Rivista Fralerighe FANTASTICO N.7

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I Grandi Uomini dell'Horror (seconda parte): Una notte in Villa Diodati aveva messo insieme […] Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.” è così che, durante un dormiveglia, l'autrice immagina il mostro che ben presto diventerà uno dei più importanti racconti gotici di tutti i tempi. L'idea non arrivò immediatamente ma fu il frutto delle conversazioni tra gli uomini sui principi Darwiniani e sulla possibilità che esistesse un modo per assemblare una creatura ed infondere in essa la vita. L'incubo sulla creatura senza nome spinse l'autrice a tentare di ricreare lo stesso terrore da lei provato, così anche il dottor Victor Frankenstein aborrisce il parto della sua folle ricerca e decide di abbandonarlo a se stesso, sperando che la solitudine lo porti alla morte. La critica trova il racconto – dapprima pubblicato anonimamente – orribile e privo d'insegnamento morale, ma la stessa cosa non può dirsi per Walter Scott e per i lettori che lo resero immediatamente un best seller. Successivamente, quando gli stessi critici verranno a conoscenza dell'identità dell'autore (o per meglio dire autrice), diranno d'essere spiazzati, poiché trattandosi di un'opera di una donna tanto giovane (aveva all'incirca 21 anni) poteva dirsi straordinaria.

Nel precedente numero di Fralerighe – Fantastico ho analizzato tre personalità di grande rilievo per l'horror americano: Edgar Allan Poe ed il suo pessimismo legato alla frustrazione e alla povertà; H.P. Lovecraft ed il suo Necronomicon; infine Stephen King e la dura salita che, dopo molto tempo, lo ha portato al successo.

Oggi, piuttosto che analizzare singolarmente altre tre personaggi, parleremo di ciò che accadde nell'estate del 1817 sul lago di Ginevra, quando un violento temporale costrinse Lord Byron, John William Polidori e Mary Shelley a trascorrere la notte in Villa Diodati. Nel maggio del 1817, Percy e Mary Shelley decisero di affittare una dimora nei pressi del lago di Ginevra, a poca distanza da quella occupata dal loro amico George Gordon Byron, che all'epoca era accompagnato dall'amico medico Polidori.

Mentre il romanzo di Mary era destinato a diventare uno dei più grandi capolavori della letteratura gotica, Percy Shelley e Lord Byron in quell'occasione diedero alla luce racconti di minor importanza. Entrambi scriveranno due racconti dell'orrore mai portati a termine. Con il suo The Assassins Shelley decide di andare fuori tema, concentrandosi sull'erronea visione delle religioni circa i dogmi che le compongono. Lord Byron invece lascia un'incom-

Il mal tempo li costringe a rimanere spesso in casa, il che dà loro moltissimo tempo a disposizione per leggere e scrivere. È in una di queste occasioni che il gruppo (formato dai due futuri consorti Shelley, Lord Byron, la sua amante, Claire Clairmont e Polidori) decide di scrivere dei racconti sui fantasmi ispirati alle raccolte da loro consultate. È in questa occasione che Mary Shelley partorirà il suo Frankenstein. “Vedevo -a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta- il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla "cosa" che

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