Giugno 2016

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TRENTINI

MONDO

nel

ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

6/2016

Foto Maurizio Tomasi

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 59° MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus

Dal 25 al 30 maggio si è svolto a Rock Springs (Wyoming -USA) il soggiorno formativo per giovani «trentini - nordamericani»


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Cile, Germania, Messico, Paraguay e Uruguay Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 4 circoli - 1 delegazione Bruxelles, Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 3 circoli Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

- 1 circolo

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Manuel Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera

Peru Lima

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Portogallo Portogallo

Germania - 7 circoli - 1 delegazione Colonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Romania Romania

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazione Londra - Manchester Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo Lussemburgo

- 1 circolo

62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, Sao Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

- 1 circolo

Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 8 circoli Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagina 2 AGENDA Pagina 3 RICORDO DI SANTA PAULINA NEL 74° DELLA SCOMPARSA Pagine 4-5 ATTUALITÀ Pagine 6-7 DAL MESSICO: INTERVISTA A ELIAS FRANCISCO NAIF CHESSANI Pagina 8 GENTE E FATTI Pagine 9-16 INSERTO SPECIALE: «BLUEPRINT 2016» SOGGIORNO FORMATIVO PER I GIOVANI DI STATI UNITI E CANADA Pagina 17 DALLE VALLI Pagine 18-19 TRENTINO “SUPER” Pagine 20-23 CIRCOLI Pagina 24 ABBONAMENTI

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Anna Lanfranchi

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan, B. Fronza, L. Imperadori, A. Lanfranchi, E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri, G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. Zorzi Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Quote di adesione: Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00; Nord America e Australia: Euro 25,00 Socio - Euro 30,00 Conto corrente postale n. 12509386 N. 6 GIUGNO 2016 Stampato l’11 luglio 2016

In copertina: foto di gruppo dei partecipanti a «Blueprint 2016»

QUEST’ANNO L’APPUNTAMENTO È AD ALDENO NELLE GIORNATE DEL 16 E 17 LUGLIO

Un’occasione dalla quale trarre insegnamento, esempio e forza

L

a Festa Provinciale dell’Emigrazione si ripete ormai da alcuni decenni e ogni volta trova ospitalità in un Paese differente della provincia. L’edizione 2016 ha trovato accoglienza nel comune di Aldeno che ha contribuito ad organizzare assieme alla Trentini nel Mondo, all’Unione delle Famiglie e all’Ufficio Emigrazione della Provincia una manifestazione di grande livello. Per due giorni si susseguiranno momenti di approfondimento e dibattito, interventi musicali e folcloristici che, grazie anche alla presenza di numerose autorità locali e straniere e alla partecipazione di numerose Associazioni di volontariato e dei giovani partecipanti all’interscambio organizzato dalla Provincia, daranno vita ad una Festa di grande qualità e di grande respiro. Detta così, ad una prima e superficiale lettura potrebbe sembrare una manifestazione come tante altre che animano l’estate trentina. Ma non è così. A renderla unica nel suo genere c’è infatti quel filo che unisce indiscutibilmente tutti i trentini e li lega ad un’epopea tragica e grandiosa come quella rappresentata dall’emigrazione che ha radicalmente segnato la storia del Trentino. Al di là dei momenti di gioia e di allegria tipici di ogni festa, questo appuntamento si è sempre proposto anche come un momento di analisi e di riflessione su un passato che ha contribuito sostanzialmente a trasformare il Trentino, facendolo diventare un modello da imitare e molto spesso da invidiare. Per questi motivi non può essere confusa tra le tante feste che animano l’estate trentina o tra i tanti convegni che nel corso dell’anno vanno a sollecitare facili sentimenti di nostalgia o di rimpianto verso un irripetibile passato in quanto la Festa Provinciale dell’Emigrazione affonda le radici in una storia di popolo che ha modellato con le proprie mani, la propria fatica e le proprie speranze la situazione che oggi è diventata la realtà delle valli, dei paesi e delle famiglie trentine.

La «Festa dell’emigrazione» è unica nel suo genere perché è anche un momento di analisi e di riflessione su un passato che ha contribuito a trasformare sostanzialmente il Trentino. L’uso della memoria e la conoscenza dell’emigrazione sono elementi indispensabili per consentirci di ridare il giusto valore alle persone e dignità alle cose Ma non solo. La Festa Provinciale dell’Emigrazione, che quest’anno troverà in Aldeno il proprio palcoscenico ideale, non si propone però solo di coltivare la memoria di quello che è stato, ma vuole anche guardare avanti per cercare di evitare alle prossime generazioni il rischio di ripetere gli errori che altri hanno già compiuto in passato. Per questo motivo la Festa dell’Emigrazione si propone anche come momento di riflessione e di ragionamento contro l’egoismo e l’indifferenza che sempre più spesso ci circondano. Oggi si deve contrastare il tentativo di edulcorare quei ricordi dolorosi che ci porterebbero a doverci specchiare troppo brutalmente con la realtà sempre più violenta e disumana che ci circonda e che non vogliamo vedere. Il valore della Festa Provinciale dell’Emigrazione è dunque quello di rivalutare la memoria senza indulgere troppo nella nostalgia e nella facile retorica, bensì collocandola nel posto giusto che le spetta all’interno della nostra storia, così che chiunque possa trarne insegnamento,

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esempio e forza. L’uso della memoria e la conoscenza dell’emigrazione sono elementi indispensabili - particolarmente in questo momento di crisi politica e di confusione culturale alimentato da amnesie e da paure adoperate per raccattare qualche voto in più – per consentirci di ridare il giusto valore alle persone e dignità alle cose. Se un mondo avviato verso l’annullamento delle diversità culturali ed identitarie, con uno spirito di solidarietà ridotto ai minimi termini ed un rispetto reciproco ormai inesistente vuole ancora tentare di frenare questa corsa verso l’annullamento, non può che riappropriarsi dei valori conservati nella memoria. E questo lo si può fare anche partendo dal basso, partecipando ad una semplice festa come quella dedicata all’emigrazione fatta da migliaia di trentini che hanno contribuito a far crescere il Trentino e che oggi, assieme a tutti quelli che sentono di far parte di questa Comunità, ha la possibilità di esprimere ancora un’immensa potenzialità. Alberto Tafner 6 - 2016


AGENDA L’«UNIONE NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI IMMIGRATI ED EMIGRATI» È STATA FONDATA A ROMA IL 29 DICEMBRE 1966

Unaie, celebrato il 50° anniversario Sabato 2 luglio, nella splendida cornice della “Casa dei Carraresi” gentilmente concessa dalla Fondazione Cassamarca di Treviso, si è celebrato il cinquantesimo anniversario dell’UNAIE, Unione Nazionale Associazioni Immigrati ed Emigrati, alla presenza di numerosi esponenti del mondo dell’emigrazione e delle Associazioni aderenti all’unione, presieduta da Franco Narducci. La scelta di Treviso è stata fatta considerando l’enorme contributo che il Triveneto ha dato al mondo dell’emigrazione, sia in termini numerici che in protagonismo. La Trentini nel mondo è fra le fondatrici dell’Uniaie: l’atto di costituzione, firmato a Roma il 29 dicembre 1966, fu sottoscritto dall’allora vice presidente Bruno Fronza (attuale presidente onorario). Nei suoi 50 anni di vita l’Unaie ha visto come protagonisti e dirigenti molti politici che hanno vissuto i tempi del dopoguerra e del grande esodo verso i paesi Europei e la Svizzera; come il primo presidente Mario Toros più volte sottosegretario e Ministro del Lavoro; Dino De Poli presidente della Fondazione Cassamarca di Treviso, conosciuto in tutto il mondo per le sue iniziative sull’Umanesimo latino, Ferruccio Pisoni, sottosegretario e parla-

Anche la Trentini nel mondo era presente con una delegazione all’incontro celebrativo, che si è svolto il 2 luglio a Treviso. Nella sua relazione il presidente Franco Narducci ha confermato che l’Unaie è una forza viva nel mondo dell’emigrazione ed è una rete di solidarietà mondiale in cui anche i nuovi migranti trovano sostengo e ospitalità

mentare Europeo; Aldo Degaudenz, senatore; l’avv. Domenico Azzia. L’incarico di presidente è ricoperto ora da Franco Narducci, che è stato deputato eletto nella Circoscrizione estero. Sotto la guida dei suoi presidenti (oltre a quelli già citati, anche Carmelo Puja e Giuseppe Zamberletti), l’Unaie ha saputo mantenere vivo il sentimento di solidarietà

e di tutela della comunità Italiana nel mondo. È toccato a Dino De Poli aprire i lavori con l’augurio che quanto fatto negli anni trascorsi venga trasferito alle nuove generazioni quale patrimonio storico culturale dell’intero nostro paese. Il saluto della città di Treviso lo ha portato il vicesindaco dott. Roberto Grigoletto, mentre nel suo intervento

Ferruccio Pisoni ha riassunto gli eventi principali delle attività e delle iniziative svolte. Il presidente Narducci ha svolto la relazione principale confermando che l’Unaie è una forza viva nel mondo dell’emigrazione ed è una rete di solidarietà mondiale in cui anche i nuovi migranti trovano sostegno e ospitalità. Su questi temi si è svolta un’interessante tavola rotonda avviata dal vice presidente Unaie Aldo Aledda, alla quale sono intervenuti il sen. Giorgio Parrini, il prof. Ulderico Bernardi e don Bruno Boratto, che hanno analizzato in particolare due aspetti fondamentali dell’emigrazione italiana in Europa: lavoro, mobilità professionale ed emigrazione nell’Europa della libera circolazione delle persone, così come l’impatto sul mondo del lavoro e delle immigrazioni in Europa. La Trentini nel mondo ha partecipato all’appuntamento di Treviso con una delegazione guidata dal presidente Alberto Tafner e composta da Ferruccio Pisoni, Cesare Ciola, Aldo Degaudenz, Paolo Rossi e dal senatore Giorgio Tonini. Per l’occasione la Trentini nel mondo ha anche preparato un breve video nel quale, attraverso documenti e fotografie, si ripercorre il mezzo secolo di vita dell’Unaie.

QUEST’ANNO RICORRE IL 60° ANNIVERSARIO DELL’INCIDENTE NEL QUALE MORIRONO 262 MINATORI, DEI QUALI 136 ITALIANI

8 agosto, appuntamento a Rovereto per ricordare la tragedia di Marcinelle L’8 agosto è la «Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro italiano nel Mondo». In quella data, nel 1956, si verificò il terribile incidente minerario nel sito di estrazione Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, nel quale perirono 262 minatori tra cui 136 italiani (fra di loro anche il trentino Primo Leonardelli). Proprio in memoria di questo evento, unendo idealmente tutte le sofferenze degli emigrati italiani nel mondo, nel 2001 l’8 di agosto venne dichiarato «Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro italiano nel Mondo». 6 - 2016

ROVERETO 8 AGOSTO 2016

Colle di Miravalle FONDAZIONE CAMPANA DEI CADUTI

Quest’anno ricorre quindi il 60° anniversario e come sede del tradizionale «Incontro dei Circoli Trentini d’Italia» (che giunge alla sua tredicesima edi-

zione) e dell’«Incontro d’Estate dei Circoli Trentini d’Europa», appuntamento organizzato dalla Trentini nel mondo, è stata scelta Rovereto.

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Scelta fatta perché dal 2009 è attivo un gemellaggio – promosso dall’Associazione Trentini nel mondo – tra la Campana di Rovereto “Maria Dolens” e la campana presente al memoriale del Bois du Cazier “Maria Mater Orphanorum”. Ogni anno, il giorno 8 di agosto, la Campana di Rovereto suona cento rintocchi per rinnovare la memoria della tragedia in un momento di grande significato, suggestione e coinvolgimento emotivo. L’inizio della cerimonia è fissato alle ore 9.30, sul Colle di Miravalle.


AGENDA L’INIZIATIVA SI È SVOLTA IL 9 LUGLIO NEL SUO PAESE NATALE IN OCCASIONE DEL 74° ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA

Santa Paulina ricordata a Vigolo Vattaro con un convegno, una messa e un concerto Di fronte alla sofferenza non bisogna cedere alla rassegnazione: è questo, per mons. Lauro Tisi, arcivescovo di Trento, il messaggio di grande attualità che viene dalla figura e dalla vita di Santa Paulina. La sofferenza si può attraversare - ha affermato l’arcivescovo - e in essa si possono trovare risorse ed energie che portano verso la solidarietà, della quale c’è un grande bisogno in questo momento storico di disegregazione, nel quale prevale la tendenza a pensare prima di tutto a se stesso. Bisogna tornare a dialogare e a sorridere, è stato l’appello lanciato a conclusione del suo intervento al convegno «Madre Paulina, trentina, emigrata e santa», che si è svolto il 9 luglio a Vigolo Vattaro, località nella quale Amabile Visintainer (Santa Paulina) era nata il 16 dicembre 1865. La data del convegno - organizzato dall’amministrazione comunale del nuovo comune Altopiano della Vigolana e dall’Associazione Trentini nel mondo, in collaborazione con il Consorzio Turistico Valsugana - coincideva con quella del 74° anniversario della scomparsa di Santa Paulina, l’unica santa di origine trentina e la prima santa brasiliana. I lavori sono stati aperti dai saluti del sindaco, David Perazzoli, e del presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner. Cesar Prezzi, di Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul - Brasile) storico dell’emigrazione in Brasile, discendente di emigrati trentini, ha parlato di come italiani e trentini hanno colonizzato le terre in Brasile e ha posto l’accento sulle emozioni provocate negli emigranti dal trovarsi in un ambiente naturale diverso da quello delle zone di partenza.

In alto, la sala del consiglio comunale durante il saluto del presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner. Nelle altre foto (da sinistra a destra e in ordine cronologico di intervento): David Perazzoli (sindaco dell’Altopiano della Vigolana); Cesar Prezzi (storico dell’emigrazione in Brasile); Carlo Bridi, giornalista autore di un libro e di un video su Santa Paulina); Luca Bezzi (dello studio Arc-Team di Cles); mons. Lauro Tisi (arcivescovo di Trento); Valdecir Pianezzer; suor Irma Manfro, superiora della Congregazione; Alice Campregher, assessore alla cultura dell’Altopiano della Vigolana.

La biografia di Santa Paulina è stata tracciata da Carlo Bridi, giornalista, autore di un libro sulla Santa e di un video che ripercorre le tappe che hanno portato prima alla beatificazione (nel 1991 a Florianopolis da parte di papa Giovanni II) e poi alla canonizzazione di Madre Paulina (sempre da parte di papa Giovanni Paolo II, nel 2002). A chiusura del suo intervento, Carlo Bridi ha lanciato la proposta che Santa Paulina venga scelta come santa patrona del nuovo Comune Altopiano della Vigolana, nato dalla fusione fra i Comuni di Vigolo Vattaro, Vatta-

ro, Bosentino e Centa San Nicolò. Luca Bezzi, dello studio Arcteam di Cles, ha illustrato il lavoro fatto, in collaborazione con esperti brasiliani, per arrivare alla ricostruzione a tre dimensioni del volto di Santa Paulina con un’espressione sorridente. Bezzi ha annunciato che uno dei tre busti realizzati, entro l’anno prossimo sarò donato alla comunità trentina. A chiudere gli interventi previsti dal programma del convegno è stato l’arcivescovo di Trento, mons. Tisi. Hanno poi portato un saluto Valdecir Pianezzer, di Jaraguà

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do Sul (Santa Catarina - Brasile), discendente di un primo cugino di Santa Paulina e suor Irma Manfro, superiora della Congregazione fondata dalla Santa. A chiusura del convegno, l’assessore comunale alla cultura, Alice Campregher, ha consegnato ai relatori alcuni libri sulla storia e la geografia dell’altopiano. La giornata dedicata a Santa Paulina è proseguita con la santa messa celebrata da mons. Tisi nella piazzetta antistante la casa natale della Santae e si è conclusa con un concerto del Corpo Musicale San Giorgio, sempre nella stessa piazzetta. 6 - 2016


ATTUALITÀ

Da Rovereto un appello rivolto al mondo a compiere un grande gesto di umanesimo «Sono migliaia e migliaia i migranti che scompaiono tra i flutti dei mari, nei deserti e lungo le strade del mondo. Muoiono e spesso di loro non si sa nemmeno come si chiamano, al massimo diventano solo un numero. E se ritrovati, spesso, anche sulla tomba c’è solo un numero. Avere un nome è un diritto, è la prima forma di dignità di ciascun essere umano. Non lasciamo che queste persone rimangano solo un numero, ridiamo loro un nome. Ti chiediamo un atto di nominazione. Dona simbolicamente il tuo nome a un numero e così ridarai dignità a un essere umano sfortunato. È

semplice, basta scrivere il tuo nome a fianco del numero progressivo che appare sul monitor. Il tuo sarà un grande gesto di umanità». Questo l’appello lanciato dal fotografo Paolo Aldi, in collaborazione con la Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto, con il progetto «Atto di nominazione». Ben volentieri la Trentini nel mondo fa proprio questo appello e lo rilancia alle comunità di origini trentine nel mondo. Il sito sul quale aderire all’iniziativa è: www.attodinominazione.eu

IN TRENTINO È IN CORSO UN «EPOCALE» PROCESSO DI RIORGANIZZAZIONE DEGLI ISTITUTI DI CREDITO COOPERATIVO

Fusione tra Rurali per essere più forti Dall’atto di fusione tra le Casse Rurali di Pergine, Caldonazzo, Levico Terme e Pinetana Fornace Seregnano, sottoscritto il 28 giugno, è nata la «Cassa Rurale Alta Valsugana». A firmarlo, davanti al notaio Pasquale Spena, sono stati i presidenti dei quattro istituti di credito cooperativo (nella foto a fianco): Emanuela Giovannini (Pinetana Fornace e Seregnano), Giorgio Vergot (Levico Terme), Severino Marchesoni (Caldonazzo) e Franco Senesi (Pergine). La fusione era stata decisa dai soci nelle assemblee che si erano svolte il 28 maggio scorso. Il giorno successivo anche le assemblee della Cassa Rurale di Trento e della Cassa Rurale di Aldeno e Cadine hanno approvato il progetto di fusione, firmato il 17 giugno davanti al notaio Paolo

Piccoli, dai due presidenti Giorgio Fracalossi, per Trento e Claudio Battisti per Aldeno e Cadine (rispettivamente e destra e a sinistra nell’altra foto). Le fusioni sono state decise con l’obiettivo di dare vita a casse rurali più solide, più strutturate, in grado di rispondere al meglio alle

esigenze di soci e clienti. «Ci troviamo in vista di un cambiamento epocale. Sia da parte del Governo, sia da parte della Bce - ha affermato Elio Pisoni, vicepresidente della Federazione trentina delle cooperative per il settore del credito, in occasione della recente assemblea delle

Casse Rurali - ci viene chiesto di riorganizzarci per dare più solidità al sistema. Questo si traduce inevitabilmente in un processo di aggregazioni. Eravamo in 43, siamo 40, entro la fine dell’anno ci avvicineremo alle 30 unità, probabilmente arriveremo a 20 Casse Rurali».

Fra i «Grandi giardini italiani» due sono trentini Il parco di Levico e il «Giardino della rosa» di Ronzone, entrambi curati e gestiti dal Servizio per il sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento, sono entrati nella rete «Grandi Giardini Italiani». È un traguardo che premia l’attenzione dell’amministrazione provinciale verso aree d’interesse storico (Levico) e verso un’interessante iniziativa che si propone come complemento all’offerta turistica dell’alta Anaunia. 6 - 2016

La rete annovera 120 giardini in 11 regioni d’Italia, Città del Vaticano e Canton Ticino in Svizzera. Bellezza, alto livello di manutenzione e apertura alle visite sono i requisiti fondamentali per farne parte. «Grandi Giardini Italiani» è una vera e propria comunità fatta di proprietari, curatori, storici dell’arte, giardinieri, agronomi, guide e di un innumerevole elenco di professionisti del verde che collaborano per la manutenzione e valorizzazione di un patrimonio che è unico al mondo.

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ATTUALITÀ UNA RIFLESSIONE SULLE PROSPETTIVE DEL «FORUM DELLE ASSOCIAZIONI ITALIANE NEL MONDO»

FAIM, indipendente dalla politica con obiettivi ambiziosi e concreti

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n un precedente recedente nu numero ero de della nostra rivista si è riportata la notizia della istituzione del FAIM, avvenuta in una assemblea congressuale convocata a Roma lo scorso 29 aprile; il primo Consiglio Direttivo è formato da 19 associazioni con sede operativa in Italia (compresa l’UNAIE alla quale aderisce la Trentini nel Mondo) e 16 associazioni con sede operativa all’estero (Argentina, Brasile, Uruguay, Germania, Spagna, Francia, Belgio, Svizzera, Grecia, USA, Canada, Australia e Lussemburgo). A questo punto si pongono alcuni interrogativi: quali prospettive e quali obiettivi si pone il FAIM? Come potrà influire sulle scelte ed i programmi del governo italiano, tenuto conto della scarsa attenzione che viene riservata al mondo dell’emigrazione, nonostante la presenza dei Comites, del CGIE e di 18 parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero? Le premesse non sono molto incoraggianti, se si considera che all’assemblea congressuale del FAIM i rappresentanti politici (compresi quelli eletti all’estero) hanno brillato per la loro generalizzata assenza, con l’unica eccezione dell’on. Fabio Porta, deputato eletto per il PD nella circoscrizione America meridionale e presidente del Comitato per gli italiani all’estero e la promozione del sistema Paese della Camera dei Deputati; solo il presidente Mattarella ha inviato un apprezzato messaggio augurale; dal governo italiano nessun segno di vita. Se si dovesse contare sull’attenzione della politica, il destino del FAIM sarebbe segnato e destinato al totale fallimento. Consapevole di questa grave carenza il FAIM «intende evidenziare e rendere manifeste le contraddizioni, le incoerenze della politica e delle istituzioni, le insufficienze e gli errori di un

Il Forum nasce per riscoprire i valori fondanti dell’associazionismo, come solidarietà, senso civico e di appartenenza, responsabilità collettiva per una società più solidale, capacità di ascolto e di relazione, disponibilità alla «contaminazione» interculturale, superando l’autoreferenzialità

pratica corrisponde alla perdita di occasioni storiche per il paese» (dalla relazione introduttiva all’assemblea congressuale). Il variegato mondo dell’associazionismo in emigrazione rappresenta una realtà molto importante, attenta ai bisogni delle comunità nelle più diverse situazioni e zone geografiche. È, quindi, una risorsa fondamentale; risulta, però, molto spesso parcellizzata negli obiettivi e nei programmi, impostata su forme organizzative centralizzate e superate dalle nuove esigenze di una emigrazione massiccia ma disorganizzata (ad esempio verso l’attuale emigrazione dei giovani). Il FAIM nasce per riscoprire i valori fondanti dell’associazionismo, la solidarietà, il senso civico e di appartenenza, la responsabilità collettiva per una società più solidale, la capacità di ascolto e di relazione, la disponibilità alla «contaminazione» interculturale, superando forme di individualismo e di autoreferenzialità.

sistema paese che, ad esempio, mentre ambisce a rilanciare la crescita, lascia tranquillamente defluire le migliori competenze ed energie giovanili della nuova emigrazione verso altri lidi; ...continua, poi, a denunciare la cancellazione e la riduzione di interventi e risorse a favore dell’emigrazione e dell’immigrazione, senza tener conto che questa

Obiettivi ambiziosi, che implicano notevoli sforzi organizzativi, tempi lunghi per la maturazione (anche culturale) all’interno delle singole associazioni che intendono avvicinarsi al FAIM, sempre aperto a nuove partecipazioni. Il Forum, quindi, si pone prima di tutto come momento periodico di confronto, di formazione all’interno dell’associazionismo in emigrazione e di analisi dei problemi individuali e collettivi in un mondo caratterizzato da profonde contraddizioni economiche e sociali. Sul piano organizzativo il FAIM intende: 1) ottimizzare la comunicazione interna e la proiezione esterna attraverso l’attivazione di una piattaforma web che consenta di rinsaldare i legami tra le associazioni aderenti e che sia in grado di comunicare all’esterno l’attività in corso e in programmazione; 2) diffondere le buone pratiche già sperimentate da alcune organizzazioni a tutta la rete nei diversi ambiti di: partecipazione, educazione civica, lingua, cultura, formazione, progetti di sviluppo locale, cooperazione internazionale, servizi di orientamento, tutela, ecc… 3) sviluppare i momenti di analisi, di progettazione e di gestione comune per tutte le materie che il Direttivo del FAIM riterrà prioritarie. Il tutto tenendo insieme pluralismo, autonomia e rappresentanza. Il FAIM, pertanto, è uno strumento al servizio dell’associazionismo, indipendente dalla politica e da condizionamenti di qualsiasi origine. Comites, CGIE, politici, amministratori ed istituzioni varie, potranno trarre spunti per dare concretezza ed operatività alle loro iniziative, utilizzando le potenzialità del FAIM. Aldo Degaudenz

sede in via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO - tel. 0461 234379 - fax 0461 230840

e-mail: info@trentininelmondo.it / sito internet: www.trentininelmondo.it 5

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GENTE E FATTI AD EMIGRARE A FINE OTTOCENTO DAL TRENTINO FU IL NONNO GIOVANNI AL SEGUITO DI MASSIMILIANO D’ASBURGO

Elias Francisco Naif Chessani, messicano con radici a Brusino e il canto nel sangue

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i fa tanto parlare di identità, stretta o multipla o diffusa, di un popolo. C’è chi afferma che l’identità stretta non esiste perché è il prodotto di continui cambiamenti socio-economiciculturali, c’è chi invece rimane arroccato all’idea che l’identità è strettamente legata al territorio in cui uno vive. C’è forse un’identità che dipende dal DNA di una o più persone? Quello dell’identità rimane comunque un campo dove è impossibile coltivare certezze. Però alcuni casi di micro-storia potrebbero aiutarci a capire di più. Uno di questi, che andiamo a raccontare, è quello di Elias Francisco Naif Chessani, discendente di Giovanni Chesani di Brusino emigrato dal Tirolo meridionale nella seconda metà dell’Ottocento. Stando al fratello di Elias, Pedro Luis che pubblicò un libro sulla storia della famiglia (Los Chessani, una familia trentino tirolese en México), Giovanni, o Juan, fu al seguito di Massimiliano d’Asburgo, quindi, dopo la fucilazione dell’imperatore e varie peripezie, fu fra i fondatori, nel 1882, della Colonia Díez Gutierrez, di cui quest’anno cade il decennale del Circolo trentino. Durante il mio ultimo viaggio (21 aprile - 5 maggio) fra alcuni Circoli trentini in Messico, che

Recentemente insignito della medaglia al merito «Plan de San Luis» era già stato premiato per le canzoni, delle quali pubblichiamo la traduzione, con le quali ha denunciato lo sfruttamento minerario del Cerro di S. Pedro da parte di una compagnia canadese toccò le città di Cordoba, Veracruz, Oaxaca, Città del Messico, a San Luis Potosì ebbi modo di intervistare proprio il cantautore popolare Elias Naif Chessani, appena insignito di un prestigioso premio governativo. L’intervista è stata raccolta il 3 maggio. Ad accoglierci, nell’afoso tardo pomeriggio, la gentilissima moglie Hilda, la quale ci fa accomodare nel salotto della sua casa-museo stipata di trofei e oggetti antichi. Elias

ci raggiunge di lì a poco e ci saluta, con caldi abbracci, visibilmente compiaciuto, tenendo in mano una vistosa medaglia d’oro, eh sì! perché ci dice: «Questa medaglia è un riconoscimento che danno una volta all’anno ad una persona di qualsiasi livello sociale, culturale, politico, che abbia avuto una storia importante e che sia riuscito ad elevato San Luis Potosí all’attenzione del Messico. Questa è la medaglia al merito “P lan de San Luis”. Si tiene un congresso di 27 deputati di ogni partito politico e in questo caso hanno votato all’unanimità, ed

è la prima volta nella storia del congresso che questo accade e che in 192 anni si conferisce questo riconoscimento ad un musicista. Di solito si conferisce a scienziati, premi Nobel, fisici, chimici, politici, e adesso lo hanno dato a me, immaginati, è la massima onorificenza che conferisce lo Stato». Allora gli chiedo chi è che propone la candidatura e mi risponde: «Nel mio caso la propose la Universidad Autónoma de San Luis, dove mi laureai medico chirurgo, e inoltre il Ministero di Cultura dello Stato di San Luis. Di solito vengono presentati molti candidati. Il congresso li analizza e questa volta mi hanno scelto, formalizzando l’atto in una sessione solenne dove tutti hanno alzato la mano». Quando? «Me la consegnarono il 21 aprile, giusto pochi giorni fa, per mano del governatore, il dott. Juan Manuel Carrera Lopez». Si alza per andare a prendere il portatile e farmi vedere il filmato della cerimonia (per chi fosse interessato il video lo si può trovare su Facebook sotto la voce Semblanza del Dr. Elias Francisco Naif Chessani in “San Luis Potosí informa”), ma si arresta per mostrarci con fierezza il quadro sulla parete con il documento accompagnatorio dell’atto di con-

La Minera San Javier A San Pedro i canadesi Si impegnano a distruggere E non la smettono Perché con il denaro convinci Il capitale non lo vinci Se non con la guerra direi Giacché conta con la simpatia Del governo che si fa socio di questo triste negozio. La miniera San Javier È una bomba che esploderà E contaminerà il sottosuolo Anche se non lo volete credere Il progresso chiede il conto E la cifra è la nostra vita Dove la speranza si annida Nella illusione che ora sboccia

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Ma il modernismo trotta È il mondo va a girare È il momento di fermare Quello che ossessiona qualcuno Non lasciamo che funzioni La miniera San Javier E il nostro futuro È la montagna di S. Pedro in rovina La nostra triste emoglobina Ha paura del cianuro E in questo c’è qualcosa di oscuro Che prima o dopo affiorerà Cancro e leucemia verranno E diventeranno una dannazione Se non si evita il disastro È una bomba che esploderà Se per caso si realizzasse un problema nella guaina

Se questa la pietra speronasse in ciò non c’è perfezione il cianuro fuoriuscirà E nella terrà rimarrà Portando a termine il suo destino Di elemento dannoso che avvelenerà il sottosuolo. La bellezza naturale Del grande Cerro de San Pedro I pini, i mezquites e i cedri Si atrofizzeranno totalmente Ed è sicuro che il minerale Darà da mangiare male E il governo deve accorgersi Che questa miniera denigra E mette in pericolo la nostra vita Sebbene non lo si voglia credere

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Basta con i pozzi e le scorie Dei quali la miniera è un tempio E segno di immaturità Esempio di enormi rischi. Miniere sicure Rinforzate e massicce Salari con più dignità E prestazioni certe. Urge un cambio vero Come legge nella nazione Che assicuri al nostro minatore Una completa protezione. Il minatore vive in rovina Mentre il ricco signore Che è il padrone delle miniere Vive sfruttandolo.

Dobbiamo preoccuparci del futuro E di un’altra alba O ci ammazza con il cianuro La Società mineraria San Javier(*)


GENTE E FATTI

segna della medaglia con la firma dei deputati. Ci avviciniamo per scattare delle foto. A fianco c’è un altro riconoscimento incorniciato che ci indica: «Questo invece è il premio “20 de noviembre”, il giorno della rivoluzione messicana, che assegnano ogni quattro anni. L’ultima volta lo hanno dato a me: 50.000 pesos e l’edizione del CD dal titolo “San Luis Potosí señores”». Ne prende uno e me lo consegna, dicendomi che è stata la quinta canzone, Fue dura la minería y la Minera San Javier, a fargli avere la medaglia al merito. È una canzone di «huapango arribeño», un genere tradizional-popolare tipico della Huasteca potosina, che denuncia lo sfruttamento minerario del Cerro di S. Pedro da parte di una compagnia mineraria canadese. In poco più di quindici anni questa società ha distrutto la montagna simbolo della città e inquinato con il cianuro, usato per l’estrazione dell’oro, tutti i terreni limitrofi, nonché le falde acquifere. Lo seguiamo nel suo studio tappezzato di fotografie dei momenti importanti della sua vita dove ci dice, con orgoglio, che nei suoi

trent’anni di attività da musicista, da quando decise di abbandonare la professione di medico chirurgo, ha ricevuto molti premi e trofei (fra i vari in Bulgaria, Ecuador, Venezuela, Stati Uniti e Spagna, dove a Malaga si tiene il festival internazionale di «versatori» di America Latina e Europa), ma, insiste, mai come quello appena ricevuto. Gli prometto di tradurre e far conoscere la sua canzone di denuncia anche nella terra dei suoi avi (il testo è riportato qui sotto), ma prima di concludere l’intervista gli chiedo che cosa trovò di sé a Brusino, o a Cavedine, durante il suo breve tour in Trentino del 2007, e ci risponde, dopo aver riflettuto, così: «Trovai il mio spirito, trovai il mio sangue che veniva da lì, trovai l’essenza di quello che faccio, perché mio nonno, che era più discendente trentino di me, era un virtuoso del violino. Francesco Chesani suonava il violino meravigliosamente e lo insegnava a scuola. Era nato nella Colonia italiana (Díez Gutiérrez), lì a Ciudad del Maiz, ed era come se volesse reincarnare il loro spirito. Quando vidi Silvio, mio cugino a Brusino, mi

resi conto che ci assomigliavamo molto, la statura, gli occhi…». Gli ricordo che la leggenda fa risalire il nome del paese al fatto che un incendio aveva bruciato tutto e che i suoi abitanti dovettero fare della loro voce virtù: per questo sono conosciuti come i cantori della Valle di Cavedine e quindi anche Elias deve considerarsi un degno rappresentante di quello spirito e di quel modo di

essere, seppure in terra straniera. «Grazie per avermelo detto - conclude - anche perché mio nonno e i miei zii cantavano molto bene. Mia madre era un’ottima cantante e pure suo fratello, che si chiamava Juan, cantava e suonava la chitarra benissimo, forse questo viene da lì…, questa essenza, la brusinidad! Qué bueno!». Renzo Tommasi

Fue dura la minería RITORNELLO Fu duro il lavoro in miniera Fu il sale della nazione Ma il governo lo sopportava solo per sfruttare. Io so di molti minatori Che hanno lasciato lì la loro vita Alcuni con una ferita Altri con i polmoni bucati Tutti per pochi soldi Lavoravano notte e giorno Però non c’era altro rimedio Che darsi da fare In Pamu e in Zacatecas.

(*) Da «San Luis Potosí, señores» di Elías Francisco Naif y sus Huapangueros de Rioverde, edito dal Museo Nacional de Culturas Populares (MNCP) con il patrocinio della Secretaría de Cultura del gobierno del estado de San Luis Potosí. RITORNELLO

A Rio Verde la “Florita” Mantenne molti operai Manodopera e ingegneri La mantennero bene Ma a nessuno si accredita Se non al padrone di turno Ci fu lavoro si sa Ma pure alcuni morti Nei tempi trascorsi RITORNELLO Nelle miniere del “Realito” Nello Stato di Guanajuato Il minerale estratto Ebbe un futuro fortuito Il bambino, il giovane il

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vecchietto Lavoro lì avrebbero trovato Chiaro anche la morte E incidenti senza pari Con vari problemi polmonari

Li fra i sedimenti putridi. RITORNELLO

RITORNELLO Smottamenti per le esplosioni Erano il pericolo latente Dove moriva la gente Sotto la terra in movimento Senza protezione né equipaggiamento Abbastanza gente moriva Ma non molto tempo fa Tuttavia si portò dietro magri impiccati

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GENTE E FATTI NATO NEL 1947 A SANT’ORSOLA TERME, ALL’ETÀ DI DUE ANNI È EMIGRATO CON LA FAMIGLIA IN BELGIO DOVE TUTTORA VIVE

Tre tappe in Trentino per la presentazione del romanzo a fumetti di Giorgio Fontanari Dopo i due racconti da lui illustrati con più di cinquanta disegni dal titolo “Il destino fuorviato - Addio alla montagna” (2012 Publistampa), Giorgio Fontanari ritorna con un nuovo lavoro in francese, questa volta illustrato integralmente a fumetti, passione e arte che coltiva fin da ragazzino. Giorgio è nato nel 1947 a Sant’Orsola Terme in valle dei Mocheni e a due anni di età è emigrato con la famiglia in Belgio, dove papà Costante ha lavorato come minatore decidendo di stabilire le sue radici nel nuovo paese. A quattordici anni ha iniziato a lavorare come operaio, per più di quarant’anni dapprima in una fabbrica di vetro e poi in ospedale. Nel tempo libero si è sempre dedicato a varie espressioni artistiche: scultore della pietra, disegnatore, poeta, scrittore, attività che da pensionato ora può coltivare a tempo pieno. Il titolo del nuovo romanzo è “Disparition”, tradotto in “Scomparsa”: è un autentico giallo ambientato nella sua terra d’adozione, ha come teatro la zona delle miniere di carbone, il sanatorio dove sono curati i minatori affetti dalla silicosi e protagonisti sono la famiglia Kobolds, l’ispettore Barboss e altri personaggi che scoprirete leggendo. Nel racconto balza subito agli occhi il riferimento alla sua vita, nella risposta del padre al bambino Raoul che chiede al papà Jacques che cosa vada a fare nelle viscere della terra è evidente che

Domenica 4 settembre 2016 ore 14.3, a Sant’Orsola Terme nel tendone allestito per la Festa dell’anziano organizzata dalla locale Pro Loco e dal Gruppo Alpini di Sant’Orsola e Mala. Martedì 6 settembre ore 20.15, presso la sala polivalente di Mala. Mercoledì 7 settembre ore 14.30, presso il Teatrino delle Garberie in piazza Municipio a Pergine Valsugana promossa dall’AUSER perginese. Nei tre incontri sarà presente Giorgio Fontanari che giungerà dal Belgio a coronare il suo sogno di veder pubblicato il suo romanzo a fumetti, passione della sua vita. Giorgio si riconosce nel protagonista. Il racconto parla di miniere di carbone, dove papà Costante ha lavorato e sacrificato la sua salute con la silicosi, la malattia della polvere (= poussière), com’è chiamata nei territori di lingua francese. È quindi evidente il riferimento autobiografico nel lavoro che Giorgio magistralmente interpreta con centinaia di disegni a fumetto. Un lavoro certosino che merita di essere conosciuto: sono

i disegni di Giorgio a parlare, aiutati dai brevi scritti e dialoghi. Giorgio conosce anche l’italiano, ma soprattutto il dialetto, e allora ha preferito scrivere nella lingua con la quale ormai i suoi neuroni sono abituati a ragionare e ha affidato a me il compito della traduzione. Sarebbe stato bello inserire le parole tradotte nei fumetti, ma ho preferito - non solo per questioni eco-

nomiche - lasciare il racconto in francese per chi conosce la lingua e, per chi non mastica questa lingua neolatina, inserire la traduzione in calce alle tavole. Il racconto vuole essere un omaggio di Giorgio ai due linguaggi culturali da lui conosciuti e un ponte di gemellaggio tra il suo natio Trentino e l’adottivo Belgio, dove con un po’ di rimpianto ha scelto di trascorrere la sua vita. Buona lettura! Lino Beber

Fiocco rosa in casa Flaim per l’arrivo di Grace Mia Nella foto qui a sinistra ci sono i (sorridenti) rappresentanti di tre generazioni: Thomas Flaim (il nonno, noneso di origine e socio del Circolo trentino di Toronto), il figlio Eric e la sua bimba Grace Mia nata ad Edmonton (in Canada) il 13 dicembre 2015. Sorridente e al settimo cielo è anche la nonna, Lucia Larentis, che non potrà certo mai dimenticarsi il compleanno della nipotina, poiché coincide con il giorno del suo onomastico e con la data di una delle più amate feste tradizionali trentine. Dall’Associazione, felicitazioni a tutti, a cominciare dalla mamma, Lita McDonald. 6 - 2016

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«Giovani oltreconfine» slitta al mese prossimo La rubrica «Giovani oltreconfine», che di solito occupa il paginone centrale del giornale, slitta al mese prossimo, per lasciare spazio all’inserto dedicato a «Blueprint 2016» (da pagina 9 a pagina 16).


Dai giovani di Stati Uniti e Canada progetti concreti per «fare rete»

R

iproduzione fotografica di scritti o disegni su carta sensibilizzata con ferrocianuro di potassio, in cui i tratti appaiono bianchi su fondo azzurro: questa la definizione tecnica di «cianografica», termine che in inglese si traduce con «blueprint». Al di là del significato letterale del termine, cianografica è sinomimo di «idea, progetto, piano, proposito». Ed è stato proprio tenendo conto di queste accezioni che l’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento su suggerimento di Nadia Flaim ha scelto «Blueprint» come titolo per il soggiorno formativo rivolto alle giovani generazioni del Nord America, che si è svolto dal 25 al 30 maggio a Rock Springs (Wyoming - USA). Sotto lo slogan «Together trentini» (trentini insieme) si sono ritrovati ventiquattro partecipanti dagli Stati Uniti, quattordici dal Canada, quattro giovani trentini, uno staff di nove persone arrivate dal Trentino (in rappresentanza dell’Ufficio Emigrazione, della Trentini nel mondo, dell’Unione delle famiglie trentine all’estero e

Dai partecipanti a «Blueprint» è venuta l’incoraggiante conferma che i giovani nord americani sono consapevoli e fieri di essere discendenti di trentini e sono convinti che, come in passato, sia quanto mai importante mantenere rapporti con la terra di origine e intensificare quelli fra le nuove generazioni della Società americana di Storo), i Consultori della Provincia Autonoma di Trento per gli Stati Uniti (Luca Dorigatti) e per il Canada (Lucia Larentis Flaim). Per tutti - sotto la guida di Flavio Antolini (articolo alle pagine 14-15), ideatore e curatore del programma formativo - sono state giornate particolarmente intense scandite da workshop, incontri plenari e lavori di gruppo e dal «mystical tour» (articoli alle pagine 12-13), un’escursione guidata sui luoghi della vita quotidiana delle migliaia di emigrati - tra i quali anche molti trentini - arrivati in Wyoming per lavorare nelle miniere di carbone.

Come affermano Antonella Giordani e Lorenza Fracalossi dell’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento (articolo alle pagine 10-11), Blueprint è stata un’opportunità che i partecipanti hanno vissuto con grande senso di responsabilità, come dimostrano i progetti presentati nella sessione finale di domenica 29 maggio. Divisi in tre gruppi, i partecipanti hanno dedicato tutta la giornata precedente a discutere ed elaborare proposte concrete attraverso le quali realizzare nuove modalità e strategie di comunicazione e di relazione per mettere e mantenere in contatto le giovani generazioni nord ameri-

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cane con radici trentine. Dai partecipanti a Blueprint è venuta l’incoraggiante conferma che i giovani nord americani sono consapevoli e fieri di essere discendenti di trentini e sono convinti che, come in passato, sia quanto mai importante mantenere rapporti con la terra di origine e intensificare quelli fra le nuove generazioni. Ovviamente con metodi e strumenti moderni. Tutte e tre le proposte presentate, infatti, fanno perno sull’uso delle nuove tecnologie e dei social network ma richiamano anche l’esigenza di coltivare i rapporti interpersonali attraverso contatti diretti. La concretezza delle idee elaborate durante Blueprint è testimoniata dalla creazione del sito www.rifugiotrentino.com (articolo alle pagine 12-13), già attivo e destinato ad essere sviluppato. Tutte le fasi del soggiorno formativo sono state seguite dal videomaker Patrick Grassi, che realizzerà un documentario. Nelle pagine che seguono (fino a pagina 16), alcuni articoli di cronaca, riflessioni e commenti che raccontano «Blueprint». 6 - 2016


Blueprint, un’opportunità che i partecipanti han

L’

iniziativa formativa «Blueprint 2016 Together Trentini» nasce da un germoglio del 2° Congresso Mondiale della Gioventù trentina svolto a Trento nel 2003. In quell’ambito, a seguito di una riflessione dei Delegati provenienti dal Nordamerica (Stati Uniti e Canada) in merito alla propria realtà di riferimento, era emersa una situazione decisamente distinta da quella espressa dalle «giovani generazioni» di altri Paesi ed aree continentali, dove i giovani sono invece costantemente in relazione e si identificano con le comunità di oriundi trentini. Principali elementi di distinzione: - una vita privata estremamente influenzata da percorsi educativi e professionali che richiedono impegno e dedizione ai massimi livelli perché connessi ad una competizione dinamica, - un grado di mobilità altissimo a causa di abituali, frequenti e necessari cambi di residenza in un territorio di dimensioni e distanze considerevoli, - conseguenti legami sociali in continua trasformazione e verifica che rendono meno prioritaria la partecipazione ad attività associative culturali locali come possono essere i Circoli trentini

Composizione fotografica di Erik. M. Paternoster

rispetto ad altre tipologie (es. club sportivi, scolastici ecc.) E proprio in virtù di questi elementi, in quella che potremmo definire la prima era dei social media gli stessi delegati degli Stati Uniti e Canada, capitanati da Denyette Depierro e Crystal Maganzini avevano dato vita ad un «gruppo sperimentale» su Facebook denominato NAYTO (North AmericanYoung Trentini Organization) al fine di ricercare

una modalità - seppur virtuale – per creare un luogo di riferimento comune dove mantenere contatti, scambiare esperienze, promuovere incontri ed iniziative. Nel corso degli anni si è rivelata un’esperienza certamente positiva, che di fatto si è resa utile per la promozione di eventi sociali organizzati anche dai singoli Circoli (es. Convention ITTONA o feste annuali) o per la diffusione di informazioni in merito ad ini-

Il saluto del Circolo Venerdì 27 maggio sono stati «ospiti d’onore» della cena alcuni rappresentanti del Circolo trentino del Wyoming, particolarmente soddisfatti ed orgogliosi del fatto che sia stata scelta Rock Springs per un’iniziativa così rilevante per i giovani del Nord America. Il saluto del Circolo è stato portato dal presidente, Ryan Taucher (secondo da sinistra) e dalla past-presiden Josephine Profaizer (terza da sinistra). Con loro nella foto (da sinistra) ci sono Armando Maistri, Maurizio Tomasi e Sabina Corradini, della Trentini nel mondo. 6 - 2016

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ziative formative della Provincia Autonoma di Trento. Tuttavia, a distanza di 13 anni, sulla base di un costante dialogo con l’Ufficio Emigrazione, favorito da quotidiani contatti in rete intercorsi nell’ultimo quinquiennio soprattutto con giovani oriundi trentini Nordamericani - che hanno personalmente partecipato ad interventi quali programma interscambi, borse di studio, corsi Icon - nonché con gli stessi delegati dei Congressi mondiali e con i Consultori referenti per il Canada e gli Stati Uniti, la Provincia Autonoma di Trento, insieme alle associazioni di emigrazione, ha inteso avviare una specifica azione destinata al Nordamerica. La prima fase ha previsto una ricerca via social media - laddove non fossero direttamente già coinvolti nelle attività dei Circoli - di discendenti di emigrati trentini, in età compresa tra 18 anni e 45 anni, residenti negli Stati Uniti ed in Canada. L’ampia fascia di età ha pertanto significato riferirsi a giovani «studenti» ma anche a giovani «adulti» che sono già da tempo inseriti in carriere professionali, molto spesso con qualificazioni di rilievo ed in diversi settori (formazione e università, imprenditorialità, medicina, ecc.).


nno vissuto con grande senso di responsabilità La relazione col territorio di residenza invece ha significato riferirsi a giovani oriundi che essendo Americani e Canadesi sono comunque espressione di un’emigrazione trentina avvenuta in epoche diverse, che presentano caratteristiche e specificità che meritavano di essere valorizzate rispetto a ciascuna storia personale che nei lavori di gruppo ha effettivamente trovato spazio idoneo per essere raccontata e condivisa. Inoltre, per ampliare ulteriormente l’orizzonte alle riflessioni nei gruppi, sono stati coinvolti partecipanti che rappresentavano anche diverse tipologie di mobilità e che fanno comunque parte del variegato «mondotrentino» quali due giovani brasiliane oriunde trentine trasferitesi negli Stati Uniti per lavoro e giovani che dal Trentino si sono trasferiti recentemente in Nordamerica per mettersi in gioco e ricercare opportunità di studio/lavoro. Così come è risultato fondamentale l’apporto nei gruppi della partecipazione motivata di tre giovani trentini che hanno rappresentato la Società Americana di Storo. Un chiaro esempio che conoscere e raccontare il passato serve anche a trasformarlo in una opportunità presente di scambio e crescita collettiva.

Da sinistra: Lorenza Fracalossi e Antonella Giordani dell’Ufficio Emigrazione.

Lo staff di «Blueprint 2016», magistralmente guidato dal dott. Flavio Antolini, ha proposto al gruppo di partecipanti (manager, insegnanti, medici, imprenditori, studenti college, istruttori yoga, ecc.) un patto formativo che fin dal primo momento ha ricevuto una completa adesione, sia per i contenuti che sostanzialmente ruotavano attorno al concetto di «conosciamoci attraverso le nostre esperienze famigliari che ci legano al Trentino, la nostra terra di origine comune» che per la modalità di lavoro adottata ovvero la formula di un «work in progress» dove il lavoro nei

gruppi non dipende da risultati in qualche modo già predefiniti ma dall’elaborazione, riflessione e partecipazione motivata dei membri, dando «valore» alle singole esperienze professionali e competenze personali. Al regista e videomaker Patrick Grassi, che con professionalità e passione ha seguito l’intero percorso, è stato chiesto di raccogliere materiale audio-visivo sui vari momenti e passaggi che hanno caratterizzato finalità, contenuti e modalità operative del progetto formativo, per «far memoria» ma anche per consentire eventuali ulteriori approfondimenti.

Crediamo che BLUEPRINT sia una opportunità che i giovani hanno saputo cogliere e vivere con grande senso di responsabilità. E l’aspetto più significativo è che già «stanno rendendo propria» questa esperienza mediante: 1) attivazione di nuovi social destinati ai Trentini in Nordamerica (sito, gruppo e pagina fb e instagram) e sui quali confluirà a breve anche il gruppo NAYTO, essendo sistemi che offrono una migliore gestione operativa aggiornata dei contatti e dei contenuti. 2) ricerca di modalità per autofinanziarsi (tramite crowdfunding) 3) promozione di adesione ai social da parte di altri potenziali interessati (per cui il numero è in continua progressione) 4) verifica disponibilità per composizione «gruppo lavoro operativo» e suddivisione incarichi secondo le competenze Tutto questo a distanza di un solo mese dalla conclusione del workshop fa ben sperare nelle progettualità che potranno nascere dalla capacità di condivisione, impegno e volontà di queste generazioni e quelle che seguiranno. Antonella Giordani e Lorenza Fracalossi Ufficio Emigrazione

Polenta, my love! Entusiasmo alle stelle per la cena finale Quando ha saputo che c’era l’intenzione di fare una sorpresa ai partecipanti a Blueprint e di preparare una polenta per la cena finale di domenica 29 maggio, Mark Anselmi (a destra nella foto, proprietario di origini trentine dell’albergo che ha ospitato Blueprint) si è precipitato in cantina per recuperare un grande paiolo in rame, fatto in Trentino, da tempo inutilizzato. Lo ha ripulito e rimesso a nuovo e affidato poi ad Armando Maistri (con lui nella foto) che si era offerto di fare il «polentaro» per questa speciale occasione.

La farina utilizzata era stata portata da Storo dalla delegazione giunta dall’Italia e l’arrivo del paiolo fumante nella sala da pranzo è stato accolto da una ovazione da parte di tutti. La sorpresa è stata molto gradita. L’entusiasmo era alle stelle: Blueprint ha così confermato che la polenta - che spesso era stata citata nei lavori di gruppo svolti dai partecipanti come parte integrante del loro «patrimonio trentino» - è un piatto tipico molto amato anche dalle giovani generazioni nord americane.

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Dalle nuove tecnologie un ai Le foto sono state scattate al termine della prese nei quali erano stati divisi i partecipanti al sogg

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opo la prima fase “composta” di racconti personali legati alla storia delle proprie famiglie emigrate in nord America e dei ricordi delle stesse, che hanno commosso anche gli animi più fermi, sono state elaborate varie idee e riflessioni: il passato ci lega con una storia comune, il presente rispecchia l’evidenza della stessa attraverso la stessa lingua (o il ricordo di essa), il cibo, le usanze, gli oggetti, il gioco delle carte, il legame alla tradizione, alla montagna, ai nonni….come portare tutto questo nel futuro dandogli valore? Mescolando tutti questi ingredienti nel paiolo di rame in cima alla montagna, la nostra polenta ha preso forma ed è diventata il “Rifugio” un sito internet, un luogo virtuale ma un rifugio vero e umano dove poter mantenere i contatti, creare nuove reti, mantenersi informati, condividere esperienze ed informare su opportu-

Com’è nato il «Rifugio trentino» nità di viaggio, scambi culturali, lavorativi, universitari. Il Rifugio è una finestra sul Trentino per conoscere meglio le proprie origini e le persone con la stessa provenienza, avere un punto di riferimento per cercare le proprie famiglie, mettersi in contatto con enti preposti in Trentino e in Usa o Canada. Ma un sito internet non basta se mancano i rapporti umani e qui la nostra “mission” di riportare in vita e ringiovanire i circoli trentini in Usa e Canada. La modernità ci da i mezzi per restare in contatto tra di noi nonostante le grandi distanze ma dobbiamo mantene-

re le relazioni sociali nel nostro piccolo con le varie generazioni - il passato, il presente e il futuro - portando avanti il lavoro dei nostri nonni con la nostra passione e modernità per coinvolgere i giovani del futuro e dare continuità a questo progetto. Così oltre al sito, alla pagina facebook, al blog, anche una guida per i Circoli trentini presenti sul territorio americano e per quelli nascenti. Come portare avanti campagne pubblicitarie e di promozione delle attività dei circoli, come raggiungere più persone e giovani possibili, come unire e fare rete tra i vari circoli per condividere e aiutarsi a vicenda, come organizzare degli eventi, dove potersi informare e in che enti trovare supporto. Alla fine la cosa più significativa del lavoro fatto è che ognuno

Immedesimato nei miei antenati Durante Blueprint, c’è stata un’occasione speciale che mi ha particolarmente emozionato. È successo quando abbiamo visitato la «città fantasma» di Superior, e abbiamo fatto una passeggiata riflessiva. Appena scesi dall’autobus il compito che ci era stato affidato era di scegliere individualmente una meta e di raggiungerla, registrando i nostri pensieri. Qualcuno ha camminato per un centinaio di metri verso punti vicini, altri invece si sono avventurati un po’ più lontani fino in fondo alla valle, mentre un paio si sono diretti sulle parti più alte della zona. Essendo un escursionista, sono andato sulla 6 - 2016

www.rifugiotrentino.com: è progettato e realizzato dura a svilupparsi per diventar per tutti i trentini degli S per «fare rete» conoscersi, condividere storie ed

di noi nel gruppo ha trovato il suo compito morale nella quotidianità per portare avanti tutto questo con i piccoli gesti di tutti i giorni, una telefonata alla nonna, un messaggio ad un amico, il racconto della bellissima esperienza del Blue-

La visita alla «città fantasma» è stata un’occasione speciale per tutti i partecipanti

cima del piccolo monte e una volta arrivato ho respirato profondamente e ho guardato il paesaggio intorno a me. Quello che mi ha colpito è stata la vista degli altri trentini di Blueprint e come simbolicamente ognuno di noi stesse esplorando, così come avevano fatto i nostri antenati, sentieri diversi ma sempre con lo stesso scopo comune, ossia quello di non dimenticarci mai delle nostre origini. Sulla cima di quella montagna ho viaggiato

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indietro nel tempo e immaginato come deve essere stata la vita dei tantissimi trentini arrivati a Superior e la loro speranza di dare una vita migliore alle loro famiglia. La notte prima della trasferta a Superior, i nostri animatori ci avevano chiesto «come state lasciando la vostra impronta come trentino»: una domanda che mi ha fatto pensare. In cima alla montagna ho così deciso di costruire una struttura in pietra a simbolizzare che io, Erik Paternoster, orgoglioso trentino ho raggiunto la cima per onorare i risultati dei miei avi e quelli degli altri trentini. Erik M.Paternoster


uto per rimanere in contatto

ntazione delle proposte elaborate dai tre gruppi iorno formativo.

è questo l’indirizzo del sito ante «Blueprint», destinato re il portale di riferimento Stati Uniti e del Canada , scambiarsi informazioni, esperienze personali

print al bar o al lavoro, l’invito a partecipare ad un Circolo… tutto questo per non dimenticare, per creare e per unire le persone in un mondo che tanto è connesso ma tanto è diviso. Elena Giacomolli

Blueprint, una fucina di amicizie

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er la sessione finale dei lavori di Blueprint dovevamo riassumere le attività svolte nelle giornate precedenti e creare un’idea progettuale per riuscire a rimanere in contatto, far conoscere il Trentino e dare l’opportunità a chiunque ne abbia voglia di riscoprire un’epoca di storia e magari di far riemergere i propri collegamenti generazionali. Ad ogni partecipante era stato chiesto di portare un oggetto rappresentativo della propria famiglia trentina emigrata. Nel gruppo del quale facevo parte a turno abbiamo raccontato ognuno la propria storia riguardante la famiglia emigrante, prendendo spunto proprio dall’oggetto che ognuno aveva portato. È stata una preziosa occasione per conoscerci ancora più a fondo e per ascoltare testimonianze personali veramente toccanti. Quei momenti insieme ci hanno dato anche l’opportunità di ripercorrere le giornate precedenti

e rivivere gli stati d’animo e le emozioni che avevamo provato: dall’incertezza del primo giorno, alle riflessioni personali fino ai workshop di gruppo. Tutti abbiamo condiviso l’impegno a fare tesoro delle esperienze fatte, a imprimerle bene nella memoria e a condividerle con quante più persone possibile, per dare continuità agli importanti risultati raggiunti durante «Blueprint». C’è stato anche totale accordo sul fatto che internet e i social network possono essere ottimi alleati nel favorire i contatti e lo scambio e la diffusione di notizie e informazioni. Ma «Blueprint», che ha riunito in un unico posto fisico giovani provenienti da luoghi tra di loro distanti ed è

stato una vera fucina di amicizie, ci ha fatto capire che nulla può superare l’intensità del rapporto interpersonale diretto. Per questo abbiamo pensato che sarebbe bello poter promuovere una festa itinerante in tutto il Nord America, con tappe nelle località dove esistono comunità di origini trentine, da organizzare in coordinamento con l’Ufficio Emigrazione e con la Trentini nel mondo. «Blueprint» ha dato la possibilità ad ogni partecipante di condividere la propria esperienza e di mettere a disposizione degli altri le proprie qualità e competenze, in uno scambio proficuo e intenso che ha favorito il nascere di nuovi profondi legami fra noi tutti. La frase che abbiamo scelto per concludere l’esposizione del nostro lavoro di gruppo, credo riassuma perfettamente l’esperienza: before roots and now friends, prima radici e adesso amici. Cristiano Marini

Due splendide guide Conoscere la loro storia, vedere gli stessi luoghi della loro vita quotidiana, provare a sentire le stesse emozioni dei trentini che erano emigrati in Wyoming per fare (prevalentememte) i minatori: erano questi gli obiettivi, pienamente centrati, della giornata del 27 maggio. Grazie soprattutto alla passione di Brigida Blasi e di Frank Prevedel, tutti e due di origine trentina, che hanno «preso per mano» i partecipanti a Blueprint per accompagnarli in alcuni luoghi significativi, in un

percorso che li ha portati anche a conoscere meglio se stessi. Brigida Blasi, direttrice dello «Sweetwater County Historical Museum» al mattino ha parlato della storia dell’emigrazione in Wyoming e ha poi fatto da guida durante la visita al centro di Rock Springs e al cimitero, dove ci sono molte tombe di trentini. Frank Prevedel è stato invece la guida a Superior, un tempo città di minatori nella quale ha vissuto da bambino, e sulla quale ha scritto anche un libro.

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LE IMPRESSIONI DI FLAVIO ANTOLINI, LINI IDEATORE E CURATORE DEL PROGRAMMA PRO OGRAMMA FORMATIVO F DI «BLUEPRINT 2016»

Un’avventura irripetibile

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ock Springs m’è ancora troppo addosso per riuscire a raccontare in termini di obiettivi formativi, scelte metodologiche, azioni e valutazioni, una delle esperienze più significative del mio percorso professionale ed umano. Sento forte il rischio di non riuscire a districarmi fra l’esigenza di descrivere efficacemente lo sviluppo di questo progetto incentrato sull’identità complessa e dinamica delle ultime generazioni di emigranti trentini in USA e in Canada, il dovere di riportare la concretezza e l’efficacia dei risultati ottenuti, e il desiderio di comunicare l’intensità emotiva condivisa con i corsisti e lo staff con cui ho vissuto e lavorato. Preferisco promettere un nuovo testo adeguato alla rilevanza dell’evento e riportare, invece, qui due stralci dei miei interventi di apertura e chiusura di BLUEPRINT che credo possano descrivere il “mio” confine fra i “fatti” ed i “vissuti”.

La macchina del tempo esiste e siamo noi quando facciamo rivivere la storia e la vita dei nostri antenati nella nostra memoria, nei nostri racconti, nelle nostre azioni, nei nostri progetti, nei nostri incontri

DALL’INTERVENTO INTRODUTTIVO

Da trent’anni a questa parte “la comunicazione” è diventata il mio lavoro. Ci sono mille modi di interpretare questo termine sempre più usato e, troppo spesso, abusato. “La comunicazione” per me è l’arte di capire e tracciare i confini incerti fra il nostro cuore e la nostra mente, fra le nostre emozioni e la nostra razionalità, fra noi e gli altri, fra il passato il presente e il futuro. L’ho fatto incontrando donne e uomini, giovani e vecchi, manager e operai, uomini d’affari e assassini, insegnanti e grandi chef, artigiani ed intellettuali… In trent’anni ho incontrato circa centomila persone nel mondo, e conosciuto molti mondi fra i quali uno dei più affascinanti è stato quello dell’emigrazione trentina. Questo incontro mi ha portato a viaggiare non solo nei territori ma soprattutto dentro il labirinto della nostra identità. È stato il viaggio più straordinario della mia vita che mi ha fatto fare una scoperta incredibile: la macchina del tempo esiste La macchina del tempo esiste 6 - 2016

e siamo noi. La macchina del tempo esiste e siamo noi quando facciamo rivivere la storia e la vita dei nostri antenati nella nostra memoria, nei nostri racconti, nelle nostre azioni, nei nostri progetti, nei nostri incontri. Credo che il vero successo non consista nella fama o nel denaro ma nell’avere qualcuno nella nostra vita che ci voglia bene e ci apprezzi per quello che siamo non come professionisti ma come persone: qualcuno che sappia chi siamo e che sappia fare con noi qualche passo nel labirinto della nostra vita. Questa è la bellezza della vita di tutti che è sempre un gioco affascinante con le nostre radici, i nostri problemi ed i nostri sogni che si intrecciano in una dinamica rete di relazioni. Io vorrei che Blueprint fosse un’occasione di condividere capire e, speriamo, modificare questa rete incrociando le nostre radici, i nostri problemi, i nostri sogni. Spero che Blueprint sia un’occasione per cercare e scoprire alcune radici della nostra storia. E la storia di una persona, di un

popolo e dell’intera umanità è più solida non tanto se le sue radici sono lunghe, quanto piuttosto se sono intrecciate in una rete intricata e forte. Per questo spero che Blueprint sia un’occasione per intrecciare le nostre storie che sono la forza del

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nostro presente. Per questo spero che Blueprint sia un’occasione per intrecciare i nostri problemi che sono il desiderio di trovare risposte alle nostre domande. Per questo spero che Blueprint sia un’occasione per intrecciare i nostri sogni che devono essere trasformati in progetti reali e concreti da (ri)portarci a casa e condividere con nuove modalità. Affermo spesso che tutta la mia vita è stata ed è un tentativo di trasformare i miei sogni in progetti. Questo è quello che vorrei fare anche qui, negli USA, qui a Rock Springs, qui con tutti voi, intrecciando le nostre menti, le nostre emozioni, i nostri ricordi, le nostre competenze e, soprattutto, i nostri cuori dentro cui pulsa un po’ di sangue dei nostri antenati trentini. DALL’INTERVENTO FINALE

Il mio lavoro in questi giorni non era quello di raccontarvi chi sono e cosa faccio, ma quello di


far raccontare a voi chi siete, cosa fate e cosa vorreste fare. Ma per fare questo ho dovuto usare, comunque, ciò che sono, cosa provo e quello in cui credo: le mie competenze, le mie emozioni e i miei valori. Non ve li ho raccontati ma li ho usati. È quello che abbiamo fatto tutti noi qui in questi giorni in cui le nostre competenze, i nostri valori e le nostre emozioni si sono “mixati” dando vita a ciò che abbiamo vissuto, a ciò che abbiamo capito e a ciò che abbiamo progettato. È quello che abbiamo fatto tutti noi qui in questi giorni in cui abbiamo condiviso una grande esperienza. Grande non solo per le attività che abbiamo realizzato assieme da mercoledì ad oggi e che rimarranno impresse nelle nostre foto, nei nostri cellulari e nell’incredibile lavoro di documentazione di Patrick e di Leo. Ma grande anche, soprattutto, per quella parte invisibile ed inesprimibile che rimarrà dentro di noi e che sarà l’energia che

La vita è sempre un gioco affascinante con le nostre radici, i nostri problemi ed i nostri sogni che si intrecciano in una dinamica rete di relazioni. I partecipanti a «Blueprint» hanno condiviso, azioni, attività, pensiero, emozioni, valori, competenze, decisioni e scelte farà vivere le idee progetto che ci avete comunicato così efficacemente in questa mattinata di straordinaria intensità. Quando parliamo di esperienza pensiamo sempre a qualcosa che si riferisce al tempo e al “fare”: più cose facciamo e per più tempo le facciamo più esperienza abbiamo. È vero che la qualità delle nostre esperienze dipende dal tempo che dedichiamo a fare qualcosa, ma dipende soprattutto dal tempo che dedichiamo a riflettere su ciò che facciamo: prima, durante e – soprattutto – dopo le nostre azioni. E noi possiamo pensare a ciò che facciamo – prima, durante

e dopo – da soli, oppure condividere il nostro pensiero con altri. È quello che abbiamo fatto qui condividendo azioni, attività, pensiero, emozioni, valori, competenze, decisioni e scelte in un straordinario intreccio al quale abbiamo dato un nome: BLUEPRINT. BLUEPRINT: una parola ascoltando la quale nessuno nel mondo potrà mai capire e provare quello che proveremo e capiremo noi! Credo che siano stati quattro giorni in cui siamo stati tutti bene, che non significa sempre tutti sorridenti, allegri e felici… Dentro BLUEPRINT hanno

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trovato spazio anche il dubbio, l’indifferenza, la noia, il nervosismo, il conflitto, lo scoraggiamento, la perdita del senso di ciò che stavamo facendo, la voglia di lasciar perdere, il disorientamento… ma siamo rimasti qui, ci siamo dati il tempo, ci siamo aspettati tutti come abbiamo fatto con gli ultimi arrivati l’altro ieri nelle vallate silenziose di Superior quando, dopo esserci “persi” da soli nel deserto, un colpo di clacson ci ha indicato la direzione verso cui tornare. UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE

Ed è stato (foto in basso) aspettando qualcuno che tardava ad arrivare che, forse, abbiamo trovato il tempo per capire qualcosa in più di noi stessi che forse non avremmo mai trovato. Ed è stato osservando gli amici che l’aspettavano, che, forse, qualcuno ha capito qualcosa di più di sé e degli altri. Mi piacerebbe concludere BLUEPRINT con un ringraziamento molto personale in questo particolare periodo della mia vita. Ho trascorso questi ultimi quarant’anni affrontando sempre lo stesso tema: cercare di capire meglio chi siamo per poter gestire meglio i nostri rapporti con gli altri. Ho viaggiato per 30 anni nel labirinto dell’identità di migliaia di persone ed ora ho spesso l’impressione di essermi perso nel labirinto della mia!! E più invecchio più sento il bisogno di un colpo di clacson che mi faccia perdere la paura, mi dia coraggio e mi faccia capire, non dico cosa fare, ma almeno da che parte andare per non perdermi… Grazie a voi tutti ragazzi e allo staff che mi ha accompagnato in quest’avventura irripetibile, per essere stati un fortissimo colpo di clacson nella mia via. Flavio Antolini 6 - 2016


Non avrei mai pensato che andare sulle montagne del centro America avrebbe potuto cambiare la mia vita così tanto. Se prima ero nervosa di andare a Blueprint da sola, ora sono così felice di averlo fatto perché ho incontrato così tante persone che posso sinceramente dire sono diventate la mia famiglia. È difficile spiegare la magia che è avvenuta e sono contenta sia successo. Sono fiduciosa che incontrerò di nuovo la mia nuova famiglia, nessuno che non ci sia stato comprenderà mai cosa abbiamo condiviso durante quei brevi giorni a Rock Springs, Wyoming. Stephanie Auman

con una felicità rinnovata e un’eccitazione per la vita, una nuova grande famiglia, e un fresco sentimento di appartenenza. Ho sempre amato essere italiana, ma fino a Blueprint non sapevo quanto fosse speciale essere trentina. La comunità che abbiamo è straordinaria e non vedo l’ora di essere un membro attivo nella comunità mondiale dei trentini per il resto della mia vita. Grazie a tutti gli organizzatori e partecipanti Blueprint 2016, ci vediamo! Sage Harmony Franch

All’inizio ero perplesso sul perché questo evento fosse stato chiamato Blueprint (cianografica in italiano). Ma dopo una settimana in mezzo alla mia nuova famiglia trentina, ho compreso che aveva perfettamente senso. Si trattava di una cianografica per il futuro, una cianografica per riconnettersi con il passato e una cianografica per creare una nuova comunità. Costruito su una base di amore e rispetto per la nostra eredità comune, Blueprint è l’inizio di un nuovo Trentino nel mondo, dove i vecchi legami diventano nuove amicizie. Gregory Eugene Tafner McGarry

Che bello far parte della grande famiglia dei trentini nel mondo

Ho imparato così tante cose che non avrei mai potuto immaginare. Abbiamo condiviso storie, ricordi e oggetti, alcuni di questi ci hanno fatto ridere, altri piangere, ma tutti ci hanno fatto sentire orgogliosi, stupiti, interessati e sorpresi allo stesso tempo. Abbiamo incontrato persone interessanti, visitato bellissimi luoghi, e condiviso momenti preziosi che ci hanno fatto riflettere su cosa siamo, da dove veniamo e chi vogliamo essere. Sono molto orgogliosa di aver potuto condividere con tutti quello che il Gruppo giovani trentino-brasiliani ha fatto e mi auguro veramente di essere riuscita a mostrare a tutti che tutto è possibile quando mettiamo insieme le nostre menti. Regiane Scoz Cidral La mia esperienza a Blueprint 2016 è stata duplice. Da una parte come “mentore”, ho avuto l’onore di fare parte di questo progetto di lavoro assieme a mia figlia Rachel. Dall’altra, vedere così tanti giovani trentini emozionati nel portare avanti nel futuro la cultura trentina è stato fantastico. La nostra eredità è in buone mani. Michael Cristofolini

Prima di Blueprint avevo sempre visto il mio patrimonio trentino come una scelta, come qualcosa che ho scelto di integrare nella mia identità e che mi ha aiutato a diventare un individuo unico. Perciò è stato uno shock per me partecipare a Blueprint e realizzare che non ero unico come pensavo, che c’erano moltissimi giovani nordamericani che si identificavano fortemente con le loro radici trentine. Anche se venivamo tutti da luoghi differenti con diversi contesti, nel corso dei cinque giorni siamo stati sorpresi nello scoprire quanto avevamo in comune. Sia che fosse il modo in cui la nonna agitava il dito, sia che fossero i valori dell’educazione, della famiglia, del duro lavoro con cui siamo cresciuti, abbiamo iniziato a capire che eravamo discendenti degli immigrati trentini più di quanto pensassimo. La nostra eredità trentina non è una scelta, ma noi scegliamo di esplorarla e sono molto contento di aver scelto di legarmi alle mie radici durante Blueprint 2016. Paul Maffei Quackenbush Il viaggio a Rock Springs, Wyoming, è stata una esperienza veramente indimentica-

Ha collaborato Giada Degasperi

Blueprint 2016 ha cambiato la mia vita. Non sapevo cosa mi stava aspettando andando a Rock Springs ma sono tornata

I COMMENTI DI ALCUNI PARTECIPANTI

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bile. Inizialmente, non sapevo a cosa andavo incontro, chi avrei incontrato e cosa era previsto per noi tutti Blueprinters durante la settimana. Ero ansioso, ma allo stesso tempo eccitato di incontrare altri trentini da tutto il mondo e avere la possibilità di condividere simili passioni per la natura, la lingua trentina, il cibo e le storie famigliari. Non vedevo l’ora di sentirmi come un vero trentino! L’esperienza ha trasformato il modo in cui vedo il mio patrimonio trentino, e ha elevato la mia ammirazione nei confronti delle migliaia di emigranti trentini che hanno rischiato tutto per una vita migliore negli Stati Uniti e in Canada. È stato gratificante vedere quanto siamo orgogliosi del nostro patrimonio e quanto vogliamo continuare a ispirare le nostre future famiglie nel non dimenticare cosa i trentini immigrati ci hanno lasciato. Erik. M. Paternoster All’inizio non sapevo cosa aspettarmi, visto che non avevamo avuto un programma se non quando siamo arrivati in Wyoming. Appena arrivati, abbiamo conosciuto i compagni di stanza e poi ci siamo seduti per cena. Non potevo credere come siamo andati tutti velocemente d’accordo. Ci sono voluti solo pochi minuti per trovare un legame con tutti quelli seduti al mio tavolo ed è stato in quel momento che mi sono sentita felice di essere parte di questa esperienza. Ho avuto la possibilità di incontrare nuovi amici che considero oggi la mia famiglia. Mi sento fortunata di essere stato scelta per partecipare a Blueprint 2016, e lo rifarei sicuramente di nuovo. Stefanie Corazza Dopo essermi iscritta a Blueprint 2016, mi sono accorta che avevo un sacco di dubbi. Non ero sicura di cosa aspettarmi ed avevo un po’ di paura. Non avevamo ricevuto molte informazioni prima di partire. La nostra prima cena all’hotel è stata l’occasione per stringere i primi legami. Abbiamo iniziato presentandoci e scoprendo da dove eravamo originari in Trentino e dove vivevamo adesso. Ho incontrato Nicole da New York City la cui famiglia proviene da Revò, paesino vicino a Romallo da dove proviene invece la mia famiglia. Infatti lei conosce uno dei miei cugini, Alessandro! Nei cinque giorni successivi abbiamo stretto altri legami e condiviso numerose storie delle nostre famiglie e dei diversi Circoli Trentini del Nord America. Alla fine è stata un’esperienza veramente incredibile e la rifarei sicuramente di nuovo. Jamie Bertolini


DALLE VALLI

Concluso il progetto sull’emigrazione degli alunni delle elementari di Storo

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ome sosteneva Indro Montanelli:«Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente». Su queste basi deve fondarsi una scuola formativa che vuole creare cittadini consapevoli dei problemi che la storia nella sua ciclicità ripresenta anche con gli interessi. Per questo motivo nella nostra scuola annualmente affrontiamo tematiche di storia locale quali: -origine dei toponimi -arti e mestieri antichi -realtà sociali dei nostri avi -architettura e storia dei propri paesi. Nel corso del corrente anno scolastico, è sorta la possibilità di aderire ad un progetto proposto dall’associazione «Trentini nel mondo», riguardante l’emigrazione; tematica molto sentita nella nostra zona, che ha visto la nostra gente coinvolta personalmente nel flusso migratorio di inizio 900. La scuola ha aderito con entusiasmo perché la proposta ci dava ancora una volta la possibilità di guardare al nostro passato con occhio curioso e indagatore. In accordo con gli alunni è stato pianificato un progetto suddiviso in più fasi. Una prima fase di indagine sulle realtà sociali di inizio secolo nelle nostre zone (il lavoro e la vita dei contadini). Dall’osservazione e riproduzione delle ultime case rurali rimaste, si è arrivati a capire come si svolgeva la povera vita dei nostri avi. La creazione poi del calendario del lavoro contadino, ha permes-

Quanto appreso con la ricerca, l’osservazione e l’esperienza diretta farà sicuramente parte per sempre del patrimonio culturale di questi futuri cittadini, che sapranno ricavare dal passato insegnamenti per il presente e per il futuro so di comprendere il concetto di «agricoltura di sussistenza» e di affrontare le cause (povertà- miseria) che hanno portato le nostre genti alla ricerca di un futuro migliore. Nella seconda fase, attraverso l’osservazione di antiche fotografie e la lettura di sbiadite e sgrammaticate lettere, abbiamo analizzato la figura dell’emigrante, sia dal punto di vista fisico che emotivo. Attraverso un gioco intitolato

«Una valigia, una storia» i piccoli storici sono stati stimolati ad analizzare degli indizi trovati in un’ipotetica antica valigia recuperata nel 1905 nel porto di New York e ricostruire la storia del povero emigrante. Sempre questa fase del progetto, ha avvicinato gli alunni al tema del «sogno americano». Lettere, documentari, film hanno portato gli alunni a contatto con la realtà dura e difficile del distacco e della nuova vita lontano

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dalla propria terra e dalla propria cultura. Rilevanti sono stati gli interventi in classe degli esperti dell’associazione Trentini nel Mondo e dello storico, che attraverso racconti, filmati e ricerche hanno permesso agli alunni di ripercorrere esperienze di vita vissuta di coloro che furono costretti ad abbandonare ciò che avevano di più caro per intraprendere il viaggio della speranza. Come coronamento di tutto il lavoro, ci è stato gentilmente offerto dall’Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento, un soggiorno a Genova con visita al museo del mare «Galata» e all’Acquario. Due giorni intensi e istruttivi che ci hanno fatto toccare con mano il mondo del mare e la storia della navigazione. Particolarmente suggestiva la visita al Galata e alla mostra «Memoria e migrazioni» dove gli alunni si sono trovati a rivivere sensazioni ed emozioni provate dai poveri emigranti nel momento della partenza, del viaggio e dello sbarco nella nuova realtà. A conclusione del Progetto non possiamo che esprimere un giudizio positivo. L’attività ha coinvolto i bambini che attraverso il gioco e l’osservazione sono riusciti a comprendere concetti rilevanti di un importante periodo storico. Quanto appreso con la ricerca, l’osservazione e l’esperienza diretta farà sicuramente parte per sempre del patrimonio culturale di questi futuri cittadini che sapranno ricavare dal passato insegnamenti per il presente e per il futuro. Le insegnanti 6 - 2016


di Mario Anelli FESTEGGIA VENT’ANNI DI ATTIVITÀ L’AZIENDA ARTIGIANA DI SCURELLE CHE HA SEDICI DIPENDENTI E UNA SEDE DI 1.800 MQ

Per spaccare e rifinire pietre e cemento il mondo si affida alle macchine «MEC»

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n questi giorni alla Mec di Scurelle (Valsugana trentina) si stanno costruendo macchine con tecnologia di avanguardia per clientela svizzera, afgana, italiana, inglese e polacca. Sono impianti automatici, alcuni di grandi dimensioni, per spaccare pietre, calcestruzzo e materiale calcareo in listelle, cubetti, listoni, blocchi, ecc.. Ci stanno lavorando alcuni dei sedici dipendenti della Mec srl, azienda familiare compatta. Cinque i soci: Giuseppe Nicoletti (il fondatore), i figli Laura, Lorena e Fabio (direzione, commerciale e tecnologia). Con loro Edi, il primo dipendente, socio dal 1997, un’anno dopo la nascita della ditta. Mec è una delle aziende artigiane più avanzate e certo non solo del Trentino. Ora il 95 per cento della sua produzione va all’estero. Riesce a modellare ogni macchina sulle richieste della clientela, diffusa ormai su cinque continenti, come la sarta adatta il tessuto al corpo della cliente. Ha continuato a ricercare e sperimentare fin dalla sua nascita riuscendo così ad evitare la concorrenza. Nei suoi laboratori si progettano e costruiscono macchine (aperte o chiuse), impianti e linee automatiche per lo spacco della pietra e del cemento che possono essere affiancate da sistemi di

La prima pressa fu costruita tra il pollame, ora il 95 per cento della produzione è destinato all’estero con vendite in 61 paesi, con un fatturato che a fine 2015 è stato di 3,8 milioni di Euro

A destra Mario Liberali, direttore generale della Roverplastik e qui sopra un edificio realizzato con l’impiego di prodotti Roverplastik (www.roverplastik.it)

movimentazione facilitanti. È una delle specialità di Mec. Inoltre, impianti per frantoi a mascelle o del tipo mulino a martelli. Ogni macchina o impianto è modulare, in modo da essere integrato

secondo le esigenze, anche per gli imponenti blocchi cava. E adattabili sono i suoi accessori. Produzione personalizzata, consulenza ed assistenza fornite up to date in tutto il mondo.

In video c’è ora un cliente africano, chiede assistenza: gli viene data on line con «App myMec», multilingue gratuita offerta alla clientela per assisterla comunicando in diretta ogni necessità e soluzione. Ne è passata acqua sotto i ponti anche per Mec. Aveva iniziato con il progettare e costruire una piccola pressa idraulica per frangere la pietra Giuseppe Nicoletti in uno spazio di fortuna non lontano dal pollame della sorella. Ora in ditta si parla brasiliano e russo, oltre ad inglese, spagnolo, tedesco e fancese perché vende in 61 Paesi del mondo. Non é difficile udire linguaggi africani o arabi in produzione e vedere visi stranieri. Il materiale in opera lavorato con macchinario di Mec è in un catalogo fotografico ormai ciclopico. Si va da interventi di grosso richiamo ed assai noti, come la pietra arenaria rossastra che riveste il Duomo di Dresda oppure il travertino che copre le superfici dell’aeroporto di Firenze, alle piazze, anfiteatri, scalinate, ville, piscine, bagni ed interni, cubetti stradali, colonnati, ecc. Nei primi anni le macchine erano manuali, ora la richiesta maggiore è per le automatiche per aumentare la capacità di produzione, affiancate da sistemi per movimentare la pietra e valorizzare gli

A COLLOQUIO CON GIUSEPPE NICOLETTI, FONDATORE E PRESIDENTE DI MEC SRL, SEMPRE UN PASSO DAVANTI AL MERCATO

Investire in ricerca per non avere rivali Giuseppe Nicoletti, fondatore e presidente di Mec srl, a 68 anni è in azienda ogni giorno. Da manuale: chi si fa da solo raramente molla la presa. Qual’é il suo ruolo ora? «Debbo essere almeno un passo in avanti per capire il mercato di domani e le esigenze del cliente». Ha fatto la classica gavetta, fra Trentino e Svizzera, qui da migrante. Dall’avviamento industriale ad indirizzo meccanico (la formazione professionale del tempo, selettiva e competitiva) alla fabbrica, l’Adige Sala di Levico Terme, subito al tornio. Sette mesi e poi via, in Svizzera, nel cantone San Gallo. Perchè? «Ero curiosissimo, c’erano già mia 6 - 2016

sorella e mio fratello, chiesi il loro parere. A casa non avevamo nemmeno la bicicletta, in Svizzera i salari erano migliori. Ci rimasi per dieci anni, da tornitore a responsabile di

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produzione. La mia padrona di casa, una maestra in pensione, mi insegnò bene l’idioma, mi servì in seguito per penetrare nel mercato di lingua tedesca». Nel 1976 rientra in Adige Sala, addetto ai prototipi. L’aveva lasciata con 12 dipendenti e la ritrova con 130. Nel 1996 nasce Mec. Come accadde? «Avevo forte l’impulso di fare da solo. Divenni terzista per Sala, mi diede lavoro ed un tornio usato, quindi sono entrato nel mondo dello spacco, avevo intuito che dava futuro». Quale fu la prima macchina progettata e prodotta? «Era una pressa idraulica tranciante per cubetti in porfido, per una ditta di Alessandria. Gli inizi furono difficili, in affitto in uno


scarti. Il mercato chiede sempre più macchine speciali per finiture. Laura Nicoletti rivela lo spirito aziendale, quello che dall’esterno non si può vedere: «Noi dobbiamo far capire in continuazione le nostre diversità e specialità, cosa sanno fare le nostre macchine, la loro flessibi-

lità e adattabilità, anche perché la clientela spesso arriva con idee non del tutto chiare. Puntiamo ora a fornire qualsiasi servizio, pur rimanendo artigiani per scelta. I nostri dipendenti l’hanno capito, garantiamo formazione continua e non c’è alcun cartellino da timbrare, la flessibilità d’orario è la

nostra normalità». Lavorano in una sede aziendale estesa su 1.800 mq, il fatturato a fine 2015 era di 3,8 milioni Euro. I mercati ultimi conquistati sono lo spagnolo, in forte crescita, russo ed ucraino, dove Mec è leader, fino alla crisi di Crimea dello scorso anno. Tra poco sarà

in Iran, da due anni è presente alle fiere di settore in Cina e punta ad allargare il mercato anche negli Usa. «Dal 2008 la crisi ci ha obbligato a rivisitare procedure e comunicazione - spiega la dirigente - e quanto prima saremo sul mercato con macchinari nuovi».

Pietra senza segreti

Materiale lapideo in lavorazione e già posato. Il sito internet è: www.mecs.it

«Lo spacco nei materiali lapidei - caratteristiche, tecnologia, applicazioni» è il titolo del volume tecnico che Mec ha editato per la clientela. Unico nel suo genere al mondo. Autore è Piero Primavori, consulente e docente universitario. «Il volume serve a far capire come si lavora la pietra e le moltissime e diverse applicazioni che ne possono derivare» motiva Laura Nicoletti, la dirigente di Mec. Nel testo lo spacco della pietra naturale è spiegato nell’articolazione dell’intera sua filiera. Il corredo fotografico è nutrito e puntuale.

Per dieci anni ha lavorato in Svizzera, nel Cantone San Gallo, da tornitore a responsabile di produzione

spazio di mia sorella a Roncegno. Mi hanno aiutato moltissimo i miei figli Laura e Fabio, abbiamo fatto la ditta assieme, siamo cresciuti assieme, oggi la dirige lei». Uno spin-off in campagna. Come trovò i clienti? «Feci rete con ditte veronesi, prima ancora che diventasse modalità diffusa». Sempre nello spazio della sorella in campagna?

«Fino al 2002, quando abbiamo costruito la sede nuova a Scurelle dove siamo ora. Il nostro decollo era avvenuto alla prima Fiera di Verona cui partecipammo, nel 1999. In precedenza ero spesso obbligato ad incontrarmi in aeroporto con rappresentanti e possibili clienti, non avendo una sede presentabile, mentre le nostre macchine erano già valutate bene». Si dice che lei abbia trascorso più tempo in aereo che a casa. «Non è una leggenda, per vent’anni sono stato tra un volo e l’altro a cercare compratori, in automobile ho viaggiato in lungo ed in

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largo in Germania, Austria e Svizzera, anche all’Est. Nel settore è importante il contatto fisico, ancor oggi. Il nostro è un mercato di nicchia, abbiamo sempre investito in ricerca. Ci fossimo fermati alla macchina standard ci avrebbero superato e saremmo andati a fondo». Perché ha editato un volume tecnico sullo spacco? «Nessuno concorrente ce l’ha, i clienti l’apprezzano molto, serve per farci conoscere bene dal mercato». Cosa vede nel futuro di Mec? «Noi avremo sempre più tecnologia nelle macchine, è un impegno difficile, ma ci riusciremo. Abbiamo imparato a costruirci il nostro futuro». 6 - 2016


CIRCOLI

Notizie e immagini dal Circolo tre Marta Delfina Turrina è la nuova presidente C’è stato un passaggio di testimone (anche se sarebbe più corretto, come si vede anche nella foto, parlare di passaggio di mazzo di fiori...), in occasione dell’ultima assemblea del Circolo trentino di Buenos Aires, che si è svolta il 30 aprile e che aveva all’ordine del giorno il rinnovo del consiglio e delle cariche sociali. Alla presidenza del Circolo è stata eletta Delfina Marta Turrina (nella foto qui a fianco, che per anni ha ricoperto l’incarico di segretaria), che subentra a Gabriela Anzelini (con il mazzo di fiori in mano nella foto a destra). Qui di seguito riportiamo la composizione del nuovo consiglio direttivo. Presidente, Delfina Marta Turrina; vicepresidente, Élida Loza; segretario, Mariano Roca; pro-segretaria, Elena Bernabé; tesoriere, Elsa Rosanelli; pro-Tesoriere, Gabriela Anzelini. Consiglieri titolari: Evelina Raymaekers, María Pintarelli, Vera Cappelletti, Ana María Serafini. Consiglieri supplenti: Renato Chiogna, Enzo Baldasseroni, Dolores Villalba Giordani,

Sandro Bottesi. Revisori Dei Conti: Martín Oliana, Juan Pollini, Juan Loss (titolari); Roberto Erlicher, Norberto

Valentini, Fernando Biondi (supplenti). La Trentini nel mondo augura buon lavoro alla nuova presidente e al nuovo direttivo.

La «Coral Trentino» e il corso d’italiano L’attività del Circolo trentino di Buenos Aires è intensa, non solo in occasione di momenti istituzionali o ricorrenze. Tra i «fiori all’occhiello» del Circolo c’è la «Coral Trentino, (foto in basso a destra) che si è esibita in diverse occasioni: sono circa una quarantina i soci che fanno parte del coro, diretto dal maestro Guillermo Suar (foto a sinistra). Ogni settimana, di martedì, i coristi si trovano per le prove. Il martedì è anche il giorno in cui si tiene il corso di italiano (foto in alto), con la professoressa Paula Minaudo. 6 - 2016

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CIRCOLI

entino di Buenos Aires (Argentina)

Il Circolo ha festeggiato il suo 84° compleanno Domenica 12 giugno è stata una giornata meravigliosa, fredda ma riscaldata dal calore dell’amicizia. C’erano ben 135 amici al pranzo per l’84° anniversario di fondazione del Circolo trentino di Buenos Aires, fra i quali anche quelli del Circolo trentino di Zarate e del Circolo trentino di La Plata, veri amici del cuore. La temperatura fredda ha reso la giornata perfetta per gustare al meglio l’appetitoso menù, che prevedeva un saporito antipasto, polenta (fatta alla nostra maniera) e crauti, dessert, bibite, l’immancabile vin brulè e il brindisi finale. Non poteva certo mancare la musica e grazie alla presenza del gruppo «Luna blue» molti ne hanno approfittato per ballare. Rivolgo un sentito ringraziamento a tutti i componenti del comitato direttivo del Circolo, che hanno preparato con le loro mani tutte le pietanze della cena e che hanno lavorato sodo e con grande collaborazione per organizzare questa importante ricorrenza. Grazie anche ai soci del Circolo e agli amici che hanno partecipato con tanto amore al compleanno del Circolo. Delfina Marta Turrina

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CIRCOLI

Notizie e immagini dal Circolo tren

Grande partecipazione ed entusiasmo alla terza edizione di «Polenta & vin» È pienamente soddisfatto il direttivo del Circolo trentino di Bento Gonçalves del successo ottenuto dalla terza edizione di «Jantar polenta & vin», che si è svolta il 21 maggio, organizzata in collaborazione con la «Comunidade 40» di Leopoldina in occasione della «Seconda settimana di cultura e arte italiana» (articolo sulla pagina a fianco). Il Circolo ringrazia per la loro presenza l’assessore al turismo Gilberto Durante, l’assessore all’agricoltura Zelavir Giordani, il «Grupo Focker Turismo», il gruppo della «Câmara de Vereadores», il vice sindaco Mário Gabbardo, Daniel Razador, l’ANEA Brasil, la Famiglia Trentina Santo Antão, l«Associação dos Moradores do Vale dos Vinhedos» e padre Julio Giordani.

«Famiglia bellunese» in gita al Lago d’Iseo La nostra gita primaverile, che come meta aveva il Lago d’Iseo, si è svolta il 12 giugno. Dopo varie fermate per raccogliere i partecipanti siamo giunti via autostrada a Bergamo dove ci aspettava la guida per poi portarci via funicolare panoramica al centro storico di Bergamo Alta. Con maestria ci ha spiegato la storia millenaria della città con la torre, le piazze, le chiese e il museo, peccato che la pioggia ci ha accompagnato per un po’ di tempo e noi non avevamo l’ombrello.

Lasciata Bergamo siamo arrivati al lago per il pranzo all’«Osteria al Sole» proprio in riva

al lago dove si dominava tutta la zona. La nostra meta era Sulzano dove ci si siamo imbarcati per

raggiungere “Monteisola” per una passeggiata ma soprattutto per meglio ammirare la gigantesca passerella galleggiante che l’artista bulgaro Vladimirov Yavachev Christo stava realizzando sul lago, lunga 4 chilometri e larga 14 m: inaugurata il 18 giugno è rimasta aperta fino al 3 luglio (vedi articolo qui sotto). Il rientro è stato accompagnato da canti e risate. Non mi resta che augurarvi buona estate con un arrivederci a settembre per la scampagnata di fine estate. Vitale Triches

Foto: Wolfgang Volz -© 2016 Christo

Successo mondiale per «The floating piers» Oltre 1.200.000 persone (una media di 72.000 al giorno provenienti da tutto il mondo) hanno visitato «The Floating Piers» di Christo e Jeanne-Claude durante i suoi sedici giorni di apertura, dal 18 giugno al 3 luglio 2016. Un’opera composta da pontili galleggianti, ricoperti di tessuto, che si estendevano per tre chilometri di lunghezza 6 - 2016

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attraversando le acque del Lago d’Iseo. «Ogni progetto è un pezzo delle nostre vite ed è qualcosa che non dimenticherò mai» ha detto Christo. «Io e Jeanne-Claude abbiamo concepito l’idea di “The Floating Piers” nel 1970. Solo in seguito ho capito che il Lago d’Iseo era il luogo in cui avevo davvero sentito l’ispirazione per realizzare questo progetto».


CIRCOLI

ntino di Bento Gonçalves (Brasile) «2a Settimana di cultura e arte italiana»

In concomitanza con la «Giornata dell’immigrante italiano», che nel Rio Grande do Sul si celebra il 20 maggio, al 16 al 22 maggio si è svolta la «Seconda settimana di cultura e arte italiana», manifestazione che, come recita il sottotitolo, ha come obiettivo «la valorizzazione della cultura dei bisnonni».

Per l’occasione il Circolo trentino ha organizzato una serie di iniziative che hanno coinvolto e interessato la comunità. Fra i principali, la terza edizione di «Jantar polenta & vin» (articolo sulla pagina a fianco), il «Percurso do Patrimônio» per scoprire l’architettura legata all’immigrazione italiana, la

proiezione del film «Pinocchio». Sono stati anche presentati (foto qui sopra) i porta fortuna ispirati agli gnomi che vivono nelle valli del Trentino.

IL TRADIZIONALE INCONTRO ANNUALE DELLA SEZIONE REGIONALE DELL’«ANEA» SI È SVOLTO DOMENICA 22 MAGGIO A LAVIS

Ex emigrati in Australia, persistono problemi con cittadinanza e tassazione della pensione Domenica 22 maggio si sono riuniti presso il Ristorante Albergo Sartori di Lavis una quindicina di ex emigrati in Australia appartenenti al Gruppo A.N.E.A del Trentino Alto Adige. Erano presenti il consigliere del Comitati Nazionale ANEA, Riccardo Lovati con la moglie Rebecca e Bruno Fronza (presidente onorario della Trentini nel mondo, secondo da sinistra nella foto) con Giuseppe Michelon in rappresentanza dell’ Associazione Trentini nel Mondo. La convocazione era stata fatta dal signor Dorigatti di Bolzano e da Maria Bombardelli di Cavedine, coordinatori del gruppo. La riunione è stata aperta da Dorigatti che ha illustrato l’utilità di questi incontri per i problemi inerenti la cittadinanza e la tassazione della pensione australiana in Italia.

A proposito di questo problema Lovato ha illustrato i vari aspetti della tassazione della pensione e la necessità di modifiche migliorative e ha pure parlato della

difficoltà di avere la cittadinanza italiana per gli emigrati rientrati in Italia con i loro famigliari nati in Australia. Lovato ha pure parlato dei

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giovani italiani, anche locali, che per mancanza di lavoro emigrano in Australia e trovano molte difficoltà per il lavoro. Fronza ha portato il saluto della Trentini nel Mondo e l’assicurazione che l’Associazione è disposta sempre a collaborare per la soluzione dei problemi illustrati, specialmente per quanto riguarda le pensione. Erano presenti Franco e Agnese Terzi, emigrati e residenti a Canberra (Australia), temporaneamente rientrati a Rovereto, e Donato Romani di Lavis, Enzo Sonzagno, Elena Franzoia e Robin Anve Bradley di Bolzano. La riunione si è chiusa ricordando con affetto il presidente nazionale Aldo Lorigiola, morto nel 2014 e anche l’amico Mirko Zizzola di Bolzano, che era capogruppo del gruppo ANEA del Trentino Alto Adige. 6 - 2016


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Foto Patrick Grassi

Il monumento che a Rock Springs (USA) è stato eretto per ricordare il duro lavoro nelle miniere di carbone del Wyoming.


Foto Leonardo Libera

I partecipanti a «Blueprint 2016» durante il «mystical tour» nella città fantasma di Superior (articoli alle pagine 12 e 14-15).


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