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Andata alla pozza e ritorno

Nya è una ragazzina di 11 anni. Ogni giorno fa per due volte un lungo cammino sotto al sole per raccogliere l’acqua.

Mentre Nya si avvicinava, la chiazza all’orizzonte assunse nuove sfumature, passando dal grigio indefinito al verde oliva. Il terreno sotto i suoi piedi si mutò prima in fango e poi in melma, finché la bambina non si ritrovò immersa nell’acqua fino alle caviglie.

C’era sempre tanto movimento intorno allo stagno: altra gente, soprattutto donne e ragazze, venuta a riempire le proprie taniche; molti tipi di uccelli, che spandevano nell’aria i loro frulli e i loro cinguettii; mandrie condotte al pascolo dai ragazzini cui erano affidate.

Nya prese la tazza vuota che stava appesa al manico del suo contenitore. La slacciò, la immerse nell’acqua scura e spessa, e bevve.

Ci vollero due tazze piene prima che si sentisse un po’ rinfrancata.

Riempì la tanica fino all’orlo, poi rimise la tazza al suo posto e tirò fuori dalla tasca lo straccio arrotolato a mo’ di ciambella. Se lo sistemò in testa, seguito dal pesante contenitore stracolmo, che teneva ritto con una mano.

Con l’acqua in equilibrio sul capo, Nya avrebbe impiegato più tempo per tornare a casa. Sarebbe arrivata per mezzogiorno, se tutto fosse andato bene.

Arrivata a casa, la mamma di Nya prese la tanica di plastica dalle mani della bambina e vuotò l’acqua in tre grosse giare. Allungò alla figlia una ciotola di cereali lessati e vi versò sopra un po’ di latte.

Nya si sedette fuori, all’ombra della casa, e mangiò. Poi riportò dentro la ciotola. – Porta con te tua sorella Akeer – le disse la mamma. Fissando la sorellina, Nya non disse quel che pensava: che Ake- er aveva solo cinque anni, era troppo gracile e camminava lentamente.

L’articolo 32 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce “il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale”.

In Italia la Costituzione (articoli 37 e 34) e la Legge 977 del 1967 prevedono la possibilità per gli adolescenti di iniziare a lavorare a 15 anni a condizione di aver assolto l’obbligo scolastico di 10 anni; quindi la possibilità di accedere al mondo del lavoro viene spostata al compimento dei 16 anni.

Purtroppo, nel mondo, ancora tanti bambini e bambine sono costretti a lavorare.

– Deve imparare – aggiunse la madre. Nya annuì. Afferrò nuovamente la tanica di plastica e prese Akeer per mano.

Dopo essere rimasta a casa giusto il tempo per mangiare, stava già partendo per il secondo viaggio della giornata fino allo stagno.

Andata alla pozza e ritorno. Quello era il suo compito ogni giorno per sette mesi all’anno. Ogni giorno... ogni singolo giorno.

Linda Sue Park, Un lungo cammino per l’acqua, Mondadori

➜ Nya è una bambina come te: che cosa faceva invece di andare a scuola e di giocare?

➜ Nel mondo ci sono molte bambine e molti bambini che come Nya devono lavorare. Confrontati con la tua classe su questo argomento.

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