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A casa della signora Virginia

Cornelia richiuse la porta d’ingresso del suo appartamento, si diresse lentamente verso quello di Virginia e suonò il campanello. Dall’altra parte sentì il suono attutito di passi che si avvicinavano.

– Sì? – chiese Patel sbirciando fuori. – Oh! Cornelia-della-porta-accanto! – Notò che la ragazzina indossava il cappotto e gli stivali. – Eri fuori con questo tempo orribile?

Cornelia annuì con aria miserevole. – Che cosa ne dici di una tazza di tè per riscaldarti? – Cornelia annuì di nuovo e Patel la fece entrare. – Vieni con me.

Cornelia lo seguì scalza. Tutte le porte erano chiuse. Lunghe tende di velluto pendevano all’estremità opposta del corridoio, nascondendo il soggiorno.

– Cornelia è venuta a farci visita – annunciò Patel scostandole con fare cerimonioso.

Cornelia entrò in salotto e rimase a bocca aperta. Quella stanza doveva essere esotica almeno quanto il ritiro in Marocco di sua madre.

Prima di riuscire a trattenersi, Cornelia contò le palme. Otto, nove, dodici, quindici… venti in tutto! Ed erano piantate direttamente nel pavimento. Le fronde attenuavano la luce che veniva da fuori e proiettavano un disegno intricato di ombre sul pavimento (che, detto per inciso, non era di legno come quello dell’appartamento di Cornelia, ma di lastre di marmo bianco). Lanterne di vetro colorato dondolavano pigramente dai rami e di tanto in tanto, colpite dalla luce del sole, brillavano come rubini, smeraldi, zaffiri e diamanti.

In mezzo a questa foresta, sotto un tetto di fronde, c’era un letto marocchino dai fianchi alti e incurvati. I cuscini di seta che Cornelia ricordava formavano torri opulente sopra di esso ed erano sparpagliati a dozzine in tutta la stanza. Sotto il letto c’era il tappeto orientale più spesso e lussuoso che avesse mai visto.

Al centro di quel letto meraviglioso, c’era Virginia Somerset, profondamente immersa nella lettura di un libro. Indossava un abito lungo, fluttuante e le sue dita scintillavano di anelli. Aveva i capelli avvolti in una sciarpa dorata. Alzò gli occhi dal libro e sorrise quando vide Cornelia. Le sue guance diventarono come grosse mezzelune. Aveva l’aspetto di una principessa saggia e alla moda.

– Ti piace? – chiese la donna con entusiasmo. Cornelia annuì. – Gli operai hanno impiegato parecchie settimane per finire i lavori, ma sono contenta di come è venuta. Come modello ho usato il giardino di un palazzo in Marocco dove sono stata con le mie sorelle tanto tempo fa. – È la stanza più bella che io abbia mai visto – mormorò Cornelia.

Virginia annuì. – Beh, devi avere ancora un po’ di pazienza. Non è finita: voglio far costruire una fontana vera, al centro – disse. – Ma devono mettere i tubi nel pavimento per farla riempire d’acqua e ci vorrà un sacco di tempo. La fontana invece c’è già, naturalmente. E indicò un grosso oggetto di marmo in un angolo.

Lesley M.M. Blume, Cornelia e le strabilianti storie delle sorelle Somerset, Mondadori Libri S.p.A. per il marchio Piemme

Scopro

➜ Sottolinea le sequenze e le brevi frasi descrittive presenti nel testo.

Comprendo

le informazioni date

➜ Indica con una o più le cose presenti nella stanza di Virginia. pavimento di legno tende di seta palme diamanti cuscini di seta fontana funzionante

Le Sequenze Dialogiche

Chi scrive può narrare la storia anche attraverso le sequenze dialogiche, che comprendono i dialoghi tra i vari personaggi o i monologhi, cioè i discorsi che un personaggio rivolge a se stesso, oppure ad altri da cui non si aspetta una risposta. Nelle sequenze dialogiche i protagonisti e le protagoniste si esprimono direttamente e, così, danno spontaneità alla narrazione e coinvolgono chi legge come se fosse presente.

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