Occhio Magazine n° 6 Giugno 2009

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ANNO 1 _ N. 6 GIUGNO 2009 â‚Ź 1,50

MENSILE DI INFORMAZIONE DI SAN VITO DEI NORMANNI S A N M I C H E L E S A L E N T I N O - C A R O V I G N O - L AT I A N O

DUELLO SACCOMANNO vs FERRARESE

E i nomi dei primi eletti nella tornata elettorale del 6 e 7 giugno

SPECCHIOLLA

Ritorna alla vita con interventi lungo il litorale e la nascita di un Resort a 4 stelle

OLIMPIADI IN... LATIANO

Grande successo e madaglia del Presidente della Repubblica a Tommaso Mola

CORRISANMICHELE

Inserita tra le tappe importanti del Trofeo Corripuglia 2009

Guarda che MARE Bellezze naturali e degrado: le contraddizioni di un litorale che continua a rimandare il suo appuntamento con il turismo


COMUNICAZIONE

Progetti di immagine coordinata> Ricerca del naming e creazione del marchio, gestione dell’identità istituzionale coordinata di tutti i supporti di comunicazione, progettazione e realizzazione siti web Edizioni> realizzazione di cataloghi, folder e brochures anche all’interno di un progetto editoriale Packaging> analisi della concorrenza, progettazione dell’imballaggio nel design e negli aspetti funzionali in ogni formato e materiale Organizzazione eventi> coordinamento dell’immagine negli aspetti tecnici e progettuali

Advertising e progetti di comunicazione> studio dei mezzi, realizzazione di campagne pubblicitarie e di comunicazione politica Stampa> consegna del prodotto finito, di ottima qualità e in tempi contenuti

info@artemotive.it tel. 0831 986314 via V. Azzariti, 19 San Vito dei Normanni _ BR


IN QUESTO NUMERO

Politica

• I duellanti • I “pochi eletti” • L’esercito degli scrutatori

Copertina

• Ritorno alla vita • “Amici di Specchiolla” • Lega navale e sociale • Nuova luce col 4 stelle • Grasso alle ruspe, dune abbattute

Latiano

• Olimpiadi in... Latiano • Groviera in salsa latianese • Fontanine da salvare

San Michele Salentino

• Corrisanmichele

Carovigno

• Amianto bollente • Giochi della gioventù

San Vito dei Normanni

• Puglia Cablaggi. Ultimo atto • La casa della nuova vita • La solidarietà in mostra • La giornata dell’infermiere • Di corsa verso la meta • SalentoFinibusTerrae

La parola all'esperto

• L’urlo del corpo

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pag. 32

• Un morbo di nome Alzheimer

pag. 35

Salute Viaggi

• Messico e nuvole

Cultura

• Foto di classe

Cinema

• Antichrist

Teatro

• Il silenzio e le rose

Sport

• L’A.S. Carovigno torna in 1 • La Cedat85 vola in “C” • Edilmed vincente a

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Riepilogo

nota del direttore “Tanto tuonò che piovve”. È proprio il caso di dirlo ed il riferimento è allo speciale sulla marina di Specchiolla e non solo, contenuto in questo nuovo numero di Occhio magazine. Infatti, dopo anni di degrado e di abbandono, promesse fatte e poi non mantenute, oggi qualcosa si muove e si torna a sperare che il territorio abbia quello slancio turistico che gli è congeniale. Al di là dei campanilismi, Specchiolla è una risorsa e come tale va trattata e valorizzata. Il recupero e percorso di valorizzazione pare sia iniziato. Speriamo, solo, che non si interrompa e che possa dare frutti in tempi contenuti, perché solo così si ridarà respiro, anche occupazionale, ad un territorio che ha del potenziale, ma che si assoggetta facilmente a logiche e dinamiche più forti. Buona lettura… Doriana Santoro

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Direttore Editoriale Vito Valente Direttore Responsabile Doriana Santoro Hanno collaborato Claudio Argentieri, Luigi Asciano, Tiziana Balsamo, Luciana Conte, Francesco D’Agnano, Giuseppe De Simone, Dario Di Viesto, Giuseppe Di Viesto, Avv. Giuseppe Di Viesto, Giuseppe Fagiano, Marilena Locorotondo, Michelangelo Nigro, Antonio Passante, Francesca Presto, Angelo Siciliano Concessonaria per la Pubblicità Artemotive via V. Azzariti, 19 San Vito dei Normanni - tel. 0831.986314 Fotografia foto a cura di Giuseppe Di Viesto, foto viaggi: Giuseppe Di Viesto2, foto Pantanagianni: Giovanni Calò Grafica e impaginazione Emanuela Verrienti - Artemotive - info@artemotive.it copertina a cura di Giuseppe Di Viesto Edito da Sandei Communication Mediamonitor / via V. Azzariti, 19 - 72019 - San Vito dei N.nni BR - tel. 0831 986314 Stampato da: ERREBI Grafiche RIPESI - Via del Lavoro, 23 - 60015 Falconara Marittima - AN Chiuso l'11.06.2009 Sandei srl - Occhio magazine - Registrato presso il tribunale di Brindisi n. 1/09 del 04.02.09

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OCCHIO Politica

I DUELLANTI

Michele Saccomanno e Massimo Ferrarese in una sfida all’ultimo voto

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on se lo aspettava nessuno. Anche perché sondaggi e venti politici nazionali davano per certo il vantaggio di Michele Saccomanno. E invece è finita al fotofinish, con Massimo Ferrarese che è riuscito a mettere una spalla davanti all’avversario. 44,43 % contro 43,91%: un migliaio di voti in più. Se si

Lo scontro politico a cinque, dopo la prima tornata elettorale, si trasforma in duello analizzano i dati nel dettaglio, nei nostri quattro comuni la bilancia delle preferenze pende dalla parte di Saccomanno, che ha conquistato il 63,04 % a Carovigno, il 61,97% a S.Vito e il 44,06% a Latiano. Solo a San Michele Ferrarese si è attestato davanti all’avversario: 48,74% contro 46,93%. Dove si è deciso il risultato allora? Di sicuro le roccaforti di Ferrarese sono state Francavilla Fontana, sua città natale, e Brindisi, in cui l’imprenditore ha raggiunto il 50,11 % dei voti, ben 6.500 voti in più dell’antagonista. Ma il dato che più

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di Michelangelo Nigro sorprende è quello dei numeri della lista Ferrarese, che a Brindisi ha ottenutio il 22, 67% dei voti. Se si pensa che il Pdl ha ottenuto nel capoluogo il 23,25% delle preferenze, solo mezzo punto in più di Ferrarese, si capisce che quella dell’ex presidente di Confindustria è stata soprattutto una vittoria personale, costruita forse sul fascino dell’homo novus, dell’imprenditore che in campagna elettorale ha saputo porre l’accento sui successi personali (professionali e sportivi). Forse, almeno in provincia di Brindisi, più che il cosiddetto laboratorio politico (quello che vede coalizzarsi Pd, Udc e Io Sud) ha vinto il personaggio e la quantità impressionante di mezzi e risorse messe in campo. Il Pdl ha sottovalutato soprattutto quest’ulitmo aspetto, contando su una terra tradizionalmente più propensa a sbilanciarsi verso destra. E ora? Cosa ci riserva il risultato del ballottaggio? Tutto dipenderà da due elementi. In primis quel 10% di elettori che hanno preferito Fistetti e Massari. Voteranno per Ferrarese o si asterranno, non riuscendo a mandar giù una coalizione che qualcuno ha definito una marmellata politica? E poi l’affluenza alle urne, vera incognita, capace di condizionare fortemente il risultato finale. Di certo possiamo dire che

sarà un duello avvincente, nel quale si sfideranno all’ultimo colpo due personalità impor-

MASSIMO FERRARESE

tanti della nostra terra. Il senatore contro l’imprenditore. Allora, en garde…

MICHELE SACCOMANNO

SVISTE ELETTORALI Mi arriva a casa una lettera, ma è per mia nonna. La manda Franceschini. Che scemo sto Franceschini che sbaglia a mandare le lettere! Mi rimbocco le maniche: la lettera elettorale la porterò io a mia nonna. Lungo il tragitto ci penso: “Di certo a lei la lettera piacerà. Certo, il suo mito è Pippo Baudo (Pippi Bà, come lo chiama lei), ma non penso che un’amicizia epistolare con Franceschini le farebbe troppo schifo”. Appena giunto dalla nonna le porgo la lettera. Ci avevo preso, le piace! Il suo viso è sorridente... nella cornice ovale della foto al cimitero. Giuseppe De Simone


ANNO 1 N.6 - GIUGNO 2009

magazine

I “POCHI ELETTI”

I quattro candidati che hanno già conquistato uno scranno nel consiglio provinciale

Candidato Partito

Angelo LANZILLOTTI PDL

Candidato Partito

Giuseppe IAIA PDL

Candidato Partito

Antonio GIOIELLO PD

Candidato Partito

Vincenzo ATTORRE La Puglia prima di tutto

Collegio

Carovigno

Collegio

San Vito I

Collegio

Latiano

Collegio

San Vito I

Numero di voti

3.505

Numero di voti

1.832

Numero di voti

1.783

Numero di voti

778

Percentuale

T

39,53%

renta poltrone da occupare: 18 vanno alla maggioranza e 12 all’opposizione. Ma per sapere nomi e facce di tutti i consiglieri provinciali bisognerà aspettare l’esito del ballottaggio, perché il premio di maggioranza consentirà ai migliori esclusi di guadagnare un posto in Provincia. Nel frattempo, però, possiamo dire che 20 nomi sono certi. Per ciò che concerne i collegi dei nostri comuni, ai nomi che abbiamo indicato in alto si potrebbero aggiungere quelli di due sanvitesi, Pietro Epifani (Pdl),

Percentuale

27,77%

che ha ottenuto 855 voti (24,56%) e Vincenzo Marinò (Dc), 646 preferenze, pari al 9,79%. Entrambi dal 22 giugno frequenteranno piazza Santa Teresa, a patto che sia Saccomanno a vincere il ballottaggio. Un po’ più arduo il ripescaggio per i candidati dei nostri collegi schierati nelle liste che appoggiano Ferrarese. Anche se, in caso di vittoria dell’imprenditore, le nomine degli assessori potrebbero sgomberare qualche scranno del Consiglio e questo rimetterebbe in pista i perdenti più quotati del centro-sinistra.

Percentuale

21,94%

BALLOTTAGGIO Si vota il 20 e il 21 giugno per eleggere il nuovo presidente della Provincia di Brindisi.

Percentuale

11,79%

In tale occasione i cittadini risponderanno anche ai tre quesiti del referendum sulla legge elettorale.

REFERENDUM I tre quesiti referendari riguardano: • premio di maggioranza nazionale per la Camera dei deputati (abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste); • premio di maggioranza regionale per il Senato (abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste); • disciplina delle candidature (abrogazione della possibilità per uno stesso candidato di presentare la propria candidatura in più di una circoscrizione).

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OCCHIO Politica

L’esercito degli scrutatori

Tra polemiche sussurrate e nuove norme, una possibilità di guadagno per i giovani

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hi lo sussurra appena, chi scuote la testa indignato, chi evoca a gran voce il proverbiale “magna magna”. Quando si parla delle nomine degli scrutatori, il commento è pressoché unanime: tutto deciso a tavolino. Ma sappiamo davvero di cosa stiamo parlando? Come avviene realmente la designazione degli scrutatori di seggio? La do-

Legge e Commissioni per designare i “fortunati” che hanno svolto il ruolo di scrutatori nella tornata elettorale del 6 e 7 giugno manda può sembrare inutile, ma dal momento che c’è moltissima gente che, fino a un nanosecondo prima dell’apertura dei seggi, si precipita all’ufficio elettorale per offrire con slancio la propria disponibilità, forse non è superfluo ricordare cosa dispone la legge in merito. Innanzitutto può essere nominato scrutatore solo chi è iscritto all’apposito albo. L’albo viene aggiornato annualmente e ci si può iscrivere entro novembre. L’iscrizione non va rinnovata perché è valida a vita, salvo cambio di residenza o intervenute incompatibilità con

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di Michelangelo Nigro l’incarico. Coloro che sono stati nominati scrutatori per le ultime elezioni, dunque, sono risultati inseriti nell’albo a novembre del 2008. La nomina avviene in una pubblica adunanza convocata dalla Commissione elettorale comunale tra il venticinquesimo e il ventesimo giorno antecedente la data della votazione. A San Vito, in vista dell’ultima tornata elettorale, tale assemblea si è tenuta il 18 maggio. La Commissione elettorale era composta da 4 membri: il sindaco, in veste di presidente, e 3 consiglieri comunali, due di maggioranza e uno di opposizione. La Commissione ha il compito di provvedere “alla nomina degli scrutatori, per ogni sezione elettorale del Comune, scegliendoli tra i nominativi compresi nell’albo degli scrutatori in numero pari a quello occorrente“ (legge 270/2005). Non c’è più dunque il sorteggio, che era previsto fino

al 2005. Le nomine vengono fatte a discrezione della Commissione. Certo, la dea bendata sarebbe più imparziale nella scelta, ma il sorteggio non permette di privilegiare il merito e di effettuare una turnazione. D’altra parte, quando le nomine sono fatte da una commissione, sono necessariamente arbitrarie, cioè legate alla decisione dei singoli commissari, sui cui criteri di scelta non sempre è facile capirci qualcosa. Sulle nomine, è vero, le proposte sono tante quante sono le teste. Qualcuno pretende che a fare gli scrutatori dovrebbero essere i disoccupati, ma qualcun altro obietta che le elezioni non sono un ufficio di collocamento e che occorre privilegiare le competenze. Bisognerebbe stabilire quali siano queste straordinarie competenze necessarie per esaminare una scheda elettorale. Forse basta un po’ di attenzione e senso di responsabilità. E questo non te lo dà una laurea o altro titolo

di studio. Un po’ di esperienza viene invece richiesta ai presidenti di seggio, per i quali si preferisce la riconferma per il ruolo di maggiore responsabilità che essi ricoprono. Dando una rapida occhiata alle nomine di quest’anno e confrontandole con quelle dell’elezioni politiche del 2008, si può almeno notare con soddisfazione che c’è stato un turn over completo e nessuno scrutatore è stato confermato. Qualcuno potrebbe appellarsi al ricorrere di alcuni cognomi e cimentarsi nella ricostruzione di improbabili alberi genealogici. Ma a noi non interessa. Forse il sistema perfetto di designazione degli scrutatori non esiste. Ci piacerebbe però che le nomine venissero fatte con senso di equilibrio, magari privilegiando chi un’occupazione non ce l’ha per niente. Si tratta pur sempre di 145 euro (tanto vale il gettone di ricompensa per lo scrutatore). E coi tempi che corrono non sono certo da buttare via.


OCCHIO Copertina

ANNO 1 N.6 - GIUGNO 2009

RITORNO ALLA VITA

Progetti di riqualificazione e progettazione urbana del litorale per rianimare Specchiolla di Marilena Locorotondo Circa 20 anni fa, Specchiolla, soprattutto nel periodo estivo, era fulcro di incontro e svago per giovani e famiglie. Questi per sfuggire alla calura estiva si riversavano nella marina, popolandola e rendendola viva. Soprattutto i sanvitesi, affezionati da sempre a Specchiolla, ricorderanno i tanti giovani che pur di raggiungere la località, non avendo un’auto propria, facevano l’autostop. I locali cult dell’epoca erano La Lucciola, Lo Smeraldo, a cui poi si aggiunse il parco giochi Smile. I giovani degli anni ’80 non possono non ricordare le serate trascorse in questi locali con le comitive, a vivere amori estivi, a ritrovare amicizie e a godere della bellezza naturale del luogo. Tutto questo era Specchiolla; era, appunto! Perché poi l’incuria e l’inciviltà dei suoi stessi villeggianti e visitatori, oltre che delle istituzioni del territorio, ha fatto sì che cadesse nell’abbandono. Solitaria e trasandata, oggi cerca il suo riscatto.

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n attesa dell’approvazione regionale del Progetto di riqualificazione del lungomare di Specchiolla, nell’ambito del Piano

Strategico dell’Area Vasta Brindisina, sono stati effettuati lavori di ripulitura presso il lungomare della marina di Carovigno. Più di 500mt di costa sono stati finalmente restituiti ai residenti della borgata, dopo anni di lamentele. Gli interventi di potatura degli alberi e quelli di recupero delle siepi e aiuole deturpate hanno ridefinito parte della pineta, offrendo alle famiglie più spazi per passeggiare e vivere la natura. Il Sindaco Vittorio Zizza commenta: “Aspettiamo la conferma della Regione per attuare il progetto di riqualificazione e progettazione urbana del litorale che va da Pantanagianni a contrada Carisciola e del lungomare di Specchiolla. In questi mesi abbiamo recuperato e riconsegnato all’uso pubblico le aree demaniali marittime, a monte e a valle del viale Tamerici, abbandonate in un totale stato di deterioramento e spesso abusivamente occupate da privati”. La Regione Puglia dovrebbe pronunciarsi sul progetto di importo pari a circa 1.826.427 euro entro il prossimo dicembre. La conferma dell’Ente rappresenterebbe una

manovra decisiva per l’economia di tutto il territorio brindisino, trainata per buona parte dal settore turistico, e una tappa importante per la fruibilità dell’ambiente costiero. “Gli interventi sui porti turistici del litorale come Specchiolla, Torre Canne, Villanova, Savelletri sono tesi a cercare l’integrazione con servizi diversi dall’attività portuale vera e propria e prevedono, infatti, la realizzazione di piste ciclabili, aree verdi, siti di interesse culturale, nonché con le infrastrutture di intermodalità (parcheggi, viabilità di accesso, aree di manovra, spazi di rimessaggio)”. Il responsabile della gestione del territorio, l’archi-

l’arcobaleno dopo innumerevoli tempeste. Negli ultimi anni infuocate polemiche hanno acceso i riflettori sulla questione sospesa Carovigno-Specchiolla, i residenti della borgata marina carovignese hanno persino fondato il comitato Amici di Specchiolla, composto nella quasi totalità da cittadini di San Vito dei Normanni, che da sempre sentono la marina di Specchiolla di loro proprietà, denunciando aspramente la grave situazione di degrado ambientale del territorio e lamentando una profonda sfiducia nelle istituzioni che sembravano indifferenti di fronte alla grave situazione. Dopo anni di controversie il Co-

tetto Vito Nicola Sacchi, spiega i dettagli del progetto, presentato dall’amministrazione carovignese, concludendo: “È prevista nei prossimi mesi la realizzazione di un tratto di viabilità ciclopedonale”. Questo intervento appare come

mune di Carovigno interviene sul lungomare di Specchiolla cercando di ridare un po’ di colore al territorio e inaugurando, almeno si auspica, una nuova fase di dialogo e collaborazione con i residenti della marina.

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OCCHIO Copertina

“Amici di Specchiolla”

Il comitato, presieduto da Bartolomeo Parisi da sempre schierato dalla parte della marina

I

l Presidente del comitato Amici di Specchiolla plaude alle iniziative che l’Amministrazione Comunale di Carovigno sta ponendo in essere per rifare il look della marina. L’avvocato Bartolomeo Parisi, Presidente del comitato Amici di Specchiolla, ci spiega che il comitato non nasce per contrapporsi a nessuno, ma con l’intento di collaborare, coinvolgere e sensibilizzare sui problemi delle marine (e quindi non solo su quelli che vive Specchiolla) tutte le Amministrazioni coinvolte nella loro tutela e recupero. “A tal fine – afferma l’avvocato Parisi - quando fui nominato Presidente del comitato decisi di inviare una lettera ai Sindaci di San Vito dei Normanni, San Michele Salentino e logicamente Carovigno, per chiedere loro una sinergia che portasse benefici alle bellezze naturali del territorio brindisino. Con solerzia ed attenzione il Sindaco di Carovigno mi rispose invitandomi a fargli visita; anche il Sindaco di San Michele mi rispose condividendo l’iniziativa del Comitato. Accettai l’invito del Sindaco Vittorio Zizza ed in quell’occasione ebbi modo di incontrare tutti i componenti della Giunta del Comune di Carovigno, con loro ebbi un confronto molto proficuo”. Dunque, l’apertura dell’Amministrazione ha convinto ancor di più l’avvocato Parisi della bontà del confronto e del dialogo quando si intende fare qualcosa per

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di Doriana Santoro

La mancata realizzazione del depuratore crea disagi e spese ai villeggianti di Specchiolla e non solo il proprio territorio. Da qui un percorso fatto di stima reciproca, che ha visto l’Amministrazione di Carovigno al fianco dei componenti del comitato nella vicenda delle cartelle pazze che si sono visti recapitare per la bonifica della fossa asettica. Vicenda tutt’altro che archiviata, dato che le spese da pagare fanno riferimento all’anno 2005. “Abbiamo avuto un ulteriore incontro con il Sindaco Vittorio Zizza per esporre le nostre perplessità sulle spese che ci erano state notificate e per sollecitare la collaborazione tra i tre Comuni coinvolti per la realizzazione del depuratore. Il Sindaco Zizza ci ha teso una mano stanziando 50mila euro, per gli oneri dovuti per il 2005 e altrettanti per quelli del 2006”. Un gesto che merita menzione, visto che è stato l’unico Sindaco a capire le esigenze dei proprietari di case e villette all’interno della marina. Tutto chiarito? Affatto! Chiediamo al Presidente perché un balzello così alto. “È dovuto al fatto che oltre alle

spese giuste da supportare vista la situazione, si aggiungono anche i furbetti, ossia quelli che non pagano o che non vogliono pagare avendo avviato un ricorso presso il Giudice di Pace per una presa di posizione condivisibile o meno. La quota di costoro si va a sommare dunque alla spesa procapite di coloro i quali vogliono pagare, ed ecco spiegata l’esosa cifra. Ma noi, del comitato, e non solo noi, restiamo in attesa del depuratore per il quale i soldi sono stati stanziati dalla Regione Puglia. Il Comitato dispone di professionisti e tecnici che sarebbero lieti di dare la loro disponibilità al Comune qualora ve ne fosse necessità in forma assolutamente gratuita”. La regione Puglia ha, sì, stanziato i fondi per la realizzazione del depuratore consortile, ma

restano inutilizzati - aggiungiamo noi - per chissà quale ragione; se solo si accelerasse l’iter burocratico quelle cifre potrebbero essere impiegate per rendere più civili ed ospitali i nostri territori, ben tre: Carovigno, San Vito dei Normanni e San Michele Salentino. Il litorale carovignese è lungo ed appetibile, quindi ben vengano iniziative volte al suo recupero ed alla sua valorizzazione. Inoltre, non è da sottovalutare la presenza dell’oasi naturale di Torre Guaceto, fiore all’occhiello dell’intero territorio, che insieme alle peculiarità della zona potrebbe essere volano dell’economia turistica. Specchiolla, a fatica, tornerà a splendere di luce propria, ma sarà il caso di dire grazie a qualcuno?

Bandiera blu? Niente Bandiera blu o altri riconoscimenti ambientali per la marina di Carovigno. L’opposizione coglie la palla al balzo e accusa l’Amministrazione comunale per il mancato riconoscimento, denunciando la carenza dei servizi e lo stato di degrado delle località turistiche. Il sindaco in realtà aveva già annunciato, in una nota diffusa il 16 maggio scorso, l’avvio di una serie di interventi per riqualificare le zone balneari. Pulizia delle spiagge e disinfestazione dei litorali, prima di tutto. E poi, novità più rilevante, la raccolta differenziata porta a porta in tutti i centri balneari (Torre Santa Sabina, Specchiolla, Carisciola e Pantanagianni). A tale scopo dovrebbero essere distribuiti ai residenti i sacchetti per la raccolta differenziata di umido, carta e plastica. La raccolta del vetro avverrà invece attraverso le tradizionali campane.


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LEGA NAVALE E SOCIALE La passione per il mare e l'attaccamento al proprio territorio animano i soci della Lega

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nche i soci della Lega Navale di Specchiolla sono molto contenti dei lavori di restyling avviati a Specchiolla. Come i componenti del comitato Amici di Specchiolla hanno da sempre un buon rapporto con l’Amministrazione Comunale di Carovigno. La Lega Navale dalla sua nascita ad oggi, cioè dal 1997, si è sempre prodigata organizzando iniziative e manifestazioni per strappare dal degrado e dall’abbandono la mari-

na carovignese. Al suo interno vanta 60 soci regolarmente iscritti e 60 studenti-soci del Liceo Scientifico Leonardo Leo di San Vito dei Normanni. Tra i soci, per la maggior parte cittadini sanvitesi, vi sono anche sammichelani, latianesi e logicamente carovignesi e baresi, questi ultimi sono soliti trascorrere le vacanze all’interno del villaggio Riva Marina. “La Lega offre ai suoi associati posto barca, scivolo in mare e tante iniziative socio-religiose ed ambientaliste. Infatti - spiega il Presidente della Lega Raffaele Gioia - ogni anno la Lega Navale organizza per la prima domenica di luglio la pulizia del lungomare, aperta a chiunque voglia collaborare a rendere più ospitale la marina. Sempre nel mese di luglio in collaborazione con l’AVIS di San Vito dei Normanni viene organizzata la raccolta di sangue (per il quale, come è noto, nel periodo estivo aumenta la richiesta). I primi di agosto poi - continua Gioia - la Lega Navale, con proprie barche e propri sommozzatori associati, provvede alla pulizia dei fondali

nello specchio di mare antistante il porticciolo”. In occasione della processione a Mare di Santa Maria Goretti viene ospitata la statua, che giunge via mare, dopo la processione dei fedeli da Serranova a Penna Grossa. “Siamo noi ad ospitare la statua in quanto la chiesa non è ancora ultimata - conclude il presidente - a tale manifestazione religiosa solitamente si associa la Sagra del Polpo, che nel corso degli anni ha popolato e allietato i palati di

turisti di passaggio e dei villeggianti della marina”. L’amministrazione comunale di Carovigno ha affermato che dovrebbe sorgere un porticciolo turistico proprio a Specchiolla ed i soci della Lega Navale auspicano che venga realizzato al più presto, in quanto sarebbe polo di attrazione molto importante per i diportisti, favorendo lo sviluppo di un turismo da diporto che ben si inserirebbe nel contesto ambientale dei luoghi. D.S.

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OCCHIO Copertina

NUOVA LUCE COL 4 STELLE Nel cuore di Specchiolla, una struttura eccellente che si estende su 18 ettari di terreno

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nche parole come “sostenibile” e “responsabile” possono essere associate al turismo, questo se si parla di resort e alberghi costruiti con l’ausilio della bioarchitettura, che utilizza fonti di energia rinnovabili mantenendo comunque un gusto estetico no limits. È questo il caso del Riva Marina Resort, una nuovissima struttura a 4 stelle sita in Lido Specchiolla e completamente immersa nel verde esistente del villaggio turistico Riva Marina. La sua posizione dà ai visitatori la possibilità di visitare la bellissima riserva naturale di Torre Guaceto, che dista appena due chilometri dal Resort, ovvero nel cuore dell’ Alto Salento. La struttura ha poco più di due mesi di vita, ma inizia a far parlare di sé. Si articola su circa 18 ettari di terreno ed offre 369 camere eleganti ed accoglienti; pari a 1200 posti letto. Inoltre vanta un esclusivo centro congressi, composto da cinque sale che complessivamente possono ospitare 1.400 persone. Per mantener fede all’intenzione

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di Marilena Locorotondo

Studenti in visita al resort

di rispettare i luoghi, la struttura è stata dotata di pannelli solari per fornire energia alternativa. Tra le attrazioni anche una Spa e strutture sportive all’avanguardia, tra cui un centro velico e una scuola di surf. Abbiamo incontrato il direttore del Resort Riva Marina, il dottor Enzo Di Roma, il quale ha affermato: “A Pasqua abbiamo ospitato 1200 persone, provenienti in gran

numero da tutto il nord est. Siamo stati in grado di coprire anche i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. Nel periodo di alta stagione - spiega Di Roma - ospiteremo, invece, molti turisti del Lazio e della Campania. Tutto questo è possibile grazie ad una rete capillare di informazione e comunicazione, ma soprattutto alla bellezza del territorio”. “Questa struttura - aggiunge - nasce nel totale rispetto del paesaggio e delle sue caratteristiche fisiche e antropiche. La proprietà della struttura fa capo alla Blu Salento e ad un importante tour operator di Roma. Per calare il Resort nella realtà locale abbiamo avviato, sin da subito, una collaborazione con il CON. TU. CA di Carovigno, per creare una sinergia con altre strutture ricettive presenti sul territorio affinché si promuova un turismo di qualità e soprattutto ad ampio raggio tempo-

rale nel territorio brindisino”. Più tecnicamente il Riva Marina Resort si presenta nello stile tipicamente mediterraneo, con un nucleo centrale costituito da un’ampia ed elegante hall che dà accesso alla sala congressi, al ristorante e ad ampie terrazze dalle quali si può godere dello splendido panorama offerto dal mare e dalla natura circostante. Una serie di edifici a due piani disseminati nel verde ospitano le camere, arredate all’insegna dell’eleganza e tutte provviste di collegamento internet. Di Roma, aggiunge: “Abbiamo i più avanzati supporti tecnologici, dal mixer amplificato, alle piastre di registrazione, dai mega-schermi di 520x250 cm all’impianto per teleconferenza. E poi, nei prossimi 18 mesi, sarà possibile organizzare ricevimenti, con una disponibilità di 408 posti per banchetti e 650 per


ANNO 1 N.6 - GIUGNO 2009

magazine

cocktail. Il tutto è scrupolosamente seguito dai cuochi del nostro ristorante, specializzato nei piatti della tradizione mediterranea e pugliese in primis”. Una spiaggia privata collegata al Resort con una navetta ecologica e gratuita, due piscine di oltre 1.000 mq, una sala fitness, il centro velico con istruttori federali, canoe e wind surf, campi da tennis, calcetto, basket e volley fanno del Resort Riva Marina un fiore all’occhiello nello scenario turistico brindisino. Una strategica posizione logistica, che vede la struttura ubicata a soli 18 km dall’aeroporto di Brindisi e a pochissimi chilometri dalla città bianca di Ostuni, da Alberobello e da Castellana Grotte. “Questo hotel dista 8 chilometri dal centro cittadino di Carovigno, è a due passi dall’aeroporto di Brindisi, da Ostuni e Alberobello, insomma continua a spiegare Di Roma - una motivazione molto valida per la scelta di ubicare qui la struttura. In più oltre a Vacanze Italiane nei dintorni non c’è altro, quindi possiamo incrementare in questa zona la possibilità di albergazione e occupazione. Infatti, abbiamo già assunto 110 persone, di cui solo 6 non sono di Carovigno. In seguito alla selezione fatta da dicembre a marzo scorso - dice ancora il direttore - siamo ora sicuri di aver completato l’organico per offrire un servizio adeguato ai nostri clienti, questo perché territorio ed impresa vanno di pari passo e certe professionalità non possono essere denaturalizzate”. Per maggiori informazioni…

AL LINK www.rivamarinaresort.it


OCCHIO Copertina

GRASSO ALLE RUSPE,

Arriva la bella stagione e va in scena il reato ambientale. Le perle rare di di Marilena Locorotondo

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ridosso dell’estate si accendono i motori delle ruspe, mezzi meccanici scavalcano le dune, antiche colline di sabbia spariscono per sempre proclamando l’avvio dell’abbattimento in sordina. “Non è possibile che l’azione illecita di criminali sia lasciata nel silenzio. Nessuno si è accorto dello scempio, nessuno ha sollevato la questione, nessuno ha indagato sui possibili responsabili, legittimando questi criminali ad agire di nuovo indisturbati!”. Questo il commento di un indignato residente della marina carovignese. Un’operazione estiva illegittima

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Ecomafia, buontemponi o solo vandali? Finalità nascoste, ma certo il danno ambientale ha depredato i preziosi litorali sabbiosi della riva di Pantanagianni, nella spiaggia cosiddetta Pantanagianni grande. Le perle rare del territorio, incontaminate da secoli, rischiano di essere trasfigurate da azioni criminose anonime. Eppure le spiagge sono una delle risorse paesaggistiche, ma anche economiche e socia-

li, più importanti del territorio brindisino. Un patrimonio naturale inestimabile fatto di arenili, sistemi dunali e coste rocciose. Ecomafia e abusivismo edilizio? Forse. Tuttavia i residenti della marina sono molto preoccupati, anche se nessuno ha ancora denunciato il fatto alle autorità competenti e il reato ambientale potrebbe finire nel dimenticatoio. “Ma dove è finita quella sabbia? Presa e gettata in acqua per creare un accesso personale al mare o prelevata indebitamente per conto di qualche grossa impresa edile e venduta per chissà cosa? Noi non riusciamo a darci delle risposte plausibili - conclude il residente indignato - Non sappiamo se sia stata un’inspiegabile iniziativa imprenditoriale per creare un parcheggio abusivo o altro. Certo è che spuntano prefabbricati illegali come funghi e questo è ormai diventato il regno dell’abusivismo edilizio”. Un colpo duro per le marine di Carovigno, i cui litorali si snodano in stupende dune costiere con grande varietà di paesaggio e patrimonio botanico e un reato ambientale di tale portata pesa

gravemente sul demanio marittimo, laddove un tratto di litorale definito “un delicato sistema dunale embrionale con presenze arbustive e arboree” è depredato da ignoti nell’assoluta indifferenza delle istituzioni. L’assetto geo-morfologico del territorio è compromesso perché, nel caso delle coste, le dune sono di solito disposte parallelamente al litorale e proteggono la parte interna dall’azione delle onde. La sabbia che compone le dune si forma per l’azione erosiva degli agenti atmosferici quali acqua e vento, e questo è uno dei tanti miracoli della natura creatrice. Nonostante la preziosità di questi elementi naturali sia risaputa si ripetono azioni depredative nel territorio, forse non considerati ancora del tutto dei veri reati ambientali. Le iniziative di educazione alla legalità sono forse insufficienti, manca la consapevolezza che la cultura della legalità, della democrazia e della partecipazione attiva sul territorio possano essere l’unico deterrente contro l’abusivismo e le micro-ecomafie. A farne le spese il delicato ecosistema delle dune brindisine.


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DUNE ABBATTUTE

Pantanagianni rischiano di essere trasfigurate da azioni criminose anonime

MA DOVE FINISCE LA SABBIA RUBATA? Dopo la tragedia in Abruzzo, si possono rileggere le parole di Roberto Saviano nel libro “Gomorra“ per farsi un’idea della possibile destinazione finale della sabbia che potrebbe essere stata rubata. “Io so e ho le prove. So come è stata costruita mezz’Italia. E più di mezza. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi, ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file infinite dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia. Camion in fila, che attraversavano le terre costeggiate da contadini che mai avevano visto questi mammut di ferro e gomma. Erano riusciti a rimanere, a resistere senza emigrare e sotto i loro occhi gli portavano via tutto. Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova”. (Roberto Saviano – Gomorrapagina 236)

LA REGIONE PUGLIA E IL COMUNE DI CAROVIGNO PER LE DUNE BRINDISINE Programmazione strategica regionale 2007/20013 e Piano Sviluppo Rurale. Come risaputo, il sistema costiero a nord di Brindisi è caratterizzato dalla presenza di sistemi dunali con elevato valore ecologico, derivante dalla presenza di habitat prioritari e comunitari secondo la direttiva Habitat 92/43; tali formazioni geologiche inoltre fungono da sistema protettivo per gli habitat a macchia mediterranea retrostanti, sono quindi un elemento da salvaguardare con estrema urgenza. Gli amministratori e i tecnici della Provincia di Brindisi, in particolar modo l’Amministrazione Comunale di Carovigno ha stilato un Documento Preliminare contenente la Programmazione strategica regionale 2007/20013 e il Piano Sviluppo Rurale del territorio. In esso sono indicate le proposte progettuali di intervento sul sistema costiero, di particolare importanza il ripristino dei sistemi dunali.

Dalle analisi del territorio si evince infatti che le dune localizzate a nord di Brindisi siano minacciate dall’erosione meteo marina e dall’attività antropica dopo, in particolar modo nel periodo estivo, quando migliaia di turisti frequentano le spiagge. Si ritiene di fondamentale importanza per la tutela e valorizzazione dei caratteri paesaggistico-ambientali, salvaguardare le dune localizzate presso Santa Sabina, Pantanagianni e Torre Guaceto. Si chiede alla Regione la possibilità di attuare interventi di ingegneria naturalistica per ripristinare le aree compromesse, realizzare percorsi pedonali che permettano ai turisti di raggiungere le spiagge senza danneggiare i sistemi dunali, realizzando soprattutto aree parcheggio al di fuori del demanio marittimo. L’intervento, ampiamente approfondito nel Documento Strategico 20072013 comprende: un ambito tematico Ambiente e risorse naturali; l’obiettivo specifico della tutela delle acque; la linea di intervento FESR.

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OCCHIO Latiano

OLIMPIADI IN…LATIANO

Corsa a ostacoli in carrozzina e tiro alla fune tra i tanti giochi per favorire l’integrazione

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enza precedenti è stato il successo della X edizione delle Olimpiadi IN che si sono disputate a Latiano il 2 giugno scorso in collaborazione con l’ANPIS nazionale e regionale. Una marea di persone ha invaso pacificamente la Città, mettendo

colpendo la fantasia dei grandi e l’interesse dei bambini. La banda cittadina dell’Associazione musicale Nino Rota del maestro Giuseppe Prenna, allargata per l’occasione ai neotamburellisti di Città Solidale, gli sbandieratori e musici del

la città degli ospiti venuti da tutta Italia e persino dall’Argentina. L’ingresso delle circa 1000 persone in Piazza Umberto I, designata per lo svolgimento dei giochi, è stato entusiasmante e persino toccante: Latiano non aveva mai visto una folla così

gnato al Presidente di Città solidale dott. Tommaso Mola la Medaglia del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. L’animazione dell’intera serata è stata mirabilmente condotta, in qualità di presentatore, dall’at-

Al presidente di CittàSolidale, il Dott. Tommaso Mola, la medaglia del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano

sottosopra la sonnolenza propria dei nostri centri di provincia. Il lunghissimo corteo degli atleti delle associazioni, dei familiari e amici provenienti da diverse regioni italiane ed estere ha percorso le vie cittadine creando al suo passaggio un clima festoso. Il grande drago, lungo 20 metri e alto 4 metri, creato dai giovani e dagli operatori di Città Solidale per simboleggiare lo stigma, il pregiudizio, la paura, il disprezzo verso il diverso e con cui ogni giorno tutti dobbiamo combattere per creare un mondo di pace e di piena eguaglianza, ha fatto irruzione in maniera prepotente,

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Rione Lama, gli artisti di strada e le numerosissime autorità intervenute, tra i quali il sindaco Graziano Zizzi, il sen. Prof. Antonio Gaglione, i Comandanti dei Vigili e dei Carabinieri, il picchetto dell’Aeronautica militare, l’Assessore provinciale ai servizi sociali Ada Spina, il Presidente di Confcooperative dott. Marco Pagano, il dott. Francesco Colizzi Presidente nazionale AIFO nonché Direttore del CSM di Brindisi, dall’ANPIS il presidente Nazionale dott. Roberto Grelloni e quello Regionale Antonio Lo Conte, hanno reso suggestivo il primo impatto con

grande gremire in ogni dove il suo centro storico. Il momento più significativo della serata è stato l’arrivo del Vice Presidente della Camera On. Rosi Bindi, che ha conse-

tore-regista Gino Cesaria. Le musiche, invece, sono state curate dal maestro Giuseppe di Potenza. La mini maratona, aprendo le attività sportive, ha portato


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magazine

l’energia e la vitalità dei bambini lungo le vie del centro storico. A seguire, l’esercito solidale dei maratoneti, impegnati in un percorso di cinque chilometri e incoraggiati e sostenuti dalla folla ai bordi delle strade, ha conquistato a piccoli gruppi il traguardo sito in piazza Umberto I. L’arrivo annunciato dallo speaker e inneggiato dagli atleti posti sugli spalti interrompeva temporaneamente i giochi che nel mentre si svolgevano, con slancio la corsa ad ostacoli in carrozzina, ironia e ilarità il gioco dei pesci in faccia, impeto l’Euro Pesca e con fervore e sforzo il tiro alla fune. I nomi dei primi classificati per la categoria atleti speciali (femmine e maschi) sono stati rispettivamente: il n.302 (nome non pervenuto) e il n. 338 Cristina Mariani; per la categoria atleti adulti: il n. 800 Rossella Sorge e il n. 735 Massimo Palma; per la categoria stu-

denti: il n. 795 Ilenia Valente e il n. 21 Nicola Vitale. Al termine il gran finale con uno spettacolo allietato dal gruppo musicale “Uaragniaun”.

HANNO PRESO PARTE ALL'INIZIATIVA Per la PUGLIA: la Cooperativa “Città Solidale”, la Comunità Riabilitativa “San Vincenzo”, l’Associazione “Basketball School”, la Comunità “Mitag”, la Comunità alloggio “Osiride”, la Comunità “Adelfia”, il Centro Occupazionale portatori di handicap, la Comunità “Fondazione Opera Beato Bartolo Longo” e comunità provenienti da Castellaneta. Per l’ Emilia Romagna: la Comunità “Diavoli Rossi”, la Comunità “Non andremo mai in tv” e la Comunità “Va Pensiero”. Per il Veneto: il Centro diurno “La Meridiana” ed il Centro “Arcobaleno”. Per la Toscana: La Comunità “La Giostra” e l’Associazione Polisportiva “BAOL”. Per le Marche la polisportiva “Solidalea”, per la Sardegna “Le Aquile”; per l’Umbria la polisportiva “Cobra”; per il Lazio la Polisportiva “Alchimia”. Ed infine una numerosa delegazione estera dall’Argentina.

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OCCHIO Latiano

Groviera in salsa latianese

Incuria e cattiva manutenzione del manto stradale. Il dissesto delle arterie comunali di Claudio Argentieri

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l titolo potrebbe indurre in errore, ma non stiamo parlando di una ricetta tipica o al contrario di una nuova rubrica culinaria lanciata da “Occhio Magazine“, ma semplicemente dello stato - in taluni casi disastroso - delle strade

Critica la situazione in contrada Smargiasso. I residenti si lamentano da anni

di Latiano. Buche, a volte rattoppate in tutta fretta ed alla rinfusa così da riaprirsi nel giro di una manciata di giorni, e con un diametro ed una

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profondità sempre più ampie. In diverse zone del paese, probabilmente anche a causa delle frequenti piogge che hanno tartassato il territorio negli ultimi dodici mesi, ci si imbatte in una serie di buche, a volte veri e propri “crateri“ che se non adeguatamente affrontate con perizia da “piloti di rally“ potrebbero arrecare seri danni alle nostre autovetture. “Se le conosci le eviti“, certo, ma se un forestiero dovesse per sua sventura attraversare il paese, imbattendosi in una di quelle strade assimilabili alla “Parigi-Dakar“, ri-

schierebbe di riportare seri danni alle sospensioni ed alle gomme della propria automobile. Urti di una certa entità entro certe buche, specie se spigolose, posso-

no danneggiare e col tempo deteriorare anche uno pneumatico di recentissima installazione; inutile dire che ciò, alla lunga, potrebbe anche mettere a repentaglio la vita

dei conducenti e passeggeri delle stesse automobili. Un esempio lampante e per certi versi scandaloso lo troviamo in una traversa della via per Torre Santa Susanna (contrada Smargiasso), a qualche centinaio di metri dal Campo Sportivo, dove da diversi anni gli abitanti della zona (si tratta infatti di un’area rurale ma comunque ad elevata densità abitativa, anche oltre i mesi di villeggiatura visto che vi abitano anche in inverno diverse famiglie latianesi) sono costretti a subire un’umiliante situazione documentata dal nostro servizio fotografico. “Non ne possiamo proprio più - afferma una signora che chiede di rimanere nell’anonimato - quest’anno ha piovuto tantissimo e vedevamo l’acqua entrare nelle nostre case. Inoltre ci sono stati molti casi di automobilisti che hanno chiesto l’intervento e l’aiuto di noi abitanti della zona, perché rimasti in panne con l’auto danneggiata. E la situazione diviene ancor più umiliante nel momento in cui i politici o meglio politicanti di turno, di ogni schieramento, si ricordano di questa strada proprio nel periodo della campagna elettorale. E il resto dell’anno dove sono? Chi li vede? Non vogliamo essere dimenticati”. Insomma, urge un intervento al più presto, bisogna sistemare quella strada quanto prima, magari approfittando delle giornate estive, comunque prima che ritorni la stagione delle piogge.


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FONTANINE DA SALVARE Piccoli e graziosi monumenti cittadini e gradite oasi in estate. Rivalutiamole

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a forte calura che ha investito nei giorni scorsi il nostro territorio, spinge quasi inconsapevolmente a guardare con rinnovato interesse alle fontanine pubbliche, da cui sgorgano ogni giorno svariati litri di acqua fresca. Uno spreco? Non è detto, poiché se esse si presentassero in condizioni migliori, probabilmente potrebbero ritornare ad essere utilizzate da cittadini e passanti, proprio come accadeva fino a qualche decennio addietro, quando rappresentavano una piacevole

e fresca pausa. Gli agenti del Comando di Polizia Municipale di Latiano, di concerto con l’assessore al ramo Giuseppe Carlucci, hanno effettuato un giro ispettivo sulle (poche) fontanine pubbliche rimaste ancora attive in città. “La freschezza dell’acqua che quelle fontanine erogano - hanno affermato gli agenti - rientrerebbe tra quei piccoli piaceri che quotidianamente ogni cittadino potrebbe concedersi, se solo però fossero in buono stato di conservazione e manutenzione. Troppo spesso, però, ci si imbatte in fontane poco utilizzate, pur tra notevoli sprechi di acqua, semplicemente perchè la manutenzione non viene eseguita puntualmente. Nel nostro giro di perlustrazione assieme all’assessore Carlucci proseguono i vigili - abbiamo riscontrato in più di qualche caso una trascuratezza nella manutenzione delle stesse tale da portare il cittadino a non utilizzarle, poiché apparentemente sporche e maltenute”. Da qui è nata una segnalazione inviata all’Ufficio tecnico comunale, con cui si invita ad intervenire quanto prima presso gli Enti competenti al fine di far tornare queste fontanine pulite ed efficienti. Si spera che tale intervento avvenga entro l’estate, per non privarci della fresca acqua dispensata da questi piccoli “monumenti“ troppo spesso dimenticati. C.A.

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OCCHIO San Michele Salentino

CORRISANMICHELE

Pienone di atleti e di pubblico per la nona edizione della gara podistica del 17 maggio di Giuseppe Di Viesto

Il CORRIPUGLIA è un circuito di manifestazioni di corsa su strada indetto dal C.R. FIDAL Pugliese di cui è titolare. L’organizzazione delle singole prove viene affidata alle Società che

Alla competizione hanno partecipato anche 2 ragazzi disabili con ottimi risultati nell’edizione del precedente anno si sono classificate in base a criteri deliberati dal Consiglio Regionale del C.R. FIDAL pugliese stesso. Il

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Trofeo Corripuglia 2009 prevede un totale di 22 prove inserite in calendario …”. Parole testualmente citate nel dispositivo tecnico generale Corripuglia 2009. Tappa importante di questo grosso circuito, è stata la CORRISANMICHELE, giunta alla sua 9a edizione, che ha visto la città che la ospitava inondata da atleti provenienti da ogni luogo della Puglia. Quasi 1500 gli iscritti a questa tappa, che sono stati gestiti in maniera egregia. Tutto si è svolto regolarmente. Gli orari sono stati di gran lunga rispettati e durante la corsa non c’è stato incidente di alcun genere. Al traguardo arrivano: al primo posto Gennaro Bovino (Nuova Atletica Giovinazzo), amatore da quest’anno, che taglia il traguardo dei 10 km con tempi da record (32 min),

dietro di lui Alessandro Belotti (Team Palagiano) e al terzo posto Rocco Nitti (Manzari Casamassima). Per la categoria femminile, invece, sarà premiata la prima arrivata Emma Delfine (Nadir Putignano) che percorre i 10 km in ben 39:50 min. Alla gara hanno partecipato anche due ragazzi diversamente abili, con ottimi risultati. La prima dei due ad essere premiata (personalmente dal sindaco di San Michele Alessandro Torroni che ha presieduto tutta la gara incitando gli atleti) è stata la leccese Anna Grazia Turco, atleta in handbike. Il secondo, Leonardo Fortunato, che giocava in casa, è stato osannato dal pubblico cittadino durante tutto il percorso, ed è riuscito a correre mantenendo la media di 4 minuti

a chilometro. “Un ottimo risultato - ci confida il suo allenatore Michele Gallo, atleta sanmichelano a sua volta, che segue costantemente gli allenamenti dell’atleta Fortunato - è


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riuscito a stabilire questo tempo eccezionale, pur non essendo la sua specialità atletica”. “Avrei potuto fare meglio - ci dice Leonardo, sorridendo - solo che ieri sera ero di turno al mio lavoro di vigilante notturno, e stamattina ho corso nonostante le pochissime ore di sonno!”. Il suo allenatore lo abbraccia e con un sorriso grande quanto la loro voglia di correre dice: “La prossima volta andrà ancora meglio!”.

all’

appuntamento

Prossima tappa del Corripuglia sarà la Stratuturano. La gara podistica, giunta alla tredicesima edizione, si terrà il 21 giugno alle 18. Oltre 1000 atleti si sfideranno sulla distanza dei 10 Km nella piccola frazione di Tuturano.

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OCCHIO Carovigno

AMIANTO BOLLENTE

Inceneritore fai da loro e fumi inquinanti che infestano l’aria con polveri d’amianto

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o scorso novembre ci siamo occupati della situazione critica di via Prato, la sede prediletta degli scarichi abusivi di Carovigno, che tra frigoriferi smantellati e rifiuti di vario genere ospitava lastre di eternit. Ora sul posto, invece di interventi risolutori, troviamo una nuvola di fumo che aleggia tra gli ulivi del terreno adiacente alla discarica, diventata nelle ultime settimane luogo di incenerimento abusivo. Cumuli di rifiuti inceneriti, case invase dal fumo tossico, gente arrabbiata e tuttavia impotente, la situazione di via Prato è davvero peggiorata in questi ultimi mesi. A ridosso di un’estate, che si annuncia torrida ed afosa, i vicini di casa dell’inceneritore abusivo sono disperati, i reati ambientali della “cattiva“ Carovigno non solo continuano, ma si aggravano nel tempo. Eppure la pericolosità dei gas sprigionati nell’aria sembra non preoccupare le autorità predisposte all’intervento, che ancora non hanno effettuato i dovuti controlli sulla discarica abusiva a cielo aperto. Troppe le lamentele, tanto inquinamento e nessun provvedimento in atto. “Dietro alla nostra villetta ogni giorno o quasi, ignoti, o noti, vengono a scaricare rifiuti. Un problema grosso è l’ amianto. In tanti, per evitare gli altissimi costi dello smaltimento, scaricano l’eternit dove capita cioè qui. Abbiamo segnalato il fatto ma nessun controllo è stato effettuato. Ora qualcuno si è inventato lo smaltimento fai

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di Marilena Locorotondo

da te, eliminare i rifiuti appiccando il fuoco… e tutto il vicinato respira veleno”. Deluso e arrabbiato uno dei residenti della zona si lamenta: “Ci hanno abbandonati. Ormai

gali sono impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri preferibilmente da non lasciare a cielo aperto. In Italia la gestione dei rifiuti rappresenta uno di quei casi davvero hot e và differenziandosi da regione a regione. La legalità e il rispetto delle norme ambientali a riguardo sono del tutto ignorate. L’infiltrazione della criminalità, perpetrata nel tempo e i traffici illeciti come la cattiva gestione della cosa pubblica ren-

è quasi un anno che viviamo in questo modo, la situazione è critica e nessuna autorità interviene per bloccare il fenomeno punendo pesantemente i colpevoli. Siamo stanchi di chiedere aiuto e preoccupati per le conseguenze sulla nostra salute”. In realtà gli stessi inceneritori le-

dono difficile la gestione del problema rifiuti, soprattutto in alcune regioni meno “virtuose“ come la Campania. Lo stesso impianto di Brindisi è stato chiuso in seguito ad un filone che vedeva oggetto di inchiesta la manomissione dei sistemi di controllo delle emissioni. Uno smaltimento casereccio e

I vicini di casa dell'inceneritore abusivo sono disperati. E chiedono l'intervento delle autorità preposte

senza controlli di alcun genere, come quello di via Prato, provoca l’immissione illimitata dei gas di combustione nell’aria, di impurità e la formazione di colonie batteriche, per non parlare delle polveri di eternit assolutamente cancerogene alle quali tutta la cittadinanza è esposta costantemente. Inoltre il terreno che costeggia la discarica è ricco di erba secca e facilmente infiammabile nel caldo periodo estivo. I bellissimi e rigogliosi ulivi secolari, rischiano di scomparire in un incendio doloso, e questo sarebbe purtroppo l’ennesimo disastro ambientale annunciato.


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GIOCHI DELLA GIOVENTÙ Scuola e sport: ogni anno si ripete il connubio perfetto. Una festa per bambini e famiglie

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o scorso 5 maggio sono stati inaugurati a Carovigno i Giochi Sportivi Studenteschi, nella fase intercomunale. Tre giornate di sport,

grinta e divertimento per i giovanissimi, concluse dalla cerimonia di premiazione dei migliori atleti il 7 maggio. L’Amministrazione comunale, l’assessorato alla Pub-

blica Istruzione in collaborazione con il 1° e il 2° Circolo Didattico di Carovigno hanno organizzato tutta la manifestazione di inizio dei Giochi, partita nella meravi-

Una cultura sportiva sana è fondamentale nella formazione di ogni persona gliosa cornice del parco provinciale Dentice di Frasso. Il corteo di bambini e insegnanti si è diretto verso il campo sportivo comunale, dove gli alunni più piccoli hanno aspettato le scuole ospitate, offrendo loro uno spettacolo in cui interpretavano tutte le popolazioni e culture del mondo. “Tra le iniziative abbiamo pensato di realizzare il progetto continuità, dove i bimbi dell’ultimo anno di scuola materna hanno potuto collaborare con quelli del primo e dell’ultimo anno della scuola primaria. Il traumatico passaggio dai 5 ai 6 anni fino ai 10 è stato esorcizzato festosamente. I bambini, vestiti e truccati con abiti, accessori e colori tipici di tutte le nazioni del mondo, hanno offerto un grande messaggio di fratellanza al pubblico dei grandi, accendendo con il loro entusiasmo le gare vere e proprie degli alunni più grandicelli, delle quarte e delle quinte”. Questo il messaggio di una maestra intervistata. “Nella formazione della persona - aggiunge l’insegnante è necessaria una cultura sportiva che sia sana e ricca di valori. La scuola deve insegnare ai bambini

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OCCHIO Carovigno

che la competizione sportiva non è una guerra dei più forti, ma un’occasione per crescere e confrontarsi, lo specchio della società con tutte le sue peculiarità, il rispetto reciproco e la disciplina in qualsiasi attività si svolga”. Ospitate a Carovigno le scuole primarie di Ostuni, San Vito dei Normanni e Ceglie Messapica accompagnate dai dirigenti scolastici, dalle insegnanti, dai sindaci e le figure istituzionali legate al mondo della cultura e, di riflesso, della scuola. L’evento, che coinvolge ogni anno tutte le scuole elementari della provincia di Brindisi, ha emozionato i piccoli atleti e le loro famiglie, tra i giochi di bandiera e lo spettacolo degli sbandieratori di Carovigno. M.L.

RACCONTI D'AMORE E FAVOLE Gli alunni della Scuola Secondaria di primo grado “Buonsanto Meo” di San Vito dei Normanni hanno partecipato al concorso nazionale Racconti d'amore e favole, indetto dal Liceo Classico “Virgilio” di Vico Garganico. Ad aggiudicarsi il primo posto per la sezione FAVOLE sono stati i ragazzi della I° H: Rita Manelli, Chiara Ardone, Giulia Ardone, Luciano De Carlo, Giorgia Sardelli; per la sezione RACCONTI D’AMORE sono stati premiati gli alunni della II° H: Pierangelo Vasta, Gabriele Contaldo, Maria Rita Mingolla, Francesca Sicilia, Federica Valente e Arianna Ribezzi. Grande soddisfazione anche da parte del Preside della scuola, Giuseppe Elefante, e da parte del corpo docente che ha coordinato ed accompagnato i ragazzi in questa esperienza editoriale, conclusasi con grande successo.


OCCHIO San Vito dei Normanni

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Puglia cablaggi. Ultimo atto

Il 31 maggio la fabbrica ha chiuso i battenti. Ecco cosa hanno ottenuto gli operai

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ome nelle migliori opere teatrali anche l’ultimo atto della vicenda Puglia Cablaggi non si è fatta mancare il colpo di scena finale. Doveva essere un semplice incontro in cui le parti si ritrovavano per la firma di un accordo che “vagamente” accontentava entrambi e invece… Si era stabilito, dopo l’incontro di Bari, che gli operai avrebbero percepito 23 mensilità; da queste però bisognava detrarre 2 mensilità già percepite per il protrarsi della trattativa. Delle rimanenti 21, otto stipendi sarebbero stati indennità di disoccupazione a carico dell’INPS e quindi una retribuzione lontana dal loro normale stipendio. Volendo riassumere, quindi, i ragazzi della Puglia Cablaggi percepiranno una decina di stipendi pieni e 8 indennità di disoccupazione. “Il dottor Manini - ci dice uno degli operai - al momento della firma ci ha proposto una risoluzione al ribasso. La cifra che avevano concordato ci veniva proposta al “lordo”. Forse perché avevamo perso la possibilità di avere la Cassa integrazione in deroga e non avendo altre scelte hanno tentato di metterci con le spalle al muro! Dimenticava il dottore che avremmo potuto mettere in atto un contenzioso tra la ditta e tutti gli operai. Abbiamo rifiutato la proposta. Dopo una serie di telefonate alla dirigenza

di Francesco D’Agnano della Cobo la trattativa è ritornata sui binari iniziali e l’accordo è stato fatto”. Dal 31 Maggio la Puglia Cablaggi non ha più dipendenti e gli ex operai dal 1 giugno sono iscritti presso l’ufficio di collocamento per ricevere l’indennità di disoccupazione.

Da recriminare tante cose, sin dalla nascita della Puglia Cablaggi: ci si chiede ancora perché non erano presenti le sigle sindacali in questa piccola, ma importante realtà produttiva locale. Malumori, mugugni ci sono ancora e, come ci dice uno degli ex

operai, tutti rivolti all’azienda. “Ci siamo sentiti presi in giro; ci avevano detto che la Cassa integrazione in deroga poteva essere applicata solo se ci fossero stati 4 dei nostri dipendenti che si trasferivano a Pescara: ma questo non era vero. La deroga dava la possibilità a tutti i nostri operai di poterne usufruire e invece, alla fine, l’azienda ha dato a noi anche le colpe per aver fatto saltare il tavolo di contrattazione di Bari. Siamo delusi. Niente da eccepire invece sul comportamento del sindacato: La CISL, nella persona di Nunzio Semeraro, ha fatto la sua parte; se pensiamo che siamo partiti con un’offerta iniziale dell’azienda di 3000 euro… il risultato finale è stato ben diverso e si può dire con certezza che la trattativa si è conclusa discretamente anche perché si è riusciti ad inserire il diritto di prelazione che ci dà la possibilità, secondo noi remota, di poter essere inseriti nelle future attività della Cobo in loco”. La Puglia Cablaggi in questi giorni viene svuotata anche dei suoi macchinari: l’ennesima realtà produttiva che chiude al Sud, l’ennesimo capannone che si sgombra. Sarà solo il problema della recessione? Eppure, in questo nostro meridione, è un finale che abbiamo visto tante volte. Possibile che le nostre realtà produttive abbiamo sempre un titolo ben definito? Cronaca di una chiusura annunciata.

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OCCHIO San Vito dei Normanni

La casa della NUOVA VITA Occhio magazine incontra padre Vincenzo Pennella, sacerdote sanvitese missionario in India

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di Michelangelo Nigro

adre Vincenzo Pennella mi dà appuntamento “nella Mercede“ (come dice lui), nella chiesa di San Francesco (come dicono tutti i sanvitesi).

Una struttura per accogliere i bambini di strada Che in India sono 18 milioni Lo trovo in chiesa, seduto nel primo bancone. Breviario aperto e sguardo dritto sul tabernacolo. Quasi mi dispiace guastare questa atmosfera mistica. Per fortuna si volta verso di me e mi vede. Padre Vincenzo ha appena raggiunto il traguardo dei trent’anni di sacerdozio. Il giorno prima di quest’intervista ha festeggiato con i parrocchiani. Senza dimenticare la sua missione, anche se è in vacanza in Italia, da dove manca da tre anni. Dopo la Messa di ringraziamento ha mostrato nel salone parrocchiale un video amatoriale che documenta l’ultima fatica della sua attività di missionario in India. Una casa per i bambini di strada. Da quanto tempo si trova in India? Dal 1992. Sono sedici anni. La prima volta sono partito con un permesso di sei mesi come turista,

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perché si poteva entrare solo con questo tipo di visto. Dopo questo periodo sono tornato in Italia, in attesa che mi concedessero un visto speciale come insegnante.

Sono ripartito dopo undici mesi, nel maggio del ’94. Da allora vivo in India. Ho un permesso come insegnante di latino e di italiano. Come missionario non mi sarebbe

consentito di restare. Tra le attività più impegnative che porta avanti in India c’è la gestione di una casa per i bambini di strada. Quando è


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nata questa struttura? I lavori sono iniziati un anno fa. Ma quella attuale è una struttura provvisoria, di proprietà della diocesi. Il nostro obiettivo è quello di costruire presto un istituto più grande, che possa ospitare almeno un centinaio di bambini di strada. Abbiamo già acquistato un terreno di oltre 10 ettari. In cosa consiste di preciso la vostra attività nella struttura? Raccogliamo i bambini dalle stazioni, dalle città o dai villaggi, in cui sono costretti spesso a lavorare. Oppure cerchiamo bambini che hanno abbandonato la scuola e stanno in giro senza fare niente. Li accogliamo nella nostra struttura, ovviamente con il consenso loro e dei genitori, oppure dei referenti, nel caso in cui siano orfani. Il soggiorno è molto libero: i bambini possono andare via quando vogliono, possono ritornare… Li facciamo restare con noi solo per un periodo, per ridare loro un clima di famiglia, per farli tornare in salute e immetterli nell’ambiente scolastico. Di solito restano da noi un anno; poi tornano nei loro villaggi dove frequentano la scuo-

la pubblica. Non dà fastidio alla popolazione che sia un bianco a fare questo tipo di lavoro? Il mio compito nella struttura è solo quello di coordinare. Poi ci sono i sacerdoti indiani che insegnano ai bambini. Io mi occupo anche di curare i rapporti con le autorità ecclesiastiche. Con quelle politiche bisogna andare più cauti. Ovviamente se si tratta di registrare strutture o beni immobili, vengono usati dei nomi indiani. Per quanto riguarda la gente semplice è tutto molto più facile: le persone si fidano, sono contente di ricevere aiuto. Noi frati siamo rispettati al massimo non solo dai cristiani, ma anche dai musulmani e dagli indù. Quanti sono i cristiani in percentuale? Possono professare pubblicamente la loro fede? I cristiani costituiscono il 2-3 % della popolazione indiana, che è in larga parte di fede induista. I cristiani possono pregare tranquillamente, riunirsi nelle chiese. Ma è molto difficile il passaggio da un’altra religione al cristianesimo. Le conversioni sono vietate

e, comunque, nei rari casi in cui sono ammesse, devono essere approvate dal governo. Una conversione senza l’approvazione del governo è punita con la prigione. C’è contatto tra le varie religioni? Ci sono ad esempio i matrimoni misti? Di solito ci si sposa tra ragazzi che hanno lo stesso credo. E poi il matrimonio in India è combinato dai genitori, che cercano il partito migliore per il proprio figlio o la propria figlia. Il matrimonio per amore, come avviene in Occidente, è rarissimo. Per cui una coppia mista si forma esclusivamente tra due ragazzi che si innamorano e hanno il coraggio di manifestare il loro amore. E di affrontare tutti gli ostacoli che questa scelta comporta. Abbiamo avuto modo di conoscere meglio la realtà dei bambini di strada grazie al film The Millionaire. Cosa pensa del film? È realistico? La realtà rappresentata esiste nelle baraccopoli. Il film è ambientato negli slum di Bombay, ma avviene anche in molte altre città che i bambini scappino da casa e vengano raggirati da adulti, che li usano per i loro scopi. E questo spesso è l’inizio di un incubo per i bambini. I bambini di strada sono 18 milioni, praticamente un terzo dell’Italia. Certo è un numero che va rapportato all’India, che ha una popolazione di 1 miliardo e 100 mila abitanti. Ma è comunque una cifra importante. In questi giorni ci sono le elezioni in India. (Al momento dell’intervista non è ancora stato reso noto il trionfo di Sonia Gandhi, ndr). Quanto conta per voi il risultato elettorale?

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OCCHIO San Vito dei Normanni

Lo aspettiamo con una certa ansia, perché la situazione cambia molto in base al partito che va al potere. Cinque anni fa ha vinto il partito del Congresso, quello dei Gandhi, che ha dimostrato una grande apertura verso tutti. Cinque anni prima era al potere una coalizione guidata da un partito fondamentalista e le cose non si stavano mettendo molto bene per noi. Cosa possono fare i lettori di Occhio che volessero aiutarvi? La forma di solidarietà che cerchiamo di promuovere è quella dell’adozione a distanza. Chi fosse interessato può rivolgersi alla parrocchia della Mercede a San Vito. A chi decide di fare un’adozione, viene assegnato un bambino, di cui riceverà per posta la foto, i dati anagrafici e le Padre Vincenzo Pennella. Nasce a San Vito dei Normanni nel 1953. Nel 1966 entra nel seminario dei Padri Mercedari. Il 12 maggio 1979 viene ordinato sacerdote a Roma. Si è occupato della formazione dei seminaristi prima a Cagliari e poi a Nemi (Roma). Dal 1992 è missionario in India dove cura la formazione dei seminaristi mercedari e, da un anno, gestisce una casa di accoglienza per bambini di strada.

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caratteristiche della famiglia, nel caso in cui il bambino ne abbia una. I soldi servono per acquistare il materiale necessario per la sua istruzione, ma anche tutto ciò che serve per la sua crescita. La cifra che noi chiediamo è di 20 euro al mese. È una cifra superiore a quello che serve mensilmente a un bambino indiano. Col disavanzo aiutiamo anche gli altri bambini cui non è stata ancora assegnata l’adozione a distanza. È un modo per non creare forme di discriminazione tra poveri .

Una scena del film “The Millionaire“

THE MILLIONAIRE Otto statuette all’ultima edizione degli Oscar, tra cui quelle per miglior film e miglior regia. The Millionaire, di Danny Boyle, è stato uno dei maggiori successi dell’ultima stagione cinematografica, e ha riscosso consensi di pubblico e di critica. Protagonista è un ragazzo proveniente dalla baraccopoli di Bombay, che partecipa all’edizione indiana di “Chi vuol essere milionario”, per ritrovare la ragazza di cui si è innamorato. Con ritmo incalzante, costruzione narrativa mirabile, tono sempre in bilico tra comico e drammatico, il film denuncia la triste situazione in cui versano i bambini di strada negli slum della metropoli indiana. Andhra Lo stato dell’India centro-orientale dove Padre Vincenzo gestisce una casa d'accolgienza per bambini di strada. Si affaccia sul golfo del Bengala. È il quarto stato dell’Unione Indiana per superficie ed il quinto per popolazione.


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LA SOLIDARIETÀ IN MOSTRA

Nel chiostro di San Domenico una mostra di pittura e fotografia a favore dei terremotati

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’ idea nasce davanti a due tazze di caffè, mentre ci si scambia due chiacchiere sulla recente tragedia del terremoto in Abruzzo. Giuseppe De Siati e Massimo Fedele pensano di organizzare una mostra di beneficenza per aiutare gli sfollati, coinvolgendo gli artisti di San Vito. Giuseppe lancia l’appello su Facebook e in pochi giorni riceve una valanga di adesioni. 23 artisti, tra pittori e fotografi, sono disposti a concedere alcune opere per questa iniziativa. Poi l’idea, nata spontaneamente, si inserisce nella rete cittadina di solidarietà, tessuta dal Comune di San Vito. La mostra è stata inaugurata nel chiostro dei Domenicani il 23 maggio scorso, con una performance musicale di Giuseppe De Siati, e si è conclusa il 27 con un’asta, guidata dal prof. Giuseppe Cecere Junior, in cui sono stati assegnati alcuni dei quadri rimasti invenduti. 800 euro il bilancio della vendita. Per alcuni una bella cifra. Non per gli organizzatori, che puntavano ad una somma ben più consistente, considerati i nomi importanti di alcuni artisti, quali Flaviana Pagliara, Franco Legrottaglie, Alfredo Passante, Massimo Fedele. Artisti che producono da anni e che hanno ricevuto l’attenzione anche di critici dell’arte. Cosa non ha funzionato, allora? Di sicuro la serata finale, quella

di Michelangelo Nigro dell’asta che - come lamentano gli organizzatori - è stata volutamente spostata, non certo per loro volontà, per farla coincidere con un convegno dell’AISM che si è tenuto proprio quella sera nel chiostro. Le due iniziative invece di darsi risalto, hanno finito per ostacolarsi reciprocamente e soprattutto l’asta ha visto posticiparsi di mezz’ora in mezz’ora la sua celebrazione. Polemiche a parte, l’iniziativa può considerarsi riuscita, non solo perché sono stati comunque raccolti dei soldi, scopo principale della mostra, ma anche perché si è verificato un piccolo miracolo: tanti artisti sanvitesi hanno esposto insieme le loro opere per la prima volta. Anche chi non aveva mai voluto, forse anche per pregiudizio, esporre nella propria città ha accettato di aderire. E poi è stata un’occasione di confronto tra artisti di due generazioni, quella delle vecchie leve e quella di chi comincia ora ad affaciarsi al mondo della creazione. Particolarità, quest’ultima, che è stata rimarcata anche dal prof. Massimo Guastella, visitatore d’eccezione della mostra. La compresenza di numerosi artisti ha contribuito allo sbocciare di tanti progetti e anche, in alcuni casi, alla nascita di sodalizi artistici. Prova che l’arte non è poi sempre un’attività individuale e che il confronto e lo scambio possono essere proficui.

Speriamo che iniziative come questa si possano ripetere, magari

senza aspettare un’altra catastrofe naturale per mettersi insieme.

Gli artisti: Franco Legrottaglie, Massimo Fedele, Giuseppe Moccia, Giovanna Pizzuto, Annalinda Bombacigno, Luca Simone, Cosimo Ferrara, Alfredo Passante, Flaviana Pagliara, Federica Elefante, Tony De Summa, Vitiliana De Nitto, Franca Gallone, Gino Fasano, Antonio Barbero, Rita Cavaliere, Antonio Gemma, Giuseppe De Siati, Giuseppe Di Viesto, Carmen Parisi, Vito Musa e Vincenzo De Siati.

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OCCHIO San Vito dei Normanni

La Giornata dell’Infermiere

La festa di una professione totalmente ripensata e valorizzata negli ultimi anni

Momento clou la lettura pubblica del nuovo codice deontologico in vigore dal 01.03.09 chiesa del casale di San Vito. Non è un caso, quindi, che il 12 maggio 2009 il sindaco A. Trizza, l’assessore S. Errico e il Collegio provinciale IPASVI (Infermiere Professionale, Assistente Sanitario, Vigilatrice d’Infanzia) di Brindisi, nella persona del presidente Annamaria Vita, abbiano scelto proprio questo luogo ricco di fascino e storia per celebrare la giornata internazionale dell’infermiere. Quasi a voler stabilire una svolta alla professione infermieristica, una pietra miliare, come ribadito più volte nel corso della conferenza, professione che nell’arco degli ultimi anni è stata

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foto De Maria

totalmente ripensata. Si è passati infatti da una formazione ottenuta attraverso il diploma di scuola regionale ad una formazione universitaria che rilascia il titolo di “Dottore in Infermieristica”. Inoltre, è stata attivata una formazione complementare, con master universitario di 1° e 2° livello, ed una laurea specialistica che sono ormai a pieno regime in tutte le regioni. Ma torniamo alla giornata dell’infermiere, che non è una festa privata fatta dagli infermieri per gli infermieri, ma è qualcosa in più. È l’occasione per celebrare assieme ai cittadini i valori della professione, è una festa che annualmente si celebra il 12 Maggio, data di nascita, nel lontano 1820, di Florance Nightngale, fondatrice delle scienze infermieristiche moderne. Negli anni ’60 a celebrare il 12 maggio sono solo alcune associazioni infermieristiche e qualche colleggio provinciale. È nel 1980 che la Federazione Nazionale IPASVI decide di sostenere l’iniziativa, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica sui valori di cui è portatrice la professione infermieristica, una professione che trova il suo significato più originale ed autentico nel servizio alla persona. La scelta appare quanto mai opportuna e raccoglie ampi consensi come dimostra il fitto calendario di iniziative promosse dai collegi e dalle associazioni. A partire poi dal 1992 la Federazione Nazionale Collegi IPASVI, sostiene regolarmente la giornata internazionale dell’ infermiere, anche con la diffu-

foto De Maria

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on si poteva scegliere posto migliore per svestire gli infermieri delle loro casacche, almeno per un giorno, e farli incontrare con i cittadini. Il luogo in questione è la chiesa di San Giovanni in San Vito dei Normanni, donata qualche decennio fa dalla famiglia Dentice di Frasso al Comune che, dopo averla restaurata, ne ha fatto un luogo di mostre e di incontri culturali. La tradizione vuole sia stata la prima

di Giuseppe Fagiano

sione di manifesti che sottolineano l’impegno degli infermieri italiani sui temi della solidarietà e dell’alleanza con i pazienti e le loro famiglie. Gli slogan proposti in oltre un decennio ribadiscono tutti la scelta di stare “dalla parte del cittadino”. Il 12 maggio è così diventato l’occasione per far sì che la professione infermieristica “parli un po’ di sé”, con i ricoverati negli ospedali, con gli utenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionisti della sanità e non in ultimo con i giovani che devono scegliere un lavoro, insomma con tutti coloro che nel corso della propria vita hanno

incontrato o incontreranno un infermiere. Lo slogan scelto dalla Federazione Nazionale quest’anno è “Noi infermieri con i nostri valori dalla vostra parte, sempre”. Il momento clou della giornata è stato la lettura pubblica del codice deontologico in vigore dal primo marzo 2009, il quale è alla quarta edizione (le precedenti sono del 1960, 1977, 1999). Il codice deontologico contiene le esigenze etiche di una professione, è l’elemento d’identità e lo strumento attraverso il quale un professionista si presenta alla società ed è anche lo stumento che orienta e guida il professionista


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i pazienti e con i familiari anche nell’evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e dell’elaborazione del lutto. C’è un impegno dell’infermiere di tirarsi sulle spalle tutta la persona in tutte le sue dimensioni, compreso l’aspetto assistenziale, per rispondere ai bisogni di salute del paziente, pianificando, gestendo gli interventi infermieristici e valutando l’efficacia secondo gli obbiettivi fissati. In questo nuovo codice emerge anche

realizzava così un abbraccio simbolico della gente presente agli infermieri da poco in pensione e agli infermieri neo laureati che da lì a poco si sarebbero resi protagonisti sul palco della stessa piazza. I primi, chiamati uno ad uno e premiati dal collegio per la loro carriera da dipendente appena conclusasi, ma orgogliosi di rimanere infermieri “dentro“ anche oltre la pensione. I neo laureati recitando un giuramento solenne davanti alla citta-

fermieri come una vera e propria risorsa strategica per il sistema sanitario e per questo dovranno divenire sempre più protagonisti di una nuova sanità che faccia proprio il concetto di integrazione fra ospedale e territorio, coniugando i principi dell’organizzazione con la reponsabilità del processo assistenziale. Si è stati testimoni di una bella giornata in cui gli infermieri, alla luce del nuovo codice deontologico, sono usciti maggiormente

dinanza quasi a voler ribadire e condividere impegno e valori della professione. Il momento più emozionante però è stato sicuramente la fine della cerimonia con l’incontro e i saluti fra gli infermieri pensionati e gli infermieri neolaureati, il passato e il futuro. Insomma un passaggio di consegne ufficiali, di doveri, impegni e responsabilità con l’immancabile gratificazione del significativo momento. Questa celebrazione ha presentato gli in-

consapevoli della loro figura professionale; dall’altra parte, i cittadini sono stati rassicurati, alla luce dell’impegno preso ufficialmente dagli infemieri, che considerano il proprio ruolo ed operato sempre più importante, in una società in cui si vive più a lungo. La fiducia infermiere-cittadino ne è uscita rafforzata, la società può ritenersi soddisfatta e dormire sonni tranquilli… la figura infermieristica veglia!

foto De Maria

nelle scelte di comportamento e fornisce i criteri per affrontare i dilemmi etici e deontologici. Di fatto, è uno dei parametri che vengono utilizzati in caso d’incidenti professionali per stabilire ruoli e responsabilità. Le norme contenute nel codice sono vincolanti, la loro inosservanza è sanzionata dal collegio professionale il quale è garante della qualificazione dei professionisti e della competenza da loro acquisita e sviluppata. I 51 articoli del codice descrivono le responsabilità nell’assistere e nel curare, nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo, secondo principi di equità e giustizia, tenendo conto dei valori etici, religiosi, culturali e delle condizioni sociali della persona. Inoltre, viene rimarcato il fine di non nuocere, la ricerca di formazione permanente, il segreto professionale, la tutela e riservatezza nel trattamento dei dati relativi all’assistito. Molta attenzione è stata data dai presenti alla riflessione ed interpretazione filosofico - teologica del codice da parte del Vicario generale dell’Aricidiocesi Brindisi - Ostuni Mons. G. Satriano il quale ha sottolinato “La disponibilità dell’infermiere a mettersi in gioco e a collaborare realmente con gli altri colleghi infermieri con l’équipe medica, con

la vulnerabilità dell’infermiere che, essendo persona come l’assistito, pur avendo tante competenze, ha un limite, che è la consapevolezza di poter sbagliare”. Dopo alcuni interventi, la giornata celebrativa dell’infermiere continuava con l’esibizione in piazza Leonardo Leo degli sbandieratori I Carvinati della vicina città di Carovigno i quali hanno esibito e sbandierato alcuni drappi con il simbolo del Collegio IPASVI. Si

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DI CORSA VERSO LA META Atalas, una realtà sportiva sanvitese che unisce gli amanti dello sport e soprattutto i podisti di Francesca Presto

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ra le realtà sportive sanvitesi troviamo un’associazione già consolidata, che nasce nel 2005 e conta attualmente numerosi soci. Stiamo parlando dell’ATALAS, la prima associazione sportiva dilettantistica di podisti tutti accomunati dalla grande passione per la corsa. Da quattro anni l’Atalas è affiliata alla Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera) che raggruppa tutte le più importanti società sportive che si occupano di atletica. Abbiamo avuto un incontro con il presidente Tonino Ippolito e con altri due importanti esponenti dell’ATALAS, Pino Iaia e Rocco Ancora. Tonino Ippolito ci ha parlato di alcuni degli scopi dell’ATALAS: ci dice infatti che oltre ad avere interessi sulla promozione sportiva, come associazione prendono parte anche a varie iniziative di carattere culturale e sociale. La partecipazione sportiva, invece,

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rivolta ai giovanissimi viene curata da Pino Iaia. L’ATALAS vuole, infatti, raggiungere tutte le fasce d’età senza distinzioni. L’interesse per questo tipo di sport sta diventando maggiore, continua il presidente Tonino Ippolito, per via delle numerose manifestazioni sportive che si tengono in tutta la regione, ma anche a livello nazionale. Si cerca di influenzare il maggior numero di persone per incentivare la pratica sportiva e trasmettere la passione per la corsa. Un altro importantissimo esponente è Rocco Ancora, che oltre ad essere un esperto podista, si occupa della promozione e dello sviluppo informatico dell’associazione. È attivo infatti il sito: www.mondoatalas.it, sul quale

possiamo trovare tutte le notizie dell’associazione e delle sue partecipazioni alle gare. Un ulteriore aspetto di questa associazione è il suo carattere multietnico, come viene definito da Tonino Ippolito, si contano infatti soci, rappresentanti dell’ ONU e diversi altri soci di tutte le età. Inoltre è bene sottolineare che tutti gli atleti sono liberi e dilettanti, mentre Tonino Ippolito, Pino Iaia e Rocco Ancora, sono diventati istruttori della Fidal. L’appuntamento più importante per l’associazione è quello che avverrà il 26 luglio prossimo, vale a dire La Stranormanna una corsa cittadina di circa 7 km. La manifestazione viene organizzata anche per creare coinvolgimento tra i sanvitesi e per accrescere il

numero dei soci, negli anni infatti si riscontra un trend positivo e un seguito sempre più numeroso. La gara, inoltre, verrà trasmessa con una novità assoluta, in diretta streaming, dando la possibilità anche a coloro che non potranno seguirla dal vivo di vivere l’emozione della corsa e di scoprire i vincitori. La Stranormanna verrà accompagnata da una Stacchioddada e da numerosi stend culinari e di informazione. Altri eventi verranno poi inseriti nell’ambito del calendario del Settembre sport. Possiamo dire che per noi sanvitesi è di notevole importanza avere un’associazione come questa così attenta al mondo dello sport e in particolare a quello dei podisti.


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SalentoFinibusTerrae

A colloquio con l’ideatore e direttore artistico del festival

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resce l’attesa per la settima edizione del Salento Finibus Terrae, che quest’anno riserva grosse novità per gli amanti del cinema. A svelarci qualche chicca sulla prossima edizione del Festival è proprio il suo ideatore e direttore artistico Romeo Conte. Abbiamo da poco chiuso le selezioni per la settima edizione del Festival. Abbiamo visionato tantissimi film e cortometraggi, giunti da ogni parte del mondo, ed abbiamo già decretato i vincitori delle diverse sezioni in concorso. Questo per una questione logistica, ossia per accogliere adeguatamente nella nostra terra tutti i registi che verranno premiati; alcuni di loro arrivano perfino dalla Russia, dal Brasile e dall’India. Anche quest’anno il Festival sarà itinerante? Sì, avevamo capito che il Festival stava diventando un evento troppo importante per la sola città di San Vito ed allora l’anno scorso ho deciso di fare un piccolo esperimento:

di Luciana Conte una tappa a Carovigno con una mostra importante sul cinema dal titolo I Mestieri del Cinema e poi un’altra a Nardò. Dal successo di questo esperimento la creazione ideale di un percorso che parta dal capo di Leuca e che giunga a San Vito dei Normanni. L’edizione di quest’anno partirà da Salve (LE), speriamo che il prossimo anno si concretizzi il progetto finale. In questi giorni, insieme ad Isabella Baudo, che coordina la parte delle relazioni pubbliche del Festival, ho incontrato i partner dell’evento e i sindaci dei Comuni coinvolti, e sono stato felice di vederli entusiasti. Dunque si parte da Salve, nel Salento? Proprio così. Con la sezione Energia/Ambiente e Danza; il mio sogno si avvera: proietteremo il cinema sulla spiaggia a Torre Pali. Da qui faremo tappa a Nardò, sotto il castello presso piazza Cesare Battisti, proietteremo Animazione e Panorama Corti Puglia. Quest’ulima è una nuova sezione istituita per i tan-

tissimi corti che vedono la nostra Regione protagonista. Nei giorni 15, 16 e 17 luglio saremo a Carovigno, dove proietteremo i film sul bullismo. Abbiamo film di grande importanza che arrivano da ogni parte del mondo e posso già rivelare che ha vinto un corto danese di elevata fattura ed anche un corto italiano. Inoltre, riproporremo la sezione Noir, che quest’anno è un po’ meno noir e più horror e thriller, tant’è vero che in questa serata prevediamo di vietare l’ingresso ai minori di 14 anni, dato che le immagini sono abbastanza forti. Nei giorni 18, 19 e 20 luglio proietteremo la sezione Corti cortissimi, Children World - promossa e patrocinata dalla commissione italiana dell’UNESCO - a Mesagne. Children World nasce perché l’anno scorso vedendo il film-documentario fatto da Alessio Boni, in veste di ambasciatore dell’UNICEF, rimasi molto colpito dai volti dei bambini e proprio a loro è dedicata questa sezione. Presidente di giuria quest’anno è stato Riccardo Sardonè, un’attore di teatro, di televisione e di cinema. Nel corso delle serate mesagnesi ospite d’eccezione, habiutè del Festival sarà Alessio Boni. Dal 21 al 26 luglio il Festival torna a casa e apre le sue serate sanvitesi con una sezione Laboratorio Cinema Giovani San Vito dei Normanni dedicata ai giovani registi locali. Il 22 e 23 proiettiamo la sezione Mondo corto, di cui è stato presidente di giuria Ernesto Maieux (che tutti conoscerete per il film L’imbal-

samatore) e i film della sezione Human Rights presieduta da Giorgio Colangeli. Qualche anticipazione sui nomi degli ospiti di quest’anno? Come ospiti abbiamo Marico Gammarota, un attore di origini pugliesi che ha lavorato nel film Giuseppe di Vittorio. Poi sarà con noi Marina Rocco, attrice di Tutti pazzi x amore e tanti altri nomi dei quali stiamo attendendo le conferme di partecipazione. Da ogni parte mi chiedono i nomi degli attori e attrici che saranno ospitati dalla Kermesse, ma io credo che l’ospite d’eccezione sia e debba rimanere il Festival. Quest’anno, poi, è stato ancora più difficile riuscire a portare a compimento i progetti prefissi, anche a causa della crisi economica che ha investito tutti i settori. Un evento importante sarà la premiazione dello stilista Romeo Gigli, che in questi anni è stato il mio maestro e mi ha dato la possibilità di crescere nel mio lavoro. Se oggi riesco a fare questo lavoro con una certa ironia e con una certa passione lo devo anche lui. Il parterre di ospiti illustri non finisce qui, perché avremo anche Albano Carrisi, Pippo Baudo e Mariagrazia Cucinotta che si sono detti felici di essere stati invitati ed hanno dato la loro disponibilità compatibilmente con i loro impegni.

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OCCHIO La parola all’esperto

L’URLO DEL CORPO

I disturbi del comportamento alimentare nel periodo adolescenziale: il caso dell’anoressia

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ra le sfide più delicate che ogni essere umano deve affrontare nel corso della sua crescita psicologica troviamo senza dubbio quelle che riguardano una buona gestione del rapporto con il cibo e il corpo. Il cibo ci dà il nutrimento necessario per preservare le nostre funzioni biologiche e vitali, ma allo stesso tempo ci dà il piacere di assaporarlo. Il corpo ha molteplici funzioni e significati: è fonte di stimoli interni di vario tipo (impulsi, sensazioni, bisogni); è una di “zona di confine” che connette il nostro mondo interno alla realtà esterna, consentendoci di percepirla attraverso i cinque sensi e di interagire con essa mediante l’azione; rappresenta il nostro modo di essere nel mondo, ciò che gli altri immediatamente riconoscono di noi. Per questa ragione il corpo è il punto di partenza di ogni possibile esperienza, il fondamento su cui costruire la nostra identità personale e sessuale. Per esempio, il modo in cui un individuo percepisce e vive il proprio corpo è determinante per il valore che attribuisce a se stesso (bello/brutto, gradevole/sgradevole, buono/cattivo, etc.) e per la scelta dell’orientamento sessuale (etero, omo, bisessuale, etc.). Durante l’adolescenza, l’uomo deve fare i conti con i profondi cambiamenti corporei caratteristici di questa fase della vita, legati allo sviluppo puberale e ormonale (cambiamento di statura,

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Angelo Siciliano - psicologo

“Caricatura, ti diranno alcuni che, amanti ebbri di carne, non comprendono l’anonima eleganza dell’umana armatura. Tu, scheletro alto, invece corrispondi al mio gusto più squisito!” (da I fiori del male, C. Baudelaire). peso, timbro di voce, aumento delle dimensioni dei genitali e del desiderio sessuale, sviluppo dei caratteri sessuali secondari, come

la peluria nell’uomo o l’aumento dei seni nella donna). Inoltre, da un punto di vista evolutivo, l’adolescente sta transitando su quel tortuoso percorso che porta dal mondo della fanciullezza a quello degli adulti, e si trova disorientato, sentendo di non appartenere né all’uno né all’altro, come sospeso in una “terra di nessuno”. Molti ricercatori ritengono che l’adolescenza rappresenti di per sé un periodo “critico” nell’arco della vita di ciascuno, poiché l’afflusso straordinario di cambiamenti biologici, psicologici e sociali può complicare molto la risposta a interrogativi importanti come “chi sono?”, “cosa desidero?”, “quanto valgo?”. Tutto ciò fa provare all’adolescente un senso di smarrimento, incertezza e confusione (la sensazione di “non ritrovarsi più”) che spesso si riverbera nel suo rapporto con cibo e

corpo (per es. rifiuto del cibo, abbuffate, vomito, etc.). Per queste ragioni i cosiddetti “disturbi del comportamento alimentare”, come anoressia e bulimia, sono considerati problemi tipici della pubertà. Così come l’adolescenza è da sempre una fase di crescita dell’essere umano, così anche i problemi col cibo hanno una storia altrettanto antica. A tal proposito basti pensare che la prima descrizione sistematica di un caso di anoressia risale addirittura al XVI secolo. Con un buon grado di certezza possiamo sostenere che problemi simili siano esistiti anche in epoche precedenti, tuttavia non possiamo fornirne evidenza per la scarsità di documentazioni. Quindi, in un certo senso, il progresso delle conoscenze mediche e psicologiche ha portato a galla e analizzato una serie di fenomeni che precedentemente venivano ignorati, minimizzati o fraintesi. D’altro canto è vero che oggi queste manifestazioni sono molto più


ANNO 1 N.6 - GIUGNO 2009

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diffuse rispetto al passato, tanto che qualcuno ha sostenuto che se il Settecento si è segnalato per la sifilide, l’Ottocento per la tisi, il Novecento si è contraddistinto per i disturbi del comportamento alimentare. Attualmente sappiamo che in Italia circa 3 milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffre per questo tipo di disagio. Inoltre, ricerche recenti dimostrano un preoccupante allargamento a macchia d’olio, in cui queste patologie non si declinano più esclusivamente al femminile, ma coinvolgono anche gli uomini (il rapporto M/F rimane comunque 1:10), ed iniziano a manifestarsi in età prima “inusuali“, nella tarda fanciullezza o con l’ingresso nel climaterio. Proviamo a comprendere più da vicino cosa gli esperti intendano con “disturbi del comportamento alimentare”. Come mai è stata scelta proprio questa espressione per indicare i problemi legati al rapporto col corpo e col cibo? Perché fare riferimento al “comportamento“, qualcosa di esterno e visibile, invece che a specifiche caratteristiche della mente? Solitamente gli psicologi preferiscono andare al di là di quanto appare, vogliono comprendere quali sono le motivazioni interne

e profonde che sostengono un certo comportamento. Evidentemente è un loro specifico interesse farlo anche nel caso dei disturbi del comportamento alimentare, tuttavia prediligono quest’espressione perché vogliono sottolineare che molte volte si tratta di disagi potenzialmente transitori e normali, specialmente durante l’adolescenza. Come dicevamo prima, spesso si tratta di reazioni temporanee legate ad una non completa accettazione del proprio aspetto fisico, a cocenti delusioni amorose, a particolari situazioni familiari, o ancora ad un lutto. Dobbiamo invece preoccuparci nel caso in cui questo tipo di comportamenti si protraggono nel

tempo, e quando sembrano l’unica possibile strategia che il ragazzo ha per affrontare le difficoltà che gli si pongono. Quando possiamo parlare di anoressia vera e propria? L’“anoressia mentale” è una sindrome psicologica caratterizzata principalmente dal fatto che la persona si rifiuta di mangiare oppure si ostina in una dieta sacrificante che la porta a dimagrire drasticamente, fino a raggiungere un peso corporeo 12-15 kg al di sotto del normale. Lo stato di denutrizione determina una serie specifica di sintomi fisici, quali squilibri ormonali, metabolici e neurologici, talvolta molto gravi e perfino irreversibili. Molti di questi sintomi, almeno nelle

fasi iniziali della malattia, devono essere letti come tentativi dell’organismo di adattarsi al diminuito apporto calorico. Negli anoressici troviamo una maggiore sensibilità ai livelli di glucosio e insulina, tanto che circa la metà di questi pazienti soffre di diabete insipido. Inoltre, queste persone mostrano una minore capacità di regolare la propria temperatura corporea, cosicché diventano intolleranti al caldo o al freddo, e possono accusare una comparsa anomala di peluria in diverse parti del corpo. Poiché ancora oggi l’anoressia è una patologia prevalentemente femminile (l’86% sono donne), gli esperti considerano la scomparsa del ciclo mestruale uno dei segni più classici. Perlopiù questa manifestazione ha lo scopo di risparmiare i circa 80 cc di sangue che la donna perde ad ogni mestruazione, tuttavia non molti sanno che in un buon 20% dei casi essa precede il dimagrimento, e dunque ha un’origine psicologica specifica che può essere compresa all’interno della storia individuale della persona. Ciò che colpisce di più nell’anoressica è l’indifferenza rispetto al calo di peso, nel senso che non mostra alcuna preoccupazione per il suo deperimento fisico, anzi rimane


OCCHIO La parola all’esperto

fortemente angosciata dalla paura di ingrassare, come se avesse perso il contatto con la propria immagine riflessa nello specchio. Tale stato d’animo la porta a controllare in maniera sempre più esasperata l’assunzione di cibo, il senso di sazietà e il peso corporeo: per esempio può sminuzzare o nascondere gli alimenti, usare diuretici o lassativi, provocarsi il vomito, impegnarsi in attività ginniche estenuanti. A volte l’estrema rigidità della dieta e i tentativi di dominare i morsi della fame possono essere talmente sfibranti da esaurire l’energia dell’anoressica, facendola cadere nelle cosiddette abbuffate, vere e proprie “orge di cibo” in cui divora quantità enormi e disparate di alimenti. Questi “cedimenti” determinano puntualmente uno stato di forte prostrazione psicologica, caratterizzato da insopportabili sentimenti di colpa, vergogna e disprezzo di sé, da cui l’anoressica tenta di uscire reintroducendo le sue precedenti restrizioni alimentari. Cos’è che imprigiona le anoressiche in uno scontro senza fine con il corpo ed i suoi più naturali impulsi? Innanzitutto dobbiamo considerare che, a dispetto delle apparenze, il cibo rappresenta qualcosa di molto importante nella vita di queste persone, infatti esso monopolizza quotidia-

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namente ogni loro interesse, pensiero e conversazione; in realtà il cibo non le lascia affatto indifferenti, anzi suscita in loro una forte avidità, tant’è vero che spesso molte anoressiche provano un gran piacere a cucinare piatti raffinati per gli altri e possono anche diventare delle ottime cuoche. Questo è uno dei paradossi espressi da queste persone: devono stare lontane proprio da ciò che desiderano maggiormente. La lancetta della bilancia diventa il “metro” della loro autostima, perché si sentono tanto più “piene di sé” quanto più riescono a trionfare sulle urgenze imposte dal corpo (fame, sete, fatica, dolore, bisogni sessuali, etc.). Un altro paradosso delle anoressiche è che, inseguendo un insaziabile ideale di magrezza, si scarnificano, sembrano voler letteralmente scomparire eppure diventano sempre più “visibili”, perché suscitano le nostre attenzioni, preoccupazioni e cure. I loro corpi emaciati, filiformi e spigolosi sono i mezzi attraverso cui prendono forma le “urla” di un disagio emotivo profondo che non può essere comunicato in altro modo. Da un certo punto di vista, ciò che “vogliono” fare le anoressiche non è molto diverso da quello che desiderano i loro coetanei, cioè trovare se stessi, la propria

indipendenza e autonomia dai genitori. Tuttavia per queste persone il compito è ancora più arduo, perché affrontano la “tempesta adolescenziale” con importanti carenze alle spalle. La fragilità di base delle anoressiche è legata alle loro esperienze passate, in particolar modo al rapporto con la madre durante l’infanzia. Si consideri che normalmente il bambino piccolo vive in una condizione di “caos”, perché non è ancora in grado di comprendere origine e significato degli stimoli che riceve dal corpo e dall’ambiente. Fame, sete, caldo, freddo e altre condizioni di disagio, rappresentano per lui stati di tensione angosciosa e “senza nome”, perché non sa se, come e quando verranno alleviati. Solo una mamma presente, calda e sufficientemente “pre-occupata” può aiutare il bambino a decifrare e dare senso a bisogni e tensioni che può comunicare soltanto attraverso il corpo, e non ancora con il linguaggio. Molto spesso nel passato delle anoressiche troviamo madri distanti, poco affettuose, depresse, comunque incapaci di assumere quel ruolo di “specchio”, che accoglie le esperienze corporee del bambino, le elabora e gliele restituisce dotate di un significato, “digerite” appunto. Adesso capiamo un po’ meglio

come mai le anoressiche arrivano ad avere un’immagine così distorta del proprio corpo e una percezione così inaccurata delle sue esigenze fondamentali. Una madre che non è riuscita a sintonizzarsi sui loro ritmi biologici e psicologici, più facilmente ha imposto i propri: ha dato loro da mangiare quando erano assonnate, oppure le ha messe a dormire quando avevano bisogno di coccole. Questo le ha disorientate, frustrate e ha generato in loro una grande rabbia verso la propria madre. Quando l’avvento dell’adolescenza chiede a queste ragazze di riconsiderare il rapporto con la figura materna, l’unico modo in cui riescono a dimostrare che non sono più dipendenti da essa è rifiutare il suo nutrimento. In questo senso, il rifiuto del cibo equivale al rifiuto della madre, ma si tratta di una protesta che non può essere raccontata con le parole, perché rimane iscritta nel corpo, tra le crepe di uno specchio infranto. L’ESPERTO RISPONDE AI VOSTRI QUESITI:

ALL’ E-MAIL a.siciliano@occhiomagazine.it


OCCHIO Salute

ANNO 1 N.6 - GIUGNO 2009

Un morbo di nome Alzheimer Anche ad Ostuni un centro diurno Alzheimer presso la RSA della ASL BR San Raffaele

È

stato inaugurato e presentato alla stampa il 27 maggio scorso il centro diurno Alzheimer attivato presso la Residenza Sanitaria

Circa 800 mila persone si ammalano di Alzheimer in Italia 60.000 solo in Puglia

di Tiziana Balsamo Assistenziale della ASL di Brindisi “San Raffaele Ostuni“ che ospiterà quotidianamente 20 pazienti con malattia di Alzheimer di grado lieve-moderato. “Un altro passo importante dichiara Alberto Bertolini, Direttore Generale del Consorzio - verso la definizione e l’ampliamento dell’offerta dei servizi socio-sanitari che insistono sul territorio dedicati alla gestione delle demenze gravi come l’Alzheimer. La sfida del futuro per la sanità nazionale è quella di fare della medicina

del territorio e della continuità assistenziale un pilastro a cui le famiglie possano aggrapparsi. Oggi è anche la nostra sfida che con il supporto delle istituzioni stiamo affrontando con impegno e dedizione”. Intanto i numeri parlano chiaro: circa 800mila sono i malati di Alzheimer in Italia, 60.000 solo in Puglia. “La letteratura e le esperienze decennali già realizzate in altre regioni - spiega il Prof. Luigi Addante, Coordinatore Sanitario del Consorzio - dimostrano quanto sia importante il tratta-

mento riabilitativo nei pazienti con malattia in fase lieve, con conservazione almeno parziale delle abilità cognitive e funzionali e con moderati disturbi cognitivo-comportamentali. Dal morbo non è possibile guarire, tuttavia è possibile sia migliorare le prestazioni cognitive dei pazienti che rallentare il decorso della malattia la quale, generalmente, si sviluppa nell’arco di 10 anni”. Nell’ambito dei servizi socio-assistenziali previsti per i pazienti affetti da demenza (Unità di Valutazione Alzheimer o UVA, Nuclei Alzheimer in RSA, Centri Diurni, Assistenza Domiciliare Integrata) il centro diurno riveste un ruolo fondamentale se si considera che una delle più importanti finalità per le quali nasce è quella di garantire al malato di Alzheimer una

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permanenza più lunga ed autonoma possibile nel proprio ambiente familiare ritardando l’istituzionalizzazione definitiva che diventa talvolta necessaria nella fase acuta della malattia: il paziente viene infatti quotidianamente seguito all’interno del Centro da un’équipe multidisciplinare, per poi fare rientro al proprio domicilio a fine giornata. Il centro che ha un indirizzo riabilitativo-cognitivo-motorio, offre al contempo una pausa ai familiari dallo stress assistenziale determinato dalla malattia, nonchè un fondamentale sostegno psicologico e formativo. La programmazione dell’attività del centro diurno contempla infatti anche degli incontri periodici con la famiglia dell’ospite che viene “supportata“ nella gestione del parente ed alla quale viene garantito sostegno psicologico. Il centro Diurno Alzheimer ha la finalità di garantire una permanenza più lunga ed autonoma possibile nel proprio ambiente familiare ritardando l’istituzionalizzazione definitiva; ha un indirizzo riabilitativo-cognitivo-motorio (terapia di ri-orientamento alla realtà, memory training, terapia della reminiscenza, terapia di validazione). L’inserimento del paziente demente nel Centro Diurno riduce inoltre l’uso di psicofarmaci in concomitanza all’attenuazione dei disturbi comportamentali, al miglioramento delle performance motorie, al riequilibrio del ritmo sonno-veglia. Il centro necessita di ampi spazi con aspetto domiciliare, organizzati secondo criteri di semplicità e facile accessibilità per favorire la mobilità dei pa-

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L’Alzheimer è un processo degenerativo cerebrale che provoca la perdita progressiva delle funzioni intellettive associata ad un deterioramento della personalità e della vita sociale. Il malato perde la propria autonomia in modo progressivo fino a dipendere completamente dagli altri. È una patologia che può avere un decorso dagli 8 ai 15 anni e, da ricerche condotte in Italia e in altri Paesi, è emerso che il numero dei malati oscilla tra il 4,1 e l’8,4% delle persone con più di 65 anni. Difficile ravvisarne le cause. Tra queste: predisposizione genetica, età, disordine del sistema immunitario e fattori psico-sociali, come ansia, stress, depressione. Dalla malattia non si guarisce. zienti, che, in tutte le fasi della demenza, deve essere incoraggiata e non soppressa; può essere annesso ad una R.S.A. Il Centro Diurno prevede un orario dalle 8 alle 17 tutti i giorni, con attività semplici e ripetitive con fine riabilitativo, che riproducono la vita quotidiana (giochi da tavolo, disegno, cucina, conversazione, passeggiate, ecc….) nel rispetto di precedenti competenze ed interessi dei pazienti, escludendo nuovi concetti ed apprendimenti astratti. Bisogna prevedere un operatore ogni 5 pazienti con una forte motivazione ad occuparsi di questi malati. Si configura quindi come struttura finalizzata ad evitare l’istituzionalizzazione di questa tipologia di utenza al fine di garantire la permanenza del malato il più a lungo possibile all’interno della famiglia, stimolando al contempo le sue residue capacità. Il Centro Diurno della RSA di Ostuni può ospitare fino a 20 soggetti.

L’attività articolata dal lunedì (9.00 -17.00) al sabato (9.0013.00) si svolge selezionando gruppi di soggetti per quanto possibile omogenei come livello di deterioramento cognitivo. Per ogni gruppo viene elaborato un programma assistenziale mirato che prevede attività di stimolazione cognitiva e di riabilitazione e rieducazione motoria. L’équipe socio-sanitaria è composta da: infermieri, operatori socio-sanitari-assistenziali, educatori professionali, fisioterapisti, psicologo.

AL LINK www.sanraffaele.it Per maggiori informazioni è possibile consultare gli uffici del Distretto socio-sanitario della ASL o il numero verde del Consorzio San Raffaele 800-494949, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.0013.00/14.00-18.00.

MODALITA’ DI ACCESSO Per poter usufruire del Centro Diurno è necessario presentare una domanda, su moduli predisposti, direttamente al Distretto Socio-Sanitario della AUSL competente per territorio allegando la seguente documentazione: - proposta di ricovero del Medico di Medicina Generale o del Dirigente dell’Ambulatorio Polispecialistico della ASL (UVA: Unità di Valutazione Alzheimer); L’autorizzazione al ricovero diurno viene rilasciata dall’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVM)/ Unità di Valutazione Alzheimer (UVA). La retta giornaliera, fissata dalla delibera regionale n.1226 del 24.08.05, è di 65,00 euro, di cui il 70% a carico della ASL, il 30% a carico dell’utente.


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MESSICO E NUVOLE Cronaca di una vacanza eccitante interrotta dalla fantomatica febbre suina

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iaggiare da un continente ad un altro è un po’ come viaggiare nel tempo: partiti da Roma giovedì 23 aprile alle 16, dopo 13 ore atterriamo a Cancun alle ore 5 del 24. Ma occorre rimettere indietro le lancette di 7 ore, cosicchè si ritorna alle 22 del 23 aprile. Accesi i telefonini ed informati tramite sms, mai così short, gli ansiosi genitori, si sale sul pullman che ci porterà nella fantastica struttura che farà da cornice alla nostra luna di miele. Si trova in Porto Morelos, riviera maya, esatta-

di Giuseppe Di Viesto - avvocato mente nel mezzo tra Cancun e Playa del Carmen, famosissima meta turistica. Sul pullman gli sguardi curiosi corrono ad intercettare altre fedi luccicanti e a meravigliarsi nel vedere mani che ne sono sprovviste, come se chi non fosse in viaggio di nozze non dovrebbe essere qui. Ad accoglierci ci aspetta il corpo degli animatori, che come benvenuto ci allaccia il braccialetto del all inclusive: scoprirò nei giorni seguenti l’ebbrezza di poter consumare ininterrottamente h24 cibo e

bevande, soprattutto quest’ultime, senza dover mai mettere mani al portafogli! E pazienza se non davo molto importanza al consiglio che si trovava su ogni guida: le mance sono ben accette! I giorni seguenti mi rendo conto che Messico e nuvole non è un semplice ritornello di una famosa canzone, ma ha un suo fondamento. La presenza delle nuvole, accompagnata da un forte vento, permetteva a me, che me ne sto sempre nascosto sotto l’ombrellone, di starmene beato, ignorando le lamentele di mia moglie, che preferisce friggere al sole. Ovviamente seguo i consigli ricevuti da altri ospiti spellati, di non fidarmi delle nuvole e di proteggermi ugualmente dai raggi violenti del sole. Tra i siti archeologici più interessanti vi è Tulum, città Maya unica nel suo genere, in quanto sorge sul mare. In realtà ritrovo in essa un qualcosa presente nel mio territorio: i muri a secco, di fatti Tulum, in lingua maya significava città di

pietra. Mentre la guida ci illustra i pertugi attraverso i quali la luce del sole penetra formando un raggio che durante ogni equinozio primaverile va a colpire un punto preciso di una data costruzione, la mia mente che è scettica non potendo mai verificarlo di persona, si distrae ammirando la perfezione dell’adattamento delle numerose iguane,

Siti

archeologici, iguane, riserve naturali, isole incontaminate e nuvole in viaggio che solo un occhio attento riesce a distinguere dalle pietre. A pochi chilometri da Tulum, raggiungiamo una riserva naturale, Parco Tankah, dove mi cimento

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in una piccola avventura maya, attraversando da una parte all’altra un fiume legato ad una fune d’acciaio, per raggiungere una canoa a bordo della quale, assieme ad altri tre novelli Tarzan, si rema per un tempo che mi è sembrato eterno, per raggiungere alla fine la sponda dove attraccare e rilassarsi su delle amache. Infine pranzo sempre all’interno del parco, con gli immancabili tacos, una specie di piadina ripiena di pollo o manzo, con cipolla e peperoncini con varie salsine, la più apprezzata certamente la guacamole, fatta di avocado, pomodori a pezzetti, cipolla, sale, pepe, peperoncino (abanero), olio e un goccio di birra. Al posto dei tacos c’è chi preferisce i totopos, un impasto fatto con farina di mais fritta. Infine i burritos, un dolce fritto, che viene servito a forma di banana e che viene intinto nel miele. Altra giornata passata assieme ad altre 4 coppie sull’isola di Cozmel, un’isola incontaminata, quasi inabitata, conquistata con dei piccoli scooter noleggiati al prezzo di 20 dollari, a bordo dei quali raggiungiamo la spiaggia di Palanca. Un vero paradiso dove il silenzio è rotto solo dai versi dei pavoni che ci passeggiano accanto. La cosa che colpisce di questi luoghi è che nonostante il sol leone, la sabbia resti fresca: il tutto è dovuto, così ci è stato riferito, all’alta presenza di silicio che si riscalda alla temperatura di circa 400 gradi. Ora il mio racconto sarebbe dovuto continuare con le altre escursioni compiute, ma ahimè nel frattempo è scoppiato il caso febbre del maiale. Telefonate e messaggi testimoniavano l’allarme suscitato nel vecchio continente sul caso in questione. Non mangiate maiale, si racco-

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mandava la mamma, Non uscire dal villaggio, la premurosa zia, Vi hanno fatto il vaccino? un amico medico, Ma andate in giro con le mascherine?, chiedeva l’amico fidato. No era la risposta a tutti i quesiti. Nulla, non vedevamo nulla, eppure venivamo contagiati, ma da quel tipo di timore che solo l’ignoto suscita. Riesco a vedere il tg2 su Rai International: ora abbiamo paura, si parla di 160 morti nella sola città del Messico, che dista sì 1.400 km da noi, ma non si sa mai. Mi collego al sito del Ministero degli Esteri e bastano pochi clic per comprendere che non vi è alcun pericolo. Le raccomandazioni sono solo quelle di lavarsi frequentemente le mani e di tenere sotto controllo la propria salute per una decina di giorni. Come? Tutto qua? E tutte quelle vittime? Esiste una cura nel caso venissimo contagiati? Ancora qualche altro clic e intravedo che esistono degli antivirali con cui debellare tale virus. Nel frattempo quelle nuvole non coprono solo il sole, ma si trasformano in dubbi, perché dopo pochi giorni si comincia a parlare di vittime accertate. E quelle dei primi giorni cosa erano? Si sprecano le interpretazioni. Chi parla della solita speculazione di chissà quale casa farmaceutica che ha già pronti i vaccini, chi avanza l’ipotesi che il Messico fosse diventata meta turistica che concentrava troppa gente e che quindi occorreva riequilibrare il turismo di massa, altri parlano di complotti internazionali, essendo stato in visita il presidente degli Usa Barak Obama la settimana prima. Fatto sta che il primo caso risale al 23 marzo, ma solo un mese dopo diventa di dominio pubblico la febbre del maiale.


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magazine

Il tour-operator per motivi precauzionali ci informa che saremo costretti ad un rientro anticipato. Eppure la stessa sera la prevista escursione presso il Coco Bongo (il famoso locale di Cancun dove sono state girate alcune scene di The Mask e dove vi si possono concentrare migliaia di persone) viene confermata! Altro che motivi precauzionali, il mero Dio denaro consigliava, vista l’assenza di partenze dall’Italia, il rientro di quelli rimasti con il rimborso del soggiorno non usufruito. Così il primo effetto della campagna mediatica è la pioggia di disdette. Giovedì 30 aprile due aerei che normalmente accompagnano vacanzieri e ne portano indietro altri, partono da Milano e da Roma vuoti. Ovviamente nessun controllo. Solo

tel. 0831 952058 Corso Leonardo Leo, 28 San Vito dei Normanni BR

all’aeroporto di Cancun una veloce misurazione della temperatura corporea. Si parlava di controlli del sangue all’aeroporto di Fiumicino, di vari tamponi, di quarantene ecc. Ancora una volta nulla, tutto normale, inclusa l’attesa per il ritiro del bagaglio. Ed ora? La televisione pare che dica che è necessaria un periodo di quarantena di sette giorni, di chiudersi in casa durante quel periodo. Chiamo il numero verde 1500 predisposto dalla Farnesina e chiedo lumi. Il ritornello è sempre quello, tenere sotto controllo il proprio stato di salute e in caso di febbre contattare il proprio

AL LINK

medico di famiglia. Su insistenza di mia moglie lo contatto ugualmente, per sapere se è il caso che faccia qualche test, qualche controllo ma ahimè scopro che non vi è alcun test da fare! Se febbre sarà, si va al pronto soccorso e si ingurgita una pillola di antivirale, tutto qua. E la quarantena? L’abbiamo subita lo stesso. Amici, parenti, conoscenti, chiunque sapesse dove eravamo stati si è guardato bene dal farci visita e, pur col sorriso sulle labbra, ci ha invitato a “goderci per un po’ di tempo”. Ancora oggi, a chi ci chiede invidioso la provenienza della nostra abbronzatura, quando

www.viaggimessico.it www.messicovacanze.it www.messico.com

la risposta è Messico, si legge negli occhi un improvviso brivido. Potenza del quinto potere.

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OCCHIO Cultura

FOTO DI CLASSE

La ricerca dei compagni di liceo diventa una riflessione sull’emigrazione interna in Italia

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di Michelangelo Nigro

apita a tutti, almeno una volta, di ritrovarsi tra le mani una foto di classe. E di scorrere con incredulità i visi dei propri compagni. Nasce da questa suggestione l’ultimo libro di Mario Desiati. L’occasione è data da un raduno nella villa comunale di Martina Franca, che qualcuno ha pensato di organizzare per ritrovare tutti

“Di tutti quei 20 ragazzi erano rimasti sotto l'Ofanto soltanto in 4. Decisi che avrei dovuto ricercarli tutti” quelli che frequentavano quei luoghi dieci anni addietro. È proprio in quella serata, la notte di Natale, tempo perfetto per abbandonarsi alla nostalgia, che il protagonista-autore ritrova una foto della sua classe del liceo. E decide, in preda ad un impulso misterioso, che deve ritrovare tutti i suoi compagni. Per scoprire che faccia hanno, dove vivono, cosa fanno. Comincia così un libro che si mantiene in equilibrio (mai perfetto) tra inchiesta e romanzo. La ricerca è descritta con la precisione del reporter e

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le persone che passano sotto gli occhi del lettore sono troppo reali per diventare personaggi. Per una tendenza, mai abbandonata nel libro, a voler spiegare soggetti e luoghi, piuttosto che semplicemente rappresentarli. Questo intento si rivela già nella divisione in capitoli, ognuno dei

quali descrive un compagno di classe, catalogato in una tipologia precisa. C’è chi se ne è andato per uno spirito di rivalsa verso la propria terra, chi è scappato dopo un fallimento, chi se ne va suo malgrado, chi rimane impigliato alla gonna di mamma, chi resta perché

vuole cambiare le cose. Con un minimo comune multiplo, che è quello dell’insoddisfazione. Perché chi va via non trova una vita migliore, ma almeno “si sente vivere”, mentre chi resta forse vive meglio , ma combatte quotidianamente contro la grettezza e la noia. Insomma, l’ennesima fotografia di una generazione sospesa e precaria in ogni aspetto della sua vita, nel lavoro, negli affetti, nei valori. E l’immagine di una terra “amara e bella”, che partorisce e nutre figli sempre più costretti a cercare altre terre in cui mettere radici. Uno dei meriti del libro è quello di documentare - cifre alla mano - i numeri allarmanti di una emigrazione interna che ha già raggiunto i livelli degli anni ’60. Ma soprattutto quello di registrare un richiamo della terra natale, che sussurra nelle orecchie di molti giovani fuori sede, molti di più di quanto si possa pensare. Un richiamo che trova la sua espressione poetica nell’ultima pagina del libro, la più bella, in cui la nostalgia di casa si concretizza, metonimicamente, in un albero di arance. MARIO DESIATI Nato nel 1977, originario di Martina Franca, ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di poesie. Il suo ultimo libro è Il paese delle spose infelici (Mondadori, 2008). Lavora nel mondo dell’editoria e vive a Roma.


OCCHIO Cinema

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ANTICHRIST

Fa tremare le corde dell’io l’ultima opera cinematografica di Lars Von Trier

L

’estetica può prescindere dall’etica? In altre parole: un film narrato in modo, a tratti, ingegnoso può essere una grande opera anche se contiene germi d’immoralità? Antichrist, ultimo “parto“ di Lars Von Trier, è sicuramente un film ampiamente imperfetto ma che trasuda, in tutta la sua durata, la genialità espressiva del regista danese. Su questo film scandalo, presentato alla scorsa edizione del Festival di Cannes, è stato scritto molto, soprattutto in termini dispregiativi. Di sicuro, però, l’ultima opera di Von Trier non può lasciare indifferenti e riuscirebbe a scavare un solco nell’immaginario dello spettatore più insensibile. Nel pieno della notte, mentre un uomo (Willem Dafoe) e una donna (Charlotte Gainsbourg) fanno l’amore, il loro figlioletto, destatosi dal sonno, scavalca il box e, attratto dalla neve cadente, s’affaccia alla finestra spalancata. Precipita giù e muore. La donna non riesce a darsi pace e cade in una profonda depressione. L’uomo è uno psicoterapeuta e aiuta la donna ad elaborare il lutto. A tal fine, vanno a vivere in un casolare immerso in un bosco, proprio dove l’estate prima la donna aveva vissuto qualche mese col figlio per scrivere, in solitudine, una tesi sulla persecuzione delle streghe nel medioevo. In questo posto che loro chiamano Eden, l’uomo fa sì che la donna possa scontrarsi con le sue paure e risalire sino al nocciolo delle proprie angosce. L’ “esorcismo“

di Dario Di Viesto riesce, la verità sale in superficie. La donna espone la sua mostruosa e recondita essenza. Lars Von Trier questa volta si mette a nudo. La malcelata misoginia di altre precedenti opere, questa volta viene resa palese dal processo d’astrazione che la trama del film attua. Due personaggi senza nome; un uomo e una donna; l’assenza di riferimenti temporali e geografici; un casolare avvolto da un bosco che separa ermeticamente dal resto del mondo; la Natura come unico riferimento. Gli ingredienti rivelano l’intenzione di non voler narrare una storia particolare, ma una storia rivelatrice e paradigmatica sulla natura intima dell’uomo, della donna e del loro rapporto con la realtà. Per certi versi, Antichrist vorrebbe essere il film definitivo di un autore geniale e presuntuoso, carico di eccessi e di conclusioni azzardate, ma sincere. Detto ciò, in questa visione manichea, chi dovrebbe essere l’Anticristo? Esso si rivela in quel “flatus mortis“ che pervade una Natura dominata dal Caos, quello stesso Caos, secondo Von Trier, insito nell’essenza della donna. L’Anticristo è l’essere femminile. Affermazione espressa chiaramente dal film e sottolineata da una locandina che lascia senza dubbi. Anche se l’orrore del film è insito negli atti dell’essere umano, Antichrist è un film da considerarsi horror. La metafisica si ritaglia un piano essenzialmente simbolico e non interagisce assolutamente con la realtà, ma la struttura narrativa

e determinati codici assicurano il film all’appartenenza al genere. Von Trier sfrutta i classici “topoi“ dell’horror: l’ombra di una sciagura passata; la casa isolata; il bosco come elemento separatore e come zona oscura in cui si cela il male; il luogo inaccessibile (in questo caso la soffitta) che nasconde elementi rivelatori. Il piano figurativo riferisce come ormai Lars Von Trier abbia definitivamente abbandonato i canoni da lui stesso formulati nel rivoluzionario manifesto “Dogma 95”. Sono principalmente due le modalità di

ripresa. La prima, quella del prologo e dell’epilogo, ottenuta attraverso camera fissa, rallenty, colori desaturati, fotografia molto contrastata, utilizzo del “Lascia ch’io pianga“ di Handel come colonna sonora. Si tratta di un piccolo omaggio al regista russo Tarkovsky, citato nella dedica finale del film. La seconda è più vicina alle regole del Dogma, e si realizza attraverso l’uso della camera a mano, l’utilizzo non esasperato di luci, l’assenza di colonna sonora. Particolarmente interessante, l’invenzione stilistica della sequenza onirica in campo lungo, ottenuta attraverso camera fissa ed un rallenty estremamente lento. Gli unici due attori hanno superato le difficilissime prove sottese dal regista. L’imbarazzante “via crucis“ a cui è stata sottoposta Charlotte Gainsbourg le è valsa il premio come miglior attrice protagonista a Cannes. Solo fischi, invece, per Von Trier. Fischi che non fanno altro che lustrare l’ego di un autore che si può amare oppure odiare, ma di cui non si può non riconoscere il talento e l’indole sovversiva.

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OCCHIO Teatro

IL SILENZIO E LE ROSE

Portato in scena dai giovani della parrocchia per raccontare la storia di Santa Rita

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on è da tutti i giorni vedere una comunità che si stringe intorno ai propri giovani ed aiutarli a portare a termine un loro progetto. Un tempo essere rivoluzionari significava appartenere ad un determinata corrente ideologica …oggi essere rivoluzionari è fare le cose in modo semplice: vivere la normalità in pienezza e in semplicità. Sconvolgente, questo è l’aggettivo che mi viene da utilizzare dopo aver intervistato due dei protagonisti dello spettacolo “Il Silenzio e le Rose”, uno spettacolo organizzato dai giovani-giovanissimi della parrocchia S. Rita di San Vito dei Normanni. Sin dalla nascita del Magazine questa rubrica ha ospitato personaggi vicini al teatro che, in vari modi, ci hanno fatto capire di essere coscienti delle loro potenzialità atteggiandosi al ruolo che la società gli ha assegnato per le loro competenze artistiche. Questo mese, e per la prima volta, mi trovo in difficoltà e quasi spiazzato. Facciamo una chiacchierata con Daniela Leo, nel Recital Santa Rita, e Fabio Crastolla uno dei coordinatori del gruppo giovani-giovanissimi. (A Daniela) Che effetto ti ha fatto sentire l’applauso finale del pubblico del cinema teatro Melacca? Una grande soddisfazione; per

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di Francesco D’Agnano quest’ultimo spettacolo ci eravamo impegnati tanto e sentire gli applausi del pubblico, alla fine, ci ha fatto capire che avevamo lavorato bene. Sin dall’inizio, dopo una lettura collettiva del copione, ci siamo divisi in gruppi e abbiamo iniziato a provare le varie scena della vita di Santa Rita. Non è stato semplice far conciliare scuola e altri impegni ma alla fine, credo, siamo riusciti a mettere in scena un buon prodotto teatrale. (A Fabio) Avete fatto una scelta coraggiosa: un recital sulla vita di Santa Rita; come nasce questo progetto? Avevamo deciso da tempo di fare una rappresentazione teatrale che narrasse la vita della Santa. Si era pensato inizialmente di scrivere un copione, ma poi in un viaggio a Cascia abbiamo trovato un testo nella locale libreria. Il libro era un vero e proprio copione teatrale ispirato al testo francese “La vera storia di Santa Rita”. Inizialmente abbiamo aggiunto solo delle canzoni per scandire il cambio delle scene ma poi lo abbiamo personalizzato e adattato alle nostre esigenze. Qual è stato il vostro proposito, obiettivo per questa rappresentazione? Volevamo presentare, come gruppo giovani - giovanissimi, qualcosa di diverso per i festeggiamenti della santa. Lo scopo

principale però non era quello di fare teatro: abbiamo usato il teatro per far conoscere meglio la vita, le opere e il pensiero di Santa Rita. Il nostro proposito quindi è stato quello di raggiun-

gere quanta più gente possibile e raccontare loro chi era Santa Rita. Abbiamo rappresentato Il silenzio e le rose quattro volte (una delle quali direttamente


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magazine

a Cascia nella Basilica) e tutte le volte è stata una scommessa. Non è facile portare in scena tanti ragazzi, musicisti e cantanti: ogni volta c’è stato almeno un problema da dover risolvere! La gestione del tutto non è stata semplice ma quello che ci interessava era il messaggio che proponevamo il resto, quindi, diventava secondario. (A Daniela) Che sensazione hai avuto quando ti han detto hce dovevi interpretare santa Rita? Inizialmente dovevo fare la madre. Poi mi hanno dato questa notizia e la prima domanda

che mi son fatta è stata: “Sarò all’altezza?”. La responsabilità era grande anche per lo spessore umano e spirituale della Santa. La gente si è congratulata con me e io ho fatto il meglio che potevo ma, se successo c’è stato ( e c’è stato, lo diciamo noi), lo si deve all’intero gruppo di attori, cantanti, musicisti e coordinatori e poi alla gente che in un modo o nell’altro ci è stata vicina e ci ha spronato. E cimentarti nella recitazione, come è stato? Avevo fatto altre piccole cose ma questo diciamo è stato un impegno vero, con una parte

lunga e con le aspettative di un’intera comunità! Quando sono con gli amici sono una persona pacata ma in famiglia sono diversa; sono quella che di solito fa più battute e porta allegria. In teatro è diverso: ho imparato la parte e l’ho fatta mia e in scena ho cercato di portare Santa Rita non Daniela. E’ stata una bella esperienza ma non sono alla ricerca di una carriera artistica-teatrale: è capitata e l’ho vissuta in pieno ora il mio pensiero è finire gli studi e poi iscrivermi all’università. (A Fabio) I prossimi progetti? Ci stiamo preparando per parti-

re con i Campi scuola e il viaggio a Lourdes e per il recital c’è in cantiere un’idea. Diciamo che è un’anticipazione che in pochi sanno: stiamo pensando di parlare ancora della nostra Santa, ma partendo dall’esperienza di San Vito. La nostra parrocchia è stata costruita, in anni recenti, con la devozione e i sacrifici di una donna sanvitese: vorremmo partire da questa esperienza locale per raccontare, ancora una volta, il profumo delle rose di santa Rita, la sua grande spiritualità e la forza delle sue azioni quotidiane.


OCCHIO Sport

L’A.S. Carovigno torna in 1ª I tifosi incalzano: “Forza Carovigno, riprendiamoci la promozione!”

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di Marilena Locorotondo

n sogno svanito chiamato lotta promozione. Una stagione sfortunata, quella dei ragazzi dell’A.S Carovigno calcio, fatta di grinta, passione per lo sport, ma anche e soprattutto di delusioni e sconfitte. Dopo l’ultimo scontro con il Muro Leccese, padrone di casa, il Carovigno, vincitore della partita, perde comunque la sua posizione in Promozione. “Abbiamo vinto la partita con un goal strepitoso, ma questo non è bastato a salvare la squadra dalla retrocessione. La cosa che più ci avvilisce è la consapevolezza che con questa discesa di categoria abbiamo perso il lavoro di ben due anni”. L’allenatore dell’ A.S. Carovigno Calcio, Cosimo Marangio, e il dirigente della squadra Pasquale Valente commentano il risultato di una stagione calcistica sui generis. Valente continua: “Nonostante le avversità e la stanchezza, nonostante in chiusura

di frazione i bianco-azzurri fossero solo in dieci contro un Muro Leccese al completo, nonostante tutti ci avessero creduto fino in fondo, la stagione si è conclusa con la discesa del Carovigno in Prima Categoria’’. L’A.S Carovigno calcio perde così due anni di lavoro sul campo e dispendi economici da parte dei dirigenti della squadra, i quali proprio lo scorso gennaio avevano fatto numerosi acquisti di nuovi giocatori, proprio per rinforzare la squadra ed avere una marcia in più. Ma così non è stato e in molti hanno criticato le scelte fatte dal direttivo. “L’unica nota positiva è il sostegno che i fan della squadra continuano a darci, e questo nonostante il ritorno in Prima categoria”. Conclude così il presidente Valente, commosso per le lettere, i numerosi messaggi di conforto e le proposte d’inter vento per la prossima stagione, inviate dai tifosi carovignesi, e

pubblicate sul forum del sito. Tra i messaggi, inviati anche da Milano, non mancano le critiche, ma anche quelle segnalano un forte interesse, e l’attenzione che una piccola squadra locale riesce comunque a catturare. Tra i favoriti dal pubblico

prossima stagione. Sul sito della squadra troverete tutte le news, i messaggi dei tifosi e le strategie di rimonta. Nel clima generale di parole di conforto spicca una singolare e grintosa voce: “Forza Carovigno. Riprendiamoci la Promozione”.

spiccano i nomi di Minelli, Termite, Distante e Galasso, che su richiesta ripetuta non possono mancare nella

AL LINK www.ascarovigno.it

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magazine

LA CEDAT85 VOLA IN “C”

La squadra con sacrificio e determinazione ha centratato la tanto attesa promozione

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di Luigi Asciano

opo un’intera stagione da protagonista nel campionato di serie D, la Cedat 85 ha centrato la tanto attesa promozione in serie C regionale. Ad inizio campionato il presidente Bernardo D’Agnano aveva allestito una squadra formidabile, arrichita

ciò che sulla carta già era stabilito. Il merito di questo trionfo è di tutto lo staff dirigenzile della Cedat 85 ed in particolare del presidente e dei suoi più stretti collaboratori. Ma anche a chi è stato in grado di rendere imbattibile questa squadra sul campo, cioè il coach Vitale. Adesso

di nomi importanti e dal passato più che glorioso. Tra tutti spicca il nome del capitano Minghetti, giocatore conosciuto da tutti per i suoi trascorsi nei vari campionati nazionali. Per questo la promozione era un obbligo. E così è stato. I giocatori sotto la guida del carismatico coach Angelo Vitale hanno dato spettacolo su qualsiasi parquet della regione, affievolendo ogni speranza avversaria e dimostrando tutta la bontà di questa fantastica squadra che settimana dopo settimana ha dimostrato le sue caratteristiche migliori, grinta, carattere e determinazione naturalmente associati a tanta qualità tecnica dei propri giocatori. Una serie incredibile di 20 vittorie nelle ultime 21 partite, impreziosite da due secchi 2 a 0 nelle sfide play off (unica squadra in grado di ottenere tale risultato) hanno sancito

naturalmente vi è un ’altra sfida per la Cedat 85,un nuovo campionato dove la squadra farà il suo esordio assoluto. Per questo i tanti tifosi sono smaniosi di sapere se anche il prossimo anno la Cedat 85 avrà un ruolo da protagonista. Abbiamo intervistato a tal proposito il presidente Bernardo D’Agnano. Presidente, quanta soddisfazione c’è per questa promozione? Naturalmente la soddisfazione è tanta, dopo un anno di sacrifici che è stato coronato con questa fantastica promozione in serie C. Ma la soddisfazione principale è stata vedere la gioia di tutti tifosi che ha ripagato ogni sacrificio. Si aspettava il salto di categoria già al primo anno? Sapevamo la difficoltà del campionato di serie D, un campionato molto duro con squadre molto forti

ma ero sicuro di aver creato una squadra tostissima che sarebbe stata in grado di dettare legge su qualsiasi campo. E infatti è stato così. Quale è stata la vittoria più bella di questa annata? Tutte le vittorie sono state fantastiche, in ognuna ho trovato sempre un’emozione forte. Per questo non riesco a sceglierne una in particolare. Sicuramente a livello di entusiasmo generale l’incontro vinto a Taranto in gara 2 della finale play off è stato il più festeggiato, come è giusto che fosse. Ma adesso viene il bello, quale sarà il ruolo del San Michele nel campionato di serie C? Grazie alla riconferma dei principali sponsor e sopratutto il rinnovo con il marchio principale CEDAT 85, la squadra partirà sicuramente con forti ambizioni per cercare di fare un campionato da protagonista. Per rendere competitiva questa squadra ci sarà bisogno di una rivoluzione o sarà necessario solo qualche innesto? L’ossatura fondamentale della squadra non sarà toccata, anche perchè a mio parere tale squadra è già competitiva, verrà fatto solo qualche ritocco per renderla una delle migliori dela

serie C regionale. Naturalmente si proseguirà con il cach Vitale? Certo che sì, da parte mia vi è tanta gratitudine per il lavoro esemplare svolto da Angelo e poi un uomo di esperienza come la sua, sarà fondamentale per l’architettura finale di questa squadra. Si può dire allora che il binomio D’agnano-Vitale sarà ancora vincente? La speranza e la voglia è questa, per cercare di far sempre più felici i nostri fantastici tifosi, che sono stati fondamentali in questa stagione, riempiendo ogni domenica il palazzetto di San Michele. A tal proposito la prossima stagione sicuramente vedrà un incremento dei tifosi, saranno fatti dei lavori per migliorare i comfort nell’impianto? La società farà di tutto per aumentare la capienza ed i posti a sedere all’interno del palzzetto, per far sì che tutti i nostri tifosi possano assistere comodi alle partite, per proseguire ciò che già era stato preventivato e cioè il miglioramento graduale di questo impianto, per renderlo bello e confortevole.

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OCCHIO Sport

EDILMED VINCENTE

Soddisfazione e progetti per il prossimo Campionato. La parola al presidente Macchitella di Antonio Passante Abbiamo incontrato e intervistato il presidente della Edilmed basket Fabio Macchitella. Presidente Macchitella, la stagione è finita. Ci traccia un bilancio? Innanzitutto è stata una stagione sicuramente molto sofferta. Abbiamo incontrato diversi tipi di ostacoli. Ma vedendo poi il risultato finale posso dire che siamo riusciti in pieno ad affrontare con umiltà e caparbietà il campionato, cercando di non abbatterci nei momenti “delicati“ e di non esal-

coltà della stagione? Purtroppo non è stata solo una. In primis quelle di carattere economico: la crisi di quest’ultimo periodo, di cui stiamo risentendo tutti, ha colpito diversi sponsor che hanno pressoché ridotto gli impegni economici accordatici. Comunque alla fine siamo riusciti ad aggirare l’ostacolo. Altro grosso problema è stato quello logistico. Gli orari che noi abbiamo per poter usufruire del palazzetto dello sport non sono affatto sufficienti

Il Palamacchitella ha registrato il tutto esaurito nella gara di ritorno contro il Brindisi. Gara che valeva subito il salto di qualità in serie C. Ma davanti al pubblico amico c’è stata la sconfitta e quindi poi la bella da rigiocare a Brindisi. Dopo quella sconfitta cosa è cambiato? Purtroppo per qualcuno era come se avessimo già conquistato la vittoria, invece non era affatto così. Nei giorni successivi a quella gara, ci siamo rimboccati le ma-

attendere. Quel che è certo è che noi cercheremo di affrontare la C con lo stesso impegno che ci ha contraddistinto quest’anno. Un ringraziamento a qualche giocatore in particolare? Non faccio nomi per rispetto a tutta la squadra. Ogni singolo giocatore ha contribuito a raggiungere questo risultato dando il massimo. Ovviamente ci sono stati i periodi bui per tutti ma alla fine, tirando le somme, tutta la squadra - staff compreso - ha dato il massimo.

tarci nei momenti positivi. Per quanto riguarda i Play off, per esempio, abbiamo preso un po’ tutto alla leggera. Qual è stato il vostro punto di forza? Un grande aiuto ci è arrivato dalla nostra capacità di adeguarci ad ogni situazione che si veniva a creare ed anche l’aver cercato e trovato le contromisure giuste per affrontare le problematiche che si sono presentate. Qual é stata la maggiore diffi-

a soddisfare i nostri bisogni, ma c’è da tener conto che vi sono molteplici attività che vengono svolte nella struttura e quindi bisogna venirsi incontro. Nonostante tutte queste difficoltà però si è arrivati al traguardo tanto agognato: la serie C. Sì. I play-off ce li siamo prefissati come obiettivo minimo di questa stagione visti gli investimenti che abbiamo fatto. Quindi come si suol dire: detto fatto!

niche, analizzato e capito gli errori e messo la testa sulle spalle e quindi, con la grinta e umiltà che abbiamo avuto dall’inizio della stagione, abbiamo brillantemente superato anche quel momento buio. Ora guardiamo un po’ al futuro. Nella prossima stagione acquisti importanti? Quali prospettive? È ancora tutto da definire. Non voglio dirti che è presto per alcuni nomi importanti, ma meglio

Bene presidente, grazie tante per la sua disponibilità. Per chiudere, vuole dire qualcosa ai lettori di Occhio Magazine? Un abbraccio a tutti, un ringraziamento particolare a tutti i tifosi che ci hanno seguito anche nelle trasferte. Mi auguro che ci seguiranno ancora con lo stesso entusiasmo della precedente stagione, perché gli eventi sportivi del Pala Macchitella non sono secondi a nessuno.

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