Uscita n° 7 ottob 2014

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RIVISTA ONLINE

N-7 2014


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Al Suono Delle Eolie

Al morir del suono delle Eolie placa l’ira e dorme l’errante Odisseo. I Ciclopi dal Mongibello lanciano incandescenti sassi, lapilli e sbuffano nubi nere, mentre le Sirene ammaliano i naviganti che osano varcare lo Stretto. Scilla e Cariddi si guardano in cagnesco nel tempo, al pizzichÏo delle Eolie, Omero canta, Vulcano e Stromboli chiamano il fratello Etna ed al risveglio trema Zancle e Rhegjon soave tramonto al morir del suono delle Eolie!

Rocco Giuseppe Tassone


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Indice Credenze popolari e atti culturali in Calabria Lazzaro tra 700 e 800 : Economia e Società Il gioco d’azzardo nell’antichità Scavi e ritrovamenti a Metauros Conflito sul Brasileiro Recensioni-Parlando di … Uomini di Cultura, Novità dal … -Concorsi,Eventi Contatti ,Redazione


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Credenze popolari pop e atti ti cultua cultuali in Calabria

La Calabria, è una terra a piena di d contraddizione, terreno fertile perr l'attec l'attecchimento di miti e leggende popolari, ma a anche terra di santi e di fedeli devoti. Eppure, pure, in questa regione, religione e superstizione, culto e credenza, non solo non si trovano o agli an antipodi, anzi, vi è una sottilissima, e a volte lte impercettibile, impe linea di confine che separa ara l'una dall'altra e che viene costantemente varcata varcata. In effetti, persino un gesto devozion devozionale semplice e spontaneo, guidato da eccessivo eccessi zelo religioso a-razionale e bigotto, gotto, p potrebbe sfociare facilmente in una forma a super superstiziosa; specifichiamo che cade nella ella superstizione supe colui il quale presta culto a chii non è dovuto d (non a Dio), oppure il culto è indirizz indirizzato alla divinità in una misura non adeguata, guata, o ancora, chi attribuisce ad un individuo ividuo o ad un oggetto, poteri taumaturgici ed occulti che c effettivamente non detiene. La superstizione, supersti è anche la paura dell'ignoto, è ciò che trascende tra l'intelligibilità umana, è l'inconosci conoscibile che si vuole conoscere attribuendogli gli un no nome e una accezione. Religione e Superstizione, Superst nel corso della storia, hanno seguito guito un percorso parallelo e, a volte, hanno nno trov trovato un punto di congiunzione: Pur avendo do carat caratteristiche diverse, la superstizione nasce co con la religione sin dalla Preistoria. Risalenti enti al Paleolitico, P le immagini rupestri come ome i bos primigenius, trovati all'interno della grotta del Romito, in località Papasidero, devono intendersi come invocazioni fatte dagli ominidi alle a divinità per avere una caccia abbondan bondante;


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Nel Neolitico, nascono o i primi luoghi di culto come megaliti, dolmen en e menhir. me All'interno di questo contesto si sviluppa la primordiale idea di una vita post-morte mortem. Ciò dimostra che credere all'esistenza nza di una u o più divinità, non solo per rivolgere le richieste più urgenti, e per sottomettersi ettersi co con culti, offerte, sacrifici, ma anche per dare una spiegazioni a fenomenologie ignote ote alla psiche, è un' innata necessità antropol ntropologica. Anche S. Anselmo d'Aosta, Padre dre della Scolastica, spiega l'esistenza di Dio o in senso sens antropologico, Dio è il summum bonum (il sommo bene) nel quale l'uomo può uò trovare trova la felicità (in quanto anche summum um amabile), ama una felicità inappagata nei beni eni terreni. terr In ambiente pagano, gesti superstiziosi tiziosi proliferano pr con arti magiche e divinatorie: torie: ora oracoli, aruspicina, ecc. Tali credenze hanno nno cos costituito un substrato solido, da cui hanno attinto a variegate credenze, le quali tramandate tramand da padre in figlio, da generazion nerazioni, ancora oggi sopravvivono attivamente mente n nel folklore e nella tradizione regionale. gionale. Il mondo della superstizione così come me que quello sfera della magia, al quale può essere esse associato, è ambiguo, strano, inquietante uietante, stravagante, ricco di varietà simbolica, bolica, è imperniato di elementi enigmatici, di un esasperato es ritualismo e di un diffuso misticism misticismo. È innegabile che, proprio per suddette ddette caratteristiche, questo sia un mondo ondo che ch può risultare attrattivo ed intrigante nte soprattutto sopra per le offuscate coscienze della ma massa popolare. Il grande antropologo Frazer cconsiderò: “la magia la sorella bastarda starda della d scienza”. La differenza tra scienza a e mag magia è ben chiara: lo scienziato cerca a di dominare dom la natura attraverso lo studio, la ricerca e la sperimentazione e ci riesce obbedend bbedendole; al contrario, il mago cerca, con operazioni erazioni propiziatorie ed efficaci, di dominare are le forze fo naturali e di piegare Dio al proprio io volere. volere La magia si differenzia dunque dal piano religioso, dove l'atteggiamento del fedele verso ve il divino è un atteggiamento orante rante (d (di chi prega) e di invocazione a Dio nell tentat tentativo di ottenere quella che nella Manzonia anzoniana memoria era nota col nome di “Divina ina Prov Provvidenza” oppure, per altri ancora, come teodicea. teo

Magia/superstizione e religione religio anziché contrapporsi ed annullarsi larsi han hanno finito spesso per coesistere ed alcuni uni aspetti aspet superstizioni si sono intrecciati e fusi con l'ambito sacro. Sembrerebbe un grande nde para paradosso eppure in realtà non lo è! Lo o dimost dimostra il fatto che in alcune regioni italiane, sopra oprattutto nel Meridione, la Fede in Cristo e nei santi non è riuscita a sradicare dalle alle coscienze cosc popolari una mentalità superstiziosa rstiziosa ben diffusa. Ma Cosa può avere la sfera sac sacra in comune con la profana superstizio perstizione? Il credente ovviamente manifesta la a sua religiosità nelle forme di pietà popolare: olare: feste fes patronali con le tradizionali ballate dei santi, san venerazione delle statue, consuetudine etudine di d portare con sé immaginette di santini. Sono semplici gesti cultuali manifestantii un'intima un'intim Fede da parte del credente, ma ci sono no grossi gros margini di probabilità che questi atti devozionali dev possano sfociare in un tutt'altro tro camp campo che religioso. Un semplice bacio io rivolto ai piedi di una statua sacra, l'accendere dere un cero alla Madonna per ottenere una na graz grazia per sé o per i propri cari, la proschinesi hinesi (l'atto (l di inginocchiarsi davanti all'altare), l'altare), gestualità non inconsueti per molti ti calab calabresi soprattutto delle vecchie, ma anche anc delle nuove generazioni, potrebbero ero diven diventare veicoli della superstizione.


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In questi casi, religione ne e superstizione, su non solo non sono totalmente talmente distinti, anzi, l'aspetto religioso e quello uello superstizioso su trovano una reale corrispondenz spondenza. Un discorso più esaustivo si potrebbe fare riguardo u' picciu e a malanova,, i quali rappresentano un fardello del qualee l'uomo moderno non riesce totalmente a libera liberarsi. In un tale contesto, è facile immaginare immagin l'esistenza di un influsso talmente almente negativo da influenzare drasticamente ente la vita di un uomo fino a condizionarla ionarla totalmente in maniera negativa. Queste negatività, n ruotano intorno alla figura d degli iettatori, soggetti ambigui che,, mediante median il loro malevolo influsso, provocano ano del male agli altri. Nell'immaginario popolare polare collettivo c lo iettatore è stato sempre pre dipinto dipi come una figura insolita, da evitare itare o da d allontanare assolutamente. Quante nte volte volt ci è capitato malauguratamente di incrociare incroc nel nostro cammino uno di questi personaggi p che mettono soggezione solo con un semplice sguardo, tanto da indurre urre i m malcapitati, che loro malgrado fanno questo ttipo di incontri, o a cambiare direzione, one, con la speranza di non essere stati notati, ti, o ad o optare in un' ampia gamma di gestii rituali. Questa varietà comprende il "toccaree ferro", “fare le corna” e la ben nota "toccatina" atina" al alle parti intime, oppure, far affidamento ento ai cornetti di plastica colorati, immancabil ancabili nelle case e soprattutto nelle tasche che degli degl abiti dei nostri nonni, o ad altri oggetti "esorcizzanti", utili nello scongiuraree il pericolo peri di una caduta improvvisa ed inaspettata inaspet e di altre terribili disgrazie. I cornetti, cornetti in particolare, secondo alcuni antropologi, antropo traggono origine da una forma a fallica e, quel gesto scaramantico ancora ra oggi sopravvissuto nell'usanza comune, è chiara chiaramente di matrice classica, inventato to con ogni o probabilità dagli antichi romani. Quando Quand penso ai caratteristici cornetti, nella mia mi mente viene rievocato un ricordo d'infanzi d'infanzia: l'immagine di mio nonno il quale le a letto ammalato, in seguito ad una visita a per lui lu sgradita e ritenuta fonte di disgrazia, razia, prendeva p il suo personale cornetto rosso osso di cconsiderevoli dimensioni e lo toccava va più volte v col gesto delle corna, oppure, come se ciò non bastasse, faceva telefonare are mia nonna ad una persona di fiducia, per allontanare allon ogni residua negatività mediante una serie di formule scaramantiche he tra cui, cu ricordo, quella da ripetersi tre volte di: “Gesù pensaci tu!....”. La credulità popolare opolare, inoltre, era incline a pensare che la mina minaccia avesse un raggio d'azione più ampio mpio che non si limitasse a danneggiare le sole persone, per e poiché, persino le abitazionii calabresi calabre potevano essere “rocchiate”, serviva una soluzione adeguata che le preservasse ervasse dagli d occhi e dai pensieri malevoli.


CESAR A tal scopo, venivano e vengon vengono ancora oggi forgiate dalle sapienti ti e abili mani dei mastri artigiani, delle strane maschere mascher di ceramica aventi occhi, bocchee e lineamenti line deformi, sembianze più mostruose ose che umane. Meglio note col nome di apotrop apotropaiche (dal verbo greco apotropein = allontanare ntanare), la loro funzione era effettivamente nte quel quella di allontanare mali spiriti e malocchio io e, nell'espletare nel tale compito, per fattezza, ezza, non no poteva essere realizzato oggetto migliore gliore di uno, come questo, in grado di spaventare spaventa non solo un fantasma ma addirittura ura un uomo u in carne ed ossa!! Il maggiore iore cen centro calabrese di produzione in Calabria di maschere masch apotropaiche ancora attivo è Seminara eminara. Qui, moltissimi turisti, ammaliati dal fascino allegorico e grottesco, peculiarità dii queste qu maschere, decidono, se sono privii di resid residui superstiziosi, di acquistarle almeno eno per abbellire le loro case. Alla finalità apotropaica, tropaica, concorre anche l'uso tradizionale del piattino piat sul quale si versa dell'olio. Le bolle le che ssi incrociano nel liquido oleoso rappresen ppresentano gli sguardi malefici, da allontanaree immediatamente, immed attraverso una serie continua ontinua di preghiere o di formule culminanti neglili sbadigli; sbadig momento in cui si crede che il male ale esca dal corpo della vittima colpita. Anche l'attività onirica diventa per i superstiziosi “inquinata” “inquina da credenze. Chi sogna serpenti, pensa sa imme immediatamente alle “malelingue”, chi sogna di d mangiare dolci, si aspetta incombenti amarezze, amarezze a chi cade nel corso di un sogno uno o p più denti, inizia a temere per la vita stessa tessa dei de suoi cari. L'istinto immediato è quello quell di raccontare l'esperienza del sogno o ai fa familiari che, si accingono a diventare ventare tutti interpreti improvvisati, pur non avendo avendo, né le capacità psicoanalitiche di Sigmund Sigmu Freud, né il carisma concesso da Dio io a Giuseppe d'Egitto. Arriviamo adesso desso al a campo della numerologia: se la smorfia orfia napoletana, nap così come avviene per i sogni, ogni, att attribuisce ad ogni numero un suo preciso signific significato, anche la tradizione calabrese non si esula da questo pittoresco contesto. Riferendo iferendosi proprio al malocchio, un giudicee napoletano napol del 1700, nell'epoca dei Lumi, scrisse: crisse: “Non “ è vero ma ci credo”, frase divenuta una omonima commedia del grande attore ttore teatrale te Peppino de Filippo, una storia ia ricca d di esoterismo e di improbabili rimedi.

Se da un lato, si è sviluppata uppata nel n pensiero del volgo superstizioso, o, l'idea dell'esistenza di personaggi portatori dii male, ha h preso sempre piede, di contro, anche che la cr credenza di figure antagoniste, aventi il potere opposto, o finalizzato a mitizzare o addirittu addirittura ad eliminare completamente le presunti sunti emanazioni em negative. Al malocchio o e alla iettatura sono dunque contrapposti altri so soggetti. Anch'essi, come i primi, i, alquanto alqua ambigui e stravaganti, appaiono tutt'oggi tutt'ogg in discutibili trasmissioni televisive ive che, trovano spazio, all'interno dei palinsesti ti di varie tv private.


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i, veggenti, veggen chiromanti, pseudo-taumaturghii e medium, medi attraverso Astrologi, cartomanti, piccoli rituali, presentati tati come com propiziatori, o oggetti, fatti passare are da essi e stessi come mistici, tentano di sedurre e di convincere i telespettatori. i. Il pro prodotto offerto, ovviamente a titolo non gratuito, gra non può che essere illusorio o ed inc inconsistente. Ciò avviene facendo leva a sulle fragilità emotive della gente, specialme ecialmente, su quegli individui psicologicamente mente condizionabili, c manipolabili e comunque unque sia facilmente suggestionabili. Vi sono no poi soggetti, s facili vittime di superstizioni ni religiose: religio soli rotanti nel loro asse, presunte te appa apparizioni, Madonne lacrimanti, “fenomeni” omeni” cche inducono i fedeli a gridare con facilità al miracolo!! Ovviamente da religioso, ligioso, credendo alla potenza della Fede, non es escludo la possibilità del verificarsii di eventi eve prodigiosi, avvenuti per intercessione sione di divina e, razionalmente inspiegabili. Tuttavia, Tuttavia bisogna fare molto attenzione perché. ché. a vo volte, queste manifestazioni potrebbero ero anch anche essere frutto di allucinazioni individuali viduali o collettive. In tal caso, sarebbero o tratti facilmente in inganno gli animi delle elle persone per più semplici. Questo variegato ato e multisfaccettato m quadro è arricchito maggiormente maggio da ulteriori aspetti dal sapore apore tanto t ambiguo quanto attraente. Qualche alche de decennio fa, in alcune famiglie dell'area rea calabro-sicula, cala era particolarmente diffusa sa l'idea secondo cui bisognava fare attenzione zione a non n molestare i grechi che si arrampicavano icavano sui muri o alle falene che svolazzavano zavano da una stanza all'altra. Gechi e falene ne erano eran difatti ritenute secondo questa particola particolare prospettiva popolare “reincarnazioni” zioni” se seppur in via temporanea delle anime del Purgatorio, vaganti ancora nel mondo ondo sotto so queste sembianze, prima di essere sere giud giudicate dinnanzi al tribunale divino, un giudizio giudiz finale, nonché immutabile, che avrebbe avrebb determinato positivamente o negativamen ativamente il loro destino nell'aldilà. In Calabria, labria, queste ed altre credenze, sono incredibilmen dibilmente sopravvissute nella coscienza dell'uomo dell'uom moderno, ai mutamenti sociali, tecnologic cnologici e scientifici, pertanto, incredibilmente ente ancora an manifeste in una società informatizza rmatizzata, digitalizzata, all'avanguardia e multietnica. mul È un contesto che dovrebbee dare p più ascolto alla ragione piuttosto chee alla sf sfera fantastica, una razionalità che non deve forzatamente sfociare nell'ateismo o o ne nell'agnosticismo minando così i dogmii della Fede cristiana cattolica. Fede e ragione non solo non devono entrare in contrasto, ntrasto, ma possono benissimo coesistere senza enza che l'una escluda l'altra. Lo affermava va Sant'Anselmo Sant d'Aosta nel Monologion ion e n nel Proslogion (riprendendo la frase di S. Ag Agostino “credo ut intelligam”) e dopo po di Anselmo, An gli altri Padri Scolastici, seguirono irono la linea l ideologica del suo fondatore.


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e la ragione e la Fedee possono posson coabitare senza conflitto nel mondo ndo mod moderno, perchè si tratta di un mondo razionale raziona che cerca di spiegare anche l'esistenza tenza di Dio con l'uso della ragione, com'è possibile possibil che questo stesso mondo lasci uno spiraglio spir aperto nelle menti e nei cuori ri della g gente alla superstizione? Lo spiega Baruch aruch Spinoza S con le sue sapienti parole:

"È dunque ue il tim timore la causa che genera, mantiene ed alim alimenta la superstizione. Falso è il vanto di chi hi pretende preten di possedere, all’infuori della ragione, ione, un altro spirito che gli dia la certezza della verità. Se gli uomini fossero ro in g grado di governare secondo un preciso o diseg disegno tutte le circostanze della loro oro vita, vita o se la fortuna fosse loro sempre favorevo vorevole, essi non sareb sarebbero schiavi della superstizione".

Feli Delfino Felice


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Lazzaro azzaro ttra sette e ottocent ttocento: Econ Economia e Societa’

Contrariamente a quanto uanto accaduto a per il XVII sec. periodo durante rante il quale la storia della Calabria fu caratterizz ratterizzata da una lunga fase di crisi, carestie stie ed eepidemie, i dati economici relativi al XVIII sec. s secolo inerenti l’economia e la a composizione compo sociale appaiono più confortanti rtanti so soprattutto a partire dalla seconda metà del de secolo stesso. Relativamente al territorio rritorio lazzarese, il cui primo nucleo urbano no con ogni o probabilità si andava formando o propri proprio negli anni relativi alla metà del XVIII sec. se stesso in un ambito territoriale compreso compres tra il Torrente Oliveto e il Torrente te S. Vin Vincenzo con una serie di case sparse,, per lo più di tipo colonico situate nel già denominato denomi da alcuni documenti storici relativi elativi all’anno al 1600, Rione Spinasanta e nella lla zona dell’attuale S. Elia, il quadro economic onomico - produttivo appare suddiviso per ambiti am territoriali omogenei. E’ un’economia onomia di tipo rurale quella praticata a Lazzaro zzaro in questo preciso periodo storico gestita tita nell nella maggioranza dei casi da famiglie ie medio-borghesi medio non sicuramente di Lazzaro zaro ma che già a partire dal secolo precedente dente si erano stabilite sul nostro territorio per sfru sfruttarne le sue potenzialità produttive ve dovute dovut non solo alle favorevoli condizioni ni clima climatiche ma anche alla conformazione zione morfologica m del territorio stesso. Sii assiste così a partire dalla seconda metà à del XVIII XV sec. ad un graduale e progressivo sivo aum aumento demografico che interessò l’intera intera fa fascia costiera e che portò ad un aumento umento di manodopera da impiegare proprio oprio nella ne coltura dei campi e nella lavorazione azione dei de prodotti agricoli generati sul nostro tro territ territorio. Le notizie relative al paesaggio io agrario agrar mottese e ai suoi dintorni ci vengono engono fornite da una relazione del Vicario io regio Francesco Pignatelli nella quale si legge: legge <<Sopra una collina che guarda il mare è collocata la Motta San Giovanni (…). Il territorio produce grano, orzo, fave, e vino. Abbonda di alberi ri di gel gelsi per la seta a qual industria son specialmente special addetti i cittadini>>. E infatti fatti secondo se quanto riportato dal Caridii e dal Galasso, le terre che maggiormente ente furono fu coltivate sembrano essere state ate quel quelle litoranee, e più nello specifico la cosiddetta cosidde Marina che da questo periodo cominc cominciò a dotarsi di tutte quelle “infrastruttur strutture” utili per la lavorazione della terra.


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Oltre a queste produzioni uzioni di rilievo un ruolo molto importante te nell’economia nell’e del paese ebbero sicuramente ente la produzione di olio, di fichi, di mandorle, dorle, e d di altri generi di alberi da frutto comee emerge emer dall’analisi di un importante atto o d’archivio d’archi nel quale continui sono i riferimenti enti alla presenza di mulini e trappeti e dall quale eemerge anche l’esistenza di un area coltiva coltivata ad ulivi; “L’oliveto nel luogo della lla Marina, Mari con terre scapule adiacenti, di tomolate tomolat cinque circa confinante col gallone ne della Saittà, colla fiumara ed altri confini”. Particolarmente attivi dovettero essere ere anche anch gli scambi commerciali se si considera nsidera che c la produzione serica in questo periodo nella fascia ionica reggina aveva a raggiunto raggiu livelli competitivi molto elevati ati e che ch in questo ambito le coltivazioni del gelso gels sul territorio lazzarese furono molto olto svil sviluppate come riportato da un atto risalente addirittura ai primi anni del XVII sec. c. nel quale qu vengono citati i confini di alcuni ni fondi di ampie dimensioni come quello definito “giardino nel luogo della Saittà, sulla Fiumara Fium che costeggia la via pubblica alberat rata per lo più a gelsi”. Ma sul territorio torio lazzarese laz dovette avere discreta diffusione ffusione tra Sette e Ottocento anche l’allevamen llevamento del bestiame quali greggi, bovini, vini, suini suin e asini che compartecipavano alla la sussistenza sussist familiare di chi li possedeva. Alla fine del XVIII sec. nell’economia del nostro stro terr territorio entrò a far parte anche l’attività tività es estrattiva e un progressivo aumento o dell’a dell’attività legata alla pesca. Relativamente ivamente all’attività estrattiva il dato lo sii apprend apprende da un atto notarile datato luglio o 1796 n nel quale si fa riferimento alla costruzione uzione di d una fornace di calce che si sarebbee dovuta estrarre per un numero di sessanta ta salm salme dalla già operativa Rocca di Capodarmi podarmi, mentre per quanto concerne l’attività tività ittica itti esiste un altro atto nel quale si legge egge che il reverendo don Paolo Maropati nel febb febbraio 1797 diede in affitto per un anno a don Gabriele Malluzzo e Antonio Auditore uditore u una barca e dieci nasse.

Dallo studio dei dati riguardanti riguarda l’assetto sociale emerge subito la suddivisione sudd della popolazione in più classi so sociali: massari, pastori, artigiani, pescatori, pescator una forte predominanza di braccianti ccianti agricoli a e una classe medio-borghese ese costi costituente poi il notabilato locale chee si manteneva ma grazie alle molteplici attività ttività economiche e e finanziarie e che successivam ccessivamente nei primi anni del XIX sec.. aveva assunto una posizione di ulteriore premin preminenza rispetto al resto della popolazione. lazione. E’ da questo momento in poi che si assiste alla forte presa di potere dei notabili bili definiti defi da ora in poi “galantuomini” per er lo più appartenenti a famiglie che già in passato erano state al servizio di un principe cipe loca locale o della stessa chiesa, che gradualmente almente ma in modo invasivo assumeranno o progre progressivamente una funzione egemonica ica in cam campo politico, economico e sociale caratteriz aratterizzandone la storia locale dei decennii successivi. succes

Saver Verduci Saverio


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Il gioco ioco d’a d’azzardo nell’antich ll’antichità Il gioco è un aspetto basilare nella vita dell’uomo di tutte le età ed è palese pale che le diverse civiltà se li passarono l’una con co l’altra. A poco a poco anche i Romani mani li ereditarono tutti dalle civiltà precedenti nti e a Roma R si giocò molto. Giocarono i piccoli sscommettendo le noci, giocarono molto o meno ingenuamente gli adulti e quando il gioco diventava meno innocente e più rischioso, oso, si gi giocava per denaro riuscendo spesso a perde perdere vere e proprie fortune. Ovidio in una na sua o opera (Ars amatoria) scrive: Sic, ne perdiderit, perdi non cessa perdere lusor (Così aii dadi il giocatore perdente per non restare re in pe perdita continua a perdere). Naturalmente,per nte,per tutelare t tutti i cittadini dai rischi che he derivavano deriv dal gioco d’azzardo, fin dall’epoca oca repubblicana repu si era anche cercato di promulgar romulgare delle apposite leggi, una fra queste era la Lex Alearia. Questa legge stabiliva, a, infatti, infatt quali fossero i giochi proibiti e li elencava ncava in una lista: • • • • • • •

Capita aut navia ia (testa o croce) Tali (astragali) Tesserae (dadi) Digitusmicare (morra) Parva tabella lapillis Ludus Latruncolorum( olorum(speciale tipo di dama che richiedeva eva l’uso l’us di una tabula lusoria (scacchiera) iera) e pedine) p DuodecimScripta pta (dod (dodici righe, richiedeva anch’esso l’uso o di una tabula lusoria e pedine)

Alcuni di questi giochi hi sono, ancora oggi, considerati giochi d’azzardo ’azzardo;è possibile che anticamente venivano o vietati vieta perché si pensava che forti puntate untate e scommesse ne potessero alterare il carattere. caratter Del resto era evidente che per vincere o perdere grosse somme non c’era bisogno gno di g giocare ai dadi bastava scommetteree sulle cose c più varie. Ne è d’esempio un gioco praticat praticato nell’antica Roma, che non aveva bisogno né di scacchiere né di dadi, parliamo precisamente precisa di Navia aut capita che vuol uol dire “Testa o Nave” perchè la moneta più ù adatta a questo gioco aveva incisa, da una na parte part la prua di una nave e dall’altra la testa esta di Giano. G Indovinare quale faccia sarebbe ebbe uscita usc non bastava perciò si scommetteva va su una un delle due facce a quel punto il gioco da divertimento diventava un gioco d’azzardo ’azzardo completamente a sé stante. Ai giorni nostri questo to gioco è ancora praticato ed è conosciuto uto come com Testa o Croce perché la prima moneta eta del Regno d’Italia aveva questi due simboli iimpressi uno nel “recto” e l’altro nel “verso”. verso”. Per chiarire poi le regole gole di questi giochi abbiamo le informazioni zioni che troviamo nelle varie fonti letterarie;sappiam ;sappiamo infatti che sul gioco furono composti mposti a addirittura interi volumi e sicuramentee sui giochi gio d’azzardo nacquero vari trattati, ati, uno di questi venne scritto perfino dall’imperatore peratore Claudio, accanito giocatore. Oggi di tutte queste opere pere resta res soltanto l’Onomasticon, un trattato ato in dieci di libri scritti da Giulio Polluce. La parte te che riguarda rig i giochi è il libro IX.


CESAR Fra tutti i giochi d’azzardo, zardo, sicuramente, si il preferito fu l’astragalo, lo, vi si giocava con le ossa brevi ricavate dalle alle zampe zam posteriori delle pecore, montoni ni ed alt altri animali, più precisamente dalle ossa articolate art poste tra la tibia e il perone. one. Con Co gli astragali giocavano tutti: ragazzini, zzini, uomini uo e addirittura fanciulle; erano uno strumento stru di gioco così diffuso che vennero ro ricop ricopiati in vari materiali: dall’economica a terracotta terraco al piombo, dal marmo ai più preziosi eziosi realizzati rea in avorio, argento e addirittura ttura in oro . In alcune partite venivano usati ti pregiat pregiati astragali e sfarzosissime tabula elusoriae lusoriae (scacchiere) in cui si perdevano o vincevano cevano cifre astronomiche.

I giovanissimi giocavano ano niente nien meno che sul pavimento. Questo è quanto vediamo iamo in u una copia romana di una statua ellenistica,( enistica,(II secolo a. C.), proveniente da uno scavo cavo al C Celio e oggi conservata a Berlino, nel el Museo Pergamon: la ragazza pettinata con n i capelli ca tirati e un leggero abito, sta accovaccia covacciata per terra e guarda pensierosa glii astragali astraga che ha appena lanciato davanti a se. Un altro esempio è la lastra marmorea dipinta con tratto leggero (I secolo d.C.) provenien roveniente da Ercolano e attualmente esposta a al Museo Mu Archeologico di Napoli, reca una scena sce firmata dal pittore Alexandros Athenaios, Athenai dove appaiono, in primo piano, no, due fanciulle che giocano con gli astragali. agali. Il pittore ha indicato anche il loro nome: ome: Agalaia Ag e Ilaria, mentre, le donne in second econdo piano sono Phoibe, Latona e Niobe.. In ques questo diffusissimo gioco si giocava con quattro astragali, su ognuno, erano presenti enti solo quattro facce utili, indicate dai numeri meri 1,3,4 1,3 e 6, le altre due,che corrispondevano evano alle a facce con i numeri 2 e 5, non potevano ano mantenersi m in equilibrio a causa della ella forma form arrotondata dell’osso. Giocare una partita era incredibilmente incr difficile: ad ogni lancio io veniva attribuito un valore legato alla combinazio binazione delle quattro facce, dalla disuguale ale caduta cadu dei quattro astragali ne scaturivano ano ben trentacinque combinazioni aventi ti ciascu ciascuna un proprio nome. Oggi, di tutti questi termini, te se ne conoscono solo alcuni:: il colpo del cane era il lancio peggiore che poteva oteva capitare c e derivava dalla caduta deii quattro astragali con tutte e quattro le facce ce corrispondenti corris al valore 1;il colpo migliore, ore, quello que che ciascun giocatore si aspettava, era senz’altro il colpo di Venere,quello in cui le fa facce dei quattro astragali erano una diversa dall’altra. Inseriti tra questi vi erano rano anche anc il colpo di Efebo, Alessandro, Antigono, tigono, Stesicoro,Solone,Euripide e altri. Il valore totale del tiro degli degl astragali non era affatto rappresentato sentato dalla semplice somma numerica deii valori delle d singole facce ma dalle combinazioni nazioni che c derivavano dal lancio contemporaneo aneo deg degli stessi. Indispensabile era la totale conoscenza c delle regole del gioco e del valor valore delle singole combinazioni e che insieme sieme costituivano una vera e propria scienza.


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Man mano che la partita tita and andava avanti le puntate accrescevano il piatto e si seguitava a giocare fino a che uno dei giocatori aveva la fortuna di realizzare izzare l’a l’atteso colpo di Venere, la vincita era costituita costitui da tutta la somma ottenuta dalle lle scommesse. scom Il gioco degli astragali, lo si può ò considerare cons come una forma primordiale le da cu cui deriva quello dei dadi, altro gioco d’azzardo d’azzard molto diffuso a Roma.Anche se i dadi er erano già noti in Egitto e in Oriente, la a leggenda leggen ne attribuisce l’invenzione a Palamede alamede, uno dei capi greci, durante l’assedio io di Troia. Tro L’Odissea presenta i Proci concentrati ntrati a giocare ai dadi davanti alla reggia dii Ulisse. Numerosi vasi greci sono decorati con scene sce dello stesso genere, tra cui la famosa amosa anfora a Attica a figure nere (540-530 530 a.C.),rinvenuta a.C a Vulci,oggi, al Museo Gregoria Gregoriano Etrusco Sala XIX in Vaticano, doppiame oppiamente firmata da Exekias, vasaio e pittore, ittore, dove viene rappresentato un episodio pisodio lontano dalla tradizione dei poemii omerici: omer Achille e Aiace in armi che,, secondo secon attempate interpretazioni di studiosi, diosi, sono so intenti al gioco dei dadi. Questee pitture sono presenti oltre che nell’arte etrusca rusca e romana anche in quella medievale. e. Troviamo Trovia notizie sul gioco dei dadi in vari autori del tempo; inizialmente,sembra che si giocasse giocas con tre dadi che si combinavano in 316 16 accostamenti diversi; nel tempo si cominciò comin ad usarne soltanto due, in questo to caso n ne derivavano solo 36 combinazioni.

I dadi antichi mostravano stravano una forma cubica, come quelli elli attu attuali, realizzati generalmente in osso.. Sono g giunti fino a noi, ben conservati,diversi rsi tipi d di dadi;


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li troviamo praticamente ente in quasi q tutti i Musei con i numeri sulle lle facce che portano i numeri dall’1 al 6rappresent presentati da semplici puntini o piccoli cerchi erchi con un punto nel mezzo. Anche le loro dimensi dimensioni sono molto diverse: si hanno dadi adi molt molto grandi di 2,5 cm per lato, e quelli molto olto più piccoli di soltanto 7 mm. Nel Rheinische nische Landes La museum di Bonn si trova un anello ello da p pollice che nascondeva nel proprio castone addirittura a due dadi che dovevano senz’altro enz’altro essere più piccoli di 7mm. Abbiamo mo la testimonianza te di dadi ancor più particolari:si colari:si tratta di due dadi etruschi che sii trovano trovan a Parigi nel Cabinet des Médailles, s, provenienti proven da Tuscania, presentano sulle loro fac facce soltanto sei parole:mach-thu-zal-huth-ci ci-sa. Non tutti gli studiosi sono d’accordo ccordo ad a attribuire, a questi termini etruschi, hi, la tradizionale tr numerazione dei dadi. Un altro dado, questa volta latino, molto particolar articolare, è stato ritrovato ad Autun (Francia), cia), sulle sull sue sei facce sono incise altrettantee incomprensibili incomp parole e ognuna di esse è formata da un numero diverso di lettere: da una parola paro di una sola lettera si arriva ad una na breve frase di sei: Iva-est-orti-Caius-volote-. Fra tutti sicuramente i più originali,ma a non tanto ta pratici per giocare, sono quelli realizza realizzati in argento e custoditi a Londra a nel British Br Museum: Modellati in una schematizza ematizzata forma umana, questo omino è rappre rappresentato con le gambe corte, seduto con le mani sui fianchi; il suo corpo reca ca vari p piccoli fori che corrispondono ai numeri. I dadi, d piccoli strumenti del gioco d’azzardo, azzardo, sono stati nel tempo realizzati in vari ri materiali, mater tra cui: osso, avorio, legno, metallo, etallo, am ambra, cristallo, argento ecc., mentree al giorno gio d’oggi l’uso di materie plastiche stiche è praticamente universale. Nel gioco,, i dadi vvengono lanciati con una mano o con on un apposito ap bossolo (fritillus), nella caduta a la loro faccia visibile rivela numeri casuali. i. Numerosi Numer sono i modi di giocare, il più comune une è quello qu che dà per vincitore chi consegue ue il pun punteggio più alto sommando i punti delle elle facce facc superiori dei dadi gettati. Il numero ero che ha la più alta probabilità di combinarsi arsi è il 7. Il gioco dei dadi ha inoltre molte possibilità possibil di prestarsi a trucchi e imbrogli e dove c’è il gioco c’è inevitabilmente anche che il baro. b Pompei ci restituisce nascoste,dai ai lapilli eruttati dal Vesuvio, varie testimonianze onianze del passato: si tratta di dadi,piuttosto to grandi, grand che sul lato opposto al 6 presentano tano una piccola cavità dove i bari erano soliti liti nasco nascondere un pezzetto di piombo. Non possiam possiamo escludere a priori che anche in tempi mpi cos così lontani i dadi “truccati” abbiano fatto piangere pia un gran numero di sprovveduti ti gioca giocatori e sicuramente di metodi per barare arare ce ne dovevano essere tanti . Le fonti ci inform informano che lanciare in un modo “particolare” ticolare” gli astragali si poteva pilotare la loro ro caduta cadut per realizzare il famoso colpo di Veneree, Veneree anche se era un po’ più difficile, si potevano poteva guidare, con un po’ di abilità,, a proprio prop vantaggio, anche i dadi. E’ evidente dente che ch nell’ambiente,con queste “vittorie rie un po’ p dubbie”, si cominciasse a diffidare re di questi qu giochi correndo ai ripari. Per questo m motivo, sempre più spesso, si richiedeva va ai giocatori gio di usare i bossoli (fritilli) una specie di d bicchieri, per lanciare astragali o dadi. Ancor An più sicure erano ritenute le torrette rrette (t (turriculae), una specie di marchingegno, gno, all’interno all’ vuoto,con piani inclinati verso il basso dove la presenza di tacche permettev ermetteva ai dadi di rimbalzare fino all’uscita cita da cui c scivolavano all’aperto;il percorso dei dadi dad escludeva che si potessero fare giochi iochi di p prestigio con le mani. La presenza dii molti giocatori motivò l’apertura di diverse erse taberna tab elusoriae (case da gioco) di basso sso livello. livell Ne è un esempio quel che rimanee di una taberna che si trova a Pompei, nella VI Regio, Reg al n. 28 della 14° insula ;


CESAR costituita da un’ampia ia stanza stanz aperta sulla strada era riconoscibile da un insegna che raffigurava un bossolo lo per i d dadi tra due falli. Non lontano da questa esta tab taberna , al n. 36, vi era una caupone (osteria) eria) dov dove si giocava ai dadi, le pareti erano o decorate decora con divertenti scenette (descritte dal Varrrone) arricchite con scritte a modo di fumetto che riportavano discussioni e scambii di accuse ac di due giocatori. In sostanza nza giocavano gioc ai dadi, indistintamente, tutti: i: tutte le l categorie sociali e ad ogni età, in n ogni luogo: lu dai palazzi imperiali alle infime osterie. sterie. Vista V la diffusione del gioco era naturale urale che attorno ad esso si incrementasse un fiorente iorente ccommercio, esisteva una categoria specializzata specializ di artigiani che si dedicava a quest’indus est’industria. Fra i tanti si distingueva Lucilio ilio Vittorino, Vitto egli non si limitava a produrre dadi ma anche altri oggetti che servivano o per il gioco tra cui le particolari tabula elusoriae. soriae. A Anche se enumerati tra i giochi d’azzardo zardo ogni og tipo di partita che si disputava su una tabula lusoria (scacchiera) era unicamente il frutto frutt di deduzione e concentrazione, non si trattav trattava affatto di giochi affidati alla sorte, e, naturalmente natura studiare la prima mossa costituiva ituiva sempre se un vantaggio, non si poteva però es escludere che, nel caso si facessero interessant eressanti puntate sul loro esito, questi giochi ochi si tr trasformavano in giochi d’azzardo.

propri piani da gioco, erano realizzate in vari materiali: m dal più Le tabula elusoriae , veri e pro comune legno a quelle elle in eebano con intarsi di avorio, esistevano vano anche an in semplice marmo o bronzo e addirit addirittura con pietre semipreziose. Non on mancavano man però le scacchiere disegnate nell’argilla nell’arg fresca dei bipedali e quelle portatili, ortatili, scacchiera come quella raffigurata nell’affresc ll’affresco rinvenuto in una osteria di Pompei ei le cui misure (m.1,20x m.0,80) dovrebbero essere ssere standard st per questo genere di arnesee (attual (attualmente al Museo Archeologico Nazionale ale di Na Napoli ). Dagli autori antichi quali Plinio linio il V Vecchio abbiamo notizie delle più preziose eziose scacchiere s appartenenti a Pompeo, o, mentre ment Petronio nel Satyricon descrive quella uella portatile, p riccamente accessoriata,, con la quale giocava Trimalcione. Delle altre, ltre, anche an se non così preziose non see ne è trovata traccia, probabilmente inghiottite ottite dalle da guerre, dai saccheggi o da altre re catastrofi. catast Dagli scavi sono tornate alla luce ce un gr gran numero di scacchiere incise, le troviamo trovia nei Fori, sui lastricati delle Basiliche o nei mercati dell’Impero . Dal loro numero ero si d deduce che molta gente dovette fermarsi arsi in q quei luoghi,presumibilmente, non soltanto fannulloni ma anche coloro che dovevano, vevano, anche allora come oggi, fare file ile most mostruose per poter adempiere ai propri impegni. mpegni.


CESAR Ne sono l’esempio alcune ttabula elusoriae incise sui gradini della ella Basilica Basi Iulia al Foro Romano. Naturalmente ente se ne trovano molte anche nel resto dell’Imp dell’Impero. Fra i giochi che sfruttavano le tabula elusoriae vi erano il filetto, le fossette, ette, il g gioco delle dodici linee e il latrunculi.. Il gioco del filetto utilizza una scacchiera il cui schema s esiste da molti secoli e la partita rtita per la quale questa tabula era stata creata veniva v giocata in epoca romana esattamente ttamente come la si gioca oggi. Su una lastra stra del pavimento della Basilica Iulia al Foro o Romano Roman vi è incisa una scacchiera identica ica a quelle qu che oggi noi usiamo. Sulle tabulae lae erano eran tracciati tre quadrati concentrici ici in cui cu i lati venivano bisecati da linee perpendico rpendicolari che, però, escludevano il quadrato ato centrale. cent Per giocare si usavano 18 pedine, ine, 9 bi bianche e 9 nere, con le quali i duee giocat giocatori cercavano di metterne tre in fila.. Anche il gioco del filetto aveva le sue regole ole come le aveva quello delle fossette: la scacchiera acchiera,in questo caso,era provvista di un certo numero nu di fossette disposte in modo diverso: rso: alcune a ne presentano soltanto 8, altre tre addir addirittura 12, alcune sono invece dispostee a cerch cerchio. Esempi di queste tabulae si trovano vano presso pre il Mercato e presso il Foro Vecchio hio di Le Leptis Magna (oggi Libia), quest’ultima, tima, incisa inc in una delle grandi lastre pavimentali, entali, è diversa dalle altre: si presenta con n due cerchi ce concentrici, divisi in otto settorii regolari, regolar all’estremità superiore vi sono 8 fossette mentre 1 sta al centro dei cerchi. Una scacchiera sca simile, ma molto rovinata si trova trov a Roma nella Basilica Iulia nel Foro ro Romano. Roma Non siamo a conoscenza delle norme orme ch che regolavano le partite, ma è facilmente ente ipotizzabile ipo che la procedura era, più o meno,come meno quella del filetto. Del gioco delle elle dodici dodi linee si conosce praticamente ogni gni regola rego perché oggi si gioca ancora in quasi asi tutto il mondo, in Italia viene chiamato tric-tra trac o tavola reale, mentre in Inghilterra ra è stato stat battezzato come Backgammon. Anticamente, Anticame come oggi, si giocava con una speciale scacchiera e trenta pedine, quindicii bianche e quindici nere, occorreva inoltre un frit fritillus (bossolo) e due dadi. Anticamen ticamente, per questo gioco,venivano realizzate lizzate vvari tipi di tabula elusoriae: una di queste a aveva due tipi di caselle numerate da a I a XXIV XXI le prime 12 in un senso le altre re in senso se inverso. Tra queste file ne esisteva va una ccentrale su cui erano tracciati elementi enti decorativi. deco Dalla fine della repubblica, il gioco più complesso dell’antichità è senza dubbio quello q che veniva chiamato latrunculii e richiedeva richie una grande strategia di gioco;; la scacchiera,con scac cui si giocava, era quadrata ata edera eder paragonabile ad un vero e proprio prio cam campo di battaglia; vincere significa ricevere evere l’aureola l’a dell’imperator.“Latrunculi” nome particolare pa dato a questo gioco non necessar necessariamente significava ladroni, nel senso lato, la almeno fino all’epoca di Cicerone ne perché perch da allora questa parola prese il significato signi che gli si attribuisce oggi. Non n si è stati st in grado di ricostruire le regole del gio gioco perchè non ci sono giunte informazioni azioni soddisfacenti, possiamo solo ipotizzare are che fu, sicuramente, l’antenato degli scacchi acchi e della dama e fu il“gioco principe” nella vita v degli antichi Romani. Da alcuni complicati complic testi dell’epoca si evince che, per giocare gioca al latrunculi, occorreva, come abbiamo bbiamo già enunciato,una scacchiera quadrata drata e svariate pedine, bianche e nere, ognuna con una forma diversa. Questa diversità rsità pro probabilmente era necessaria per lo svolgime volgimento del gioco stesso,anche se non è chiar chiaro quale fosse il compito delle pedinee che venivano ve indicate con i nomi di mandrae, rae, milites mili o bellatores. Alcuni studiosi hanno ipotizzato ipoti che si trattasse invece di tree tipi di pedine e che le milites e le bellatores ores fossero fos addirittura due varietà con diverse caratteristiche, distinte, probabilmente, ente, per forma e per decorazione.


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Ma quante pedine occorreva ccorrevano per giocare? Il Goold ,dalla traduzione aduzione dei Tristia di Ovidio, scrive che per il latrunculi ogni giocatore aveva a a disposizione di 30 pedine;ovviamente,la scacchiera scacch doveva avere, inevitabilmente, ente, 15 1 caselle in orizzontale ed altrettante ante in verticale .Nella Basilica Iulia vi è la a testimonianza testimo di una scacchiera dove sono o incise solo64 caselle, 8 per ogni lato, quindi i due giocatori avevano a disposizione ne 16 p pedine ciascuno. Sempre secondo quanto sscrive Ovidio il movimento delle pedine ine mandrae, man milites e bellatores seguiva sicuramente sicuram una linea retta ed era solo in n questo verso che potevano spostarsi avanti o indietro per raggiungere il lato opposto posto dalla d posizione di partenza. E’ scontato ato che, come avveniva per la dama o gli scacchi, cchi, lo scopo s del gioco sarà stato comunquee quello di mangiarsi le pedine dell’avversario. o. Giochi complessi o giochi sciocchi, ma purr sempre sempr giochi …… Ed è proprio sulla natura ra e sul significato del gioco che sono state te espresse espre molteplici teorie. Tradizionalmente nte il gioco gi veniva interpretato come svago go e ricreazione, ricr come riposo dal lavoro o da altre attività più o meno impegnative e l’attività l’atti ludica del popolo romano, in tutte tte le su sue varie forme e aspetti,fu molto varia. ria. Il ris rischio, la sfida e la fortuna furono alcuni tr tra i più importanti elementi che, e, sin dall’ d antichità, appassionarono e permisero rmisero a agli uomini, di tutte le fasce sociali,, di sperim sperimentare giochi e passatempi paragonabili nabili all’odierno a gioco d’azzardo. Che si trattasse trattass di passare il tempo o dimostrare la propria prop superiorità sull’avversario, il gioco d’azzardo d’ aveva iniziato la sua corsa entrando entrand di gran carriera nella nostra era. a. Non d dobbiamo però dimenticare che ogni tipo di gioco g fa parte della vita di ognuno e continuerà continu a farlo fino a che esisterà l’uomo.

Samant Lombardi Samanta


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Scavi vi e ritrovamenti ritr a Metau Metauros Metauros, tra le sub b colonie più oscure della Magna Grecia, fu fondata dagli Eubei di Calcide e divenne punto focale fo di commercio nella Piana tutta tta a causa ca della sua ubicazione sul confine ine tra iil territorio di Rhegion e quello di Locri Ep Epizefiri. Diverse furono nel corso dell tempo le testimonianze rinvenute a dimostrare ostrare la l presenza sul territorio suddetto di genti gent indigene, elleniche e romane. Di particolare partico interesse archeologico restano no tuttora tutto i ritrovamenti avvenuti in quella uella che ch era l’Antica Metauros, tanto più iù che, d di seguito, verrà proposta una visione ione d’in d’insieme di tutti quelli che furono glili scavi eed i rinvenimenti della città. Vittorio o Visalli, storico locale, fu il primo ad interessars teressarsi al recupero di alcuni reperti fortuitam ortuitamente ritrovati nell’area dell’odierna na Gioia Tauro, coinvolgendo anche l’archeologo eologo P Paolo Orsi. Dal periodico “Notizie degli egli Sca Scavi di antichità anno 1902”, ad opera ra di Orsi Ors e dello stesso Visalli, si evince che,, tra i reperti re più importanti dell’antica città, tà, si ha un’antefissa in terracotta, raffigurante ante una testa femminile risalente alla finee del VII secolo a.C, ed oggi custodita al Metropo etropolitan Museum di New York. Ancora, ra, in pr precedenza, era stato rinvenuto presso sso il Cim Cimitero Vecchio, un orcio contenente te monet monete di Cartagine del IV e III secolo a.C insieme insie a monete imperiali di Gordiano e Diocleziano. Di Orsi inoltre, documenta la presenza pre di un possibile insediamento to di età e romana in Contrada Pietra, poii , nell’area nell’a dell’odierna stazione, furono rinvenuti invenuti fortuitamente resti di un edificio (pavimenti (pavimen in mosaico con tubi di piombo e pezzi di porfido), e, più a Est (in contrada Gillè) resti re di un acquedotto facente parte te presumibilmente presu di terme privata.

Da quanto evinto, è possibi possibile affermare che al giorno d’oggi l’individu ’individuazione dei vari luoghi e siti antichi,, è piuttosto piutto difficoltosa a causa della massiccia iccia urba urbanizzazione del luogo. I reperti inoltre, sono quasi qu tutti dispersi (terracotte e arule ule dell’area dell sacra di Monacelli). Proseguendo uendo n nell’esame di ciò che venne portato alla luce a Metauros, il Visalli riporta il ritrovamen rovamento di lance in Vigna Tripodi (podere re situato situa in contrada Monacelli); il territorio rio in questione qu per di più, è troppo minuto per esser esse stato campo di battaglia, e troppo o esteso per esser stato adibito a deposito. Nelle vicinanze infine, fine, no non vi erano scheletri a testimoniare iare bat battaglia alcuna. Procedendo con il resocon resoconto dei ritrovamenti, quanto all’area di Monacelli, M Orsi, denota la presenza a di ar arcaiche terracotte architettoniche,, facenti facent parte quasi certamente di un qualche ualche tempio te o santuario dell’antica Metauros.


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I pezzi più importanti ti rinvenuti rinven in questo sito sono: un pezzo di corni cornice di 60 cm, frammenti più piccolii di cornici, corn dodici pezzi di canale da gronda, a, maschera masch animale per bocca di gronda, frammento framme di mascherone umano con avanzi anzi di ccolore bianco, ciglia, sopracciglia e pupilla nera, frammento di piastra ad alto o rilievo forse di una piccola metopa, una testa di d serpente, frammento di arula con on parte superiore a figura di sfinge, volute ute e ch chiodi di ferro e rame per fissare,, parecc parecchie lastre in terracotta decorate e dipint dipinte, appartenenti ad un edificio templare mplare ligneo l del VI secolo a.C . I frammenti enti ivi ritrovati così, farebbero pensare ad immagini imm votive offerte al santuario. Restando Restand in tema religioso, in contrada Santa anta Maria, Ma vennero rinvenuti due frammenti ti raffiguranti raffi uno la parte posteriore di un cavallo caval e l’altro la rappresentazione frontale ntale d di una quadringa con cavalli rampanti. panti. Nel 1910 in contrada Terre della Chiesa, venne rinvenuto un gruppo scultoreo reo in te terracotta con cavaliere sostenuto da una sfinge alata risalente al V secolo a.C e facente f parte presumibilmente di un n acroterio acrote che decorava la sommità del tetto tto di un tempio. Dal 1902, Orsi, Visalli e le loro considerazioni, con si dovette attendere sino ino all’a all’anno 1957 per rinnovare l’attenzionee degli studiosi sull’archeologia gioiese. Il De Franciscis, Fran allora soprintendente alle antichità della Calabria, avviò una campagna agna di scavo in un possedimento della Principessa Princ Ajossa, denominato “Due P Pompe”, e, successivamente, località alità Pietra. Piet La configurazione dell’area in questione uestione, fu causa di difficoltà tecniche durante rante lo scavo, difficoltà che compromisero o addirittura addirit gli esiti dello scavo stesso. Il terren terreno infatti, era destinato ad uso agricolo gricolo (agrumeti) e dunque, l’unico modo per pot poter esplorare soltanto i livelli più superficial perficiali, fu quello di realizzare strette trincee. cee. Lo scavo, s mostrò la presenza di varie incineraz incinerazioni, databili tra la metà del VII secolo ecolo a.C, a.C fino alla metà del VI secolo a. C . Genericamente, Gener le ceneri del defunto, erano co contenute in un contenitore ceramico ico com come le Chytrai (pentole di forma sferica, ferica, utilizzate u per usi gastronomici) e Hydriai (vasi per la raccolta ed il trasporto rto dell’acqua). dell Talvolta, però, le ceneri venivano venivan sparse sul terreno, cosicchè, al rinvenimento, rinvenim il terreno da esse occupato, o, si mostrava mo come annerito. Ad un livello llo diffe differente ancora, furono rinvenute tombe mbe ad inumazione risalenti alla metà del el VI secolo se a.C, tempo in cui tale tipologia gia di inumazione in fu predominante nelle procedure rocedure funebri. In tale procedura, il defunto nto veniva veniv deposto in una cassa formata da a embrici, embri con copertura piana o a doppia ia falda (tomba alla cappuccina). Dall’osservazion ervazione complessiva del materiale portato o alla luce luc dagli scavi degli anni 57-59 si evince ince inoltre, ino una forte importazione tra il VII II ed il VI V secolo a. C di aryballoi ed alabastra, bastra, prodotti dai ceramisti corinzi, anfore commerciali monocrome dell’argolide lide e dalla da Laconia (anche qualche esemplare are in vernice ve nera).


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Disegno di scavo Settembre 1984-immagi immagine concessa dal Sign. M.G

Intorno al VI secolo a.C, si re registra infine, la presenza di un modesto odesto numero n di vasi attici a figure nere e di anfore anfor commerciali provenienti da Atenee di tipo SOS. Necessita citare per ultimi ma non on da ultimi u degli aryballoi rodio-cretesi (della ella prima prim metà del VII secolo a.C), coppe ad uccelli provenienti p da Rodi e lekythoi provenienti nienti da Samo. Restando in tema dii necropoli, necrop dagli scavi di De Franciscis emersero emerse tombe alla Cappuccina di epoca romana, romana databili tra il II ed il III secolo d.C (ne sono son un esempio i rinvenimenti nei lottii Lamanna Laman e Vasta), composte da embrici e da una un copertura a spiovente, sostenuta esterna esternamente da grosse pietre per evitarne ne lo sc scivolamento. Ai piedi del defunto, veniva eniva g genericamente depositato il corredo do funebre, fune costituito solitamente da un’olletta letta grezza gre o brocchette autoctone non decorate, ecorate, una lucerna e raramente una moneta eta in b bronzo; un chiaro esempio ne è ill lotto P Palumbo, il cui corredo consisteva in un’olle un’olletta, due brocchette, una lucerna, ami in bronzo b e chiodi probabilmente appartenenti rtenenti alle calzature del defunto. Nelle elle tom tombe gioiesi, si riscontrarono inoltre esempi di preziosi vasi in vetro soffiato: bicchieri bicchieri, unguentari e fiasche vitree con decori a spirale provenienti con ogni probabilit robabilità da un’area compresa tra la Fenicia, cia, la Siria Si e Cipro. Alfonso De Franciscis nel el 1959 ffu autore di un breve saggio su un edificio dificio ro romano sito in contrada Pietra, il quale ale risulta risul utilizzato in varie fasi (dal II al V secolo a.C) a come dimostrano le stratificazioni; ioni; venne ven riscontrata nel luogo in esame la presenz presenza di una planimetria molto articolata ta nonché nonc l’impiego di finiture in marmo e porfido: orfido: cciò lascerebbe presagire, che l’edificio io interessato intere sia stato un tempo frequentato to ed ab abitato da una famiglia agiata o comunque comunqu benestante. Proseguendo con le vicend vicende archeologiche di Metauros, si pone all’attenzione l’ennesimo scavo a opera pera dell della dottoressa Elena Perotti della soprintend printendenza di Reggio Calabria, il quale, nell 1973, rese r alla luce dal terreno di Contrada da due Pompe il resto della necropoli non ancora iinteramente indagata dagli interventi enti precedenti. pre Tra il 1974 e il 1984 il Professor ssor Claudio Cla Sabbione vennero condotti scavi avi all’in all’interno dell’area già urbanizzata (per la precisione prec in via Amerigo Vespucci e via Magna Mag Grecia). In queste sessioni, è stato to possi possibile condurre gli scavi fino al terreno eno vergine, verg cosicchè è stato possibile comprendere rendere con maggiore precisione quali fossero ssero le caratteristiche prominenti della necropoli ropoli arcaica a di Metauros. . L’iter di ricerca rca si conclude co con la campagna 95-98-2004, 4, condotta condo dalla dottoressa Sica.


CESAR Gli ultimi ritrovamenti ti (in via Einaudi, ex area Pietra), rivelano resti sti tardo tardo-imperiali ben conservati grazie al terreno erreno sabbioso, sa strutture antiche, alcune dii carattere caratte abitativo e di un certo livello, ad esempio la struttura “a pilastri” che lascia presagire la presenza di portici. Sempre a cavallo avallo del de medesimo periodo, venne rinvenuto to in gra grande quantità materiale ceramico, numisma umismatico ed utensili per il lavoro del ferro.

Marik Modaffari Marika Fonti: Elena Lattanzi L “Il Museo nazionale di Reggio Calabria”, Gangemi angemi Editore, Roma 1987. Associazione Gioia Tauro Nostra ostra “Gi “Gioia Tauro nel contesto storico calabrese”, Barbaro o Editore, Editore Oppido Mamertina (RC) 1996. “Notizie degli Scavi di antichità a anno 1902” Giuseppe Nenci e Georges Vallet let “Bibli “Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle n isole tirreniche “ , Scuola Normale di Pisa Ed Editore , Pisa (PI) 1977 Rossella Agostino “Gli italici del Mètauros”, Laruffa Editoree , Regg Reggio Calabria (RC) 2005


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Os líderes eres pl platinos na guerra civil farroupi arroupilha (1835-1845): 1845): o conflito sul-brasile brasileiro sob uma perspectiva a intern internacional Recentemente, os estudos studos dos historiadores têm demonstrado do a existência e da presença dos líderes platinos na guerra civil farroupilha (1835-1845), 845), a qual q tem sido analisada através dee suas conexões com a ambiência platina ina e internacional. in Percebe-se que sem a existên existência dessas ligações, teria sido praticament ticamente impossível para os farroupilhas permane permanecer com o conflito pelo período referido. ferido. Du Durante uma década, os produtoss recebidos receb pelo Prata, como armamentos entos e cavalhada, abasteceram as tropas as rebeldes rebeld e foram cruciais para a sobrevivência ia da República Rio-Grandense (1836-1845). 1845). O Império do Brasil, percebendo o auxílio uxílio proveniente pr do Prata, procurou relacionar cionar-se com os líderes platinos com o objetivo bjetivo de obstar as relações entre estess e os sublevados sul-rio-grandenses, pressupo pressupondo que a interrupção desses contatos ontatos favoreceria o desfecho da insurreição eição fa farroupilha. O acordo que pôs termo o ao co conflito farroupilha passou por negociações ciações que visaram impedir as proteções dos líderes líder platinos aos rebeldes, principalmente ente por po intermédio do barão de Caxias. Com a anistia, a os farroupilhas foram incorporado rporados ao exército imperial e mantidos sob sua vigilância pela possível colaboração o que pudessem pu vir a ter com os comandantes tes plati platinos em outros enfrentamentos. Platinoss leaders leader in the farroupilha civil war (1835-1845): 1845): the southern rn brazil brazilian conflict from an international perspecti erspective Abstract Recently, the studies of historians histor have shown the existence of the he platin platinos leaders in connections with the platina ambience and international. It’s possible ssible to realize that without the existencee of such links, the Farroupilha Civil War (1835-184 1845), wich has been analyzed through h their cconnections would have been virtually lly impo impossible for the farroupilhas remain with the conflict over the period referred. d. For a decade, the products received by Plate, as a armaments and horses, provided the rebel rebe troops and were crucial to the survival urvival of o the Riograndense Republic (1836-1845). 1845). The Brazilian Empire, realizing the aid from the Plate, sought to relate the platinos atinos le leaders aiming to hinder the relations ns betwe between them and the South rio-grandenses nses ins insurrectionists, assuming that stopping ing these contacts would favor the outcomee of the insurrection farroupilha. The agreement reement which ended the farroupilha conflict nflict w went through negotiations aimed at preventing prev the protections of the rebel bel plat platinos leaders specially through Caxias Baron. B With the amnesty, the farroupilhas farrou were incorporated into thee imperial imper army and kept under surveillance llance by b a possible collaboration that could uld come to have with the other platinos commande mmanders.


CESAR Historicamente, na região da Bacia do Prata1, aconteciam incursões incurs entre os territórios, onde questões stões po políticas perturbavam os grupos partidários rtidários das partes da fronteira. Os limites convenci onvencionados pelas fronteiras estatais não o isolavam, isolava na prática, as populações, “os homens omens tinham amigos e inimigos, aliadoss e adversários, adve e tais influências não se continham ontinham dentro das linhas legais, ou seja, eja, ultr ultrapassavam as fronteiras” (RECKZIEGEL, GEL, 1999, 199 p. 63). Os conflitos, revoltas ou u revoluções revolu também obedeciam essa lógica, a, alastrando-se alastr pelos limites da fronteira, na procura procu de auxílio e apoio no que precisassem. ssem. Ta Talvez essa dinâmica ocorresse em vista sta de qu que na região do 1 Prata os estados ainda da não h haviam se constituído em unidades nacionais naciona plenamente consolidadas. Era comum mum que qu integrantes das classes dominantes ntes de países recémconstituídos possuíssem em propriedades prop em outros países e, porr isso, ““buscavam ser respaldados por seuss govern governos ante as situações conflitivas que se m multiplicavam” (RECKZIEGEL, 1999, p.. 68). Não Nã era estranho que se formassem alianças entre facções de territórios distintos tos contra con o governo institucional de determ determinada região. Aliás, o campo da política olítica internacional, i como sugere Amado o Cervo, Cervo não obedece necessariamente o âmbito mbito da “racionalidade intrínseca da história ria ou das da fatalidades” (1992). É preciso, portanto, rtanto, ir i além da dicotomia entre causas e efeitos, efeito buscando a inteligibilidade da ação ão humana huma no tempo. A importância do Rio Grande do Sul para as potências do Prata era ra indiscutível. indiscu Caso ele se tornasse livre e autônomo utônomo para “formar suas próprias associações ções como com nação independente da Bacia do o Prata, abriria muitas possibilidades de novas as alianças alian e o fortalecimento das já existentes” ntes” (L (LEITMAN, 1979, p. 51). Uma aliança com a província p de Entre Rios e Corrientes,, e o Uruguai, Ur poderia causar transtornos ao pode poderio político e econômico de Juan an Man Manuel de Rosas, governador de Buenoss Aires. Unido com o Uruguai, influenciaria na manutenção manu de sua independência. Associado ciado ao Paraguai, também auxiliaria em sua soberania sob e faria oposição à expansão da Conf Confederação Argentina, liderada por Rosas. osas. Por Po outro lado, a independência do Rio Grande do Sul seria vantajosa para Buenoss Aires, podendo servir “como um tampão adicional dicional contra os desígnios imperialistas do Brasil” Bra (LEITMAN, 1979, p. 52). Outras combinaç ombinações poderiam ser feitas, entretanto, o, sob qualquer qu ângulo, um Rio Grande do Sul ul indepe independente expressaria um Brasil mais is enfraquecido. enfraq Sendo assim, uma possível internaci nternacionalização do conflito farroupilha ocasiona ocasionaria ainda mais prejuízos para o Império rio do B Brasil do que se ele permanecesse interno. terno.1 A partir da ótica a do Prata, Pra o movimento republicano conseguira, por or fim, fi fragmentar o poderoso Império. Diversos ersos pr projetos de poder foram concebidos. Dentre tre eles, as conversações para a formação de uma a Confederação, Confed constituída pelo Rio Grande, Santa anta Cat Catarina, Uruguai e mesopotâmia argentina. tina. E até a o final do movimento insurrecional, o Urugua Uruguai e as províncias argentinas procuraram instrumentalizar instrum os farrapos na disputa com o Império (GOLIN, 2002, p. 343). 1

A Bacia do Prata abarca territórios rios do Brasil, B Argentina, Uruguai, Bolívia e Paraguai. Todos os países pertencentes à região d do Prata conquistaram a independência na primeira metade de do século séc XIX. A Bolívia em 1809; o Paraguai em 1811; a Argentina entina em 1816; o Brasil em 1822 e o Uruguai em 1828. 1 Para o historiador Álvaro Klafke, ke, os d defensores do Império temiam pela internacionalização da guerr guerra civil farroupilha. A Imprensa legalista no Rio Grande de do SSul abordava criticamente a possibilidade disso vir a acontecer, ontecer, principalmente pela denúncia de estrangeiros que estariam tariam aaliados aos farroupilhas. Ver: KLAFKE, Álvaro Antonio. Antecipar cipar es essa idade de paz, esse império do bem. Imprensa periódica dica e dis discurso de construção do Estado unificado (São Pedro do Rio io Grand Grande do Sul, 1831-1845). Porto Alegre: Universidade Federal ral do Rio Grande do Sul, 2011. (Tese de doutorado), p. 236-237. 1


CESAR A abordagem das relações ações sociais so e consequentemente internacionais ionais eentre Império, Farroupilhas e Prata é essencial essen para a compreensão do fenômeno meno da guerra civil farroupilha. A caracterização erização de suas relações como devidamente nte inter internacionais se dá pelo fato de quee se inte interpõe entre elas o fenômeno dass frontei fronteiras estatais. Conforme Reckziegel, l, “o con conjunto das transações ou de fluxo que at atravessam as fronteiras, estatal ou não-estatal, nã seria o bastante para ara configurar con um relacionamento do tipo inte internacional” (RECKZIEGEL, 1999, p.. 68). A guerra civil farroupilha, portanto, o, só será se apreendida em sua complexidade idade q quando fosse vislumbrada através de um olhar o que capturasse suas ligações com om as demais d partes que compõe o seu todo. do. Isto é, as questões relativas às relações es internacionais, inter só seriam compreendidass quando quand confrontadas com a “complexidade de intrín intrínseca do fato histórico” (RECKZIEGEL, EL, 1999, p. 16). Considerar a guerra civil farroupilh rroupilha delimitada somente na espacialidade idade bélica bé (dimensão política nacional) e ignorar ignora o contexto das relações além-fronteiras nteiras q que a permearam seria extremamente nte prejudicial preju para o entendimento de sua dinâmi dinâmica histórica. Conforme análise de bibliogr bibliografia e fontes históricas (correspondências, dências, ordens do dia, relatórios, etc), oss uruguaios urugu Manuel Oribe e Frutuoso Rivera e o argentino Juan Manuel dee Rosa Rosas aparecem constantemente como o colab colaboradores dos farroupilhas. Oribe assum assumiu o governo uruguaio em 1835, concomi concomitantemente à guerra civil farroupilha ilha no Rio Grande. Governou até 1838, quando uando rrenunciou em consequência da guerra ra desen desencadeada por Frutuoso Rivera, que havia go governado o país até a sua posse. Juan an Man Manuel de Rosas, governador de Buenos os Aire Aires a partir de 1829, havia assumido ido a delegação d de representação da Confedera nfederação Argentina em 1831, com a implantaç plantação do pacto federal entre as províncias íncias de Buenos Aires, Santa Fé e Entre Rios. s. Até o ano de 1832, as províncias de Corrientes, ientes, Mendoza, M Cordoba, Santiago do Estero, tero, Rio Rioja, Tucumán, San Juan, San Luis, Salta lta e Cat Catamarca aderiram ao pacto federal. A principal ambição política de d Rosas, a qual permearia grande parte de d suas ações políticas, militares e diplomáticas, diplo constituía-se na tentativa tiva de retomar a territorialidade do antigo ntigo vicevi reinado do Rio da Prata, fundado dado em 1776 pela Espanha, abrangendo o Argent Argentina, Bolívia, Paraguai, Uruguai e territórios territóri do Sul do Brasil, conforme a fronteira do Tratado de Santo Ildefonso, de 1777. 177 Na então conjuntura da guerra a civil n no Rio Grande do Sul, Juan Rosas as autop autoproclamou a Argentina como herdeira eira colo colonial do vice-reinado do Rio da Prata, ta, retom retomando alguns territórios ou exercendo endo he hegemonia sobre eles. Para efetivar var a ssua ambição geopolítica, precisaria ia conquistar conqu ou hegemonizar através de alianças três nações soberanas: a Bolívia, o Uruguai Urugu e o Paraguai, além de parte do Rio Grande Gra do Sul e Santa Catarina, conforme forme a linha do Tratado de Santo Ildefonso, onso, de 1777. Para atingir tal objetivo, o caudilho caudi buscou possíveis aliados nos países vizinhos que pudessem colaborar com seus planos, envolvendo-os na política interna e econômica, financiando suas rebeliões eliões e g guerras civis, destacando-se a implementaçã mentação da aliança Oribe-Rosas no combate bate a Rivera na Banda Oriental e o auxílio a aos rebeldes farroupilhas no enfrentamen entamento com o Império do Brasil. Nos territórios territór de difícil incorporação, como Uruguai e Rio Grande do Sul, Rosas pretendia dia estab estabelecer áreas de influências, articuladas ladas com a geopolítica de Buenos Aires.


CESAR O ideal id de reabilitação do vice-reinado de Buenos A Aires começou, sem dúvida, a insinuar-se no espírito dee Rosas q quando este se asse assenhorou de Montevidéu. [...] Expostas ficaram icaram a as fronteiras do Bra cujo alvo imediato seria a província de São Pedro Brasil, P do Sul. O obje objetivo mais próximo consistia na incorporação ração do território das Mis Missões à Confederação, tomando por basee os text textos dos antigos atos das metrópoles (GOUVEIA, OUVEIA, 1962, p. 176).

Frutuoso Rivera reconhecia nhecia ccomo legítima a República Rio-Grandense. ndense. E buscava o seu apoio para vencerr Manuel Manu Oribe. Caudilho, ex-coronel da Provínci Província Cisplatina, além de se relacionar ar com estancieiros e rio-grandenses, assim como Oribe, O Rivera fornecia abrigo para os farroupilhas farro nas áreas do Estado Oriental al ocupa ocupadas por suas tropas. Além de proteção roteção, o caudilho uruguaio auxiliava a os re rebeldes com armamentos, utensílios ios de guerra g e cavalhada. Inclusive, era de conhecimento conh de Rivera as movimentações ções da guerrilha farroupilha, como sugeree a corre correspondência1 emitida a Domingos José da Silveira, coronel comandante do Departam Departamento de São Borja. Eram frequentes tes as tr trocas de correspondências entre o caudilh caudilho oriental e inúmeras lideranças farroupilhas, farroup como por exemplo, João Antônio da Silveira1, Domingos José de Ameida1, Procópio Gomes de Melo1 e Bento Gonçalves onçalves de Silva.1 No início da insurreição, ição, Ro Rosas e Oribe conceberam planos com a p pretensão de transformar o perfil político olítico e territorial da América meridional. Entre 1837 18 e 1838, a legação brasileira em Buenos Bueno Aires protestou sobre os artigos de guer guerra e cavalos entregues aos rebeldes des atra através das províncias de Entre Rios e Corrientes. Corr “Sem dúvida, se não fosse o auxílio prestado pelos caudilhos em diferentes rentes m momentos do conflito, os rebeldes não ter teriam suportado as forças imperiais is por tanto ta tempo” (MENDES, 2011, p. 108). 08). No início da guerra civil, Rosas e Oribee especulavam especu tanto com os rebeldes como o com a Regência brasileira. Aproveitavam am a situação si para recuperar territórios, especialmente especial nas Missões, perdido na guerra erra colonial colo de 1801. Na conjuntura dos primei primeiros anos do conflito sul-rio-grandense, nse, qu quando Rivera deflagrou a luta contra tra o go governo de Montevidéu, ele era um inimigo em comum compartilhado com o governo gover portenho e o Império brasileiro. ro. Por isso, Manuel Oribe, durante seu governo overno n no Uruguai, enviou para o Rio de Janeiro aneiro o coronel José Maria Reyes. A missão ão de Reyes Re era propor um “tratado de fronteira ronteira em conjunto com uma aliança ofensiva fensiva e defensiva para combater o general Rivera, que praticamente dominava ava a campanha ca agindo contra o governo o de M Montevidéu, e associado aos rebeldes es farrapos farrap do Rio Grande” (GOLIN, 2002, p.. 346). FINAL DA PRIMEIRA PARTE

Janaìta aìta da R Rocha Golin

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CV-7878 - Ofício de Frutuoso Rivera a Doomingos José da Silveira, em 18 de setembro de 1837. CV-7875 - Ofício de Frutuoso Rivera a Joã oão Antônio da Silveira, em 8 de maio de 1837. 1 CV-7882 - Ofício de Frutuoso Rivera a Doomingos José de Almeida, em 9 de dezembro de 1841. 1 CV-7883 - Ofício de Frutuoso Rivera a Proc rocópio Gomes de Melo, em 31 de janeiro de 1842. 1 CV-7876 - Ofício de Frutuoso Rivera a Ben ento Gonçalves da Silva, em 2 de março de 1838. 1


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COMU COMUNICATO STAMPA AMPA “Il nuovo ovo libr libro di Oreste Kessel Pace”

E’ una silloge inedita il nuovo libro li dello scrittore Oreste Kessel Pace. Si intito intitola “MYTHOS” ed è già stata oggetto di bellissimi llissimi recital re a Locri e Palmi. Premio Rhegium Julii 2014, 201 segnalazione di merito, la raccolta annovera vera oltre olt trenta poesie storiche e mitologiche,, considerate conside dai critici tra le più significative deglii ultimi decenni d in Calabria, come la pluripremiata iata e st straziante “Canto a Demetra”. Ma il libro comprende compre oltre 25 opere come “Ade”, “Aiace”, ace”, “Et “Etna”, “Metauros”, “Stesicoro” “Janua”, “Ausonio” usonio” etc. Dopo romanzi storici come “SAN ROCCO OCCO D DI MONTPELLIER” e “S. ELIA JUNIORE” ma anche “RHEGION” “R e mitologici come “SCILLA”” e “ARTEMIDE” “ARTE che hanno fatto il giro del mondo, finalmente finalmen una raccolta di poesie. O. Kessel P. ha a ricevu ricevuto i più importanti riconoscimenti letterari della Regione Re Calabria e premi nazionali, presenta senta i suoi s libri al Salone Internazionale del libro o di Torino To e gli sono stati conferiti ben tre pre premi alla Carriera. Escursionista, pubblicista ta culturale, cultur guida turistica, critico letterario, relatore elatore iin convegni storici, divulgatore scientifico anche in documentari, biografo. Studioso delle C Civiltà Antiche ed organizzatore dei SIMPOSI POSI internazionali “Domenico Raso” sulle ulle Civ Civiltà Antiche del Mediterraneo, è in procinto cinto di istituire la prima Biblioteca Nazionale le sulle Civiltà C Antiche del Mediterraneo. La collaborazion orazione con antropologi come lo scomparso professo professore Domenico Raso sono considerate positivament ivamente in tutta Italia.Tra le ultime opere inedite: “IL SILENZIO DEL MARE” romanzo, “IL VENTO P PORTA DOLORE” romanzo contro la pedofilia edofilia nella Chiesa e “IL SANTO MAFIOSO” romanzo nzo in fa fase di stesura nonché la raccolta di poesie sie mitol mitologiche “MYTHOS” in fase di reading negli egli am ambienti culturali ed il saggio “ELEMENTI ENTI DI TECNICA DELLA NARRATIVA”Un esperimento, ento, in realtà, questo MYTHOS, in quanto trattasi tasi di poesie scritte con una tecnica anticata. Vedremo edremo … anche se le critiche si stanno pronuncian nunciando positivamente. L’autore ha spesso rivelato elato che che, qualsiasi cosa scriva, lo fa sempre allo ste stesso modo: con la mente, il cuore, l’anima. a. Non essendo e un grande cultore della Poesia ia ma d delle storie e della Storia. Anche Ghost Writer, iter, un mestiere inedito e particolare, O.K.P. lavora pe per importanti case editrici nazionali e per privati. Una professione, in verità, molto antica, tica, de definita e utilizzata. Misteriosa, forse e in alcuni lcuni ca casi da detective della narrativa. Un lavoro oro senza senz soddisfazioni … ufficiali. Dedicato al neonato onato ed alla moglie, MYTHOS è il primo libro interamente interam progettato e prodotto dallo stesso autore per conto della nuova realtà editoriale: iale: “OK “OKP Edizioni” della Associazione Culturale Storico Scientifica “Oreste Kessel Pace”.In MYTHOS YTHOS l’autore incontra alcuni personaggi sacri della storia sto e della mitologia mediterranea di ogni gni epoca, epoc condividendo e coinvolgendoli in alcunee esperienze esperie di vita, momenti terribili, amorevoli, oli, strazianti, straz favolosi per esprimere pensieri che apparten appartengono a qualsiasi essere umano o divino. no. Kesse Kessel è su Facebook e nel sito www.kessel.it


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Il giocoliere gioc di parole arole

Un bimbo che non vuol ol dormi dormire , un papà un po’ preoccupato, una a fata a assai abile e delle magiche parole. “IL GIOCOLIERE DI PAROLE” ROLE” di d Alberto Diamanti è questo e molto altro!!! Un viaggio nella fantasia, nell’arte te magica magic e tutta genitoriale di incantare i bambini e condurli nel mondo dei sogni. Un inno vibrante alla creatività creativit , alle risorse inesplorate del nostro ro immaginario. immag In un vortice di rime che svelano elano racconti ra il Diamanti tesse con sottile filo ilo incantato incan la trama allegra della sua opera, ra, in grado gra di affascinare, colpire , e , perchéé no, intenerire int e avvincere grandi e piccini. ccini. Nella Nel lettura di questo splendido esemplare plare di “manuale per genitori di figli poco assonnat ssonnati”, il lettore verrà magistralmente proiettat roiettato nei più remoti recessi della fantasia, ia, e, a fine lettura , avrà l’impressione di tornare torna da un gran bel sogno ricco di sorprese prese e dei d colori che hanno tinto un po anche he la nos nostra infanzia. Un perfetto testo per bambin bambini , ma anche per tutti quegli adulti che he bambini bamb son rimasti o che piccini vogliono tornare , anche solo per la durata di una storia oria legg leggera tutta da gustare ! INFO PREMI LETTERARI: IL GIOCOLIERE ERE DI PA PAROLE, si è classificato nel mese di dicembre 2013, al terzo posto del d concorso letterario IL NATALE dell'ARCHEOCLUB PATTI (Messina), essina), ricevendo speciale menzione della giuria, e a fine gennaio 2014, u uno dei racconti del libro ("I quattro generali") si é classificato in semi semifinale al Trofeo PENNA D'AUTORE, ricevendo Speciale Menzione nzione d d'Onore. A fine febbraio 2014, tre inediti dell'Autore l'Autore vengono selezionati nel concorso Romagna Book Festival. Nei primi gg.di marzo 2014, IL GIOCOLIERE OLIERE D DI PAROLE si classifica al terzo posto del PREMIO CULTURALE LE NAZIO NAZIONALE UNICAMILANO, e un inedito, "La bambina ed il lungo stradone stradone" si classifica in finale al Concorso Letterario "MAMMA MIA! ("Les Cahiers du Troskij Café"). Sempre nella prima metà di marzo 2 2014, IL GIOCOLIERE DI PAROLE si aggiudica il Premio Speciale ale Lette Letteratura per l'Infanzia del Premio Letterario Caterina Martinelli lli di Roma, Rom ed a metá aprile, un inedito" La bambina e il respiro dell mare" si s classifica al terzo posto della sezione poesie del concorso orso GRA GRANELLI DI PAROLE. Nel mese di Maggio 2014, "IL GIOCOLIERE RE DI PA PAROLE" riceve la SEGNALAZIONE per le POESIE PER BAMBINI AMBINI E GENITORI al Premio Letterario LA TAVOLOZZA 2014 di Pontedera ontedera", e si classifica al Primo Posto del Concorso Letterario dell'Ass dell'Associazione Culturale LUCE DELL'ARTE di Roma. Nello stesso mese, l'inedito "IL SEMEE DELLA BONTÁ" ("La Via Crucis vista dagli occhi di un bambini ai tempi empi di G Gesù") viene selezionata per l'antologia del concorso letterario rio "VERS "VERSI IN VOLO". Nel mese di Luglio 2014 il testo "La bambina ed d il lungo lung stradone" sì classifica al 1° posto del CONTEST LETTERARIO O OUBLI OUBLIETTE MAGAZINE. A fine Agosto 2014, IL GIOCOLIERE DI PAROLE ROLE ric riceve il "Premio di merito" al CONCORSO NTERNAZIONALE ALE MO MONTEFIORE dell'Associazione Culturale Pegasus di Cattolica.

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Par Parlando di … SAMAN NTA LOMBARDI Archeologa, laureata nel 2005 in Scienzee Storiche Storich e Archeologiche del Mondo Classico e Orientale con tesi in Preistoria ia e Protostoria, Prot dal titolo: “Le sepolture del Paleolitico Superiore in Italia con Manifest Manifestazioni Artistiche“; nel 2008 consegue la Laurea Magistrale in Archeologia cheologia e Storia dell’Arte del Mondo Antico e dell’Oriente con lode, de, con una tesi dal titolo: “La Catacomba Ebraica raica di Vigna Randanini”. Entrambe le lauree sono no state conseguite presso l’Università di Roma “La Sapienza”.Blog za”.Blogger per il suo sito, www.ilpatrimonioart onioartistico.it, dove pubblica regolarmente articoli che trattano la Storia dell’Arte, l’Archeologia e gli usi e costumi delle popolazioni antiche. Collabora con l'associazione zione culturale, cul Il Consiglio Archeologico, gico, do dove cura i contenuti del sito e delle brochure ed saltuariame tuariamente gestisce visite guidate.Attualmente collabora labora con co Il tabloid.it curando la sezione Cultura e Ambiente.I nte.I suoi suo hobbies sono: la fotografia, la lettura,, la musica musi e la cucina. Pratica la speleologia, la subacquea, a, l'equitazione l'equit e il tiro con l'arco. Ama viaggiare per scoprire sempre nuovii luoghi. Cell : 3661398806

SAVERIO VERDUCI ( Melit elito Porto Salvo, 1979 ) Stor e giornalista divulgatore si è laureato in Lettere Storico re Moderne Mode presso la Facoltà di Lettere Le e Filosofia dell’ Università degli Studi di Messina ssina nel 2006 con una tesi di laurea dal titolo: “La Calabria nello spazio mediterran diterraneo in epoca romana. Prod Produzioni, rotte e commerci”. Nel 2007 ha conseguito o presso la medesima facoltà il Perfezionamento Per post-laurea in storia e filologia: dall’antichi ll’antichità all’età moderna e contemporanea con una tesi dal titolo: “ I rapporti commerciali commer tra la Sicilia e le provincie orientali ientali in epoca tardoantica”. Nel 2010 ha conseguito il Perfezionamento post-laurea rea in studi st storico-religiosi e nel 2011 ha conseguito il Master di II Livello in Architettura hitettura e Archeologia della Citta Classicapresso la Scuola di Alta Formazione in Archi Architettura e Archeologia della Città Classica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria C con una tesi dal titolo “ Rhegion egion fra Atene e Dionisio I ”. Studioso di storia antica e medievale si occupa upa della valorizzazione della plurimillenaria storia del territorio reggino e seguee con par particolare interesse la ricostruzione delle vicende storiche relative al territorio torio di Leucopetra L ( Lazzaro) dov egli vive. Nel 2012 è stato nominato membro della dove lla giuria Premio Letterario “ Metauros ” sez. A – Libro edito di storia locale e nel 2013 sempre sem per il medesimo premio ne è stato nominato presidente di giuria della ella stess stessa sezione. Collabora inoltre con l’Istituto Comprensivo Motta San Giovanni vanni ormai or da alcuni anni in qualità di esperto e referente storico per i vari progetti di ricerca storica sul territorio lazzarese e mottese. Attualmente Attualm collabora con le rivisteCostaviolaonline.it per la quale cura le pagine di appr approfondimento storico, con il portale Grecanica.com -voci dalla alla Calabria Cala greca, con il sito Lazzaroturistica.it per il quale cura le pagine di storia oria e di archeologia, e con la rivista di studi storici Cesar.


CESAR

Pa Parlando di … MARIK KA MODAFFARI Nasce il 12 Dicembre 1992 a Gioia Tauro e vive a Cosenza, studia Scirnze della Formazione presso esso l’un l’università UNICAL. Esordisce nel el mondo mond della scrittura con il libro dall nome LUMINA L NOCTIS, inoltre collabora come scrittrice per la rivista Gesù risolto di Cosenza.

FELICE DELFINO. Nato il 04 Ottobre del 1979 a Oppido Mamertina (Rc), ha conseguito nel 2009 il Magistero agistero presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Mons. Zoccali" cali" di R Reggio Calabria. Ha insegnato per duee anni re religione e cultura storico-sociale presso la Do.Mi. Mi. di Vi Villa San Giovanni ed ha collaborato con alcunee riviste storico-culturali locali pubblicando articoli religi eligiosi per la rivista dell'Associazione Mariana "Amici di Fatima" Fatim di Rosalì (Rc), ma anche articoli e saggi storici s con alcune riviste cartacee e online tra cui costaviola co online. Appassionato da anni nni alla storia s ebraica ha preso parte a diversi convegni incentrati ntrati su sugli ebrei reggini (nel 2011 al Palazzo della Provincia incia di Reggio R Calabria, evento organizzato dalla Fi.da.pa di Rc, insieme in con l'avv. Franco Arillotta e con lo storico Natale atale Zappalà; Za nel 2012 nella conferenza presso la sez.UNLA NLA di A Arghillà Gallico). Ha pubblicato nel 2013, 013, con la casa editrice Disoblio blio di B Bagnara Calabra, l libro "La presenza ebraica ica nella storia reggina". Attualmente ente vive viv a Catona (Rc).

JANAÍTA AÍTA DA ROCHA GOLIN 03/05/1981 - Santa Maria/RS M – Brasil Endereço profissiona ofissional Universidade Federal da Fronteira Sul, Pró-Reitori Reitoria de Graduação Totais de produção: ução: Artigos completos public publicados em periódico Artigos aceitos para publicação licação Livros L publicados Trabalhos publicados publica em anais de eventos Apresentações de trabalho rabalhos (Comunicação) Apresentações de traba trabalhos (Simpósio) Eventos: Participações Particip em eventos (congresso) Participações em eventos eve (seminário) Partic Participações em eventos (simpósio) Participaçõess em eventos eve (encontro) Participações ções em eventos (outra) Organização de evento (congresso)Organi )Organização de evento (outro)Participação em banca dee trabalhos trabalh de conclusão (curso de aperfeiçoamento amento/especialização)


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Umberto Boccioni Umberto Boccionii (1882-1916) (1882 è stato il maggior esponente del futurismo italiano. iano. Nato Na a Reggio Calabria, si trasferì a Roma ma all’età all’e di diciotto anni. Nel 1907 si ttrasferì a Venezia e, dopo altri viaggii compiuti compiu a Parigi e in Russia, a, si stab stabilì a Milano. In questa fase prefuturista rista la p pittura di Boccioni si modella la soprattutto soprat sulla lezione di Balla: la pittura ra dal ve vero e la tecnica divisionista. a. Nel ge gennaio del 1910 conobbe Marinetti,, e l’incontro l’incon risultò decisivo perr i successivi succe sviluppi della sua pittura. La sua a adesione adesio alle idee futuriste di Marinetti arinetti fu immediata e dopo pochi mesi firmò rmò il primo pri manifesto della pittura ittura futurista. fut La svolta stilistica avviene con on la redazione red del quadro «La città ttà che sale» sa realizzato sempre nel 1910. Allo lo scoppio scoppi della prima guerra mondiale diale vie viene richiamato alle armi. Il 17 agosto to del 19 1916, all’età di soli trentaquattr taquattro anni, muore per un banale incidente nte mentre ment era nelle retrovie dei campi di battaglia. OPERE

Pittura : Il mattino (1909) 9) Fondazione Fonda Antonio Mazzotta di Milano,La città che sale (1910),Rissa Rissa in galleria (1910) Museo del Novecento vecento di Milano,Stati d'animo I - Quelli che restano(1911),La strada rada entra entr nella casa (1911),Visioni simultanee (1911) Von Der Heydt Museum di Wuppertal,Dinamismo di un calciatore (1913)MOMA di New ew York York,Sotto la pergola a Napoli (1914),Campagna Romana (Meriggio) (1903),Automobilee rossa (1904-1905),Testa luce ambiente,La signora Virginia (1905),Ritratt Ritratto del dottor Gopcevich (1906),La madre con on l'uncinetto l'uncin (1907),Canal Grande a Venezia (1907),Ritratto dello o scultore Brocchi (1907),Ritratto dell'avvocato vvocato C. M. (1907),Ritratto della pittrice Adriana Bisi Fabbri (1907),Vene Veneriamo la madre (Trittico) (1907-1908),Autoritra Autoritratto (1908),Casolare (1908),La signora Massimino (1908).,Il Il riposo (1908),Il romanzo di una cucitrice (1908),Filari Filari di alberi (1908),Brughiera (1908),Campagna lombarda sinfonia nfonia campestre (1908),Ritratto di Innocenzo Innocenz Massimino (1908),Il sogno (1908-1909),Ritratto femminile (1908-1909),Paolo (190 e Francesca (1908-1909),Autunno nno lom lombardo (1909),Primavera (Testa di donna) (1909),Controluce ce (Bust (Busto della madre in controluce - La madre: effetto tto di so sole) (1909) La madre è ritratta seminuda al centro di un vortice rtice di colori c nei quali la luce solare è scomposta.,Il mattino (Strada di periferia - Strada di periferia con due carri a cavallo) avallo) (1909),Interno: Mamma che lavora (1909),Tree donne (1909-1910),Officine a Porta Romana (La strada di periferia - Periferia Per - Il meriggio) (1910),Rissa in galleria (1910),Il (191 lutto (1910),Contadino al lavoro (1910),La città che sale (1910),La (191 risata (1911),Idolo Moderno (1911),Notturno (1911) (Mezza figura femminile e case) (1911),Ines (1911),Studio Studio di donna fra le case (1911),La strada entra nella casa ca (1911).

Scultura: Forme uniche della co continuità nello spazio (1913),Sviluppo di una bottiglia nello spazio (1913),L'antigrazioso (La La madre) madr (1913),Dinamismo di un cavallo in corsa + case (1914-1915)


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Novità dal …

Rinvenuto venuto un villaggio gio di 70 7000 anni ni fa: statuine della Dea Madre Ma L’area di Palese, piccola frazione f fra la costa e l’immediato entroterra entroter alle porte di Bari non è nuova ova ai rritrovamenti archeologici, ma questa esta volta vol pare che l’ultimo rinvenimento ento abbia ab davvero dell’eccezionale. In un terreno terr privato, adiacente ad una antica villa v sita fra l’hotel La Baia e il lungomare omare è stato infatti rinvenuto un insediamen diamento neolitico risalente a circa 7000 anni fa. Lo scavo ancora in corso è esegu eseguito dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici Arche della Puglia, la quale ha a reso noto no che, oltre a tracce di strutture abitative bitative e produttive è emersa anche un’area n’area ffuneraria che finora ha restituito almeno lmeno ot otto scheletri, oltre a svariati altri ltri reperti. repe Dalle dichiarazioni di Donato Coppola, Coppola docente di Archeologia della Preistoria Preistor al dipartimento di Scienze dell’antichità antichità dell’Ateneo di Bari, si è appreso eso che i resti di questo abitato Neolitico non hanno hann eguali nel panorama della preistoria preistor italiana per via dello stato dii conservazione conse del materiale rinvenuto. to. In particolare pa ha fatto riferimento alla buona conservazione c di pavimenti abitativi e di d altre testimonianze legate alla vita quotidiana quo degli agricoltori del VI-V V millennio millen a.C., fra cui delle ceramiche e di una rarità costituita da una statuina in pietra della Dea Madre ritrovata accanto ad uno scheletro nel contesto di quella la che ha h tutta l’aria di essere una deposizion posizione rituale. In particolare la tomba omba numerata n come n. 6, risalente a 7500 750 anni fa, presenta l’unicità di un cadavere deposto in posizione prona con accanto alla testa una statuina na della Dea Madre. A quanto ha dichiarato Sandro Sublimi Saponetti, docente te di A Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, si tratterebbe ebbe di un tipo di sepoltura di cui in Italia esistono esist solo tre esempi. L’antropologo logo ha aggiunto che questo sito costituiscee una sorta so di grande archivio degli eventi nti di vita vit quotidiana dell’epoca, un’occasione piuttosto piutt unica di poter esaminare non solo una necropoli molto antica ma anche uno spazio abitativo e produttivo.


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Ita Concorsi Italia Concorso letterario “METAUROS” http://www.soveratoweb.c toweb.com/modules.php?name=News&file=article =article&sid=27531 Calendario di Arte e Poesia http://www.eventiesagre.it esagre.it/Concorsi_Culturali/21105463_Calendario+ endario+di+Arte+e+P oesia.html Concorso fotografico Borgia film festival http://www.conco w.concorsifotografici.com/concorso/borgia-film film-festival/

Premio poesia dell’anno http://concorsiletterari.it/c rari.it/concorso,4583,Premio%20Letterario%20Inte %20Internazionale% 20%E2%80%9CPremio%20P io%20Poesia%20dell'Anno%E2%80%9D

Concorso Bardi e Menestrelli http://concorsiletterari.it/c rari.it/concorso,4462,Concorso%20letterario%20Ba io%20Bardi%20&%2 0Menestrelli


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