104 minute read

2.1 La fanteria

Premessa alla consultazione

Per quanto riguarda le date delle promozioni, laddove non specificato, ci si è attenuti ai Calendari pe’ regii Stati

Advertisement

2.1 La fanteria170

BAVA Eusebio Giovanni Battista, barone

(Vercelli, 6 agosto 1790 – Torino, 30 aprile 1854) Si sposò con Maria Maddalena Viglione dalla quale ebbe quattro figli. Iniziò la carriera delle armi studiando all’Accademia Militare di Saint Cyr dal 1802 al 1806 dopodiché iniziò il servizio effettivo. Entrò dapprima nel 21e régiment d’infanterie légère per essere successivamente inquadrato nel 31e légère sino ad essere promosso capitano171 . Dopo l’esilio all’Elba dell’imperatore, tornò alla corte di Vittorio Emanuele I il quale lo inquadrò nei Cacciatori piemontesi172 partecipando alla campagna di Grenoble del 1815. Continuò, dunque, la sua carriera nella fanteria leggera piemontese prima nei Cacciatori di Nizza (1819) e poi nei Cacciatori di Savoia (1820) dove venne promosso maggiore effettivo173. Non aderì ai moti del ‘21 e pertanto fu trattato benevolentemente da Carlo Felice 174 , il quale lo assegnò, sempre come maggiore, dapprima nel 3° battaglione provvisorio di linea e poi nella Brigata Savona sempre nel 1821. Fu tenente colonnello nella Brigata Casale dal 1825175. Colonnello del 1° reggimento della Brigata Piemonte, nel 1833 venne promosso maggior generale della medesima brigata sino al 1836. Nel 1840 ottenne la

170 N. b. Dal 1839 si operò la riforma che cambiò la numerazione dei reggimenti (dal 1° a 18° e non più 1° e 2° per ogni brigata). 171 V. Ilari, (et alii), op. cit., p. 59; sul 31e légère francese e sulla riconversione nei Cacciatori piemontesi cfr. N. Brancaccio, op. cit., pp. 67-68. 172 Sui cacciatori piemontesi e su tutto il corpo di fanteria leggera piemontese dal 1814 sino alla riforma cfr. N. Brancaccio, op. cit., pp. 67-77. 173 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 59. 174 Piero Pieri, Eusebio Bava, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7, Roma, Treccani, 1970, ad vocem. 175 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 59.

promozione a tenente generale176 e il comando della divisione di Torino177. Nel 1847 fu nominato governatore della divisione di Alessandria178 . Il 3 aprile 1848 fu nominato senatore. Nella campagna del 1848 gli fu affidato il comando del I corpo d’armata. Si distinse per abilità a Pastrengo e vinse a Goito il 30 maggio contro gli austriaci di Radetzky. Nonostante queste vittorie, fu accusato spesso di non averle sfruttate e trovò l’ostilità del ministro di Guerra e Marina Antonio Franzini (1788-1860) che era anche luogotenente generale dell’esercito179 . Il 7 giugno venne promosso generale d’armata180. Durante la battaglia di Custoza (23-25 luglio) il Bava ottenne una vittoria a Staffalo e, ignaro della ritirata del De Sonnaz181 oltre il Mincio, pianificò un attacco per il giorno seguente. L’indomani, una volta informato che il suo collega si trovava oltre Valeggio sul Mincio, avrebbe dovuto attaccare con una manovra a tenaglia gli austriaci che difendevano il paese: egli avrebbe attaccato dal lato destro di Valeggio con la brigata Aosta e un battaglione delle Guardie, il De Sonnaz invece, una volta attraversato il fiume, avrebbe dovuto avanzare dal lato sinistro. A causa di ritardi nel disporre i comandi, De Sonnaz non si mosse e Bava dovette interrompere l’attacco182 . A seguito della sconfitta di Custoza, portò tutto l’esercito a Goito dove, dopo un consiglio di guerra, si organizzò un attacco su Volta Mantovana condotto dal De Sonnaz e dal Broglia183 il quale, purtroppo, fallì. Iniziò dunque la ritirata verso l’Oglio e poi verso l’Adda e i contrasti interni all’esercito piemontese aumentarono: Carlo Alberto pose il Bava in una posizione gerarchica superiore, ma incerta, rispetto al De Sonnaz sebbene fosse una decisione del tutto arbitraria e i contrasti fra lo stesso sovrano e il Bava fossero divenuti

176 P. Pieri, Eusebio Bava op. cit.; sulle date precise di promozione: colonnello della Brigata Piemonte nel 1830, colonnello nel 1° Piemonte nel 1832 e maggior generale nel medesimo anno. Tenente generale nel 1838. Cfr. V. Ilari (et alii), op. cit., p. 59. Da ora in poi, per quanto riguarda le promozioni effettive se non reperite dal Manno o dal de Foras, mi riferirò all’Ilari (et alii) come dizionario dell’Armata sarda. 177 Calendario pe’ regii Stati compilato con autorità e con privilegio di S.S.R.M., Stamperia sociale degli artisti tipografi, Torino, 1841, p. 282. 178 Ivi, 1848, p. 330. 179 P. Pieri, Eusebio Bava op. cit.; un chiaro esempio della discordia fra i due fu il piano che precedette quella che diverrà la battaglia di Santa Lucia: il Bava intendeva operare un’azione dimostrativa sotto le mura di Verona e, nel caso il maresciallo fosse uscito, avrebbe dato battaglia. Il Franzini, invece, modificò il piano che era stato presentato al re dal Bava ed escluse categoricamente l’opzione della battaglia. La battaglia ci sarà ma senza una giusta istruzione ai generali in quanto il piano venne, appunto, modificato all’ultimo senza dare tempo al Bava di informare adeguatamente i comandanti. Cfr. P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 213. Su Antonio Franzini cfr. Nicola Labanca, Antonio Maria Franzini in Dizionario biografico degli italiani, vol. 50, Roma, Treccani, 1998, ad vocem. 180 P. Pieri, Storia militare op. cit., p. 227. 181 Cfr. GERBAIS de Sonnaz, d’Haberès, Hector in Fanteria p. 83. 182 P. Pieri, Storia militare op. cit., pp. 242-244. 183 Cfr. BROGLIA di Casalborgone, Mario in Fanteria p. 47.

ormai palesi. I generali Sommariva e Ferrere184, inoltre, disobbedirono apertamente al Bava dirigendosi entrambi verso l’Oglio e poi, soltanto il Sommariva, decise autonomamente di abbandonare Crotta d’Adda per marciare verso Piacenza sebbene gli fosse stato prescritto dallo stesso Bava di mantenere la posizione e poi di ritirarsi su Lodi con il resto dell’esercito185 .

Ferdinando Augusto Pinelli (1810-1865) lo considera come un comandante abile definendolo «freddo ed imperturbabile nel pericolo» ma anche «troppo sistematico e prudente»186: ovviamente il Pinelli espone proprie idee anche subordinate a sue simpatie personali. Il Pieri, invece, dandone un giudizio il più oggettivo possibile, giunge a definire il Bava come «il miglior generale comandante d’esercito che il Piemonte abbia avuto nel Risorgimento italiano»187. Egli era, tuttavia, inviso alla corte poiché ritenuto un parvenu, in quanto figlio di un orefice, avendo ricevuto la titolatura di barone con regie patenti nel 1844188 .

A causa della sconfitta dei piemontesi la stampa lo accusò di cattiva gestione e, per protesta e a sua difesa, scrisse una Relazione delle operazioni militari dirette dal generale Bava in cui attribuiva al re ogni responsabilità. Bava venne nominato il 22 ottobre generale in capo dell’esercito sottostando, di contro, al generale maggiore189, il polacco Wojciech Chrzanowski (1793-1861), fortemente voluto a ricoprire tale posizione dal sovrano. Il Bava, intanto, si scontrò per questioni di carattere organizzativo dell’esercito con il nuovo ministro della Guerra Alfonso La Marmora (1804-1878) ponendosi definitivamente inviso sia al re, per la pubblicazione della Relazione, sia al Governo. Lo stesso conte Camillo Benso di Cavour attaccò in Parlamento il Bava per la durezza nei confronti del sovrano. Quando si deciderà per la ripresa delle ostilità, il Bava venne definitivamente estromesso dal ruolo attivo che finora deteneva affidandolo, invece, il fedele Chrzanowski190 . Quando il parlamento, guidato dai democratici e fortemente provocato dal re, deliberò per la ripresa delle ostilità, Bava fu nominato ispettore generale dell’esercito il 15 febbraio 1849 estromettendolo da ogni funzione militare operativa. Vincenzo Gioberti (1801-1852), allora capo del Governo, gli inviò una lettera in cui lo accusava di aver diminuito il morale

184 Cfr. GARRETTI di Ferrere, Vittorio Romualdo e SEYSSEL d’Aix e Sommariva Bosco, Claudio e in Fanteria pp. 81; 118. 185 P. Pieri, Storia militare op. cit., pp. 248-256 186 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit. vol. III, p. 205. 187 P. Pieri, Storia militare op. cit., p. 278 nota 1. 188 Ibidem; per la concessione del titolo si veda P. Pieri, Eusebio Bava op. cit. 189 N. Brancaccio, op. cit., p. 234. 190 P. Pieri, Storia militare op. cit., pp. 272-277.

dell’esercito a causa della sua Relazione, informazione che il Bava, rispondendogli, ritenne errata e anzi contraria191 .

Dopo la disfatta di Novara e l’abdicazione di Carlo Alberto, il duca di Savoia Vittorio Emanuele, divenuto ormai re, lo volle nel ministero della Guerra per alleggerire le spese belliche fra cui sciogliere i reparti stranieri (lombardi, modenesi, ecc…) ed accorpare i bersaglieri nei reparti di linea ma, a causa di contrasti con altri organi militari fra cui Alfonso e Alessandro La Marmora, dovette rassegnare le dimissioni il 14 ottobre e fu sostituito proprio dall’ex ministro Alfonso La Marmora192 . Fu cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia nel 1815, Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1844 e Gran croce dell'Ordine di S. Giuseppe per il Granducato di Toscana193 .

BERTOLÉ-VIALE Felice, nobile e cavaliere

(Crescentino, 15 aprile 1780 – Asti, 3 febbraio 1849) Fu il figlio di Francesco (1738-1806) e si sposò con Marietta Bertolé e dal matrimonio ebbe tre figli che fecero carriera nell’esercito e tra cui Ettore Giuseppe Carlo (1829-1892) che fu anche ministro di Guerra e Marina nel 1867 e a più riprese nel 1869, nel 1887 e nel 1891. Felice Bertolé-Viale si arruolò volontario nel 1795 nell’esercito di Vittorio Amedeo III per fronteggiare la repubblica francese e tre anni dopo fu integrato nella Guardi a del Corpo194 . Dal 1799 al 1800 fu integrato nell’esercito francese ma dopo l’esilio di re Carlo Emanuele IV lasciò il Piemonte seguendo la famiglia reale dapprima a Roma e poi a Napoli195 . Nel 1815, con la restaurazione dei Savoia e dell’esercito, fu nominato tenente nel reggimento provinciale di Vercelli, tenente carabiniere nei Cacciatori di Nizza, capitano nella Legione Reale leggera nel 1817 e nel 1822 capitano d’ordinanza nella Brigata Pinerolo. Nel 1826 fu capitano granatiere e nel 1829 fu maggiore della Brigata Piemonte196. Nel 1831 avanzò di grado divenendo tenente colonnello del 2° reggimento della suddetta Brigata.

191 Ivi, p. 277. 192 P. Pieri, Eusebio Bava op. cit.; Carlo Pischedda, Esercito e società in Piemonte (1848-1859), CuneoVercelli, Società per gli studi storici della provincia di Cuneo e Società storica Vercellese, 1998, pp. 20 -23 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/4decf9fbb0a26e69c1257 06900318665?OpenDocument>. 193 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/4decf9fbb0a26e69c12 5706900318665?OpenDocument>. 194 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 520. 195 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 74. 196 Ibidem.

Nel 1835 fu promosso colonnello del 2° reggimento della Brigata Savona197 . Nel 1839 abbandonò tale carica per divenire maggior generale della divisione di Asti. Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dal 1830.198

BES Michele Antonio

(Oulx, 28 febbraio 1794 – Oulx, 5 marzo 1853) Di famiglia borghese, iniziò giovanissimo la carriera militare dapprima al servizio dell’impero napoleonico nella Guardia d’onore a cavallo e, a seguito del ritorno di Vittorio Emanuele I, come sottoufficiale nel reggimento provinciale di Susa. Venne successivamente inquadrato nella Brigata Monferrato quale tenente granatiere provinciale fino alla promozione a capitano nel 1819. Nel 1822, in qualità di capitano d’ordinanza, fu nella Brigata Pinerolo fino ad essere maggiore nei Cacciatori di Savoia nel 1831199. Nel 1832 fu maggiore nel 1° reggimento della Brigata Pinerolo200 finché non venne promosso tenente colonnello, nel 1834, nel 1° della Brigata Casale. Nel 1838 fu colonnello del 2° reggimento della suddetta brigata. Dal 1847 fu maggior generale della Brigata Piemonte201 . Allo scoppio della guerra contro l’Austria, il Bes ebbe il compito di varcare per primo, insieme al Trotti202 da sud, il Ticino con 3000 fanti, 600 cavalieri e 8 cannoni alla volta di Magenta203 del 4° e 14° fanteria e del Piemonte Reale: all’una del pomeriggio del 26 marzo Bes entrava a Milano204. Il 31 marzo insieme a circa 8000 uomini fra regolari e volontari giunse a Brescia205. Il 29 aprile attaccò le posizioni imperiali a Colà e Pacengo dove, con la Brigata Piemonte e alcuni pezzi di artiglieria, dopo due ore riuscì a cacciare gli austriaci e a catturarne 30. I piemontesi persero 29 uomini fra morti e feriti mentre il nemico 53206. Nella successiva battaglia di Pastrengo del 30 aprile, il Bes fu uno dei primi a mettersi in marcia verso le postazioni nemiche con i cacciatori della Brigata Piemonte riuscendo a mettere in

197 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 520 è riportata la Brigata Savoia ma nei Calendari generali è la Brigata Savona: io mi sono attenuto a questi ultimi. 198 Ibidem. 199 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 76. 200 Da precisare che nel dizionario biografico dell’Armata sarda è inserita la data effettiva di maggiore in Pinerolo, cioè nel dicembre 1831. 201 Vengono riportate le date effettive di promozione: colonnello (2 agosto 1837) e maggior generale (12 maggio 1846). Cfr. AA.VV, 150 personaggi del Risorgimento italiano in provincia di Torino, Torino, Daniela Piazza Editore e Provincia di Torino, 2011, p. 73. 202 Cfr. TROTTI, Ardingo in Fanteria p. 122. 203 P. Pieri, Storia militare op. cit., p. 200. 204 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 223. 205 Ivi, p. 238. 206 Ivi, p. 308.

fuga i difensori207. Si occupò, poi, di mantenere l’assedio di Peschiera insieme a Giovanni Battista Federici208 come capo della 1ª divisione del II corpo d’armata209 . Il 5 giugno 1848 a seguito della sua condotta delle truppe nei pressi del monte Cavajon il 29 maggio, gli venne concessa la medaglia d’oro210 . A seguito della sconfitta a Custoza (23 -25 luglio), il re convocò un consiglio di guerra per la richiesta di una tregua, cui parteciparono il Bes, Giuseppe Rossi comandante dell’artiglieria e Alfonso La Marmora. Secondo il Pinelli soltanto il Rossi si oppose alla richiesta. I tre, tuttavia, vennero mandati a parlamentare con Radetzky211 . Dopo l’armistizio Salasco, in autunno il Bes venne nominato generale della 2ª divisione in sostituzione del Ferrere212 .

Durante la campagna del 1849 ebbe l’ottima idea di cercare di capire cosa stesse accadendo alla Cava ove il divisionario Gerolamo Ramorino (1792-1849) era in seria difficoltà. Una volta informato Chrzanowski della ritirata della divisione lombarda del Ramorino oltre il Po

per proteggere Alessandria, ricevette l’ordine dall’Alto Comando di attestarsi a Vigevano dove sarebbe stato rinforzato dalla 3ª divisione di Ettore Perrone di San Martino e dalla 4ª

del duca di Genova. Giuntovi alle 8 del mattino, pose in posizione avanzata, alla Sforzesca , il 17° e il 23° quest’ultimo guidato dal Cialdini213. Gli austriaci, una volta superata Garlasco, si diressero verso la Sforzesca dove trovarono la resistenza delle unità di Bes il quale riuscì a mantenere il campo. Tuttavia per gli imperiali questa sconfi tta tattica fu una vittoria strategica, infatti riuscirono a coprire parte del loro esercito che si stava dirigendo verso Mortara214 .

Con la perdita di Mortara, le divisioni dovettero ritirarsi verso Novara e al Bes fu affidata la posizione centrale dello schieramento con la sua 2ª divisione. Nel corso della battaglia, quando la 3ª mise in fuga il II corpo austriaco verso Olengo, Chrzanowski ordinò, dopo circa un’ora di ritardo, alla 2ª di contrattaccare ma, una volta messo in moto l’esercito centrale, il Bes venne fermato da Alessandro La Marmora il quale, impressionato dallo scompiglio dei difensori di Mortara, finse di portare un contrordine dello stesso polacco che gli ordinava di

207 Ivi, pp. 312-313. 208 Cfr. FEDERICI Giovanni Battista in Fanteria p. 77. 209 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 359. 210 <https://www.combattentiliberazione.it/prima-guerra-dindipendenza/bes-michele-antonio>. 211 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 622. 212 Ivi, p. 782; P. Pieri, Storia militare op. cit., p. 266. 213 Cfr. CIALDINI, Enrico in Fanteria p. 58. 214 P. Pieri, Storia militare op. cit., pp. 290-294.

retrocedere: in realtà l’ordine era solo del La Marmora. Benché sospettoso, il Bes obbedì e si ritirò215 .

Con la conclusione della guerra, ottenne la divisione militare di Cuneo. Partecipò alla vita politica facendosi eleggere alla Camera dei deputati nella 3ª e 4ª legislatura nel collegio di Susa216 . Il giudizio che Vincenzo Bortolotti fa del Bes è piuttosto positivo, afferma, infatti, che «egli era uno dei pochi generali piemontesi, che giunse nel 1849 a comandare una divisione, senza appartenere a quella classe privilegiata che, spesse volte, al vero merito antepone il blasone»217 . Fu deputato per la circoscrizione di Susa per la III e IV legislatura218 .

BIANCHIS di Pomaretto, Luigi Giuseppe, nobile e cavaliere

(Pinerolo, 27 maggio 1806 – Chieri, 30 ottobre 1877) Il padre, il conte Giovanni Luigi (1760-1836), aveva combattuto i francesi e aveva partecipato alla campagna di Grenoble (1815) contro gli ultimi soldati dell’impero napoleonico rimasti a difendere la regione219 . Il cavaliere Luigi Giuseppe entrò nell’Accademia militare di Torino nel 1817 e ne uscì nel 1826 divenendo sottotenente nella Brigata Aosta220 . Nella campagna del 1848 fu capitano del 6° reggimento della Brigata Aosta. A Santa Lucia (6 maggio) venne decorato con la medaglia d’argento221 . Nella campagna del 1849 ricevette la promozione a maggiore del 13° fanteria della Brigata Pinerolo dove ottenne, a Novara (22-23 marzo) la stessa onorificenza che ricevette a Santa Lucia222 .

Nel 1853 fu tenente colonnello e nel 1856 colonnello del 15° che guidò nella battaglia di Palestro (30-31 maggio 1859)223. A seguito dell’insurrezione generale nel granducato di Toscana e nei ducati di Modena e Parma che formarono una Lega di stati dell’Italia centrale per potersi unire al regno di Sardegna, Giuseppe Garibaldi fu chiamato a comandare le

215 Ivi, pp. 306-308. 216 150 personaggi op. cit., p. 73. 217 Vincenzo Bortolotti, Storia dell’esercito sardo e de’ suoi alleati nelle campagne di guerra 1848-1849, Torino, tipografia F.lli Pozzo, 1889, p. 37. 218 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 76. 219 A. Manno, ivi, p. 278. 220 Ibidem. 221 150 personaggi op. cit., p. 75. 222 Ibidem. 223 Ibidem.

divisioni toscane e pertanto il Pomaretto fu nominato maggior generale e lo sostituì nel comando dei cacciatori delle Alpi sino al 1861224 . All’inizio delle insurrezioni nel sud Italia a seguito dell’unificazione, il Pomaretto si trovò in qualità di tenente generale225 negli alti comandi delle divisioni ivi stanziate insieme ad altri generali dell’esercito piemontese226 . Fu Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia227 .

BIANCO di San Secondo, Cesare Luigi, conte

(Torino, S. Teresa, 21 giugno 1794 – Torino, 27 dicembre 1848) Appartenne ad una famiglia nobile del torinese, suo nonno, Gaspare Luigi (1728 -1785) servì come ufficiale nei reggimenti provinciali di Aosta e Ivrea e fu maggiordomo onorario del re (1782)228 . Il conte Cesare Luigi fu Guardia d’Onore dell’imperatore francese, sottotenente sovrannumerario della Brigata Piemonte nel 1814, fino a divenirne capitano d’ordinanza nel 1819. Fu maggiore del 1° reggimento della Brigata Casale dal 1832229 sino al 1835 finché ottenne la promozione a tenente colonnello del 1° reggim ento della Brigata Savona. Dal 1839 fu colonnello del 1° reggimento della Brigata Acqui sino al 1842. Nel 1838 fu colonnello comandante di Asti230 . Fu gentiluomo di bocca231 . Di lui non abbiamo altre notizie, probabilmente si ritirò dall’esercito. Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro232 .

224 Alessandro Marra, Pilade Bronzetti: un bersagliere per l’unità d’Italia, da Mantova a Morrone, Milano, Franco Angeli, 1999, p. 187 e nota 71. 225 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 278. 226 Carmine Pinto, La guerra per il Mezzogiorno: italiani, borbonici e briganti (1860-1870), Roma-Bari, Laterza, 2019, p. 137. 227 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 278. 228 Ivi, p. 281. 229 V. Ilari (et alii) op. cit., p. 79. 230 Ibidem. 231 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 281. 232 Ibidem.

BISCARETTI di Ruffia, Carlo Giuseppe, conte

(Chieri, 22 settembre233 1796 – Torino, 2 giugno 1889) Appartenente ad una famiglia di tradizione militare, si sposò in prime nozze con Malvina del conte Roero di Guarene che morì di parto insieme al figlio nel 1841, e in seconde nozze (1844) con Anoinette Laura Le Tonnelier de Breteuil dalla quale ebbe Roberto 234 (1845-1940) poi senatore del Regno e co-fondatore della FIAT il 1° luglio 1899235 . Nel 1814 fu sottotenente nel Reggimento Guardie 236, luogotenente l’anno successivo e capitano nel 1821. Maggiore nel reggimento Granatieri della Brigata Guardie nel 1832, mantenne tale impiego sino al 1838 quando fu promosso tenente colonnello. Nel 1841 divenne colonnello sino al 1848 quando venne sostituito dal marchese Giulio Cesare Da Passano, in quanto promosso a maggior generale il 29 agosto237 . Partecipò alla battaglia di Custoza (23-25 luglio) in cui, in qualità di maggior generale238 , venne inviato, per ordine del duca di Savoia, presso il monte Mamaor con il 1° reggimento Guardie e con ciò che restava della 9ª batteria da battaglia (parte di essa era infatti stata mandata a posizionarsi verso Guastalla con un battaglione del 2° Guardie) dove riuscì a far retrocedere gli austriaci e prese parte ai fortunati fatti di Staffalo239. Il Biscaretti, inoltre, con il 1° Guardie e la 9ª batteria portò aiuto a Vittorio Emanuele nella dura resistenza per coprire la ritirata piemontese verso Villafranca240 . Prese parte alla campagna del 1849241 . Fu tenente generale dal 1852 al 1866 e ispettore generale dell’esercito dal 1857 al 1859242 . Nel 1862 fu aiutante di campo onorario di Sua Maestà il re d’Italia243 .

233 Il Bortolotti annota il 27 settembre. Per uniformità, ci si attiene al Manno. Cfr. V. Bortolotti, op. cit., p. 46 234 A. Manno, ivi, p. 316. 235 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/58dd99908eb533a441 25646f0058fd51?OpenDocument>. 236 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 316. 237 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/58dd99908eb533a441 25646f0058fd51?OpenDocument>. 238 Il Ruffia aveva sostituito il marchese d’Arvillars nel comando delle Guardie il 29 febbraio 1848. Cfr. V. Bortolotti, op. cit., p. 46. 239 V. Bortolotti, op. cit., pp. 297; 299; 285. 240 Ivi, p. 303. 241 Ivi, p. 379. 242 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/58dd99908eb533a441 25646f0058fd51?OpenDocument>. 243 Ibidem.

Venne decorato come Cavaliere dell'Ordine di S. Anna di Russia nel 1846, fu Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia nel 1856, Gran cordone dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1862, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia nel 1868244 .

BOCCHIARDO di San Vitale, Enrico Massimiliano, conte

(Pinerolo, 28 febbraio 1805 – Alessandria, 20 agosto 1856) Figlio del conte Antonio Vincenzo (1769-1838), sindaco di Pinerolo245, il conte Enrico Massimiliano entrò in Accademia Militare nel 1816 e ne uscì nel 1824 246. Fu l’ultimo esponente della sua famiglia247 . Nel 1829 luogotenente e capitano nel 1834 delle Granatieri Guardie248, durante la campagna del 1848 venne poi promosso con il grado di maggiore del battaglione dei cacciatori del 14° fanteria della Brigata Pinerolo. Nelle operazioni per conquistare la piazzaforte di Verona, a seguito della presa di Peschiera (30 maggio) e della vittoria a Goito (30 maggio), al maggiore Bocchiardo fu affidato un drappello di circa 900 uomini fra cacciatori del 14°, studenti volontari e due pezzi d’artiglieria da 4 libbre per mantenere le posizioni a Spiazzi, villaggio a ridosso dell’Adige, precisamente nella riva sinistra. A quel punto, dal 12 giugno, circa 2500 austriaci confluirono verso le posizioni del maggiore e fra il 17 e il 18 iniziò l’attacco. I piemontesi, tuttavia, resistettero costringendo il nemico a ripiegare verso Ferrara di Monte Baldo ove, però, li attendevano gli studenti che frattanto si erano ivi posizionati e gli imperiali furono nuovamente respinti perdendo, in totale, circa 28 morti e 80 prigionieri mentre i piemontesi soltanto 15249 . Verso la seconda metà di luglio gli austriaci ritentarono di scacciare le unità del Bocchiardo con 3500 uomini facendo arretrare i piemontesi a tal punto che furono costretti a ripiegare sino a Rivoli Veronese250 . Il 23 marzo partecipò alla battaglia di Novara ove ottenne la medaglia d’argento251 . Nel 1851 venne promosso tenente colonnello e poi, nel 1853, colonnello del 13° reggimento della Brigata Pinerolo252 .

244 Ibidem. 245 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 334. 246 Ivi, p. 335. 247 150 personaggi op. cit., p. 87. 248 Ibidem. 249 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, pp. 490-492. 250 Ivi, pp. 550-551. 251 <http://www.combattentiliberazione.it/prima-guerra-dindipendenza/bocchiardo-di-san-vitalemassimiliano>. 252 Ibidem.

Ottenne una menzione onorevole dopo la battaglia di Pastrengo (30 aprile 1848), la medaglia d’oro a Rivoli, dove riuscì a respingere 3000 austriaci riuscendo a combinare uomini del suo battaglione e studenti volontari torinesi, e la medaglia d’argento dopo Novara (22-23 marzo 1849)253 . Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro254 .

BON COMPAGNI255 di Mombello, Giovanni Prospero, conte

(Chieri, 24 ottobre 1792 – Torino, S. Dalmazzo, 20 maggio 1859) Fu il figlio di Giovanni Filippo (1740-1808) e si sposò con Giuseppina Carolina Escoffier di Lessolo dalla quale ebbe tre figli256 . Il conte Giovanni fu lo zio di Carlo Bon Compagni (1804-1880) il quale fu ministro della pubblica istruzione nel primo governo costituzionale di Cesare Balbo (1789 -1853) 257 , membro della commissione plenipotenziaria per sottoscrivere la pace con l’Austria nel ’49 e fu il primo a presentare una proposta di legge per l’introduzione del matrimonio civile. Venne nominato senatore del regno d’Italia nel 1871258 . Il conte Giovanni fu sottotenente provinciale nel reggimento di Susa nel 1814, tenente granatiere nel 1815 fino a divenire capitano nel 1819. Maggiore nel reggimento Guardie dal 1831, fu promosso a tenente colonnello nel 1837259 . Fu maggior generale260 e ispettore delle Leve nella divisione di Torino261 . Fu commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dal 1855262 .

BORBÓN Y BRAGANZA (DE) Fernando, infante di Spagna

(San Lorenzo de El Escorial, 19 ottobre 1824 – Brunsee, 1° gennaio 1861) Fu il terzogenito di Don Carlos Isidro di Borbone-Spagna e fratello di Don Carlos VI e Juan III.

253 150 personaggi op. cit., p. 87. 254 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 335. 255 Talvolta anche Buoncompagni Cfr. F. A. Pinelli, op. cit., cap. II, p. 167. 256 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 358. 257 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, cap. II, p. 167; A. Manno, vol. A-B, p. 358. 258 Ibidem. 259 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 87; da precisare che l’autore indica quale data effettiva di promozione a tenente colonnello il 1836. 260 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 358. 261 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 87. 262 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 358.

Nel 1834 venne privato del suo diritto al trono spagnolo con un decreto Reale di Maria Cristina delle Due Sicilie, consorte di Fernando VII e regina reggente, approvato dalle Cortes tre anni dopo263 . Dal 1846 al 1848 fu colonnello aggregato del 18° reggimento della Brigata Acqui probabilmente in quanto Carlo Alberto sosteneva la fazione carlista nella controversia per il trono di Spagna.

BORBÓN Y BRAGANZA (DE) Juan Carlos, infante di Spagna

(Aranjuez, 15 maggio 1822 – Brighton, 18 novembre 1887) Era il secondogenito di Don Carlos Isidro di Borbone-Spagna, fratello di re Fernando VII. Formato ed istruito insieme al fratello maggiore, Don Carlos Luis, che sarebbe dovuto diventare re di Spagna, viene descritto come un uomo con un carattere frivolo e propenso al progressismo, spesso propugnando idee rivoluzionarie. Per questo motivo venne combinato il matrimonio con la figlia di Francesco IV di Modena, Maria Beatrice d’Este, una donna rigidamente ancorata ai principi monarchici assolutisti264 . Nel 1846, probabilmente per la vicinanza di Carlo Alberto alla fazione carlista rappresentata dal padre di Don Juan, egli venne nominato colonnello in seconda del 2° reggimento della Brigata Savoia sino al 1847. Si celebrò il matrimonio e la coppia andò a vivere a Venezia 265 . Dovettero, tuttavia, abbandonare la città a causa degli sconvolgimenti del 1848 che portarono la cacciata degli austriaci e la proclamazione della Repubblica di San Marco (17 marzo) e, pertanto, raggiunsero Vienna. Il carattere ribelle di lui, però, causò non pochi problemi alla coppia, cosicch é mentre la moglie restava a Modena con i loro due figli, Juan Carlos viaggiava per le corti europee conducendo una vita dissoluta.

Poiché aveva rifiutato di accompagnare suo fratello, Carlos VI pretendente carlista, in guerra contro la regina Isabel II, quando il fratello fu costretto ad abdicare forzatamente dalle truppe leali alla regina, Juan Carlos colse l’occasione per dichiararsi erede legittimo al trono spagnolo accusando la regina e il suo governo di essere retrogrado e invitando il popolo

263 Carlos Robles do Campo, Los infantes de España bajo la ley sálica, in Anales de la Real Academia Matritense de Heráldica y Genealogía, vol. X, Madrid, s.i.t., 2007, p. 351. 264 S.a., Dinastia carlista – Juan III, in Montejurra, anno I n. 8, 13-20 giugno 1965, Pamplona, 1965, p. 13. 265 Ibidem.

spagnolo ad appoggiarlo, ma a causa delle dichiarazioni giudicate troppo liberali dai carlisti, Juan Carlos perse molto consenso266 . Il 13 gennaio 1861 la morte colse Carlos VI lasciando, dunque, come unico pretendente Juan Carlos che assunse il nome di Juan III.

Poiché si rese conto che non avrebbe avuto nessun appoggio da parte degli spagnoli, cercò di ritornare a corte sottomettendosi alla regina la quale, tuttavia, gli negò di ritornare in patria267 . Ormai anziano, rinunciò ai diritti al trono di Spagna nel 1868 i quali passarono al figlio Don Carlos María e quando questi, nel 1874 con il nome di Carlos VII, fu in Spagna per guidare le operazioni della terza guerra carlista, Juan Carlos fece ritorno per l’ultima volta in patria, visitando alcune regioni della penisola e venendo appellato dai soldati del figlio come «el rej viejo». Il corpo venne tumulato a Trieste268 .

BROGLIA di Casalborgone, Mario Ruffinotto, conte

(Casalborgone, 20 agosto 1796 – Torino, S. Massimo, 29 aprile 1857). Si sposò con Eufrosina Lodi Ceveris di Burolo ed ebbe sette figli fra cui Alessandro (18381891) membro dello Stato Maggiore e medaglia d’argento. Sottotenente nella Brigata Guardie granatieri nel 1814, l’anno seguente prese parte alla campagna della settima coalizione contro Napoleone. Fu capitano sotto commissario di guerra in Sardegna nel 1820, capitano d’ordinanza nel 1826. Fu maggiore dal 1829 sino al 1831 nella Brigata Guardie 269 e fu, poi, promosso tenente colonnello della medesima brigata270. Dal 1837 fu colonnello del 2° reggimento della Brigata La Regina271 e mantenne tale comando sino al 1843 quando fu promosso a maggior generale della Brigata Savoia. Paggio d’onore delle LL. MM., nel 1848 fu primo scudiero di Sua Maestà il re272 . A seguito delle dimissioni del marchese Emanuele Pes di Villamarina come Regio segretario di Stato per gli affari di guerra e marina273, il re lo nominò prima come reggente e poi, il 27

266 Ibidem. 267 Ivi, p. 14. 268 Ibidem. 269 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 101. 270 M. Cassetti, Mario Broglia di Casalborgone, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 14, Roma, Treccani, 1972, ad vocem. 271 Nel dizionario biografico dell’Armata sarda è precisato che l’anno di promozione fu il 1836. 272 Calendario pe’ regii Stati, 1848, p. 180. 273 Sull’evoluzione della nomenclatura della Segreteria di guerra Cfr. Nicola Brancaccio, op. cit., p. 230.

novembre 1847, come Primo Segretario di Stato274. Il periodo nel dicastero della guerra, tuttavia, fu assai breve. Riuscì ad operare soltanto alcune riforme che Pinelli giudicò positive, come ad esempio l’aver posto le basi per la creazione di un esercito meritocratico, in cui l’avanzamento non fosse solo per anzianità e che tale decisione fosse esaminata da un Consiglio di promozione interno ad ogni corpo 275 . Con l’avvento dello Statuto e la formazione di un Governo costituzionale (16 marzo 1848) il Broglia dovette dimettersi dal suo incarico che venne assunto dal nuovo ministro di guerra e marina, il conte Antonio Franzini (1788-1860)276 . Allo scoppio della guerra contro l’Impero austriaco ottenne il comando della 3ª divisione facente parte il II corpo d’armata del De Sonnaz277 . Federico Augusto Pinelli, nella sua lunga trattazione della campagna del ’48, descrive il conte come un buon tattico, «freddo, intelligente e previdente» nonostante non lo ritenga particolarmente valoroso. L’autore sostiene, inoltre, che a causa del suo duro temperamento non abbia ottenuto le simpatie di suoi sottoposti278 . Distintosi nella prima parte della campagna, fu ritenuto erroneamente responsabile delle perdite subite dalla Brigata Acqui, sottoposta alla sua divisione, durante la battaglia di Santa Lucia (5 maggio) poiché aveva dovuto coprire la ritirata ordinata dal re. Tale responsabilità fu invece, invero, del generale Pietro Falletti di Villafalletto279. A seguito della sconfitta a Custoza e l’adunata dell’esercito a Goito, il Broglia venne inviato insieme al De Sonnaz a riconquistare Volta Mantovana. Il paese, tuttavia, era stato da poco occupato dagli au striaci del generale Konstantin D’Aspre (1789-1850) e dunque iniziò un vivace scontro di fucileria280 .

Nella difesa di Milano, il Broglia diede prova di valore tentando di contrattaccare con il 16° Savona e il battaglione parmense ma il Bava aveva già dato l’ordine di ritirarsi verso la città281 .

Nella campagna del 1849 fu dapprima riconfermato alla guida della 3ª divisione ma in seguito fu rimosso a favore di Ettore Perrone di San Martino (1789-1849)282, seguendo la

274 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 422. 275 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, cap. II, p. 145. 276 Ivi, p. 167. 277 Gastone Breccia, Nei secoli fedele, cap. I, Milano, Mondadori, 2014, nota 20. 278 F. A. Pinelli, op. cit., vol. III, cap. III, p. 207. 279 Cfr. FALLETTI di Villafalletto, Pietro in Fanteria p. 74. 280 P. Pieri, Storia militare op. cit., pp. 248-249. 281 Ivi, p. 261. 282 Ivi, p. 282.

sorte di altri comandanti della precedente campagna come il De Sonnaz e l’ex capo di Stato Maggiore Carlo Canera di Salasco283 . Negli anni immediatamente successivi alla Pace di Milano del 1849 non partecipò più attivamente alla vita militare e nel 1854, sebbene non avesse mai preso parte ai lavori, fu creato senatore.

Nel 1856 venne inviato alla corte dello zar Alessandro II di Russia per poter ristabilire buoni rapporti, cessati dal 1848 e culminati con la guerra di Crimea (1853-1856), ottenendo buoni risultati. Nel 1857 fece ritorno a Torino e vi morì lo stesso anno284 .

Fu Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1848 e, nel 1853, cavaliere di Gran Croce. Nel 1856 ottenne la Croce di Prima Classe dell’Ordine Militare di Savoia285 .

Venne insignito, inoltre, con la Gran Croce dell'Ordine di S. Giuseppe del granducato di Toscana286 .

BRUNETTA d’Usseux, Federico, conte

(Pinerolo, 31 gennaio 1804 – Torino, 11 agosto 1885) Primo di diciotto fratelli287, il conte Federico partecipò alle campagne del 1848 e del 1849. Fu in Accademia Militare dal 1816 al 1823.

Luogotenente nel 1° Casale sino al 1836, allo scoppio delle ostilità con l’Austria, il conte Federico era capitano dell’11° reggimento della Brigata Casale e durante la battaglia di Santa Lucia (6 maggio), con intrepido valore, si scagliò contro il nemico costringendolo alla fuga e permettendo alle truppe del Passalacqua di penetrare nel villaggio288. Nel 1849 fu maggiore comandante il 2° battaglione del 18° reggimento della Brigata Acqui. Sei dei fratelli Brunetta presero parte alle campagne di Carlo Alberto, Alessandro (18081859) fu capitano del 12° reggimento della Brigata Casale, Edoardo (1816 -1859), che nella campagna del ’48 era luogotenente in seconda di Genova Cavalleria, partecipò agli scontri di Governolo (18 luglio) ove sarebbe rimasto ucciso se il fratello minore, il capitano di Genova Cavalleria Filippo Francesco (1821-1895), non fosse intervenuto mettendo a

283 Cfr. CANERA di Salasco, Carlo Felice in Fanteria p. 53. 284 M. Cassetti, op. cit. 285 Ibidem. 286 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/9c71ca4b60345894c125785d00597bf7/193f5af2db2524a2c12 5706900318673?OpenDocument>. 287 Sui sette fratelli Brunetta d’Usseaux che diedero un forte contributo alla causa risorgimentale si rimanda a 150 personaggi op. cit., pp. 109-110. 288 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 336.

repentaglio la sua stessa vita 289 , Alberto Felice (1824-1886), luogotenente in Nizza Cavalleria, e Pietro Antonio (1831-1904), che a soli 18 anni, nella campagna del ’49, fu sottotenente dei Granatieri della Brigata Guardie.

BUGLIONE di Monale, Giovanni Battista, nobile e cavaliere

(Saluzzo, 9 luglio 1775 – Torino, 9 gennaio 1850) Si sposò con Benedetta Aliberti dalla quale ebbe sette figli290 . Nel 1794 fu sottotenente nel reggimento provinciale di Torino, l’anno seguente sottotenente granatiere e fece la campagna del 1800. Prese parte alla campagna di Grenoble con il medesimo reggimento e nel 1822 venne promosso maggiore nella Brigata Pinerolo; nel 1829 fu tenente colonnello nell’Aosta. Venne pensionato nel 1831291 . Fu maggior generale292 . Dal 1834 fu comandante, nella divisione Cuneo, di Mondovì e provincia293 . Fu comandante nella divisione Novara della stessa e della sua provincia294 .

CACCIA Ottavio, conte

(Novara, 12 ottobre 1794 – Sommacampagna, 6 maggio 1848) Fu il settimo figlio di Pietro Ambrogio (1722-?), appartenente ad un’antica famiglia. Nel 1813 fu allievo alla scuola napoleonica di Pavia e, con il ritorno de i Savoia, sottotenente d’ordinanza nella Brigata Guardie. Nel 1823 tenente scelto e l’anno seguente capitano in seconda d’ordinanza; nel 1827 venne nominato capitano scelto295 . Nel 1834 gli venne concesso il titolo comitale296 . Nel 1838 ottenne la promozione a maggiore nel reggimento Granatieri Guardie e nel 1842 quella di maggiore con grado di tenente colonnello finché, nel 1846, quella di colonnello comandante del reggimento Cacciatori Guardie297 .

289 Ivi, pp. 545-546; A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 432. 290 Ivi, p. 446. 291 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 108. 292 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 446. 293 Calendario pe’ regii Stati, 1834, p. 438. 294 Calendario pe’ regii Stati, 1839, p. 273. 295 A. Manno, op. cit., vol. III, p. 14; V. Ilari (et alii), op. cit., p. 113. 296 Ibidem. 297 Vi sono delle contraddizioni fra ciò che è scritto nei Calendari generali e ciò che, di contro, è affermato dal dizionario dell’Armata sarda e, parzialmente, dal Manno, cioè: per il dizionario venne promosso maggiore nel 1837 dei Cacciatori Guardie, tenente colonnello del 9° La Regina nel 1841, colonnello dei Cacciatori Guardie nel 1845 e posto in aspettativa nel 1847. Per il Manno, inoltre, fu addirittura colonnello dell’Aosta ma di quale 50

Nella campagna del 1848 gli fu affidato il compito di organizza re il 5° reggimento lombardo298 ma nella battaglia di Santa Lucia (6 maggio) venne ferito gravemente e a Sommacampagna morì. Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1831299 .

CACHERANO di Bricherasio, Teodoro, conte

(Bricherasio, 28 febbraio 1788 – Bricherasio, 17 marzo 1868). Si sposò con Giuseppina Birago di Vische, dama del Palazzo della Regina. Da essa non ebbe figli e la successione passò al fratello. Fu nipote del famoso Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio (1706 -1781), comandante dei circa 7400 soldati austro-piemontesi 300 che al colle dell’Assietta il 19 luglio 1747 affrontarono e ottennero una clamorosa vittoria sui franco-spagnoli guidati dal cav. Belle Isle.

Lo zio di Teodoro, Giuseppe Cacherano di Bricherasio (1768-1836) fu Primo Elemosiniere di re Vittorio Emanuele I (1819) e mantenne tale carica anche durante i regni di Carlo Felice e Carlo Alberto il quale, inoltre, lo privilegiò con la nomina a Maestro di cerimonie dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata301. Felice fu suo zio e suo fratello minore Marco Aurelio302 .

Teodoro fu paggio di corte nel 1796; nel 1815 nel corpo ufficiali del reggimento provinciale di Susa, capitano nei Granatieri Guardie nel 1818303, tenente colonnello delle Guardie sino al 1831 quando venne promosso colonnello del 1° Cuneo. Dal 1837 al 1838304, maggior generale della Brigata La Regina. In seguito fu fra i maggior generali aiutanti di campo del re305 .

reggimento non si sa. In tutta questa confusione mi sono attenuto ai Calendari generali. Cfr. A. Manno, op. cit., vol. III, p. 14; V. Ilari (et alii), op. cit., p. 113 298 Il Bortolotti, invece, sostiene che fu nel 5° Aosta e non menziona il 5° lombardo. Mi sono attenuto sia al Manno sia al dizionario dell’Armata sarda che, invece, sostengono che fu al comando del 5° lombardo. Il Pinelli, inoltre, segnalando la morte del Caccia, lo annovera come colonnello del 5° sebbene non si sappia se si tratti dell’Aosta o del lombardo. Cfr. V. Bortolotti, op. cit., p. 433; F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 333. 299 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 113. 300 Vittorio Dabormida, La battaglia dell’Assietta, studio storico, Roma, Carlo Voghera, 1877, p. 95. 301 P. Gentile, Alla corte di re Carlo Alberto. op. cit. p. 45. 302 Cfr. CACHERANO di Bricherasio, Felice e CACHERANO di Bricherasio, Marco Aurelio in Cavalleria pp. 129-130. 303 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 115. 304 Il Manno registra la data di promozione, cioè l’8 ottobre 1836, io mi sono attenuto ai Calendari generali. 305 Calendario pee’ regii Stati, p. 296.

Durante la campagna del 1848 fu il comandante di Piacenza che ricevette la 1ª divisione del marchese di Sommariva che si era ritirata da Crotta d’Adda disobbedendo agli ordini del Bava306 . Fu posto a riposo il 24 agosto 1848307 .

CAMERANA Carlo, conte

(Costigliole d’Asti, 3 febbraio 1806 – Costigliole d’Asti, 9 giugno 1869) Come il padre Giovanni Antonio, anche il conte Carlo fu nelle Guardie del corpo dal 1822. Sposò Adelaide Arborio di Gattinara, già vedova, dalla quale ebbe tre figli fra cui Vittorio Teobaldo (1855-1923), maggior generale308 . Dal 1825 entrò nella Brigata Piemonte e dal 1836 fu luogotenente nel 2° reggimento della medesima brigata sino al 1842 quando, in virtù della nomina nell’anno precedente, venne promosso capitano. Dal 1842 al 1848 ricoprì la carica di prefetto dell’Accademia Militare e nella campagna del 1849, con il grado di maggiore, fu nel 20° reggimento della divisione lombarda agli ordini del visconte Ernest Perrot de Thannberg309 . Nel 1852 venne nominato tenente colonnello e nel 1856 ottenne la promozione a colonnello. Nel 1859 divenne maggior generale della Brigata Granatieri di Sardegna 310 e nel 1861 tenente generale. Nel 1869 si congedò dall’esercito. Fu Grand’Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1854 e commendatore dell’Ordine Militare di Savoia nel 1860 per aver conquistato Perugia311 .

CAMOSSI Giovanni, barone

(1786 – 18 gennaio 1859) Sposò in prime nozze Clementina Viard, dalla quale non ebbe figli, e in seconde nozze Giuseppa Tadini, già vedova312 . Nel 1804 fu fra i veliti della Guardia Reale del regno d’Italia e venne congedato con il grado di capitano. Con il ritorno dei Savoia riprese il servizio come tenente nel reggimento

306 Sulla disobbedienza del Sommariva Cfr. P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., pp. 255-256. 307 A. Manno, op. cit., vol. III, pp. 76-77. 308 Ivi, p. 202. 309Ivi, p. 201. 310<http://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/Comando-Forze-Operative-Sud/DivisioneAcqui/Brigata-Mec-Granatieri-di-Sardegna/Pagine/I-Comandanti.aspx>. 311 A. Manno, op. cit., vol. III, p. 201. 312 Ivi, p. 206.

provinciale di Casale e rivenne promosso capitano provinciale nella Brigata Saluzzo. Fu capitano granatiere nel 1824 e maggiore dell’Acqui nel 1826313 . Dal 1832 maggiore nel 1° Acqui e, l’anno seguente, come tenente colonnello, del 2° reggimento della Brigata Acqui. Nel 1833 fu promosso colonnello del 1° reggimento della medesima brigata e mantenne tale incarico sino al 1838: ottenne il grado, infatti, di maggior generale della Brigata La Regina. Comandò la suddetta brigata sino al 1845, anno in cui fu creato barone314 . Egli non ebbe eredi diretti e lasciò i suoi averi, compreso il titolo baronale, al figliastro Mario Fassini Camossi, figlio della seconda moglie e del suo precedente marito.315

Ebbe la Legion d’Onore napoleonica che mutò con l’onorificenza sabauda di milite dell’Ordine Militare di Savoia316 .

CANERA di Salasco, Carlo Felice, conte

(Torino, S. Filippo, 13 settembre 1796 – Vercelli, 17 gennaio 1866) Si sposò con Marianna Pallavicino delle Frabose dalla quale ebbe quattro figli fra cui Carlo (1823-1891) ufficiale in Novara Cavalleria e luogotenente generale nel 1882 e Maria Luisa (1831-?), donna che seguì Giuseppe Garibaldi nella spedizione in Sicilia317 . Fu il fratello maggiore di Alessandro, capostipite della linea secondogenita e maggiore aggregato in Novara Cavalleria318 . Nel 1814 fu sottotenente di Stato Maggiore generale. Nel 1826 fu maggiore e aiutante di campo del re Carlo Felice nel 1827. Ebbe anche incarichi a corte e nel 1831 fu luogotenente colonnello e primo ufficiale della regia segreteria di guerra e marina sebbe ne con la nomina di Emanuele Pes di Villamarina fu allontanato. La sua ascesa, tuttavia, non venne ostacolata. Fu colonnello e segretario del Consiglio di conferenza, quell’assemblea di segretari del re che settimanalmente aveva l’obbligo di conferire, per l’appunto, al monarca tutte le decisioni in materia del loro, per così dire, ministero 319. Venne, tuttavia, ben presto rimosso dal sovrano per inadeguatezza venendo comunque promosso aiutante generale del

313 V. Ilardi (et alii), op. cit., p. 120. 314 A. Manno, op. cit., vol. III, p. 206. 315 Ibidem. 316 V. Ilari (et alii), op. cit., p, 120. 317 A. Manno, op. cit., vol. IV, p. 269; Piero del Negro, Carlo Felice Canera di Salasco in Dizionario biografico degli italiani, vol. 89, Roma, Treccani, 2017, ad vocem. 318 Cfr. CANERA di Salasco, Alessandro in Cavalleria p. 132. 319 P. Del Negro Carlo Felice Canera di Salasco, op. cit.; sulle riunioni settimanali del Consiglio si rimanda all’approfondito lavoro di P. Gentile, op. cit., pp. 156-157 ove v’è presente una tabella in cui si illustra la scansione giornaliera, con i relativi orari, del calendario dei ricevimenti del re.

quartiermastro Annibale Saluzzo di Monesiglio (1776-1852) 320 nel 1834. Nel 1838 fu maggior generale della Brigata Savona. Allo scoppio delle ostilità con l’Impero asburgico, egli venne scelto quale capo di Stato Maggiore generale dell’esercito e venne promosso tenente generale. Il Salasco non eccelse né in abilità militare né in strategia, il Pinelli lo presenta così: «Capo dello stato -maggiore generale dell'esercito era Salasco; suddito fedele, egli sacrificava tutto alle convenienze di corte, e come uomo di guerra era completamente nullo» 321 . A seguito della disorganizzazione cronica dello Stato Maggiore, anche attribuibile a lui giacché ne era il capo, e alla mancata conquista di Verona, il Franzini lasciò il fronte per tornare a Torino e il Bava, acerrimo nemico dello stesso Franzini ma come lui scontento dell’andamento della guerra, si rifiutò di essere consigliere del re: a Carlo Alberto restava dunque solo da fare affidamento al mediocre Salasco, sempre pronto, come afferma il Pieri, a «evitare di contraddire il suo signore322 ». Dopo la sconfitta davanti Milano, Salasco fu l’artefice dell’armistizio omonimo che permise ai piemontesi si riparare oltre il Ticino consegnando Milano e la Lombardia agli austriaci. Durante la ritirata verso il Piemonte al re si presentò l’idea di nominare come capo di Stato Maggiore il polacco Chrzanowski, veterano delle guerre napoleoniche, ma così operando avrebbe dovuto allontanare il suo fedele Salasco. In realtà, in sostituzione dello stesso, venne nominato il barone Agostino Chiodo (1791-1861) il 24 agosto, già al comando del genio nella campagna del ‘48, che verrà sostituito in seguito dal Franzini 323. Il 4 dicembre venne collocato a riposo. Il generale si eclissò dalla vita politica, sempre additato come l’artefice, benché solo firmatario, dell’armistizio e si limitò ad occuparsi delle sue tenute e degli affari familiari324 .

CARROCCIO di Monale, Vittorio, conte

(Carmagnola, 20 agosto 1790 – Carmagnola, 3 marzo 1860) Il nonno, l’avvocato Martino Antonio (morto nel 1786), fu investito conte di Monale nel 1785325 .

320 Fu il fratello minore del conte Alessandro (1775-1851) già barone dell’Impero francese, maggior generale, segretario di guerra e marina (1820-1821) e autore dell’Histoire militaire du Piémont (I ed. 1818) continuata poi dal Pinelli. Annibale, tenente colonnello nel 1796 e anch’egli barone dell’Impero francese, fu generale d’armata (1837) e senatore del regno. Cfr. A. Manno, op. cit., vol. XXVIII, pp. 108-109. 321 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 207. 322 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 229. 323 Ivi, pp. 265-268. 324 P. Del Negro, Carlo Felice Canera di Salasco, op. cit. 325 A. Manno, op. cit., vol. V, p. 98.

Sposò Giuseppa Nicolis di Frassino dalla quale ebbe cinque figli. Dal 1838 fu maggiore nel 1° reggimento della Brigata Piemonte sino al 1844. Fu promosso, in seguito, luogotenente colonnello del 7° reggimento della Brigata Cuneo e ricoprì tale incarico anche nelle campagne del 1848 e del 1849. Dal 1846 fu consigliere della provincia di Cuneo326 . Venne promosso colonnello e si ritirò dalla vita militare; fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1827)327 .

CARUTTI di Cantogno, Ugone, nobile

(Villafranca Piemonte, 18 febbraio 1791 – 21 novembre 1841) Di costui si ignora la moglie e se ebbe dei figli ma si sa che il padre, Ferdinando, V esponente della linea nobiliare, fu un notaio. Il Carutti ebbe un nipote, Domenico (1821 -1909), noto studioso che venne chiamato dal Gioberti nel ministero degli Esteri come primo ufficiale (1848) e che fu, oltre che membro dell’Accademia delle Scienze di Torino, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria. Venne nominato, inoltre, senatore del regno d’Italia nel 1889328 .

Nel 1810 il Carutti si arruolò nei veliti, unità dell’esercito francese, e due anni dopo prese parte alla campagna di Russia329. Nel 1814 fu sottotenente nel reggimento provinciale di Susa, partecipò in qualità di tenente alla campagna di Grenoble del 1815 e, nello stesso anno, venne inquadrato nella Brigata Alessandria. L’anno seguente nel 2° Cacciatori di Nizza e nel 1817 nel II battaglione della Legione Reale leggera. Nel 1819 venne promosso capitano e venne inquadrato nella Brigata Pinerolo nel 1822 finché, nel 1829, ottenne il grado di capitano granatiere. Nel 1831 fu nominato maggiore nel 2° reggimento della Brigata Acqui e nel 1834 promosso tenente colonnello nel 2° reggimento della Brigata La Regina330 . Dal 1839 al 1841 fu colonnello nel 1° reggimento della Brigata Savona331 .

326 Calendario pe’ regii Stati, 1846, p. 500. 327 A. Manno, op. cit., vol. V, p. 99. 328 Ivi, p. 120. 329 Ivi, p. 119. 330 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 131; da precisare che non viene menzionata la promozione a tenente colonnello ma quella di maggiore effettivo nel 1835; A. Manno, op. cit., vol. V, p. 119; da notare che il Manno sostiene che il Carutti fu maggiore nel 1835 mentre, come dimostrato dai Calendari generali del regno, egli lo fu già dal 1832. 331 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 131; da precisare che il dizionario biografico dell’Armata sarda registra la promozione a colonnello nel 1837 e non nel 1841. Io mi sono attenuto ai Calendari generali.

CASTELNUOVO di Torrazzo, Eugenio, barone

(Vercelli, 1785 – 14 dicembre 1840) Si arruolò nell’esercito del regno d’Italia dove raggiunse il grado di capitano. Dopo la Restaurazione fu degradato a tenente e posto in aspettativa. Sempre nel 1 814 riprese però il servizio nel reggimento Cuneo con il quale partecipò alla campagna del 1815 in cui venne promosso tenente granatiere. Nel 1822 divenne capitano d’ordinanza nella Brigata Casale, capitano granatiere nel 1826 e fu degli l’ultimo maggiore del battaglione dei cacciatori di Nizza nel 1831332 . Dal 1832 al 1834 fu tenente colonnello del 2° reggimento della Brigata La Regina333 . Dal 1835 fu Capo di Stato Maggiore della divisione di Savoia334 . Fu maggior generale e comandante di Torino335 . Morì privo di eredi336 . Fu cavaliere dell’Ordine della Corona Ferrea nel regno d’Italia ma, una volta inquadrato nell’esercito piemontese, la sostituì con l’onorificenza di milite dell’Ordine Militare di Savoia337. Fu anche cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1831338 .

CAUDA Vincenzo Luigi Ferdinando, nobile

(Mondovì, 5 ottobre 1795 – 1852) Si sposò con Palmina Maria Cristina Pinoli dalla quale ebbe quattro figli339 . Dopo la restaurazione dei Savoia, entrò come sottotenente nel reggimento Aosta. Nel 1840 fu promosso maggiore nel 12° reggimento della Brigata Casale e nel 1845 tenente colonnello del 5° reggimento della Brigata Aosta. Nel 1850 fu nominato comandante di Novi Ligure340 .

332 Ivi, p. 135. 333 Da precisare che nel dizionario biografico dell’Armata sarda è specificato l’anno di promozione, cioè il 1831; ibidem. 334 Calendario pe’ regii Stati, 1835, p. 319. 335 A. Manno, op. cit., vol. V, p. 219. 336 Ibidem. 337 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 134. 338 Ivi, p. 135. 339 A. Manno, op. cit., vol. VI, p. 266. 340 Ibidem.

CERALE Enrico

(Dieppe, 17 settembre 1804 – Urago d’Oglio (Brescia), 6 ottobre 1873) Di famiglia borghese di origine piemontese, iniziò ben presto la carriera militare nella Brigata Saluzzo come volontario nel 1814341. A seguito della soppressione della stessa dopo i moti del 1821, egli passò nel 2° battaglione del Brigata Pinerolo co me sottotenente. Nella decade degli anni ’30 scalò i gradi sino al 1839 quando divenne capitano del 2° reggimento, poi 14°. Con il grado di capitano partecipò alla campagna del 1848 ove si distinse il 30 aprile per aver respinto un contingente austriaco che, sortito da Peschiera, avrebbe sorpreso i piemontesi che si stavano dirigendo verso le colline di Pastrengo; quest’azione gli valse la medaglia d’argento. Inquadrato dunque nel II corpo d’armata agli ordini del De Sonnaz, egli partecipò agli scontri di Rivoli e a quelli che vi seguirono distinguendosi nell’abilità e nello spirito di abnegazione riuscendo a coordinare, per quanto il suo grado potesse permetterglielo, la ritirata verso il Mincio. Il 15 agosto, infatti, per l’ottima condotta dimostrata nei campi di Rivoli, Sona e Volta, venne onorato con la medaglia d’oro. Nell’ottobre venne promosso maggiore del 3° Piemonte e partecipò alla breve campagna del 1849.

Nel 1856 fu maggior generale e nel 1859 comandò la Brigata Aosta. Venne ferito gravemente a San Martino (24 giugno 1859) durante la II guerra d’indipendenza342 . Nella III guerra d’indipendenza fu posto a capo della 1ª divisione nella battaglia di Custoza (24 giugno 1866) ma, mantenutosi fedele alle disposizioni, venne travolto dall’esercito imperiale che per la seconda volta trionfava in quelle località. A seguito della battaglia venne dispensato dal servizio343 . Fu Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia a seguito del valore dimostrato a San Martino344 .

341 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 141. 342 < https://www.combattentiliberazione.it/prima-guerra-dindipendenza/cerale-enrico>. 343 Alberto Baldini, Enrico Cerale in Enciclopedia italiana, Roma, Treccani, 1931. 344 Ibidem.

CHISSÉ de Pollinge, Julien-François, nobile e cavaliere

(28 febbraio 1782 – 17 febbraio 1842) Si sposò con Jeanne-Marie-Françoise de Sauvage dalla quale ebbe quattro figli di cui due, Jean-George (1812-1890 345 ) e François-George-Gilbert (1821-1855), servirono come ufficiali nella Brigata Savoia346 . Julien-François fu tenente provinciale nella Brigata Savoia nel 1818 347 e capitano nel reggimento Savoia e, dal 1832 al 1836, maggiore del 2° reggimento della Brigata Pinerolo.

CIALDINI Enrico, duca

(Castelvetro di Modena, 8 agosto 1811 – Livorno, 8 settembre 1892) Di famiglia borghese, il padre era di origine pisana mentre la madre era spagnola. Enrico iniziò a studiare dai gesuiti a Reggio nell’Emilia ma, a causa di un’espulsione, andò a Parma. Iniziò a studiare medicina e ad interessarsi di pittura ma la quotidianità familiare venne bruscamente interrotta dai moti del 1831: il padre, infatti, partecipò attivamente nel governo provvisorio e al ritorno del duca Francesco IV dovette riparare nei territori del papa finché non venne a sua volta espulso e consegnato alle autorità modenesi. Enrico, frattanto, da Ancona ove si trovava, salpò alla volta di Parigi. Imbevuto di ideali liberali, si mise al servizio dell’imperatore del Brasile Don Pedro IV il quale, ritornato in Europa per scacciare il fratello a ssolutista Don Miguel, aveva costituito un esercito. Nel 1833 in Portogallo il Cialdini entrò nel 2° reggimento di fanteria leggera. Con la vittoria dei liberali in Portogallo, anche nella vicina Spagna scoppiò la guerra fra gli assolutisti guidati da Don Carlos Isidro, fratello del defunto Fernando VII, e i costituzionali di María Cristina e Isabel II, ovviamente come nella disputa portoghese, il Cialdini si arruolò nell’esercito della regina Isabel II348. Nel 1837 divenne capitano e la sua formazione militare migliorò sempre di più sino a giungere nel 1843 il grado di tenente colonnello349 . Nel 1847 guadagnò il grado di colonnello e, saputo degli sconvolgimenti in Italia, decise di ritornarvi dimettendosi dall’esercito spagnolo.

345 Gustave Chaix d’Est-Ange, Dictionnaire des familles françaises anciennes ou notables à la fin du XIX siècle, vol. X, Évreux, C. Hérissey, 1903-1929, p. 355. 346 Amedée de Foras, Armorial et nobiliaire de l’ancien duché de Savoie, vol. II, Grenoble, Allier Frères, 18631901, p. 55. 347 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 149. 348 Giuseppe Monsagrati, Enrico Cialdini, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 25, Roma, Treccani, 1981, ad vocem. 349<https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/96ec2bcd072560f1c125785d0059806a/d2e4b94fccdeb617412 5646f005a22e3?OpenDocument>.

Tornò a Modena dopo che il duca venne cacciato ma il governo provvisorio aveva già affidato ad un altro il comando dei volontari e accadde la stessa cosa a Milano.

Ciononostante, venuto a sapere che da Roma stava risalendo il generale Giovanni Durando (1804-1869) con l’esercito pontificio, decise di unirsi a lui. Venne dunque destinato a difendere Vicenza insieme a Massimo d’Azeglio (1798-1866) nei pressi dei Colli Berici dove, il 10 giugno 1848, venne ferito gravemente durante una sortita guidando truppe di svizzeri350. Dopo essersi ripreso si arruolò nell’esercito piemontese con il grado di colonnello del 23° reggimento della divisione Lombarda il quale era formato perlopiù da volontari provenienti dai ducati di Modena e Parma. Partecipò, come sottoposto del divisionario Bes, insieme al colonnello del 17° Marie-Philibert Mollard351, alla battaglia della Sforzesca (21 marzo 1849) distinguendosi per il suo ardore352. Il Cialdini, ottimamente formato durante le guerre nella penisola Iberica, istituì una rigida disciplina militare che gli perm ise, dopo la disfatta di Novara (22-23 marzo 1849), di ripiegare ordinatamente verso il Piemonte: l’abilità nel comandare le sue truppe gli valse la medaglia d’argento. Con la pace fra Impero e regno di Sardegna, ora il Cialdini si trovò a Torino dove, suo malgrado, si rese presto conto dell’atteggiamento dell’aristocrazia militare piemontese, particolarmente ancorata alle antiche tradizioni, tendente al conservatorismo e ostile a coloro che non vi appartenevano e, certamente, il Cialdini era completamente estraneo a questo mondo di privilegi. Tentò parecchie volte a chiedere il congedo o l’esonero ma gli venne sempre negato facendo rimostranze persino all’allora Presidente del Consiglio nonché suo ex compagno d’arme, Massimo d’Azeglio. Allo scoppio della guerra di Crimea (1853-1856) gli fu affidata la 3ª brigata e nel ’55 ottenne finalmente l’agognata promozione a maggior generale. Nella campagna orientale, però, il Cialdini e la sua brigata non presero parte né alla battaglia della Cernaia (16 agosto 1855) né alla conquista decisiva di Sebastopoli (9 settembre) 353 ma quest’esperienza militare, benché non avesse dato i suoi frutti sul campo di battaglia, fu fondamentale per essere accettato, una volta a Torino, dalle gerarchie militari piemontesi a tal punto che venne nominato aiutante di campo del re e in seguito Ispettore dei bersaglieri e comandante della scuola di Ivrea. Queste posizioni gli valsero, all’indomani del conflitto con l’Austria, il compito di dirigere la formazione e l’organizzazione dei Cacciatori delle Alpi di Giuseppe Garibaldi.

350 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, pp. 466-467. 351 Cfr. MOLLARD Marie-Philibert in Fanteria p. 96. 352 Ivi, pp. 840-841. 353 L’assedio di Sebastopoli si era prolungato per 340 giorni.

Al riaccendersi delle ostilità con l’Impero, il Cialdini ebbe il comando della 4ª brigata che occupò Palestro il 30 maggio 1859 e venne pertanto promosso luogotenente generale il giorno seguente. Rimase, tuttavia, a presidiare l’area senza, suo malgrado, partecipare alla battaglia di San Martino (24 giugno). Nel 1860 egli si trovò nell’Italia centrale al comando del IV corpo d’armata e affrontò, vincendo, l’esercito del papa a Castelfidardo (18 settembre) contro il generale Christophe Louis Juchault de Lamorcière (1806-1865). Vinto l’esercito pontificio, si diresse verso il regno delle Due Sicilie occupando il Molise e ricongiungendosi ai garibaldini che stavano muovendo da sud; in seguito guidò le operazioni dell’assedio di Gaeta (5 novembre 1860 - 13 febbraio 1861) in cui vi si era asserragliato il re Francesco II di Borbone con le ultime unità rimastegli. Il successo conseguito nella presa della fortezza e l’amicizia sia di Vittorio Emanuele sia di Cavour, gli permisero di essere eletto deputato nella VII e VIII legislatura e di ricoprire un ruolo di primo piano nei prodromi della “questione meridionale”. In una lettera rivolta a Garibaldi, infatti, l’ormai celebre generale Cialdini accusava l’approccio che l’esercito garibaldino aveva avuto nei confronti dell’Italia meridionale, ciò provocò celermente l’indignazione dei più a tal punto che soltanto grazie all’intervento pacato dello stesso “eroe dei due mondi” si poté risparmiare un confronto a duello. Cialdini venne nominato, il 16 luglio 1861, luogotenente generale del re a Napoli: qui, infatti, immediatamente dopo l’unificazione, aveva preso forma un fenomeno che fece e fa tuttora discutere gli storici, quello del brigantaggio. Il nuovo arrivato, che sostituì il c uneese conte Gustavo Ponza di San Martino (1810-1876), diede vita ad una repressione del brigantaggio con l’uso intensivo dell’esercito, anche con metodi di dubbia azione morale, assumendo su di sé sia i poteri civili sia quelli militari. Per fare ciò dove tte scendere a patti persino con la Sinistra storica poiché il diktat era quello di pacificare l’area e ripristinare l’ordine. Questi metodi, però, non piacquero molto né ai francesi né a tutti i moderati a tal punto che, dopo una pantomima di rassegna di dimissioni e suo ulteriore ritiro, il Cialdini restò in carica come luogotenente sino a metà ottobre quando questa carica venne soppressa. Nell’agosto del 1862 ottenne dal Governo Rattazzi di essere nominato Commissario straordinario di Sua Maestà

il re in Sicilia con pieni poteri ma mantenne un comportamento alquanto ambiguo e stranamente clemente nei confronti dei garibaldini sconfitti all’Aspromonte (29 agosto). Fece ritorno nel settentrione verso la fine dello stesso anno con il compito di comandare, a Bologna, il IV dipartimento militare. Nel marzo del 1864 ottenne la nomina a senatore del Regno proposta da Marco Minghetti (1818-1886) e a tal proposito il Cialdini espresse l’idea che ormai Torino non poteva più essere capitale di un regno che dal Piemonte e Sardegna si

era esteso a tutta la penisola italiana non tanto, a quanto pare, per questioni ideologiche bensì per ragioni militari. La Francia, infatti, che sin dalle guerre rinascimentali aveva avuto interessi nell’assoggettare il territorio italiano, presto o tardi avrebbe rotto gli indugi dichiarando guerra proprio a quella nazione che aveva favorito a creare, ciò, dunque, avrebbe esposto Torino ad una minaccia ben più alta che non una capitale negli Appennini. Al rinnovato scoppio delle ostilità contro l’Impero nel 1866, il Cialdini ricevette il comando della IV armata ma gli scontri con il collega Alfonso La Marmora furono una delle cause della sconfitta militare italiana.

Mantenne un atteggiamento remissivo nei confronti di Garibaldi quando ques ti tentò, fallendo, di prendere Roma con un colpo di mano. Nel 1869 fu in Spagna come diplomatico e avvallò l’ipotesi di nominare come monarca spagnolo il duca d’Aosta Amedeo cosa che, in effetti, avvenne l’anno successivo. Verrà nominato fra il 1876 e il 1880 reggente la legazione italiana a Parigi e, in seguito, a Madrid.

Fu Gran Cordone dell’Ordine Militare di Savoia (1860), cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata (1866), Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Gran Cordone dell’Ordine della Corona d’Italia ed altre onorificenze straniere fra cui la Legion d’Onore della Francia e il Gran Cordone dell’Ordine di Isabella la Cattolica della Spagna354 .

CORPORANDI d’Auvare, Carlo Marcellino, barone

(Susa, 27 luglio 1795 – La Croix, 16 settembre 1880) Sposò Luisa Maria Angelica Vitale di Pallierès dalla quale ebbe cinque figli. Nel Piemonte restaurato fu sottotenente del reggimento Aosta nel 1814, prese parte alla campagna di Grenoble e nel 1817 divenne sottotenente nei Carabinie ri Reali. Continuò la sua carriera nella cavalleria fino a giungere al grado di maggiore di cavalleria nel 1832. Nel 1835 maggiore dei Carabinieri e successivamente maggiore effettivo comandante di divisione con il grado di tenente colonnello, nel medesimo corpo, sino al 1843355 .

354 Tutte le informazioni sul Cialdini le ho reperite da E. Monsagrati, Enrico Cialdini, cit. e il sito storico del Senato. 355 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 161.

L’anno seguente fu colonnello del 4° reggimento della Brigata Piemonte e ricoprì tale carica sino al 1848356 quando, nel marzo, gli fu affidato il comando della città e della provincia di Acqui.357 Nel 1855 venne collocato a riposo358 . Nel 1865 fu Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro359 .

D’ARMENJON Jean Marie

(Annecy, 2 aprile 1795 – Menthon, 3 agosto 1873) Appartenente ad un’antica famiglia, fu l’ultimo rappresentante della branca che da Beauges giunse ad Annecy meno di centocinquant’anni addietro360 . Terzogenito di nove figli di Jean-Guilliame (1786-1827), Jean-Marie ebbe come fratelli maggiori il notaio Charles (?-1834) e François, (?-1833). Un altro fratello, Pierre (?-1825), si arruolò nell’esercito piemontese e nel 1821 prese parte ai combattimenti di Novara sostenendo Carlo Felice divenendo, poi ufficiale361 . Fu tenente d’ordinanza della Brigata Savoia nel 1818 362 e nell’aprile 1821 Jean-Marie divenne capitano nella Brigata Savoia; nel 1832 maggiore provinciale del 1° Savoia e luogotenente colonnello del 2° nel 1838363. Fu promosso colonnello della divisione militare di Genova il 10 agosto 1842 dopodiché si congedò con questo grado recandosi ad Annecy. 364 Dalle lettere riportate dal Jacques Moret, i due fratelli Jean -Marie e Pierre, trovandosi nell’esercito, ebbero non poche difficoltà economiche e si rivolsero spesso al padre.

356 Il Manno lo segnala maggiore nel 1855 senza accennare alla precedente promozione a colonnello. È improbabile che nel 1844 venisse promosso colonnello e nel 1855 maggiore. Cfr. A. Manno, op. cit., vol. VII, p. 293; è probabile che il Manno si riferisca alla promozione a maggior generale cfr. V. Ilari (et alii), op. cit., p. 161. Da notare, inoltre, che l’anno di promozione a colonnello fu il 1843. 357 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 161. 358 Ibidem. 359 Ibidem. 360 Académie Florimonatane d’Annecy, Jacques Moret (a cura di), Une ancienne famille d’Annecy, les «Armenjon» in Revue Savoisienne: journal publié par l'Association florimontane d'Annecy: histoire, sciences, arts, industrie, littérature n. 86, Annecy, L. Dépollier, 1945, p. 33. 361 Ivi, pp. 30-32. 362 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 33. 363 Il Moret riporta la data di promozione: 3 gennaio 1837. Cfr. Ivi, p. 33. 364 Ibidem.

DA PASSANO Giulio Cesare, marchese365

(1799 – Quarto, 28 aprile 1884) Secondogenito di Niccolò (1739-?), fece la gavetta militare. Nel 1817 fu soldato, l’anno dopo caporale e a 21 anni fu promosso sergente. Qualche mese più tardi, in dicembre, venne nominato sottotenente e nel 1823 tenente 366 . Nel 1831 maresciallo d’alloggio della 4ª compagnia delle Guardie del Corpo del Re. Nel 1835 venne promosso capitano del reggimento granatieri della Brigata Guardie. Dall’8 gennaio 1842 venne nominato maggiore del medesimo reggimento e, a 50 anni, il 13 agosto 1848 fu promosso colonnello.

DE ASARTA Giacomo Carlo, conte

(Genova, 26 ottobre 1780 – Milano, 1° agosto 1857) Appartenne ad un’antica famiglia genovese di origine spagnola 367 e il padre, Emanuele Dionisio (morto nel 1794), fu tesoriere del re di Spagna368 . Si sposò con la milanese Maria Antonia Carolina Della Croce dalla quale ebbe sette figli, di cui due entrarono e fecero carriera nell’esercito369 . Fu prozio dell’ingegnere e senatore del regno Vittorio De Asarta (1850-1909)370 . Sin dalla gioventù si interessò all’esercito e, nel 1798, si arruolò, come sottotenente, nell’esercito piemontese come Guardia del Corpo di S.M il re Carlo Emanuele IV371 . A seguito dell’esilio del re e dell’annessione alla Francia repubblicana dei domini sabaudi cisalpini, il De Asarta si mise al servizio del nuovo dominatore nel 1° reggimento dei dragoni372 . Egli continuò a servire sotto l’aquila napoleonica del regno d’Italia (1805-1814) prendendo parte a ben undici campagne373. Prese parte, in particolare, oltre che alla conquista del regno di Napoli, anche alla campagna contro la Prussia e alla sfortunata campagna spagnola nella quale venne promosso tenente nel 1° reggimento dei Dragoni piemontesi. La campagna di

365 Calenadrio pe’ regii stati, 1843, p. 327. 366 Stefano Ales, L’armata sarda e le riforme albertine (1831-1842), Roma, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, 1987, p. 52. 367 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 90; P. Casana Testore, Giacomo De Asarta, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 33, Roma, Treccani, 1987, ad vocem. 368 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 90. 369 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit.; A. Manno, op. cit., vol. A.B, p. 91, da notare che il Manno non riporta la figlia Teresa, non menzionata dalla Testore ma presente nella parentela della scheda del sen. Vittorio De Asarta (vd. nota 97). 370 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/dc29eaafd12d8fa4412 5646f005abbd7?OpenDocument>. 371 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit. 372 Ibidem. 373 A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 90.

Spagna fu per lui piuttosto significativa, distinguendosi dapprima alla presa di Gerona, poi alla presa del forte Olivo374 . In seguito partecipò alla campagna di Russia e, con il grado di ca pitano della 2ª brigata di fanteria, in Germania. Dopo la caduta di Napoleone e l’inizio della Restaurazione, l’ex capitano venne inquadrato nell’esercito austriaco, precisamente nel reggimento Colloredo375, dal quale, celermente, rassegnò le dimissioni. In seguito (1816) si riarruolò nell’esercito di Casa Savoia con il grado di capitano di fanteria sebbene in aspettativa e a paga dimezzata376, probabilmente poiché aveva aderito al regime napoleonico. Qualche mese più tardi, tuttavia, venne inserito fra i memb ri dello Stato Maggiore della divisione di Novara377 . A differenza di molti suoi ex commilitoni della Grand Armée, il De Asarta rimase fedele a Carlo Felice durante i moti del 1821 e perciò, agli occhi della monarchia, venne fortemente riabilitato. Negli anni immediatamente successivi, infatti, fece una rapida carriera all’interno degli Stati Maggiori delle divisioni di Novara e Alessandria finché, nel 1831, venne promosso maggior generale della Brigata Savona 378. Ricoprì tale incarico sino al 1837 quando, gli fu assegnato il comando della città e provincia di Casale Monferrato e, in seguito, delle unità stanziate in Sardegna e della città di Cagliari379. Nel 1840 fu nominato viceré della Sardegna380 . Nell’isola il De Asarta prese seriamente il suo incarico tentando di ristabilire l’ordine: in primis, con una serie di provvedimenti, aumentò le pene per il peculato e la concussione e, in secundis, cercò di ristabilire un più incisivo controllo statale sia per la prevenzione degli incendi che ogni anno devastavano le terre coltivabili e sia per il mantenimento dell’ordine pubblico381 . Dal 1843 tornò nei domini della terraferma e divenne governatore prima di Aosta e poi di Alessandria; nel gennaio del 1849 fu inviato a governare Genova: qui dovette fronteggiare una grande rivolta popolare guidata dai democratici a seguito della disfatta di Novara (22 23 marzo 1849). Nella città, infatti, corse voce che Genova sarebbe stata consegnata agli

374 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit. 375 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit.; A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 90-91. 376 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit. 377 Ibidem; A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 91. 378 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit., ma da notare l’errore dell’autrice che sostiene la sua promozione a maggior generale (21 novembre 1831) della Brigata Savoia e non Savona, come invece riportato dai Calendari pe’ regii Stati, 1832. 379 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit. 380 Ibidem; A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 91. 381 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit.

austriaci e ciò provocò una serie di episodi violenti che portarono alla sollevazione della città ed alla creazione di una Guardia Nazionale382. Il De Asarta, privo di uomini sufficienti e fidati, tentò di chiedere aiuto a Torino ma il dispaccio fu intercettato dai rivoltosi i quali si risolsero a chiedere la consegna di alcuni forti strategici. La situazione precipitò con la presa in ostaggio della famiglia dello stesso De Asarta e dal mancato invio di rinforzi dalla capitale. Il governatore, oramai privo di ogni forma di reazione, acconsentì di abbandonare la città e di consegnarla ai ribelli il 2 aprile. La città verrà riconquistata con la forza da Alfonso La Marmora (1804-1878) qualche giorno dopo, a seguito di bombardamenti e crimini nei confronti della popolazione civile383 . Al De Asarta non mancarono le polemiche da parte sia del Governo e sia dallo stesso La Marmora al punto che l’ex governatore scrisse una Relazione degli ultimi fatti di Genova (1849) per difendersi dalle accuse384. Fu, dunque, istituita una commissione d’inchiesta la quale lo assolse385 . A seguito del tragico evento di Genova, il De Asarta si ritirò a vita privata. Nel 1834 ottenne il titolo comitale386 .

Ottenne la croce della Corona di Ferro di terza classe (1809), la Legion d’Onore (1811), decorazioni francesi, e, da re Carlo Felice, la croce dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1822)387 .

DE FORAS Joseph-Marie, conte

(Thonon, 7 dicembre 1791 – Thonon, castello di Thuyset, 24 ottobre 1854) Figlio di Joseph-Amedée (1739-1795), già militare e colonnello comandante dei reparti piemontesi all’assedio di Tolone (18 settembre-18 dicembre 1793), Joseph-Marie si sposò con Nicole-Elisabeth de Saint Réal dalla quale ebbe sei figli. Il secondogenito maschio, Amedée (1830-1889), fu l’autore della colossale opera da cui, fra l’altro, si sono attinte

382 L’occupazione austriaca evocava nei genovesi un mesto ricordo, durante la guerra di successione austriaca (1740-1748), la repubblica di Genova si schierò con i franco -spagnoli e, durante le varie operazioni di guerra borboniche a danno del regno di Sardegna, la Superba venne assediata per ben due volte dagli austriaci. Occupata la città nel settembre 1746 dal marchese Antoniotto Botta Adorno (1688-1774), essa si sollevò nel dicembre dello stesso anno con la nota azione del giovane Balilla il quale diede inizio alla rivolta che cacciò gli austriaci dalla città. Gli imperiali, tuttavia, ritornarono di fronte alle porte cittadine nella primavera dell’anno seguente assediandola insieme ai piemontesi. Ciononostante nel principio di luglio dovettero levare l’assedio a causa dei movimenti franco-spagnoli in Provenza. Cfr. Antonio Cosci, L’Italia durante le preponderanze straniere, narrazione storica dal 1530 al 1789, libro III, Milano, Francesco Vallardi, 1875, pp. 529; 531; 538. 383 A memoria dell’evento è stata posta un’epigrafe il 26 novembre 2008 in piazza Corvetto a Genova. Cfr. <https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/11/23/savoia-la-secessione-di-tursi.html>. 384 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit., A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 91. 385 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit. 386 Ibidem; A. Manno, op. cit., vol. A-B, p. 91. 387 P. Casana Testore, Giacomo De Asarta op. cit.

numerose informazioni biografiche per la nobiltà savoiarda, l’Armorial et nobiliaire de l’ancien Duché de Savoie (1863-1900) suddivisa in quattro volumi. Dopo l’annessione della Savoia alla repubblica francese (1792) quando solo aveva un anno, il conte de Foras fu fra i primi volontari savoiardi, con il grado di sottotenente, ad offrirsi per contrastare le armate di Napoleone nel 1814388. L’anno seguente fu ufficiale nei dragoni del Re sino ad essere nominato nel 1831 luogotenente colonnello di cavalleria alle Gua rdie del Corpo di Sua Maestà389 . L’anno seguente entrò nella fanteria con il grado di tenente colonnello nel 1° reggimento della Brigata Savoia. Nel 1835 fu promosso colonnello del medesimo reggimento sino al 1842, affiancato, dal 1840, dal duca di Savoia Vittorio Emanuele. Nel 1842, infatti, fu promosso a maggior generale aiutante di campo di Sua Maestà390 . Nella campagna del 1848 fu, dunque, aiutante di campo di Carlo Alberto391 e a tal proposito il Bortolotti lo definisce quale «uomo colto e valoroso, ma senza quella pratica di cose di guerra che deve essere inerente al posto occupato»392. Della stessa opinione anche il Pinelli che, giudicandolo insieme ad altri generali, lo presenta così «[…] aiutante di campo del re, diede talora prove di valore […] ma in generale era per cognizioni militari al di sotto dell’elevato suo grado»393 . Fu deputato nella I legislatura della Camera dei Deputati del regno di Sardegna 394 come rappresentante del Chiablese395 . Fu creato cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1834.

388 A. de Foras, op. cit., vol. II, p. 417. 389 Ibidem. 390 Ibidem. 391 Ibidem; F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 207. 392 V. Bortolotti, op. cit., p. 47; da precisare che la frase riportata, essendo rivolta non solo al de Foras ma anche ad altri generali, si è dovuta opportunatamente volgere al singolare. 393 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, pp. 207-208; da precisare che la frase riportata, essendo rivolta non solo al de Foras ma anche ad altri generali, si è dovuta opportunatamente volgere al singolare. 394 < https://storia.camera.it/deputato/giuseppe-de-forax/interventi#nav>. 395 A. de Foras, op. cit., vol. II, p. 417.

DE LAUNAY Claude-Gabriel, conte396

(Duingt, 6 ottobre 1786 – Torino, 21 febbraio 1850) Appartenne ad una delle famiglie nobili più antiche della Savoia397 e non collaborò mai con il regime napoleonico398 . Sposò Camille-Angélique de Caze de Mary, già vedova, dalla quale ebbe quattro figli399 . Dopo essere stato volontario fra i savoiardi, si arruolò nell’esercito asburgico, sino al 1815, entrando nello stato maggiore del generale boemo Ferdinand Anton Bubna von Littitz (17681825)400, poi governatore provvisorio di Piemonte, Nizza e Savoia nel 1814 sino all’arrivo di re Vittorio Emanuele I401. Al ritorno dei Savoia, il De Launay si mise al servizio di Casa Reale entrando a far parte delle Guardie del Corpo del re con il grado di maggiore sino ad essere promosso, nel 1826, luogotenente colonnello dei Cavalleggeri di Savoia 402 e, nel 1832, colonnello sino al 1835. Dalla cavalleria si spostò alla fanteria ottenendo il comando nel 1835, in qualità di maggior generale, della Brigata Casale sino al 1841, quando, il 2 gennaio, gli fu assegnata la Brigata Savoia. Rimase in tale brigata sino al 1843. Nello stesso anno, infatti, venne nominato dal sovrano viceré della Sardegna: qui si stava operando una forte riforma volta ad eliminare il feudalesimo (anche grazie ai pensieri di Emanuele Pes di Villamarina, nativo dell’isola e riformatore403), e le antiche leggi di matrice aragonese. Spesso si scontrò con i notabili sardi i quali, avversi a lui, scrissero note dolenti nei suoi confronti404. In questa situazione piuttosto difficile, il De Launay riceveva apprezzamenti dal re ma tiepidi commenti proprio dall’allora ministro di Guerra e Marina, il Villamarina, il quale tendeva sempre a minimizzare le rimostranze che il viceré presentava nei confronti dell’atteggiamento poco collaborativo, e anzi spesso divergente, della Reale Udienza405 . A seguito della fusione perfetta del 1847, entrata in vigore l’anno successivo, la carica di viceré scomparve e, pertanto, all’ex viceré venne affidato il comando della divisione di

396 Fu creato conte nel 1848. Cfr. <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5568cd458e00085dc1257 069003186a8?OpenDocument>. 397 P. Casana Testore, Gabriele de Launay, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 35, Roma, Treccani, 1988, ad vocem. 398 Ibidem. 399 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 242. 400 P. Casana Testore, Gabriele de Launay op. cit.; A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 242; Ferdinand Anton Bubna von Littitz, in Enciclopedia italiana, Roma, Treccani, 1930. 401 Ferdinand Anton Bubna von Littitz, in Enciclopedia italiana, Roma, Treccani, 1930. 402 P. Casana Testore, op. cit.; A. de Foras, op. cit. 403 Giuseppe Talamo, Carlo Alberto di Savoia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 20, Roma, Treccani, 1977, ad vocem. 404 P. Casana Testore, Gabriele de Launay op. cit. 405 Ibidem.

Genova. Fu divisionario della Superba anche quando, dopo l’armistizio Salasco (9 agosto 1848), la città insorse. In questa situazione tentò più volte di governare la situazione cercando di evitare l’uso massiccio dell’esercito e assecondò i genovesi consegnando alcune aree strategiche. A causa del cambio di governo a Torino, il 16 dicembre dello stesso anno, venne reso noto che il De Launay avrebbe dovuto lasciare la città insieme all’esercito e che la sicurezza sarebbe stata garantita dalla locale Guardia Nazionale406 . Venne nominato senatore poco prima, il 7 dicembre407 . Dopo la disfatta di Novara (22-23 marzo 1849) il De Launay venne nominato dal nuovo sovrano, Vittorio Emanuele II, presidente del Consiglio dei ministri ma incontrò l’ostilità non solo dei democratici, che lo accusavano di essere un reazionario, ma anche dei reazionari medesimi, che lo ritenevano troppo liberale in quanto reo di aver accettato lo Statuto promulgato da Carlo Alberto. Trovatosi in questa situazione e non ricevendo l’appoggio necessario, il re lo sostituì con Massimo d’Azeglio il 7 maggio408 . Fu Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Gran Ufficiale della Legion d’Onore e cavaliere dell’Ordine di Leopoldo d’Austria409 .

DE MAUGNY de Nicod de Neuvecelle, Joseph-Clément, conte

(Maugny, 29 aprile 1798410 – Chambéry, 30 agosto 1859) Ottavo di dodici figli, prese parte alla campagna del 1814 come sottotenente nel reggimento di Savoia e in quella del 1815 in qualità di tenente411 . Egli si sposò con Léontine de Fortis, dama di palazzo de lla regina Maria Adelaide, dalla quale ebbe tre figli412 .

406 Ibidem. 407<https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5568cd458e00085dc12 57069003186a8?OpenDocument>. 408 P. Casana Testore, Gabriele de Launay op. cit. 409 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 242; <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5568cd458e00085dc1257 069003186a8?OpenDocument>. Il de Foras sostiene essere Gran Ufficiale della Legion d’Onore mentre il sito del Senato italiano afferma che fu Commendatore. 410 Data discussa: si trova il 22 aprile 1790 in <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c1257 069003186ad?OpenDocument> mentre in Borel d’Hauterive, Annuaire de la noblesse de France et des maisons souveraines de l'Europe, vol, XX, Parigi, Dentu, Diard e Lemoine librai, 1863, p. 162 si trova la data 29 aprile 1798 come anche nel titolo dell’opera del conte Charles Albert (1839-1918), suo figlio, Le général Comte de Maugny, 1798-1869; le dernier gouverneur militaire de la Savoie sous le régime sarde, par son petit-fils le Comte de Maugny. Avec trois portraits hors texte, s.l., s.i.t., 1921. Si è preferito l’utilizzo della data presente nelle due opere francesi. 411 B. d’Hauterive, op. cit. 412 Ivi, p. 163.

Nel 1814 venne nominato sottotenente e l’anno seguente fu tenente. Fu promosso capitano (1818) e maggiore (1827) 413 , nel 1830 raggiunse il grado di tenente colonnello nel 2° reggimento della Brigata Savoia. Nel 1832 ottenne l’avanzamento di grado con la nomina a colonnello nel reggimento Granatieri della Brigata Guardie e, dal 1° ottobre 1839, fu maggior generale della Brigata Acqui. Nel medesimo tempo fu posto a capo delle Guardie del Corpo del re Carl o Alberto il quale aveva in lui grande amicizia414 . Partecipò alla campagna del 1848 e divenne governatore della Savoia (14 agosto).415 Fu creato conte il 5 novembre 1842 da Carlo Alberto416 .

Il re Vittorio Emanuele II gli conferì la carica di senatore del Regno (17 ottobre 1848) e di generale d’armata nel 1853417 . Fu Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro il 9 marzo 1849418 .

Fu, inoltre, Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore per la Francia e nel 1855 Gran Cordone dell'Ordine di Leopoldo per l’impero d’Austria419 .

DE MENTHON-LORNAY d’Aviernoz, Charles, conte

(Annecy, 7 febbraio 1793 – Coise, castello di Rubaud, 12 gennaio 1858) Appartenne ad una delle più antiche e illustri famiglie della Savoia e si dedicò principalmente allo studio delle lingue420. Nel 1813 si diplomò (diplôme de bachelier421) all’Università di Grenoble.

Si sposò con Marie-Antoinette Favier du Noyer, dama della regina Maria Teresa. Dal matrimonio non ebbe figli.422

413 S. Ales, op. cit., p. 52. 414 B. d’Hauterive, op. cit., pp. 162-163. 415 L’autore utilizza l’espressione «campagne de Lombardie» cfr. B. d’Hauterive, ivi, p. 163. <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c1257 069003186ad?OpenDocument>. 416 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c12 57069003186ad?OpenDocument>. 417 B. d’Hauterive, op. cit., p. 163; <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c1257 069003186ad?OpenDocument>. 418 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c12 57069003186ad?OpenDocument>. 419 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/c1544f301fd4af96c125785d00598476/5ac438ec566a1c46c12 57069003186ad?OpenDocument>. 420 Louis Pillet, Général d’Aviernoz, in Histoire de l'Académie des sciences, belles-lettres et arts de Savoie, de 1820 à 1860, suivie des tables des trente-six premiers volumes des mémoires et des six premiers volumes de documents, Chambéry, impr. Savoisienne, 1891, p. 133. 421 Clément Chollet du Bourget, La Brigade de Savoie (1660-1860), Chambéry, Dardel, 1922, p. 164. 422 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 458.

Durante le guerre napoleoniche si mise al servizio dell’Austria dal 1814 al 1819423 in quanto alleata del regno di Sardegna. In seguito affermerà che questa alleanza austro -sarda fosse «fâcheuse mais nécessaire» 424 in quanto gli austriaci, come i piemontesi, combattevano Napoleone. Nel 1819 rientrò in Piemonte e fu inquadrato con il grado di capitano nella Brigata Savoia425 . Nel 1830 fu il primo sindaco di Chambéry, luogo di nascita426. Dal 1832 fu maggiore nel 2° reggimento della medesima brigata e nel 1834 fu elevato a tenente colonnello. Dal 1837 fu colonnello sempre del 2° reggimento e dal 1844 al 1846 ricoprì il medesimo ruolo ma nel 1° reggimento. Nella campagna del 1848 comandò in qualità di maggior generale la Brigata Cuneo, essendone a capo dal 1846, partecipando alle battaglie di Goito, Pastrengo e Santa Lucia427 . Dopo il ritiro, per motivi di salute, del maggior generale della Brigata Savoia barone François d’Ussillon428, il conte d’Aviernoz dovette assumere il comando della suddetta brigata lasciando la Cuneo al colonnello del 1° reggimento Pietro Pilo -Boyl di Putifigari429 . Nel corso della battaglia di Custoza (23-25 luglio) il d’Aviernoz si trovava a Madonna del Monte ed era a capo di un battaglione della sua brigata430. Fu, a tal proposito, protagonista di un fatto alquanto ignominioso per gli austriaci: alcuni disertori ungheresi, che si trovavano presso il generale, avevano sostenuto giorni prima che alcuni italiani prestanti servizio all’Impero avevano manifestato l’intenzione di disertare; dunque, dopo la fallita avanzata imperiale sul monte a causa della fucileria savoiarda, il conte scese la collina con 60 uomini e incontrò alcuni italiani sventolanti bandiera bianca che volevano unirsi ai savoiardi, nel momento in cui ci fu contatto, gli italiani, a tradimento, iniziarono ad aprire il fuoco sugli uomini del conte il quale venne pure ferito al petto e al ginocchio. Invitato alla resa, pare che il conte abbia esclamato «Je ne rends pas mon épée à des traîtres!»431. A seguito della mendace notizia della dipartita del conte, i suoi uomini furono costretti a ritirarsi verso

423 Ibidem. 424 C. C. du Bourget, op. cit., p. 164. 425 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 458; L. Pillet, op. cit., p. 133. 426 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 458. 427 L. Pillet, op. cit, p. 133. 428 Nato a La Roche (Faucigny) il 2 marzo 1798, comandò la brigata nella battaglia di Santa Lucia (6 maggio) e l’8 giugno venne posto a riposo. Cfr. V. Bortolotti, op. cit., pp. 44-45. 429 F. A. Pinelli, op. cit. vol. III, cap. IV, pp. 478-479 nota 1. 430 Ivi, p. 558. 431 Ivi, p. 559.

Sona432. Il d’Aviernoz, ferito, venne catturato dagli austriaci e venne prontamente sostituito da Jean-François Mollard433. Dal Bortolotti viene definito quale «uomo di grande valore»434 . A causa delle ferite riportate egli non fu più in grado di servire nell’esercito e intraprese, pertanto, la carriera politica. Dal 1849 al 1853 rappresentò il collegio di Saint -Pierre d’Albigny435 nella IV legislatura del regno di Sardegna436 . Fu cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro437 .

DENTIS Giorgio, nobile

(1788 – Casale Monferrato, 1855) Di una famiglia originaria di Caramagna Piemonte. Si sposò con Rosa Maria Prielli438 . Un suo avo, Carlo Amedeo (nato nel 1653), fu l’autore del Compendio istorico della origine dei marchesi in Italia e dei marchesi di Saluzzo (1702)439 . Partecipò alle campagne napoleoniche iniziando come coscritto del 3° reggimento di fanteria leggera italiano nel 1807; sei anni dopo divenne sergente e nel 1814 Guardia del Corpo. Fu sottotenente nella Brigata Piemonte percorrendo i gradi sino a giungere a quello di capit ano d’ordinanza nel 1822 della Brigata Casale e nel 1831 in quella di Piemonte440 . Dal 1832 fu maggiore del 2° reggimento della Brigata Casale441, tale impiego lo mantenne sino al 1835 quando, l’anno seguente, venne promosso luogotenente colonnello del 2° reggimento della Brigata Cuneo rimanendo in tale reggimento sino al 1838. Nel 1843 venne nominato colonnello comandante dei veterani e nel 1848 fu posto a riposo442 .

432 Ibidem; L. Pillet, op. cit., p. 133. 433 < https://www.combattentiliberazione.it/prima-guerra-dindipendenza/mollard-giovanni-francesco>; Cfr. MOLLARD Jean-François in Fanteria p. 95. 434 V. Bortolotti, op. cit., p. 45. 435 L. Pillet, op. cit., p. 134. 436 <https://storia.camera.it/deputato/carlo-d-aviernoz-menton-17930104/interventi#nav>. 437 A. de Foras, op. cit. vol. III, p. 458. 438 A. Manno, op. cit., vol. IX, p. 79. 439 Ibidem. 440 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 192. 441 Il dizionario dell’Armata sarda registra l’anno della sua promozione effettiva, cioè il 1831. 442 A. Manno, op. cit., vol. IX, p. 80.

DEL POZZO di Mombello, Ludovico Vincenzo, conte

(Torino, S. Filippo, 19 settembre 1795 – Torino, S. Carlo, 13 settembre 1874) Il padre, Gaspare Giuseppe (1757-1826), aveva fatto esperienza nell’amministrazione civile sia durante il regime napoleonico, divenendo presidente del Tribunale di Vercelli nel 1811, e sia con la restaurazione sabauda, ottenendo la nomina a senatore di Piemonte. Si sposò con Giuseppa Cornaggia dalla quale ebbe sette figli di cui il primogenito arruolato nell’esercito di papa Pio IX (1842) e il quartogenito membro del clero e docente all’Università di Perugia. Il del Pozzo entrò in servizio nel ricostituito esercito di Vittorio Emanuele I come sottotenente sovrannumerario di artiglieria nel 1814. Nel 1820 venne promosso capitano443

e nel 1831 venne nominato maggiore nel 1° corpo reale d’artiglieria, nel 1833 fu ufficiale addetto alle direzioni del materiale d’artiglieria e nel 1834 tenente colonnello. Nel 1839 ottenne la promozione a colonnello di Stato Maggiore della piazza di Alessandria444 . Dal 1846 al 1847 ottenne il comando in qualità di colonnello del 13° reggimento della Brigata Pinerolo. Venne promosso maggior generale nel 1848445 . Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1836446 .

DELLA CHIESA d’Isasca, Flaminio Giuseppe, nobile e cavaliere

(Saluzzo, 17 gennaio 1781 – 12 febbraio 1872) Si sposò con Luisa Raynero di Lagnasco447 . Nel 1800 fu tenente nel reggimento provinciale di Pinerolo e, dopo l’esilio di Carlo Emanuele IV, decise di non offrire i suoi servigi ai francesi. Nel 1814 fu Capo di Stato Maggiore Generale e partecipò alla battaglia di Novara (8 a prile 1821) caricando insieme agli ussari austriaci. Da ciò si può dedurre la sua convinta fedeltà ai principî assolutisti, giacché non aveva servito sotto i francesi, e il motivo per cui fu uno dei membri dell’esercito sabaudo che seguirono l’allora principe di Carignano Carlo Alberto nella spedizione realista in Spagna (aprile – novembre 1823) condotta dal regno di Francia di re Luigi XVIII448 .

443 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 175. 444 A. Manno, op. cit., vol. XXIV, p. 719. 445 Ibidem. 446 Ibidem. 447 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 186; A. Manno, op. cit., vol. VII, p. 83 448 Ibidem.

Egli fu uno dei membri della commissione mista austro-sarda per la misurazione dello spazio fra Sanfrè e il monte Duchat449 . Nel 1833 fu maggior generale capo di Stato Maggiore della divisione di Genova450 . Maggior generale della Brigata Aosta dal 1835 451 al 1837. Nel 1840 venne promosso luogotenente generale comandante generale del Corpo Reale d’artiglieria452 . Nella divisione di Torino fu comandante di Torino città e provincia sino al 1842453 quando venne nominato governatore della divisione di Cuneo454 . Fu Gran Croce dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e cavaliere dell’Ordine di Savoia455 .

FAÀ di Bruno, Antonino, nobile e cavaliere

(1794 – Torino, 16 marzo 1876)

Si sposò con Adele Mathis di Cacciorna dalla quale ebbe quattro figli. Partecipò alle guerre napoleoniche come sottotenente nell’8e régiment de tiralleurs de la Garde imperiale (fanteria leggera) dal 1813 al 1814. Messo in aspettativa con il ritorno di Vittorio Emanuele I, venne integrato come sottotenente nel reggimento Cuneo sino a giungere al grado di capitano granatiere d’ordinanza nel 1829456 . Fu gentiluomo di bocca nel 1818457, maggiore nella Brigata Cuneo, tenente colonnello nel 2° Aosta nel 1833 e dal 1837 sino al 1844 fu colonnello nel 7° reggimento della Brigata Cuneo458. Fu poi promosso, nel 1845, maggior generale della Brigata Savona e mantenne tale comando sino al 1848 e, inoltre, gli fu affidato il comando del la 1ª brigata della 2ª divisione di riserva durante la campagna del 1848459 . Nella campagna del 1848, in qualità di maggior generale della Savona, nel corso della battaglia di Custoza (23-25 luglio) decise di abbandonare la strategica posizione di Valeggio, distruggendone il ponte, prima che gli fosse ordinato di farlo e senza l’autorizzazione del generale di divisione. All’ordine del generale Bava di rioccupare il villaggio, Faà riuscì

449 Piemonte, 7 settembre, in Giornale del Regno delle Due Sicilie, 24 settembre 1821, Napoli, s.i.t., 1821, pp. 628-629. 450 Chiaravalle Genovese per l’anno 1833, Genova, Pellas, 1833, p. 134. 451 Il Manno sostiene che la nomina avvenne il 22 aprile 1837. Cfr. A. Manno, op. cit., vol. VII, p. 83. 452 Calendario pe’ regii Stati, 1840, p. 303. 453 Calendario pe’ regii Stati, 1842, p. 295. 454 Calendario pe’ regii Stati, 1843, p. 293. 455 A. Manno, op. cit., vol. VII, p. 83. 456 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 209. 457 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 7. 458 Il dizionario biografico dell’Armata sarda afferma, invece: nel 1830 maggiore provinciale, nel 1831 tenente colonnello del 2° Aosta, nel 1832 tenente colonnello del 1° Cuneo e maggior generale della Savona nel 1844. Ci si è attenuti ai Calendari generali. 459 V. Bortolotti, op. cit., p. 253.

nell’intento ma alla vista delle prime unità imperiali decise di abbandonare nuovamente la posizione retrocedendo senza prima stabilire collegamenti con il Comando di Villafranca460 . Fu governatore dell’Accademia Militare ed ispettore dei depositi di fanteria461 . Nel 1851 fu posto a riposo462 .

FALLETTI di Villafalletto, Giuseppe Mario Enrico, conte

(Villafalletto, 8 giugno 1792 - ?) Appartenne alla seconda linea dei conti di Villafalletto, fu figlio di Ludovico Benedetto (nato nel 1749) già capitano dei granatieri nel reggimento provinciale di Mondovì, nel 1793, maggiordomo onorario463 . Fu fratello di Pietro e Maurizio Falletti di Villafalletto464 .

Il conte Giuseppe Mario servì sotto i francesi, venne poi integrato come tenente nella Brigata La Regina nel 1814, fece la campagna di Grenoble e fu promosso capitano provinciale nel 1818 e d’ordinanza due anni dopo465 . Fu primo prefetto della Regia Accademia Militare466 e dal 1839 fu maggior generale della Brigata Savona sino al 1844. Il 18 febbraio 1850 si ritirò dalla vita militare467 . Morì privo di eredi e fu cavaliere, dal 1836, dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro468 .

FALLETTI di Villafalletto, Pietro Antonio, nobile e cavaliere

(Villafalletto, 31 gennaio 1798 – Torino, S. Filippo, 4 settembre 1874) Capostipite della quarta linea dei conti di Villafalletto sposò Orsina Passerin d’Entrèves dalla quale ebbe sei figli. Fu fratello di Giuseppe Mario e di Maurizio Falletti di Villafalletto469 .

460 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., cap. IV, pp. 575; 579 nota 1; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 240. 461 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 209. 462 Ibidem. 463 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 67. 464 Cfr. FALLETTI di Villafalletto, Maurizio in Fanteria p. 75. 465 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 210. 466 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 67. 467 Ibidem. 468 Ibidem. 469 Cfr. FALLETTI di Villafalletto, Maurizio in Fanteria p. 75.

Nel 1814 fu tenente d’ordinanza nella Brigata La Regina e nel 1818 venne promosso capitano d’ordinanza dapprima nella Brigata Monferrato (1819) e poi nella Casale nel 1822470 . Nel 1832 fu maggiore del 2° reggimento della Brigata Pinerolo471. Dal 1834 fu tenente colonnello nel 1° reggimento della Brigata Cuneo e dal 1839 comandò in qualità di colonnello il 2° reggimento della medesima brigata sino al 1846. All’inizio delle ostilità con l’Impero austriaco, il Villafalletto fu maggior generale della Brigata Acqui in quanto vi era stato nominato nel 1847. Il Pinelli non lo cita mai nella sua opera trattante le campagne del 1848 e del 1849 ad eccezione di quando, insie me al generale di divisione Ferrere, in qualità di brigadiere generale, ovverosia di colonnello, il Villafalletto non fece intervenire la sua brigata durante la battaglia di Santa Lucia (6 maggio 1848) 472 e della conseguente sconfitta fu accusato il conte Mario Broglia di Casalborgone473. Tuttavia, dopo codesta battaglia, il Villafalletto venne dispensato da ogni servizio l’11 maggio474 . A seguito della sconfitta piemontese e al conseguente armistizio Salasco, anche il Villafalletto fu fra coloro che vennero allontanati dal comando attivo delle truppe lasciando, dunque, il comando dell’Acqui475 . Quattro giorni dopo l’episodio sopracitato, il cavaliere si ritirò dall’esercito476 .

FALLETTI di Villafalletto, Maurizio, nobile e cavaliere

(Torino, 30 ottobre 1802 – Torino, 23 maggio 1866) Fu fratello di Giuseppe Mario e Pietro Falletti di Villafalletto477 . Frequentò la Regia Accademia Militare dal 1816 al 1818 e venne inquadrato nella brigata La Regina478 . Dal 1847 fu maggiore nel 2° reggimento della Brigata Pinerolo e ricoprì tale ruolo anche nella campagna del 1849. Nel divenne colonnello479 .

470 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 210. 471 Da precisare che il dizionario biografico dell’Armata sarda registra il 1831 come anno effettivo di promozione. 472 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 337. 473 Cfr. BROGLIA di Casalborgone, Mario in Fanteria p. 47. 474 V. Bortolotti, op. cit., p. 43. 475 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 265. 476 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 70. 477 Cfr. FALLETTI di Villafalletto, Giuseppe e FALLETTI di Villafalletto, Pietro in Fanteria p. 74. 478 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 68. 479 Ibidem.

Nel 1856 gli venne assegnata la piazza di Asti e nel 1863 (30 agosto) venne promosso a maggior generale480. Fu, inoltre, comandante della compagnia delle Guardie del Corpo481 . Durante le campagne del ’48 e del ’49 ottenne la medaglia d’argento482 .

FECIA di Cossato, Luigi Giovanni, nobile e cavaliere

(Biella, 8 gennaio 1800 – Torino, 23 gennaio 1881) Fu il fondatore della seconda linea dei conti di Cossato e si sposò con Maria Giuseppina Regnier dalla quale ebbe sette figli, fra cui Luigi Giuseppe (1841 -1888) che fece carriera nell’esercito e fu senatore del Regno483 . Nel 1817 ricevette la nomina di sottotenente di fanteria dopo aver superato gli esami abilitanti484 e venne inquadrato, nel 1818, nella Brigata La Regina485. Nel 1819 entrò a far parte dello Stato Maggiore Generale in qualità di sottotenente e nel 1820 divenne tenente. Il Cossato parteggiò, però, per i costituzionali nel 1821 e dunque, con la vittoria degli assolutisti e la successiva epurazione degli elementi sovversivi dell’esercito, venne allontanato. Nel 1826, tuttavia, venne reintegrato in qualità di capitano nello Stato Maggiore Generale e, nel 1837, maggiore sempre nello Stato Maggiore Generale486 . Al principio della campagna del 1848 fu colonnello del 17° reggimento della Brigata Acqui ma, nel mese di marzo, entrò nello Stato Maggiore. Partecipò alla battaglia del ponte di Goito (8 aprile), ove ricevette la medaglia d’argento. Il Cossato fu giudicato piuttosto negativamente dai milanesi, fra cui il conte Luigi Torelli che lo descrisse come un uomo controllato ed imperturbabile, perfetto, a suo dire, ad una vita monastica 487 . Egli, inoltre, fu l’incaricato che dovette annunziare la sottoscrizione dell’armistizio fra il re e Radetzky agli insorti lombardi e di Venezia488 . In vista della campagna dell’anno seguente, Carlo Alberto lo mantenne nello Stato Maggiore ma questa volta promuovendolo a maggior generale e premiandolo con la carica di aiutante di campo del re. Al termine della battaglia di Novara (22-23 marzo), per il valore dimostrato, venne decorato dal re con una seconda medaglia d’argento. A seguito della disfatta

480 Ibidem. 481 Ibidem. 482 Ibidem. 483 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 196. 484 Alessandro Brogi, Luigi Fecia di Cossato, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 45, Treccani, Roma, 1995, ad vocem. 485 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 215. 486 Ibidem. 487 A. Brogi, op. cit. il quale cita P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 278. 488 A. Brogi, op. cit.; F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, pp. 727-728.

piemontese a Novara, il Cossato fu incaricato dal re di parlamentare con il capo di Stato Maggiore imperiale Heinrich Hermann Hess489 (1788-1870) e di intavolare i negoziati con gli austriaci ma, di fronte alle giudicate inopportune ed umilianti richieste del feldmaresciallo, Carlo Alberto abdicò. Il nuovo sovrano, Vittorio Emanuele II, decise di mantenere il generale al suo incarico ma, questa volta, sotto richiesta del Cossato, affiancato da un politico, il ministro della Pubblica Istruzione, Carlo Cadorna, con il quale si giunse ad un preliminare che verrà firmato a Vignale dal re e dal feldmaresciallo. Nello stesso anno il sovrano gli affidò il comando della Reale Accademia Militare che mantenne sino al 1857. Nel 1856-’59 fu capo del Reale Corpo di Stato Maggiore490 . Nonostante le prime esitazioni, egli entrò nella Camera come deputato della IV, V e VI legislatura quando abbandonò la vita politica per assumere il comando della divisione di Modena nel 1859. Quattro anni dopo, sotto richiesta dello stesso, fu posto a riposo491 . Fu Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro nel 1873492 .

FEDERICI Giovanni Battista, nobile e cavaliere

(Genova, 26 novembre 1785 - 1860) Fu un generale di lungo corso, partecipò alle guerre napoleoniche con i francesi. Nel 1800 fu semplice soldato nella Guardia di Genova e cinque anni dopo sergente nell’esercito francese, con il quale partecipò alle campagne d’Italia, presupponendo ci si riferisca alla seconda, e a quella in Prussia ove, in qualità di tenente del 101e régiment d’infanterie de ligne493, venne ferito al braccio sinistro nella battaglia di Bautzen (20-21 maggio 1813); si congedò con il grado di luogotenente. Il 18 luglio 1814 venne inquadrato nel 1° battaglione di linea genovese494 come tenente495 . Si arruolò nell’esercito sabaudo in cui, nel 1815 fu tenente nel reggimento Genova, poi tenente granatiere della Brigata Genova, dopodiché passò alla Reale Legione leggera come capitano e nel 1822 capitano d’ordinanza nella Brigata Savona496 .

489 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 311. 490 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 215. 491 A. Brogi, op. cit. 492 A. Manno, op. cit., vol. X, p. 195. 493 V. Bortolotti, op. cit., p. 45; V. Ilari (et alii), op. cit., p. 216. 494 V. Bortolotti, op. cit., p. 45. 495 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 216. 496 Ibidem.

Dal 1828 fu maggiore della Brigata Piemonte sino al 1832, qua ndo divenne tenente colonnello nel 1° reggimento della medesima brigata. Nel 1835 fu colonnello del 1° La Regina finché, nel 1840, divenne maggior generale della Brigata Pinerolo497 . Promosso tenente generale, nella campagna del 1848 venne posto al comando d ella 1ª divisione del II corpo d’armata del De Sonnaz498. Il Pinelli esprime un giudizio pienamente negativo nei confronti del Federici ritenendolo «nullo in pace ed in guerra»499 mentre, di contro, Vincenzo Bortolotti è più cauto e “morbido” affermando invero che egli fu sì «valoroso in ogni operazione, [ma] ebbe molta e forse troppa prudenza»500 . Partecipò all’allestimento del lungo assedio di Peschiera501 e alla battaglia di Pastrengo (30 aprile) dove, con la Brigata Piemonte e i volontari parmensi assaltò il f ianco destro dello schieramento imperiale502. Avanzando, dunque, dal lato sinistro piemontese, il Federici si mosse senza molti problemi alla volta delle colline di Pastrengo503 . Una volta che il re volle riprendere le operazioni su Peschiera con alla guida il duca di Genova, il Federici si trovò al comando delle brigate Piemonte e Pinerolo con il Bes quale maggior generale del Piemonte504. Con la caduta della fortezza di Peschiera il 30 maggio, il Federici abbandonò il comando della 4ª divisione, cioè la 1ª del II corpo, lasciandola alle cure del duca di Genova, per assumere il ruolo di governatore della nuova fortezza conquistata505. Nel dicembre 1848 fu pensionato506 . Il 13 luglio 1831 fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro507 .

FILIPPA Alessandro

(Torino, 14 novembre 1799 – San Mauro Torinese, 24 giugno 1871) Di famiglia borghese, entrò nell’esercito piemontese a 16 anni nel Corpo Reale d’artiglieria. Nel 1819 fu sottotenente e nel 1830 capitano fino al 1839 quando ricevette i diritti ammessi all’anzianità all’interno del corpo. Maggiore nel 1847, allo scoppio delle ostilità con l’Impero fu inquadrato nel corpo d’artiglieria della 3ª divisione Federici comandando la 7ª

497 Nel dizionario biografico dell’Armata sarda sono inserite le date effettive di promozione: tenente colonnello nel 1831, colonnello nel 1834 e maggior generale nel 1839. Io, per uniformità, ci si è attenuti ai Calendari generali. 498 V. Bortolotti, op. cit., p. 45. 499 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 207. 500 V. Bortolotti, op. cit., p. 45. 501 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 266. 502 Ivi, p. 312. 503 Ivi, p. 314. 504 Ivi, p. 359. 505 Ivi, p. 478; V. Bortolotti, op. cit., p. 45. 506 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 216. 507 Ibidem.

batteria da battaglia e la 2ª batteria da posizione. Quando i piemontesi iniziaro no a forzare il Mincio, dovettero ricostruire il ponte distrutto dagli austriaci e ciò fu possibile grazie alla tenacità del Filippa che riuscì a far cessare il fuoco nemico dando così tempo ai sabaudi di ricostruire il ponte e, fornendo fuoco di copertura, sopraggiungere su Valeggio che fu occupata l’11 aprile. Grazie all’abilità nel coordinarsi con il resto delle truppe, egli ricevette una menzione con regio decreto del 16 aprile. Nel corso della campagna fu rimosso dall’artiglieria per essere collocato nella fanteria in qualità di colonnello dell’11° Casale partecipando, in tal veste, anche alla successiva campagna del 1849. Posto a riposo, fu sindaco di San Mauro Torinese e comandante della guardia nazionale di Torino508 .

FOSSATI Carlo Giovanni, conte

(Torino, S. Teresa, 31 luglio 1776 – 6 luglio 1843) La sua famiglia era di origine borghese. Si sposò con Teresa Caterina Barrili, vedova, dalla quale non ebbe figli509 . Nel 1791 entrò volontario nella legione degli accampamenti e nel 1792 re Vittorio Amedeo III lo nominò sottotenente510 .

Il Fossati partecipò attivamente nelle campagne dal 1792 al 1796 servendo i Savoia, in particolare il 25 giugno 1795 viene riportato un fatto d’armi al colle dell’Inferno in cui, con intrepido valore, si scagliò contro i francesi permettendo la presa del colle e la cattura di numerosi prigionieri fra ufficiali e soldati511 . Dopo l’armistizio di Cherasco (28 aprile 1796), il Fossati non prese più parte alle operazioni militari ricevendo una pensione erogata, successivamente, anche dalla Francia512 .

Con il ritorno dei Savoia a Torino, il Fossati si rimise al servizio di questi e, nel 1815, fu capitano provinciale nel reggimento provinciale Pinerolo e della Brigata Saluzzo. Nel 1818 venne promosso maggiore provinciale e nel 1822 andò nella Brigata Savona nella quale divenne maggiore d’ordinanza. L’anno successivo venne promosso tenente colonnello nella Brigata Pinerolo e nel 1825 dei Cacciatori di Savoia. Nel 1828 venne trasmesso nella

508 Tutte le informazione sono state reperite da <https://www.combattentiliberazione.it/prima-guerradindipendenza/9538?hilite=%27alessandro%27%2C%27filippa%27>. 509 Ivi, vol. XI, p. 395. 510 Conte Carlo Giovanni Fossati in Gazzetta Piemontese, giovedì 6 luglio 1843, n. 151, Torino, D. Pane, 1843. 511 A. Manno, op. cit., vol. XI, p. 395; Conte Carlo Giovanni Fossati, op. cit. 512 Conte Carlo Giovanni Fossati, op. cit.

Brigata Acqui come colonnello513. Nel 1833 venne promosso maggior generale la Brigata Acqui e mantenne questo ruolo sino al 1835 quando si ritirò a vita privata dedicandosi all’agricoltura514 . Ottenne il titolo comitale con Regie Patenti il 7 aprile 1835 per lui e suo nipote; nella concessione v’è la menzione del fatto d’armi accaduto il 25 giugno 1795 sopra riportato515 . Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro516 .

GABET Alexis, barone

(Moûtiers, 22 aprile 1790 – Jacob-Bellecombette, 1860) Esponente della recente nobiltà transalpina, il padre fu un funzionario del regno. Si sposò con Victorine Milliet de Saint Alban517 . Nel 1813 fu fra i coscritti nei volteggiatori e l’anno seguente ne divenne sergente. Con il ritorno dei Savoia venne inquadrato nella Brigata Savoia come cadetto e fu aiutante di campo del comandante della divisione di Alessandria nel 1815. In questi anni percorse tutti i gradi sino al 1830 quando, per motivi di salute, venne posto in aspettativa con il grado di capitano. Tornato nell’esercito, dal 1838 fu maggiore del 2° reggimento della Brigata Savoia e dal 1841 luogotenente colonnello, nel 1844 fu promosso colonnello del 15° reggimento della Brigata Savona e comandò tale reggimento sino al 1846. Pare che non partecipò alle campagne contro l’Austria, tuttavia, nel 1849, gli venne affidata la divisione di stanza in Savoia518 . Nel 1847 fu creato barone519 .

Nel 1850 venne nominato maggior generale a riposo. Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1842)520 .

GALVAGNI di Bubbio, Giuseppe, conte

(Napoli, 1794 – Vercelli, 21 gennaio 1838) Quarto figlio del conte Giuseppe Annibale (1730-1793), sposò Maddalena di Rigaud dalla quale ebbe due figli.

513 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 230. 514 Conte Carlo Giovanni Fossati, op. cit. 515 A. Manno, op. cit., vol. XI, p. 395. 516 Ibidem. 517 Ivi, vol. XII, p. 9. 518 V. Ilari (et alii) op. cit., p. 237; da precisare che l’autore registra gli anni effettivi di promozione: nel 1837 divenne maggiore e nel 1843 colonnello. 519 A. Manno, op. cit., vol. XII, p. 9. 520 Calendario pe’ regii Stati, 1842, p. 153.

Colonnello della Brigata Aosta e, successivamente alla riforma, sempre colonnello del 1° reggimento della medesima brigata sino al 1832, divenne comandante di Vercelli l’anno seguente. Fu cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e di Savoia521 .

GARRETTI di Ferrere, Vittorio Romualdo, nobile e cavaliere

(Torino, S. Marta, 16 marzo 1796 – Torino, S. Massimo, 23 marzo 1861) Fu l’undicesimo figlio di Secondo Antonio (1744-1808), senatore di Piemonte522 e Gabriella Piossasco d’Airasca, dama di palazzo della regina Maria Teresa523 . Si sposò con una popolana, Fedele Marianna Nicolini, dalla quale ebbe un solo figlio524 . Il fratello, Filippo Antonio (1772-1851), fu Gran Maestro di Casa Reale dal 1827525 . Nel 1809 fu membro della Guardia d’Onore del principe Camillo Borghese (1775-1832), allora governatore del Piemonte per la Francia526 . Fu sottotenente nel 1814 nei Granatieri Guardie527. Nel 1821 si schierò con i lealisti e venne promosso capitano d’ordinanza. Nel 1830 fu maggiore nella divisione di Savoia528. Nel 1832 fu tenente colonnello nel 1° reggimento della Brigata Aosta e nel 1837 fu colonnello del 2° reggimento della Brigata Piemonte529. Dal 1844 fu maggior generale della Brigata Casale e nel 1848 tenente generale. Allo scoppio della guerra contro l’Austria, il Ferrere fu al comando della 2ª divisione del I corpo d’armata530 . Il Pinelli, nella sua già citata opera, ne fa un ritratto alquanto negativo desc rivendolo «rodomonte in pace, […] dappoco in guerra»531 sostanzialmente presentandolo come un uomo di poco valore nell’arte della guerra. Durante la battaglia di Santa Lucia (6 maggio) il Ferrere, generale di divisione, insieme al maggior generale Pietro Falletti di Villafalletto, rimase immobile nelle retrovie insieme alla

521 A. Manno, op. cit., vol. XII, p. 127. 522 Ivi, p. 193. 523 Ibidem; P. Gentile, Alla corte di re Carlo Alberto op. cit., p. 86. 524 A. Manno, op. cit., vol. XII, p. 195. 525 Ivi, p. 194; P. Gentile, Alla corte di re Carlo Alberto. op. cit., p. 76. 526 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 246. 527 Ibidem. 528 Ibidem. 529 Da precisare nel dizionario dell’Armata sarda v’è l’anno preciso di promozione colonnello, cioè il 1836. Stessa cosa per quella a maggior generale, cioè nel 1844. Io mi sono attenuto ai Calendari generali. 530 G. Breccia, op. cit., cap. I nota 20. 531 F. A. Pinelli, op. cit., p. 207.

Brigata Acqui senza che comandassero a quest’ultima di intervenire per attestarsi nel paese532 . Dopo la ritirata oltre il Mincio a seguito di Custoza (23 -25 luglio), il Ferrere si diresse con la Brigata Casale autonomamente verso l’Oglio contravvenendo, insieme al Sommariva, gli ordini del Bava533 .

Il 24 agosto venne dispensato dal servizio e, accusato di inettitudine, richiese una commissione d’inchiesta per il suo operato534 ma nessuna inchiesta venne ordinata535 .

GERBAIS de Sonnaz d’Haberès, Alphonse, nobile e cavaliere

(Thonon, 1796 – Thonon, 1888) Figlio terzogenito di Janus Gerbais de Sonnaz (1736-1814) già maggior generale piemontese, e fratello dei due noti Hector ed Hippolyte536, egli partecipò come volontario fra i savoiardi nella campagna del 1814 e nel 1815 fu sottotenente granatiere nel reggimento Savoia e poi capitano nel 1817537; sino al 1831 fu maggiore nella Brigata Savoia538 . Nel 1832 fu ufficiale addetto, con il grado di tenente colonnello, nello Stato Maggiore della divisione militare di Alessandria539. Nel 1833 fu colonnello e dal 1834 fu posto a capo dello Stato Maggiore di Alessandria540 . Dal 1839 fu comandante di Nizza e provincia nella divisione militare di Nizza e dal 1843 maggior generale governatore e comandante delle truppe a Sassari541 . Nel 1846 venne nominato governatore della fortezza di Fenestrelle542 . Dal 1857 fu eletto deputato di Thonon, sostituendo suo fratello Hyppolite, sino al 1860543 . Fu cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro.

532 Ivi, p. 337. 533 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 250. 534 A. Manno, op. cit., vol. XII, p. 195. 535 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 265. 536 Cfr. GERBAIS de Sonnaz d’Habères, Hector e GERBAIS de Sonnaz d’Habères, Hippolyte in Fanteria pp. 83; 85. 537 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 254. 538 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 104. 539 Calendario pe’ regii Stati, 1832, p. 314. 540 Ivi, 1833, p. 318; Ivi, 1834, p. 137; da notare un’incongruenza nel dizionario dell’Armata sarda, infatti viene affermato che Alphonse fu promosso colonnello nel 1831. 541 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 254. 542 Calendari pe’ regii Stati, 1846, p. 337; nel dizionario dell’Armata sarda, invece, è registrato il periodo 18481850. 543 Societé Florimontane d’Annecy, François Miquet (a cura di), in Revue Savoisienne: journal publié par l'Association florimontane d'Annecy: histoire, sciences, arts, industrie, littérature, 36° anno, vol XI, Annecy, Imprimerie Abry, 1895, p. 258.

GERBAIS de Sonnaz d’Haberès, Hector, nobile e cavaliere

(Thonon, 3 gennaio 1787 – Torino, 7 giugno 1867) Si sposò con Maria Teresa Gallone dalla quale ebbe tre figli fra cui due senatori, Joseph (1828-1905) e Charles-Albert (1839-1920). Si mise al servizio di Napoleone e fu luogotenente alle Guardie d’Onore nel 1813-1814544 e partecipò alla battaglia di Lipsia (1814)545 . Dal 1815 si mise al servizio dei Savoia e, sebbene avesse militato nell’esercito francese, precisamente nel 3e Gardes d’Honneur546, grazie alla lealtà del padre e della famiglia alla Casa Reale, divenne maggiore nel 1821. Nel 1828 fu maggiore con funzioni da tenente colonnello nella Brigata Cuneo e, poi, tenente colonnello nel 1831 nella Brigata Pinerolo547 e nel 1832 promosso colonnello nel 1° reggimento della Brigata Savoia. Nel 1835 fu promosso a maggior generale della medesima brigata sino al 1841 quando fu sostituito, l’anno seguente, da Gabriel de Launay548 . Dal 1841 fu comandante della divisione di Alessandria e poi, dal 1844 al 1847, fu luogotenente generale a Genova549 e nel 1848 di Novara550 . Nella campagna del 1848 gli venne affidato il II corpo d’armata che doveva seguire il I comandato da Eusebio Bava. Pinelli lo definisce nella sua opera come un uomo «affabile e buono di cuore» e, sebbene avesse ottenuto un’importante vittoria a Pastrengo il 30 aprile, l’autore sottolinea che successivamente avrebbe commesso numerosi errori 551 come, ad esempio, le sue azioni a Custoza (23-25 luglio)552 . Quando gli austriaci stavano operando a Vicenza, che verrà sottratta ai pontifici, il De Sonnaz insieme al Bava e al Salasco decisero di attaccare Verona con il I corpo il 13 giugno. Per il maltempo si rimandò tutto per il giorno seguente ma, a causa del mancato insorgere della fortezza, l’attacco venne annullato553. Il 22 luglio egli si attestò a Rivoli Veronese dove respinse inizialmente un attacco nemico, ma siccome temeva di lasciare debole e scoperto il centro, ordinò di ritirarsi fra Sona e Sommacampagna. Nel mentre si trasferì nel suo quartier generale a Calmasina mentre il Bava si trovava a Mantova: le operazioni di movimento fra

544 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 105. 545 P. Crociani, Ettore Gerbaix de Sonnaz, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 53, Roma, Treccani, 2000, ad vocem. 546 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 254. 547 P. Crociani, Ettore Gerbaix de Sonnaz, op. cit. 548 Cfr. DE LAUNAY, Claude-Gabriel in Fanteria p. 67. 549 P. Crociani, Ettore Gerbaix de Sonnaz, op. cit. 550 Calendario pe’ regii Stati, 1848, p. 334. 551 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 206. 552 P. Crociani, op. cit. 553 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., pp. 298-299.

Sona e Sommacampagna furono piuttosto lente poiché nessuno vi fu a coordinarlo, cosicché gli austriaci ne approfittarono. Il De Sonnaz riuscì, tuttavia, a raggiungere Cavalcasel le e a portarsi, poi, oltre il Mincio ricevendo da Bava l’ordine perentorio di rioccupare Valeggio e il suo prezioso ponte che era stato abbandonato dal generale Faà di Bruno, cosicché da mantenere i contatti con Villafranca. Una volta varcato il Mincio eg li pose il II corpo d’armata a Monzambano in quanto reputava che proprio lì ci sarebbe stato l’attacco austriaco. In realtà gli imperiali attaccarono da Salionze e quando il generale piemontese se ne accorse, era ormai troppo tardi, i pochi soldati esausti che aveva fatto fare il dietrofront per affrontare il nemico erano stati travolti. Il De Sonnaz optò, pertanto, di ripiegare verso Borghetto. Dunque, a causa di questi errori tattici, gli austriaci tornarono a rioccupare Salionze, Monzambano e soprattutto Valeggio554 . Dopo l’effimera vittoria piemontese a Staffalo, Bava intendeva attaccare personalmente Valeggio dal lato destro del fiume mentre il De Sonnaz avrebbe dovuto sorprendere gli austriaci dal lato sinistro con una manovra a tenaglia, gli ordini giunsero tardi e l’azione coordinata non si fece. Dopo aver perso a Custoza, il De Sonnaz ricevette l’ordine da parte di Carlo Alberto di trasferirsi verso Volta Mantovana e, nel caso, se «imperiosamente necessario», dunque se incalzato dal nemico, ripiegare su Goito. Quest’ultimo ordine, è bene sottolinearlo, è ignorato sia dal Bava che dal Salasco. In realtà il De Sonnaz decise di obbedire soltanto all’ultima prescrizione datagli e si diresse direttamente verso Goito. Bava ebbe l’intenzione di organizzare una linea difensiva a Goito contando sull’occupazione di Volta del II corpo d’armata, tuttavia si rese conto che il paese era stato abbandonato e allora, una volta ricongiuntosi a Goito con il De Sonnaz, gli ordinò di attaccare Volta con il divisionario Broglia: l’attacco, sebbene vigoroso, venne respinto. È vero che Carlo Alberto aveva tenuto nascosto al Bava l’ordine di spostarsi eventualmente su Goito ma era stato precisato dal re che ciò avvenisse soltanto in caso estremo, dunque l’errore non fu tanto del re quanto del De Sonnaz stesso555 . In seguito all’armistizio di Salasco (9 agosto) fu allontanato dall’alto comando operativo riaffidandogli Genova ma, a causa di alcuni problemi di natura politica, fu congedato e messo a riposo il 5 settembre. Carlo Alberto, sempre «titubante e incerto» come lo descrive Pinelli556, decise di richiamarlo e di nominarlo ministro di Guerra e Marina nel governo

554 Ivi, pp. 235-241. 555 Ivi, pp. 242-249. 556 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, cap. III, p. 204.

Gioberti557. Il 2 febbraio venne promosso generale d’armata ma dovette abbandonare il dicastero in favore di Alfonso La Marmora558 .

Egli fu inviato in Savoia come regio commissario per la gestione dell’ordine pubblico e, una volta riprese le ostilità contro l’Austria, chiese al re di riprendere posto nell’esercito e dunque fu collocato nella fortezza di Alessandria. A causa della celere ed improvvida sconfitta a Novara (22-23 marzo 1849), il de Sonnaz dovette gestire la fortezza insieme al comandante imperiale ivi collocato come sottoscritto dall’armistizio di Vignale559 . Il Bortolotti reputa il De Sonnaz un uomo «dotato di qualità eminenti per tenere un comando nell’esercito: ma l’importanza del II corpo superava in qualche modo i suoi talenti militari»560 .

Nel 1852 gli fu affidata la divisione di Torino e nel 1859, con l’inizio della II guerra d’indipendenza, fu al comando delle truppe a sinistra del Po e della Dora561 . Nel 1862 fu inviato a San Pietroburgo per recuperare gli antichi rapporti con lo zar, cessati bruscamente due anni prima562, e per far riconoscere il nuovo regno. Fu creato senatore il 3 maggio 1848563 . Fu nominato cavaliere della Legion d’Onore nel 1813 per il valore dimostrato nella battaglia di Hanau (1813)564. Fu, inoltre, Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1847) e cavaliere dell’Ordine della Ss.ma Annunziata (1858). Nel 1883 fu eretta una statua in suo onore in piazza Solferino a Torino.

GERBAIS de Sonnaz d’Haberès, Hippolyte, conte

(Haberès, 31 agosto 1783 – Chamoux, 2 agosto 1871) Fu il secondogenito del conte Janus (1736-1814) e anch’egli conte dopo la dipartita del fratello maggiore Joseph (1780-1861), ufficiale del reggimento Savoia e luogotenente generale565 . Sposò in prime nozze Jeanne-Françoise de Roberty de Sainte-Hélène e in seconde nozze Antoinette-Catherine de Vars. Ebbe due figli maschi senza eredi566 .

557 P. Crociani, op. cit. 558 P. Pieri, Storia militare del Risorgimento op. cit., p. 276. 559 P. Crociani, op. cit. 560 V. Bortolotti, op. cit., p. 44. 561 Ibidem. 562 Ibidem. 563 Ibidem. 564 A. de Foras, op. cit., vol. III p. 105. 565 Ibidem. 566 Ivi, p. 104.

Nel 1798 si arruolò nel reggimento dei Dragoni dell’arciduca Giovanni d’Asburgo, dove si distinse principalmente a Novi (15 agosto 1799), Marengo (14 giugno 1800), Austerlitz (2 dicembre 1805) e a Wagram (5-6 luglio 1809) dove diede fuoco ad alcuni mulini vicino al Danubio così da impedire all’esercito francese di dirigersi su Vienna567, e vi rimase finché suo padre Janus organizzò il corpo di volontari savoiardi per la restaurazione dei Savoia568 . Capitano nei Cavalleggeri di Piemonte nel 1815, promosso maggiore nel 1821 partecipò alla battaglia di Novara (8 aprile) a fianco dei lealisti. Nel 1829 fu promosso tenente colonnello nei Cavalleggeri di Savoia. Fu colonnello in 2ª dei Dragoni del Genevese sino al 1831569 . L’anno seguente venne integrato nella fanteria come maggior generale della Brigata La Regina sino al 1836570. Nel 1839 fu luogotenente con grado di maggior generale nelle Guardie del Corpo del Re571 e generale d’Armata572. Nel 1841 fu a capo della divisione di Alessandria in qualità di tenente generale e nel 1842 a quella di Genova573. Nel 1845 venne posto a capo della divisione di Novara e nel 1848 a quella di Nizza 574. Nel 1849 gli fu assegnata la divisione di Torino575 sino al 1852, anno in cui venne collocato a riposo576 . Fu deputato della V legislatura del regno di Sardegna577 . Fu cavaliere dell’Ordine di Malta, cavaliere della Legion d’Onore, cavaliere dell’Ordine di Leopoldo d’Austria, Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e decorato con la medaglia mauriziana per i cinquant’anni di servizio578 .

GIANOTTI Marcello, conte

(Torino, 10 agosto 1799 – Moncalieri, 7 marzo 1868) La famiglia era originaria di Giaveno.

567 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 255. 568 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 104; V. Ilari (et alii), op. cit., p. 255. 569 Ibidem. 570 Il de Foras sostiene che fu promosso luogotenente generale nel 1834 sebbene i Calendari generali lo annoverino ancora come maggior generale comandante La Regina. Cfr. A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 104; il dizionario biografico dell’Armata sarda sostiene che fu maggior generale della Brigata Aosta e de La Regina nel 1831. Ci si è attenuti ai Calendari generali. 571 Calendario pe’ regii Stati, 1839, p. 299. 572 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 104; V. Ilari (et alii), op. cit., p. 255. 573 Calendario pe’ regii Stati, 1841, p. 277; ivi, 1842, p. 291. 574 Ivi, 1845, p. 330; ivi, 1847, p. 333. 575 Ivi, 1849, p. 284. 576 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 255; da notare che l’autore afferma che fu a capo della suddetta divisione dal 1848, ci si è attenuti, tuttavia, ai Calendari generali. 577 <https://storia.camera.it/deputato/ippolito-de-sonnaz-gerbaix-1783/interventi#nav>. 578 A. de Foras, op. cit., vol. III, p. 104.

Il padre, Luigi Angelo (1755-1827), aveva militato nell’esercito piemontese durante le campagne rivoluzionarie contro i francesi ed era stato poi inviato in Russia nel co rpo del genio da Vittorio Emanuele I per istruire i granduchi Michail e Nikolaj Romanov579 . Marcello sposò Giuseppina Michelini di San Martino dalla quale ebbe sette figli 580. Fra questi, Cesare Federico (1836-?), egli partecipò alla II ed alla III guerra d’indipendenza nelle quali ricevette due medaglie di bronzo e due d’argento. Fu, inoltre, Gran Maestro di cerimonie, prefetto di Palazzo ed aiutante di campo del re581 . Iniziò a ricoprire cariche militari rilevanti dal 1819, quando fu nominato tenente. Nel 1835 fu maggiore. Fu creato conte nel 1836582 .

Nel 1849 fu colonnello dei Cacciatori Guardie e, a tal proposito, Pinelli lo loda come un uomo «fedele alla stirpe savoiarda»583 e ciò è importante perché durante la campagna del 1849 fu promosso a maggior generale (17 febbraio584) della 2ª brigata585 della divisione lombarda che era costituita, secondo Pinelli, da uomini non propriamente fedeli al re ma di ideologie democratico-repubblicane586 . Nel maggio del 1849 gli venne affidata la Brigata Piemonte e nel 1852 il comand o dei Granatieri di Sardegna587. Nel 1859 venne promosso tenente generale partecipando alla seconda guerra d’indipendenza in cui comandò le divisioni militari di Alessandria, Parma e di Livorno588 . Il 20 novembre 1861 fu nominato senatore del Regno e nel 1865 venne collocato a riposo589 . Fu cavaliere dell’Ordine di Stanislao di Russia (1845), Commendatore dell’Ordine della Legion d’Onore (1860) e Gran Cordone dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro (1862)590 .

579 A. Manno, op. cit., vol. XIII, p. 352. 580 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/592f3a2113f3300fc125785d005993dd/13af66149fd1e396412 5646f005c32bf?OpenDocument>. 581 A. Manno, op. cit., vol. XIII, pp. 352-353. 582 Ivi, p. 352. 583 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 781. 584 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/592f3a2113f3300fc125785d005993dd/13af66149fd1e396412 5646f005c32bf?OpenDocument>. 585 F. A. Pinelli, Storia militare del Piemonte op. cit., vol. III, p. 977. 586 Ivi, p. 781. 587 V. Ilari (et alii), op. cit., p. 261. 588 Ivi, pp. 261-262. 589 A. Manno op. cit., vol. XIII, p. 352; <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/592f3a2113f3300fc125785d005993dd/13af66149fd1e39641256 46f005c32bf?OpenDocument>. 590 <https://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/592f3a2113f3300fc125785d005993dd/13af66149fd1e396412 5646f005c32bf?OpenDocument>.

This article is from: