Rivista Fralerighe FANTASTICO N.7

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INDICE 6 6 7 8 52

Bando Contatti PescePirata Editoriale Crediti

*Fantasy

-Articolo: L’Yggdrasil delle Idee – Seconda Parte -Articolo: Queste Oscure Materie: Polvere e Censura -Recensione: Dannazione – Chuck Palahniuk -Recensione: Il Richiamo della Luna Oscura – Maurizio Vicedomini -Novità: La Luce del Sole – Octavia E. Butler -Novità: La Legge delle Lande – Brandon Sanderson

Speciale Van Vogt -Profilo d’Autore: Alfred Elton Van Vogt -Recensione: Il Ciclo di Linn -Recensione: Il Cervello Trappola -Recensione: Il Libro di Ptath

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*Fantascienza

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-Articolo: Due Facce della Stessa Medaglia -Novità: Multiversum: Memoria – Leonardo Patrignani

*Horror

-Articolo: I Grandi Uomini dell’Horror – Seconda Parte -Recensione: Lo Stagno di Fuoco – Daniele Nadir -Novità: La Maschera di Pazuzu – Vito Introna

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*L’intervista

-Intervista: Leonardo Patrignani

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*Paranormal Romance

-Recensione: Il Bacio dell’Angelo Caduto – Becca Fitzpatrick -Novità: Chaos – Lauren Oliver -Novità: Tra le Braccia della Notte – Nalini Singh -Novità: Blood Noir – Laurell K. Hamilton -Esordio: Il Bacio di Jude – Davide Roma -Esordio: Kyler, Principi Azzurro Sangue – Paola Gianinetto

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*Premi & Concorsi

-Concorso: Narrativa Fantasy Lunatica 2013

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Bando per l'invio alla Rivista Letteraria “Fralerighe”

Contatti

La rivista letteraria “Fralerighe” prevede al suo interno una sezione per i racconti e le poesie. Chiunque può inviarci materiale, autorizzando – con il solo invio – la pubblicazione di tale materiale sulla nostra rivista, senza nulla a pretendere se non la paternità dell’opera, che sarà riconosciuta apponendo il nome dell’autore alla fine del racconto o della poesia. Le specifiche per l’invio sono di seguito riportate:

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1) Inviare materiale è totalmente gratuito. Anche in caso di responso negativo, non è prevista la restituzione del testo, confidando che l’autore non invii l’unica copia.

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rivista_fralerighe@libero.it Abbiamo inoltre un blog e siamo online su diversi social network per avere un rapporto più diretto con i lettori e raccogliere critiche e sproni da chiunque voglia fornircene. In particolare siamo su:

3) La lunghezza massima per un racconto è di 5400 caratteri spazi inclusi (3 cartelle editoriali). La lunghezza massima per una poesia è di 3600 caratteri spazi inclusi (2 cartelle editoriali).

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6) Inviare i testi in formato .doc all’indirizzo: rivista_fralerighe@libero.it

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N

ei bassifondi della nave, nelle stive più losche e misteriose, a cui per accedere

si devono percorrere cunicoli incredibili, là dove nessuno immagina ci sia forma di vita, qualcuno ha progettato qualcosa. Niente rapine o atti terroristici, niente assalti o azioni contro la legge. Tassello su tassello, menti creative leggermente deviate, uomini e donne che non riescono a stare sui binari del normale, si sono riuniti in gran segreto. Hanno parlato, discusso, si sono presi a pugni. Hanno bevuto molta birra e qualcuno, per fumare, ha aperto la finestra dimenticando di essere su una nave. Da quello, da quei posti maleodoranti, da quelle persone poco raccomandabili, è nata

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Per strutturare i servizi letterari che nascono nel Laboratorio di Scrittura. Per dare una partecipazione attiva a tutti i soci, i quali si possono candidare per le cariche di gestione, possono partecipare alle assemblee in cui vengono decise le attività. Nasce per dare GRATUITAMENTE a tutti i soci servizi di Valutazione Testi, Editing Personalizzati, Segnalazione Romanzi agli Editori. Abbiamo collaborazioni con Agenzie Letterarie che ci affiancheranno, insomma, gran bella roba, un sacco di divertimento e molta energia. Quanto costa tesserarsi? L'undicesima parte del canone Rai. La ventottesima di quello Sky. Come 2 pacchetti di sigarette (ma non fa male). Più o meno come una scatola di preservativi.

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Editoriale

Vi ringrazio ancora per il vostro sostegno e vi auguro una buona lettura!

Cari lettori, questo numero porta con sÊ alcune novità . Innanzitutto ho deciso di riconoscere l’enorme e preziosissimo contributo di Maurizio Vicedomini nominandolo Vicedirettore. Poi, come noterete nelle prossime pagine, abbiamo apportato qualche modifica alla grafica dei nostri articoli: spero vi piaccia!

Il direttore delegato, Michele Greco

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Articolo

L’Yggdrasil delle Idee – Seconda Parte Ne è passato di tempo, Thor. Era da tanto tempo che non vedevamo un dio. Matt Fraction – The Mighty Thor

Ricciolidoro Thor Odinson, il dio del tuono figlio di Odino e della dea della terra Jord, dalla Marvel viene descritto come un giovane, poco più che un ragazzo, muscoloso e forte. Lo caratterizzano la nobiltà d’animo, la generosità nei confronti del prossimo e del proprio popolo, le daddy issues, un rapporto ambivalente con il fratello adottivo, la grande forza fisica e spirituale, l’arroganza di un leader e di un combattente che ha collezionato solo successi fin dai primi tentativi e un martello incantato che solo lui può brandire. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, come molti degli eroi puri di cuore iconizzati dall’America degli anni Sessanta. Questo è quello che appare subito del Thor di Lee e Kirby: i lunghi capelli biondi.

Iconograficamente i capelli biondi (data l’epoca e la posizione geografica in cui il personaggio del comic è nato) lo annoverano immediatamente nelle schiere dei “buoni e senza macchia”, a testimoniare che, sì, è una creatura potente che rulla gli avversari senza troppe cerimonie, ma rimane nel limite della giustizia, come un angelo guerriero. I capelli diventano per Thor uno dei maggiori segni distintivi negli anni, tanto da valergli, nel fumetto come tra i fan, tra gli amici, gli alleati e i nemici il soprannome di Goldilocks (Ricciolidoro, nella versione italiana). Questa rappresenta una grande addomesticazione del mito, laddove Thor non ha affatto i capelli biondi, ma rossi. Dal punto di vista simbolico, fa una grande differenza. Tra i norreni i capelli rossi indicavano uno stato dell’animo particolare, indomito come è il fuoco, una spinta di vita in grado di spezzare il freddo delle nevi del nord. Thor era il portatore del tuono (il suo nome proprio significa tuono) e del fulmine e quindi del fuoco stesso. Era il dio della fertilità e della vigoria maschile, la spinta vitale appena dopo la morte. I capelli rossi indicavano questo e questo presentavano immediatamente a impatto visivo. Se la Marvel avesse proposto un Thor dai capelli fulvi, di certo sarebbe stato più aderente al mito. Non avrebbe, però, avuto la stessa potenza visiva sui lettori dell’America degli anni Sessanta così come l’aveva avuta sulle corti norrene e sui vichinghi, e il messaggio di forza, nobiltà e giustizia si sarebbe irrimediabilmente perso. Sembra che invece, a modo suo, Ricciolidoro riesca a recuperarlo.

Per quanto sembri un dettaglio superfluo, è un punto interessante per cominciare.

Miti nordici e non solo Come nel mito, Thor è un dio guerriero che protegge Asgard e Midgard dagli attacchi dei nemici giocando la propria vita sull’altare della battaglia, fin dalla più tenera età. Grazie anche a Mjolnir, il martello incantato che lo accompagna in guerra, scopre di essere per lo più invincibile. Sono scoperte che incidono su un animo giovane e, se continua a essere una divinità positiva, generosa e

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uru, estratto dal cuore di una stella morente. Thor, tutt’oggi – fatte pochissime eccezioni, tra le quali suo padre Odino stesso – rimane l’unico in grado di sollevare Mjolnir. Un sapiente richiamo alla spada Excalibur.

protettrice, sviluppa per contro anche un lato arrogante, distruttivo e feroce. La perfetta incarnazione del tuono. Nei comics dedicati al dio norreno, questa ambivalenza è sfruttata al meglio. Odino, il padre degli dèi, non può tollerare tanta superbia nel proprio figlio, erede al trono di Asgard, e decide di impartirgli una lezione di umiltà potente quanto severa. La continua ricerca dell’umiltà da parte di uno spirito fiero come quello di Thor sarà il nucleo drammaturgico più importante della sua storia, il continuo banco di prova su cui il dio sarà chiamato a sbattere la fronte. Una scelta di parole non casuale dal momento che Odino lo esilia da Asgard, scagliandolo giù dai cieli, e facendolo atterrare di faccia a Midgard, nel regno degli uomini, dove un dio per uniformarsi ad essi dovrà essere umile per forza di cose. La pellicola Thor mostra proprio la scena di un dio in caduta, una stella cadente tra le stelle (che poi viene investita da un camion, ma sono dettagli), il comic classico illustra invece un dio privo di memoria costretto a vivere in un corpo umano. Ma il significato non cambia: si tratta di un signore celeste esiliato da un paradiso aureo che deve fare i conti cadendo nel fango. È la parabola di Lucifero. Anche su Mjonir c’è da soffermarsi un momento. Insieme alla cintura d’oro della forza e alle due capre divine (simbolo di fertilità virile, nella mitologia, reintrodotte con stile da Walt Simonson nel comic), il martello è un oggetto incantato che fa parte dell’archetipo stesso di Thor. Secondo la leggenda, Mjolnir è un martello dalle grandi virtù magiche forgiato dai nani e portato ad Asgard da Loki in seguito a un episodio che vede il dio degli inganni contrarre scommesse pericolose con i fabbri, e sottoposto alla magia di Odino. Diventa un manufatto potente e, donato a Thor, ne condivide il potere: simboleggia gli stessi lati di fruttificazione e di distruzione del dio, la potenza e la forza che possono essere messi al servizio della vita come della morte. Nei comics l’origine di Mjolnir ha visto più di una variante, qualcuna che segue le tracce del mito, qualcuna meno. La più conosciuta vede l’arma di proprietà di Odino già da prima della nascita del figlio e racconta di come Thor abbia dovuto lavorare molto su se stesso fin da bambino, apprendendo la forza sul campo così come il valore e la generosità nella vita, prima di ottenere il martello. Uno degli incantesimi posti da Odino, infatti, prevede che solo chi è degno possa sollevare il martello magico, forgiato dai nani nel metallo

Umano troppo umano Un’altra caratteristica del dio che nel fumetto viene giocata abilmente è l’umanità. Che Thor sia un dio, ci sono pochi dubbi, ma che il suo cuore sia capace di sentimenti e sfumature emotive più umane rispetto alla sua gente – più algida, più netta, apocalittica – è vero sia nel mito che nei comics. Il Thor della Marvel attribuisce questa attenzione per gli esseri umani e per il loro mondo alle origini del dio del tuono, figlio di Jorg, la Terra (spirito di Midgard, quindi), così come all’esilio che ha dovuto scontare confinato in un corpo mortale e per giunta menomato: il medico zoppo Donald Blake, che per tanto tempo è stato l’alterego di Thor.

Di fatto, sia nel mito che nel fumetto, Thor è sempre diviso tra Asgard e Midgard, tra la natura divina e l’amore per gli esseri umani, tra la necessità di regnare e quella di combattere per la gente comune. Tra tutte è la divinità più vicina a essere l’eroe, quindi umano per definizione. L’anello di congiunzione tra il mito e l’epica.

Scilla Bonfiglioli

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Articolo

“Queste Oscure Materie”: polvere e censura

particella elementare origine d'ogni cosa materiale ed immateriale, riducendo persino Dio ad una mera creazione di essa. 2. Il Magisterium e la lotta contro il peccato: l'autore inserisce anche il Magisterium, un organo ecclesiastico dedito al “rallentamento” dei progetti di Lord Asriel, principale ricercatore a favore delle teorie sulla Polvere. Ritenendo quest'ultima radice di tutti i mali, al pari del Peccato Originale del Vecchio Testamento, il Magisterium sarà protagonista della più grande caccia alle streghe contro i bambini dai tempi di Mosè. Così si arriva alla mutilazione delle giovane vittime e alla rimozione del legame con i loro daemon, rappresentazioni corporee delle proprie anime, perché ritenuti mezzi di trasmissione della Polvere, e quindi degli atteggiamenti e pensieri peccaminosi che giungono con la pubertà. 3. La nascita e la morte di Dio: come anticipato, la Polvere è l'origine di tutto, persino di Dio. Egli infatti non era altro che il primo essere senziente – per la precisione un angelo – venuto fuori dalla nube creatrice d'ogni cosa che, guardandosi indietro, aveva infine deciso di reclamarne il merito. Non avendo prova di ciò che era accaduto precedentemente, gli esseri a lui successivi decisero di credere a quella versione, innalzandolo a divinità. Riprendendo il concetto epicureo di inevitabile mortalità del creato, anche Dio diventa vecchio e stanco, finendo per disgregarsi nell'aria aperta per ricongiungersi (sotto forma di atomi) alla Natura.

Nel 1995 viene pubblicato il primo libro della trilogia, conosciuta ai più, “Queste Oscure Materie” di Philip Pullman. Il titolo originale era Northern Lights (termine che in inglese rappresenta l'aurora boreale, particolarmente presente nello sviluppo della trama), ma negli Stati Uniti questo assunse il nome di Golden Compass, ovvero la Bussola d'Oro. Presentato al pubblico come un libro per adolescenti/giovani adulti, non è comunque stato esentato da pesanti critiche circa il contenuto ritenuto inappropriato e screditante nei confronti della Chiesa cattolicoromana; così, il primo libro della trilogia ha assunto la fama di un manifesto della propaganda anticlericale sciorinata in pillole fantasy. Proviamo ad elencare brevemente i punti che hanno risvegliato le coscienze di associazioni religiose e di genitori infuriati:

1. Polvere e teorie atomistiche: gran parte della trilogia è incentrata su uno dei grandi interrogativi del genere Umano, ossia la creazione e l'origine della vita. Pullman riprende egregiamente concetti già illustrati da Democrito ed Epicuro (nonché da Lucrezio, grande ammiratore della scuola dell'ultimo, nel suo de Rerum Natura) basati sulla teoria atomistica. In breve, l'atomo viene ritenuto l'arché, elemento originario della vita, concetto che porta al ritenere gli déi completamente estranei alla formazione del mondo e al suo sviluppo. Così anche l'autore di Queste Oscure Materie inserisce il concetto di Polvere (con la p maiuscola),

Avendo fornito un consono numero di ragioni che hanno spinto la Chiesa a muovere guerra a questo libro, adesso ci concentreremo sulla principale censura avvenuta in fase di trasposizione

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ma sostiene e dà corpo al realismo”. Ci si aspetta dunque che il suo volere venga rispettato sino in fondo, non che invece ci si premuri a tappare occhi e orecchie ai più piccoli ed aspettare dunque che diventino adulti per iniziare a porsi delle domande.

cinematografica dell'opera: il film diretto da Chris Weitz uscito nel 2007. Orsi Corazzati a parte (che rimarranno il mio elemento preferito della pellicola incriminata), questa volta sono stati i fan della saga a muovere infervorate proteste: gli elementi della visione atea di Pullman erano stati scremati, così come le metafore che accusavano la Chiesa e le sue concezioni religiose.

Il timore che come civiltà (non potendo parlare di un'unica società, in quanto questo comportamento è stato riscontrato in quasi ogni paese civilizzato) ci portiamo dentro è probabilmente quello di non saper dare delle risposte ai nostri bambini: raccontiamo loro la favola di Adamo ed Eva, del Serpente e del Frutto Proibito perché a noi è stata insegnata molto tempo fa, perché la conosciamo talmente bene da non avere alcun dubbio su di essa; non abbiamo paura d'essere interrotti con interrogativi a noi sconosciuti perché questa storia è stata raccontata talmente tanto a lungo da aver trovato una giustificazione ad ogni suo aspetto nebuloso. Però abbiamo paura di confrontarci con altre realtà a noi sconosciute, teorie che minano le fondamenta della nostra cultura o le credenze della nostra famiglia, troviamo più semplice cancellare ciò che non sappiamo spiegare e sperare che i nostri figli continuino ad ignorarlo.

Il Magisterium diventa marginale nel susseguirsi delle vicende, così come innumerevoli elementi filosofico-scientifici sono stati smussati per poter attirare un più vasto pubblico – comprendente anche quello dei bambini – in una pappardella che sa di puro e semplice fantasy fine a se stesso (che, mi premuro a dire, non sarebbe un male se non andasse a modificare l'idea originale dell'autore). La spiegazione del regista è stata pura e semplice: la visione letteraria è “una versione della Chiesa cattolica completamente sviata dalle sue radici”, idea evidentemente non condivisa da Weitz. È risaputo che un'opera intellettuale è passibile di reinterpretazione, sarebbe addirittura più grave se ciò non accadesse, ma qui si arriva ad una situazione doppiamente scomoda: da un lato si hanno le tradizionali critiche di chi trova (nonostante si tratti di una versione totalmente scremata dell'originale) comunque dissacrante l'immagine che viene data della chiesa cattolica, dall'altro le più pesanti accuse di chi vede il brutto segno della censura sull'idea di partenza.

La censura e la critica accanita diventano la nostra unica arma, ma non riusciamo a renderci conto delle meraviglie che queste inevitabilmente ci negheranno. Per il loro bene, insegniamo alle nuove generazioni che esiste una sola via, un unico bene, solo il bianco o il nero; non contempliamo l'idea di sederci al loro fianco, aprire un libro che non riusciamo a comprendere e tentare di illuminare le nostre e le loro menti. Tollerare visioni differenti dalla nostra non vuol dire dover necessariamente cambiare la prospettiva che abbiamo del mondo, ma solo arricchirla. Polvere, atomi, esistenza di Dio e morte non dovrebbero essere argomenti tabù, né in questo mondo né negli infiniti universi letterari che un giorno potrebbero contribuire a migliorare la nostra vita.

L'articolazione dei due libri successivi – trattando in maniera più approfondita della questione religiosa ed esistenziale – ha reso praticamente impossibile uno smussamento per la pellicola, impedendo di poter girare un seguito. Dubito che le associazioni di madri preoccupate per la salvezza delle anime dei loro bambini avrebbero approvato uno scontro tra Uomini ed angeli sino al completo annullamento delle organizzazioni religiose tradizionali!

Esiste un mondo pieno di stupore e curiosità al di là delle nostre percezioni. Impedire ad altri di goderne appieno è il crimine più grande.

Philip Pullman scrisse: “a me interessa parlare di temi importanti: la vita, la morte, l'esistenza di Dio, il libero arbitrio. Il fantastico non è fine a se stesso,

Christine Amberpit

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Recensione

“Dannazione” di Chuck Palahniuk

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Titolo: Dannazione Autore: Chuck Palahniuk Sottogenere: Bangsian fantasy, Bizarro fiction Casa Editrice: Mondadori Pagine: 250 Anno: USA 2011 – ITA 2011 Formato: Cartaceo, Ebook

Palahniuk è un autore tanto famoso quanto controverso: le sue storie dividono i lettori, e “Dannazione” di certo non fa eccezione. Con questo romanzo, l’autore americano si sposta in ambito fantasy, ma non siamo di fronte a una rivoluzione; infatti, la Bizarro fiction è la naturale evoluzione del “genere Palahniuk”.

Madison ha tredici anni ed è una ragazzina come tante. Be' insomma, più o meno... Figlia di una star del cinema parecchio narcisista e di un miliardario, viene, tra le altre cose, dimenticata per le vacanze di Natale nel suo collegio di iperlusso in Svizzera dai genitori, in giro per il mondo a caccia di orfani da adottare davanti ai media. Durante una notte degli Oscar, Madison riesce nella non facile impresa di morire per una overdose di marijuana, e all'improvviso si trova in una situazione assolutamente diversa da quella della maggioranza delle sue coetanee. Per dirla tutta, Madison non solo scopre di essere morta, ma per giunta di essere finita all'inferno, con la non esaltante prospettiva di dover trascorrere un bel po' di tempo (a occhio e croce l'eternità) tra le fiamme e quei tormenti che lo hanno reso tristemente famoso. Insomma, è innegabile che sia difficile pensare positivo, ma Madison è una ragazza pratica e cerca da subito di rendere meno terribili le sue prospettive: prima di tutto deve farsi degli amici, poi deve scoprire come funzionano le cose all'inferno. Infine (e questo è un obiettivo mica da ridere), deve cercare di farselo piacere. In poco tempo diventa amica di un gruppetto di coetanei: una cheerleader, un secchione, un punkrocker e un giocatore di football, e con loro attraverserà il Deserto di forfora e valicherà Colline di unghie tagliate, per arrivare alla città fortificata dove vive Satana...

“Dannazione” ha un’atmosfera più leggera rispetto a quelle solite di Palahniuk. La componente dark si fonde con l’ironia, il sarcasmo e lo humor nero, ma in un modo decisamente poco drammatico. Ciò è dovuto anche al carattere della protagonista nonché voce narrante in prima persona: Madison. Lei è forte, cruda, cinica, intelligente, ironica e autoironica. Il linguaggio di Madison è riconoscibile e peculiare: difficile dimenticare i suoi modi di dire (es. “Pervertita de Pervertitis”) e i suoi pensieri fin troppo maturi per una tredicenne. Quest’ultima peculiarità potrebbe sembrare un difetto, ma nel contesto non lo è affatto ed è palesemente una scelta volontaria dell’autore. E anzi, in origine Madison avrebbe dovuto avere undici anni! Passando agli altri personaggi, rimangono in secondo piano e non spiccano dall’ombra della protagonista. I suoi amici infernali sono palesemente ispirati ai protagonisti di “Breakfast Club” e sono tutti simpatici grazie al loro giocare con gli stereotipi. Al contrario, i personaggi vivi (i genitori in primis) risultano inevitabilmente antipatici. La verità è che i

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vivi sono morti dentro, mentre chi ha già perso la vita la riscopre in una nuova dimensione umana. Ciò è reso particolarmente evidente dalla struttura del romanzo, che interrompe la nuova “vita” di Madison con continui flashback della sua vita precedente.

gliate. Menzione d’onore per il call-center infernale: un’idea semplicemente geniale. Tirando le somme, “Dannazione” è sicuramente un buon romanzo, ma Palahniuk in passato ha fatto molto di meglio. In un genere dominato dal geniale allievo Mellick III, il maestro Palahniuk rischia di rimanere in ombra. Riuscirà il nostro eroe a tornare ai fasti di un tempo a dominare anche nel campo Bizarro fiction? Lo scopriremo nel prossimo romanzo della trilogia dantesca iniziata con “Dannazione”. Madison, il purgatorio ti aspetta!

La trama ha dei picchi, ma anche dei punti morti e prevedibili. Inoltre, risulta spesso sfilacciata e forzata, e c’è pure qualche problema di verosimiglianza. Ad esempio, in una scena Madison strappa con due dita i baffi a Hitler, cosa non proprio possibile. E anche la morte di Madison, che non è per overdose, sembra poco verosimile considerando la sua robustezza fisica.

P.S. “Dannazione” è l’unico esempio di Bizarro fiction tradotta in italiano (“Missione in Alaska” di Mykle Hansen non rientra pienamente nel genere). O meglio, c’è un autore italiano che ha pubblicato romanzi Bizarro fiction, ma è così scadente che non ha senso neppure citarlo.

Un altro problema consiste nella quasi totale mancanza di conflitto: gli ostacoli non sono insormontabili e non si ha mai paura che Madison possa fallire davvero. Sembra di giocare a un videogame in cui non si può mai morire! Insomma, siamo di fronte all’ennesimo romanzo basato sul “wishfulfillment”, ossia sul mettere in scena una storia attraverso il quale il lettore vivere i propri sogni. Nonostante ciò, Palahniuk riesce a mantenere mediamente alta l’attenzione del lettore, anche grazie a qualche colpo di scena e a una buona dose di mistero.

Chuck Palahniuk è nato nell’Oregon il 21 febbraio del 1962 e si è laureato in giornalismo nel 1986. Il primo romanzo scritto da Palahniuk, “Invisible Monster”, fu sistematicamente rifiutato da tutti gli editori ai quali venne sottoposto. Alla fine venne pubblicato solo tre anni dopo il famoso “Fight Club”. Grazie a quest’ultimo romanzo, Palahniuk diventò subito un autore di successo e si aggiudicò la vittoria di molti premi. Palahniuk è dichiaratamente gay e afferma di non possedere un televisore dal 1990.

Lo stile è scorrevole e asciutto, ma dà l’impressione che sia stato fatto poco editing. Questo perché a scene ben mostrate si alternano scene raccontate o eccessivamente piene di dettagli inutili. Fortunatamente, le prime compensano ampiamente le seconde. Il vero problema dello stile, però, è che sembra la parodia di quello tipico di Palahniuk. In particolare, i ritornelli (“Mi sente, Satana? Sono io, Madison.”) sono ormai un cliché. Parlando dell’ambientazione, l’inferno è stato reso in modo personale e originale. Si sente l’influenza della Commedia dantesca, ma gli elementi Bizarro fiction danno un entusiasmante tocco di novità. E così ci ritroviamo in un inferno ricoperto di caramelle e composto da monti fumanti di cacca di cane, distese di funghi dei piedi, paludi di feti abortiti, mari d’insetti, laghi di bile tiepida, oceani di sperma sprecato, deserti di forfora e colline di unghie ta-

Dopo i già menzionati “Fight Club” e “Invisible Monster”, Palahniuk ha pubblicato “Survivor”, “Soffocare”, “Ninna Nanna”, “Diary”, “Portland Souvenir”, “Cavie”, “Rabbia”, “Gang Bang”, “Pigmeo”, “Senza Veli” e “Dannazione”.

Michele Greco

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Recensione

“Il Richiamo della Luna Oscura” di Maurizio Vicedomini

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Titolo: Il Richiamo della Luna Oscura Autore: Maurizio Vicedomini Sottogenere: Sword & Sorcery Casa Editrice: GDS Pagine: 190 Anno: 2012 Formato: Cartaceo, E-book

Con queste sembianze Garrett affronterà un viaggio lungo e difficile, allo scopo di ritornare a casa. Ogni racconto ci mostra un episodio particolarmente significativo di questo percorso. Che sia una prova difficile o un incontro straordinario non importa; ogni volta il protagonista dovrà mettersi alla prova, e di conseguenza crescere. Risulta chiaro quindi che "Il richiamo..." è un'opera allegorica, un viaggio fisico nella narrazione, ma mentale nella sostanza, fatto per tornare a casa all’apparenza, ma per maturare e trovare la forza per lasciarsi l'infanzia alle spalle nella sostanza. I personaggi, a esclusione di Garrett, sono funzionali alla storia, ma non per questo inverosimili. Anzi, nei loro difetti e pregi (la disposizione dei due aggettivi non è casuale...) risultano molto credibili, umani. L'ambizione, l'interesse personale e più raramente le passioni sono il motore di queste figure. Vicedomini mostra al lettore gli avvenimenti senza però incappare nei difetti derivanti da un uso eccessivo dello "show don't tell", stemperando il testo con periodi morbidi. Lo stile risulta quindi scorrevole, chiaro ed evocativo. Tra i racconti/episodi ho preferito Scacco Matto, in cui viene messa in luce la logica disumana del potere (da "discepolo" del Machiavelli non posso non concordare con questa visione.) Ricapitolando, un testo ben fatto e piacevole. L'unico punto negativo, a mio parere, è lo stacco narrati-

Eppure la luna oscura, ogni notte, lo chiamava. Gli sussurrava di strade segrete e sentieri dimenticati che l’avrebbero ricondotto finalmente a casa. Brillava nel suo tetro splendore, invogliandolo a viaggiare a lume di stelle, mentre il resto del mondo vagava su sentieri di sogni. E lui, ogni volta, si era lasciato soggiogare da quella voce, dalla speranza.

Il richiamo della luna oscura di Maurizio Vicedomini si rivela fin da subito come un'opera un po' atipica, nel senso buono del termine. Non è solo il formato, descritto dall'autore come "romanzo a racconti", a uscire fuori dai soliti schemi. "Il richiamo..." è un misto tra fantasy, romanzo di formazione e le storie d'avventura legate al viaggio, tema archetipico della letteratura. Ed è proprio di un viaggio che si tratta, nella sostanza. Garrett è un giovane bracciante agricolo, pigro e immaturo. I vicini del suo padrone lo pizzicano a rubare dalle loro riserve e per punizione lo colpiscono alla testa. Il giovane si accascia, stordito. Quando si risveglia, fa appena in tempo a raggiungere il suo datore di lavoro per assistere al cambiamento del mondo: la luna diventa nera, le coordinate geografiche perdono senso, ma soprattutto il nostro, da contadinello impacciato quale era, si ritrova trasformato in un guerriero coraggioso.

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vo che si viene a creare tra i vari racconti, tipico delle raccolte e presente, seppur in maniera minore, anche in questo romanzo a episodi. Ma più che di un demerito dell'autore, in questo caso, si tratta di una caratteristica del formato, che a me non piace. A fine lettura, inoltre, ho provato una piacevole sensazione di meraviglia, seppur leggera, causata dalla sensazione di aver fatto un piccolissimo tuffo nel mistero inspiegabile della vita.

Maurizio Vicedomini nasce a Napoli il 30 giugno del 1990. È laureando in Lettere Moderne, chitarrista del sabato sera e cintura nera di Taekwondo. Appassionato lettore e studioso di letteratura fantastica, ha pubblicato Myrddin di Avalon (Edizioni Diversa Sintonia, 2012), un racconto lungo in ebook di fantascienza storica, Il Patto della Viverna (Ciesse edizioni, 2012), un romanzo Sword & Sorcery, e Il Richiamo della Luna Oscura (GDS, 2012), un romanzo fantasy allegorico. Ha inoltre pubblicato diversi racconti in antologie. Cura la rubrica FantaCliché su TrueFantasy, scrive articoli per Fantasy Planet ed è vicedirettore di “Fralerighe – Fantastico”. Sito web: www.mauriziovicedomini.com

Aniello Troiano

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Novità editoriale

“La Luce del Sole” di Octavia E. Butler

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Titolo: La Luce del Sole Autore: Octavia E. Butler Sottogenere: Science fantasy, Dark fantasy, Fantascienza sociale con influenze Thriller Casa Editrice: Fanucci Editore Pagine: 352 Anno: USA 2005 – ITA 2013 Formato: Cartaceo

Shori è una ragazzina colpita da una forma di amnesia selettiva, condotta dalle sue stesse abilità a una scoperta sensazionale: sopravvissuta alla strage della propria comunità, è in realtà una vampira di cinquantatré anni geneticamente modificata per essere immune alla luce del sole, la figlia perduta di un'antica razza di creature semi-immortali, gli Ina, che vivono in misteriosa simbiosi con il genere umano. Dopo il risveglio traumatico in una caverna, dimentica del proprio passato e protetta dalla pelle scura, dovrà lottare per difendersi da chi vuole annientarla definitivamente.

Octavia Estelle Butler è la più nota scrittrice afroamericana di fantascienza. Nata il 22 giugno 1947 a Pasadena, in California, si definisce “confortevolmente asociale, una eremita nel centro di Los Angeles, pessimista, femminista, uno strano miscuglio di pigrizia e ambizione, di perplessità e sicurezza”. Nei suoi romanzi si raccontano i conflitti razziali e tra i sessi, le difficoltà delle minoranze, la segregazione dei ‘diversi’, alieni e terrestri. Butler ha ricevuto molti riconoscimenti (anche al di fuori del genere): ha ottenuto il premio Hugo nel 1984 con il racconto “Speech Sounds” e di nuovo nel 1985 con “Bloodchild” (che ha vinto anche il Nebula). Tra le sue opere più importanti ricordiamo il “Ciclo dei Telepati di Patternmaster” e la “Trilogia della Xenogenesi”. “La Parabola dei Talenti”, seguito da “La Parabola del Seminatore”, si è aggiudicato nel 2000 il premio Nebula.

A cura di Michele Greco

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Novità editoriale

“Mistborn – La Legge delle Lande” di Brandon Sanderson

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Titolo: Mistborn – La Legge delle Lande Autore: Octavia E. Butler Sottogenere: Dark fantasy, Steamfantasy con influenze Western Casa Editrice: Fanucci Editore Pagine: 352 Anno: USA 2011 – ITA 2013 Formato: Cartaceo

Brandon Sanderson (19 dicembre 1975) è uno scrittore statunitense famoso per la “Saga di Mistborn”, di cui “La Legge delle Lande” è il quarto volume. In seguito alla morte di Robert Jordan, autore della saga fantasy “La Ruota del Tempo”, la moglie Harriet McDougal scelse di affidare a Sanderson l'incarico di portare a termine la saga, sulla base degli appunti e delle indicazioni lasciatele dal marito.

Su Scadrial sono passati trecento anni dall'Origine, quando il Mondo di Cenere è tornato a essere un luogo prospero e fertile. I protagonisti della lotta contro il lord Reggente sono diventati personaggi mitici, come il Sopravvissuto e la Guerriera Ascesa; nuove religioni sono nate e ne sono riemerse di antiche. Non esiste più nessun Mistborn, ma i poteri feruchemici, un tempo appannaggio dei soli Terrisiani, si sono diffusi fra l'intera popolazione pur diluendosi: esistono quindi individui chiamati duomanti che dispongono di un solo potere feruchemico e un solo potere allomantico. Alla morte dello zio, Waxillium si trova a dover tornare nella città di Elendel, culla della civiltà e del progresso, per assumere la gestione dell'importante casata Ladrian. Fino ad allora, Wax aveva vissuto nelle Lande come giustiziere, dando la caccia a banditi e criminali. La vita nell'alta società, però, gli impone di accasarsi con una donna di buona famiglia e lasciare da parte le pistole e le acrobazie che i suoi poteri di duomante gli consentono. Saranno i guai a cercare lui, quando una banda di rapinatori che si fa chiamare gli Evanescenti minaccerà Elendel stessa, e Waxillium, assieme al suo fidato Wayne, dovrà imbracciare di nuovo le armi per fronteggiare i banditi e il loro misterioso capo.

A cura di Michele Greco

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Profilo d’Autore

Alfred Elton Van Vogt

rintracciabile in futuro in numerosi altri plot narrativi come il film Alien di Scott o il romanzo Relic del duo Preston Child. La successiva vasta produzione di romanzi attesta Van Vogt come principale esponente della Golden Age fantascientifica, caratterizzata dall’inventiva nel dipingere complessi affreschi cosmici, uniti a una componente tecnologica e avventurosa. Dal 1941, incoraggiato dal successo delle sue opere, Van Vogt si dedica completamente alla professione di scrittore, facendo seguire i suoi celebri cicli narrativi, da I fabbricanti d’armi (1941/1949) al ciclo del Non-A (1945/1985) fino a La guerra contro i Rull del 1959, per ritornare alla ribalta nel 1963 dopo una pausa di qualche anno dedicata al mainstream. Le sue ultime produzioni seguono a un interruzione segnata anche dall’avvicinamento alla Dianetics di Ron Hubbard e presentano un tono minore rispetto ai lavori precedenti. Tra queste sue opere prevale una discontinuità di livello narrativo, dovuta anche al cambiamento dei gusti del pubblico con il quale perde in qualche modo di sintonia.

Vita: Ci sono scrittori e motori, entità diverse che condividono uno scopo comune: portare lontano. In virtù di questa analogia, ci sembra opportuno analizzare la figura di Alfred Van Vogt in veste di motrice, una macchina forse un po’ truccata secondo alcuni (vedi Damon Knight), ma certamente di cilindrata considerevole. Canadese per caso, Alfred Van Vogt nasce a Saskatchewan nel 1912 da una famiglia di origine olandese. Estraneo alla dimensione provinciale in cui vive, Van Vogt prova sulla sua pelle il disagio di non sentirsi assimilato dalla propria comunità, un malessere rinnovato dai frequenti traslochi familiari. Alla sua difficoltosa giovinezza contribuisce anche la cattiva condizione finanziaria, causata dagli azzardi finanziari del padre procuratore distrettuale, che porta la famiglia a sempre maggiori difficoltà economiche. Questo sostrato emotivo farà dire in seguito allo scrittore di aver vissuto l’infanzia come una “nave senza ancora” in perenne balia della tempesta. Niente di strano che tra lavori precari e scarsa integrazione sociale, il giovane Alfred si rivolga alla scrittura come mezzo per sbarcare il lunario e anche come via di fuga da una realtà poco allettante.

Alfred Van Vogt muore a Los Angeles nel 2000 dopo aver affascinato generazioni di lettori e autori delle formazioni più diverse come Frederick Pohl, Harlan Ellison e Boris Vian.

I suoi esordi lo vedono attivo negli anni ’30 come autore di storie romantiche per riviste popolari come “True stories”, una palestra tecnica per imparare il mestiere di narratore, nonché puntello della sua sempre traballante posizione economica. L’opportunità di trovare nuovi territori fertili (in termini di mercato) e il fascino di riviste come Astounding science-fiction di John Campbell, fanno sì che Van Vogt scopra una particolare inclinazione al fantastico. Nasce così nel ’39 il suo primo racconto Black Destroyer, imperniato sulle esplorazioni dell’astronave “Space Beagle” , un testo che sarà destinato a diventare parte di un fortunato ciclo confluito poi nel romanzo Crociera nell’infinito. Con la figura del Coeurl, l’extraterrestre felinoide che insidia l’equipaggio del Beagle, s’inaugura una galleria di creature aliene rimaste memorabili nello scenario fantascientifico, inoltre crea uno stereotipo

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Opere: Il corpus del lavoro di Alfred Van Vogt è estremamente ricco, tra una copiosa produzione di narrativa breve spesso riunita a formare dei romanzi e diversi cicli letterari la cui elaborazione si protrae in lunghi archi di tempo. È indispensabile citarne alcuni tra i più significativi, nei quali sono evidenti le tematiche più consuete dell’autore, che vanno dal superomismo della serie degli Slan, alle mitologie scientifiche come il Connettivismo o la logica nonaristotelica di Non-A.

ciclo, paragonato ad un kolossal narrativo, per la ciclopicità della visione e la ricchezza delle continue trovate. • Ciclo del Non-A Influenzato dalle teorie semantiche di Alfred Korzybiski, il primo romanzo del 1945 riprende tematiche superomistiche tipiche di Van Vogt, in un contesto in cui l’avventura e l’elemento filosofico sono interpreti di un complesso intreccio. La scoperta del protagonista Gilbert Gosseyn di possedere falsi ricordi, lo catapulta in una serie di eventi che ruotano intorno alla selezione ad opera di un intelligenza artificiale, la Macchina. Il ruolo di Gosseyn, si profila a seguito di accuse, inseguimenti e una misteriosa resurrezione, ponendo la sua presa di coscienza come cruciale ad un complotto di portata planetaria che troverà risposte nel mondo utopico di Venere.

• Slan La lotta tra la minoranza di telepati detti Slan e il resto dell’umanità “normale” è il tema portante di questo romanzo del 1940, di cui è stato realizzato un seguito nel 2007 (Slan Hunter) ad opera di Kevin J. Anderson. Una trama ricca di colpi di scena e di rivelazioni conduce il protagonista Jommy Cross a scoprire la propria particolare natura, contrastando i mutanti senza antenne avversi al suo gruppo e diventando il fulcro della ribellione contro la tirannia di Kier Gray. L’utilizzo di un’invenzione prodotta dal padre diventa un elemento determinante per salvare la sua razza dal genocidio e porterà Jommy a scoprire la segreta identità dello stesso tiranno in un drammatico conflitto. • Le armi di Isher La dimensione cosmica di questo affresco ambientato nell’anno 7000 è lo sfondo a un dittico di romanzi del 1942 e 1943, costruiti assemblando insieme una serie di racconti in un ciclo unico. Il giornalista Mc Allister è proiettato nel futuro attraverso un negozio d’armi apparso dal nulla in una strada americana del 1951. Si troverà calato nella contrapposizione tra i negozi d’armi e l’imperatrice Innelda Isher, una lotta per la libertà e il diritto di difesa in un mondo corrotto, dominato da fazioni potentissime su cui spicca l’immortale Robert Hedrock. I complessi meccanismi sociali, la presenza pervasiva della tecnologia atomica ed elettronica, sono alcuni ingradienti del

• L’ultima fortezza della Terra Un’origine articolata e segnata da varie pubblicazioni, sottende alla nascita de L’ultima fortezza della Terra, inizialmente romanzo breve, poi riveduto e ampliato in più edizioni seguenti. Elemento di novità assoluta nella sua trama è che il protagonista sia una donna fragile e sconfitta, Norma Matheson, destinata a diventare l’ago della bilancia tra il conflitto in corso tra le fazioni dei Gloriosi e dei Planetari. Uno scontro di proporzioni gigantesche in cui l’eroina dalle caratteristiche umanissime si troverà a lottare per uno scopo personale che si inserisce nel quadro più ampio in cui si muove: ritrovare il proprio compagno Jack Garson, perso nelle trame di una battaglia cieca e totalizzante. Fabio Lastrucci

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Recensione

Ciclo di Linn

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Titolo: Ciclo di Linn: L’Impero dell’Atomo, Lo Stregone di Linn Autore: Alfred E. Van Vogt Casa Editrice: Newton Compton Pagine: 254 Anno: USA ’46-’47/’62 – ITA ’95/’96 Formato: Cartaceo

Un giorno la maledizione degli Dèi, incarnata nella figura di un mutante, si abbatte sulla potente dinastia de Linn, che da secoli governa incontrastata su miliardi di uomini sparsi fra Terra, Marte, Venere e Giove. Eppure, sarà proprio questo mutante, Clane, che riuscirà ad aver ragione degli intrighi e dei complotti tesi alla conquista del potere; ma soprattutto Clane penetrerà i segreti dell’Atomo, asservendoli ai suoi scopi, e riuscirà in tal modo a preservare alla propria famiglia il dominio dell’Impero dell’Atomo. Il ciclo si compone di due volumi, il secondo dei quali tramuterà la fantascienza politica in un una maestosa space opera, alla scoperta del passato e del futuro della razza umana.

Van Vogt è uno dei “grandi assenti” nel panorama fantascientifico attuale. I due romanzi in oggetto sono stati pubblicati in Italia per l’ultima volta nel biennio ‘95/’96 nella collana Il Fantastico Economico Classico della Newton. La narrazione vede un’ambientazione che ricorda vagamente i preludi alla Fondazione di Asimov, dove aspetti fantascientifici si mischiano a una società al limite delle barbarie. Gli esseri umani di Van Vogt possiedono la tecnologia per viaggiare nello spazio ad alta velocità, tanto da rendere possibile la creazione di un impero fra Terra, Marte, Venere e Giove, e dominano, per così dire, l’energia nucleare. In verità essi non hanno idea di come far funzionare queste tecnologie, poiché sono state create da una società precedente dai fasti illustri, perduta nella dimenticanza del tempo. E non è un caso che la società imperiale sia in realtà uno sguardo distorto alla decadenza dell’impero romano d’occidente nei suoi ultimi secoli. L’atomo e l’energia nucleare sono doni degli dèi – gli Dèi dell’Atomo, appunto – e le vecchie centrali nucleari sono camuffate da templi. È in uno di questi che la Regina della famiglia Linn viene contaminata da radiazioni “divine”, che producono mutazioni e deformità nel figlio che porta in grembo. Clane, il mutante, mostrerà un’incapacità a reagire alle emozioni e a controllarle, ma al contempo – a dispetto delle mutazioni fisiche che lo rendono un reietto – sviluppa un’intelligenza senza paragoni, che lo porterà in vantaggio negli intrighi di corte

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per il controllo di un potere che Clane stesso non desidera. Se il primo volume del ciclo si focalizza sulla politica, gli intrighi e il personaggio di Clane, il secondo – Lo Stregone di Linn – punterà alla parte più fantascientifica, dove l’impero dovrà vedersela con alieni tecnologicamente più avanzati, invischiati in una guerra con l’umanità – da come appare – da tempi oltre la memoria. E il viaggio di Clane e del “fidato” barbaro Czincazar sarà ricco di scoperte contrastanti sulla guerra, sul passato stesso degli esseri umani e degli strani alieni che stanno cercando di distruggere.

Entrambi i romanzi mischiano senza troppi complimenti tecnologie possibili ad altre totalmente inventate, senza contare alcuni passaggi che, sebbene possano essere spiegati scientificamente con mutazioni genetiche o altri aspetti biologici, sembrano fare l’occhiolino al fantasy, restando senza spiegazione.

Sono tuttavia molto forti i temi sociali, specialmente – com’è ovvio dalla natura del protagonista – il razzismo e una sorta di riscatto del perseguitato. La stessa società corrotta viene mostrata come lo specchio dell’incapacità di andare oltre ottuse visioni di vita, che sempre hanno influenzato (e, per Van Vogt, sempre influenzeranno) la vita umana. Lo sguardo al diverso, che nella cultura umana è radicata nella superiorità dell’uomo sulla donna, del bianco sui neri (e sui pellerossa), dell’eterosessuale sull’omosessuale. Il diverso che – come Van Vogt mostra senza ritrosie – è indice di paura. Paura del cambiamento, paura che il diverso possa essere migliore di noi. E, sia chiaro, tale accezione non è presente solo nella situazione di Clane, ma in ogni singolo punto dei romanzi. Lo troviamo nella classificazione di barbari degli abitanti della luna di Giove, nella lotta incondizionata all’alieno – sebbene in quest’ottica sia più comprensibile, essendo sotto attacco – così come in ogni rapporto di supremazia sugli indigeni di altri mondi. Anche la divinizzazione della scienza, che in parte può ricordare la sociocrazia ideata dal filosofo Comte, che vedeva nell’Umanità il nuovo dio, è indice della società che Van Vogt scorgeva. Culti e religioni che hanno alla base ciò che l’uomo non è in grado di spiegarsi o, come nel caso del Ciclo di Linn, non è più in grado di spiegarsi. E chi riesce a impadronirsi dei segreti della scienza è definito stregone, baciato dagli dèi, eletto, non scienziato, poiché l’uomo che è stato bendato per tutta la vita, difficilmente potrà – e vorrà – distaccarsi da ciò a cui ha sempre creduto, per quanto la nuova verità sia lampante. In un certo senso l’autore ci mostra dalle retrovie la nascita di una figura al limite del concetto di messia, comune a tanti culti, prescelto dal dio/ dagli dèi, e dotato di capacità che nessuno è in grado di comprendere. O che nessuno ha volontà di comprendere.

Maurizio Vicedomini

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Recensione

Il Cervello Trappola

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Titolo: Il Cervello Trappola Autore: Alfred E. Van Vogt Casa Editrice: Newton Compton Pagine: 128 Anno: USA 1957 – ITA 1994 Formato: Cartaceo

La storia di David Marin, Maestro di Gruppo, si svolge su una Terra del futuro dove si è verificato un conflitto atomico che ha visto, dopo una strenua lotta, la disfatta della Mente, un gigantesco computer in origine creato per proteggere il genere umano. David Marin subisce un trasferimento di corpo con un suo amico, e da questo momento inizia per lui tutta una serie di problemi angosciosi, non ultimo dei quali quello di essere condannato a morte nel corpo, appunto, di questo suo amico. Ma le avventure, nello stile di Van Vogt, si succedono a ogni capitolo, talché vediamo un’operazione militare e politica di grande portata, contro uno stato confinante, la lotta continua contro la Mente che si annida in mille nascondigli, il tentativo da parte di David di recuperare la donna amata che gli è stata sottratta dal Grande Dittatore…

Se c’è un punto fermo nelle opere di Van Vogt è il suo voler presentare di continuo innovazioni – che siano esse legate alla trama o di carattere (fanta)scientifico – lungo il corso del libro. Il problema sorge nel momento in cui parte della carne messa a cuocere avanza, e crea buchi nella trama. Sebbene Il Cervello Trappola mostri un mondo ben caratterizzato, qualche buchetto lo troviamo. E in particolare nel far restare la più grande invenzione del romanzo, la Mente, fino alla fine dietro le quinte. Ai lettori moderni questo supercomputer può ricordare lo Skynet di Terminator o qualcosa di simile. Ma in questo romanzo la guerra con le macchine è passata, e l’uomo – almeno in apparenza – ha vinto. Ma una guerra porta conseguenze, e l’inasprimento delle misure di sicurezza ha portato alla nascita di una dittatura fin troppo precisa nell’eseguire la legge, legge che lo stesso regime ha redatto, senza considerare le eccezioni. E così ci si trova una condanna a morte pendente sul capo, nonostante il crimine commesso non sia poi tutto questo problema. In un mondo paradossale, per quanto credibile, troviamo gli eccessi della società moderna e passata, uniti in una società distopica di terrore bianco, ancora timorosa per il vicino passato, e incapace di guardare avanti con speranza. Un mondo in cui la tecnologia avanza la sua corsa senza sosta, ma sembra quasi non avere altro impiego se non quello militare, se non al servizio della dittatura e del Grande Dittatore, una figura reale quanto astratta, che pare essere immortale. Un romanzo lontano dalla space opera, una sorta di fantascienza sociale e politica, che il ritmo serrato proprio di Van Vogt modella in una storia adrenalinica, degna di una trasposizione cinematografica. Maurizio Vicedomini

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Recensione

Il Libro di Ptath

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Titolo: Il Libro di Ptath Autore: Alfred E. Van Vogt Casa Editrice: Newton Compton Pagine: 94 Anno: USA 1947 – ITA 1994 Formato: Cartaceo

Peter Holroyd, comandante di un reparto corazzato impegnato in un combattimento in Africa Orientale durante la Seconda Guerra Mondiale, si risveglia nel corpo del Grande Ptath, Signore di Gongolane, ma non ha ben chiara quale sia stata la sua vita precedente e cosa lo aspetti ora. Conteso da due donne – una malvagia e astuta, l’altra buona e prigioniera della prima – cerca di orientarsi in questo nuovo mondo esotico, mentre i sette incantesimi di protezione che aveva predisposto a propria salvaguardia vengono meno a uno a uno, con la prospettiva di diventare anche lui schiavo come la donna che lo ama. Un Van Vogt che mischia Fantasy e Fantascienza, in una commistione che vuole ripresentare la possibilità di unire due generi in parte diversi, in parte simili, in un romanzo che spazi fra tecnologia, magia e tempo.

Il Libro di Ptath (The Book of Ptath, in originale), sembra una voce fuori dal coro in una produzione tesa alla fantascienza pura, con appena deboli richiami al fantastico. Questo romanzo ha infatti una base Fantasy, ed è la fantascienza ad avere un ruolo secondario e quasi marginale. Che questo esperimento sia riuscito o meno è difficile dirlo, fatto sta che non è di certo uno dei romanzi più riusciti di Van Vogt. La trama prende piede fra streghe e immortali, fra poteri perduti e da riconquistare, dalla capacità delle streghe – buone o cattive che siano – di impossessarsi di altri corpi e farli agire a loro piacimento. Sebbene sia a volte difficile seguire – specialmente all’inizio – gli spostamenti delle due donne, è indubbio che la loro caratterizzazione è uno dei punti forti del romanzo. Inezia, la dominatrice, tende a usare l’astuzia, la stessa che le ha permesso di conquistare il potere durante l’assenza secolare di Ptath. L’onee, la prigioniera, ripudia lo scambio dei corpi ed è davvero innamorata di Ptath. La vicenda, che ha in alcuni punti dell’impossibile, porta alla scoperta di sette sigilli, posti da Ptath stesso prima di reincarnarsi, al fine di salvaguardare il suo potere da chi avesse voluto impossessarsene. E ora, ritornato sé stesso ma senza ricordi, e con la mente divisa fra il grande immortale e il comandante della seconda guerra mondiale, cade senza possibilità di salvezza negli intrighi nemici, Ineznia in testa, che cercano di spezzare a uno a uno i legami che impediscono alla regina di sedersi sul trono che fu di Ptath, verso il raggiungimento del potere assoluto. Maurizio Vicedomini

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Articolo

Due facce della stessa medaglia

Da scribacchino qual è, il menestrello vostro ha sempre cercato di trovare un proprio stile in mezzo alla giungla di generi e sottogeneri che costituiscono le opere letterarie, venendo definito nei metodi più disparati e senza senso. Persino facendo notare gli elementi che compongono diverse opere letterarie è difficile dare un’etichetta a qualcosa. Oggi dunque il menestrello tenterà di fare chiarezza su due grandi branche della fantascienza, distinzioni macroscopiche che non differenziano la fantascienza per qualità, ma per tematiche trattate e bacino d’utenza.

Clarke, fino a Niven esiste tutto un filone che appartiene all’hard sci-fi. Libri in cui il lettore veniva ammaliato da soluzioni tecniche e fantascientifiche che rendevano possibile la tecnologia usata all’interno della narrazione. Per fare alcuni esempi illustri il menestrello vostro cita l’eccellente I burattinai (Ringworld, 1970) di Larry Niven o il non meno importante Stella doppia 61 Cygni (Mission of Gravity, 1953) di Hal Clement http://it.wikipedia.org/wiki/Stanis%C5%82aw_Lem, passando per celebri autori che più o meno si affacciavano a quella che era una fantascienza rigorosa, logica e ordinata. Anche se non direttamente, Asimov rientra in qualche modo nella categoria, non tanto per le famosissime leggi sulla robotica, quanto per il metodo e le tematiche usate nei suoi scritti. Nel tempo il filone della fantascienza hard è andato affievolendosi, anche se possiamo annoverare all’inizio degli anni novanta autori come Nancy Kress (Il ciclo dei mendicanti) o Kim Stanley Robinson con La trilogia di Marte (di cui attualmente è disponibile la traduzione in italiano del primo libro). Opposta a questa concezione di sci-fi rigorosa, abbiamo la fantascienza soft. La caratteristica fondamentale di questo sottogenere sta nel mezzo usato per catturare l’attenzione del lettore: in questo caso le “scienze nobili” lasciano spazio a quelle sociali, tralasciando fattori come la fisica, in favore di quello che più rappresenta la componente sociologica, dunque a differenza dell’hard sci-fi c’è più spazio per le relazioni tra i personaggi, per analizzare una società fino alle sue incongruenze. Tra questi possiamo annoverare ovviamente George Orwell con il suo 1984, tra i più importanti dell’era d’oro ovviamente c’è Heinlein con tutta la sua produzione e Ursula K. Le Guin di cui il menestrello ricorda La mano sinistra delle tenebre (The Left Hand of Darkness, 1969) e I reietti dell'altro pianeta (Dispossessed: an ambiguos utopia, 1974), entrambi premiati con Hugo e Nebula.

Per la maggior parte della storia della fantascienza si è sempre tentato di inventare metodi atti a dare quel sense of wonder, che è proprio della sci-fi dell’età d’oro, quella sensazione di leggere qualcosa fuori dagli schemi e di trasformare le parole in mondi e universi immaginari nei quali il lettore deve perdersi. Propria degli autori classici era l’idea che la fantascienza dovesse trattare le “scienze nobili” (fisica e astronomia, in testa) in modo rigoroso e senza stravolgerle, doveva quindi rimanere rigida e non sovvertire concetti fondamentali quali l’impossibilità di viaggiare oltre la velocità della luce. Partendo da

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La maggiore differenza tra questi due tipi distinti di fantascienza è l’alchimia che utilizzano per creare nel lettore l’aspettativa e se in alcune storie abbiamo la curiosità dell’uomo nell’esplorare un qualcosa di misterioso, persino sfruttando una bicicletta superleggera, come in Incontro con Rama di Clarke (Rendezvous with Rama, 1972), nella soft sci-fi abbiamo l’aspettativa di cosa succederà alle vite dei protagonisti dopo una scoperta in grado di rivoluzionare il loro mondo. Ovviamente nessuna delle due sottocategorie esclude l’altra, infatti, nel Ciclo di Ender creato dalla penna di Orson Scott Card, i punti importanti della trama vertono sempre sulle personalità dei protagonisti, ma l’autore mantiene gli aspetti fondamentali del viaggio spaziale in tempi relativistici. Ciò non inficia la qualità degli scritti e benché in moltissimi casi la fantascienza moderna si sia spostata sul lato più “morbido”, entrambi gli aspetti di questi filoni letterari sembrano essere vivi e ben rappresentati nella sci-fi estera.

Dunque la distinzione si fa solo sulle prospettive trattate? Assolutamente no: come dimostra lo stesso Asimov citato in precedenza, le sue storie seguono una linea rigorosa e attinente alle teorie scientifiche, senza disdegnare di focalizzarsi sulle contraddizioni di una civiltà terrestre che ha paura del sole di Abissi d’acciaio (The Caves of Steel, 1953). La distinzione quindi deve essere fatta a proposito del pubblico e nel periodo in cui vengono scritte le storie: per il lettore degli anni ‘50 che non aveva ancora assistito all’allunaggio, viaggiare tra le stelle era forse incredibile, ma oggi il cosiddetto sogno spaziale è finito e la televisione ha reso più difficile dare quel sense of wonder tipico dell’hard sci-fi dei tempi di Clarke, di riflesso parlare di argomenti orientati alle scienze sociali è in qualche modo più conveniente e da spesso un sense of wonder maggiore dell’ennesima invasione aliena che finirà nel solito fiasco. Con questo il menestrello non dice che non ci siano più gli autori di una volta: in effetti molto nella fantascienza si è evoluto e moltissimi continuano a considerare importante la rigorosità della fantascienza hard, purtroppo scegliere un tema sfruttato dagli autori dell’era classica metterà sempre le opere al confronto e il menestrello sfida chiunque a mettersi contro i colossi citati poc’anzi.

Lerigo Onofrio Ligure

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Novità editoriale

“Multiversum: Memoria” di Leonardo Patrignani

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Titolo: Multiversum: Memoria Autore: Leonardo Patrignani Sottogenere: Fantascienza distopica, Science fantasy Casa Editrice: Mondadori Pagine: 331 Anno: 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Leonardo Patrignani è nato a Moncalieri nel 1980. Compositore, doppiatore e lettore appassionato dei romanzi di Stephen King, scrive dall'età di sei anni. Il suo romanzo d'esordio, “Multiversum”, è in corso di traduzione in 10 lingue.

Alex, Jenny e Marco hanno provato sulla loro pelle cosa vuol dire perdersi nelle infinite strade del Multiverso. Ora, però, non sanno come uscire da Memoria, una dimensione mentale, non meno chiusa di una gabbia, nella quale vedono solo ciò che ricordano. Mentre i secoli trascorrono dopo la fine della loro civiltà, una nuova Era comincia sul pianeta Terra. Ma in che modo si possono usare i ricordi per fuggire da Memoria e scampare all'eterna condanna? Quali segreti disseppelliti dal passato permetteranno loro di risvegliarsi nel futuro?

A cura di Michele Greco

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Articolo

I Grandi Uomini dell'Horror (seconda parte): Una notte in Villa Diodati aveva messo insieme […] Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo.” è così che, durante un dormiveglia, l'autrice immagina il mostro che ben presto diventerà uno dei più importanti racconti gotici di tutti i tempi. L'idea non arrivò immediatamente ma fu il frutto delle conversazioni tra gli uomini sui principi Darwiniani e sulla possibilità che esistesse un modo per assemblare una creatura ed infondere in essa la vita. L'incubo sulla creatura senza nome spinse l'autrice a tentare di ricreare lo stesso terrore da lei provato, così anche il dottor Victor Frankenstein aborrisce il parto della sua folle ricerca e decide di abbandonarlo a se stesso, sperando che la solitudine lo porti alla morte. La critica trova il racconto – dapprima pubblicato anonimamente – orribile e privo d'insegnamento morale, ma la stessa cosa non può dirsi per Walter Scott e per i lettori che lo resero immediatamente un best seller. Successivamente, quando gli stessi critici verranno a conoscenza dell'identità dell'autore (o per meglio dire autrice), diranno d'essere spiazzati, poiché trattandosi di un'opera di una donna tanto giovane (aveva all'incirca 21 anni) poteva dirsi straordinaria.

Nel precedente numero di Fralerighe – Fantastico ho analizzato tre personalità di grande rilievo per l'horror americano: Edgar Allan Poe ed il suo pessimismo legato alla frustrazione e alla povertà; H.P. Lovecraft ed il suo Necronomicon; infine Stephen King e la dura salita che, dopo molto tempo, lo ha portato al successo.

Oggi, piuttosto che analizzare singolarmente altre tre personaggi, parleremo di ciò che accadde nell'estate del 1817 sul lago di Ginevra, quando un violento temporale costrinse Lord Byron, John William Polidori e Mary Shelley a trascorrere la notte in Villa Diodati. Nel maggio del 1817, Percy e Mary Shelley decisero di affittare una dimora nei pressi del lago di Ginevra, a poca distanza da quella occupata dal loro amico George Gordon Byron, che all'epoca era accompagnato dall'amico medico Polidori.

Mentre il romanzo di Mary era destinato a diventare uno dei più grandi capolavori della letteratura gotica, Percy Shelley e Lord Byron in quell'occasione diedero alla luce racconti di minor importanza. Entrambi scriveranno due racconti dell'orrore mai portati a termine. Con il suo The Assassins Shelley decide di andare fuori tema, concentrandosi sull'erronea visione delle religioni circa i dogmi che le compongono. Lord Byron invece lascia un'incom-

Il mal tempo li costringe a rimanere spesso in casa, il che dà loro moltissimo tempo a disposizione per leggere e scrivere. È in una di queste occasioni che il gruppo (formato dai due futuri consorti Shelley, Lord Byron, la sua amante, Claire Clairmont e Polidori) decide di scrivere dei racconti sui fantasmi ispirati alle raccolte da loro consultate. È in questa occasione che Mary Shelley partorirà il suo Frankenstein. “Vedevo -a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta- il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla "cosa" che

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piuta opera sui vampiri, Fragment of a novel, un racconto epistolare che narra di un viaggio verso l'est compiuto dal narratore e dall'anziano Augustus Darvell, che ad un certo punto del viaggio perderà la vita in seguito ad un repentino aggravarsi delle sue condizioni fisiche; il racconto, mai terminato, probabilmente avrebbe dovuto proseguire con il ritorno di Darvell sotto le sembianze di un vampiro.

A conti fatti, gli eventi di Villa Diodati hanno dato un contributo a lungo termine alla cultura dell'orrore, basti per esempio pensare al numero di racconti basati sui vampiri o alle altrettanto numerose trasposizioni (cinematografiche e non) di Frankenstein.

Come l'amico Lord Byron, anche John William Polidori decide di scrivere un racconto sui vampiri, intitolato per l'appunto il Vampiro. Opera erroneamente attribuita a Byron, e per questo poco apprezzata in Inghilterra, essa ebbe un gran successo in Europa. Il suo vampiro, Lord Ruthven (ispirato a Byron per il suo bell'aspetto ed i suoi atteggiamenti), diventerà presto un modello per i successivi racconti aventi lo stesso tema, come Carmilla di Le Fanu e Varney di Thomas Peckett Prest, sino ad arrivare al Dracula di Bram Stoker, il quale – a differenza del vampiro di Polidori – perde parte del suo bell'aspetto per diventare più selvatico e simile ad un lupo. Secondo alcune teorie, inoltre, il complicato rapporto tra i due protagonisti vorrebbe riprendere quello tra l'autore e Byron, un amore-odio che li aveva da sempre vincolati.

Nel prossimo numero si concluderà il capitolo su i grandi uomini dell'horror.

Christine Amberpit

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Recensione

“Lo stagno di fuoco” di Daniele Nadir • • • • • • • •

Titolo: Lo stagno di fuoco Autore: Daniele Nadir Illustrazioni: Mattia Ottolini Sottogenere: Horror, Dark fantasy Casa Editrice: Sperling & Kupfer Pagine: 781 Anno: 2005/2007 Formato: Cartaceo

Lui esiste. Innegabilmente. E di questa presenza l’Umanità avrà piena certezza poco prima di sbaraccare dal pianeta. La Voce Divina si effonde ovunque per chiamare i mortali all’appello, la gente sbanda, sclera e prega grottescamente come ne “Il giudizio universale”, il film di De Sica del ’61. Il Giudizio dunque si compie, con tanto di angeli, dannati inghiottiti da baratri oscuri e beati che si stemperano in luce purissima. Chi c’è c’è. La Terra rimane lo scenario desolato di una resa dei conti. Fine della Storia, quella con la “S” maiuscola.

Il Giorno del Giudizio scinde la popolazione terrestre assegnandola al proprio domicilio eterno. Tra i chiamati al Paradiso e i reclusi all’Inferno, rimane un gruppo di dimenticati senza collocazione, ai quali si accompagnano quattro enigmatici angeli nella Sacra di San Michele a Torino. La loro missione li porterà nel luogo più oscuro in cui mai uomo abbia messo piede. Tutti gli enigmi aspettano una risposta tra le fiamme infernali, in un viaggio dantesco in compagnia di uno scout del calibro di Giuda Iscariota. Joe Gould, Sara e gli arcangeli scopriranno a loro spese quanto non sia affatto una passeggiata.

Ma nel grande nulla che ci si dovrebbe aspettare, qualcosa sembra essere sfuggito alla divina contabilità. Alcuni individui vivi e/o resuscitati e alcuni angeli, si ritrovano dimenticati, soli, allo sbaraglio in un mondo che ha perso ogni senso esistenziale. L’unico argomento che può dare una ragion d’essere alle loro vite è molto personale e sta in basso, molto in basso. In un luogo denso e asfittico stratificato da incubi e animato da secoli di peccati e di colpe. Una dimensione discontinua che obbedisce a leggi fisiche e metaforiche. Il buon vecchio Inferno.

Cominciare un romanzo con una conclusione - in questo caso una fine cosmica, la Fine del Mondo denota sempre una buona dose di fegato da parte dell’autore. Quando uno scrittore si gioca l’apertura con i fuochi d’artificio, sa bene che per le successive pagine dovrà pedalare in salita.

Di quelle ripide. Daniele Nadir, però, di fegato ne ha da vendere e comincia coraggiosamente la sua storia in questo modo. Con un definitivo “The End” che chiude il consorzio umano in un colpo secco tramite applicazione di Apocalisse. “Apocalisse”, dal greco apocàlypsis, “rivelazione”. Come avviene? In contropiede a qualunque soffiata dei profeti, la scelta dell’Altissimo cade misteriosa e imprevista in un qualunque 27 giugno del 2016.

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“Lo Stagno di Fuoco” è questo: una straordinaria avventura, un romanzo storico, un calderone ribollente di idee e racconti, un viaggio nelle pulsioni del profondo, spesso anche un delirio, un percorso salvifico, ed altro ancora. Daniele Nadir, torinese già tra i fondatori e gli autori della rivista “Strane Storie”, ha fatto il colpaccio. Indossando i panni dello sciamano, tuffa il lettore nel luogo che per eccellenza è il terminal di ogni rimozione dell’inconscio. Un mondo al tempo stesso assurdo e coerente, affine più all’aldilà di Neal Gaiman che a quello di Dante, dove gli spazi si intersecano ed espandono in un continuo gioco di specchi. Tramite le gesta di personaggi reali e possibili immerge il lettore in una spedizione nell’angoscia riportandolo fuori dopo uno spiazzante “tana salva tutti”. Con sorpresa, con dolore. Con continuo senso di meraviglia. Perché - inutile fingere - l’Inferno è maledettamente affascinante. Lo sa Joseph Gould, il vecchio, redivivo scrittore-barbone, già autore in vita della monumentale “Storia orale”, ora impegnato a stendere una cronaca infernale che - come lui stesso afferma, “è una storia di moltitudini”. Lo scoprirà il giovane Kelly, avventore del locale “Juda’s”, suo malgrado testimone del racconto epico di questa missione. Lo mostrerà l’Iscariota, la guida d’eccezione che riottosamente conduce uomini e angeli attraverso lo Stagno, durante la rivolta dei dannati.

geografie infernali e complesse macchine dalla linea chiara e grottesca. In un impossibile incontro Gustave Dorè e Kolo Moser, vanno a scuola di ironia da Elzie C. Segar (il papà di Popey). Bizzarro? Per niente. Come afferma l’oste del “Juda’s” nel capitolo XV, “è la storia, l’importante. Che sia bella, Kelly, non che sia vera”.

Daniele Nadir nasce a Torino nel 1976 dove fonda con Federico D’Agata e Flavio Troisi la casa editrice “Lo Stregatto”. È redattore della rivista Strane Storie, poi rieditata da Vittorio Pavesio Editore, con la quale pubblica racconti di narrativa macabra e fantastica. Con la disegnatrice Elena Golzio crea i personaggi I Blumini, tratti da un libro illustrato dalla stessa autrice. Lo “Stagno di Fuoco”, ripubblicato anche in edizione economica nel 2007, è il suo primo romanzo.

Fabio Lastrucci

Nello “Stagno di Fuoco” trovano posto avventurose resurrezioni alla Farmer, omaggi a Kurt Vonnegut, Dario Fo e Franca Rame, rimandi al fumetto popolare (quel “Mister Fisk” forse nonno dell’onnipotente Kingpin di Daredevil), la rivisitazione di miti ed escatologie che si incastrano in una trama tanto vasta quanto logica e consequenziale. Il tutto impreziosito dai disegni e dai capoversi di Mattia Ottolini, artista di “ingegno rinascimentale” che meriterebbe da solo una recensione a parte. Grazie al suo apporto questo libro diventa una encyclopédie immaginaria di gesta,

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Novità Editoriale

“La Maschera di Pazuzu” di Vito Introna

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Titolo: La Maschera di Pazuzu Autore: Vito Introna Sottogenere: Weird Casa Editrice: GDS Pagine: 280 Anno: 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Silio è un omone di quasi cinquant’anni grasso e vizioso, impiegato in una multinazionale dell’informatica prossima al fallimento. Pur essendo un fiero sindacalista della Fiom, caratterialmente si rivela maschilista, indolente e scorbutico. Odiato dai colleghi, abbandonato dalla moglie e dai mai troppo amati figli, conduce una vita piatta e incolore. Tanta monotonia sparirà di colpo in seguito all’acquisto fortuito di una maschera di latta. Da quel momento in poi la sua esistenza cambierà radicalmente: tra lutti, assurde visioni oniriche, disavventure lavorative, noie giudiziarie, minacce di morte, uomini falena, serrati scontri sindacali e tragicommedie di sorta, Silio non potrà esimersi dallo scoprire chi sia veramente il misterioso Pazuzu, gelosissimo proprietario della maschera. Ad aiutarlo in questa assurda ricerca cripto-archeologica ci saranno due coltissimi sacerdoti missionari, un folle scienziato vaticanista, l’amico Filippo e la sensuale Nadia. Insieme dovranno fronteggiare la giustizia italiana, i potentissimi datori di lavoro di Silio, sindacalisti corrotti, criminali dell’est Europa, gang di usurai e molti altri ostacoli imprevedibili, fino al ritrovamento di una misteriosa Ziqqurat…

Vito Introna nasce a Bari il 15 giugno 1970. Diplomato al liceo classico e laureato in legge, abilitato avvocato e docente di diritto ed economia, attualmente lavora a Roma nell’ufficio Relazioni Istituzionali di una multinazionale del tabacco. Ha pubblicato il romanzo narrativo Vorrei che il cielo fosse imparziale (EDS, 2010) e il romanzo hard Sci-Fi Antiche Guerre Cosmiche (EDS, 2011), nonché numerosi racconti in antologie. È stato editor e curatore della collana digitale Scritture Aliene di EDS e ha collaborato con le edizioni Il Papavero nella collana I Quaderni di Fantascienza. Attualmente è editor per le edizioni Libro Aperto, per le quali cura la collana digitale Future Alchimie.

A cura di Maurizio Vicedomini

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Intervista a

Leonardo Patrignani di Valeria Bellenda

Poi una lunga pausa, con musica e recitazione nel mezzo e tre dischi pubblicati con la mia vecchia band. E infine il ritorno al romanzo, con Multiversum. -

L'idea di base è la teoria del Multiverso, una teoria scientifica della fisica moderna, nata dallo studio delle particelle subatomiche. Senza star qui ad annoiare nessuno con argomenti che peraltro non padroneggio del tutto, non essendo uno scienziato, ho cercato di applicare questa teoria alla vita di tutti i giorni, applicando il modello delle infinite possibilità al corso delle nostre esistenze. A livello narrativo lo considero un punto di partenza straordinario.

Ciao Leonardo! La prima volta che ti ho scritto, ti ho fatto un lungo commento sul tuo Multiversum. Quando un romanzo mi appassiona, sento il bisogno di farlo sapere all'autore, se è possibile. È stato un piacere confrontarmi con te e ora rieccomi in veste di intervistatrice, in occasione dell'uscita di Multiversum-Memoria, per presentarti anche ai Lettori di Fralerighe.

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Chi è Leonardo Patrignani e quali sono le sue passioni? Un abitante di questo pianeta che ha continuamente bisogno di creare opere di intrattenimento per altri abitanti di questo pianeta. Passioni? La filosofia calcistica catalana, gli anni '80, il timbro vocale di Jack Nicholson, i romanzi di Stephen King.

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Quanto hanno di te i tuoi personaggi e quanto si distaccano da te? Ce n'è qualcuno a cui sei particolarmente legato? Se sì, chi e perchè? Tutti conservano qualcosa della mia personalità, ma forse quello che più mi si avvicina è Marco, e per Marco intendo il personaggio che si svilupperà sempre di più durante la saga, e che verrà fuori alla grande in Memoria. Lui ha una visione della vita, della società e dell'uomo molto simile alla mia, e amo dire che è attraverso i suoi occhi e la sua mente che vediamo il Multiverso.

Come ti sei avvicinato alla scrittura e quale è stato il percorso che ti ha portato a scrivere il tuo primo romanzo? Amo scrivere storie da sempre. Il mio primo raccontino di 4 pagine è del 1986 (avevo 6 anni, e lo conservo ancora!). Per qualche anno ho disegnato fumetti (ma non sono affatto bravo a disegnare), quindi sono passato ai racconti e nel 2001 ho terminato il mio primo romanzo, Labirinto, pubblicato nel 2003 da un piccolo editore, dunque quasi inesistente sul mercato.

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Quale è l'idea base che caratterizza il Multiverso e da dove hai tratto ispirazione per svilupparla?

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Quali pensi che siano i punti di forza del tuo libro, gli elementi che hanno portato le persone a incuriosirsi e quali gli eventuali punti di debolezza?


Come mi hanno confermato anche svariati editori esteri che hanno investito su questa saga, l'idea centrale è stata il vero e proprio motore che ha mosso l'interesse generale. In un panorama forse troppo affollato da vampiri e licantropi (senza nulla togliere, ovviamente...) editori come Gallimard Jeunesse e altri mi hanno confermato che la tematica da me utilizzata come spunto di partenza è stata quella scintilla nuova e accattivante, capace di richiamare l'attenzione. Un punto debole del primo romanzo può essere il fatto che, riavvicinandomi alla scrittura dopo una lunga pausa, ho preferito uno stile fresco e scorrevole che da alcuni è stato definito acerbo. Questo mi ha portato, con Memoria, a fare un vero e proprio tour de force per migliorare sotto ogni aspetto, affiancando al ritmo e all'azione (peculiarità per me fondamentali per una narrazione avvincente) anche un tono evocativo e ricercato. Le prime recensioni mi hanno confermato questo passo avanti, e ne sono molto soddisfatto. Continuerò a lavorare in tal senso per offrire ai lettori la migliore esperienza possibile. -

scrivere qualcosa "a tavolino". Questo uccide ogni mio neurone preposto alla creatività. -

Come il protagonista di "Into the wild". Avrei venduto tutto e sarei partito. E sono certo che un mio alter ego l'ha fatto. Del resto alcuni anni fa sono stato a un passo dal prendere e "andare" (senza una meta precisa), ma ho dovuto aspettare di vendere casa prima di farlo, e questo mi ha portato a conoscere la mia attuale compagna. I destini incrociati, le strade del Multiverso, il "what if"... siamo sempre lì! -

Pubblicare con un grande editore rappresenta ancora una sfida per molti autori italiani. Tu ce l'hai fatta. Vuoi parlarcene un po'? Come ti sei trovato a pubblicare con Mondadori e quali consigli ti senti di dare a coloro che vorrebbero seguire la tua strada? Ci vuole grande rispetto per la professione di scrittore, così come per quella di musicista. Lo consiglio sempre a chiunque voglia intraprendere questo tipo di percorsi (molto, molto duri). Io avevo mandato le schede dei miei romanzi a svariati editori, trovando l'interessamento di un paio di questi. Uno desiderò leggere Multiversum, l'altro mi chiese un thriller che era ancora "in fieri". Ricevetti una proposta per il primo, e con questo tipo di offerta potenziale tra le mani decisi di mettermi nelle mani di un agente, Piergiorgio Nicolazzini. Ho sempre ragionato così, anche nella musica. I contratti sono fatti per essere negoziati, e non è il mio lavoro. Il mio lavoro è comporre, scrivere, non negoziare. Per questo serve un professionista, una persona che ti rappresenti. Piergiorgio ha sollecitato dunque altri pareri da parte di case editrici di grande livello ed è venuta fuori l'offerta di Mondadori, grazie all'entusiasmo di Francesco Gungui che si è innamorato del progetto. A tutti quelli che vogliono fare questo lavoro dico solo: non cedete alla tentazione di pubblicare "tanto per". Non pubblicate con editori a pagamento. State facendo un lavoro. Siete voi a meritare

Parliamo del tuo processo creativo. Come funziona? Dove scrivi e quando? Cosa ti ispira e cosa, invece, ti blocca? Il processo creativo nasce sempre da un flash. Un'idea. Una visione. Come canta Freddie Mercury, "one golden glance / of what should be". Questo scatena una reazione nella mia mente, che comincia a creare attorno a tale idea un mondo. Prendono forma personaggi, strade, motivazioni, ostacoli, e il tutto si traduce nella stesura dei primi capitoli del romanzo. Dopodiché tutto scorre automaticamente. Non riesco a fare una scaletta del libro prima di scriverlo, ho bisogno di vivere la storia, di sentirla. Solo scrivendo riesco a trovare i varchi per proseguire, solo confrontandomi con me stesso continuamente come in un enorme labirinto di specchi posso riuscire a trovare la via d'uscita. Al momento non so dirti cosa mi blocca, tranne forse il fatto stesso di dover

Giochiamo. In una delle infinite dimensioni del Multiverso, tu non sei diventato uno scrittore. Hai intrapreso scelte diverse che ti hanno portato a esperienze diverse. Come ti piacerebbe immaginarti?

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un'offerta, se la vostra opera è valida. Pubblicare giusto per avere l'opera stampata e non passare attraverso un editing serio è un hobby, non fa parte del lavoro dello scrittore. È come comporre il proprio brano musicale in casa propria o con mezzi scarsi, senza un arrangiamento che si possa chiamare tale, e metterlo su iTunes in vendita. Non ha niente a che vedere con la professione del musicista.

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Hai già in mente come far finire la trilogia di Multiversum?

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Ho in cantiere un paio di romanzi, che il mio agente proporrà nel prossimo futuro agli editori. Uno è più legato al target di Multiversum, anche se sposta la fascia d'età un pochino più in alto... l'altro invece è un vero e proprio thriller psicologico per adulti. Staremo a vedere!

Assolutamente no. Come ti ho detto, non riesco a creare una scaletta del romanzo che andrò a scrivere... e siccome devo ancora cominciare la stesura del terzo capitolo di questa saga, posso solo dirti che ho due o tre grosse idee tra le mani, e non vedo l'ora di iniziare!

In conclusione, vorrei ringraziarti per la tua disponibilità e la tua gentilezza e augurarti in bocca al lupo per tutto! Per il momento ti ringrazio dell'ospitalità e...crepi il lupo!

Eventuali progetti letterari futuri al di fuori di questa?

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Recensione

“Il Bacio dell’Angelo Caduto” di Becca Fitzpatrick • • • • • •

Titolo: Il Bacio dell’Angelo Caduto Autore: Becca Fitzpatrick Casa editrice: Piemme Freeway Pagine: 332 Anno: ITA 2010 Formato: Cartaceo, Ebook

[…] -Arcangelo- mormorai, voltandomi a guardare il treno, che nel frattempo aveva ricominciato a salire. -Significa angelo di alto rango- rispose Patch decisamente compiaciuto.- E più in alto si sta, più dolorosa è la caduta. […]

Malgrado la sua migliore amica voglia trovarle un ragazzo a tutti i costi, Nora non ha mai messo l’amore in cima alle sue priorità. Almeno finchè a scuola non arriva Patch. Lui ha un sorriso irresistibile e un ispiegabile talento per leggere ogni suo pensiero. E malgrado gli sforzi per evitarlo, Nora sente che l’attrazione che prova verso il suo nuovo compagno è destinata a crescere. Anche contro ogni spirito di conservazione. Perché Patch è un angelo caduto e lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di lui. Sapere di trovarsi nel mezzo di un’antica battaglia tra Caduti e Immortali, sapere di dover scegliere da che parte stare potrà costarle la vita. La verità dunque è più inquietante di qualsiasi dubbio, e Nora non può sbagliare.

Il bacio dell’angelo caduto è il romanzo che avvia la ormai famosissima storia di Nora e Patch, che prosegue in Angeli nell’ombra, Sulle ali di un angelo e L’ultimo angelo, capitolo conclusivo della saga. Nora è una ragazza come tante, frequenta il liceo in un paesino e nulla sembra interessarle al di fuori della sua amica Vee, bionda e solare, con la quale passa molto tempo libero. Vee vorrebbe trovarle un fidanzato, ma a Nora non interessano i ragazzi. Qualcosa inizia a cambiare, non appena tra i banchi di scuola arriva Patch, misterioso, pungente, sexy. Il ragazzo riesce a capirla e anticiparla come nessun altro mai era riuscito a fare, le dà l’impressione di poterle leggere dentro e ciò la inquieta ma allo stesso tempo la incuriosisce. Patch scatena in lei un misto di attrazione e di repulsione, sensazioni sconosciute che Nora sulle prime fatica a comprendere ed evita di affrontare. Lui è descritto come un vero bel tenebroso, ha una infinita conoscenza e nasconde segreti “superiori” che potrebbero cambiare il corso di molti eventi. Patch nasconde, infatti, la sua vera identità tra gli esseri umani: è un angelo caduto e ne porta da solo il peso; è di natura schivo e malinconico, ma anche sfrontato e in alcuni casi azzardato. L’alone di mistero di cui è circondato, l’oscurità di cui si fa portavoce e il pericolo che lo accompagna sono certamente i tratti peculiari del suo personaggio,

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quelli che l’hanno fatto conoscere e amare a tantissime Lettrici del romanzo. Nora si innamora di lui, anche se non arriva subito a fidarsi completamente bensì pian piano, venendo a scoprire l’esistenza degli angeli, della loro condizione di caduti, dei Nephilim e di tanto altro ancora. Patch non è proprio un personaggio tranquillo e pacato, ma è piuttosto un ribelle, un anticonvenzionale e cosa importante, non lo si riesce mai a prevedere. Le sue azioni sono contorte, celate, falsate e fino all’ultimo non si capisce se stia dalla parte del bene o del male, se ci sia effettivamente qualcosa di salvabile in lui, o se invece agisca come un “cattivo- falso buono” contro la stessa protagonista. Il romanzo scorre, ma rispetto agli altri della saga l’ho trovato un po’ più lento, forse perché dal primo non si entra ancora nel vivo della vicenda, venendo prevalentemente prestata attenzione al rapporto romantico che si instaura tra l’umana e l’angelo caduto. Il finale, in apparenza frettoloso e molto concentrato, è a mio parere la parte meglio riuscita del libro, perché presenta un colpo di scena con i fiocchi, difficile da immaginare prima di arrivarci. Il bacio dell’angelo caduto segue la scia del successo di Twilight, ma allo stesso tempo ne crea una nuova, facendosi promotore degli young adult paranormal a tema angelico e diventando un vero e proprio fenomeno di vendite. Perché acquistare questo romanzo e i successivi? Dunque, a parte le copertine che sono suggestive e accattivanti, la trama intriga, lo stile di scrittura è semplice e scorrevole, le vicende non sono mai troppo mielose ma si avverte sempre un senso di eccitazione, d’imprevedibilità, di paura e pericolo, il tutto condito da una tensione costante che lascia con il fiato sospeso (e con molte domande) fino alle ultimissime pagine. Una saga che non deluderà gli appassionati del genere e che andrebbe letta nella sua interezza per apprezzarla davvero.

Becca Fitzpatrick ha una laurea in medicina che però ha subito abbandonato per dedicarsi alla narrativa. Quando non è impegnata a scrivere, fa jogging oppure guarda telefilm polizieschi in Tv. Vive in Colorado e questo è il suo primo romanzo.

Valeria Bellenda

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Novità editoriale

“Chaos” di Lauren Oliver • • • • • •

Titolo: Chaos Autore: Lauren Oliver Casa editrice: Piemme Freeway Pagine: 380 Anno: ITA 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Nel mondo di Lena l’amore è bollato come delirium, una terribile malattia che va estirpata da ogni ragazzo prima che raggiunga i sedici anni. Lena non vede l’ora di ricevere la cura, perché ha paura di innamorarsi ed essere emarginata dalla società, ma proprio il giorno dell’esame conosce Alex, un ragazzo bellissimo e ribelle che ha votato la sua vita a combattere contro chi vuole renderli privi di emozioni. L’amore tra Lena e Alex comincia tumultuoso e cresce ogni giorno di più, fino a che i due innamorati non decidono di scappare nelle Terre Selvagge per unirsi definitivamente alla ribellione, ma purtroppo i piani non vanno come previsto… Ora Lena è da sola nelle Terre Selavagge, senza Alex, che ha visto cadere dall’altra parte della rete, senza la sua amica Hana, con cui ha litigato prima della fuga, e senza la vita che conosceva. E vuole dimenticare quello che è successo, perché ricordare fa troppo male. Adesso è il tempo di farsi nuovi amici ed è il tempo di unirsi alla ribellione: contro chi vuole estirpare la possibilità di amare dal cuore di tutti gli uomini e contro chi le ha portato via Alex…

Lauren Oliver, laureata in letteratura americana, è un’acclamata autrice che in America ha raggiunto i vertici delle classifiche. Ha lavorato per diversi anni come editor di libri young-adult. Adesso insieme alla poetessa Lena Hillyer e ad altre collaboratrici ha fondato la società che progetta e sviluppa libri per ragazzi The Paper Lantern Lit. Dopo il successo del suo primo romanzo Before I fall (pubblicato in Italia da Piemme Freeway con il titolo E finalmente ti dirò addio) ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Abita a Brooklyn e ama leggere, cucinare, comprare scarpe col tacco e ballare fino a tardi. Per Piemme ha già pubblicato nella collana Freeway oltre a E Finalmente ti dirò addio e Delirium e per Il Battello a Vapore Il viaggio di Lili&Po. È molto attiva in rete sul suo sito www.laurenoliverbooks.com e dialoga con i lettori sul suo blog: http://lauren-oliver.tumblr.com/ coinvolgendoli in gare di scrittura e confrontandosi costantemente con loro in fase di stesura e lavorazione delle sue storie.

A cura di Valeria Bellenda

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Novità editoriale

“Tra Le Braccia Della Notte” – Nalini Singh

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Titolo: Tra Le Braccia Della Notte Autore: Nalini Singh Casa editrice: Nord Pagine: 384 Anno: ITA 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Per Elena Deveraux, tornare a New York non significa solo riprendere il lavoro di Cacciatrice, ma anche fare i conti coi Sette, i fedelissimi consiglieri di Raphael, un gruppo addestrato per proteggere l'arcangelo da ogni possibile minaccia, compresa Elena: secondo loro, infatti, l'amore che Raphael prova per lei lo ha reso più umano e, di conseguenza, più debole. Un tallone d'Achille che potrebbe costargli molto caro, soprattutto ora che la città è sconvolta da una serie di catastrofi naturali e un gruppo di vampiri rinnegati sta approfittando della confusione per seminare ulteriore panico tra la popolazione inerme. Per questo, i Sette cercano in ogni modo di tenere lontana Elena, senza sapere che, in realtà, lei e l'unica che possa salvare Raphael dalla terribile minaccia che grava di lui. Perché i terremoti e le mareggiate che si sono verificati a New York sono i segni che preannunciano il risveglio di Caliane, il più potente e pericoloso degli arcangeli dormienti, nonché madre di Raphael...

Nalini Singh è nata nelle isole Fiji, ma è cresciuta in Nuova Zelanda, dove vive tuttora. Ha viaggiato molto, facendo i lavori più disparati: l'avvocato, la libraia, l'impiegato di banca, l'insegnante d'inglese e persino l'operaia di una fabbrica di caramelle. La sua vera passione, però, è sempre stata la narrativa, cui ora si dedica a tempo pieno.

A cura di Valeria Bellenda

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Novità editoriale

“Blood Noir” di Laurell K. Hamilton

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Titolo: Blood Noir Autore: Laurell K. Hamilton Casa editrice: Nord Pagine: 480 Anno: ITA 2013 Formato: Cartaceo,Ebook

Per la seconda volta in un mese, Anita Blake è costretta ad affrontare la sua paura più grande: prendere l'aereo. Ha infatti accettato di accompagnare Jason a trovare il padre, ricoverato in ospedale ad Asheville, nel North Carolina, nonché di "fare la parte" della sua fidanzata: presentando ai genitori la promessa sposa, Jason spera infatti di riconciliarsi con loro, che hanno sempre criticato il suo stile di vita troppo libero. Per la Sterminatrice è quasi una gita di piacere, se non fosse che, non appena arrivato, Jason viene scambiato per suo cugino Keith, e lui e Anita vengono letteralmente presi d'assalto dalla stampa, convinta di aver sorpreso uno dei politici più conservatori della citta con un'amante. Per sfuggire ai paparazzi, i due si rifugiano in albergo, dove però li attende una minaccia ben più grave. Perché in quella stanza, lontana dalla potente influenza di Jean-Claude, Anita è più vulnerabile che mai, e c'è qualcuno deciso ad approfittarne per toglierla di mezzo una volta per tutte...

Laurell K. Hamilton è nata a Heber Springs (Arkansas), ma è cresciuta a Sims, un piccolo villaggio dell’Indiana. Dopo la morte della madre in un incidente d'’auto, è stata la nonna a curare la sua educazione e a darle da leggere il primo di numerosi romanzi fantasy e horror che l’hanno appassionata all’istante, spingendola, in seguito, ad abbandonare l’idea di diventare una biologa in favore della scrittura. I romanzi dedicati alla cacciatrice di vampiri Anita Blake e quella che racconta le vicende di Meredith Gentry sono stati pubblicati con enorme successo in tutto il mondo.

A cura di Valeria Bellenda

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Esordio editoriale

“Il Bacio di Jude” di Davide Roma

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Titolo: Il Bacio di Jude Autore: Davide Roma Casa editrice: Sperling & Kupfer Pagine: 289 Anno: ITA 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Davide Roma è nato il 14 Luglio del 1981 a Varese. Vive tra Milano e Roma. Ha frequentato i corsi di scrittura narrativa di Raul Montanari. Nel 2007 è stato scelto dalla Scuola Holden per partecipare a Esordire all'interno della manifestazione Scrittorincittà. è appassionato di cinema, ha scritto recensioni cinematografiche, svariati cortometraggi ed è apparso come comparsa in alcuni videoclip.

Westwick, diciassettenne svogliato e ribelle, è costretto a passare il sabato pomeriggio a scuola per punizione. Riordinando il vecchio archivio della biblioteca, legge per caso la storia di un efferato fatto di sangue consumato proprio nel sotterraneo della casa in cui abita con i genitori. Incuriosito, Jude cerca il passaggio che lo porta al sotterraneo e scopre così un segreto terrificante. Un segreto antico come il mondo, che lo riguarda molto da vicino. Con l'aiuto del suo migliore amico nerd e di due ragazze davvero speciali, che riusciranno a rubargli il cuore, Jude dovrà imparare a confrontarsi con il destino che lo attende. Un destino a dir poco straordinario.

Ha svolto svariati lavori, dal barista all’autore di racconti rosa per riviste da casalinghe. Colleziona dischi in vinile, l'intera serie di Dylan Dog e vecchie edizioni dei Gialli Mondadori. “Il Bacio di Jude” è il suo primo romanzo.

A cura di Laura Buffa

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Esordio editoriale

“Kyler - Principi Azzurro Sangue” di Paola Gianinetto • • • • • •

Titolo: Kyler - Principi Azzurro Sangue Autore: Paola Gianinetto Casa editrice: Emma Books Pagine: 299 Anno: ITA 2013 Formato: Cartaceo, Ebook

Paola Gianinetto vive a Torino e lavora da molti anni come adattatrice dialoghista per la televisione. Quando da bambina le chiedevano “Che cosa vuoi fare da grande?”, rispondeva “La scrittrice”, ma per lei era come dire “l’astronauta” o “la rockstar”. Anche da grande. Poi, un giorno per caso, ci ha provato, e non ha più staccato gli occhi dal computer finché non ha finito il suo primo romanzo.La prima persona a cui l’ha fatto leggere le ha detto: provochi in me quella famosa sensazione di “vorrei abitare in quella storia”, un mix di sogno e nostalgia, non saprei esattamente, sprigiona calore. Allora ha capito che, comunque andasse, ce l’aveva fatta.

Quando Nia scopre che la sua migliore amica Beth è in realtà un vampiro, lo shock è terribile. Ma dopo lo spavento iniziale decide di accettarla per quel che è e di cominciare a conoscere il suo mondo, di cui fanno parte altri vampiri. Tra loro c’è anche Kyler: pericoloso, affascinante e tremendamente sensuale. E Nia non può far altro che abbandonarsi all’amore. Ma il pericolo incombe su questa passione appena divampata. Il primo libro della saga Principi Azzurro Sangue, con protagonisti i vampiri di Windhill, vi lascerà con il fiato sospeso, tra incontri travolgenti, imprese emozionanti e un alto tasso di sensualità.

A cura di Valeria Bellenda

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Concorso

Concorso narrativa fantasy Lunatica 2013 Il reparto scrittura e comunicazione di Lunatica, fiera del Fantasy, in collaborazione con Plesio Editore propone il concorso di narrativa fantasy: “Lunatica – Sidhe, Popolo delle Colline”

Tema: In gaelico, il termine Sidhe sta a indicare il “Popolo delle Colline”, un popolo fatato, cuore di un mondo spirituale abitato da folletti, fate, gnomi ed elfi. Queste piccole creature sono generalmente benigne, a patto che gli umani non interferiscano con loro in malo modo; secondo le leggende, infatti, molte creature del popolo fatato proteggono alberi, boschi, foreste e colline intere, e se un umano danneggia gravemente questi luoghi, i custodi fatati maledicono i responsabili e le loro intere famiglie. Avete mai sentito storie su queste creature magiche? Come immaginate gli gnomi e gli elfi? Per maggiori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Sidhe

Requisiti di partecipazione: Non è richiesto alcun requisito specifico, la partecipazione è completamente gratuita e aperta a tutti. Nel caso di minorenni si richiede che la scheda di partecipazione sia firmata da un genitore o tutore. Opere ammesse: I testi, a tema di cui sopra, dovranno essere inediti e mai pubblicati online (blog, siti Internet, etc), né offline su altri supporti digitali e cartacei;

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Non saranno ammesse opere il cui contenuto risulti volgare o offensivo a discrezione della giuria; Non vi sono limitazioni alla tipologia dei testi ammessi, è possibile partecipare con qualsiasi modalità di scrittura (poesia, novella, romanzo breve, etc.); Modalità di partecipazione: I/le concorrenti devono inviare 1 (una) copia digitale in formato .doc della propria opera tramite una mail avente come oggetto 'Concorso Narrativa Fantasy Lunatica 2013’, all’indirizzo: redazione@lunatica.eu inserendo nel corpus della mail la seguente dichiarazione: “Il/la sottoscritto/a XXX dichiara di acconsentire al trattamento dei propri dati personale e che il racconto intitolato XXX è di sua proprietà intellettuale, che il racconto è inedito e che non esistono vincoli contrattuali di alcun genere con altri editori. Autorizzo Lunatica fiera del fantasy e Plesio Editore a pubblicare il mio racconto sul sito www.plesioeditore.it senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore e dichiaro di aver compreso e accettato tutte le condizioni di partecipazione alla selezione delle opere”.


Lunghezza: I testi, che dovranno essere scritti in lingua italiana, non dovranno superare il limite di 5 cartelle (circa 10.000 caratteri spazi inclusi); eventuali illustrazioni non saranno considerate nel conteggio delle cartelle e potranno essere realizzate con qualunque tecnica, purché in formato A4. La versione digitale delle stesse dovrà essere inviata in formato .jpeg con una risoluzione minima di 166dpi e massima di 300dpi, sempre in formato A4.

suo primo romanzo La figlia della dea (2010 – 0111 Edizioni) e nella realizzazione di diversi racconti tra cui Gli adoratori del dio serpente e Ragnarok, che hanno ottenuto più riconoscimenti in diversi concorsi letterari. Dal 2008 si occupa di valutazione d’inediti e lettura incrociata per più associazioni, mentre nel 2011 ha cominciato l’avventura con Plesio Editore in qualità di responsabile generale.

Quote di partecipazione: Non è richiesta alcuna quota di partecipazione. Premi: La prima opera giudicate più meritevole, secondo l'insindacabile giudizio della giuria, verrà pubblicata sul sito Internet della casa editrice Plesio, oltre a vincere due copie a scelta tra i libri Ali di Tenebra, Destinazione Balder e La Radice del Rubino. Per maggiori informazioni sui romanzi in palio, consultate il sito Internet Plesio Editore: http://www.plesioeditore.it/

La Giuria si riserva la più ampia e incondizionata discrezionalità nella scelta dell’opera da selezionare. La Giuria non è tenuta a motivare le proprie decisioni e il suo giudizio è insindacabile e inappellabile. La Giuria sarà composta da: Giordana Gradara, editore e responsabile Plesio Editore. Pia Ferrara, coordinatrice area comunicazione e scrittura e ufficio stampa Lunatica Fiera. Marco Guadalupi, articolista, coordinatore area comunicazione e scrittura e mastro scenografo di Lunatica.

Pia Ferrara, laureata in Comunicazione, nel 2007 è approdata a Fantasy Magazine su cui ha scritto più di 500 articoli tra recensioni, interviste e approfondimenti. Di recente ha iniziato a collaborare con il periodico culturale digitale Speechless. I suoi racconti L'urlo di Minerva, Il ponte oltre la pioggia e No Hunting sono stati pubblicati rispettivamente in 365 storie sulla fine del mondo (Delos Books), Storie di Confine (WildBoar) e I fuochi di Samhain (Speechless Books). Ha collaborato con Casini e con Fanucci editore. Dal 2010 fa parte del reparto scrittura e comunicazione di Lunatica fiera del fantasy, per cui si occupa principalmente di ufficio stampa e social network.

Giordana Gradara è diplomata in lingue e laureata in giurisprudenza. Coltiva da anni la passione per la narrativa fantastica e d’avventura, che sfocia nella pubblicazione del

Marco Guadalupi collabora dal 2006 con la testata Fantasy Magazine, di cui attualmente è attivo redattore. Per

Scadenza: Il termine ultimo per l’invio dei racconti è il 30 aprile 2013 Giuria:

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Lunatica, fiera del Fantasy, è responsabile del reparto scrittura e comunicazione. Ha pubblicato numerosi articoli e recensioni, racconti, interviste e approfondimenti su riviste, online e cartacee. Si interessa anche di disegno, musica, cinema e videogames. Ha collaborato come blogger e social media manager per Fanucci Editore e frequenta la Lupiae Comix, scuola del fumetto a Lecce. A giugno 2012 ha esordito con il racconto Demon’s Rock nell’antologia Stirpe Infernale (GDS Edizioni). Sulla rivista Speechless Magazine ha pubblicato il racconto Psycopathic Love. DRC – Dark Rock Chronicles (Plesio Editore) è il suo primo romanzo.

Contatti: per informazioni, rivolgersi a: Lunatica, fiera del fantasy: E-mail: redazione@lunatica.eu Pagina Facebook: https://www.facebook.com/LunaticaFiera DelFantasy

*** Il Concorso di Narrativa Fantasy Lunatica è sviluppato in collaborazione con:

Plesio Editore: E-mail: redazione@plesioeditore.it

PLESIO EDITORE Plesio Editore nasce nell'ottobre 2011 dalla passione di alcuni amanti del genere fantasy e della letteratura d’evasione. Dal desiderio di dimostrare che il fantastico è e vale molto più di quanto comunemente non si pensi. Con i nostri libri vogliamo ottenere un prodotto eccellente, curato, amato in ogni fase di lavorazione. Un prodotto per la cui realizzazione non sono stati accettati compromessi, per il cui acquisto un cliente non debba mai dispiacersi. Un libro che sia il risultato dell’amore che lo scrittore ha impiegato nello scriverlo e della passione che l’editore ha provato nel lavorarci sopra. Le nostre collane, Aurendor e Sirio, vogliono diventare un faro per tutti gli appassionati di letteratura fantastica e noi lavoreremo affinché ciò avvenga. Di quanto detto sopra, c’è una frase che ci preme sottolineare; la mancata accettazione di compromessi. Di nessun tipo. Plesio si schiererà con la buona letteratura e con i bravi autori (questo è il minimo), ma anche con la trasparenza, il rapporto umano, il lavoro duro, l’originalità e, soprattutto, il coraggio. Il regolamento è visionabile sul sito Lunatica e sul sito Plesio: www.lunatica.eu

www.plesioeditore.it

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A cura di Maurizio Vicedomini


Crediti

Fondatore Aniello Troiano Direttore delegato Michele Greco Vicedirettore Maurizio Vicedomini Redattori Christine Amberpit Valeria Bellenda Scilla Bonfiglioli Laura Buffa Fabio Lastrucci Lerigo Onofrio Ligure

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