Rivista Fralerighe FANTASTICO N.9

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classe sociale e formazione intellettuale, per interessi, passioni, visione del mondo, considerazione per gli altri e rispetto per loro. Bedford si rivela curiosamente affine al mr. Griffin de L'uomo invisibile, come lui scarsamente interessato ai suoi simili – come, del resto, agli alieni; il dott. Cavor, d'altro canto, è come Griffin talmente interessato a essere finalmente valutato dal mondo della scienza da rischiare la propria vita e, negli esperimenti sulla cavorite, anche quella dell'intero pianeta. Manca – e non si tratta di un difetto, sia chiaro, ma di una constatazione – un eroe, ovvero un personaggio disinteressato e nobile, generoso e coraggioso senza essere temerario: un elemento curioso per un romanzo di quegli anni. I personaggi di Wells sono indubbiamente realistici ma sembrano mancare di una curiosità essenziale: quella per qualunque forma di vita non umana, il che, paradossalmente, significa scarso interesse per qualunque forma di vita tout-court. Quanto alla società dei seleniti, descritta ahimé frettolosamente dal buon dott. Cavor, è una società di formiche modificate secondo uno stile molto inglese: a tratti curiose, talvolta temibili, ma accuratamente private delle caratteristiche in qualche modo «empatiche» che avrebbero potuto creare simpatia o partecipazione nei lettori. I seleniti hanno costruito una società «perfetta», come tale inaccettabile per la specie umana. Non esiste, per Wells, possibilità di comprensione o di reciproca simpatia tra le diverse specie. I suoi se-

leniti sono semplicemente una varietà di alieni un po' meno pericolosa dei marziani de La guerra dei mondi, ma altrettanto incomprensibili e con i quali un accordo è impossibile, così come appare impossibile o meglio, non consigliabile, un rapporto economico che risulterebbe fatale per i seleniti. Torna a comparire, in sostanza, la diffidenza e la delusione di Wells nei confronti dell'Impero britannico che la guerra boera, in atto in quegli anni, dovette rafforzare e rendere più cocente. Il problema del rapporto tra le società aliene e la società umana rimase però al centro della letteratura fantascientifica e della speculazione antropo-sociologica degli anni a venire. Altri autori – e mi limiterò a ricordare Ray Bradbury, Iain M. Banks, Ursula K. Le Guin, C.I.Cherryh, Gregory Benford, Alan Dean Foster, Joe Haldeman, Norman Spinrad, Sheri Tepper, Larry Niven, Donald M. Kingsbury – raccontarono dei possibili alieni e delle loro possibili civiltà, permettendoci così di prendere posizione e giudicare per contrasto la nostra società, ricreando così il meccanismo narrativo che Wells utilizzò tra i primi. H.G.Wells, da questo punto di vista, è stato un precursore che è fondamentale conoscere. Ci aiuterà a comprendere il senso reale della migliore Space Opera, quel genere di sf che spesso, sotto i panni di un semplice e innocuo divertimento crea dubbi, riflessione, diniego e in qualche caso resistenza. Massimo Citi 38


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