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Il salto del toro

Cnosso, 1500 a.C.

Nei primi giorni a Cnosso, il vecchio Axos e Maia si diedero da fare per preparare i pigmenti e gli strumenti necessari per la pittura. L’artista, nel pieno dell’attività, non lesinava gli insegnamenti alla nipote.

– Vedi – spiegava triturando in un mortaio dei frammenti carbonizzati di ossa di animali, – in questo modo si ricava il nero intenso che piace al nostro popolo.

Oppure, mentre sfregava un minerale rossastro: – Questo che sto grattando è ferro: viene estratto in alcune zone dell’isola; da esso si ricavano varie tinte, fra cui l’ocra che usiamo per dipingere i corpi maschili.

Nel corso delle passeggiate attraverso gli ambienti del santuario già dipinti, Maia apprese che le figure maschili dovevano essere rappresentate in ocra rossa, quelle femminili in bianco, oppure che gli occhi, benché i visi fossero colti di profilo, dovevano presentarsi sempre di facciata e privi di rughe. – Non perché non esistano in natura, ma perché con la nostra arte dobbiamo puntare all’eternità – fu la spiegazione di Axos.

Un pomeriggio Axos e Maia sbucarono in un cortile secondario, nella parte orientale del santuario. – Ehi, guarda là in fondo! – esclamò il vecchio. Un gruppetto di ragazzi e ragazze, quattro in tutto, si allenava attorno a un fantoccio di legno e pelli animali.

Due corna svettanti verso l’alto rendevano riconoscibile la bestia: si trattava di un toro.

– Osserva bene che cosa fanno – disse il vecchio quando furono abbastanza vicini, – la taurocatapsia è forse il rito più antico della nostra civiltà.

Mentre le due ragazze danzavano, a una ventina di passi di distanza, il primo dei due atleti si lanciò contro la bestia, spiccò un salto, afferrò il fantoccio per le corna e con una capriola si librò nell’aria, sfiorando la schiena del finto animale e atterrando sulle punte dei piedi dall’altra parte. Il secondo lo imitò poco dopo.

– Ma è Filolao! – esclamò Maia. Il nonno lo guardò sorpreso. – Lo conosci?

– Ehm, sì. L’ho conosciuto il giorno del nostro arrivo – confessò la bambina. Quindi lanciò un grido al ragazzo. – Ehi, Filolao! Il ragazzo si voltò appena, ma ciò fu sufficiente a sbilanciarlo. La sua piroetta risultò meno aggraziata di quella del suo predecessore, e l’atleta atterrò male perdendo l’equilibrio e sbattendo il sedere.

Il ragazzo la guardò storto.

– Coraggio, Filolao, non è la prima volta che accade – sorrise l’altro ragazzo.

– In realtà non mi sono fatto male – disse Filolao rimettendosi in piedi. – È vero, ogni tanto ci capita di sbagliare. Ci alleniamo per la prossima primavera. – Allora saremo lieti di ammirarvi – rispose Axos.

Michele

Testo facilitato e semplificato

Santuliana, L’isola del labirinto, Raffaello

Comprendo

le parole pigmenti: sostanze che colorano. fantoccio: pupazzo. taurocatapsia: rito che prevede l’esecuzione di una capriola saltando sul dorso di un toro sacro (rappresentato nell’affresco in alto).

le informazioni nascoste ➜ Sottolinea nel testo in rosso le informazioni riferite alle tecniche di pittura del santuario di Cnosso e in blu quelle riferite al rito del salto del toro.

➜ Indica con una la risposta corretta.

● I personaggi sono: fantastici. persone comuni inventate dall’autore. persone comuni sicuramente vissute.

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