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Una coperta di parole

La zia mi chiamava Girandola. Poi è arrivata la guerra e la zia non mi ha più chiamata così.

Siamo venute in questo paese per metterci in salvo. Qui tutto era strano.

Erano strane le persone. Il cibo era strano. Gli animali e le piante erano strani. Era strano perfino il vento. Nessuno parlava come me.

Quando uscivo, mi sembrava di stare sotto una cascata di suoni strani.

La cascata era fredda. Mi faceva sentire sola. Mi sembrava di non essere più io. Quando ero in casa me ne stavo avvolta in una coperta di parole e suoni tutti miei, solo miei. La chiamavo la mia vecchia coperta.

La mia vecchia coperta era calda. Era morbida. Mi riparava. Lì mi sentivo al sicuro. Certe volte non volevo più uscire. Volevo solo restarmene lì, sotto la vecchia coperta per sempre.

Poi un giorno, al parco, una bambina mi ha sorriso. Mi ha salutata con la mano. Anch’io volevo sorriderle ma ho avuto paura. Ho continuato a camminare con la zia. Appena mi sono voltata a guardarla però, lei ha fatto di nuovo ciao. Un altro giorno quando siamo tornate al parco, ho cercato la bambina.

Lei mi ha salutata con la mano e mi ha sorriso, e io ho sentito caldo dentro.

Poi la bambina si è avvicinata e ha detto delle cose. Ma erano parole strane. È stato come tornare di nuovo sotto la cascata fredda. La bambina però continuava a sorridere. Mi ha portata alle altalene.

Ci sono salita sopra e lei mi ha spinta su, su, sempre più su!

Avevo voglia di ridere. Avevo voglia di dirle che ero contenta perché eravamo amiche.

Ma non sapevo come. Allora sono diventata triste. Più tardi, a casa, sono corsa a nascondermi sotto la mia vecchia coperta.

Mi sono chiesta se sarei sempre stata triste. Mi sono chiesta se sarei mai tornata a sentirmi io.

La volta dopo, quando ho rivisto la bambina, lei aveva portato delle parole per me. Me le ha fatte ripetere e ripetere all’infinito.

Poi, ogni volta che incontravo la bambina, lei mi portava delle parole nuove. Alcune erano difficili. Altre facili. Ogni tanto dicevo delle cose buffe e scoppiavamo tutte e due a ridere.

La sera, quando ero stesa nel letto sotto la mia vecchia coperta, bisbigliavo a bassa voce le parole nuove tante, tantissime volte.

Ben presto hanno smesso di sembrarmi fredde e taglienti. Cominciavano a suonare calde e morbide.

Stavo tessendo una coperta nuova. All’inizio, la mia nuova coperta era piccola e leggera. Ma ogni giorno ci infilavo parole nuove. La coperta cresceva e cresceva. Stavo dimenticando la fredda e solitaria cascata. Adesso la mia nuova coperta è calda, soffice e confortevole proprio come la vecchia coperta. E so che, non importa quale coperta userò…, io sarò sempre io.

➜ La lingua madre è la lingua del cuore, delle emozioni e degli affetti. Nella tua classe sono presenti bambini e bambine che parlano altre lingue? Sì. No.

Se sì, quali?

➜ Costruite l’albero delle lingue della tua classe: sui rami scrivete il nome delle diverse lingue madri; sulle foglie parole, frasi, canzoni o proverbi nelle lingue di origine.

La Giornata internazionale della lingua madre è stata proclamata dall’UNESCO nel 1999: da allora ogni 21 febbraio si celebra nel mondo il valore della lingua madre e la ricchezza del multilinguismo

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