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INCAPACI DI LIBERARCI DEL PASSATO RINUNCIAMO A DISEGNARE IL FUTURO
Il modo italiano di essere è andato bene fino ad un po’ di anni fa. Da tempo non regge più. Siamo prigionieri del nostro passato, nel quale cerchiamo il nostro futuro. Abbiamo lo sguardo costantemente fisso allo specchietto retrovisore. Cerchiamo di autoconvincerci sempre con gli stessi discorsi, con le stesse dispute, con lo stesso modo di pensare, con gli stessi immarcescibili interlocutori politici, aziendali, istituzionali, sindacali. Non innoviamo, bensì conserviamo; siamo diventati un Paese che non scopre più niente, al massimo recupera e riscopre. Non buttiamo via mai niente del passato; il Paese è diventato una sconfinata conservatoria nazionale. Ogni cosa è potenzialmente per sempre, in modo da evitarci ansia e stress nel doverla metterla in discussione e nel dover nuovamente decidere; ogni ruolo, ogni carica è a vita. Abbiamo paura della creatività innovativa di pochi sconsiderati, orientati al merito, all’iniziativa e al successo, che quindi riteniamo inaffidabili, pericolosi e molto scomodi: una indebita minaccia alla nostra paciosa tranquillità! Risultato: il 9,8% dei cittadini del più bel Paese al mondo è andato a risiedere all’estero - ossia oltre 5,8 milioni di persone, di cui 1,2 milioni tra i 18 e i 34 anni. Figuriamoci se fossimo anche brutti!
Fabrizio Favini
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APRILE 2023