Eterno Auriga - Luglio 2021

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LUGLIO 2021



Eterno Auriga

Dedicato all’Elevazione Morale e Spirituale dell’Umanità VERITÀ

RETTITUDINE

PACE

AMORE

NON VIOLENZA

Vol.: 64 Edizione No. 7 Data della pubblicazione 1° luglio

Luglio

2021

“Il corpo umano è come una casa in cui i sensi sono le finestre e la bocca è la porta principale. Tenete pulita questa casa, non lasciate entrare le qualità animali attraverso le finestre o la porta d’ingresso. Non seguite coloro che sono dediti ai piaceri dei sensi e danno asilo a qualità riprovevoli. Seguite Dio e fate tesoro delle qualità divine.”

© Sri Sathya Sai Sadhana Trust, Settore Pubblicazioni Prasanthi Nilayam Pubblicato sul Sito Web del Movimento Srì Sathya Sai d’Italia

I punti di vista e le opinioni contenuti in questi articoli sono unicamente espressioni degli autori. Il redattore e l‘editore non ne sono responsabili.

SOMMARIO b4

La Vicinanza del Signore è la Sorgente della Vera Felicità Discorso di Bhagavan del 5 aprile 1996

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Cercate il Guru dentro di voi Messaggio di Bhagavan in occasione del Guru Purnima

10 Messaggio di Bhagavan Sri Sathya Sai Baba 12 Il Metodo più Efficace per Meditare Bhagavan Sri Sathya Sai Baba 14

Suggestivi Momenti con il Divino Maestro Rani Subramanian

21 La Gioia di Viaggiare con Bhagavan Brahmananda Panda 24 La Rinuncia di Vidura e il Saggio Consigliere Bhagavatha Vahini 29 Storia dello Sri Sathya Sai Hill View Stadium Simboli della Divinità

Siti Web Ufficiali di Prasanthi Nilayam

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P A R O L A D E L L ' AVAT A R

LA VICINANZA DEL SIGNORE È LA SORGENTE DELLA VERA FELICITÀ* NEL CUORE UMANO DEVE FIORIRE LA GENTILEZZA

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A GIOIA TERRENA È chiamata santosha che significa ‘felicità temporanea’. Per esempio, quando avete fame, mangiate due chapati e la calmate, ma, dopo due ore, avete fame di nuovo. Quindi l’appagamento che avete ottenuto dal cibo è soltanto temporaneo, non è permanente. Le prove della vita siano delle opportunità di trasformazione

La felicità duratura proviene dal cuore, non dalla testa. Lo scopo più elevato della vita consiste nel ricavare felicità dal cuore. La parola ‘hridaya’ è formata di due parti: ‘hṛ’ e ‘daya’ (gentilezza o compassione). Ciò che è pieno di gentilezza e compassione è hridaya a (il cuore spirituale). La gentilezza deve crescere

* Continua dal numero di giugno 2021. 4 Luglio 2021

e fiorire nel cuore umano. Per questo si dice: “Lo studio adatto all’umanità è l’uomo stesso.”

Il cuore puro e pieno di gentilezza è l’altare di Dio. Dio è il magnete divino che attrae i cuori puri, attrae quelli che hanno un cuore puro come il magnete attrae il ferro. Però, il magnete non attrae i pezzi di ferro coperti di polvere e ruggine; la cattiva compagnia, i discorsi malvagi e le azioni riprovevoli sono come la polvere e la ruggine sul cuore, che così non attrae la grazia di Dio. Dio

dà le prove all’uomo per correggerlo; pertanto, n o i dobbiamo accogliere di buon grado

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le prove, in quanto sono i mezzi dell’evoluzione. Uno studente deve superare l’esame al fine di passare alla classe successiva; anche per ottenere il lavoro da impiegato bisogna superare una prova. Quindi le prove sono le opportunità di trasformazione e progresso. Le prove e le sfide vanno affrontate con forza d’animo. “La vita è una sfida, affrontala. La vita è un gioco, giocalo.

La vita è un sogno, realizzalo. La vita è gioia, condividila.”

La nascita umana è un’opportunità rara; noi siamo fortunati ad avere questa vita da esseri umani. Quindi, è necessario davvero che la usiamo in modo sacro purificando il cuore e sradicando l’ira. Le persone commettono molti errori a causa della mancanza di controllo dell’ira che è un tratto animale, non umano. Se l’ira vi invade, andate in un luogo tranquillo e ripetete dieci volte: “Io sono un uomo, non un cane.” Quando la confusione vi sovrasta, ripetete: “Io sono un uomo, non una scimmia.” Se continuate a essere vittime dell’inganno, ripetete: “Io sono un uomo, non uno sciacallo.” Gli stranieri che sono venuti qui sono dei buoni devoti, ma hanno alcune debolezze: sprecano denaro per cose non necessarie, legano con troppi sconosciuti e vanno troppo nelle altrui case. Seguite Dio e fate tesoro delle qualità divine

Il corpo umano è come una casa in cui i sensi sono le finestre e la bocca è la porta principale. Tenete pulita questa casa, non lasciate entrare le qualità animali attraverso le finestre o la porta d’ingresso. Non seguite coloro che sono dediti ai piaceri dei sensi e danno asilo a qualità riprovevoli. Seguite Dio e fate tesoro delle qualità divine. Oggi, però, sfortunatamente, l’uomo accoglie le qualità malvagie e ignora i comandi di Dio. Recitate il Eterno Auriga

sacro Nome di Rama. Quando ripetete Rama, voi aprite la bocca per dire ‘Ra’ e tutte le qualità cattive vanno via. Quando dite ‘ma’ e chiudete la bocca, Dio dovrebbe entrare e rimanere per sempre nel vostro cuore. Installate Dio sull’altare del cuore e sviluppate amore per Lui. L’amore terreno non è amore vero, è attaccamento. L’amore tra marito e moglie, per esempio, è attaccamento. L’amore terreno viene e va, mentre l’amore spirituale viene e cresce. Seguite i comandi di Dio fino all’ultimo respiro. La vera devozione ottiene la grazia di Dio

C’era una volta un mandriano di nome Madhukar. Un giorno, mentre faceva pascolare le mucche vicino al fiume, vide un bramino che ripeteva il mantra ‘Om Namo Narayanaya’ e, non comprendendo che cosa stesse facendo, lo avvicinò e glielo chiese. Il bramino spiegò che stava venerando il Signore Narayana perché voleva compiacerLo e avere il Suo darshan. Il ragazzo chiese quale fosse la forma di Dio. “Come appare Dio? Nelle pitture, io ho visto il Signore Shiva a cavallo di un toro e il Signore Vishnu su un Garuda (aquila)”, fu la risposta. L’ingenuo ragazzo credette a quelle parole e volle vedere Dio, per cui prese a ripetere il mantra con fede piena. “Dove c’è fede incrollabile c’è successo.”

Il Signore Narayana, vedendo la salda fede di quel ragazzo sincero, gli apparve davanti, al che il giovane chiese: “Chi sei?” Il Signore rispose: “Io sono Narayana.” Il ragazzo allora continuò: “Io non sono sicuro perché non Ti ho mai visto. Ora chiamo il bramino per identificarTi”, dopodiché legò il Signore Narayana a un albero affinché non scappasse e corse a chiamare il bramino.

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Il Signore era molto compiaciuto dell’innocenza e devozione del ragazzo. Questi raccontò i fatti al bramino che però non credette alla storia. La sua fede era artificiale, mentre quella del ragazzo veniva dal cuore. Poiché tuttavia il giovane si mostrava risoluto, il bramino lo seguì. Indicando il Signore, il ragazzo disse: “Guarda, eccoLo lì”, ma il bramino non poteva vederLo e non credette a quanto gli veniva detto, per cui il giovane

si manifesterà davanti a voi. Pregate Dio dovunque siate recitando il Suo Nome. Egli è presente in tutti gli esseri come Sat-CitAnanda. Voi sedete in disparte e dite ‘Sai Ram, Sai Ram’, ma la mente va dal lavandaio che non siete certi che oggi vi porti i vestiti. Se la mente non è controllata, ripetere il Nome e meditare sono una perdita di tempo. Veritiero, propizio e bello sono i tre attributi di Dio presenti nel vostro cuore. Pregate con

Dio dà le prove all’uomo per

correggerlo; pertanto, noi dobbiamo accogliere di buon grado le

prove, in quanto sono i mezzi

dell’evoluzione. Uno studente deve superare l’esame al fine di passare alla classe successiva; anche per ottenere il lavoro da impiegato

bisogna superare una prova. Quindi le prove sono le opportunità di trasformazione e progresso.

chiese al Signore: “Perché il bramino non può vederTi?” Il Signore Narayana rispose che la fede dell’uomo non era salda. Il ragazzo, allora, disse: “Almeno per il mio bene, Ti prego di apparirgli” e, siccome il Signore era molto compiaciuto della sua devozione, si manifestò anche al bramino. La storia mostra che Dio si compiace della purezza della devozione e della profondità della fede.

tutto il cuore dalle sue profondità, e sviluppate amore e compassione. Pregare con amore senza avere la compassione è inutile: dovete avere ambedue. Pensate costantemente a Dio, parlate dolcemente ed evitate le cattive compagnie e tutte le altre interferenze negative.

Compiacete Dio facendo tutte le azioni per Lui, dedicateGli il corpo, la mente, i sensi e l’intelletto. Se la vostra fede è vera, Egli

- Dal Discorso Divino di Bhagavan, tenuto nel Sai Sruthi a Kodaikanal, il 5 aprile 1996

Generate amore e compassione nel cuore

6 Luglio 2021

Bhagavan ha terminato il Discorso con il bhajan “ Hari Bhajan Bina Sukha Shanti Nahin…”

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M E S SAG I O D I B HAGAVAN I N O C CAS I O N E D E L G U R U PU R N I MA

CERCATE IL GURU DENTRO DI VOI Le stelle sono Brahman, il sole è Brahman; la luna è Brahman, l’acqua è Brahman; il cielo è Brahman, il paradiso è Brahman; la madre è Brahman, il padre è Brahman; tutte le ricchezze sono Brahman, l’Amore è Brahman; gli esseri viventi sono Brahman, l’anima individuale è Brahman; il Creatore è Brahman, il Protettore è Brahman; il Distruttore è Brahman, la moglie è Brahman; il karma è Brahman, il corpo fisico è Brahman; la Natura è Brahman, il principio vitale è Brahman. Tutto è Brahman, questa assemblea è Brahman; anche Sai che dichiara questa verità è Brahman. (Poesia Telugu)

ACQUISITE IL SENSO DI UNITÀ SPIRITUALE Incarnazioni di Brahman!

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N SEME INTERRATO SPUNTA COME germoglio e, col tempo, diventa un grande albero; i suoi rami, le foglie, i fiori e i frutti si mostrano diversi gli uni dagli altri. Inoltre, ognuno di essi viene usato per scopi specifici, ma tutti sono forme diverse della terra da cui sono nati. Nel vedere una corda a distanza e pensando che sia un serpente, una persona si spaventa; poco dopo, un’altra persona arriva e assicura che non si tratta di un serpente, ma di una corda. Non appena comprende che ciò che temeva era soltanto una corda, il primo arrivato si libera della paura. Durante tutta la vicenda, la corda è sempre stata una corda. In modo simile, la persona ignorante interpreta il mondo fenomenico come Natura

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finché uno jnani non gli rivela che, in realtà, ciò che lui crede Natura è Brahman. Tutto ciò che si vede nell’universo è una manifestazione di Brahman. Alcuni dubitano: “Dov’è Brahman e che cosa siamo noi, esseri umani insignificanti? Come potremmo essere uguali a Brahman che include tutto?” Questo non è corretto: voi siete l’onnipotente e onnipervadente Brahman. A causa del vostro abito mentale terreno, voi non riconoscete la Realtà e vi separate dal Divino. Tutto ciò che vedete è Brahman; cercare Dio come qualcosa di diverso da voi è un’illusione, ma questa verità non viene riconosciuta facilmente dall’essere umano. Se guardate l’oceano, le onde che si susseguono interminabilmente con la loro schiuma vi sembrano separate le une dalle altre, ma, in verità, sono tutte una. L’acqua

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La causa delle onde sull’oceano è il vento: sull’oceano di Sat-Cit-Ananda, il vento di Maya fa sorgere innumerevoli creature viventi; quindi, gli individui emersi dall’oceano di Sat-Cit-Ananda sono manifestazioni del Divino. La Divinità è dovunque, ma l’uomo è preda di molte difficoltà a causa dell’ignoranza. Ecco un esempio: la ricorrenza odierna è chiamata “giornata del Guru Purnima”, ma questo non è corretto. Questo nome deriva dal fatto che alcuni guru vollero avere l’occasione di ricevere le offerte dai discepoli. Il nome giusto di questo giorno è “Vyasa Purnnima”. Vyasa nacque in questo giorno di luna piena e finì di scrivere i diciotto Purāṇa sempre in questo giorno; col tempo, Vyasa Purnima fu chiamato Guru Purnima. e la schiuma vengono dallo stesso oceano e hanno le stesse caratteristiche; in modo simile, innumerevoli creature emergono come onde dall’oceano infinito di EsistenzaConsapevolezza-Beatitudine. Mentre il Divino è in uno stato di Verità-Saggezza-Infinità, l’essere umano è nello stato di EsistenzaConsapevolezza-Beatitudine. Colmate la vostra visione d’Amore Incarnazioni del Divino Atma!

Se colmate la vostra visione d’amore, tutta la creazione vi apparirà divina. Il cosmo vi sembra una manifestazione di diversità, ma, in realtà, non c’è alcuna diversità. Nessuno fa lo sforzo di scoprire l’unità che sottende alla diversità. Come si può comprendere che la Divinità e il principio di Maya sono immanenti in ogni essere umano? Sat-Cit-Ananda rappresenta il Divino nell’essere umano; i nomi e le forme che questi percepisce sono espressioni del principio di Maya.

8 Luglio 2021

La Trinità e i tre guna

Il termine ‘guru’ significa in effetti ‘colui che dissipa l’oscurità dell’ignoranza’. Un altro significato è ‘colui che è al di là degli attributi e delle forme’, cioè il Sé Supremo o Brahman. Se questo Sé è in voi, che bisogno c’è di cercare qualcuno che vi ammaestri? Un insegnante che insegna agli altri ha avuto anch’egli un insegnante. Colui che non ha guru sopra di sé è il vero guru. Il verso sanscrito, che inneggia al guru come Brahma, Vishnu e Maheshvara e come Parabrahman, viene interpretato erroneamente; il modo corretto di intenderlo è considerare che Brahma, Vishnu e Maheshvara sono il Guru. I tre guna sono i loro simboli: Brahma è il rajas, Viṣṇu è il sattva e Shiva (Maheshvara) è il tamas. I tre guna costituiscono tutto il cosmo e sono anche nell’essere umano! La Trinità è presente in tutti i cuori umani nella forma dei tre guna. Ne consegue il vostro guru che siete voi: non c’è bisogno che lo cerchiate altrove. I cosiddetti guru di oggi cercano di insegnare dei mantra Eterno Auriga


e ricevere le offerte come Guru Dakshina nella giornata del Guru Purnima. Il mantra viene sussurrato all’orecchio e la mano viene stesa per un’offerta: oggi accade questo e non è il segno corretto di un guru. Voi siete il guru di voi stessi; in voi ci sono tutte le potenze: lo afferma il mantra della Gayatri.

Voi dovete percepire sempre la vostra Divinità inerente che è presente anche in tutti. Quando aiutate qualcuno o date del cibo, dovete sentire che il Divino in voi sta dando il cibo al Divino nell’altro. Riconoscete il Precettore in Dio Incarnazioni del Divino Atma!

Voi percorrete strade sbagliate a causa del senso di separazione. In verità, siete una parte della società (samashti) e la società è una parte della creazione (srishti); il Creatore (Parameshti) trascende tutto questo. Voi siete tutti incarnazioni del Divino e dovete procedere partendo dall’individuo per arrivare alla realizzazione di Dio. Tutti sono Sue manifestazioni. Potete chiedere se mai acquisirete il potere inerente a Swami. SeguiteMi: voi siete destinati a ottenerlo. Quel potere è latente in voi, ma non ne siete consapevoli. Volete sperimentare la beatitudine: seguite Swami davvero e scoprirete quella beatitudine in voi. E non è tutto: la scoprirete tutt’intorno dovunque andiate. Non potete tuttavia trovarla nel mondo fisico: essa è totalmente al vostro interno. Consideratevi Brahman sempre e dovunque, e diverrete uno con Brahman. Volgete la mente verso Dio e sperimenterete la beatitudine del Divino; è per questo che Swami vi consiglia spesso che cosa fare e che cosa evitare. Tutto questo non per il Mio bene, ma per il vostro, per farvi prendere il sentiero della realizzazione di Dio, per insegnarvi la Verità Suprema su Brahman e rendere ideale la vostra vita già sacra.

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Ognuno dovrebbe sforzarsi di diventare un essere umano ideale, il che significa che dovrebbe testimoniare la propria Divinità. Immaginate come sareste felici se il mondo intero fosse colmo di questo ideale puro, sublime e sacro. Riconoscete in Dio il Precettore dei precettori; perché dovreste correre dietro a guru minori se avete un simile onnipervadente Guru?

Gli studenti devono apprendere un insegnamento da strumenti musicali come la vina. Essa ha corde diverse che producono vibrazioni diverse, ma, se queste sono discordanti, la musica offende le orecchie. In un Paese in cui si professano fedi diverse, ci deve essere armonia tra le persone come ce ne deve essere nel suonare la vina. Shraddha e Bhakti

Baba di Shirdi soleva chiedere due rupie ai devoti che andavano da Lui; esse erano il simbolo di shraddha (fede incrollabile) e di bhakti (devozione). Egli si aspettava queste due qualità da loro. La combinazione di shraddha e bhakti è essenziale per il progresso spirituale; soltanto così la beatitudine sorgerà come una pianta dal seme.

Da oggi in poi, disconoscete tutte le differenze e concentratevi sulla realizzazione di Brahman. Tutti sono Sue incarnazioni e, col tempo, tutti comprenderanno questa verità estirpando i concetti meschini delle differenze. Acquisite il senso di unità spirituale con la pratica continua. Se agite secondo le istruzioni di Swami, questo senso è destinato a crescere. Il requisito fondamentale è l’amore per Dio.

- Dal Discorso Divino di Bhagavan tenuto nel Sai Kulwant Hall il 30 luglio 1996

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10 Luglio 2021

Eterno Auriga


Bhagavan Sri Sathya Sai Baba Prasanthi Nilayam P.O. Anantapur Dt. (A.P.) Phone No.: 30

30 - 8 - 75

Dopo lunghe ricerche, qua e là, nei templi e nelle chiese, nelle terre e nei cieli, alla fine, completando il cerchio nel punto dove avevate iniziato, tornate indietro alla vostra stessa anima, e trovate che, Colui per il Quale siete andati cercando in tutto il mondo, per il Quale avete pianto e pregato nelle chiese e nei templi, a Cui guardavate come il mistero di tutti misteri, avvolto nelle nuvole, è più vicino del vicino, siete voi stessi, la realtà della vostra vita, corpo e anima. Questa è la vostra stessa natura. Affermatela, manifestatela. Essa è la Verità, e solo la Verità, il vero amico e parente. Attenetevi alla Verità, percorrete il sentiero della Rettitudine e nemmeno un capello del vostro corpo subirà mai un danno. La meditazione non è altro che elevarsi al di sopra dei desideri. La rinuncia è il potere di combattere contro le forze del male e tenere sotto controllo la mente. Con Amore e Benedizioni Sri Sathya Sai Baba Eterno Auriga

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IL METODO PIÙ EFFICACE PER MEDITARE

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Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

’UOMO È DIVINO: PUÒ purificarsi nella perfetta Divinità mediante il processo di Dhyana (meditazione), eseguito con entusiasmo e con fede. Per quanto riguarda la tecnica di Dhyana, insegnanti e guide differenti hanno metodi diversi. Vi darò ora la tecnica più universale e più efficace. All’inizio, ogni giorno, dedicate a ciò qualche minuto. In seguito, prolungherete sicuramente il periodo, allorché proverete il brivido della pace. Prediligete le ore prima dell’alba. Questo è preferibile perché il corpo è rigenerato dal sonno e gli spostamenti fatti nella giornata devono ancora incidere sui sensi e sviare l’energia fisica e mentale. Ponete davanti a voi una lampada, con una luce splendente, ferma e dritta, o una candela. La fiamma non diminuisce in lucentezza, per quante altre lampade possano essere accese da essa. Quindi, la fiamma è il simbolo più appropriato dell’Eterno Assoluto. Sedetevi in Padmasana (posizione del loto), o in qualsiasi Asana comoda, di fronte alla fiamma. Fissatela stabilmente, poi chiudete gli occhi. Cercate di sentirla dentro di voi, tra le sopracciglia. Da lì, fatela scendere nel loto del cuore, illuminando il percorso. Quando essa entra nel cuore, al centro del petto, immaginate che i petali del bocciolo di loto si dischiudano a uno a uno, permeando di Luce ogni pensiero,

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sentimento, emozione e impulso, rimuovendo in tal modo l’oscurità. Non c’è più spazio, ora, in cui l’oscurità possa rifugiarsi; davanti alla fiamma, essa deve necessariamente fuggire. Immaginate che la Luce si estenda sempre più, diventando più luminosa. Pervade le membra, che non Eterno Auriga


possono più essere coinvolte in attività ambigue, malvagie, losche. Sono diventate, e voi ne siete coscienti, degli strumenti di Luce, cioè d’Amore. La Luce raggiunge la lingua. Falsità, maldicenza, vanto, rancore svaniscono da essa. Raggiunge poi gli occhi e le orecchie. Tutti i desideri oscuri che li infestano e li infettano vengono distrutti dalla brillante Luce della Saggezza e della Virtù. Niente più puerilità, niente più avvelenamento dell’orecchio. Lasciate che la testa si colmi di Luce; tutti i pensieri malvagi e viziosi scompaiono, perché questi sono abitanti delle tenebre. Immaginate quella Luce in voi sempre più intensamente e… così sarà. Lasciatela risplendere intorno a voi, avvolgendovi nello splendore dell’Amore; lasciate che si diffonda da voi, in cerchi sempre più ampi, avvolgendo nelle sue spire i parenti, le persone care, gli amici, i compagni. E non solo: anche gli estranei, i nemici, i rivali, gli avversari; tutti gli uomini in tutto il mondo, tutti gli esseri viventi, tutta la creazione. Quando la luce incontra la luce, tutto è luce Fatelo tutti i giorni, senza interruzioni, per tutto il tempo che volete. Fatelo in modo profondo e sistematico. Verrà certamente un tempo in cui non potrete più sviluppare pensieri turpi e malvagi, essere attirati da libri funesti e sinistri, desiderare cibo e bevande tossiche, aver a che fare con cose brutte e avvilenti, soffrire di infamia o offese, formulare

piani malvagi. Sarete, a quel punto, nel regno del Divino, di una Pace ineffabile. Rimanete in quel “brivido”, testimoni della Luce, essendo Luce, ovunque, per tutti. Se siete abituati ad adorare Dio in qualsiasi forma, visualizzatela in quella Luce, giacché la Luce è Dio, Dio è Luce. Quando la Luce incontra la Luce, tutto è Luce. Non c’è confine tra la vostra Luce e la Sua Luce; esse si fondono, si compenetrano. In questa Asanthi (mancanza di pace), che confonde il mondo, dovete cercare Prasanthi (la pace spirituale più elevata). In quella Prasanthi, potete visualizzare Prakanthi (il supremo splendore) e, in quel Prakanthi, si sperimenta l’onnicomprensivo Paramjyoti (lo splendore immanente e trascendente, sconfinato, benigno). In quel Paramjyoti, si sperimenta l’Assoluto Eterno Universale, il Paramatma. Quando l’individuale incontra l’Universale, diventa Universale. Io e io diventano noi; noi e lui diventano solo noi. Praticate questa meditazione, regolarmente ogni giorno. Altre volte, ripetete il Nome di Dio (qualsiasi Nome che susciti in voi lo spirito di adorazione e devozione), avendo sempre cura di essere intensamente consapevoli della Sua Potenza, Misericordia e Munificenza. – Estratto del Discorso di Bhagavan tenuto a Kampala, Uganda (Africa Orientale), l’8 luglio 1968

Sono venuto per accendere la lampada dell’amore nei vostri cuori, per far sì che essa risplenda giorno dopo giorno con maggiore luminosità. Non sono venuto a parlare a nome di un particolare Dharma, come il Dharma indù. Non sono venuto in missione per fare pubblicità a qualche setta, credo o causa, né sono venuto a raccogliere seguaci per qualche dottrina. Non ho alcun piano per attirare discepoli o devoti nel Mio o in qualche altro ovile. Sono venuto a parlarvi di questa fede unitaria universale, di questo Principio Atmico, di questo sentiero d’amore, di questo Dharma di Prema, di questo dovere d’amore, di questo obbligo di amare.

– Bhagavan Sri Sathya Sai Baba Eterno Auriga

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Suggestivi Momenti con il Divino Maestro* Rani Subramanian

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NA VOLTA, PASSATI MOLTI ANNI, Swami chiamò me e mia sorella per un colloquio. Disse: “Vedete, avete fatto moltissima Sadhana (pratica spirituale), e, per tutta la Sadhana effettuata, dovete aver raggiunto uno stadio molto alto! Le vostre giornate erano piene di attività spirituali: cantare, fare Bhajan e leggere. Tuttavia, nonostante tutto ciò, non avete raggiunto lo stadio che avreste dovuto raggiungere. Perché? Lo sapete?” Rispondemmo: “No, Swami. Pensavamo che la Sadhana ci avrebbe portato lì.” Combinate la Sadhana con l’Autoanalisi

Allora disse: “La Sadhana da sola non può portarvi lì. Dovrebbe essere una combinazione di autoanalisi e Sadhana. Le pratiche spirituali devono essere combinate con l’autoanalisi, perché solo essa vi dirà, come esseri umani, dove state sbagliando. Voi non agite dal livello atmico (il livello dello spirito); agite a livello terreno. Agite nel mondo come esseri umani: io sono la madre di qualcuno, la moglie di qualcuno, la sorella di qualcuno ecc.

Poi aggiunse: “L’autoanalisi vi aiuterà a sottolineare i vostri errori e vi dirà dove avete fallito spiritualmente. Se non fate autoanalisi, non sarete in grado di progredire. Ora, dovete ridurre la vostra Sadhana a un quarto; l’autoanalisi dovrebbe essere di tre quarti: allora i vostri progressi saranno molto veloci. Come parlate, che cosa sentite, che cosa fate, che cosa mangiate: dovete analizzare tutto, ogni fase della vita: ‘Sto facendo la cosa

giusta? Questo è spiritualmente un bene? Sto pensando nel modo giusto? Sto parlando nel modo giusto? Sto facendo la cosa giusta?’ Anche per quanto riguarda i beni, disse a me e a mia sorella: “La semplicità è un dovere per questo cammino. Rendete il vostro viaggio confortevole con bagagli leggeri. Troppi beni non sono necessari; rendeteli minimi. Non aggiungete sempre di più alla

* Continua dalla pubblicazione di giugno 2021. 14 Luglio 2021

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vostra vita perché è un ostacolo al percorso spirituale. Mantenetevi al minimo, in modo da non affidare la mente a varie cose.” Pertanto, in seguito, iniziammo a fare più autoanalisi; prima, facevamo molte sedute e passavamo del tempo a fare Japa, meditazione, Bhajans ecc. Trovare la Giusta Priorità

Poi, accadde un altro fatto molto interessante, quando ero qui a Prasanthi Nilayam. Un giorno, Swami mi mandò a chiamare la mattina alle 7. Mia sorella minore, in quei giorni, stava facendo Seva (servizio): è una Brahmacharini (celibe). Egli mi chiamò attraverso di lei: “Vai a prendere Rani Maa.” Ella venne giù e disse: “Swami vuole che tu venga su.” Andai di sopra, ove Egli mi accolse molto bene. “Per favore, siediti”, disse. Mi chiedevo perché mi avesse mandato a cercare e mi sentivo nervosa. Pensavo di aver fatto probabilmente un errore, e forse mi avrebbe punito e corretto. Disse: “Rani Maa, devo dirti una cosa su una certa persona, che è un uomo d’affari.” Mi chiedevo perché avrebbe dovuto parlarmi di un uomo d’affari, ma non Gli chiesi nulla. Egli proseguì: “Un uomo d’affari è venuto da Me e Io gli ho concesso un colloquio, durante il quale mi ha detto di avere molti problemi e di essere molto teso e stressato a causa di quei problemi riguardanti gli affari. Gli ho detto che gli avrei dato alcune pratiche spirituali da fare e di venire a trovarMi dopo un po’ di tempo. È venuto dopo un certo periodo, e di nuovo l’ho chiamato per un colloquio. Gli ho chiesto dei suoi problemi di lavoro: ‘Devono essere diminuiti, non è vero?’ ‘No Swami! Sono gli stessi.’ Allora gli ho detto: ‘Come possono essere gli stessi? No! Non può essere. Hai fatto quello che ti avevo chiesto di fare?’ Gli avevo dato alcune istruzioni... ‘Fai questo la mattina e quello la sera’... e così via.

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Ha risposto: ‘Swami! Che posso dire? Ero così occupato e coinvolto nei miei problemi, che non sono riuscito a trovare il tempo di fare le pratiche che avevi consigliato.’ Poi gli ho fatto una domanda: ‘Va bene, eri molto occupato e non hai avuto il tempo di fare le pratiche spirituali. Ma in quei momenti, quando eri così occupato, hai rinunciato al tuo caffè mattutino?’ Ha risposto: ‘No, non l’ho fatto.’ ‘E la tua colazione? Vi hai rinunciato? Anche se non la facevi al momento giusto, potevi rimandarla a più tardi, non è vero?’ Ha risposto: ‘Sì, Swami. Non ho fatto a meno della colazione.’ ‘Hai fatto a meno del pranzo?’ ‘No’, ha risposto. ‘E il tuo tè?’ ‘No.’ ‘La tua cena?’ ‘Neppure.’ Poi ho detto: ‘Quante volte hai avuto tempo per Deha (il corpo), per Sarira Ahara (cibo per il corpo): caffè, colazione, pranzo, tè e cena? Cinque volte per il corpo, che dovrai abbandonare un giorno o l’altro! Ma, il tuo Atma (spirito), che è la tua vera natura, sarà davvero la tua benedizione, e ti manterrà pacifico e felice. Solo il livello atmico potrà darti questo. Sarira (il livello corporeo) non te lo darà. Per l’Atma, però, non hai occupato nemmeno un po’ di tempo. E vuoi la Mia grazia? Come posso dartela?’ ” Poi Swami aggiunse: “Vedi, la gente vuole la Mia grazia, ma non obbedisce alle Mie istruzioni.” Atma Ahara (cibo per l’Atma) è più importante di Sarira Ahara (cibo per il corpo).”

Non so che cosa gli chiese di fare, ma se gli avesse detto di recitare la Gayatri per un’ora, egli avrebbe sicuramente dato a ciò la priorità. Questo è quello che Swami disse a me: “Dovreste dare la priorità alle Mie istruzioni e non a ciò che volete fare.” Disse: “Rinunciate a Sarira Ahara, ma non ad Atma Ahara. Se non alimentate l’Atma (spirito), esso non si sveglierà. Si tratta del vostro spirito, che è Dio e non sarà disponibile

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se alimentate sempre il vostro Sarira (corpo), quando il vostro Atma sta morendo di fame!” Swami disse all’uomo d’affari: “Non seguendo le istruzioni di Swami, il tuo Atma morirà di fame. Hai dato priorità al cibo per il corpo e nessuna importanza all’anima; come posso aiutarti? Se vuoi il Mio aiuto, devi fare quello che ti dico. Questa dovrebbe essere la tua priorità.” Vedete, in un certo senso, era una cosa detta in generale, ma voleva che anch’io me ne rendessi conto. Invece di chiamarmi e dirmi direttamente di fare questo e quello regolarmente, citò come esempio quell’uomo. Questo è tutto. Dissi a mia sorella che era un insegnamento per tutte noi.

Supponiamo che un Guru vi abbia detto di leggere la Bhagavadgita, di fare Japa o meditare, e voi dite: “Oggi ho troppo lavoro; quindi, non leggerò la Bhagavadgita.” Se non avete tempo di leggere la Bhagavadgita al mattino, fatelo la sera! Dio non dice: “Fallo in questo momento!” Se vi eleva, perché non leggerla? Questo vi aiuterà. Ci sono altre persone che vi stanno dando aiuto? Andare a fare spese, andare a trovare qualcuno qua e là, non vi aiuterà. Ricette Divine Personali

Swami ha detto: “Benedico coloro che obbediscono alle Mie istruzioni.” Ma per ognuno di noi, Swami dà istruzioni diverse. Ad esempio, volevo fare Namasmarana con il Japamala (cantare il Nome di Dio con l’aiuto del rosario), e Swami mi disse: “No! Niente Japamala per te. Usa solo la voce.” Ma quando mia sorella disse: “Swami, voglio usare il Japamala”, rispose: “Sì, tu puoi farlo!” E successivamente, quando volevo cominciare qualche attività: “Non c’è bisogno. Medita.” Durante quei giorni, per la maggior parte del tempo, i devoti dovevano cucinare molto durante Dasara, perché allora non c’erano

16 Luglio 2021

cuochi. Swami, durante quella ricorrenza, nutriva centinaia di poveri, e anche i devoti di Madras (Chennai) e Bangalore (Bengaluru) aiutavano a cucinare. Le donne anziane, che sapevano bene come gestire tale situazione, scavavano buche a mo’ di braciere nell’Ashram e, per cucinare, accendevano della legna, in quanto allora non c’era una cucina adeguata.

I devoti di Bengaluru portavano enormi recipienti che, per preparare il cibo per centinaia di persone, erano indispensabili. Quindi, in questo modo, partecipavano tutti questi devoti e ognuno aiutava in base alle proprie capacità. Mentre i devoti che rientravano nella fascia d’età di 50-60 anni avevano principalmente l’incarico vero e proprio di cucinare, altri partecipavano ad attività come tagliare verdure, fornire spezie ecc., e tutto questo veniva fatto sotto un sole cocente perché non c’era tetto. In una di queste ricorrenze, ero appena giunta nell’Ashram, mentre mia sorella minore era già lì. Swami la chiamava Lilly. Egli andò da lei e disse: “Ehi, Lilly! Vai ad aiutare Savitri Amma; sta cucinando per dar da mangiare ai poveri. Vai ad aiutarla.” C’ero anch’io lì in piedi, accanto a mia sorella. Allora ella guardò Swami e chiese: “Swami, che mi dici di lei? Può venire con me ad aiutare?” Swami rispose: “No. Rani Maa starà solo qui.” Mia sorella allora chiese: “Swami! Perché mandi sempre me al lavoro, ma non mandi Rani Maa? Ti prego, lasciala venire.”

A questo, Swami rispose dicendo: “No, non la mando!” Perplessa dalla risposta di Swami, mia sorella chiese: “Perché?” Swami allora rispose: “Tu sei una Brahmacharini; devi lavorare. Rani Maa è una Grihasta (donna di casa, madre di famiglia); ha già fatto un sacco di lavoro in casa sua. Si cura dei figli e del marito ecc. Viene qui per la Sadhana perché là non può fare molto. Vuole meditare qui, ed evolvere spiritualmente. Cerca questo a Eterno Auriga


Puttaparthi e da Me. Quindi, Rani Maa starà nella sua stanza e mediterà.” Swami prese la decisione per me e le disse: “Non la manderò.” Era lo stesso con qualsiasi attività a cui volessi partecipare. Ogni volta che parlavo di qualsiasi attività, Swami diceva sempre: “No, non per te.”

Ora, quello che voglio trasmettere qui è che Swami è un Guru molto individuale. Non dice: “AdoraMi sempre!” Qualunque cosa tu stia facendo in casa, fallo come se tu stessi servendo Dio. Per una madre di famiglia, questo è ciò che Egli dice: “Considera il marito come Dio; non gridare ai figli; non arrabbiarti; parla amorevolmente. Qualunque cosa dicano, prendila con la consapevolezza che essi sono dei.” Questa è la Sadhana che Egli ci indica. Parlare in Famiglia

Una volta, però, Swami mi disse una cosa diversa. Per venire a Puttaparthi, sopportavo qualunque cosa mio marito mi dicesse. Egli non era contro Baba, ma non riusciva a capire le mie frequenti visite per vedere Swami. Così, una volta, mentre mi stava lasciando alla stazione ferroviaria per venire a Puttaparthi, mi chiese: “Quando torni?” Risposi: “Non lo so.” Egli proseguì: “Che cosa intendi con ‘non lo so’? Chi deve saperlo? Dovresti conoscere i tuoi programmi.” Dissi: “Mi dispiace dirti che non si fanno programmi su quando andarsene da Puttaparthi, perché sarà Swami a deciderlo.”

A quei tempi, le modalità erano sempre quelle. Non potevamo acquistare i biglietti in anticipo. Se, per esempio, si comprava un biglietto per il 24, Swami diceva: “Stai qui fino al 1° del mese prossimo.” Chi poteva venire a cancellare il biglietto? Così, dissi a mio marito: “Non posso fare alcun programma perché tutto dipende dalla decisione di Swami. Quindi, quando sarà il momento per me di andare, Me lo dirà. Non posso decidere.”

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Egli, allora, disse: “Non capisco perché deve essere così.” “Swami è il nostro Guru. Devo obbedirGli”, risposi. Successivamente, quando raggiunsi Puttaparthi, Swami mi mandò a chiamare. Andai al piano superiore, e ciò che poi seguì fu un’altra prova dell’onnipresenza di Swami. Disse: “Subramanian ha detto questo in macchina... e tu hai risposto così...”, e ripeté l’esatto dialogo intercorso fra noi! Disse: “Vedi! Stai troppo zitta. È ora che inizi a dire a Subramanian certe cose sulla vita spirituale, su che cos’è il Dharma (rettitudine) e che cosa non lo è. Devi parlare. Perché stai zitta?”

Risposi: “Swami, non voglio discussioni; non mi piace litigare.” Egli continuò: “No! Devi fare Dharma Yuddha (combattere per la giustizia)! Non lotti per qualche motivo egoistico, ma per il tuo Guru: obbedienza al tuo Guru. Devi dirglielo ed educarlo, perché lui non lo sa; non ha un Guru. Quindi, non tacere. Quando è coinvolto il Dharma, ti prego di parlare. Stando zitta, in un certo senso sei egoista, perché non vuoi iniziare una lite; vuoi la pace a ogni costo. Questo è sbagliato. Perché è stata predicata la Gita? Per Dharma Yuddha! Tu non devi fargli prediche, ma, quando ti accusa, devi dirgli che cos’è il Dharma. Non devi fare paternali, ma devi dare delucidazioni quando vieni attaccata.”

Questo è successo più volte nella mia vita, anche con mia suocera in precedenza. Così, poco dopo, iniziai a spiegare le cose anche a mio marito. Egli non sapeva perché Swami scrivesse delle lettere e perché io rispondessi. Mi chiedeva: “Che cosa scrivi?” Non aveva alcun concetto di Guru-discepolo. Quindi, Swami disse: “Devi dargli delucidazioni. Questo è il tuo compito. Non farai nulla di male; farai ciò che è giusto. Dovresti ovviamente stare zitta se tu facessi una cosa sbagliata!” Ricevere le Sue Tenere Cure a Whitefield

Una volta ebbi il tetano. Dopo che mi fui

Luglio 2021 17


ripresa, andai a trovare Swami mentre si trovava a Chennai. Egli parlò a lungo con mio marito dell’altra mia Janma (nascita). Parlò anche del Suo viaggio nell’Andhra Pradesh, narrando anche che una volta alcuni naxaliti (gruppi di ribelli maoisti – ndt) volevano farGli del male e si erano tutti appostati sulle cime degli alberi per attaccare: “Ero in viaggio... i naxaliti erano lì... appollaiati sugli alberi... non successe nulla...”

avere il Suo permesso. Così chiesi: “Swami, ho portato mia figlia con me. Devo chiederle di tornare indietro o posso tenerla qui?” Swami rispose: “Sì, puoi tenere Sheela con te; lei sarà utile. Puoi portarla con te.” Solo allora portai dentro mia figlia perché, senza il permesso di Swami, non si può far entrare nessuno.

Così, decisi di andare a stare in quell’Ashram e informai anche Swami sull’approssimativa data di arrivo. Tuttavia, anche prima che arrivassi nell’Ashram, Swami aveva già dato istruzioni alle volontarie: “Verrà una certa persona, Rani Maa, e siederà tra la folla. Dovete andare a chiedere: ‘Chi è, fra voi, Rani Maa? Swami vuole che ella vada dentro.”

Così, mi portò sul balcone e mi chiese: “Che cosa vuoi? ChiediMelo e Io te lo darò!” Mi domandavo perché Swami mi avesse improvvisamente fatto di nuovo questa domanda! Dissi: “Swami, voglio essere una devota ideale.” Rispose: “Sai che cosa devi fare?” Dissi: “No, Swami. Dimmi Tu, per favore, che cosa devo fare.”

Poi, dopo aver detto tutto questo, Swami si avvicinò a me e disse: “Rani Maa, dopo quella malattia, sei in condizioni molto deboli. Vieni a Whitefield e restaci per un po’. Devi riprenderti. Quindi, non tornare ancora: vieni a Whitefield e resta nell’Ashram di Brindavan.”

Ci credereste? Swami aveva preso tali accordi! Quindi, le volontarie vennero a chiedere: “Chi è Rani Maa?” Ma io non ero ancora arrivata. Giunsi un po’ più tardi. Nel frattempo, la Seva Dal che mi aveva chiamato tornò indietro e disse a Swami: “Swami, abbiamo controllato, ma non c’è nessuna Rani Maa.” Egli rispose: “No! Sta per arrivare. Tornate indietro; è un po’ in ritardo. Andate a riprovare.” Le rimandò indietro e, a quel punto, io ero già arrivata. Quando raggiunsi l’Ashram, una Seva Dal era tra la folla intenta a chiedere: “Qualcuno, qui, si chiama Rani Maa? Per favore, si alzi. Swami vuole che venga dentro immediatamente.” Così, andai con lei da Swami. Egli mi assegnò una stanza dove alloggiare, ma, dato che avevo portato con me anche mia figlia, volevo

18 Luglio 2021

Il Devoto Ideale

Poi, una mattina, durante il mio soggiorno, Swami venne nella mia stanza intorno alle 7 e disse: “Vieni con Me.” La mia camera era al piano di sotto; era come una suite, con un soggiorno, una camera da letto, un bagno annesso e un balcone. La stanza di Swami era di sopra. Egli scese, vide che mia figlia dormiva nell’altra stanza, e non volle disturbarla.

Allora proseguì: “Obbedienza. Un giorno, quando verrai a trovarMi, ti riceverò molto amorevolmente e ti parlerò; un’altra volta potrei chiederti: ‘Chi ti ha chiesto di venire? Per favore, vattene. Potrei essere molto brusco e scortese. Devi comportarti in entrambe le situazioni in maniera equanime. Non dovrebbe esserci differenza. Deve esserci equanimità in entrambe le circostanze. Non dovresti reagire. Quando sono gentile, tu sei felice e, quando non lo sono, sei infelice. Questa non è la Lakshana (caratteristica) di un devoto.” Poi disse: “Qualche tempo fa, venivi qui, a Whitefield, per insegnare a qualcuno i Bhajan, non è vero?” Risposi: “Sì, Swami.” Ero con mia sorella a Bengaluru, e venivo a Whitefield per insegnare a una straniera qualche Bhajan. Questa signora alloggiava a Whitefield. Ma

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dopo che Swami era andato a Chennai, mi chiese se potessi insegnarle qualche Bhajan. Acconsentii con gioia a farle questo favore e venivo da Bengaluru ogni giorno per insegnarglieli.

Questa fu la routine per un bel po’ di tempo, fin quando Swami non tornò da Chennai. Come al solito, ero andata a Whitefield per insegnarle i Bhajan, ma ella disse: “Swami è tornato. Oggi è il mio compleanno. Sono davvero fortunata che Egli sia tornato da Chennai. Oggi non posso studiare i Bhajan.” Questo significava che dovevo tornare e sentire che lei dicesse: “Ma come posso rimandarti indietro così? Andrò dentro e chiederò a Swami se puoi entrare.” Nessuno era autorizzato a entrare senza il permesso di Swami; così ella andò dentro e chiese: “Swami, è arrivata Rani Maa. Viene regolarmente per insegnarmi i Bhajan, ma oggi non voglio impararli. Visto che è sempre arrivata fin qui da Bengaluru, posso portarla dentro?” Swami rispose: “No! Dille di tornare indietro.” Non aspettandosi questa risposta da Swami, ella chiese ancora: “Perché, Swami? Perché non può venire?” Cercava di discutere con Swami. Un’altra signora straniera, che conoscevo e che era presente in quel momento, domandò: “Anche lei è Tua devota! Perché non le dai il Tuo Darshan, Swami? Ti prego, lasciala venire!” Ma Swami era risoluto e disse: “Niente da fare. Non voglio che Rani Maa entri. Ditele di tornare indietro.” Così, la signora a cui avevo insegnato i Bhajan uscì con un’aria molto triste. Mi disse: “Rani Maa, dovrai tornare indietro; abbiamo cercato di dire a Swami che vorremmo averti dentro, ma Lui ha detto di no. Quindi, dovrai andartene.”

Ero solita prendere un treno per tornare e poi qualche altro trasporto da lì a casa mia. Così, quando stavo tornando indietro, pensai

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sul treno: “Perché Swami ha fatto questo? Non ha amore? Non ha gentilezza? Swami non dovrebbe farlo. Dopo tutto, che cosa perde dandomi il Darshan? Sarei stata tanto felice, ma Lui me lo ha negato. Come può fare questo?” Era solo un pensiero e non lo esternai a nessuno perché stavo viaggiando da sola. Ma subito seguì un altro pensiero: ‘No! Non posso interrogare Swami. Dopo tutto, Egli è il mio Guru. E Swami dice che non dovremmo mettere in dubbio ciò che dice il nostro Guru. Quindi, qualunque cosa dica, dovrei accettarla.” Dopo queste considerazioni mi misi tranquilla, tanto non riuscivo a capire perché Swami non mi avesse fatto entrare. Quando Swami mi citò questo episodio, avvenuto alcuni mesi prima, allorché dissi che volevo essere una devota ideale, stentavo a crederGli. Swami disse: “Sei venuta e, quando sei tornata, sul treno pensavi: ‘Come può Swami fare questo? Dov’è il Suo amore? Non c’è amore!’ Questo era quanto avevi in mente, ed era il tuo primo pensiero. Il tuo secondo pensiero è stato: ‘Oh! Egli sa che cosa è meglio. Sa che cosa fare; come posso dubitarne?’ Ti sei messa tranquilla, ma non c’era comprensione. Ti sei rassegnata senza capire, ma eri triste.”

Poi disse: “Oggi sono venuto a dirtelo. Il primo pensiero che hai formulato non avrebbe dovuto esserci. Il secondo pensiero: ‘Swami sa tutto!’ avrebbe dovuto essere il primo. Il tuo primo pensiero, incentrato sul dubbio: ‘Perché fa questo’, avrebbe dovuto essere cancellato. Il devoto ideale non dovrebbe chiedere. Il tuo secondo pensiero: ‘Swami sa tutto’, è giusto. A quel punto il tuo lavoro è finito; sei una devota ideale! Quindi, per essere una devota ideale, non mettere in discussione il Guru!” Questo potrebbe spiegare perché molti devoti, che hanno continuato a venire qui per anni, improvvisamente hanno lasciato Swami.

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Erano tutte persone istruite e con buone posizioni, ma non hanno capito Swami. Egli ci ha costantemente detto nei Suoi Discorsi e anche nelle Sue udienza: “Non cercate di capirMi! È uno sforzo inutile e vano!”

Ricordo un esempio utilizzato da Swami anni fa per farci comprendere perché è difficile capirLo. Aveva detto: “È come contare i granelli di sabbia sulla spiaggia!” Possiamo contare i granelli di sabbia sulla spiaggia? È un compito impossibile. Ed è per questo che non Lo capiremo mai, perché si tratta di una rivelazione, e non è frutto di comprensione. Chi è Swami non lo si potrà mai sapere con l’intelletto, il ragionamento, il dubbio, la lettura o la Sadhana. Tutto ciò non ci porterà a nulla. Quando Egli sarà soddisfatto e compiaciuto di voi, vi si rivelerà!

Quindi, anche se ora proviamo a comprenderLo e affermiamo che Egli è il Paramatma (Essere Supremo), tenderemo a dimenticarlo più tardi e a fare molte cose che non sono in armonia con i Suoi insegnamenti. In questo modo, mancheremo di riconoscerLo come Paramatma! Questo è ciò che Swami sottolinea in questo contesto. (Continua...)

Per gentile concessione dello Sri Sathya Sai Media Centre

– L’autrice, fervente devota per quasi sessant’anni, arrivò da Bhagavan Baba già nel 1950. Fu chiamata “Rani Maa” da Bhagavan. La sua vita è stata uno scrigno di emozionanti esperienze della Divinità di Swami.

Che cos’è la devozione? Chi sono i devoti? La devozione è fede, fermezza, virtù, coraggio, abbandono e assenza di egoismo. L’adorazione fatta, per quanto elaborata e voluta, è pura perdita di tempo ed energia. Perché strappare fiori e accelerare la loro morte? Alcuni di voi vanno in giro per questo Nilayam e sono soddisfatti di aver fatto tante circumambulazioni, ma queste possono essere chiamate così solo quando la vostra mente gira attorno a questo posto assieme ai vostri piedi. Prima di iniziare i vostri giri, che voi chiamate Pradakshina (circumambulazioni), donate la mente come Dakshina (ringraziamento) al Residente del tempio, il Signore. Questa è la prima cosa, e forse l’unica, da fare. – Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

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Effulgenza della Gloria Divina

La Gioia di Viaggiare con Bhagavan Brahmananda Panda

N

EL 1976, IL GURU PURNIMA venne celebrato l’11 luglio. Arrivai a Prasanthi Nilayam il pomeriggio del 10. Alle 17, il dottor Bhagavantam presiedette una riunione dei Presidenti di Stato e dei membri del Central Trust. Venne finalizzata la pianificazione per l’espansione delle attività di servizio. Baba entrò mentre le nostre discussioni erano in corso e ci benedisse. Il giorno dopo, inaugurò la Easwaramma High School e il Sai Nagar, una colonia per gli Harijan, costruita dal Central Trust con la Sua benedizione. Egli distribuì con le Sue mani a ogni famiglia vestiti e alcuni utensili essenziali. Il 12 Baba mi permise di fare Padanamaskar e il 13 creò per me della Vibhuti nella veranda della sala dei Bhajan. Mi chiamò poi per qualche minuto e mi domandò: “Quando parti?” “Signore, quando Tu lo vorrai.” “Vieni, andiamo a Brindavan. Da lì, tornerai a Delhi. Domani mattina presto partirò. Seguimi.” “Sì, Signore”, risposi con il cuore traboccante di gioia. Feci Padanamaskar e uscii. Kutumba Rao venne da me alle 21,30 e mi disse che sarei andato a Brindavan con Baba. Avrei dovuto essere pronto con dei vestiti da usare per tre giorni e stare di fronte al Mandir per l’ora della Suprabhatam. La mia mente era in uno stato di gioia e ansia indescrivibili.

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La notte prima non avevo chiuso occhio a causa della pressione alta. Se quella notte mi fossi addormentato profondamente e non mi fossi alzato, non avrei avuto il tempo per prepararmi. L’auto di Baba non mi avrebbe aspettato nemmeno un secondo. Di chi avrei potuto fidarmi per svegliarmi alle 3 del mattino? E se alle 3 del mattino quella persona

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fosse stata in un sonno profondo? Così decisi che anche quella notte sarei rimasto sveglio, camminando su e giù per il corridoio. Se avessi toccato il letto, ci sarebbe stato un grande rischio. Quando nella sala dei Bhajan iniziò la “Om”, avevo finito di fare il bagno ed ero in piedi davanti al tempio con una piccola borsa. La mente era molto sveglia, ma entrambi gli occhi bruciavano come se qualcuno ci avesse gettato dentro polvere di peperoncino. Nella fresca brezza mattutina, sentivo che, se mi fossi sdraiato da qualche parte, mi sarei profondamente addormentato. Baba uscì alla fine dell’Omkar e rimase sulla veranda nella luce soffusa per un minuto o due. Nel silente mattino e con la luce fioca, aveva un aspetto semplicemente paradisiaco. Pregai mentalmente. Si sedette sul sedile posteriore. Io mi sedetti accanto a Lui e, accanto a me, Bhagavantam. Sul sedile anteriore, accanto all’autista, sedeva Chakravarthi, l’esattore delle tasse di Anantapur. L’auto iniziò a muoversi. Se in quel momento fosse venuta la divinità del sonno e mi avesse offerto tutte le ricchezze del cielo, avrei rifiutato senza minimamente pensarci. Colui per cui l’uomo trascorre una vita dopo l’altra facendo austerità (tapas), era seduto vicino a me! Più avevo timore di toccarLo, più si strofinava contro di me! A volte, col pretesto di dire qualcosa a Bhagavantam, si piegava a tal punto che il mio viso era completamente coperto dai Suoi capelli. Quel corpo avrebbe fatto vergognare persino i petali di rosa, quanto a fragranza e delicatezza. Nella mia giovinezza avevo usato parecchi profumi francesi, ma il profumo di quel corpo si può descrivere con una sola parola: gioia. Verso le sette del mattino, la nostra macchina fece una deviazione e si fermò in un’area aperta della boscaglia lungo la strada. Si arrestò lì anche il veicolo dietro di noi. Compresi perché Baba mi aveva indicato nel colloquio del giorno prima di entrare in 22 Luglio 2021

quel veicolo, dal quale venne portata fuori la colazione: puri, idli, vada, curry, chutni e caffè in una grande borraccia. Baba ne prese solo un po’ e ci diede da mangiare fino a riempirci lo stomaco. In macchina, parlava di questioni spirituali e mondane. Ogni tanto ci faceva ridere con il suo inimitabile umorismo. Se mi chiedete di assolvere il compito estremamente arduo di riassumere in una frase o due tutto ciò che asserì, affermerei solo: “Ha detto che solo la profonda fede in Dio dà pace e gioia all’uomo, e una persona, che è davvero un Deena (poveretto), senza amici, riceve la grazia del Signore.” Arrivammo a Brindavan alle 8 in punto. Baba salì al piano di sopra, e tutti noi restammo giù. Gli studenti del college servirono gli ospiti. Quando tornai dal bagno, un ragazzo mi aspettava con una tazza di caffè. Mi disse: “Deve essere stanco. Ho fatto il letto; può riposarsi.” A dire il vero, mi sforzavo di tenere le palpebre aperte, ma, non appena mi sdraiai, mi addormentai. Quando arrivò la chiamata per il pranzo, ero in un sonno profondo. Baba disse: “Non ha dormito per due notti. Non svegliatelo. Lasciatelo dormire.” ... Mi alzai alle quattro del pomeriggio, e poi arrivò la chiamata per il caffè. Andai al piano superiore ed Egli mi domandò: “Allora, hai dormito abbastanza?” “Signore, non dormivo così profondamente da molti giorni.” Baba disse: “Una notte la tua pressione sanguigna ti ha impedito di dormire, e, la notte successiva, la mia macchina. Quindi, non ti ho svegliato per pranzo.” Scesi dopo il tiffin (spuntino) e il caffè. La stessa sera Baba inaugurò il nuovo ostello per studenti. Cenammo lì con Lui. Il 15 mattina, prima che mi alzassi dal letto, un ragazzo era pronto con il caffè. Non erano ancora le sei. Mi affrettai a lavarmi e pettinarmi, e presi il caffè. La chiamata per la colazione arrivò verso le otto. Gli studenti servivano. Baba mi sembrò prendesse solo un idli e un vada. Bhagavantam non poteva

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mangiare molto, ma Chakravarthi, Swami Karunyananda e io non ci fermammo davanti a nulla! Baba si sedette accanto a noi e, lodando le capacità culinarie del cuoco, ci costrinse a mangiare sempre di più. Che affetto materno! Il ricordo del gusto di quel sambar e del chutni mi fa venire l’acquolina in bocca ancora adesso. Dopo le nove, Baba uscì per dare il Darshan ai devoti seduti nella sala dei Bhajan. Lo seguimmo a distanza. Chiamò alcune persone per un colloquio, prese l’Arati e tornò indietro. Non c’era nessun lavoro da fare a portata di mano. Quindi, gironzolai per un po’, e poi entrai. Il pranzo era all’una. Baba sedette a un tavolo speciale; noi ci sedemmo in un altro. Fra riso, curry e il resto, mangiò probabilmente tre cucchiai di cibo. Poi venne da noi per costringerci, come una madre, a mangiare sempre di più. Mi indicò un curry, e disse: “Mangia questo; lo ha inviato la Rajmat (regina madre).” A quel punto avevo già preso una seconda porzione di quel curry. Il pranzo terminò. Il Signore prese un pan dalla sua scatola e me lo diede. Lo toccai con la testa e lo mangiai. “Forse non è quello che mangi tu”, disse. Dopo la colazione del 17, Baba ci disse di prepararci per partire dopo pranzo. Gli studenti Lo supplicarono di rimanere almeno per quel giorno. Baba spiegò loro quanto lavoro avesse da fare a Prasanthi Nilayam. Dopo pranzo disse: “Farò una fotografia con te. Se starai molto vicino, toccandoMi, la foto verrà molto bene.” Dopo la foto-leela, scesi. Partimmo da Brindavan verso le due del pomeriggio. Sul sedile posteriore, due ragazzi sedevano vicino alle due porte, tra Baba e me. Chakravarthi stava davanti, vicino al guidatore. Su entrambi i lati della strada, c’erano dei ragazzi con gli occhi pieni di lacrime. Quella relazione era molto dolce, l’addio struggente. Dopo aver viaggiato per mezz’ora, Baba ci disse di cantare i Bhajan. Uno dei ragazzi eseguì un Bhajan molto toccante. Poi Swami

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mi domandò: “Canti i Bhajan?” Risposi: “Non regolarmente, ma, quando mi sento ispirato mentre parlo di Te, mi cimento in una canzone o due.” Cantai il Bhajan ‘Chal Re Man…’ Dopo la prima strofa, il Signore si unì a me al verso “Sai Sankar Narayan, Bolo Sai Sankar Narayan...” Io cantavo e “saltavo” sul sedile. Dopo i canti, aprì diverse borse e tirò fuori arance, banane, dolci, vada e vari tipi di salatini; poi li diede a ciascuno di noi. Mentre ci serviva, le briciole dei dolci caddero sulla Sua veste. Tirai fuori il fazzoletto e Gliela pulii. Mentre mangiavo, alcune briciole caddero sul mio Kurta. Egli, allora, prese il Suo fazzoletto e lo spolverò. Ero così perso in questa gioia celestiale che avevo dimenticato di esser seduto accanto a Dio. Eravamo, per così dire, due amici, due corpi con un solo cuore. Dopo aver mangiato, mi passò la Sua scatola dei pan. Esitai e dissi: “Lo fai per me?” “No, sei tu a farlo per te. Io non ho il tuo Zarda (una pietanza composta di riso), ma ti piacerà.” Presi la scatola dalle Sue mani e dissi: “Signore, tutto ciò che doni con le Tue mani è Amrita.” Il mio scopo per aver scritto tutto questo è raccontare al lettore l’infinita profondità dei Leela dell’Avatar. Quando il Senzanome e Senzaforma assume un nome e una forma, e viene in mezzo a noi, scende al livello umano in modo tale che la dolcezza del Suo profondo amore crea una sete insaziabile nel cuore dell’uomo. Il Signore della dolcezza (Rasa) riempie il cuore bramoso (Rasika) di una dolcezza incomparabile. Si prende cura del devoto, gli dà la rara gioia del contatto personale e, gradualmente, lo rende privo di desideri. Quando si avvicina al devoto, non è più il Signore del Kailash o del Vaikuntha o il Parabrahma. È suo; è sua madre, suo padre, amico, compagno. – Tratto da “Raso Vai Sah” di Brahmananda Panda

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Bhagavatha Vahini

G

Capitoli 6 e 7

LA RINUNCIA DI VIDURA E IL SAGGIO CONSIGLIERE

IUNTO A PALAZZO, VIDURA chiese notizie circa la salute dei suoi parenti. Kuntidevi, la regina-madre, rivolgendogli uno sguardo amorevole, esclamò: “Finalmente possiamo rivederti, Vidura!” Di più non riuscì a dire. Dopo un po’ di tempo riprese a parlare: “Come hai potuto rimanere lontano così a lungo, trascurando proprio quei bambini che tu curasti con tanto amore, dimenticandoti di me e di tutti coloro che ti tenevano in sì grande considerazione? È per grazia tua se oggi i miei figli regnano. Dove sarebbero oggi se tu non li avessi salvati in tante situazioni critiche? Noi siamo stati i bersagli di innumerevoli disgrazie, ma la peggiore è stata la tua lontananza; essa ci ha pesato molto. Avevamo persino perso la speranza di rivederti. Oggi i nostri cuori sono tornati a vivere, e le speranze distrutte dalla disperazione stanno rinascendo. La nostra gioia ora è piena. Oh, che giorno felice!” Kunti si sedette asciugandosi le lacrime. Vidura le strinse le mani, ma non poté trattenere il pianto. Ricordava i vari episodi del passato riguardanti i Pandava e i Kaurava. Disse: “Madre Kuntidevi! Chi può vincere il fato? Ciò che deve accadere, accade. Il buono e il cattivo che gli uomini compiono dà come risultato il bene e il male. Come si può affermare che l’uomo sia libero, quando invece è legato a questa legge di causa ed effetto? Egli è una marionetta nelle sue mani: essa tira i fili ed egli si muove, gli piaccia o no. Tutto è Sua Volontà, Sua Grazia.” Mentre Vidura esponeva così le verità spirituali fondamentali che governano gli eventi umani, i fratelli Dharmaraja, Bhima, Nakula e Sahadeva gli erano seduti vicino, pieni di attenzione.

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Kunti infine alzò la testa e disse: “Grazie alle tue benedizioni, abbiamo vinto la guerra; ma non siamo stati in grado di salvare la vita dei figli di Draupadi e del figlio di Subhadra. La sfortuna ci ha colpito assai duramente. Naturalmente, come tu hai detto, nessuno può sfuggire al proprio destino. Dimentichiamoci, quindi, del passato; non c’è motivo di preoccuparsi di ciò che non può essere rimediato. Devo dire che ora la mia sete è stata molto alleviata perché ho potuto rivederti; dove sei stato tutto questo tempo? Raccontaci!” A questo punto, Vidura rispose di esser stato in pellegrinaggio in numerosi luoghi santi. I fratelli ascoltavano rapiti la sua storia, interrompendolo con le loro domande. Dharmaraja disse più volte che stava aspettando il giorno in cui anche lui avrebbe potuto fare le stesse sante esperienze. Egli congiungeva le mani in segno di rispetto ogni volta che veniva menzionato un santuario e, con gli occhi chiusi, immaginava di trovarsi là. Bhima lo interruppe, chiedendogli: “Sei andato nella città di Dvaraka? Per favore, raccontaci la tua esperienza.” Dharmaraja aggiunse: “Avrai certamente incontrato il Signore Krishna, non è vero? Raccontaci dettagliatamente tutto quello che è successo.” Anche Kuntidevi era desiderosa di udire il suo racconto, poiché disse: “Racconta, racconta! Ora mio figlio si trova laggiù. Lo avrai certamente incontrato. Come stanno tutti? Spero che gli anziani genitori, Nanda e Yashoda, stiano bene, e così pure Devaki e Vasudeva.” Una pioggia di domande cadde su Vidura, ancor prima che cominciasse a parlare. Vidura non era particolarmente propenso a rispondere. Parlava come se fosse ansioso

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di evitare l’argomento, poiché aveva appreso da Uddhava, che aveva incontrato sulla via di Dvaraka, che il clan degli Yadava era stato sterminato, mentre Krishna aveva concluso la Sua carriera umana. Vidura non voleva addolorare i Pandava, mentre questi gioivano per averlo rivisto dopo tanto tempo. “Perché dovrei essere io la causa del loro dolore, dopo aver portato tanta gioia?” – si domandava. “Certamente verranno a saperlo da Arjuna che tornerà da Dvaraka con la triste notizia.” Così, tenne per sé le notizie che gli stavano uscendo dalla bocca, e diede soddisfazione a se stesso e ai presenti descrivendo la grandezza di Krishna. Vidura osservò: “Non volevo far visita a parenti e amici indossando queste vesti da asceta; pertanto, non ho incontrato nessuno dei capi Yadava, né Nanda né Yashoda o altri. Così egli tacque, senza dilungarsi ulteriormente su Dvaraka e sul suo pellegrinaggio. “Sono venuto da voi avendo saputo che avete vinto la guerra e che siete impegnati a governare pacificamente il regno che era vostro di diritto. Ho sentito un forte richiamo verso questi ragazzi che ho curato fin da piccoli; è stato l’affetto per loro ad avermi portato qui. Fra tutti i miei parenti e amici, ho sentito il bisogno di far visita soltanto a voi; non ho voluto incontrare nessun altro” - egli affermò - e portò il discorso sugli insegnamenti vedantici che voleva impartire. Al termine della conversazione, Dharmaraja pregò Vidura di prendere alloggio negli appartamenti predisposti per lui e lo accompagnò personalmente. Dopo aver incaricato alcuni addetti di mettersi al suo servizio, pregò il Saggio di accomodarsi e riposare. Vidura non gradì molto l’idea di trascorrere il tempo in mezzo ai lussi di corte, ma accettò per non far dispiacere a Dharmaraja. Si sdraiò sul letto, ricordando il passato. Sospirò nel pensare agli stratagemmi impiegati da suo fratello, il cieco Dhritarashtra, per distruggere i Pandava, figli dell’altro suo fratello Pandu. Ma quegli intrighi erano ricaduti poi su Dhritarashtra, causando la distruzione della sua intera famiglia. Vidura ammirò la magnanimità mostrata da Dharmaraja

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nei confronti di Dhritarashtra. Nonostante quest’ultimo avesse cercato di torturare i Pandava in mille modi, egli lo trattava con grande rispetto e attenzione e non gli faceva mancare nulla. Il Saggio s’indignò ripensando alle nefandezze compiute da Dhritarashtra, tanto più che il vecchio re, dopo tutte le sue iniquità, continuava a crogiolarsi con totale indifferenza nel lusso di corte, invece di coltivare il distacco dagli effimeri piaceri dei sensi per cercare di realizzare l’obiettivo della vita umana: la Liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti. Provò allora un dolore straziante al pensiero che suo fratello stesse sciupando i pochi anni che gli rimanevano da vivere sulla terra. La sua visione yogica gli rivelò che presto anche i Pandava sarebbero scomparsi e che lo stesso Krishna, che li aveva protetti qui, li avrebbe protetti anche nell’aldilà. Vide anche che il re cieco avrebbe sofferto ancor di più dopo la loro dipartita. Decise allora di mandare quel suo sciagurato fratello in pellegrinaggio verso la realizzazione finale del suo destino, senza indugiare oltre. Così, Vidura uscì nel buio della notte, senza farsi notare da nessuno, e si incamminò verso la residenza di Dhritarashtra. Il re cieco e sua moglie Gandhari si aspettavano quella visita, avendo saputo del suo arrivo in città. Così, quando Vidura entrò, il re lo abbracciò e, incapace di trattenersi, pianse lacrime di gioia. Il Saggio ascoltò tutte le disgrazie che avevano colpito lui e i figli e le lamentazioni circa il proprio stato, e cercò di consolarlo con i profondi insegnamenti delle Scritture. Ben presto si accorse, tuttavia, che il cuore pietrificato del vecchio re non si sarebbe intenerito con i consigli che gli stava dando, ma che la sua ostinata stupidità poteva essere smossa solo impartendo duri colpi. Cambiò allora tono e cominciò a e insultarlo. All’udire quelle parole, Dhritarashtra si allarmò e lo implorò: “Fratello! Bruciamo di dolore per la perdita dei nostri cento figli e tu punzecchi le nostre piaghe con l’affilata lama del tuo irato vituperio. Ancor prima di gustare la gioia del tuo ritorno tanto atteso, perché Luglio 2021 25


cerchi di immergerci ancor più profondamente nell’angoscia? Ahimè! Dovrei forse biasimarti per la tua durezza di cuore? Qui tutti mi deridono, tutti mi incolpano, e non posso neppure confidarmi con te, se anche tu fai così.” Con il capo piegato e appoggiato sul palmo delle mani, Dhritarashtra si sedette in silenzio. Vidura colse quel momento ritenendolo il più opportuno per istillargli la lezione della rinuncia, la sola che avrebbe potuto salvarlo dalla perdizione. Sapeva che il suo fine era irreprensibile; perché voleva che entrambi si recassero in pellegrinaggi verso luoghi sacri, si colmassero di santità, incontrassero uomini grandi e buoni per imparare a riconoscere il Signore dentro di loro, e così salvarsi. Decise, quindi, di usare parole ancor più dure per trasformare lui e la regina. Anche se mosso da profonda pietà per la loro miserabile condizione, Vidura pensava agli orrendi giorni in cui entrambi avrebbero avuto bisogno di tutto il coraggio che la saggezza (Jnana) soltanto può conferire. Egli era, quindi, determinato a incitarli all’azione; perciò, aggiunse: “O stolto re! Non ti vergogni? Trovi ancora gioia nei piaceri materiali? A che ti varrà sguazzare in un pantano di fango fino alla morte? Ritenevo che tu ne fossi più che sazio. Il tempo è come un cobra che sta in agguato per ferirti a morte; credi forse di sfuggirgli e di vivere in eterno? Nessuno, per quanto grande, è sfuggito al suo morso. Tu rincorri le gioie di questo mondo transitorio e cerchi di soddisfare i tuoi desideri per ricavarne qualche misera soddisfazione, e intanto sprechi anni preziosi. Rendi invece degna la tua vita; non è troppo tardi per iniziare lo sforzo. Abbandona questa gabbia chiamata casa e allontana dalla tua mente i meschini piaceri di questo mondo. Ricorda la gioia che ti aspetta, il mondo che ti accoglierà alla fine del tuo viaggio. Salva te stesso. Evita lo stolto fato che ti porterà a lasciare questa vita nel dolore per la separazione da parenti e amici. Impara a morire tenendo il pensiero del Signore fisso nella mente al momento della tua dipartita. È molto meglio morire in letizia nel fitto della più buia foresta che morire con

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l’angoscia nel palazzo di questa capitale. Vai, va’ a fare penitenza (Tapas). Allontanati da questo luogo, da questa prigione che tu chiami casa.” Vidura continuò a impartire i suoi ammonimenti a Dhritarashtra: “Hai ormai raggiunto un’età avanzata; eppure, senza alcuna vergogna o esitazione, conduci la vita di un cane. Forse tu puoi non considerarla un’ignominia, ma io sì. Vergognati! Il tuo modo di trascorrere le giornate è peggiore di quello di un corvo.” Dhritarashtra non poté sopportare oltre e gridò: “Basta, basta! Taci, ti prego. Mi stai torturando a morte. Queste non sono parole che un fratello dovrebbe rivolgere a un altro fratello. Ascoltandole, non mi sembra proprio che tu sia Vidura, mio fratello; non mi avresti rimproverato così crudelmente. Forse che Dharmaraja, con il quale vivo ora, è un estraneo? Mi sono rifugiato presso uno straniero? Che cosa vai dicendo? Perché queste parole così aspre? Dharmaraja si prende cura di me con amore e premura. Come puoi dichiarare che conduco la vita di un cane o di un corvo? È un grave peccato nutrire simili idee. Questo è solo il mio destino e nulla più.” Dhritarashtra chinò poi la testa continuando a lagnarsi. Vidura lo derise e osservò: “Non hai vergogna a parlarmi così? Dharmaraja può, per sua bontà, prendersi più cura di te che non di suo padre. Può accudirti con un amore più grande di quello dei tuoi stessi figli. Questo è semplicemente il riflesso del suo carattere; non è che la messa in pratica del significato del suo nome. Tu, invece, dovresti fare progetti per il tuo futuro! Hai già un piede nella tomba, e ciecamente pensi solo a riempirti lo stomaco e a vivere negli agi e nelle mollezze. Rifletti per un istante su quanto hai torturato Dharmaraja e i suoi fratelli per soddisfare gli sciagurati propositi dei tuoi malvagi figli, come pure su quanti stratagemmi hai ordito per distruggerli. Li hai rinchiusi in una casa di cera e l’hai incendiata. Hai cercato di avvelenarli. Hai insultato la loro regina nel modo più umiliante davanti a una vasta assemblea. Tu e Eterno Auriga


la tua abominevole progenie avete provocato dolori su dolori ai figli di Pandu, il tuo stesso fratello, e tu come un vecchio elefante cieco, dalla dura scorza, intorpidito mentalmente dall’età, te ne stavi seduto sul trono chiedendo perennemente a coloro che ti circondavano ‘che cosa sta succedendo ora? Che cosa sta succedendo ora?’ Come puoi rimanere qui godendo dell’ospitalità di Dharmaraja, covando nella tua mente tutte le nefandezze perpetrate per distruggerlo? Quando progettavi la loro fine, non erano forse tuoi nipoti? Oppure, la parentela è riemersa soltanto ora, perché avevi bisogno di farti ospitare? Tu mi dici orgogliosamente che ti trattano bene, senza un briciolo di vergogna! Perché tutte queste chiacchiere? Quella fatale partita a dadi avvenne per tua iniziativa, non è vero? Lo puoi forse negare? No! Io stesso ne fui testimone e ti consigliai vivamente di non farlo, ma tu prendesti a cuore le mie parole? Che cosa accadde allora dell’amore e della comprensione di cui ora fai così grande sfoggio? Oggi, come un cane, tu trangugi il cibo che i Pandava ti mettono davanti e conduci una vita spregevole.” Udendo le parole di Vidura che lo colpivano come martellate, Dhritarashtra cominciò a provare disgusto per il suo modo di vivere. L’intenzione di Vidura era di spronarlo a iniziare una vita di austerità e di disciplina spirituale (Sadhana), affinché potesse realizzare il suo Sé prima che fosse troppo tardi. Infine, Dhritarashtra comprese che suo fratello gli stava dicendo la verità, rappresentandogli un quadro preciso della sua vile natura. Egli allora confessò: “Fratello! Sì, tutto quello che hai detto è vero, lo ammetto. Ora me ne rendo conto, ma che cosa posso fare? Sono cieco e quindi non posso andare da solo nella foresta per praticare la disciplina spirituale. Devo essere accompagnato. Che cosa devo fare? Per timore che mi possa mancare il cibo, Gandhari non mi lascia solo neppure per un istante.” Vedendo che il re aveva modificato il suo atteggiamento, e si era aperto in lui uno spiraglio di luce, Vidura ripropose con enfasi Eterno Auriga

il suo consiglio iniziale. Pertanto, aggiunse: “Sei diventato cieco principalmente a causa del tuo attaccamento al corpo. Per quanto tempo ancora puoi portarne il peso? Un bel giorno, e in qualche luogo, esso dovrà essere abbandonato sul ciglio della strada. Sappi che ‘tu’ non sei il corpo, questo sacco di cose nauseabonde. Identificarsi con la struttura fisica è segno di estrema stoltezza. Il corpo è continuamente assediato dalla morte e dal suo esercito di malattie, ma tu non te ne preoccupi, non ti curi di valutare i pro e i contro; pensi soltanto a rimpinzarti la pancia e a russare. Questa storia avrà una fine, ricordati! Il sipario è destinato a scendere. Affrettati allora, senza indugio, a ritirarti in qualche luogo santo per meditare su Dio e salvare te stesso. Lascia che la morte arrivi e si porti via il tuo corpo là: quella è una morte eccellente. Non morire come un cane o uno sciacallo, come e dove capita. Alzati e vai; sviluppa il distacco. Abbandona questa illusione; fuggi da questa casa.” Così furono piantati nel suo cuore i semi della rinuncia. Dhritarashtra rifletté a lungo e poi scoppiò in lacrime. Le sue labbra tremavano, e a tastoni cercò di toccare Vidura. Alla fine, gli prese le mani e disse: “Vidura! Che cosa posso dire a te che mi hai dato questo preziosissimo consiglio per il mio sommo bene? Sebbene tu sia più giovane d’età, la tua saggezza ti rende più anziano di tutti noi. Hai quindi piena autorità di parlare come ritieni più opportuno. Non considerarmi un estraneo. Ascoltami con pazienza: seguirò certamente il tuo consiglio.” Poi prese a descrivere al fratello le sue condizioni. Egli osservò: “Vidura! Come posso andar via di qui senza informare Dharmaraja che si prende cura di me, ancor più che di un figlio? Non sarebbe appropriato comportarsi così, ed egli potrebbe insistere per venire via con noi, perché questa è la sua natura. Ti prego, liberami da questo dilemma. Portami in un posto dove io possa impegnarmi nella Sadhana.” A questa supplica, Vidura rispose: “Le tue parole suonano strane: non vai nella Luglio 2021 27


foresta per banchettare, per far festa o per godere della bellezza del panorama. Tu devi abbandonare tutto con un completo senso di distacco, per intraprendere una vita di rinuncia e di disciplina spirituale. Come puoi, allo stesso tempo, parlare di prendere congedo da parenti e amici? È davvero strano. Tu decidi di staccarti dal corpo per ricercare l’Ideale e contemporaneamente pensi come ricevere il permesso da uomini vincolati a te per mezzo del corpo. Questi legami non aiutano certo la pratica spirituale e non potranno mai liberarti. Fanne un fascio e falli sprofondare. Allontanati da questo posto con le sole vesti che indossi. Non sprecare più un solo minuto della tua vita.” Senza alcuna pietà, Vidura continuò a consigliarlo in questo modo, senza modificare il tono delle sue parol; anzi insistette sull’importanza di una rinuncia immediata. Seduto sul letto, Dhritarashtra ascoltava attentamente, riflettendo su quale potesse essere il suo prossimo passo. Quindi, esclamò: “Vidura, quel che tu dici è vero. Non serve, però, che io ti descriva tutte le mie difficoltà. Questo corpo è decrepito e gli occhi ciechi. Devo avere almeno qualcuno che guidi i miei passi, non è vero? Tua cognata si è ‘accecata’ mettendosi una benda sugli occhi per condividere la mia menomazione e partecipare alla mia sofferenza. Come possono due ciechi muoversi nella foresta? Dovremo dipendere da altri per il resto della nostra vita.” Vedendo le lacrime che scendevano sulle gote del vecchio re, Vidura si mosse a compassione per la sua condizione, ma non lo diede a vedere e lo rassicurò: “Ebbene, io sono disposto ad accompagnarti nella foresta; sono pronto. Quale maggior piacere posso avere nel portarti via da qui per un così sacro proposito? Vieni, alzati e partiamo.” Vidura si alzò e anche Dhritarashtra si levò dal letto. La moglie Gandhari si mise al suo fianco e, passandogli una mano sulla spalla, implorò: “Signore, anch’io vengo con te. Sono pronta a tutto.” Dhritarashtra, tuttavia, replicò: “È cosa assai ardua proteggere le donne nella giungla.

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Il posto è infestato da bestie feroci e la vita è destinata a essere piena di privazioni.” Così, in questi termini, continuò a parlare a lungo. Tuttavia, ella ribatté che non poteva abbandonare il suo signore, che poteva sopportare tutte le privazioni quanto lui, che era suo dovere servirlo fino alla morte, che voleva seguire la tradizione stabilita dalle perle della femminilità indiana, che non era dharmico impedirle di osservare il suo stesso Dharma, che la vita nel gineceo senza di lui le sarebbe stata insopportabile, e che preferiva di gran lunga la vita nella foresta con il suo signore. Cadde quindi ai suoi piedi e gli chiese il permesso di accompagnarlo. Dhritarashtra rimase in silenzio; non sapeva che cosa dire. Fu Vidura a parlare: “Questo non è il momento di cavillare sulle sottigliezze del Dharma. Come può questa donna, che non ti ha mai lasciato per un istante, abbandonare improvvisamente la tua compagnia e vivere sola? Non è corretto. Lascia che venga anche lei: la porteremo con noi. Per chi si avvia verso il cammino dell’austerità non deve esistere paura o illusione, fame o sete, dolore o sofferenza. Non è ascetismo (Tapas) lamentarsi o prevedere tutto ciò. Quando il corpo stesso è negato, che possono fare le privazioni? Andiamo, un ulteriore indugio non è giustificato.” Vidura si mise davanti, conducendo Dhritarashtra, seguito silenziosamente da Gandhari che gli teneva una mano sulla spalla. Sfuggendo alla vista delle guardie e dei cittadini, il santo devoto di Dio, Vidura, guidò la coppia attraverso strade laterali, fuori dei confini della città. Fece loro fretta affinché potessero raggiungere la foresta prima del sorgere del sole. Era necessario, però, attraversare il Gange con una barca, ma non c’era nessun barcaiolo prima dell’alba. Furono così costretti ad aspettare sulle sponde del fiume sacro. Vidura li fece riposare per un po’ in una capanna, mentre egli stesso si impegnò a cercare una barca che li traghettasse sull’altra sponda, ancora nell’oscurità.

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Simboli della Divinità

LA STORIA DELLO SRI SATHYA SAI HILL VIEW STADIUM * Bishu Prusty

M

ENTRE GLI INGEGNERI E LO scultore erano al lavoro, Bhagavan partiva per Chennai. Ma da lì arrivò un messaggio al segretario dell’Ashram: “Se Subramanyam ha finito il disegno, chiedigli di portarlo a Chennai. Voglio vederlo.” Così, lo scultore prese la corriera notturna, pronto con i disegni da presentare a Bhagavan, che allora risiedeva nella casa di un devoto anziano. Lo scultore cercò di entrarvi, ma invano. Tuttavia, dopo alcuni minuti, Bhagavan uscì da quella casa nella Sua auto. All’altezza del cancello, vide Subramanyam lì in piedi con le mani giunte, gli fece cenno di avvicinarsi e disse: “Entra e siediti. Torno presto.” A quel punto, Subramanyam fu accolto nella casa con tutti gli onori. Quando Bhagavan esaminò i disegni, si complimentò con lo scultore per il suo lavoro e suggerì anche alcune decorazioni da inserire, dicendo: “Solo se vi aggiungi queste, sarà bello”, e poi diede il via libera finale: “Ora vai a Puttaparthi e inizia l’opera.” I lavori progredirono a buona velocità, anche se allora c’erano molte attività parallele in corso a Puttaparthi per il 60° Compleanno di Bhagavan, come la costruzione del Planetario Sri Sathya Sai, l’edificazione di decine di nuovi appartamenti, serbatoi sopraelevati, archi floreali, abbellimento delle mense e pittura di tutte le strutture. Lo Santhi Vedika Swami visitava il sito a giorni alterni, caricando l’atmosfera del luogo di lavoro di nuova energia. Proprio mentre si stava preparando il Mandapam, un ardente devoto di Chennai inviò a Puttaparthi grandi statue * Continua dalla pubblicazione di giugno 2021.

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Lo Santhi Vedika, il palco nello stadio.

del Signore Kartikeya, del Signore Chandra, del Signore Surya, del Signore Brahma, del Signore Vishnu, di Madre Parvati e del Signore Ganesh. Quando queste arrivarono, Bhagavan, l’Incarnazione dell’umiltà, chiamò lo scultore e chiese: “Sono belle? Le teniamo qui?” Quando l’artista, in atteggiamento di totale supplica, disse: “Qualunque sia il Tuo comando, Swami, sarà eseguito”, Bhagavan stabilì che la statua di Madre Parvati fosse collocata sul retro della Scuola Elementare Sri Sathya Sai, mentre quella del Signore Ganesh doveva essere installata di fronte alla Scuola Secondaria Superiore. Le altre statue furono elegantemente posizionate su entrambi i lati del Mandapam. Queste incantevoli divinità accrebbero immediatamente la solennità del luogo. Una volta fatto questo, con una semplice cerimonia, Bhagavan tagliò il nastro e inaugurò questo imponente palco che, la mattina del 14 novembre 1985, battezzò appropriatamente “Santhi Vedika” (luogo pubblico di pace). Tuttavia, la storia dello Santhi Vedika non Luglio 2021 29


finisce qui. Quando mancavano solo quattro giorni ai festeggiamenti per il Compleanno, guardando il Mandapam dall’interno della Sua auto, Bhagavan chiamò lo scultore e disse: “Il muro dello Santhi Vedika appare un po’ smorto. Dipingici sopra qualcosa.” Lo scultore, con atteggiamento di grande umiltà, disse: “Swami, se mi dai un’immagine, posso farmi un’idea e dipingerla.” L’istante successivo, Bhagavan strofinò i palmi delle mani e apparve una busta! All’interno c’era una foto del Gitopadesham, la sublime scena del Signore Krishna che impartisce la Bhagavadgita ad Arjuna. Lo scultore, stupefatto, accettò quel dono con gioia ed eccitazione, e iniziò l’opera con molto impegno. Il terzo giorno di preparazione del dipinto, Bhagavan arrivò nuovamente e, immensamente soddisfatto del lavoro, disse a un funzionario dell’Ashram: “Guarda che cosa magnifica ha fatto!” Subito dopo, lo scultore cadde ai Suoi piedi dicendo: “Non l’ho fatta io, Swami. L’hai fatta Tu.” Swami lo benedisse profusamente e per i giorni successivi, ogni volta che visitava lo stadio, ebbe un ospite con Sé al quale mostrò con ammirazione quel dipinto. Ricordando quei dolci momenti, Shilpi Subramanyam, con le lacrime agli occhi, disse: “Non so quale merito io abbia ottenuto nelle vite precedenti per avere avuto una simile opportunità.” Quella scena senza tempo del Mahabharata nello Santhi Vedika costituì di fatto lo sfondo perfetto per gli atti della Conferenza Mondiale e le celebrazioni per il Compleanno che si tennero per otto giorni, dal 17 al 24 novembre 1985. Fu da questo sacro pulpito che Bhagavan concesse il Darshan e tenne il Suo storico Discorso per il 60° Compleanno. Mentre lo Santhi Vedika fu completato per il Compleanno, l’Hill View Stadium non lo fu. In un certo senso, la storia dello Stadio era appena iniziata. Dopo le spettacolari celebrazioni del 60° Compleanno, lo scultore ebbe un breve periodo di malattia che Bhagavan guarì creando della Vibhuti che venne spalmata su tutto il suo corpo. Per la sua salute e protezione, 30 Luglio 2021

Bhagavan materializzò anche un braccialetto, glielo mise al polso e poi lo rassicurò dicendo: “Non permetterò che nulla influisca sulla tua salute. Sii coraggioso!” Creò immediatamente per lui anche un anello e lo ricaricò fisicamente e mentalmente. In seguito per un mese, ogni singolo giorno, Bhagavan gli chiedeva: “Come stai?” Uno di tali giorni, lo scultore disse: “Ora non ho lavoro, Swami.” Bhagavan rispose: “Chi dice che non c’è lavoro? Vai all’Hill View Stadium e aspetta lì. Io arriverò.” Prontamente, Shilpi Subramanyam vi andò. Bhagavan vi arrivò in macchina la mattina dopo i Bhajan. Mentre scendeva dall’auto, indicò la collina e disse a Shilpi Subramanyam: “Ti faccio dono di tutta questa collina. Puoi farne quello che vuoi. In primo luogo, fai una statua del Signore Krishna.” Bhagavan gli indicò quindi il posto per la costruzione. Tuttavia, non c’era un percorso adeguato per raggiungere

La statua del Signore Krishna nell’Hill View Stadium. Eterno Auriga


quel luogo. Quando tornò al Mandir, Bhagavan disse al Segretario dell’Ashram: “Ho chiesto a Subramanyam di fare una statua di Krishna. Tu prepara una strada per raggiungere il luogo ove sarà posta.” Quella sera stessa, fu piantato un albero per contrassegnare l’area, e lo scultore chiese a Bhagavan di andare a confermare la posizione. La mattina seguente, Egli arrivò intorno alle 10, e non solo approvò il Le statue delle Divinità nell’Hill View Stadium. sito, ma benedisse anche lo scultore perché desse inizio quello che vuoi!” Quando lo scultore suggerì all’opera. In un giorno, fu tracciata una strada di realizzare una statua di Shiva, Bhagavan sterrata in modo che la jeep di Bhagavan accettò immediatamente. “Devo fare una potesse raggiungere quel punto in qualsiasi statua del Signore Siva in piedi?” – chiese momento. Swami usò questo percorso proprio l’uomo. “No, dovrebbe essere seduto”, fu il giorno dopo e, quando arrivò lì, lo scultore l’istruzione divina. Non solo: Bhagavan Stesso chiese maggiori chiarimenti: “Quale dovrebbe riprodusse la reale postura del Signore Siva, in essere l’altezza della statua, Swami?” “Falla cui medita con i palmi delle mani congiunti sul più grande possibile”, fu la Sua indicazione. grembo. Inoltre, aggiunse: “Non c’è bisogno “Circa 7 metri, Swami?” – domandò l’uomo. di fare quattro mani. Fanne solo due.” “La “Sì, falla così!” – fu il comando divino. Quella statua di Krishna misura circa 7 metri. La devo sera, Shilpi Subramanyam preparò uno fare di 8, Swami?” Lo scultore voleva essere schizzo su carta e lo mostrò a Bhagavan che chiaro. “Sì, vai avanti!” Il permesso divino fu l’apprezzò e gli disse di andare avanti. Da concesso. Bhagavan era infatti così felice di quel momento, Baba andò a vedere spesso come questa statua stava prendendo forma come procedevano i lavori della statua dal che un giorno portò con Sé un occidentale e, fondo della collina, ma non andò mai in cima mostrandogli la statua, disse: “Questo è Shiva.” fin quando la struttura non fu completata. Una Poi sorrise dolcemente e aggiunse: “Sai chi volta che la statua fu quasi pronta, cominciò la sta facendo? È mio figlio, Subramanyam!” ad avvicinarsi a essa e, congratulandosi con (secondo la tradizione indiana, Subramanyam lo scultore, diceva: “È molto bella. Continua.” è il figlio del Signore Shiva). Ancora una volta Successivamente, cominciò a portare degli Subramanyam restò senza parole all’infinita ospiti con Sé e mostrava loro con orgoglio misericordia di Bhagavan. questo bellissimo capolavoro azzurro che, Dopo che queste due statue furono assieme al piedistallo, era alto circa 8 metri. completate, Baba Stesso indicò allo scultore di Una volta terminato il lavoro, lo scultore creare le statue del Signore Zoroastro (6 metri) chiese: “Che cosa devo fare adesso, Swami?” e del Signore Gesù (8 metri) con istruzioni Egli sorrise maliziosamente e disse: “Ti ho specifiche sulla loro forma e caratteristiche. detto che ti ho donato l’intera collina. Fai Eterno Auriga

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Mentre queste gigantesche forme degli Dei riempivano la facciata della collina, un certo giorno del 1987 Swami disse a Shilpi Subramanyam: “Sulla cima della collina voglio una statua di Hanuman. Falla! Egli è tuo amico.” Quando lo scultore chiese quando avrebbe dovuto iniziare l’opera, Bhagavan rispose: “Fai la Bhumi Puja (dissodare il terreno compiendo una cerimonia di consacrazione) domani.” Secondo le istruzioni di Bhagavan, lo scultore eseguì la cerimonia il giorno successivo. Tuttavia, Bhagavan non partecipò all’evento. Quando lo scultore gli chiese di nuovo di andare a benedire il posto, Egli disse: “Vengo, aspetta!” Quell’attesa trovò realizzazione dopo tre anni, nel febbraio del 1990, quando all’improvviso Bhagavan chiamò Shilpi Subramanyam e disse: “Ti ricordi quel giorno in cui ti chiesi di lavorare per la statua di Hanuman? Ora vai a iniziare il lavoro. Dovrebbe essere alta 20 metri.” La storia di come il maestoso Hanuman si erga magnificamente in quel luogo, dominando quella sacra collina e ricordando a tutti l’accresciuta grandezza della devozione unidirezionale, è da sola una saga. Bhagavan Stesso creò un piccolo Hanuman d’argento per mostrare agli ingegneri la forma e le dimensioni esatte di tale enorme statua. Questo fu, infatti, uno dei momenti salienti delle celebrazioni del 65° Compleanno di Bhagavan nel 1990. Ma Swami aveva altri piani per l’Hill View Stadium. Nel 1993, chiese a Shilpi Subramanyam di fare una statua del Signore Buddha. Doveva essere creata anche una grotta per Buddha, e Swami disse: “Falla sembrare il Mandapam di Gaya (il luogo in cui Buddha raggiunse l’illuminazione).” Lo scultore cominciò a realizzare questa statua sulla base di una fotografia inviata 32 Luglio 2021

da devoti del Giappone. Quando la statua fu quasi terminata, Bhagavan arrivò, ma rimase deluso. Apparentemente infastidito, disse allo scultore: “Qualcuno benedice forse con la mano sinistra? Si benedice solo con la destra.” Lo scultore implorò immediatamente il Suo perdono e, durante la notte, modificò la statua in modo tale che si vedesse che il Signore Buddha (alto circa 8 metri) benediceva con la mano destra. La mattina seguente, quando Bhagavan vide la versione modificata, fu immensamente soddisfatto del tempestivo lavoro e della dedizione dello scultore. Con ciò, la facciata di questa particolare collina era divenuta un panorama delle Divinità di fedi diverse. Non avrebbe potuto esserci una rappresentazione più grandiosa della costante insistenza di Bhagavan in merito all’“Unità della Divinità”. La Partita di Cricket per la Sri Sathya Sai Unity Cup Nel 1995, le celebrazioni per il 70° Compleanno di Bhagavan videro il terreno dello stadio riempirsi di innumerevoli persone che desideravano custodire gelosamente nel loro cuore anche solo uno scorcio, pur se

Lo stadio con gli spalti. Eterno Auriga


da lontano, di quell’Arancione Brillante. Si avvertiva che questo stadio era perfetto per tutti i grandi eventi Sai. Ma, nel 1997, Bhagavan fece comprendere, alla mente dei devoti, ciò che si intende per “evento Sai”, decidendo di tenere una partita internazionale di cricket proprio in questo stadio! Ora, la decisione di Bhagavan catapultava quel terreno a diventare uno stadio di livello mondiale, paragonabile a qualsiasi struttura di questo tipo in India o nel mondo. Il settore costruzioni della Larsen & Toubro venne incaricato di tale lavoro e, nel giro di 8 mesi, il terreno fu completamente trasformato. Non c’era più un Upper Ground (terreno superiore) e un Lower Ground (terreno inferiore). Quest’ultimo fu portato al livello del terreno superiore. Su tutto il campo furono poste, per circa 10 centimetri di spessore, tonnellate di terra rossa proveniente da Bengaluru, furono create quattro piazzole con allineamento nord-sud e, quando un devoto anziano chiese a Bhagavan di santificare il campo con il tocco dei Suoi Piedi di Loto, Egli prontamente accettò. Così, lo Stadio Internazionale per la Sri Sathya Sai Unity Cup fu pronto entro il 18 novembre 1997. Era rettangolare e misurava 80 metri da nord a sud e 75 da est a ovest. Contemporaneamente, Bhagavan costruì anche gradinate a dieci livelli sul lato orientale e una tribuna con una superficie di 1500 metri quadrati che la rendeva più grande della maggior parte delle tribune internazionali. La mattina del 30 dicembre 1997, lo storico incontro tra India XI e World XI venne inaugurato dall’allora Primo Ministro dell’India, Sri I.K. Gujral, srotolando la Bandiera dell’Unità Sri Sathya Sai che recava l’emblema del Sarva Dharma, circondato da bandiere in miniatura di 124 Paesi. Il World XI era composto dai migliori giocatori provenienti da Sri Lanka, Pakistan, Bangladesh e Inghilterra.

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A tal proposito, ciò che è immensamente significativo è ciò che Bhagavan disse una volta agli studenti a metà degli anni ’80. Una sera di gennaio del 1985, dopo aver visto una partita di cricket giocata dagli studenti, iniziò a parlare di come dal gioco del cricket si possano imparare profonde lezioni spirituali di vita e, dopo un po’, si fermò, si rivolse ai ragazzi con uno sguardo misericordioso, e disse: “Siete tutti fortunati a giocare in questo stadio che avete voluto, ma ricordate che un giorno grandi giocatori di cricket, provenienti da tutto il mondo, giocheranno qui e Swami li osserverà... vedrete grandi giocatori venire a Prasanthi Nilayam!” Quel penultimo giorno del 1997 fu testimone di come celebri giocatori di cricket indiani ricevessero dalle Mani Divine la “Sri Sathya Sai Unity Cup” di 20 kg in oro puro. Conclusosi il decennio degli anni ’90, si poteva solo guardare lo stadio con stupore e meravigliarsi pensando a come Bhagavan avesse così magnificamente sintetizzato sport e spiritualità, svelando nuove dimensioni per entrambi e consentendo a tutti un breve saggio su ciò che Egli intende quando dice: “La vita è un gioco, giocala!” Come gran finale del XX secolo, che fu benedetto in quanto ci si poté beare dell’enigmatica magnificenza in continua espansione dell’Avatar Sri Sathya Sai, e quale dedica per il Suo 75° Compleanno, i vecchi devoti della Missione Sai pregarono Bhagavan che fosse costruito un monumento commemorativo per documentare la splendida Saga di Sri Sathya Sai. Così, il 18 novembre 2000, Bhagavan donò all’umanità il “Chaitanya Jyoti”, il maestoso museo all’angolo nordoccidentale della collina, la cui architettura è una confluenza di molte culture. È davvero sorprendente che, fino a quando questo edificio non fu eretto, l’Hill View Stadium metteva in mostra le gigantesche figure dei Divini Maestri di varie epoche, ma, quando si trattò del Kali Yuga, non c’era l’immagine del

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Compleanno, nonché il Maestro, ma un monumento teatro ove i Suoi studenti stellare del Suo messaggio mostrano le loro abilità, e della Sua missione. Non il loro acume e carattere c’è da stupirsi: Bhagavan ha nell’Annuale Incontro di sempre sottolineato: “La Mia Sport e Cultura dell’11 vita è il Mio messaggio.” gennaio. Questo stadio è Mentre l’Hill View Stadium infatti diventato sinonimo ora sembrava pieno di statue della grandiosità e della su un lato con il possente magnificenza delle Hanuman in cima, enormi celebrazioni Sai. gradinate su tre lati e Quando si entra in l’imponente palco dello Santhi questo luogo santo, Vedika a sud, alcuni vecchi ci si sente invadere devoti ancora pensavano: da grande riverenza e “Nell’Hill View Stadium come umiltà. Allorché si alza può essere completo lo lo sguardo e si vedono spettacolo panoramico delle quelle Divinità, i cuori Divinità senza la presenza si inchinano in segno di della precedente incarnazione rispetto e obbedienza, di Bhagavan?” e si inizia a pregare: “O Così, cedendo alle loro Signore, fai salire anche preghiere, la mattina del me a quell’alto livello di 15 ottobre 2002 Bhagavan La statua di Shirdi Sai Baba. servizio e sacrificio che inaugurò scoprendola una ha esemplificato il Tuo amato Hanuman, che gigantesca statua di Shirdi Sai, accanto a hai posto sulla cima di questa collina.” quella del Signore Shiva. A questo punto, Questo è il potere trasformativo di questo con tale installazione, l’Hill View Stadium era sacro luogo. Esso resterà per sempre nel davvero perfetto e completo. È questo anfiteatro divino a essere, ormai paesaggio del sacro villaggio di Puttaparthi da più di trentacinque anni, l’arena scelta come una solenne testimonianza del per tutte le magnifiche celebrazioni del Messaggio d’Amore di Swami.

Perché il saggio Vasishtha andò dall’imperatore Dasaratha? Egli non era interessato alla ricchezza o allo sfarzo. Voleva essere lì quando il Signore si sarebbe incarnato come Rama. Sita stimava Hanuman allo stesso modo. Disse che, anche se gli avesse offerto la signoria dei tre mondi, non avrebbe saldato il suo debito nei Suoi confronti. Sita disse in lode a Hunuman: “Tu sei l’incarnazione del sacrificio, ed esemplifichi la pura devozione. Per merito di queste due qualità, hai il diritto di muoverti liberamente in tutti e tre i mondi. Tutti e tre i mondi sperimenteranno la prosperità attraverso la tua presenza.”

– Bhagavan Sri Sathya Sai Baba 34 Luglio 2021

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Data della pubblicazione 1° luglio 2021

Fissate la vostra Mente nella Meditazione Per cogliere dall’albero della vostra vita quei frutti che avete protetto e coltivato sotto forma di buone qualità, e li avete offerti a Dio, esiste una particolare peculiarità. Per promuovere le buone qualità, dovete affrontare diversi problemi. Quindi, è attraverso queste buone qualità che anche la vostra mente può acquisire una concentrazione divina. Senza buone qualità e senza buoni pensieri, come potete fissare la mente nella meditazione? – Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

E d i z i o n e I t a l i a n a d e l S a n a t h a n a S a r a t h i 36 Luglio 2021

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