarsi anche prima) che provoca agitazione, riduzione della concentrazione, della memoria, profonda perdita delle capacità cognitive e spesso porta all’istituzionalizzazione dei soggetti colpiti. È la più frequente delle forme di demenza in

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Volume 5 - N. 12

quanto rappresenta l’80-85% dei casi affetti.

Si ha in primis un deficit di memoria o disturbi di quella che viene chiamata on-going memory o memoria breve, ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante la giornata, e della memoria prospettica che riguarda l’organizzazione del futuro prossimo, come ricordarsi di andare a fare la spesa, a un appuntamento ecc.; poi man mano il de-

ficit aumenta e la perdita di memoria arriva a colpire anche la memoria episodica (sono le conoscenze acquisite), mentre la memoria procedurale che riguarda l’esecuzione automatica di azioni, viene relativamente risparmiata.

A livello microscopico la malattia è caratterizzata da una diminuzione di peso e del volume del cervello, dovuta ad atrofia corticale.

A livello microscopico e cellulare sono riscontrabili degenerazioni neuronale, placche senili, degenerazione neuro fibrillare e angiopatia. In pratica si tratta di una diffusa distruzione dei neuroni a livello di cervello, nella corteccia cerebrale e nell’ippocampo. La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi e quindi la morte.

La terapia convenzionale per il Morbo di Alzheimer è il trattamento dei sintomi derivati dalla morte dei neuroni colinergici attraver-

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so l’utilizzo di farmaci in grado di potenziare la trasmissione degli impulsi nervosi a livello delle sinapsi colinergiche. Nessuno dei farmaci attualmente in commercio è in grado di far regredire la malattia e di recuperare le funzioni cognitive.

Possono solo ritardare la progressione. Recentemente è stato sviluppato un nuovo farmaco chiamato Memantina approvato dalla FDA Americana in grado si bloccare il recettore per il glutammato, la cui iper reattività sembrerebbe responsabile della neurotossicità che può indurre l’evoluzione di questa patologia. Anche questo nuovo farmaco tuttavia dà effetti solo temporanei.

In una serie di studi scientifici l’Hericium erinaceus è risultato efficace nel trattamento della demenza sia in esperimento di laboratorio che in vivo. Studi iniziati già nel 1991 hanno permesso di identificare nel fungo delle molecole in grado di indurre la sintesi di Nerve growth Factor (NGF); si tratta di una classe di alcoli benzilici e di derivati dei cromani ottenuti dal corpo fruttifero del fungo attraverso estrazione con acetone e alcool. Tali composti sono chiamati Ericenoni C-H e hanno la proprietà di aumentare la produzione di NGF da parte delle cellule dell’astroglia in vitro. Ogni gruppo di Ericenoni è caratterizzato dalla presenza di un gruppo alcolico e di un acido grasso, la struttura della quale permette di variare la potenza di azione.

La maggiore attività di stimolazione sull’astroglia è esercitata dall’Ericenone D. Un altro gruppo di sostanze estratte dal micelio di Hericium erinaceus e chiamate Erinacine A-1 ha evidenziato la capacità di indurre la sintesi NGF al pari delle epinefrine. Le Erinacine sono diterpenoidi ottenuti con estrazione alcolica; la loro struttura chimica è completamente diversa da quella degli Erice-

Funghi Medicinali

noni. La loro attività sembra ancora più potente di quella dell’epinefrina, tanto che oggi sono considerate le più potenti induttrici della sintesi di NGF tra tutti i componenti naturali conosciuti.Tra le Erinacine, l’Erinacina H ha un’attività 5 volte superiore rispetto a tutte le altre. Sia le Erinacine che gli Ericenoni sono in grado di attraversare la barriera ematoencefalica.

Uno studio clinico, effettuato in Giappone, ha preso in esame 100 soggetti anziani (50 trattati e 50 controlli) affetti da patologie cerebrovascolari o neurodegenerative (morbo di Parkinson, degenerazione spino-cerebrale, demenze, neuropatia diabetica, traumi vertebrali). I pazienti sono stati trattati con 5 grammi di Hericium erinaceus intero essiccato, aggiunto all’alimentazione per 6 mesi. È stata quindi effettuata una rivalutazione della capacità fisica indipendente (mangiare, vestirsi, camminare) e delle capacità cognitive (come la comprensione, comunicazione, memoria ecc.). Dopo 6 mesi di assunzione il 100% dei pazienti aveva evidenziato dei miglioramenti sia fisici che cognitivi. Altro studio molto recente pubblicato nel 2008, ha messo a confronto l’Hericium erinaceus con altri 3 funghi, Pleurotus eringii, Agaricus Blazei Murrill e Grifola frondosa per la loro azione di induzione dell’espressione genica di fattori neutropici da parte di cellule di astrocitoma 132 1n1. Dei 4 funghi studiati solo l’Hericium era in grado di stimolare tale espressione attraverso l’attivazione del processo di trasmissione del segnale intracellulare che coinvolge la via JNK/MAPK attivata in risposta a segnali di stress e infiammazione. In uno studio effettuato nel 2009 su soggetti giapponesi di età compresa tra i 50 e 80 anni con diagnosi di leggera demenza senile è stato valutato il tasso di miglioramento delle funzioni cognitive in seguito a somministrazione di Hericium frutto intero (250 ml 3 volte al giorno), contro il placebo per 16 set-

timane. Al termine della somministrazione i soggetti sono stati tenuti sotto osservazione per 4 settimane ed è stato evidenziato un notevole miglioramento nei soggetti trattati con Hericium rispetto a quelli trattati con placebo. Il miglioramento era evidente e importante durante la somministrazione, ma dopo 4 settimane dal termine si verificava un’evidente riduzione degli effetti e nessun effetto collaterale è stato osservato durante la somministrazione del fungo. Dai risultai ottenuti i ricercatori hanno dedotto che questo fungo è efficace nel miglioramento dei deficit cognitivi, ma che i tempi e le modalità di sommi-

nistrazione devono essere rivalutati. In molti tipi di degenerazione, la morte neuronale è indotta da fenomeni di stress del reticolo endoplasmatico.

Dal corpo fruttifero dell’Hericium è stata isolata una molecola chiamata dilinoleyl-phosphatidylethanolamine (DLPE) che, in vitro si è dimostrata efficace nel prevenire, in linee cellulari di neuroblastoma, la morte cellulare indotta da questo tipo di stress. Il meccanismo di azione prevede l’attivazione della Protein chinasi C (PKC). La DLPE potrebbe quindi essere efficace nel proteggere le cellule neuronali dalla morte cellulare indotta da stress del reticolo endoplasmatico e prevenire cosi la neuro degenerazione da esso indotta. Un altro meccanismo d’azione che

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Volume 5 - N. 12

attesta la protezione delle cellule del sistema nervoso è stato riscontrato mettendo l’estratto di Hericium a contatto con neuroni prelevati dall’ippocampo. Esso inibiva l’eccitazione causata dalla stimolazione con acido glutammico; tale inibizione non dipendeva da altri neurotrasmettitori quali, ad esempio il GABA, ma era causata da iperpolarizzazione della membrana neuronale e la sua azione era post-sinapsica. In ogni caso l’Hericium era in grado di proteggere i neuroni dai danni di sostanze neurotossiche quali appunto il glutammato. I risultati ottenuti dalla maggior parte degli studi effettuati in Giappone, ma anche in seguito in Occidente, fanno supporre che l’Hericium erinaceus potrebbe essere utilizzato come strumento di induzione della rigenerazione e di attività di protezione del tessuto cerebrale. Alcuni autori ipotizzano un possibile utilizzo, oltre che nelle forme di demenza, anche in malattie neurodegenerative quali la Sclerosi Multipla, la Sclerosi laterale amiotrofica e anche alcune forme di distrofia. Il fungo in questi casi migliora i processi di mielinizzazione a livello del sistema nervoso ed a livello cerebrale esercita un’azione antinfiammatoria.

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Ci sono pubblicazioni su riviste e giornali di raccolte di Studi scientifici fatti in varie parti del mondo inerenti al fungo Hericium erinaceus come precursore del NGF. Una di queste, tratta dal giornale internazionale di funghi medicinali, riguarda le potenziali neuro generative dell’Hericium nel trattamento di lesione del nervo periferico. È la presentazione di un caso di modello di studio dell’attività dell’estratto acquoso di Hericium erinaceus, nel promuovere il recupero funzionale dopo la lesione da schiacciamento del nervo peroneo in una femmina adulta di ratto. Lo scopo era di esplorare l’uso possibile di questo miceto in riparazione del nervo. Le attività dell’estratto acquoso sono state confrontate alle attività della vitamina B12, che è stata ampiamente utilizzata nel trattamento di disordini del nervo periferico, dando dei risultati positivi. Le analisi di questo percorso indicano il recupero della funzione dell’arto verso la sua normalità. Nei ratti trattati con estratto acquoso di Hericium vi è uno sviluppo e una rigenerazione degli assoni ed una rimielinizzazione della giunzione neuromuscolare del muscolo estensore lungo.

Lesioni del nervo periferico sono rincontrate in pratica clinica a causa di trauma accidentale, o compressione acuta o chirurgica. La lesione del nervo a causa di una lesione traumatica, non consente all’impulso elettrico di arrivare al muscolo in maniera da determinare una contrazione e di conseguenza avviene l’interruzione del circolo intraneuronale.

Questa condizione a sua volta induce una demielinizzazione ed una degenerazione assonale con diffusa perdita di fibre nervose. In seguito alla lesione i radicali liberi sono più elevati recando dei danni al tessuto e ritardandone il processo di recupero.

La rigenerazione del nervo è un fenomeno complesso che ha stimolato l’interesse crescente fra tanti scienziati per molti anni. I neuroni possono essere separati nel sistema

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nervoso centrale (SNC) e nel sistema nervoso periferico (SNP), avendo differenti strutture anatomiche e capacità rigenerative. La rigenerazione dei neuroni centrali, in mancanza di rivestimento della mielina, risulta molto difficile. Anni fa si riteneva che i danni causati al nervo fossero irreversibili, tuttavia è stato dimostrato che la rigenerazione delle fibre nervose danneggiate è un processo possi-

bile (scoperta del NGF). Recentemente molta attenzione è stata data agli effetti neurotrofici dei funghi medicinali come stimolazione della sintesi di fattore di crescita nervoso cerebrale.

Ciò solleva la possibilità che i miceti medicinali per le loro proprietà possono promuovere la rigenerazione del nevo periferico dopo la lesione sui tessuti lesi.

Neuroregenerative Potential of Lion’s Mane Mushroom, Hericium erinaceus, in the Treatment of Peripheral Nerve Injury Kah-Hui Wong, Murali Naidu, Pamela David, Robiah Bakar, & Vikineswary Sabaratnam The morphology of silver-cholinesterase-stained longitudinal section of EDL muscle in normal unoper-ated limb and operated limb after 14 days of peroneal nerve crush injury. Yellow arrows indicate the axons. Violet arrows indicate the degenerating axons. Red arrows indicate polyneuronal innervation. Asterisks indicate the motor endplates. Scale bar = 500 µm. (A) Normal unoperated limb. Axon bundles are clear and compact. (B) Operated limb in negative control group—distilled water (10 mL/kg body weight/day). Wallerian degeneration can be detected.

Degenerated axons are being phagocytosed by the cooperative action of denervated Schwann cells and infiltrat-ing macrophages. (C) Operated limb in positive control group—mecobalamin (130 µg/kg body weight/day).

Loose axon bundles indicate regeneration process is ongoing. (D) Operated limb in aqueous extract group—H. erinaceus fresh fruit bodies (10 mL/kg body weight/day).

Axon bundles are more compact and regeneration process is more advanced compared to positive control group.

TESTIMONIANZA DI UN GIOVANE CHE HA RICEVUTO BENEFICIO DAI FUNGHI F. S. è un giovane ingegnere anni 36. All’età di 23 anni gli viene diagnosticata la sclerosi multipla, dopo vari accertamenti eseguiti in seguito a sintomatologia comparsa tre anni prima. Costantemente monitorato da un centro specializzato a Montichiari (BS) viene trattato inizialmente con del Glatiramer acetato con buoni risultati. Unica ricaduta all’età di 29 anni.

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Da circa un anno è in terapia con Interferone beta-1°.

Nonostante il buon compenso e stabilità della patologia, da quando ha iniziato la terapia con Interferone, gli effetti collaterali del farmaco influiscono pesantemente sulla sua qualità di vita. Infatti presenta, soprattutto poche ore dopo l’iniezione, febbre, algie diffuse, astenia.

Naturalmente questa sintomatologia essendo persistente incide molto sull’umore del paziente che si sente demotivato nella prosecuzione della cura oltre che non in grado di affrontare in modo adeguato la normale attività lavorativa e familiare.

Nel frattempo viene a conoscenza dal suocero che è un naturopata, di funghi medicinali che possono fare da supporto alla malattia; incoraggiato e sostenuto economicamente dai propri famigliari, inizia questo supporto alimentare micoterapico.

Da dicembre 2015 inizia la somministrazione dei seguenti funghi: Reishi, Agaricus, Blazei

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Murrill ed Hericium erinaceus, con dosaggio giornaliero di 3 capsule al giorno per ogni fungo associato all’Ascorbato K. A distanza di un mese dall’assunzione dei micoterapici, gli episodi di iperpiressia diminuiscono in comparsa e durata, così come le algie diffuse. Riferisce inoltre notevole miglioramento dell’umore oltre che della capacità lavorativa. I familiari lo vedono più motivato e partecipe.

Lo stato di benessere perdura anche durante una breve interruzione dell’assunzione dei funghi che viene comunque ripresa. Dopo cinque mesi lo stato umorale permane ben equilibrato, la sintomatologia dolorosa quasi scomparsa e gli episodi di febbricola sono sempre più rari.

I controlli presso il centro specializzato che lo segue confermano la stabilità della patologia e tutti gli accertamenti eseguiti rientrano nella norma. S. è molto fiducioso nelle proprietà curative di questi funghi con un ottimale beneficio di benessere psicofisico.

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3. PORIA COCOS Phylum: Basidiomycota Classe: Agaricomycetes Ordine: Polyporales Famiglia: Formitopsidaceae Specie: Wolfiporia extensa

• Fungo ipogeo: cresce sottoterra, parassita le radici di pino e di altre conifere (cedro, larice..), lasciato sviluppare liberamente può distruggere interi boschi

• Contiene: • Polisaccaridi: β-D-glucani (pachimano) • Eteropolisaccaridi (D-glucosio, mannosio, galattosio, fucosio, ramnosio, xilosio) • Amminoacidi (ac.aspartico, serina, valina) • Vitamine: colina (vit.J),ergosterolo (vit.D2) • Minerali: Potassio • Acidi organici: O-acetilpachimico, metil-O-acetilpachimato, metilpachimato • Triterpeni del tipo lanostano • Ac.pachimico, ac. Pachimaico, ac. Tumulosico, ac. Poliporenico C, ac. Carbossilico, acdeidropachimico, ..

• Altri: Istamina, lecitina, gomma

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• Poria Cocos è il fungo della calma e positività mentale con effetto antidepressivo e sedativo al tempo stesso, particolarmente utile a chi abusa della propria mente.

• Alcuni studiosi hanno paragonato il suo effetto a quello del Prozac • L’azione sull’insonnia è oggi scientificamente riconosciuta ed è utile anche in caso di iperattività mentale, agitazione, nevrosi ansioso-depressiva ed ansia cardiaca.

• Uno studio cinese dimostra che il Poria riduce l’effetto eccitante caffeina-indotto e prolunga il sonno indotto da fenobarbital negli animali.

• Sono riportati casi di schizofrenia trattati con alte dosi del fungo.

• Gli effetti cerebrali sembra siano correlabili ad una sua azione sul metabolismo della serotonina a livello cerebrale.

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GINKGO BILOBA • Pianta molto utile per l’aspetto emozionale, componente essenziale degli stati depressivi di origine involutiva o conseguenza di stress • È sostanzialmente un MAO inibitore naturale che incrementa preferenzialmente i livelli di Dopamina e Noradrenalina a livello sinaptico • Questa pianta è a torto ritenuta utile solo nell’anziano, il suo stimolo dell’ossigenazione tissutale la rende preventiva delle neoplasie a lungo termine ed utile anche nel giovane

Fito Poria C Poria cocos (30% polisaccaridi) Ginkgo biloba (6% ginkgoflavonoidi) Vitamina C

POSOLOGIA: 1-2cps ai 3 pasti 69

Poria Cocos

FUNGO CHE CALMA LA MENTE Il Poria Cocos è un fungo sotterraneo che cresce alle radici delle conifere, poco conosciuto in Italia e proveniente dalle terre siberiane, la cui segnatura ne evidenzia la capacità di agire in maniera profonda a livello mentale. I principali componenti di questo fungo medicinale sono polisaccaridi, che agiscono accrescendo la secrezione di fattori immunostimolanti e riducono la secrezione di immunosoppressori, migliorando la qualità della risposta immunitaria, insieme alla frazione composta da triterpeni che svolgono un’importante azione antinfiammatoria. Proprio queste caratteristiche lo rendono particolarmente efficace nelle fasi di convalescenza.

Molto significativa si è rivelata anche la sua azione diuretica con risparmio di potassio, il Poria ha infatti un importante tropismo sui reni poiché previene l’insufficienza renale, anche cronica, e riduce la proteinuria grazie all’azione di lanostani triterpenoidi.

Agisce sul metabolismo migliorandone la funzione a livello sistemico e svolge un’attività anti-iperglicemica elevando la sensibilità all’insulina.

Non meno importante al Poria Cocos è ascritta anche una notevole capacità neuroprotettiva, rivolta in particolare alle cellule neuronali PC12, che vengono preservate da morte cellulare indotta da beta amiloide attraverso la sua funzione antiossidante ed antiapoptotica, contribuendo anche al miglioramento della funzione dell’ippocampo. Sempre a livello cerebrale questo fungo sotterraneo è in grado di combattere le sindromi depressive e le turbe nervose, grazie alle sue capacità sedative e calmanti.

IN MEDICINA CINESE IL PORIA COCOS VIENE PROPRIO DEFINITO IL FUNGO CHE DONA CALMA ALLA MENTE, AGISCE SUL MERIDIANO DELLA MILZA PANCREAS, MESSO PARTICOLARMENTE SOTTO PRESSIONE IN CONDIZIONI DI STRESS. MOLTO ADATTA L’ASSUNZIONE SERALE COMBATTE L’INSONNIA ED I PENSIERI OSSESSIVI.

IL PORIA COCOS DI NATURETHICS È FORNITO COME FUNGO INTERO, CONTENENTE TUTTE LE PARTI DEL MICELIO E DEL CORPO FRUTTIFERO. IN QUESTA FORMA IL PRODOTTO DI INTEGRAZIONE AGISCE A LIVELLO SISTEMICO, PONENDO IN SINERGIA TUTTE LE PROPRIETÀ DI CUI IL FUNGO È DOTATO IN NATURA

Sede legale: Via IV novembre, 455 - Caronno Pertusella 21042 (VA) - Tel. +39 02 84213097 fax.+39 02 84211892 - info@naturethics.eu

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STUDI SCIENTIFICI

Poria cocos

a cura di

Nadia Mondi Naturopata

Costituenti chimici e proprietà farmacologiche di Poria cocos Ríos JL.

Riassunto Poria cocos (Polyporaceae) è un fungo saprofita che cresce su diverse specie di pini. Il suo sclerozio, detto fu-ling o hoelen, è utilizzato in medicina tradizionale cinese e giapponese per i suoi effetti diuretici, sedativi e tonici. Vari studi su questo fungo hanno dimostrato la sua attività antinfiammatoria in diversi modelli sperimentali di infiammazione acuta e cronica. È ampiamente utilizzato come costituente di molte preparazioni nella medicina asiatica, ma il numero di documenti di ricerca sulle sue proprietà cliniche è insufficiente a confermarne l’efficacia e la sicurezza da un punto di vista scientifico. In questo riesame, abbiamo elencato tutti i dati pubblicati riguardanti la chimica, la farmacologia e gli usi clinici di questo farmaco allo scopo di valutare il suo interesse clinico per un utilizzo futuro contro varie patologie nelle quali sono implicate l’infiammazione e l’immunodepressione. Abbiamo selezionato i lavori per un riesame sulla base della loro rilevanza etnofarmacologica, utilizzando i più importanti database per le scienze

biomediche. Studi su vari estratti di funghi e sui maggiori componenti fitochimici (polisaccaridi e triterpenoidi) presenti in Poria cocos presentavano i principali obiettivi di questo riesame. In diversi studi esaminati, sono stati chiaramente dimostrati gli effetti inibitori dei triterpeni sulla fosfolipasi a (2) (PLA(2)). Inoltre, sono stati descritti anche gli effetti inibitori di Poria cocos sulla secrezione di diverse citochine ottenute da monociti di sangue periferico umano.

I triterpenoidi sono noti per avere un’influenza fondamentale su certe malattie come artrite reumatoide, psoriasi, uveite autoimmune, choc settico ed eventualmente asma bronchiale, mentre i polisaccaridi possono potenziare la risposta immunitaria.

Riesaminando la letteratura, abbiamo scoperto che i polisaccaridi di Poria cocos, hanno aumentato la secrezione di immunostimolatori e hanno soppresso la secrezione di immunosoppressori, potenziando così la risposta immunitaria.

Inoltre, hanno mostrato un’attività antitumorale contro diverse linee cellulari di cancro. Questa attività è associata alla loro capacità di inibire l’angiogenesi iporegolando sia NF- κB sia l’induzione della traslocazione di NF- κB/Rel. © Georg Thieme Verlag KG Stuttgart · New York.

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Poria cocos esercita il suo effetto diuretico mediante soppressione dell’espressione dell’acquaporina-2 renale in topi con insufficienza cardiaca cronica.

Wu ZL, Ren H, Lai WY, Lin S, Jiang RY, Ye TC, Shen QB, Zeng QC, Xu DL. Riassunto RILEVANZA ETNOFARMACOLOGICA: Poria cocos (Hoelen) è usato come diuretico nella medicina tradizionale asiatica.

Tuttavia, il meccanosmo alla base mediante il quale Poria cocos (hoelen) esercita il suo effetto diuretico non è ancora stato ben identificato. Lo scopo del presente studio è stato quello di valutare gli effetti di Poria cocos (hoelen) nei topi affetti da insufficienza cardiaca cronica (ICC) indotta da infarto acuto del miocardio e di indagare sui meccanismi sottostanti.

MATERIALI E METODI: Un estratto acquoso di Poria cocos (hoelen) (2,4 g/kg/d, 1,2 g/kg/d o 0,6 g/kg/d) o di furosemide (20 mg/kg/d) è stato somministrato oralmente a topi maschi Sprague-Dawley a partire dal giorno della legatura delle coronarie. L’emissione di urina di tutti i topi è stata quantificata e raccolta ogni giorno per 1 o 4 settimane.

L’espressione di aquaporina-2 (AQP2) è stata esaminata dopo il trattamento per 1 o 4 settimane.

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RISULTATI: L’emissione di urina è aumentata in modo significativo e l’osmolalità urinaria è diminuita dopo somministrazione di Poria cocos (hoelen) sia dopo 1 che dopo 4 settimane.

Poria cocos (hoelen) ha provocato meno disturbi elettrolitici del furosemide. Inoltre, Poria cocos (hoelen) ha ridotto i livelli di plasma BNP in topo CHF mentre furosemide non ha avuto alcun effetto. È importante osservare che sia l’esrpressione di mRNA che l’espressione proteica di AQP2 sono state iporegolate e l’escrezione urinaria di AQP2 è diminuita dopo somministrazione di Poria cocos (hoelen) in topi CHF. Similmente Poria cocos (hoelen) ha ridotto il livello di arginina-vasopressina (AVP) plasmatica e ha iporegolato l’espressione nell’mRNA del recettore della vasopressina tipo 2 (V2R).

CONCLUSIONI: Poria cocos (hoelen) esercita il suo effetto diuretico e migliora la funzione cardiaca in topi CHF per mezzo dell’asse AVP-V2RAQP2.

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Effetto di Poria cocos sull’espressione dei canali dell’acqua indotta dallo stress ipertonico e sull’apoptosi nelle cellule dei dotti collettori renali.

Lee SM, Lee YJ, Yoon JJ, Kang DG, Lee HS. Riassunto RILEVANZA ETNOFARMACOLOGICA: Uno ruolo fisiologico fondamentale del rene è quello di regolare la concentrazione di acqua e urina nel corpo. L’aquaporin-2 (AQP2), una famiglia di canali dell’acqua, gioca un ruolo improtante nel processo di concentrazione urinaria e nella regolazione dell’equilibrio idrico nel rene. Lo sclerozio essiccato di Poria cocos Wolf è noto per il suo effetto diuretico ed è utilizzato per il trattamento dell’edema cronico e della nefrosi.

FINALITÀ DELLO STUDIO: Questo studio è stato condotto per valutare l’effetto inibitorio dello sclerozio di Poria cocos (WPC) sull’espressione di AQP2 indotta dallo stress ipertonico e sull’apoptosi nelle linee cellulari del dotto collettore midollare interno (IMCD-3).

MATERIALI E METODI: Lo stress ipertonico è stato indotto mediante 175mM di NaCl. L’effetto inibitorio di WPC sull’espressione di AQP2 indotta dallo stress ipertonico è stato determinato mediante immunofissazione, RT-PCR e immunofluorescenza.

RISULTATI: Lo stress ipertonico (175mM NaCl) ha aumentato i livelli dell’espressione di AQP2 mediante ipertonia delle cellule IMCD-3. WPC ha attenuato l’aumento indotto dall’ipertonia nei livelli proteici e di mRNA di AQP2 in modo dipendente dalla concentrazione. Il preprattamento con WPC ha attenuato la morte cellulare indotta dall’ipertonia. L’ipertonia ha aumetato la protein chinasi sierica e indotta da glucocorticoidi (Sgk1), tuttavia WPC ha attenuato l’attivazione di Sgk1 indotta da ipertonia. La proteina legante i promotori della tonicità (TonEBP) nell’mRNA è anch’essa stata ricostituita da WPC sotto stress ipertonico.

Il pretrattamento con WPC ha presentato l’effetto simile del PKA-inibitore che ha ridotto l’espressione di AQP2 indotta da stress ipertonico. L’ipertonia ha aumentato i livelli di cAMP e le alterazioni sono state bloccate da WPC. D’altro canto, l’espressione di Bax o di caspasi-3 indotta dallo stress ipertonico è stata ridotta da WPC, determinando un effetto antiapoptosico.

CONCLUSIONI: Questi risultati hanno fornito l’evidenza dell’effetto benefico di WPC sull’equilibrio idrico contro lo stress ipertonico in vitro dei dotti collettori renali. Inoltre, WPC ha proprietà antiapoptosiche in risposta allo stress ipertonico. Pertanto questi dati suggeriscono che WPC è di beneficio per l’approccio terapeutico all’inibizione del disturbo renale.

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Effetti dei triterpenoidi di Poria cocos Wolf sulla corrente ionica mediata dal recettore della serotonina di tipo 3A in oociti di Xenopus.

Lee JH, Lee YJ, Shin JK, Nam JW, Nah SY, Kim SH, Jeong JH, Kim Y, Shin M, Hong M, Seo EK, Bae H. Riassunto Poria cocos Wolf (P. cocos Wolf) è utilizzato per trattare gastrite cronica, edema, nefrosi, atonia gastrica, catarro gastroenterico acuto, nausea, emesi e vomito.

I triterpenoidi sono una classe di componenti naturali prodotti da P. cocos Wolf che contengono precursori aciclici di carbonio 30.

In questo studio, abbiamo analizzato l’effetto dei triterpenoidi (AP, acido pachimico; AD, acido deidroeburicoico; AH, acido 3-betaidrossilanosta-7,9,(11)24-trien-21-oico) sull’attività del canale del recettore umano 5-idrossitriptamina-3A (5-HT(3A)), una delle famiglie di canali ionici ligando-dipendenti.

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La tecnica utilizzata per esaminare la corrente mediata da 5-HT3A è la tecnica del voltage-clamp a due elettrodi.

L’effetto inibitorio dei triterpenoidi sulla corrente in entrata indotta da 5HT (I(5HT)) è avvenuto in modo dipendente dalla concentrazione e reversibile. Inoltre, le concentrazioni semi-inibitorie (IC(50)) di AP, AD e AH sono state 3,2+/-0,2, 5,5+/-0,6 ed 1,4+/-0,2 microM, rispettivamente. Ciò ha corrisposto ad un ordine di potenza per l’inibizione di I(5-HT) in ovociti esprimenti il recettore umano 5-HT(3A) di AH>AP>AD. Infine, l’inibizione di I(5HT) da parte dei triterpenoidi è avvenuta in modo non competitivo, mentre l’inibizione da parte di AH e AP ha mostrato maggiore dipendenza dal voltaggio. Considerati insieme, questi risultati indicano che i triterpenoidi possono regolare i recettori espressi su 5-HT(3A) in ovociti di Xenopus.

Inoltre, questa regolazione dell’attività del canale ionico ligando-dipendente da parte dei triterpenoidi può essere una delle azioni farmacologiche di P. cocos Wolf.

Funghi Medicinali

Proprietà terapeutiche del fungo ipogeo Poria Cocos Tesi dell’Accademia di Micoterapia Parte del percorso formativo Mos Maiorum a cura del

Dott.

I

n questo lavoro l’attenzione è stata posta sul fungo Poria cocos, noto fin dai tempi più antichi in MTC e impiegato come tonico, per donare vigore e rimuovere l’umidità dovuta ad un cattivo funzionamento della milza.

Nei testi di MTC il fungo viene proprio prescritto per sostenere il meridiano specifico della milza, oltre a quello del cuore e del rene.

Studi fitochimici di questo fungo hanno rivelato che esso presenta due principali gruppi di sostanze chimiche, la frazione polisaccaridica e quella triterpenica.

Le fibre insolubili sotto forma di beta-glucani rappresentano il 90% del contenuto del fungo, in peso secco. Già prima del 1980, vari autori avevano isolato un composto chiamato β-pachimano. Esso è il componente principale del Poria cocos ed è un β-(1 → 3)-D-glucano con una piccola quantità di ramificazioni β- (1 → 6). Si tratta di un polisaccaride insolubile in acqua.

Alcuni metaboliti secondari assai importanti nel Poria Cocos sono un gruppo di composti triterpenici, che sono stati ottenuti dagli estratti alcolici ai quali si attribuisce la

Giuseppe Maturo

maggior parte degli effetti farmacologici del fungo, specialmente gli effetti: antiinfiammatorio e citotossico. I principali sono: acido pachimico (PA), acido tumulosico, acido eburicoico, acido poliporenico e i loro derivati.

Tra questi, l’acido pachimico è uno dei maggiori costituenti chimici del Poria cocos e ha dimostrato maggior potenziale come agente terapeutico. Questi acidi triterpenici di tipo lanostano si trovano nella parte interna e specialmente nell’epidermide dello sclerozio del fungo.

Attività Terapeutiche del fungo Poria Azione Renale Poria cocos è conosciuto in Medicina Tradizionale Cinese per il suo effetto diuretico ed è usato per il trattamento di edema cronico e nefrosi.

Infatti, il fungo facilita la diuresi e la minzione, metabolizza l’umidità e promuove il drenaggio; è indicato negli eczemi umidi e accumuli patologici di liquidi a livello di stomaco,

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Volume 5 - N. 12

intestini, fegato, polmone. La sua capacità di stimolo renale lo rende utile nell’insufficien-

za cardiaca congestizia e nell’accumulo di edemi cardiaci in generale.

Aldosterone

Acido pachimico

I componenti principali di Poria cocos sono triterpenoidi tetraciclici, i quali presentano una somiglianza strutturale con l’ormone aldosterone e con il suo farmaco antagonista spironolattone, un diuretico risparmiatore di potassio. L’effetto diuretico degli estratti può essere quindi ricondotto all’inibizione del riassorbimento tubulare di acqua e anioni. A conferma di ciò, sono da citare studi farmacologici in vitro che hanno confermato come i componenti triterpeni tetraciclici di Poria cocos possono legarsi ai recettori renali citoplasmatici dell’aldosterone, con un’attività anti-aldosteronica e relativo miglioramento del rapporto urinario Na+/K+ dose-dipendente. I triterpeni tetraciclici di Poria cocos non hanno influenzato la concentrazione di aldosterone nel plasma di ratto e questi risultati suggeriscono che essi abbiano attività antagonista dell’aldosterone stesso. In questa analisi gli autori hanno trovato che il valore Na+/K+ è stato marcatamente ridotto a causa degli estratti a forte componente polare.

Feng et al. ipotizzano che l’effetto diuretico di risparmio di potassio si possa ricondurre, almeno in parte, ai composti triterpenici di polarità intermedia di Poria cocos. In parti-

colare l’acido deidrotrametenolico (triterpenoide tetraciclico di tipo lanostano), l’acido poricoico A e l’acido poricoico AE (triterpenoide tetraciclico 3,4-secolanostano) sono stati estratti dalla frazione in acetato d’etile. Considerando la struttura chimica, i triterpeni tetraciclici di tipo lanostano (acido trametenolico, acido deidroeburicoico, acido eburicoico, acido 3-epideidrotumulosico, acido 25-idrossi-3-epideidrotumulosico, acido deidrotumulosico, acido deidroeburiconico e acido pachimico) sono molto più simili all’aldosterone rispetto ai triterpenoidi tetraciclici 3,4-secolanostano. Gli autori concludono ipotizzando che questi componenti possano essere i responsabili dell’effetto diuretico con risparmio di K+.

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Lee et al. (2012) hanno condotto studi per determinare i possibili effetti in risposta allo stress iper-osmotico dell’estratto di sclerozio di Poria cocos, mediante l’utilizzo di linee cellulari del dotto collettore midollare interno e lo stress ipertonico indotto dall’aggiunta di NaCl, valutando anche gli effetti anti-apoptotici di Poria cocos sotto stress ipertonico. Le osservazioni fatte in questo studio

Funghi Medicinali

suggeriscono che Poria cocos potrebbe agire come specifico regolatore dello stress ipertonico che induce l’espressione di acquaporine 2 (AQP2) a livello della membrana apicale. È stato inoltre osservato che il trattamento con Poria cocos blocca l’attività ipertonica di cAMP indotta da stress in maniera dose-dipendente. Tuttavia, altre osservazioni fanno ipotizzare che questi effetti modulatori siano dipendenti dal tempo d’incubazione o dai tipi di cellule. Nel presente studio, il fungo attenua lo stress ipertonico indotto dalla fosforilazione dell’enzima serina/treonina protein-chinasi 1 (Sgk1). Questi risultati suggeriscono che Poria cocos migliora la natriuresi indotta da disidratazione attraverso l’inibizione delle vie di segnale Sgk1 o TonEBP (tonicity-responsive enhancer binding protein) a livello dei collettori midollari interni.

La prima implicazione di questo studio a livello dei collettori midollari interni è sull’effetto benefico di Poria cocos nel bilancio idrico contro lo stress ipertonico in vitro. Le vie di segnale, la classica cAMP/PKA e la recente TonEBP/SGK1, sono state coinvolte nell’espressione di AQP2 indotta da stress ipertonico. Poria cocos può bloccare quei percorsi di segnale, con conseguente regolazione dell’omeostasi renale. La seconda implicazione è la proprietà anti-apoptotica renale di Poria cocos attraverso l’inibizione di Bax (proteina pro-apoptotica) e attivazione di caspasi-3 (enzima appartenente a una famiglia delle proteasi, che partecipano alle reazioni che iniziano e portano a compimento la risposta di morte cellulare programmata).

Secondo gli autori questi risultati forniscono la prova che Poria cocos è in grado di regolare l’equilibrio idrico in condizione fisiopatologica del rene.

Azione Antitumorale Gli autori Zhang et al. (2006) si sono interessati di alcuni polisaccaridi dei funghi, delle loro attività di miglioramento del sistema

immunitario e anti-tumorale, delle loro applicazioni come modificatori della risposta biologica. In particolare hanno ottenuto un polisaccaride purificato, comprendente principalmente glucosio (98,9% del contenuto totale di carboidrati), ben solubile in acqua, PCM3-II, che comprende principalmente legami (1 → 3) e (1 → 4), a partire dal micelio di Poria cocos.

In questo studio è stato esplorato l’effetto inibitorio di PCM3-II sulla crescita di cellule di carcinoma mammario umano MCF-7, in vitro. L’effetto di PCM3-II è stato studiato incubando le cellule del cancro al seno. Lo studio ha mostrato che PCM3-II riduce la proliferazione e la vitalità delle cellule MCF7, in maniera dose-dipendente, così che la crescita delle cellule tumorali risulta diminuita del 50% del livello di controllo a 400 μg/ml di glucano. L’effetto del tempo PCM3II è stato poi esaminato trattando le cellule del cancro della mammella con 400 μg/ml di glucano per 24, 48 e 72 ore rispettivamente.

I risultati dello studio di citofluorimetria di flusso hanno dimostrato che PCM3-II induce arresto del ciclo cellulare G1 in maniera tempo-dipendente e circa il 90% delle cellule nel ciclo cellulare sono state accumulate nella fase G1 dopo 72 ore di trattamento. L’arresto G1 è stato associato ad una down- regulation non programmata dell’espressione di cicline D1 e E nelle cellule di cancro al seno. PCM3II ha indotto anche l’apoptosi nelle cellule MCF-7, in modo che le cellule subG1 in DNA istogramma della citometria a flusso sono state elevate da 5 volte il livello di controllo dopo 48 ore e 24 volte a 72 ore di trattamento.

Lo studio ha anche mostrato che il glucano induce deplezione della proteina Bcl-2 anti-apoptotica, ma non della proteina pro-apoptotica Bax, in modo che il rapporto Bax/Bcl-2 è stato elevato nelle cellule di cancro al seno al momento in cui l’apoptosi più importante era stata osservata.

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Cheng e Chang (2004) hanno isolato una frazione polisaccaridica neutra da Poria cocos (PC-PS) e hanno studiato in vitro i suoi effetti antiproliferativi e sulla differenziazione di cellule leucemiche umane. È interessante notare che i livelli di interferone (IFN)-γ e di fattore di necrosi tumorale (TNF)-α risultano superiori a quelli del gruppo di controllo.

Test di neutralizzazione degli anticorpi hanno rivelato che le attività di crescita-inibitorie e quelle di induzione-differenziazione sono state principalmente causate dalle citochine elevate di IFN-γ e (TNF)-α. Ciò suggerisce che il PC-PS sia un modificatore della risposta biologica (BRM), invece di un reagente citotossico, e possa rappresentare una potenziale terapia alternativa nel trattamento dei pazienti affetti da leucemia.

In uno studio, è stato valutato l’effetto di una miscela triterpenica estratta da Poria cocos

(PTE, contenente 55,7% PA, 31,7% DPA e 4,1% PPAC) e di tre triterpeni purificati: acido pachimico (PA), l’acido deidropachimico (DPA) e l’acido poliporenico C (PPAC), sulla crescita e sul comportamento invasivo di linee di cellule umane di cancro pancreatico e una linea di cellule epiteliali normale del pancreas.

PTE e PA, DPA e PPAC inibiscono la crescita delle cellule tumorali del pancreas; PTE e PA sopprimono in modo significativo il comportamento invasivo di cellule BxPC-3 inibendo l’espressione di MMP-7 (matrix metalloproteinase 7). I risultati indicano che triterpeni da P. Cocos possono essere potenzialmente sfruttati per interventi di cancro al pancreas.

In particolare lo studio dimostra che i triterpeni estratti da P. Cocos sopprimono la crescita e il comportamento invasivo delle cellule tumorali pancreatiche umane e colpiscono poco le cellule pancreatiche normali. Le cellule invasive BxPC-3 si sono dimostrate più

Pachymic Acid Inhibits Growth and Induces Apoptosis of Pancreatic Cancer In Vitro and In Vivo by Targeting ER Stress Shujie Cheng, Kristen Swanson, Isaac Eliaz, Jeanette N. McClintick, George E. Sandusky, Daniel Sliva

PA induces apoptosis in pancreatic tumors. Animal experiments were performed (A) Representative H&E staining in pancreatic tumors, (B) quantification of apoptotic bodies was determined. Data are mean ± SD (n = 6–12). Control, 25 mg PA kg-1 and 50 mg PA kg-1 were compared by ANOVA with Bonferroni correction for the significant level. Here, *p≤0.025 was considered significant for the individual t-tests.

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Funghi Medicinali

sensibili al trattamento caratterizzato dalla miscela di triterpeni (PTE) e anche ai triterpeni purificati PA, DPA e PPAC. PA è il triterpene responsabile per l’attività antitumorale più potente della miscela PTE, perché inibisce la proliferazione di BxPC-3 con il valore di IC50 (0,26 μM) rispetto al DPA (1,02 μM) e PPAC (21.76 μM).

Gli autori dimostrano che PTE e PA sopprimono in maniera significativa il comportamento invasivo di cellule BxPC-3. Tale soppressione sembra essere correlata alla down-regulation dell’espressione di MMP-7, iper-espresso nel cancro del pancreas, che è correlato alla ridotta sopravvivenza e contribuisce alla progressione della malattia sostenendo la dimensione del tumore e metastasi in vivo.

Pertanto, MMP-7 rappresenta un idoneo bersaglio terapeutico e la riduzione della sua espressione per opera di PA può essere una strategia utile per intervenire sulla metastasi cancerosa del pancreas. È interessante notare anche che PA sopprime l’invasività attraverso l’inibizione dell’espressione di un’altra metalloproteinasi di matrice in cellule di cancro al seno (MMP-9). È stato dimostrato recentemente che PA si rileva nelle urine e nel plasma dei ratti che si nutrono di Poria cocos, indice che PA può essere facilmente assorbito nel sangue. Pertanto, la biodisponibilità di PA promuove il suo ulteriore impiego e quello di altri triterpeni da Cocos P. per il trattamento di diversi tumori tra cui il cancro pancreatico.

L’acido pachimico (PA) è un triterpenoide naturale che inibisce la fosfolipasi A2 (PLA2), appartenente alla famiglia dell’acido arachidonico (AA), che produce enzimi. PLA2 è elevata nell’adenocarcinoma prostatico e la conversione di AA a prostaglandine porta AKT ad attività pro-sopravvivenza. AKT (conosciuta anche come proteina chinasica B o PKB) è una proteina la cui attivazione provoca l’innesco di vie biochimiche che portano alla

crescita cellulare e alla resistenza all’apoptosi. In un lavoro, Gapter et al. (2005) presentano la prima prova definitiva che suggerisce come PA sia efficace nel prevenire e inibire la crescita delle cellule di carcinoma della prostata androgeno-reattive e androgeno–insensibili (DU145), aumentando l’apoptosi in maniera dose-e tempo-dipendente. I risultati sono significativi perché indicano che PA può limitare la crescita delle lesioni tumorali della prostata che non rispondono alle terapie convenzionali (come l’androgeno ablazione).

Inoltre lo studio documenta la capacità del triterpenoide naturale di diminuire la Bad fosforilazione, aumentare la Bcl-2 fosforilazione e attivare le caspasi-9 e -3; presi insieme, i risultati indicano che PA avvia l’apoptosi causando una disfunzione dei mitocondri.

Gli autori ipotizzano che PA influenzi la vitalità delle cellule del carcinoma alla prostata, riducendo l’attività PLA2, AKT totale, oltre a diminuire l’espressione e l’attivazione delle proteine all’interno del percorso di segnalazione AKT. Ling et al. (2009) hanno studiato l’effetto dell’acido poliporenico C sulla crescita di cancro polmonare a cellule non piccole (NSCLC) A549 e hanno dimostrato che esso riduce significativamente la proliferazione cellulare tramite l’induzione di apoptosi, come evidenziato da analisi sub-G1, e aumenti la scissione di procaspasi-8, -3 e poli(ADP-ribosio)-polimerasi (PARP). Tuttavia, l’effetto di questo triterpenoide non è accompagnato da una perturbazione nel potenziale di membrana mitocondriale o da un aumento della scissione di procaspasi-9. Questi risultati indicano che l’acido poliporenico C induce apoptosi attraverso la via di morte apoptotica recettore-mediata, dove l’attivazione della caspasi-8 porta alla scissione diretta delle caspasi senza il coinvolgimento dei mitocondri. Come ulteriore meccanismo per indurre l’apoptosi, l’acido poliporenico C sopprime inoltre la via

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di segnale PI3K/Akt e potenzia l’attivazione di p53.

Gli effetti anti-melanogenici di Poria cocos sono stati indagati da Chang et al. (2010), che hanno evidenziato che il fungo inibisce la produzione di melanina, senza alcun effetto citotossico nelle cellule di melanoma B16/F1.

In particolare, Poria inibisce la melanogenesi nelle cellule con melanoma B16/F1 attraverso down- regulation dell’espressione di geni TRP-1 e TRP-2, mentre non ha effetto sull’attività della tirosinasi e sulla sua espressione. È noto che la melanogenesi coinvolge le tirosinasi, TRP-1 e TRP-2, una famiglia di proteine di membrana che sono strutturalmente correlate, ma che hanno funzioni enzimatiche distinte. Questo studio ha dimostrato che Poria inibisce la melanogenesi nelle cellule di melanoma di topo B16 e diminuisce l’espressione di TRP-2 a livello trascrizionale.

Da questi esperimenti, gli autori concludono che Poria può essere un inibitore utile della melanogenesi e che può avere effetti benefici nel trattamento dei disturbi di iperpigmentazione, come l’efelide.

la cognizione e l’emozione. Lee et al. (2009) dimostrano che i triterpenoidi regolano l’attività dei canali ionici ligando-dipendenti. Il co-trattamento con triterpenoidi (PA, DA e HA) e 5-HT ha inibito la 5-HT in oociti che esprimono il recettore 5-HT3A umano. Questi effetti inibitori di triterpenoidi sulla 5-HT possono fornire una spiegazione parziale per gli effetti farmacologici di Poria cocos, anche se non è chiaro esattamente come agiscano.

Lee et al. affermano che l’effetto evidenziato è reversibile, concentrazione-dipendente e non competitivo. Da esperimenti di concentrazione-risposta è emerso che il trattamento concomitante con la serotonina più concentrazioni variabili di PA, DA o HA ha inibito la 5-HT in oociti che esprimono il recettore 5-HT3A umano in modo concentrazione dipendente.

Un meccanismo possibile è che i triterpenoidi agiscano come bloccanti dei canali aperti del recettore 5-HT3A. Un’altra possibilità è che i triterpenoidi funzionino come inibitori competitivi ostruendo 5-HT dai siti al suo recettore 5-HT3A vincolante.

I risultati di diversi studi hanno dimostrato che Poria cocos ha effetti antitumorali, inibisce l’aggregazione piastrinica e che esercita effetti anti- angiogenici da down- regulating NF-B. I triterpenoidi da Poria cocos avviano anche l’attività efferente del nervo vago gastrico. Poiché i recettori 5-HT3 sono strettamente associati con i processi nocicettivi del dolore viscerale sia negli esseri umani sia negli animali e con l’agente antitumorale che induce nausea e vomito, è possibile che la regolazione triterpenico- mediata dei recettori 5-HT3A sia rilevante dal punto di vista terapeutico.

La 5-idrossitriptamina 3 (serotonina) è un importante mediatore della trasmissione sinaptica nel sistema nervoso e contribuisce all’aumento dei meccanismi del cervello come la memoria, l’apprendimento, la percezione,

Azione sul Sistema immunitario Poria cocos è un potente immunostimolante e senza dubbio il miglior tonico della convalescenza, utile in tutti quei sintomi tipici del deficit ed esaurimento del sistema immunitario, conseguenti a farmaci (chemioterapia) o patologie virali debilitanti (mononucleosi infettiva).

Il gruppo di costituenti responsabile delle proprietà stimolanti del sistema immunitario è rappresentato dalla frazione polisaccaridica, che oltre ad avere azione antitumorale o azione anti-complemento può potenziare le azioni di eliminazione del complesso immunitario circolante o depositi di complessi immunitari in alcuni organi. Questi risultati suggeriscono che il Poria, nel suo polissacaride pachimano in particolare, può essere efficace contro le malattie autoimmuni.

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J.L. Ríos riporta che un estratto etanolico caldo 50% di Poria cocos ha aumentato la secrezione di interleuchina (IL)-1β e IL-6 nei monociti di sangue periferico umano in vitro, in modo dose-dipendente 6 ore dopo il trattamento. L›estratto ha causato inoltre un aumento di altre citochine, tra cui il fattore di necrosi tumorale (TNF)-α, oltre ad aver soppresso la secrezione del fattore di crescita trasformante (TGF) -β 3 ore dopo il trattamento in vitro.

Azione Antinfiammatoria Gli effetti antiinfiammatori di Poria cocos sono oggi scientificamente riconosciuti e in particolare si sono rivelati utili nel trattamento dell’artrite reumatoide. Sembra efficace in caso di: infiammazione, artrosi e dolori articolari da umidità.

In uno studio, Tian-Ge Cai e Yu Cai (2011) indagano su un estratto di Poria cocos con l’obiettivo di individuare nuovi triterpeni con potenziale attività anti-infiammatoria. Gli autori analizzano la struttura di due nuovi triterpeni, insieme con quella di sei composti triterpenici noti, isolati dall’estratto alcolico di sclerozio di Poria cocos e si occupano dei loro effetti inibitori sul rilascio di ossido nitrico (NO) indotto da lipopolisaccaride (LPS) su cellule RAW 264.7 (mouse leukaemic monocyte macrophage cell line). In particolare gli autori hanno analizzato le attività di regolazione di questi triterpeni sul percorso di attivazione della proteina-1, che svolge un ruolo importante nella produzione di chemochine, citochine infiammatorie e fattori di crescita all’interno del processo infiammatorio.

Gli autori hanno evidenziato che il pre-trattamento delle cellule con differenti concentrazioni di estratti di Poria cocos, 30 minuti prima della stimolazione con LPS, potrebbe ridurre la produzione di NO in diversi gradi, grazie all’attività d’inibizione dei triterpeni sull’espressione di enzimi iNOS. iNOS è la forma inducibile dell’enzima NO sintasi; è un

enzima calcio- e calmodulina- indipendente che viene preferibilmente indotto da stimoli immunitari o infiammatori e si associa alla sintesi di NO, il quale a sua volta stimola la produzione di cicloossigenasi inducibile (COX-2) e, di conseguenza, la produzione di prostanoidi. Successivamente, è stato valutato l’attivatore del fattore di trascrizione proteina-1 (AP-1), in seguito ad aggiunte di LPS; le cellule RAW 264.7 hanno mostrato un aumento di AP-1 dell’attività trascrizionale.

Con il pre-trattamento, 30 minuti prima della stimolazione con LPS, la potenza dell’attività trascrizionale AP-1 è stata ridotta in modo dose-dipendente. I risultati indicano una possibile relazione struttura-attività di questi composti sul rilascio di NO. Gli autori concludono dicendo che i loro studi hanno rivelato come i triterpeni isolati da Poria cocos potrebbero inibire la produzione di NO in macrofagi di topo, almeno in parte, mediante il blocco della via di AP-1, indicando che questi composti possono essere sviluppati come agenti anti- infiammatori.

In un lavoro Yasukawa et al. (1998) procedono con l’isolamento e la caratterizzazione di acido 3β-p-idrossibenzoildeidrotumulosico, un nuovo derivato triterpenico di tipo lanostano, partendo dall’estratto di sclerozio di Poria cocos​​. Gli autori esaminano l’effetto antinfiammatorio di questo e di altri triterpeni isolati dal fungo: acido pachimico, acido deidropachimico, acido deidrotrametenolico, acido poricoico A e B. I composti di Poria cocos hanno dimostrato di possedere un notevole effetto inibitorio sull’infiammazione indotta da acido arachidonico (AA)- e 12-O-tetradecanoylphorbol-13-acetato (TPA)-indotta nei topi. La valutazione è stata fatta per confronto con l’effetto dei farmaci anti-infiammatori disponibili in commercio: indometacina e idrocortisone. La maggior parte dei triterpeni isolati, in particolare l’acido 3β-p-idrosibenzoildeidrotumulosico, ha inibito l’infiammazione in-

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dotta da TPA con pari efficacia rispetto a indometacina.

Hattori et al. (1992) riportano che la formazione in situ del complesso immunitario a livello delle cellule subendoteliali dei glomeruli è associata allo sviluppo di anticorpi anti-GBM nefrite (nefrite anti-glomerulare della membrana basale) nei ratti.

In un lavoro hanno chiarito l’effetto antinefrite del pachimano, il polisaccaride principale componente di Poria cocos, su anti-GBM nefrite nei ratti.

Gli anticorpi anti-GBM sono importanti nella patogenesi e nella diagnosi della glomerulonefrite a progressione rapida. Alcuni esperimenti hanno stabilito che gli anticorpi anti-GBM (anticorpi IgG anti-membrana basale glomerulare) possono riprodurre lesioni all’organo target. Gli autori hanno dimostra-

to che il pachimano riduce marcatamente il livello di escrezione della proteina urinaria ed il contenuto sierico di colesterolo, nonché alterazioni istopatologiche nei glomeruli anti-GBM nefrite nei ratti.

Inoltre, hanno comprovato che l’attività del complemento sierico di ratti diminuisce notevolmente immediatamente dopo l’iniezione di anticorpi anti-GBM. I risultati indicano che l’effetto antinefritico del pachimano verso anti-GBM nefrite può essere dovuto agli effetti inibitori sull’attivazione del complemento con i glomeruli da parte di questo agente.

Inoltre, i dati rilevati da Hattori et al. mostrano che pachimano impedisce l’adesione alla parete capillare della capsula di Bawman, suggerendo che lo stesso possa inibire il danno renale prevenendo la sovrapproduzione di matrice extracellulare mediata dall’attivazione del complemento nei glomeruli.

Zhen-wu-tang (contains Fu Ling) protects against podocyte injury in rats with IgA nephropathy via PPARγ/NF-κB pathway

Azione Antidiabetica Uno degli effetti terapeutici assegnati al Poria è quello di trattare il diabete.

In uno studio Li et al.(2011) si è visto come

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l’acido deidrotumulosico, un costituente triterpenico del fungo, ha dimostrato di ridurre l’iperglicemia nei topi db/db (privi del recettore leptinico), oltre a essere coinvolto

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nell’attivazione del perossisoma proliferatore-attivato recettore-γ (PPAR-γ), un regolatore del metabolismo del glucosio.

Si è ipotizzato che il meccanismo anti-diabetico del Poria e dei suoi triterpeni sia riconducibile alla loro capacità di sensibilizzare l’assorbimento insulino-mediato del glucosio.

Questi terpenoidi sono in grado di indurre la conversione a tessuto adiposo, attivando dei perossisomi g recettore proliferator-activated (PPAR-g) in vitro, e di ridurre l’iperglicemia in modelli animali con un’efficacia paragonabile a quella di farmaci antidiabetici orali.

Tale risultato è molto importante per lo sviluppo di sensibilizzatori dell’insulina e l’acido deidrotrametenolico sembra essere un candidato promettente per un nuovo tipo di farmaco insulino-sensibilizzante.

Azione sedativa Poria Cocos è il fungo della calma e positività

mentale. Ha un effetto antidepressivo e sedativo al tempo stesso. Il suo sclerozio è usato nelle prescrizioni cinesi a base di erbe come calmante e tradizionalmente se ne dichiara l’effetto di rinvigorire dalla malinconia e calmare la mente.

Il suo effetto sull’insonnia è oggi scientificamente riconosciuto ed è utile in caso di iperattività mentale, agitazione, nevrosi ansioso-depressiva ed ansia cardiaca. Si riporta che possa essere utile anche in caso di depressione.

Sono riportati casi di schizofrenia trattati con alte dosi del fungo. Alcuni studiosi hanno paragonato il suo effetto antidepressivo a quello del Prozac.

In uno studio condotto da Chung e Claire (2002) su diverse erbe cinesi, tra cui P. cocos, si nota come venga inibito l’effetto eccitante caffeina-indotto e prolungato il sonno indotto da hexobarbital negli animali.

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Azione sull’Apparato Gastroenterico Il Poria cocos è in grado di depurare l’organismo, migliorando la funzione della milza, che per i cinesi corrisponde all’insieme di digestione e metabolismo. Ha un effetto tonico su quest’organo e di conseguenza è utile in caso di anoressia, distensione addominale, edemi da vuoto di milza, astenia.

Poria Cocos è indicato in caso di diarrea, calo dell’appetito, gonfiore epigastrico e somatizzazioni a livello gastroenterico; nelle gastriti croniche, atonia gastrica, nausea e vomito.

Altri effetti In esperimenti condotti da Li et al. (2005) di screening e ricerca di metaboliti nematocidi, Poria cocos ha dimostrato forte attività antiparassitaria.

Poria cocos si utilizza anche per favorire un maggiore assorbimento di minerali, indicazione per la quale compare in combinazione con altre droghe in più di 52 prescrizioni tradizionali, e trova impiego nel trattamento di nefrosi e vertigini. Kikuchi et al. (2011) indicano l’uso tradizionale del fungo come antidolorifico, in Asia il fungo viene utilizzato come agente sbiancante della pelle. È stata evidenziata l’attività inibitoria dell’estratto acquoso di Poria c. sull’emolisi dei globuli rossi di ratto dovuta a perossi-radicali AAPH-indotte; inoltre l’acido pachimico ha inibito la lisi dose-dipendente dei radicali liberi indotta sui globuli rossi. Tuttavia, poiché l’inibizione alla concentrazione di 500 mg/ml è stata superiore a quella di 1000 mg/ ml, si presume che l’acido pachimico abbia una certa citotossicità ad alte concentrazioni.

Forme in cui si trova il Fungo e Posologia Diverse parti del fungo sono utilizzate in medicina naturale: l’epidermide o Fu-Lingpi, lo strato più esterno vicino alla corteccia o Chih-Fu-Ling, che è di colore rossastro, lo strato intermedio o Bai-Fu-Ling (o semplicemente Fu-Ling), che è di colore bianco, e il

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nucleo o Fu-Shen, che comprende il legno cui aderisce. Ogni farmaco grezzo ottenuto da Poria cocos ha proprietà diverse.

Poria cocos è presente sul mercato con i nomi Fu-Ling (cinese), Hoelen (giapponese), Poria (Asia), Tuckahoe e pane indiano (Nord America). Normalmente è di colore bianco (“poria bianco”), ma c’è una variante rosso chiaro chiamato “poria red”.

In Cina, Poria cocos è uno dei principali ingredienti di Bu-Chy, un farmaco che è stato a lungo utilizzato per aiutare nel recupero da malattie croniche. Lo sclerozio si presenta in diverse forme commerciali quali estratto secco e capsule. È disponibile nel mercato occidentale come fitoterapico o come integratore alimentare naturale, solo o in combinazione con altre piante medicinali o funghi. Si usa la polvere secca dello sclerozio di Poria cocos per infusioni giornaliere a dosi di 6-18 g.

In Materia Medica si suggerisce di assumere 15-25 g, mentre in caso di edema importante è possibile somministrare fino a 30-60 g al giorno.

Si riporta che dosaggi anche elevati devono essere gradualmente aumentati in caso di schizofrenia, neoplasie o di gravi problemi infiammatori a livello articolare.

L’efficacia terapeutica del fungo è migliorata dal contemporaneo supplemento di Vitamina C. ASSOCIAZIONI In Materia Medica sono riportate le seguenti combinazioni: Fu ling + Ze Xie (rizoma di Alismatis Plantago-aquaticae): disuria.

Fu ling + Che Qian Zi (semi di Piantaggine): chiluria e disfunzioni urinarie.

Fu ling + Ban Xia (rizoma di Pinelliae ternatae): nausea e vomito da mucosità. Addizionato a Chen Pi (pericarpo di Citri reticulatae) per fluidi congestionati con manifestazioni come vomito, sazietà e distensione del petto, nausea e diminuzione dell’appetito. Quando

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si aggiunge Sheng Jiang (rizoma di Gingiber officinalis) questi rimedi trattano il vomito e la nausea dovuti a fluidi congestionati nello stomaco.

Fu ling + Mu Xiang (radice do Sassureae seu vladimiriae): diarrea indotta da umidità, borborigmi.

Fu ling + Gan Cao (radice di Glycyrrhizae uralensis): palpitazioni, dispnea, edemi al

volto da vuoto associato di milza e cuore.

Fu ling + Suan Zao Ren (semi di Ziziphi spinosae) + Wu Wei Zi (radice di Polygalae tenuifoliae) + Yuan Zhi (frutti di Schisadrae chinensis): palpitazioni ed insonnia.

RICETTE FAMOSE Wu ling san: Fu Ling + Zhu Ling + Ze Xie + Bai Zhu (rizoma di Atractylodis macrocephalae) + Gui Zhi (Cinnamomi cassiae) ricetta diuretica che, al contempo, sostiene la Milza; utilizzata per edema, sensazione di pesantezza, disuria e irritabilità dovuti a ostruzione da umidità.

Si jun zi tang: (ren shen + bai zhu + fu ling + gan cao) la ricetta tonica per eccellenza del Qi, in particolare quello di Milza e Stomaco.

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Il Libro del mese Ivo e Valentina Bianchi

GUARIRE CON I 12 FUNGHI MEDICINALI Proprietà Scientificamente Provate dei 12 Funghi Medicinali più Importanti.

Indicazioni Specifiche e Istruzioni per l’Uso

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e qualità terapeutiche dei funghi sono sempre più evidenti e supportate da studi e ricerche cliniche. Saprofiti e parassiti di piante e alberi, questi meravigliosi, atipici organismi viventi trasformano la morte in vita: assorbono minerali, vitamine, elementi vitali dai loro ospiti, attraverso una fitta rete sotterranea per poi comparire, nascostamente, mimetizzati tra i colori del bosco, con i loro corpi fruttiferi ad ombrello, a campana o dai bordi ondulati. Per questo difficile compito di decomposizione di materiali duri e morenti, i funghi sviluppano sostanze potenti che oggi la medicina naturale utilizza in patologie, spesso anche gravi, sotto forma di estratti e polveri. Gli ambiti d’azione sono prevalentemente le affezioni metaboliche ed immunitarie ivi comprese le allergie, le patologie autoimmuni, le malattie degenerative ivi cmpreso il cancro.

In questo agile ma completo volume sono trattate le caratteristiche dei 12 più importanti funghi medicinali. Scopriremo che: - ABM, ha un effetto anti tumorale direttamente correlato all’alta concentrazione di β-Glucani, potenti sostanze immunostimolanti. È stato osservato che dopo 2-4 giorni di una dieta ricca di ABM, il numero di Natural Killer aumenta in modo significativo nel sangue.

- AURICULARIA, ha importanti proprietà anti infiammatorie ed anti trombotiche,

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utili oltre che nelle patologie neoplastiche anche in quelle cardiocircolatorie che ne sono spesso complicazione, a causa dei chemioterapici.

- COPRINUS, oltre ad essere il fungo chiave per diabete e sindrome metabolica, è utile per il cancro gastrico ed antagonizza a livello organico gli effetti negativi-carcinostimolanti del ferro.

- CORDYCEPS, è il più potente fungo di stimolo immunologico. In particolare inibisce la proliferazione delle cellule neoplastiche in generale e ne stimola la corretta differenziazione, vera prevenzione dell’insorgenza del-

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la neoplasia. Inibisce l’enzima protein kinasi, responsabile dell’attitudine neoplastica della cellula ed è cura specifica nei confronti di alcuni cancri, quali quelli di: vescica, colon, rene, polmone e leucemia. È il fungo di prevenzione del tumore che insorge su un deficit reattivo senile.

CORIOLUS, studi compiuti in Giappone hanno dimostrato l’utilità di questo fungo nelle patologie virali croniche e nelle loro conseguenze. Particolarmente interessanti sono stati i risultati clinici ottenuti nella Sindrome da Fatica Cronica, nel Papilloma virus e nell’Epatite C. È inoltre fungo di scelta nella patologie neoplastiche ormono dipendenti.

HERICIUM, esplica i suoi effetti terapeutici principalmente a livello di mucosa gastrica ed intestinale, per l’azione di rigenerazione epiteliale. Molto utile quindi nelle infiammazioni croniche delle mucose gastroenteriche anche conseguenti a chemio e radioterapia oltre che nelle coliti ulcerose e del morbo di Crohn.

MAITAKE, è per potenza ed assorbibilità, il più importante fungo antineoplastico.

Oltre a stimolare il sistema immunlogico ed indurre l’apoptosi nelle cellule neoplastiche, questo fungo è un potente chemiosensibilizzante,che pertanto favorisce l’efficacia della chemioterapia in molte forme tumorali.

PLEOROTUS, è il fungo della sindrome metabolica che è spesso premessa della patologia neoplastica. Per la sua attività estrogenosimile è utile nella prevenzione dell’osteoporosi oltre che nella sterilità anovulatoria.

POLYPORUS, ha un effetto antitumorale attribuibile alla sua capacità di inibizione della replicazione del DNA nelle cellule cancerose. È inoltre utile in tutte quelle forme neoplastiche in cui è spiccata la tenden-

za alla metastatizzazione per via linfatica, quali quelle mammarie, prostatiche, polmonari ed uterine. Varie esperienze cliniche hanno inoltre dimostrato l’utilità del suo impiego in corso di chemioterapia per sostenere la reattività immunologica generale del paziente e per aiutare la detossificazione attraverso il sistema linfatico.

- PORIA COCOS, è un potente immunostimolante e senza dubbio il miglior tonico della convalescenza, utile in tutti quei sintomi tipici del deficit ed esaurimento del sistema immunitario conseguenti a farmaci (chemioterapia) o patologie virali debilitanti (mononucleosi infettiva). Poria Cocos è il fungo della calma e positività mentale; ha un effetto antidepressivo e sedativo al tempo stesso, particolarmente utile nel paziente neoplastico.

- REISHI, considerato il fungo dell’Immortalità, è uno straordinario anti infiammatorio, anti allergico ed immunostimolante utile nella cura e prevenzione di gran parte delle neoplasie. Di grande interesse, anche per il paziente neoplastico, è il suo benefico effetto a livello cardiovascolare e broncopolmonare.

- SHIITAKE, una analisi di 5 trials clinici con il reclutamento di oltre 600 pazienti ha dimostrato che l’aggiunta di preparati di questo fungo alla chemioterapia standard presenta significativi vantaggi rispetto alla chemioterapia usata da sola. Pazienti con cancro gastrico, colon-rettale, epatico, mammario, e prostatico, anche in fase avanzata, migliorano in quanto a sopravvivenza, effetti collaterali da chemio e qualità della vita. La via di somministrazione ideale per questo fungo, nei pazienti neoplastici, è quella iniettiva, tuttavia anche la somministrazione orale, ad alte dosi, è utile in campo oncologico. È fungo particolarmente utile nel paziente neoplastico giovane.

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del prossimo numero

Quaderni di divulgazione Scientifica e Culturale

Il prossimo numero sarà dedicato al:

COMPLETAMENTO DELLO STUDIO DEI FUNGHI MEDICINALI • SCHEDE DEI FUNGHI MEDICINALI ad azione Immunostimolante e anti Dismetabolica • ARTICOLI SCIENTIFICI RECENTI SULLA MICOTEAPIA APPLICATA • CASI CLINICI ED ESPERIENZE • BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA DI APPROFONDIMENTO • REPERTORIO COMPLETO ED AGGIORNATO DI MICOTEAPIA