
1 minute read
INCAPACI DI LIBERARCI DEL PASSATO RINUNCIAMO A DISEGNARE IL FUTURO
gli screening femminili per i tumori al seno e al collo dell’utero (PAP Test).
Diagnosi
Advertisement
Quanto alla diagnosi, negli ultimi anni la tecnologia ci ha concesso di sequenziare su larga scala il DNA tumorale per individuare quelle anomalie molecolari che rappresentano punti deboli, da sfruttare, o punti di forza, da aggirare, della patologia. Il tumore della mammella, un tempo considerato un unicum, è oggi distinto in tre patologie, ciascuna con linee di trattamento specifiche. La percentuale di guarigioni è passata da circa il 70% a più del 90% in pochi decenni. Inoltre, diagnostiche molecolari come l’analisi genetica NGS o l’analisi proteomica ci consentono di rilevare eventuali anomalie espresse dalla malattia su base individuale, una conoscenza che può indirizzare le scelte terapeutiche e determinare aspettativa e qualità di vita dei pazienti. Il futuro promette analisi molecolari capaci di intercettare le recidive di malattia prima che siano rilevabili a qualsiasi altra diagnostica consolidata (TAC, PET, RMI). Più avanti, ma non troppo, riusciremo a fare altrettanto con l’insorgenza di ogni tumore, ossia diagnosticarlo prima che acquisisca il carattere di patologia conclamata e direttamente osservabile.
Trattamento
Passando infine ai trattamenti, i risultati raggiunti sono eclatanti. Se fino a pochi decenni fa contavamo esclusivamente su chemioterapia e radioterapia, oggi stiamo liberando la potenza delle cosiddette terapie mirate (o a bersaglio molecolare) e dell’immunoterapia. Gli anticorpi coniugati (ADC) individuano le cellule tumorali per eliminarle selettivamente. L’immunoterapia risveglia e addestra il sistema immunitario perché sia più efficace nel riconoscere ed eliminare le cellule tumorali. Le combinazioni di farmaci sfruttano le debolezze della patologia e ne aggirano le resistenze.
La Ricerca Traslazionale

Se è vero che non abbiamo la cura universale per il cancro, è altrettanto vero che i progressi di scienza e tecnologia disegnano una chiara accelerazione. Il merito va anche a un nuovo approccio interdisciplinare e altamente collaborativo, la ricerca traslazionale, capace di creare un canale bidirezionale tra due contesti storicamente separati: la ricerca di base, che mira a creare conoscenza, e la pratica clinica, che mira alla salute del paziente. Tutto ciò è possibile nel segno dell’approccio che abbiamo definito come interdisciplinare e collaborativo: in tal caso il team di medicina traslazionale è composto da ricercatori, da clinici, ma anche da esperti di biologia molecolare, chimica, patologia, bioinformatica, farmacologia. La sinergia tra differenti e complementari competenze innesca un ciclo virtuoso in cui la ricerca fornisce strumenti alla Clinica e i feedback della Clinica danno nuovi spunti alla Ricerca.
Un simile approccio è alla base dei Molecular Tumor Board, unità attive in numerose regioni italiane in cui team multidisciplinari dalle competenze diversificate gestiscono pazienti selezionati in base a criteri medico-clinici. Simili iniziative interpretano di fatto il concetto di una medicina personalizzata orientata più alla singolarità della patologia del paziente che all’implementazione di lineeguida basate su classificazioni prestabilite.