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PREFAZIONE A «I DISCORSI -GLI SCRITTI »

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AI RAPPRESENTANTI

AI RAPPRESENTANTI

DI MICHELE BIANCHI * ·

Prima di tracciare queste poche - linee, che non hanno la pretesa dì una prefazione, ma vogliono soltanto essere un' omaggio profondo aJia memoria di Michele Bianchi, h9 riletto con la più grande attenzione i discorsi e gli scritti suoi, in questo ·volwne raccolti. ·

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Ma, prima di tutto, ·l'emozione di rileggere le sue parole, di quaSi riudire la Sua voce, mi riporta col p ensiero a lui, e ai quindici anni di vita e di battaglie insieme trascorsi in uno dei periodi più turbinosi e drammatici che la · storia dei popol i civili ricordi

Ecco Michelino - come si può, fra di noi, non chiamaclo ancora cosi? - ecco Michelino, negli anni 1914-191 5, a Milano, nel covo di via Paolo da Cannobio, a Milano, nelle g randi adunate del maggio radioso, a Milano dopo la guerra dichiarata, Dei mesi, degli anni passarono, pieni d i even6, di sangue, folgoranti di gloria. Ecco Michelino nella tenuta del fante, infagottato piuttosto, ma sempre di ottimo umore, sempre ardente di -fede; sempre ansioso di nuove lotte.

Interventista, è intervenuto, malgrado la sua salute precaria. Ricordo che sin da allora, nel 1919, io gli imposi di prendere alcuni mesi di riposo

Dalla vittoria itl. poi, dal marzo del 1919 all'ultimo discorso pronunciato al Senato H 15 g iugno del 1929, in sede di discussione dei bilancio dell'Interno, la vita di Michele Bianchi è indissolubilmente legata aUa storia della rivoluzione f ascista.

' Egli è uno dei fondatori del fascismo, nella ormai veramente leggendaria adunata di piazza San Sepolcro, il 23 marzo del 1919.

Successivamente, egli partecipa a tutto lo sviluppo del movimento, dirigendo, incanalandolo, spingendolo verso le mète sUpreme, con saggezza politiCa non disgiunta da audacia rivoluzionaria. Egli è alla testa del Partito nei momenti più culminanti degli anni 1921-1922; è lui che infligge la irreparabile sconfitta alle opposizioni durante lo sciopero !egalitario dell'agosto 1922; è lui che prepara il congresso di Napoli. S forse opportuno ricordare, attraverso la relazione di Michele Bianchi al congresso di .Napoli, .che aUora il P.N.F. contava già· « meno mi·

• MICHELE BMNCHJ - 1 tliuorJi . Gli urùti - .Roma·, Ùbreria del Littorio, anno IX [1 930] .'· lione di tesserati ». :e evidente che se fosse rimasto un mucchietto di cenobiti, non avrebbe potuto far marciare delle legioni verso Roma.

Finalmente Michele Bia.nchi è un9 dei quadrumviri, e quel che egli ha fatto duiante il periodo che va dal 27 al 31 ottobre del 1922, è chiaramente esposto in uno scritto rievocativo raccolto in questo lume. Ad insurrezione trionfante, Michele Bianchi diventa uomo di Governo, dapprima come segretario generale al ministero degli Interni, poi come sottosegretario e ministro. Pochi fascisti, al pari di lui, ebbero vivo e presente il senso deilo Stato sovrano.

Oggi, a distanza, appare ·meno arduo sintetizzare la completa figura politica, inteiiettuale, morale del nostro indimenticabile camerata. Dalla terra natia , egli aveva tratto, oltre il senso dello Stato, il culto di Roma ed un patriOttismo severo e costante. :e. di Michele Bianchi questa frase, che ·dovrebbe essere scolpita in tu.tte le scuole d'Italia:

«Quando alla patria si è dato tutto, non si è' ancora dato abbastanza! » .

Nessuno poté mai mettere in dubbio la simpatia di Michele Bianchi per le classi. lavoratrici, ma nessuno più .di lui si tenne lontano dalle ingannevoli e rWnose suggestioni della demagogia. Precisamente nell'adunata costitutiva del- Fascio Milanese di Combattimento, Michele Bianchi pronunziava un discorso, nel quale la parte che segue non ha perduto, anzi ha guadagnato, ' in fatto di attualità, da allora ad oggi: la grande attività politica di Michele Bianchi abbraccia un completo decennio: Se egli si fosse alcun poco risparmiato, se egli non si fosse sottratto ai miei consigli, forse. sarebbe ancora fra noi ; ma egli sdegnava di sostare, poiché sentiva che la mole del lavoro era ed è immensa. Un giorno si seppe che egli si era ritirato in uria casa d i salute. Per alcune settimane g iunsero notizie contraddittorie, ma, nel complessO, gravi ; il male continuava, si avviava alla fin e.

(<Sincerità e percezione realistica delle cose vogliono invece che il programma dei Pasci sia impostato in questi termini. N é le otto ore, né le sei ore, alcuna altra conquista del proletariato, potranno considerarsi definitive, se la produzione nazionale non sarà posta in grado di sopportarne g li oneri. E facile incontrare le simpatie delle masse con gri..ndi promesse. Bisogna ·invece avere il cor aggio di dire che se le conquiste economiche del proletariato non saranno affondate nel granito di una prosperità industriale e commerciale, non potranno essere che effimere».

I soliti nemici del fascismo hailno più volte insistito sulla cosiddetta povertà dottrinale del movimento ·fascista, ma per convincersi della falsità dì questa come di tutte lC altre accuse, basterà leggere il discorso pronunciato da Michele Bianchi alla Camera il 6. giugno del 1929, e l'articolo pubblicato dopo la sua morte nell'Annuario del tro internazionale d'informazioni sul fascismo di Losanna.

Una mattina, nel cuore dell'inverno, la notizia si diffuse fulritinea : Michelino èra morto. Mi pare di rivederlc:>, nella camera ardente, al ·_ palazzo del . Littorio: la· faccia esangue illuminata dai ce·d, il volto affilato all'estremo, le mani sottili e conserte sul cuore, che aveva sempre battuto cosl fortemente per l'Italia e per il fascismo. Infinita t ristezza di una maturità anzitempo spezzata ! Poi un severo e · g randioso come Roma ne vide pochi, in questi ultimi tempi, e attorno una moltitudine di camicie nere, che dopo il triplice crepitare dei fucili, g ddò con voce di tuono: « Presente!».

· Infatti , egli è ancor-presente tra noi, animatore, educatore, con questi suoi discorsi, con questi suoi sccìtti; presente per noi, che lo conoscemmo, amico e camerata; presente per coloro che verranno, e che rkorderanno, nei tempi avvenire, Michele Bianchi, quadrumviro della marcia su Roma.

MUSSOLINI

Roma, 1 dicembre 1930, anno IX E. F.

PRESENTAZIONE DI ALCUNI DISEGNI DI LEGGE *

Ho l'onore di presentare alla Camera 'i seguenti diseg ni di legge: conversione in legge del regio decreto legge 20 novembre 1930, numero 149 1, recante riduzioni di stipendi e di altri emolumenti dei d ipendenti statali, nonché del personale degli Enti pubblici locali, delle Opere . nazionali, degli Enti parastatali e delle Associazioni sindacal i; conversione in legge del regio decreto legge 24 novembre 1930, numero l 502, che reca norme per il trattamento di quiescenza e previdenziale dei dipendenti statali, in relazione ai provvedimenti disposti con regio decreto legge 20 novembre 1930, numèro 1491; distacco dal comune di l oiano e aggregazione a quello di Monterenzio della frazione San Benedetto del Qucrceto.

• Parole ponunciate alla Camera dei deputati, nella tornata de! 2 dicem· · bre 1930 ( ore 16-18.10). (Dagli Atti an ilaliano. Camrr4 dei dep111aJi. dt. Sersione cit, Dimmioni. Volum" 111, pag. 3486).

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO DI LEGGE*

Mi onoro di presentare alla Camera il seguente disegno di legge: cOnversione in legge dd regio decreto legge 6 novembre 1930, numero 1.503, che detta norme per i ·censimenti generali della popolazione e che indice il settimo censimento generale.

PER LA BATTAGLIA DEL GRANO**

Camerati agricoltori!

Eccoci al nostro sesto rapporto, divenuto ormai tradizionale nella annata agricola italiana. Rapporto militare, quindi schematico, specie per il momento. Cominciamo dalla quantità. Nel 1929, il raccolto toccò i settantuno milioni di quintali. QueS:t'anno siamo discesi a cinquantasette milioni e trecentosettantacinque mila cinquecento. Abbiamo superato di cinque milioni il più basso raccolto degli anni della battaglia del che fu di cinquantatre nel 1927, cosl come io avevo indicato e spérato.

Non siamo soli a lamentare un mediocre raccolto. La Francia, che è, insieme con noi, l'altro grande paese cerealicolo dell'Europa occidentale, è passata da ottantasette milioni di quintali nel i929 a sessantatre milioni circa nel 1930. l a causa di questo gramO raccolto va ricercata nelle vicende stagionali, nettamente sfavorevoli; un inverno soverchiamente caldo e wnido, una primavera continuamente piovosa e. alle soglie del giugno, un caldo impmvviso: quindi allettamento, ruggine, stretta Gli agricoltori. sanno che, sino a quando non si sarà troVato il modo di razionalizzare il soffiare dci venti o il precipitare del vapore acqueo il che sembra difficile, se non impossibile - le alter- . "nazioni dei grandi raccolti coi mediocri sono fatali.

Tuttavia la scienza, la· volontà e la fede possono attenuare gli ef- fettì delle forze non benefiche della natura. Infatti abbiamo, fra le aziende premiate; una che ha oltrepassato la media, per etta,ro quadrato, di sessa ntaquattro quintali, molte quella di quaranta quintali; vi sono aziende che hanno dato una produzione più che_ quadrupla della media ottenuta nella zOna, molte hanno avuto più del triplo. Se tal i risultati rappresentano· i massimi raggiunt i, numerose sono d'altra parte le produzioni elevate, quali si ottengono, di norma, nelle annate più favorite dalle vicende meteoriche. Anche quest'anno, come in quello precedente, questi risultati sono stati ottenuti O\'unque gli agricoltori hanno saputo appli_care razionalmente quei procedimenti_ tecnici, che già, riellc loro particolari modalità, la scienza e la pratica hanno da qualche temr)o suggerito, per cui si rivela sempre più chiaramente la stretta correlazione, che esiste fra la magg iore perfezione dei lavori colturali, l'aumento del bestiame, massimo fertilizzatore del suolo, l'impiego <?Culato di sementi elette e di concimi da un lato, ed il progresso della produzione g ranaria dall'altro. Perfezionamento di metzi con i quali l'agricoltore pu"ò, con sempre maggiore efficacia, affrontare le cause nemiche delle coltivazioni, vincere completamente qualche volta, limitare i danni sempre.

• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella tornata del 3 dicembre 1930 (ore 16-18.20). (Dagli Atti del P4rlamento illliiano. Camera dei depulali Legù/41ura dt. Sessione rit. Diu11uioni. V olume Ili, pag. 2486).

* A Roma, al teatro Argentina, il 7 d icembre 1930, alle 10.30, Mussolini presemia la cerimonia per la premia.zione dCgli agrico ltori vincitori della battaglia del grano. In tale occasione, il Presidente d el Consiglio pronuncia il discorso qui {Da 1! Popolo' J'ltaiià, N. 292, 9 dicembre 1930, XVIi).

Non solamente dai dati forniti dal Consorzio, ma anche' dalle cifre statistiche generali raccolte anno per anno, a ben leggerle, it -progresso della granicoltura nazionale si man ifesta chiaramente. Se per esempio calcoliamo la produzione globale italiana in questi ultimi cinque •. abbiamo i seguenti risultati: media dei due primi anni 1925-' 26 e 1926-'27 quintali cinquantasette milioni, in cifra tonda; dopo un altro anno la media sale a cinquantanove milioni di quintali, in cifra tonda; dopo un altro anno ancora, arriva a quintali sessantadue milioni , in cifra tonda; dopo questa ultima annata, nella quale gioca il fattore negatiVo della diminuita produzione, si- r aggi unge, tuttavia, la media di sessantun milioni di quintali, vale a dire quattro milioni in p iù della media di partenza. (Applauu).

E la stessa cosa dimostrano le cifre relative alla produzione per et· taro : media _delle due annate 1925-'9 26-'927, ·quintaH 11 , 5; dopo il ·1928, quintali 11,8; dopo il 1929, quintali 12,6; dopo il 1930, quin· tali 12,4 . Cioè appena venti chilogrammi di diminuzione m€dia in se. guito all'ultima annata

- Vi ho fatto rilevare, due anni or sono, che un giornale francese parla"-:a della possibilitl di qttenere centO quintali di grano per ettaro, e tale notizia, mentre ha sollevato grande scalpore tra Ie vostre file ed ha suscitato qualche diffidenza tra quei tecnici che. vi ho descritto come eternamente penrolanti e dubitasi, h a dato nuove ali all'entusiasmo di quegli uomini fattivi, scienziati agricoltori, i quali, a f atti, dimo· strano di non credere all'esistenza di colonne d'Ercole ·per il progresso agricolo e tentano, serqpre, nuove vie, per aumentare il rendimento unitario del grano. ·

Ho seguito i progressi che la tecnica cerealicola sta compiendo all' estero, ho letto che nuovi metodi sono allo studio, quali quelli « Jean Roufst » e « Popovic ». Ma anche l'Italia è una fioritura di metodi nuovi, alcuni assai promettenti e ·già larg amente diffusi, come il metodo « Gibertini » o «Bresciano )>, altri allo studio, come il metodo «.OJiodelli », escogitato· da un semplice agricoltore cremonese, il metodo « Ferraguti », delle righe ternate, e quello seguìto dall'agricoltore siciliano Xirinda. Intanto il trapianto meccanico del frumento torna all'onore della ribalta, suscitando discussioni e invogliando numerosi agricoltori a compiere nuove pratiche.

Non basta. So che in provincia di Bergamo e a Messina vi sono stati due agricoltori, il Liga e il Previtali, che hanno ottenuto quest'anno, in dicembre, un secondo raccolto di frumento, dopo frumento, con razze . precoci. So che si tratta di sefnplici virtuosismi, il cui valore pratico e Ja cui portata ecOnomica sono scacsissirni; tuttavia questi sforzi rappresentano "non soltanto la prova del fervore che anima i rurali e i tecnici agricoli, ·ma anche la dimostrazione di quest'altra verità assiomatica; l'agricoltura italian3., e non soltanto l'italiana, è ancora bambi na; si va avviando soltanto ora alla scuola, dico alla scuola elementare; grandi progressi ha da compiere ancora ed è lunga l a strada che deve portare all'università. Bisogna, dunque, credere al progresso e non sorridere degli inventori, delle iniziative audaci, d ei giovani ansiosi di novità. Anche la tecnica agricola deve evolversi e si evolverà, soprattutto per merito dei "giovani. Che i p roblemi dell' agricoltura siano oggi al primo piano della coscienza nazionale lo dimostra l'entusiastico successo d ell'autotreno del g rano, che ha percorso tutte le contrade d'Italia ed è stato visitato da una moltitudine che si calcola a dodici milioni di persone. Prima di passare alla distribuzione dei premi voglio toccare l' argomento de i prezzi. . ll .crollo dei prezzi d elle derrate agricole si è accentuato. I prezzi dei principali prodotti sono ìn g ran parte al di sotto di quota novanta. Farli risalire artificiosamente è vana fatica. . Intanto bisognerebbe potere agire in senso mondiale, il che è impossibile. N emmeno in senso europeo. Le conferenze indette all"uopo sono state finora dei tentativi infecOndi. Allora non v'è altro rimedio che comprimere sui costi di produzione: è quello che si va facendo dal 18 novembre in poi. Diminuire i costi di produzione signi6ca .diminuire i salari, le tasse comunaJi e provinciali, il prezzo delle macchine e dei concimi e, non appena possibile, anche le tasse dello· Stato. (ApplaNJi entuJiaJiici, caloroshsim1). In questo modo l'azienda agricola ristabilisce il suo equilibrio fra entrate e spese . Malgrado i soliti ed inevitabili disfattisti, l'agricoltura italiana. marcia verso questo nuovo equilibrio, e lo raggiungerà ne i prossimi raccolti. (O w:zi oni viviu im e) Coloro che in questi durissimi tempi non hanno mai disperato, ma hanno continuato a lavorare con tenacia, con fed e, con sacrificio, merita no di essere add itati alla riconoscenza della nazione. (A p plausi prolrmgati). Premiando, ora gli agricoltori che di più han no prodotto, voglio anche « moralmente e politicamente » premiare jJ f econdo, tranquillo; valoroso p opolo rurale d'Italia. il Duce ha terminato il_suo discorso, l utto il pubblico JCatta in piedi e con tmo slan cio di travolgente entrniasmo prorompe in applatui scroscianti. 4 d imostrazione imponenJissi ma, che testimonia quali sentimenti d i d ev ozion e e di abbiano gli d'Italia per il Duce, che ha v oluto e dirett o questa l oro mag n iftciJ bauaglia p er: la redenzione ag rico!IJ del n ostro suolo, si prolunga per vari minuti , con tma intensità sempre creJcente).

PRESENTAZIONE DI ·uN DISEGNO DÌ LEGGE**

Mi onoro dì presentare alia Camera il seguente disegno di Jegge : conversione in legge del regio decreto legge 23 ottobre 1930, numero 1524, concernente la costituzione di un centro di studi, esperienZe e costruzioni aeronautiche a Montecelio.

• Cedendo infine all' invito del capo del G overno, il pubblico cessa d agli a p· plausi e d alle acclamazioni, e si ini zia la p remiatione. Il Duce rimette qui ndici p remi in denaro e diplomi ai primi cinque premiati delle catego rie grandi, medie e p iccole a zie nde; il premio di lire diecimila. al parroco di Ruoti (Poteoza), ca· valier don G ennaro Luccico, vincito re d el primo concorso nazionale t ra parroci e sacerdoti; e trentun diplomi di medaglie d'oro. l Premiati $Ono tutti · autentici agricol tori, che si p resentano commossi e orgogliosi al Duce, chiamati ad uno ad uno d a lui, per ricevere dalle sue mani il premio ambit issimo ; e nel saluto romano che g li rivolgono esprimono tutta la l oro riconoscenza e una promessa sicura. Per molti il D uce ha parole di. elogio e di. incorag&ìamento, mentre p er ciascuno gli astanti levano ca lorosi appla usi. .Allorché la premiazione è fini ta, il Duce, rivolto alla mo ltitudine, che lo salutava nuovamente con irresistibile entusiasmo, esclama: "Rurali d'Italia! Ed ora aJ prouimo raccoltO, con 11111a la f ede, rtm 11111a la mutra pauitme. A noi !"'. Gli astanti, in piedi, rispo ndono con u o "A noi·· formidabil e AJ suon () di G iovh tezza, la cerimorlia ha te rmine, e S. E. il capo del G ove rno, seguito dai ministri e da lle altre autorità, lascia il teatro, mentre al suo indirizzo la folla degli intervenuti prorompe in una rinnova.ta, imponente dimotrazione di omaggio e di devozione ». (Da Il Popol o- N. 292, 9 d icembre 1930, XVU).

• • Parole p ronunciate alla Camera d ei deputati, nella tornata del 12 dicem. bre l 930 ( o re 16·20.30). (Dag li AtJi J,/ itdiano Cam" A dei Je. PIIIali. S nsi o ne cit. L egislatura cii. Dimm i oni. V olu me m, pag. 3683)

PER LA FESTA DEL PATTO LATERANENSE*

Non sono affatto sorpreso che l'onorevole Ezio Garibaldi abbia par· lato: sarei invece rimasto sorpreso se l'onorevole Garibaldi avesse ta· ciuto. E quantunque io abbia preparato questo discorso per l'altro ramo del Parlamento, dove talune sensibiJità sono più raffinate, ve lo. anticipo. Bisogna subito sbarazzare il terreno da l raffronto stabilito dal camerata Garibaldi fra il 20 settembre e 1'11 febbraio e il 24 maggio e il 4 no· vembre.

Siccome sono stato io a volere che fosse messo fra le solennità civili il 24 maggio, dirò subito p erché. I1 24 maggio è importante, per· ché segna la data deJia ·nostra dichiarazione di guerra all'impero absbur· gico; ma è importantissimo, perché segna ii trionfo di quelle radiose giornate di maggio, che furono il primo atto della rivoluzione fas ci· sta. (Vi11i applauu).

Non bisogna quindi salutare la importanza del 24 maggio dal punto di vista interno nostro, perché sarebbe un errore. Non voglio, in que· sto momento, farvi l'oltraggio di una rievocazione storica del settembre del 18 70. E. mia profonda convinzione che, se a Roma vi fo sse stato ' urr solo plotone di soldati francesi regolari, molto probabilmente Ca· doma non avrebbe dato 1'11 settemDre da Terni l'ordine di marciare su Roma. Non ho bisogno di ricordare che, quantunque l'impero di N a· poleone Hl fosse caduto, il 4 settembre, la Repubblica francese, che ne segul, tenne ancora per quattro anni consecutivi, a Gvitavec<:hia, una nave, I'Orenogu e, quasi a dire che nella politica di difesa della Chiesa, nella figlia primogenita della medesima non vi era differenza di reg imi. Ed è positivo che quegli stessi chaiJepou che f ecero meraViglie a Men· tana nel 1867, il 3 novembre, le avrebbero f atte, dopO, egualmente. Fummo fo rtunati: ed jl merito grandissimo della destra fu quello di avere colto al balzo la fortuna, la quale. fortuna una volta sola viene nella vita degli individui e nella vita dei popoli. E giungemmo a Roma la mattina del 20 settembre. truppe piemontesi si fermarono sulla riva sinistra del Tevere e non al di ·là, perché al di là v'era la città leonina, che aveva una popola:z:ione di dieci O dodici mila abitanti.

"• Alla. Camera dti deputati, nella tornata del 12 dicembre 1930.. si inizia la discussione generale del disegno di leggt: « Modificazione dell'elenco delle feste nazionali e d ei giorni festivi a tutti gli effetti civili e delle solennità civili». Dopo dichiarazioni del deputato Ezio Garibaldi, Mussolini pronuncia il discorso qui riportato. (Dagli Atti del Parlamemq haliaM. Camera dei S4JJione cit. LegùlaJ11ra dJ. Diuussimri. Ili, pagg. 3685-3 693).

Fin dal 29 agosto, con una circolare del ministro degli Esteri Visconti v "enosta, la città IeOnina era stata assegnata alla Santa Sede, che avrebbe dovuto costituire il territorio lasciato al Pontefice. Soltanto, essendo avvenuti dei disordini al di là del vecchio borgo, furono gli stessi pontifici che chiamarono Cadorna ad o ccupare anche il TrasteVere. Però il sovrano·non fu scacciato; così come avvenne di tutti gli altri sovrani, -che noi dovemmo allontanare fin dall'ultimo loro palazzo, per rendere libera la patria.

Il Pontefice fu lasciato in un territorio infinitamente più ristretto, sul quale, durante sessant'anni, lo Stato italiano non ha mai fatto un atto di potestà. Il sovrano spodestato non aveva più territorio, Pe.rò s'ebbe questa singolare anomalia: che le rappresentanze diplomatiche, gli ambasciatori ed i ministri, che prima erano ràppresentati presso il Papa, continuaro no a rappresentare i loro Stati anche dopo, quando egli non aveva più territorio. Cosa significa questo? Ole lo consideravano ancora sovrano. Perché un elemento specifico individuatore della sovranità dello Stato è il diritto di legazion.e attiva e passiva, cioè il diritto di mandare e ricevere ambasciatori.

Il camerata Garibaldi ha ricordato Alfredo Oriani. Se leggessimo le pagine di Alfredo Oriani sul modo con cui venimmo a Roma e leggessimo anche l'invettiva di Giosue Carducci, rinfrescheremmo le nostre cognizioni letterarie. Finalmente, nel 1871, ci decidemmo a portare a Roma la: capitale. Questo fu compiuto d alla destra. Bisogna levarsi tanto di cappello di fronte a questa destra storica, perché dal ·1860 al 1876 è quella che, sia pure pungolata o sospinta dal partito di azione o dividendosi le parti insieme, ha politicamente e praticamente realizzata l'unità della patria. (Viviuimi applausi).

Erano gli uomini che si chiamavano M!nghetti, Sella, lanza ed altri · minori. Tutta gente degna di rispetto, patrioti di sicura tempra, uomini di certissima fede, probi fino alJo scrupolo. Ebbene, negli anni che vanno dal 1870 al _1876, non ci fu mai la proposta di festeggiare il 20 set· tembre.

Nel 1876, avvenne quella che fu chiamata erroneamente la "rivo· luzione delle sinistre. Sulla pi;1ttaforma prima erano 'gli uomirii della destra, g labri, segaligni, che avevano qualche cosa dell'inglese nel loro modo di essere; poi, dopo il 1876, abbiamo la barba fluente di .Agostino Depretis, il quale inizia il trasformismo, cioè un regime di rom· promesso, che non ha dottrina e che praticamente si limita alla ordinaria amministrazione.

Chi al>bia l etto ,la storia politica e diplomatica del Ci librizzi, si sarà fatta un'idea pietosa di quella che sia stata la politica italiana dal 1876 in pot Anche allora l.e sinistre Oon pensarono che si potesse festeggiare il 20 settembre. Finalmente, nel 1895, siamo al venticinquennio; e allora nell'aula, il 6 di lugli<:t, il deputai:o Vischi propone un diseg no di legge, un solo articolo cosl concepito: «Ai giorni che d alla l egge 23 giugno 1874, numero 1968, Jerie seconda, JOno dichiarati fe stivi per gli effe/li ciVili, è aggiunto il 20 s"ettembre »." ·

Devo dire che la discussione della 0mera non fu molto interessante. Parlarono Pilade Mazza, grande dignitario di tutte le massonerie del mondo, Colaianni, Andrea Costa. Parlò anche e disse te· stualmente: <<Che andiamo facendo? Aumentando fes te ogni giorno? Perché non la festa di ogni plebiscito? E perché non la f esta dei fatti che hanno preparato. la patria? Ma se una festa nazionale ci deve es· ;ere, riserviamo/a come premio d i un dovere com piuto. Quando ai piedi delle Alpi Giulie noi avremo rìalfermata veramente l'integrità della pa· tria, quando avremo conquistato Pola e TrieJte, allora, sì, dec reteremo l a nostra fe sJa nazionale». (Vivissimi e prolungati applauJij.

Devo tuttavia· convenire col camerata Garibaldi che, ·in questo giamento di Imbriani,. si vede· il polemista, l'uomo che, non amando quel Governo, prendevfl. pretesto anche da quella legge, per votargli contro. (Si ride). Ma vediamo quale fu l'atteggiamento di Crispi. Credo che nessuno in questa Ca.mera e nemmeno fuori di questa Camera, possa dubitare del patriottisino di Francesco Cris.Pi. (Comment1). Né si può pensare che Francesco Crispi avesse delle simpatie clericali. (Si ride). Credo di non dire nulla di straordinario se aggiu!"lgo che Francesco Crispi appartenne alla massoneria. ·

Udite, 1'uomo in imbaraz.zo, Francesco Crispi! « Certo, o signori,· iJ 20 Jetlembre è Jldto u mpre festeggiato dal popolo, ed 11na zione, 11n ordine a festeggiarlo, non Jarebbero rzeceuarì. Parrebbe che noi volessimo impo" e quello che è nella coscienZa di tuili. Nulla di meno, una volla che la legge fu portata alla Came ra, il rifiuto aila medeJima Jarebbe una olfna alla coscienza nazionale. Vogliate, onore voli de· putati, rientrare nelle. vostre coscienze e comprendere quale triste im-. preuione prod11rrehbe in Italia e all'estero la notizia_ che v oi avete reJpinta la l egge!».

· E Crispi aveva perfettamente ragione! Evidentemente avrebbe preferito che non se ne._ fosse fatto nulla; ma dal momento che la legge era avanti aUa Camera, la legge " doveva essere approvata, perché altrimenti si sarebbe potuto pensare che dopo venticinque anni noi non simo ancora siéuri di dmanere in Roma e di avere soprattutto la volontà di rimanere a Roma. (Approvaziom). .

Si fece l'appello nominale :. i votanti erano duecentosettantotto, i

«sì », cioè per la festa, furono duecentoquarantan9ve; i contrari ventisei. Si fece poi ·]o scrutinio segreto; i favorevoli diininuirono, aumentarono i ·contrari: duecentoquattro favorevoli, sessanta due contrari. Ma · Pen più importante fu la discussione al Senato, perché al Senato parla·rooo uominl come Gaetano Negri, Gìosue Carducci, Gaspare Finali, Lam· pertica, G abba e Crispi.

Gaetano Negri, in quell'.epoca, apparteneva a quella che si chiamava la consorteria lombarda: erano uomini della vecchia destra, ma rafforzati _(allora si chiamavano« forcaio li» !). (Si ride). Però

Negri era uno spirito di primo ordine, ed u n volume Io raccomanda alla posterità, Gitdùmo l'Apostata, uno dei libri più interessanti che si possano leggere. Si può forse definirlo·« il libro classico della materia », t. il libro nel quale Gaetano Negri, valendosi di un'erudizione fortissima, sp iega, dimostra, prospetta la tragedia di questo ultimo Imperatore, che, cirta quattro secoli dopo Cristo, credeva ancora d i tornare al culto degli antichi dd della vCcchia Grec'ia. E naturalmente, ad un certo punto, trafitto, dopo avere bruciato i vascelli, dal dubbio, più che dat!e frecce nemiche, finiva co l proclamare : « Galileo, h ai >>.

Ora Gaetano Negri diceva: «Il ptmto ve ramente essenziale è di provare l'opportunità di una legge, ptr la qitale dopo ve nticinque anni noi, ad un lratJo, ci svegliamo senza nes111na catua impellente, per decretdre che il giorno 20 sia giorno fntivo >>.

Aggiungeva: « Il diritto nazionale, per il quale· /'-Italia è veuuta' a Roma, è. un diritto assolutamente indùwtibile, come è indiscutibìl e il dirilto per il quale l'Italia è andata a Na p oli o a Firenze. Md Appunto p erché que;to diritto è indi!mtibile, appunto ·perché noi non _ dobbiam o ammellere che da nesmno sid stato p osto anche lontanamente in dflbbio, 11ppunto_ p er questo noi non dobbiamo continuamente illuminarlo coi fu ochi artificiali della nostra eJu!tanza, quasi che si trattaJJe di una cosa anormale, che esce dalla legge comune, la quale fu la ·norma d ella costituzione politica del nostro pae;e >>.

La tesi che egli era questa : dal momento che l'Italia è una, dalle Alpi a_lla Sicilia, non può avere che Roma per capitale. <<E siccome - Gaetano Negri aggiungeva - queJio è un fatto normale, Jloricam ent e provato, è inutile che ne f acciamo un avvenimento ùcezionale da celebrare ogni anno».

Ancora : <<Ebbene, o signori, coloro _ che credono di poter combattere di rappresaglia col Papa.- cadono nel medesimo errore in cui son9 cadJdi ·tutti i nemici del Papato, da re D eside rio a Biunarck, nell'ettore d i non riconoJcere che il Papa è un nemicO div erso da ogni altro nemico , che si rafforza quanto più si indebolisCI».

Ometto gli altri d iscorsi favorevoli, come quello del· Mariotti, come quello deJ D elzio, ma si ascolti che cosa disse Giosue Carducci: «lo non nego che delle cose osser_vate dal senatore Negri sono ou ervate reJ/amente e profondamente. ,Anch'io sono nemico delle fest e. se una fesla si ha da eliminare, .ri elimini quella della prima domenica di giugno: nobili.rsima commemorazione anche quella, ma segna il principio, segna la moJJa pratica ed effeJtiva dell'Italia -verso R oma La prima dom enica di giugno porta al 20 se/lembre, e questo compie, corona in sé quella. L'acquisto di Roma non è una tendenza, è un'aspirazione di qne.rto partito piuttosto che di quello, è un'idea più amica di Garibaldi e di Maizini. LAsciamo .la sìoria c/auica; ma .il popolo italiano, appma svegliato ad un crepuJColo di libertJ, nei comizi cispadani nel dicembre 1796 in Reggio Emilia cantò l'andata a Roma»

Risparmi<? il Gabba e cito il lampertico, che nel suo discorso diede quasi l'impressiQne che antivedesse gli avvenimenti del febbraio 1929. M:i si veda che cosa disse il relatore Gaspare Finali e si vedrà come il senatore Gaspare Finali volle togliere a questa discussione ogni carattere di' misticità.. <<Che cosa fa la legge?», d iceva il senatore Gaspare Finali, relatore al Senato di questo disegno di legge. « DHpone soltanto che quel giorno sarà considerato festi vo agli effetti civili. Vuoi dire che in quel gior!U) saranno -chiu.ri i tribunali e la più gran parte dei pubblici uffici. Vuoi dire che, in quel giorno,_l'esattore 'zon potrà andare a domatidare le ta.rse al povero, vuoi dire che in quel gio rno non si potranno fare né citazioni, né atti esecutivi, che neJJuno sarà impedito da civili negozi. C'è un rimpicciolime nto delle cose»

. Si. veda Crispi. Il Senato sa che questo progetto è d'iniziativa par· lamentare. Crispi ci teneva ed insisteva su questo. ( Commentt). << Quando l'II luglio fui chiamato nella Camera dei deputati ad esprimere la mia o_pinione sul progello mede.rimo, la di.rsi chiara ed espliciltt : dissi ai deputati che, una volta la legge presentata, non· si poteva né si doveva voJare contro>>. ·

Ed in seguito: «In tale stato di cose e ricordando che ai miei tempi qualunque siano le condizioni del Vaticano e qualunque . siano le ostilità continuamente praticate contro l'unità i taliana, qualunque sia il linguaggio dei giornali cattolici, qualunque sia /'opftosizione che dal Papa venga alle nostre istituzioni, l'onorevole ..renatore Negri non troverà un atto del mio Governo che abbia ri.rposto a queslé provocazioni. Ma abbiamo dal. tempo quel trionfo a cui miriamo, cioè la pace tra 1a Chiesa e lo Stato». (Approvazioni). «Questa pace- è sempre Crispi che parla - tra la Chiesa e lo Stato no'} può venire se non dalla libertà esercitata largamente e senza alcuna difficoltà, senza alcuna imposizione .A questo mira il Governo italiano. Dopo. ciò nulla ho da aggiungere, sicuro che il S enato vorrà votare senza obiezioni questa legge che oggi a tuJti si impone. Ed è così - continua Francesco Crispi. Se la legge non fosse ;tata preu ntata, le còse sarebbero tmdate altrimenti,· ma u na volta preuntata nelle co ndizioni di lotta tra V aJicano e Stato italiano, pel modo come ci trattano i g iornali .ca/Jo/ici di tuJ/o il mondo, sapete q uale significato avrebbe un voto co ntrario? Che noi retrocediam o o per lo meno che abbiamo paura di mantenere lo stato attutJ/e delle cose. Ebbene, il Senato, corpo eminenteme nte conservatore, non potrà enere di questo avviso, e Jono sicuro che voterà a favor e della l egge che gli presentata».

E fu votata· a notevole maggioranza, con ottantasette voti favorevoli, ventotto contrari. Così il 20 settembre entrò nel novero delle solennità civil i. E lo abbiamo festeggiato tutti. Si capisce. Dal 189' in poi, ebbe un valore. Siccome dal Vaticano si protestava contro Colui che detiene, s i rinnovava la protesta continua contro il .possesso di Roma da parte dell'Ital ia, era giusto che si facesse Ja controprotesta, che si d icesse : «Voi ritene te che noi siamo qui pro Jempore, noi vi diciamo, invece, che ci siamo, pe rch é intendiamo restarvi ».

Aggiungo che la festa a poco a poco era divenuta popolare, pe rché · in essa confluivano due elementi: il primo, l'elemento dirò cosl naziònale; il secondo, l'elemento anticlericale. Venne la guerra. La guerra fini con la vittoria ; venne il fascismo, ed è stato il fascismo -che ha co· minciato.a smobilitare il 20 settembre. Il 20 settembre, negli ultimi tempi, era diventato una parata massonica, inutile e malinconica. (Appro vaziom). Certamente qualcuno lo ricorda, tutti i cortei democratici che si con tube, grembiul ini ed insegne. (Si ride). I fascisti hanno sentito l'insincerità di questa cerimonia. Tanto è vero che, a poco a poco, essa andò decadendo. Fu p rima soppresso,_tra questi nume ri, il telegramma rituale a Sua Maestà il re, perché appariva superfluo -dal momento che non solo eravamo a Roma da sessant'anni, ma eravamo nel frattempo giunti anche sul Brennero e sul N evosoche si d icesse, ogni anno, che eravamo a Roma e che a Roma volevamo restare. Poi fu Ja volta del manifesto.·del sindaco governatore, che era semp re il medesimo. A un certo punto, anche il corteo non fu più organizzato. Restavano le· bandierine sui trams e alle finestre. (Si ride ).

Ma intanto è venuto l'Il febbraio. Ora io spero, credo, che ·gli italiani e i fascisti in particolare modo, finiranno per realizzare l'importanza enorme dell'Il febbraio, quando non solo il sovrano del '70 ci riconosce la legittimità del possesso di Roma, ma questo accade per Ja prima volta nella storia, talché la rinunzia è definitiva, irrevocabile . Potrebbe essere revocata solo in un'ipotesi che non si vuole nemmeno af· facciare allo spirito, cioè ch e l'Jtalia ritornasse a brandelli, calpestata dallo straniero l

Ma finché l'Italia resterà un solo popolo e un solo cuore, Roma è dell'Italia, e l'Italia è di Roma! (Vivissimi, gen erali, f!rolungati applauJJ). Quindi portiamo l'accento sull'll febbraio, cioè sull'avvenimento, sull'atto che ci riconosce il legittimo pacifico possesso di Roma, perché questo non era mai accaduto prima. Ora, se si continuasse a festeggiare ìl 20 settembre, noi saremmo iHogici. Noi quindi festeggiamo Ja vittoria e -la pace, la quale ha _già dati i suoi risultati benefici. Festeggiando il 20 settembre, noi potrenuno mostrare o far nascere il sospetto Che non siamo ancora sicuri di noi stessi, méntre noi invece lo siamo, in doppio modo: primo, per i trattati; secondo, per nostra volontà. (ApplauJI) lo credo che, dopo queste dichiarazioni, la Camera possa, con tranquillità, con itaiianità, con fascistica coscienza, dare H proprio suffragio all':i.ttuale disegno di legge. (Il Presidente, i ministri, i deputati sorgono in piedi. Viviuimi, generali, prolungati, reiterati applausr).

./dlora si dirà: «Dunque il 20 settembre si cancella ?">>. Nient'af· fatto! 11 20 settembre è una data; una data che nessuno cancella e nessuno può cancellare, perché nella storia si può discutere sulla interpretazione del fatto, ma il fatto è Jà , delineato, sagomato, individuato. Il fatto si chiama 20 settembre, legato ad un evento, ad -una cronologia, ad un periodo storico.

303" RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI*

proposta del capo del Governo, primo minist ro, segretttrio di Stato, il Consiglio ha approvato:

Uno schema di con il quale, in conformità ·di quanto è stabilito per altre Opere nazionali, si sanciJCe la facoltà di sciogliere con decrelo reale, su proposta del capo del Governo, gli organi direttivi _-dell'Opera mtzionale dopolavoro e di affidare la straordinaria amminislrtU.ione dell'Ente a commissari che esercitino lulte le attribuzioni degli organi disciolti.

Uno uhema di provvedimef11o con il quale si proroga l'efficacia delle disposizioni relative al funzionamento della uzione speciale della Corte dei Conti per il .rervizio dei ricorsi in materia di pensioni di guerra La proroga è Sldta rna necessaria dal fatto che permangono t utlora le ragioni che consigliato la émanazione delle diJp o1izioni suaccennate

.• Tmutasi il 18 dicembre 19}0 (ore 10-12). (Da Il Popolo d'Italia, N. 301, 19 dicembre 1930, zyu).

Uno schema di decreto con cui si concede la fran chigia postale ed ii tra1p orto gratuit o mlle Ferrovie dello Stato per la co"ispondenza e per gli Jtampati relativi al Jeltimo censimento generale della popolazione.

Su proposta del cap_o d el Governo, m inistro de/J'Internq, il Consiglio ha poi approvato: · ·

Un disegno di legge in virtù d el quale, per e1igenze topografithe, finanziarie ed amministr.1tive, la frazione Raldon, appartenente al comune di Verona, viene aggregata al comune d i Buttapietra della stessa provim ia.

Uno schema di decreto con il quale si sopprime uno dei due posti di vicediret/ore de/P U!ficio telegrafico e cifra del minhtero dell'Interno.(+)*

LA POLITICA ECONOMICA DEL REGIME**

Onorevoli senatori!

Voi comprendete che io non parlo per· appoggiare presso voi l'approvazione del disegno di legge, che è sui vostri banchi. La relazione, semplice, ·chiara ed esauriente del vostro collega senatore Berio raccomanda questo disegno di legge ai vostri suffragi.

Ma io colgo questa occasione per fa re un esame della situazione, di quella ital iana e di quella mondiale, per spiegarvi i moventi della politica economica del Governo e gl i obietti vi che la politica. mede-

• Nella 304n riunione, .tenutasi il 20 d icembre 1930 ( ore 10-13), il Consigl io dei ministri esaminerà« il bilancio p reventivo dello Stato 1) (Da Il Popolo d'Italùt, N. 303, 21 dicembre 1930, XVII).

•• Al Senato, nella tornata del18 dicembre 1930 (ore 16-1 8.45), si inizia la discussione generale dei disegni di legge: « Gmversiooe in legge del regio decreto legge 20 novembre 1930, numero 1491, recante riduzione di stipendi e di altri emolumenti dei dipendenti statali, nonché del personale degli Enti pubblici locali, delle Opere nazionaJi, degli Enti parastatali e delle Assoda.zion.i sindacali; conversione in legge del regio decreto legge 24 novembre 1930, numero l che reca norme per il trattamento di quiescenza e p revidenziale dei dipendent i statali, in relazione ai provvedimenti disposti col reg io decreto legge 20 novembre, numero 149 1 ». Al principio della discussione, H Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato. (Dagli Atti parlamentari della Camera dei senatori. Di· Utmioni. ùgislaJura XXVl/1. 1• Seuione 1929-'31. Volum e Ili: dal 9 dicembre 1930 al 6 gi11gno 1931 - Roma, Tipografia del Senato, "t931, pagg. 31693178) sima si prefigge di raggiungere. Farò un discorso molto chiaro, molto schietto, senza reticenze, senza veli.

Voi ci siete, del resto, abituati e sapete che mi si potrà rimproverare per eccesso di sincerità non mai per difetto della medesima.. Sarà, forse, un -discorso di proporzioni inconsuete ed aride, perché documentato con cifre e dati di f atto, ma voi sapete che, di quando in quando, bisogna fare di questi discorsi per aggiornare la situazione.

Alla fine dell 'estate del 1929, la situazione economica italiana poteva ritenersi soddisfacente. Tutti· gli indici della economia agricola ed industri ale segnavano delle punte notevoli; era aumentato il consumo dell'energ ia elettrica, era aumentata la produzione della ghisa e dell'acciaio; i raccolti agricoli dell'annata erano stati abbondanti. Ci avviavamo al porto; eravamo, forse, in vist'a del porto, quando, in dat a 24 ottobre 1929, scoppia la crisi amerkana e scoppia improvv isamente, come una. bomba. Per noi, poveri provinciali di questa vecchia Europa, lo scoppio fu di g rande sorpresa; restammo percossi ed attoniti come la terra all'annunzio della morte. di Napoleone; perché ci avevano dato ad intefidere che quello era il paese della prosperità, della prosperità indefinita, assoluta, senza eclissi, senza · decadenza; tutti eran ricchi. Ognuno sa a memoria delle cose che ormai sono dei luoghi comuni; c'era un automobile per ogni otto abitanti, una radio per ogni quattro, un telefono per ogni tre. Tutti giocavano in borsa e, siccome i titoli azionari sa livano sempre, ognuno, avendo comprato un titolo a venti lo . rivendeva a cento, e cosl lucrava lo scarto, e con questo scarto s i comprava l'automobile, la radio, il telefono, faceva un viaggio in Europa pagandolo a rate e fo rse anche si fabbricava una vi1Jetta nei dinto rni. Tutto ci_ò era meraviglioso, f antastico, anche noi al di q ua dell'acqua avevamo un senso di euforia. Ad un certo punto questo scenario crolla; abbiamo una serie di g iornate nere, nerissime; i titoli perdono il venti, trenta, cì nquanta per cento del loro 'Y.alore.

La crisi, da allora, non è ancora sanata, g iornate nere si sono susseguite, ed alla prosPerità sono seguite le .6Je di coloro che aspettano la minestra ed il pane nelle grandi città degli Stati Uniti d i America. :e con profonda tristezza che io facCio questa constatazione, o signori, e voi ne intendete facilmente il perché, senza che io vi insista. 11 fatto si è che, da quel g iorno, noi fummo risospinti in alto mare; da allora anche per noi la navigazione è estreinamente ·difficile. E il bilancio de llo Stato diede, fin dall'esercizio scorso, i primi segni di stanchezza. Abbiamo chiuso con un avanzo di sessantacinque milioni che, fors e, .alla revisione definitiva dei fondi, saliranno a cento, ma è un avanzo modesto. Già siamo arrivati alla .mèta. quasi senza respiro: Naturalmente, il nuovo esercizio ha presentato immediatamente ulte riori segni di stanchezza Nel mezzo lug lio, abbiamo centoventiquattro mil ioni di disavanzo, che salgono a duecentoventuno nell'agosto, discendono in settembre a duecentosedici, in novembre a centoci nquantaquat· tra. C'è, quindi, _un migl ioramento nel peggioramento Sia"mo, tuttavia , nel momento in cui vi parlo, ad un deficit che si può calcolare, g rosso modo, a novecento milioni. Un deficit di novecento milioni che è, bisogna dirlo subito, grave come una battag lia perduta, come la cessione di un territorio della '!ladrepatria, come una catastrofe nazionale; è una cosa estremamente seria, tuttavia, che impone al Governo di convergere su essa tUtta la sua attenzione e impone ai cittadini, ivi compresi senatori e deputati, di non avanzare continuamente richieste di nuove spese, per le qual i bisogna trovare delle entrate, Je·quali entrate significa"no imposte e tasse. Poiché l'incentivo alla spesa no n viene dal centro; viene dilla periferia. Anche questa è una verità che andava detta una volt2: per tutte.

Sui termini della situazione mi sono g ià espresso il 21 aprile ed il 1° ottobre

Ma, intanto, questi mesi deH'cstate scorsa sono stati assai laboriosi a nche per me e per il Governo. Abbiamo, prima di tutto, continuato e quasi ultimato, il risanamento bançario. Nel 1919, un prete sicilia no si pose in capo di conquistare l'Italia. Ci fu, difatti, un periodo in cui faceva e disfaccra i ministeri, poneva ii veto come un antico tribu na della plebe, e marciava in tre _direzioni; un partito politico che fiancheggiava i socialisti abbastanza numeroso e valido perché aveva portato alla Camera centotre deputati (del resto non è nuovo, nella storia contemporanea, il fatto che i cattolici e i socialisti marcino insieme contro quelle che essi chiamano le tendenZe radicali dello spirito contempora· neo). Poi aveva creato un sindacalismo che in fatto di bolscevismo (ese qui ci sono · dei senatori della marca trevigiana me ne possono far fede) dava dei punti al sìndacalismo rosso; finalmente aveva creato, e, diciamolo pure, potenziato, una infinita serie di istituti di cred ito che andava dalle piccole banche ai g randi istituti nazionali. Di questa: vasta, ambiziosa impresa, noci restano che delle rovin!!', che io vado raccogliendo. Gli istituti confessionali in Italia hanno vaporizzato un miliardo della· povera gente! Io non vorrei parlare sei ore, invece delle cinque che mi riprometto di parlare. Ma vi potrei leggere l'elenco che occupa, come vedete, queste abbastan,za vaste pagine, di tutti gli istituti che sono saltati. Molti, invece, ne abbiamo salvati; con le operazioni soli te, con degli innesti, con delle fusio ni, con degli aiuti diretti o indiretti, e con quell'ospedale bancario che si chiama l'Istituto di liquida· zio ne che noi pensavamo di chiudere al 31 dicembre 1930, e che dovrà. rimanere aperto per un certo numero anni.

Ora questo processo di risanimento è verso il suo termine. E: stato faticoso e penoso, ma io vorrei da questa tribuna raccomandare a coloro che hanno cura delle anime di disinteressarsi del profano, di lasciare la banca ai banchieri, perché i banchieri non s'improvvisano. Non vi stupirete nemmeno di intendere che, molte volte, la chiusura degl i spor· te11i ha coi nciso con l'apertura delle porte delle carceri, dove in momento un discreto numero di commendatori sta riflettendo sui complessi e mutevoli casi della vita.

Tredici agosto. Voi direte: «Una data». Sì, una dat a come tutte le altre, in fondo. Ma il 13 agosto è la data di un telegra mma che io feci a tutti i prefetti delle provincie della Liguria, del Piemonte, della · Lombardia, del Cremonese, dell'Emilia e della Romagna e di alcune provincie dell'Italia centrale, col quale telegramma davo istruzioni per rilasciare il maggio·r numero possibile di passaporti per l'este ro, per tutti i paesi del mondo, esclusi gli Stati Uniti, comp resa la Russia, dove però, ecco un dettaglio, sino al giorno di oggi nessuno ha chiesto d'andare. Perché? C'era, forse, un nella nostra politica emigrator ia? No. Ma si era determinata una situazione singolare in Italia. Molti, in buona fede, credevano realmente che questo fosse l'inferno e che altrove fosse il paradiso, che solo in Italia vi fosse la miseria e altrove il regno dell' abbondanza, che solo in ltalia ci fosse la disoccupazione e altrove no . Ebbene, questa misura, dal punto di vista morale, ha dato risultati del cento per cento. Nei primi giorni, le Questure sono state affollate, affollatissime di gente che chiedeva insistentem"ente i passaporti; poi questa fOlla è diminuita, e oggi sono più quelli che rientrano che quelli che partono. Migliaia, decine di migliaia di ind ividui sono perfettamente guariti e sanno che in questo momento non esistono paesi facili in nessuna parte del mondo.

Poi il Governo preparò un programma dì lavori pubblici, di indubbia utilità, ·poiché non abbiamo preoccupazioni elettorali, a trave rso i quali 424.000 ope rai hanno ·potuto trovare occupazione.

Finalmente, verso la fine dell'estate, io nominavo una commissione, che rintracciasse ogni possibile economia nei bilanci ' delle singole ·amministrazioni. la prima volta che parlo pubblicamente di questa commissione; commissione di parlamentari, la quale ha lavorato egregiamente ed ha già esaurito la prima parte del suo lavoro, un lavoro interessante che sarà continuo. Questa commissione ha avuto una accoglienza simpatica presso tutti i ministeri, nessuno escluso, ed anche presso gli Enti parastatali. Non vi è dubbio che terremo conto dei risultati definitivi del suo lavoro.

Ma, intanto, ritorniamo al bilancio, cioè ai novecento milioni di defi cit. Che fare? Mettere nuove No, non è possibile. Inasprire le attuali? Nemmeno. La pressione .6scalé in Italia è notevole, è fortissima. Non si può appesantire ulter'iormente. A questo proposito, però, non dovete crede re che i cittadini siano tassati per ·capriccio, che i ministri delle Finanze abbiano una specie di piacere sadico a mettere tasse. No, tutti i sarebbero felici, e sOno felici, infatti, quando possono diminuire le tasse e le imposte.

Che la pressione fiscale in Italia sia forte è dimostrato da questi d ati. Nel 1913-'14, le imposte dirette davano circa cinquecentosessanta milioni di lire oro. Le stesse imposte ragguagliate, davano, nel 19291930 , cinque miliardi e centonovantadue milioni. te tasse sugli affari dava no, nel 1913-'14, trecentotrentotto milioni; nel 1929·1930, tre miliardi e centosessantotto milioni; le dogane davailto duecentoventicinque milioni; oggi danno più di cinque mihar<li. ! Monopoli davano trecentotrentacinque milioni nel 19 13-1914, mentre, nel 1929-1930, erano duemìlanovecentotrentanove milioni. Il Lotto dava, nel 1913-19 14, cento.sette milioni, e, nel 1929- 1930, cinquecentocinquantaquattro mi lioni. Il totale d elle entrate principali e ra di u n miliardo e novecentosessaOtacinque milioni allora, ed è di diciassette miliardi e centosettantaquattro milioni oggi. Aggiungendovi le entrate minori, si arriva alla cifra di due miliardi e duecentosessantacinque milioni nel 1913 c a diciannove miliard i e ottocentotrentotto milioni nel 1929-1930. Un aumento, q)Cris ponde ad otto volte e mezzo circa. Tuttavia, bisogna tenere conto che, nel 1913-1914, l'Italia contava trentacinque-trentasei milioni di ab itanti ed oggi ne conta circa quara ntatre milioni. Né bisogna stup irsi che ci sia stato questo di bilancio, perché il f enomeno non è nostro soltanto.

Trovo· sulla rivista d el deputato Mari n, che sarebbe come il d ente della Federazione repubblica na, un a rticolo intitolato La situa· tion budgélaire, dove s i dice che, .nel 19Ì7, il b.ilancio dello Stato fran· cese era di tre ntanove mi liardi e cinquecentocinquantun milioni; si invece, nel '28, un aumento fino a quarantacinque miliard i; e, nel '30-'31, un aumento fino a cinquanta miliardi.

Escluso,, quindi, che si possano mettere nuove tasse o inasprire le attuali, bisognava vedere nell'interno del bilancio che cosa si fare. E aJiora, dovendo mettere delle truppe in movimento, come ogni buon generale, hO cominciato da quelle che avevo sottomano, da Sulle quali potevo contare e la cui disciplina era certamente sicura; parlo del personale dello Stata e cioè deg li impiegati e dei funzionari delle diverse categorie. .

Ma quanti sonC? questi dipendenti dello Stato?

Io credo che anche buona parte di voi, onorevoli senatori , non lo sa ppia di Certamente non lo sanno i frettolosi lettori dei gior- nali . Facciamo una buona volta questo conto. Al 1° luglio 1930, il personale della Magistratura e deJie Cancellerie si componeva di 8680 f unzio nari, più 660 avventizi. L'onorevole camerata Rocco mi dice che questa cifra è inferiore a quella del 1861. Gli insegnanti, esclusi i maestri , a 12.303; più 1647 fuori ruolo. Gli imp_iegati ci vili, i veri impiegati, sapete quanti sono ? Per una nazione di quarantatre milioni di abitanti sono cinquantami la, più 6983 fuori ruolo." Dovete ammettere che la cifra non è grossa Gli uffi.dali di tutte le armi sono 23.676, con 3693 richiamati; i sottufficiali sono 55.141; i carab inieri, i militi sono settanseimila; gli operai militari, 28.830; quelli delle industria li e delle altre amministrazio ni , 4481.

Continuiamo pure. Nell' ammi nistrilzione dei Monopoli dello Stato vi sono 234 3 impiegati e 25 .639 ope rai; l'Azienda autonoma d ella strada ha 234 impie gati, 278 avve ntizi e 5573 cantonie ri.

Quanti saranno i militi della st rada? Un giorno un g rande i n dustriale disse di ·avere udito a Parig i che il regime fa scista si permet· il lusso di avere seimila militi della strada I militi de lla strada sono 398 e d ebbono curare un patrimonio stradale lungo vent imiJa chilometri, che costa miliardi e a l quale abbiamo già dedicato pa· recchie centinaia di ·milioni. Ognuno di voi potrà constatare ch e sono state. eccellentemente spese.

Poste e telegrafi: impiegat i di ruolo, 27.633; a contratto, 1266. Quanti saranno i militi in questa Italia che, a sentire taluni , sarebbt: irretita dalla Milizia? Sono 342. Azie nda di Stato per ì servizi te· lefonici: abbiamo qui una cifra b assissima, per il fatto che s i è ce.duto l'esercizio all'industria privata. n pe rsonale a contratto è composto di 8 0 3 unità ; gli avventizi son 99 . Ferrovie dello Stato : pe rsonale d i ruolo, 152.9 07; _avventizi, 270 5; militi, 52 44 . Questi militi h anno p ermesso all'amministrazione f errov iaria di ridurre il p aga mento per d ann i e furt i da sessa nta milio ni a mezzo m ilione. Continuiamo. Non è finito. C'è il p ersonale proveniente dal cessato regime au stro-ungarico : 4296 unità. Poi c'è il personale in servizio in colonia, ivi comp reso il p ersonale militare indigeno: 24 .648. T otale generale, 527.769 unità, ch e impongOno una spesa di 6.284.581. 358, a cui bisogna aggiungere le indennità varie, non comprese nella detta situazione, di lire 235.280.908 ; stipendi e indennità ai maestri eleme ntari, lire 840.000.000; assegni e indennità per ufficiali in· congedo p rovvisorio, in aspettati Va, riduzione di quadri e in posizione ausilia ria, lire 72.215.85 7 ; ricevitori e prOCaccia postali e portalettere rurali, lire 173.000.000. Complessivamente: spese per il personale in servizio, lire 7.70 5.078. 123.

Non basta: pensioni, escluse q uelle di guerre, ai dipende nti statali, esclusi i fe rroviari , lire 8 50 000 000 ; agli ex-agenti f erroviari , lire

440.000.000; ai maestri elementari, lire 127.000.000. Spesa complessiva per pensioni : un miliardo e 4 17 milioni. Totale generale: lire 9.122.087 123. Queste cifre dimostrano, io credo, ad ocu/os, c.he bisognava cominciare da questo settore, anche perché vi è una ragione morale.

Gli impiegati dello Stato sono i primi ad essùe interessati all 'andamento d ell'amministrazione deJlo Stato e non devono considerarsi avulsi ed estranei alle sorti di essa. Non esiste tra essi e l'amministrazione dello Stato una specie di contratto privato Essi devono essere i primi a fare i necessari sacrifici, tanto più che dalla seguente tabella risulta come qualmente la l?ro condizione resti anche oggi nel rapporto d a uno a quattro.

Primo g rado. - Stipendio med io p rebellico, lire 15.000; stipendio attuale, lire 57.000; supplemento di servizio, 17.000; complessivamente ·74.ooo i riduzione 8880; stipendio complessivo, dopo il 1° dicembre, 65. t 20; rappor to con il trattamento prebellico, 4,34.

Secondo gra do. - Stipendio p rima della guerra, lire 15.000; sti· pendio attua le, lire 62.000; stipendio con la riduzione del dodici per cento, 54 %0; rapporto 3,64. Questa categoria ci perde qualche cosa.

Terzo grado. - Stipendio prebellico, lire 12.000 ; attua le, lire 55.000; stipendio ridotto, 48.400 ; rapporto 4,03.

Quarto g rado, -Stipendio prebellico, lire 10.000; stipendio attua le, lire 48.000; stipendio ridotto lire 42.240; ra pporto 4,42.

Quinto grado. - Stipendio prebellico, lire 9.000; stipendio attuale, 37 000; rjdotto, lire 3 2.560; rapporto 3,62.

Sesto g rado. - Stipendio prebe llico, lire 7.500; stipendio attual e, lire 30.500 ; stipendio ridotto, lire f6 .840 ; rapporto 3;5 8.

Settimo g rado. - Stipendio p rebellico, lire 5.500; stipendio attuale, l ire 25 .200; stipendio ridotto , lire 22.180; rapporto 4,03.

O ttavo grado - Stipendio prebcll ico, lire 4.500; stipe ndio attuale, lire 23.5 70 ; stipendio ridotto, lire" 20.740; rappo rto 4 ,61

Nono g rado. - Stipendio p rebellico, lire 4 .000; stipe ndio a ttuale, lire 21.070; stipendio ridotto, lire 18.540; rapporto 4,88.

Decimo grado. - Stipendio prebellico, lire 2250; stipendio attuale, lire 13.500.; stipendio ridotto, lire 1 1.880; rapporto 5,28.

Passiamo al gruppo C, per iJ quale darò soltanto le percentUali:

Grado ottavo, 4,26; grado nono, 4 ,16; grado decimo, 3,90; grado undecimo, 3,80; grado dodicesimo, 4 ,15; · grado tredicesimo, 4,81.

Subalterni. - Primo commesso, 5,26 ; usciere capo, 5,20; uscie re, 5,15; inserviente, 4,86.

Ho esteso poi questi pmvvedi menti agli impiegati delle provincie, dei comuni, degli Enti cosiddetti parastatali e a tutti gli altri Enti · trollati direttamente o indirettamente·dallo. Stato.

:B vero che gli impiegati degli Enti locali non avevano avuto aumenti di stipendio e che avrebbero potuto beneficiare della clausola di salvaguardia per cui i dipendenti del gruppo C non sono andati al di sotto dello stipendio percepito nel luglio 1929, ma avremmo complicato le Del resto, a questo mondo nessuno può fare giustizia al cent o per cento. D'altra parte, queste riduzioni di stipendio ai dipendenti degli Enti locali hanno permesso a comuni e capoluoghi di provincia di diminuire quella pressione fiscale che era partiéolarmente pressante sulla disse agricola della nazione. Cerano altresl settori . dove sarebbe stato possibile esercitare la decurtazione?

No, non ce n'erano.

Spero che nessuno di voi penserà che si sarebbe potuto tagliare sul totale delJa somma destinata al pagamento degli interessi dd debito pubblico! Sarebbe stata una colpa che non è nemmeno affiorata ·ai nostri cervelli. Abbiamo già dato un grave colpo ai portatori di titoli pubbl ici, cioè a quei bravi cittadini che qualche volta sarebbero indotti penti rsi di avere avuto .fiducia nello Stato. Si capisce che all'atto della stabilizzazione sia stato necessario consolidare il debito pubblico,· perché altrimenti . la stabilizzazione stessa correva il pericolo di non riuscire, come non è riuscita la prima stabilizzazione ,belga. Ma, dal momento che abbiamo inflitto questo danno ai portatori del debito pubblico, non abbiamo pensato di infliggerne loro un secondo, come quello della. decurtazione dei loro interessi. Grave .inisura quelia del consolidamento : il consolidamento è quella cosa per cui, a chi possiede una cambiale firmata dallo Stato, si dice che quella cambiale lo Stato la pagherà quando potrà e quando gli piacerà. Questi portatori siano, allora, almeno sicuri degli intereSsi; questo però sig nifica quattro miliardi e cinquecento milioni, o sigriori.

. Si poteva pensa re di ·ridurre le pensioni di guerra . che pesano per centoventi milioni sul bilancio deHo Stato? Nemmeno. un debito di riconoscenza che dobbiamo a questi prodi. Si pensare di ridurre le spese militari ?

:l;; verissimo che le spese militari dai seicentocinquanta milioni ante4 guerra sono saliti a cinque miliardi circa, e che dal '22 ad oggi sono aumentate di oltre due miliardi; ma, a prescindere dal fatto che questo è denaro che resta a domicilio, c'è qualcuno fra voi - ché io Io voglio rimirare in volto - c'è qualcuno fra di voi che pensi in questo momento, nel quale tutti armano potentemente pur belando di pace, che dobbiamo essere proprio noì a .non pensare alle nostre elementari, indispensabili difese, a correr questo rischio morale? Ciò vorrebbe dire che la storia, anche la storia che noi abbiamo vissuto, non insegna nulla" agli uomjni.

Ma, intanto, io ero venuto a constatare, fin dall'ottobre, alcuni elementi della situazione economica· che hanno un grande interesse, e cioè l'andamento dei prezzi oro all'ingrosso. Presa la base del 1913 a cento, noi constatiamo che nelJa seconda settimana del mese di dicembre i numeri indici dei prezzi oro in Italia, rilevati dal Consiglio provinciale dell'Economia di Milano, sono: Italia, 100,7; Stati Uniti d'America, rilevati dal professar Irving Fisher, 120,7; Inghilteri:a, rilevati dal Finmicia/ Times, 100,2; Germania, 118, 3; Francia (Statistique Générale), 102,6. Noi siamo, quindi, n ella situazione più favorevole di fron te a questo quadro statistico. Siamo, cioè, sulla base dell'anteguerra.

I due_ aspetti del fenomeno coincidono perfettamente.

Ma poi ero venuto ad un'altra constatazione, che cioè l'agricoltura italiana, la parte più importante dell'economia del paese, era già arrivata a quota novanta, anche al di là d ì quota novanta. L'agricoltura italiana è veramente e particolarmente provata. Come è accaduto alle fanteri e rurali, è giunta per prima alla quota ed ha lasciato lungo ìl cammino morti , feriti, dispersi.

Osservate i prezzi del grano, rilevati dal Bachi e nella monografia Fmme n l o del Sindacato fascista tecnici agricoli: il grano, nel gennaio del 1910, valeva lire 30,37 al quintale; nel 1911, 27,q; nel ·l912, 29,57 ; nel 1913, 30,20; nel. 1914; 27,16. Nel luglio - abbiamo preso due mesi tipici - 27,20; 26,35 ; 29,62; 27,89; 26,62. Voi vedete che la variazione non era di grande rilievo. Ora siamo al di di queste cifre, moltiplicate per quattro. Prendiamo lJ Sole di ieri, Borsa Merci di Milano, sezione cereali. Possiamo leggere così: frumento, 103,25. Notate che questo è il prezzo della Borsa Merci di Milano, ma in realtà in talune· piazze, come ad Adria nel Rodigino e altrove, il fru· mento si vende a centQ, a novantacinque e anche a novanta. Il granturco è a 48,15; il riso a 96 ,50; il risone a uri prezzo a

· 61,65, e anche meno .

Anche qui si poneva· il problema del quid agendum . Cioè io mi sono domandato: «Si possono rialzare questi prezzi?. E se sl, in qual modo? E se sl, è desiderabile vededi rialzati?». Mi sono convinto·che non è _possibile.

Del resto, non c'è da inventare gran che: o si alzano ancora i già altissimi bastioni ma si è già visto che ad un certo momento questi sono inefficenti. Accade per i dazi doganali, come per certe dicine, che, oltre una certa dose, diventano veleni, come un veleno può giovare da_ medicina preso sino a certe dosi: tanto è vero che nel novembre 1929, con il dazio dOganale" a cinquanta lire il quintale, il grano costava centotrenta ; quest'anno, con il da,zio _doganale a sessanta, il grano costa cent"ocinque.

Tutto questo dipende dal gran degli Stati Uniti d ' America che è ancora in gran parte invend.uto. Escluso quindi un ricorso ad un ulte-riore rialzo delle altissime barriere doganali, si poteva pensare ad altre misure. Per esempio, negli Stati Uniti d'America, esiste il Farmer Board, un ufficio rwale che d ispone di un p iccolo capitale di cinque:. cento milioni di dollari, pari a nove miliardi e cinquecento mi lion i di lire Questo Farmer Board avrebbe il compito di tenere abbastanza elevati i prezzi delle derrate agricole. Non ci riesce, non ci è r iuscito fino ad oggi; e non solo non riesce ad aumentare i prezzi, non solo ·non riesce a tenerli al liveJio attuale, ma non riesce nemmeno ad impedire una ulteriore discesa dei prezzi medesimi

Senza pensare che per questa misura vera e propria del monopolio del commercio occorre tutta una organizzazione che non s'improvvisa da un giorno all'altro, e non si possono prendere provved imenti a spiz· zico. N e abbiamo una esperienza negativa in tempo di g uerra, ma allora si spiegava; oggi non è il caso di ripeterla.

Allora per rialzare le sorti dell' agricoltura, alla quale è legata anche la sorte dell'industria italiana,· non vi era che un mezzo, quello di comprimere i costi di p roduzione In fo ndo, la situazione fino ad _un mese fa e'ca la ·seguente: avevamo una moneta e deRazionata, ed una economia in gran parte inflazionata nelle forme e anche nello spi· rito degli uom in i Eravamo sfasatì, per usare un termi ne d i elettro· tecnica. E, ad un certo punto, o bisognava il metro, oppure ridurre gli altri elementi della misura. AJiungare il metro non si pUò! Nessuno vi ha mai pensato. Dopo tre anni sarebbe una follìa, ci metterebbe in un disordine indescri vibi le.

D'altra parte, o signori, quando si parla di una riv.ilutazione della Ùra, .che cosa s'intende dire? Ma non è un lavoro comune: la lira non è mai stata rivalutata. La lira il giorno 21 diceml5re 1927 è stata irreparabilt;Jente, legislativamente svalutata dei tre qua.rti del suo valore, perché la lira, o signori, prima della g uerra valeva cento centesimi oro, qualche volta faceva premio sulle altre monete. Oggi essa vale ventisei centesimi. N e ha perduti settantaquaùro. :E una grande mut ilata la "lira italiana ! Meriterebbe la tessera ad honorem ciazione apposita. Non le è rimasto che il cuore, che instancabilmente batte. Ma , nituralmente, · non mancavano in Italia i fanatici, gli iUusi, g li ignoranti, i criminali, i quali desideravano, pretendeVano che la lira andasse a zero, che ottant;sei miliardi di risparmio investiti nei debiti pubblici si volatilizzassero, che la lira p recipitasse verso l'abissO con la velocità fantastica del marco, che ·perdeva 6B2 000 unità al minuto secondo, quando occorreva un miliardo per comprare un .franco- bollo e quattro miliardi e duecento milioni per comprare un soldo. Questo era l'abisso che io ho evitato col discorso di Pesaro.

Allora per ridurre i costi ho mandato altre categorie al fuoco:. gli · òperai delle industrie, gli operai della agricoltura, quelli dei trasporti aerei, terrestri, marittimi, gli impiegati delle banche. E tutti hanno marciato! E ho fatto marciare, naturalmente, anche i proprietari di case, anche i commercianti.- Queste due categorie di persone, debbo dire, non sono proprio straordinariamente simpatiche alla generalità dei cittadini. Però si esagera. I proprietari di case sono mezzo milione, di cui solo a Roma trentacinquemila. I commercianti sono ottocentomila. Quindi non c_' è da allarmarsi se, di quando in quando, si legge che dieci o _ dodici individui hanno dovuto chiudere il loro negozio. Questa è quella percentuale di disertori e d_' imboscati che accompagna sempre tutti gli eserciti,_anche se fossero composti di eroi e d i Jeoni. Né bisogna d'a ltea parte esagerare in termini troppo ditirambici il senso di disciplina delle masse · operaie, perché, se non ci fosse· tutta l'organizzazione corporativa dello Stato italiano, le riduzion i sarebbero state superiori all'otto per çen to.

Quando vi è una massa di disoccupa ti che· preme, il salario scende; il salario cresce quando sono due padroni che cercano un operaio, cala quando sono due operai che cercano padrone.

Comunque, a un mese di distanza, bisogna riconoscere che il popolo italiano, in tutte le sue categorie, ha dato un bell'esempio di disciplina. Ma questo che cosa significa? Ai fini dell'alleggerimento dell'economia italiana si può-pensare che la riduzione dei salari dei lavoratori agricoli, che va da un minimo d i dieci ad un ·massimo di venticinque e lo supera anche purché non ne risulti un salario· inferiore ad otto l ire quotidiane, significa ·che l'agricoltura italiana viene ad essere alleggerita di un miliardo e dUecento m ilioni; l'industria viene alleggerita di un tOtale che va da ottocento milioni ad un miliardo. Aggiungete i centoventi milioni della decurtazione degli stipendi ai d ipc!ndenti dello Stato e i trecento milioni di tutti gli altri dipendenti, aggiungete anche i milioni di tutti gli altri operai artigiani per prestazioni diverse, ed avrete un totale di tre. miliardi e forse più. Il che significa che noi ab· biamo libeèato tre miliardi di circolante; significa che c'è bisogno di tre miliardi di segni monetari in meno per il gioco normale dell'economia italiana.

E che anche i prezzi al minuto siano diminuiti non v'è dubbio. Anche qui bisogna guardarsi dalla esagerazione. Vi sono i pessimisti i quali dicono c he la roba costa più di prima, vi sono gli incontcntabili i quali credono che d'ora innanzi si mangerà senza pagare. In realtà una dim inuzion e dei prezzi al minuto si è verificata, soprattutto se si considera il lungo periodo di tempo che va dal 1926 al 1930. Vi cito que- sti dati per esempio. L'Ente autonomo di consumo di Bolog na dà ques.te cifre: il pane, da 2 ,7 f a 1,80, e oggi . si è verificata un'ulteriore diminuziOne di dieci centesimi; la p asta, da 4,20 a 2,60 ; il riso, da 3,30 a 2, 50, ma si trova anche da 1,90 ; lo emmentha/ nazionale, da 19 a 11,50; il tonno . all'olio, da 32 a 16,50; il sapone- oggetto di ind iscutibile civiltà - da 5 ,60 a 3,25.

Ma qualcuno dirà: «Tutto questo non sarà per una fiammata? Domani non sarà come prima o peggio di prima? >>. Ebbene, domani Oon sarà còme prima e per le seguenti ragioni. Prima di tutto, ci. sono istituzioni calmierateici o ribassatrici (parlo deUa «Provvida » , deg li «Spacci Liverani >>, di g randi ofganizzazioni cooperative, come l'« Alleanza Cooperativa» di Torino e la «Unione Cooperativa>> d i Milano e le aziende comunali di consumo); poi i commerciant i hanno beneficiato del dieci per cento di riduzione sugli affitti dei lo ro negozi Dal gennaio in poi avranno· anche minori prezzi di trasporto e avranno anche una minore spesa pel personale.

Quand o ci siamo occupati -de i sal ari dci forna i, abbiamo trOvato cose inteCessanti. Prima di tutto il « quintalato )), orribile parola, che sig nifica che dopo i centocinquanta chilogrammi di pane il fornaio se ne andava a spasso. Abbiamo poi la q uestione del lavoro notturno, che non ha più senso comUne oggi per la modernizzazione dei fo rn i ed perché milioni di operai ed impiegati lavorano di notte. Questo lavoro notturno era rimunerato con salari trop po elevati, che, naturalmente, noi abbiamo ridotto.

C'è il ribasso dei prezzi all' ing rosso che accenna a diminuire e fi oal· mente la minore quantità di circolante in g iro. Sommate tutte q ueste co nd izioni e voi troverete che la m ia profezia non è assolutamente az. zardata sulla quota alla quale H abb iamo portati.

Qualcuno di voi mi dirà, a questo punto : « Ebbene, tutto . d ò a che cosa conduce?». E qui viene fuori il luogo comune che, alzandosi tutti in punta di piedi, non cambiano le diversità delle singole stature Ebbene, tuttO ciò conduce ad una cosa importantissima, o sig nori. Conduce a ·questo: che oggi, dopo aver stabilizzato la lira, si addiviene alla stabilizzazione economica che tutto si aggirerà definitivamente intorno al livello della moneta. Non ci saranno più i grandi non ci sa· canna più i grandi guadagni, i g randi stipendi; si lavorerà sui margin i che saranno "ampliati negli anni di f ortuna , sa ranno rist rett i negli anni grami.

Signori senatori, vi è una notizia odierna che merita un istante della Vost ra attenzione. La Germania ha rimesso in circolazione il centesimo che avevamo ignorato da quando g li uomini avevano preso l misura di grandezza perlomeno il miliardo. n quindi un'opera di risan amento morale che va di conserva con quest'opera di risanamento econom ico .

Ora vengo ad esaminare Ja crisi economica nei suoi aspetti internazionali: Com incio dall'Italia. l d ati che vi leggo sono attendibili. Di essi è responsabile l'onorevole Jung, che è il presidente d ell'Istituto internazionale delle esportazioni. Ecco le variazioni percentuali del 1930 rispetto al 1929 nei maggiori paesi d ' Europa: Italia, 18,7 per cento in meno; Francia, 12,7 per cento in meno; Belgio, 15,6 .in meno; Germania, 9 ,5 in meno; .Stati U niti , 22,5 in meno; Svizzera, 14,9; Cecoslovacchia, 11,4; Olanda, 12,3; Gran Bretagna, 19,8 per cento in meno. L'aspetto più saliente d ella crisi, q uindi, è la contrazione delle esportazioni e delle importazioni.

Alt ro aspetto impressionante è la disoccupazione, la quale assomma da cinque a sei milioni neg li Stati Un iti; in Germania, si sui quattro milioni; in Inghilterra, sui due milioni e mezzo; in Austria, sui quattrocentomila; in Polonia, sui quattrocentomila; in Italia, sui cinque. centocinq uantatremila, ma però credo aumenterà. ·Non bisogna stupirsi se, tra la fine di gennaio e la fi ne d i febbraio, d ovremo mettere nel calcolo un altro cent inaio di migliaia di disoccupa.ti in più.

Nat uralmente, questa disoccupazione impone dei g ravi problemi a i governanti. In Inghilterra, per esempio, la spesa per i disoccupati ascende a lire italiane nove miliardi e duecentoci nquanta milioni. I disOccupati inglesi costano settanta milioni di l ire alla settimana.

Altro elemento indicatore della crisi è il deficit dei bilanci degli Stati. L'Inghilterra prevede un deficit di quarantacinque mi lioni d i ster· line, qualche cosa come quattro miliardi di lire italiane. Gli Stati Uniti prevedono un d eficit di alcune centinaia di milioni di dollari, che è no. tevole. La Germania ha un deficit fo rtissimo che il cancelliere Brtining cerca di sanare con mezzi eroici. La stessa Svizzera ha un de./ifil nel suo bilancio. La navigazione è difficile in t utti i paesi del mo ndo La cri si è universale 11 mondo contemporaneo è profondamente malato e di parecchie malattie.

Naturalmente, i grand i medici, i grandi economisti, i grandi fi losofi e sociolog hi, si chinano su questo malato; l'ascoltano pèr vedere che cosa va !·succedere. Quali sono le cause? L'ultima, in ordine tempo, è il dumping russo. Si dice che la manovra economica russa, o che dir si vog lia sovietiCa, ha turbato, ha gettato un altro elemento di turba- · mento nell'economia mondiale. Questo dum ping russo è una cosa abba· stanza importante. Sta di fatto, per esempio, che su nove milioni di quintali di grano importati in Italia d al primo di luglio a tutta la prima decade del mese di dicembre, l milione e 800.000 quintali soqo giunti dalla Russia.

Altra causa del disagio, taluni la ricercano nelle barriere doganali. Visto un po' dall'alto,. tutto il mondo appare un gigantesco medioevo, per lo meno dal punto di vista doganale. Taluni vi aggiungono le spese per gli armamenti. ParadossO di questa epoca è che più si parla di pace e più si prepara la ·guerra. Altro elemento l' insicurezza politica. Non vi è dubbio che i trattati di p ace, cosl come sono venuti l uori negli anni passionali del 1919 e 1920, rion rispondono più alle profonde esigenze della coscienza contemporanea. Alcuni .iccusano lo svilimento dell'argento, che era la moneta coerente di tutta l'Asia. T aluni altri aggiungono le rivolte dell'America latina, il caos 'indiano, il caos cinese. Mi ricordo che un giorno, un signore, entusiasta dei metodi economici degli Stati Uniti, mi disse : «Pensate che la Cina ha quattrocento milioni di abitanti e che ci sarebbe po sto per venti milioni di aut omobili ». Gli risposi : «Perfetto. Però, prima di portare venti milioni· di auto· mobili in Cina, bisognerebbe creare venti milioni di cinesi che si possano passare il lusso di avere un'automobile ».

Cinque milioni di automobili si fa nno in sei od otto anni; ci vuole un secolo per modificare lo standard di venti milioni di ci nesi!

Altro elemento di disordine: la congeStione dell'oro in due soli Stati, Stati U niti e Francia. Non vi è dubbio che la congestione o indigestione, come l'anemi a, può dare Juogo a seri distu rbi. Finalmente siamo alla ragione n::'adre, cioè allo squilibrio che si è determinato tra la produzione ed il consumo. Qui ci avviciniamo a mio avviso alla verità attuale. La parola d'ordine degli americani era questa : « Produzione in massa, consumo in massa». Questa formula era sbagliata : lo riconoscono essi stessi. Sbagliata, perché l a produzione è fatta dalle mac· chine; il consumo è fatto dagli uomini. La formula era logica, da un punto di vista meramente meccanico, ma è bastato un piccolo intoppo per fa rla crollare.

La prosperità americana era legata alla previsione ch e la produzione ed il consumo marciassero di conserva. 11 conswno dava segni di stan· chezza? Ecco che i guidatori, come accade nelle piste, eccitavano il ca· vallo consumo.

In che modo ? Con gli alti sS:Jari; ma poi, siccome gli alti salari non bastavano, con la vendita a rate, con la produzione razionalizzata fino agli estremi, e finalmente con una pubblicità fantastica che creava nello spirito element i di inflazione morbosa; ad un certo punto il consumo ha dato segni di stanchezza· , e Ja crisi è scoppiata in pieno.

Ciò induce a riflettere . e a pensare se per avventura non dovessimo consiçlerare il caso che fu già prospettato altra volta da maestri ·dell'economia politica, se cioè il modo della produzione attuale non abbia scatenato delle forze che non è più in grado di controllare, cioè se l'econo· mia, dopo essere stata razionalinata nelle officine, non debba essere ugualmente nell'interno degli Stati e nelle fede razioni di Stato.

Sono pìccole anticipazioni quali non insisto perché non hanno ancora valore rigidamente scie nti6co e probativo.

Ora Che abbiamo elencato tutte le possibili cause della· crisi mondia le, passiamo ai rimedi. Rimed i eroici non ve ne sono. v' è che da sorvegliare ed eccitare le forze della natura con intelligenza e tern· pestività. Si fanno delie proposte, si lanciano delle idee, si p roponeuna conferenza che dovrebbe discutere questi -problemi;· ma in genere tUtte le conferenze che si sono tenute fino ad oggi, sia le conferenze parziali èhe quelle generali, non hanno dato dei risultati soddisfaaili · .

Non è problema che deve essere risolto da tecnici: o è risolto. in sede politica o non· è risolto.

Tuttavia, non mancano nell'orizzonte ancora oscurÒ taluni segni di r ipresa. Non ripresa confrontata all 'anno precedente, ma ripresa con-· frontata ai mesi ·precedenti. Cos1 parte dell'industria tessile e serica, l'energ ia elettrica e l'i ndustria ediliz.ia negli Stati Unit i d ' America han no segnato una notevole ripresa in ottobre, in confronto del settembre e dell'agosto precedente. B convinzione, tuttavia, che tanto più è stata profonda la crisi, tanto più rapida e violenta sarà la ripresa, non solo per il mondo in generale ma anche per l'Italia in particolare.

Noi abbiamo una nostra capacità di resistenza; questa capacità di resistenza è dovuta - sembra un paradosso - al nostro non ancora eccessivamente sviluppato sistema economico modemo.

Fortunatamente il popolo italiano non è ancora abituato a mangiare· f"!'!Olte volte al giorno, e avendo un livelJo di vita modesta, sente d i meno Ja deficenza e la sofferenza Solo le classi superiori sono tremendamente egoiste, e quando, invece di avere tre automobili , ne h anno soltanto due, g ridano che il mondo sta per cadere.

Poi, accanto a questo fatto che chiamerò negativo, ma tuttavia im· portante, perché agente, ci sono g li elementi positivi, cioè lo Stato fa. scista, l'organizzazione tutta degli interessi, l'inquadratura di ·tutti. gli eleme nti nazionali in determinate categorie ed un Governo che inter· viene, cioè un Governo che non si lascia sorprendere dagli avvenimenti. Qui non -è il caso di levare la discussione se il Governo deb.ba intervenire O non debba intervenire. Sarebbe una discussione di lana caprina. Quando l'impresa privata varca certi limiti, non ·è più un'impresa p rivata, ma .è un'impresa pubblica_. Sarà privata l'impresa dell'artigiano. ma quando un'industria, un istituto di credito, un commercio, una banca controlla miliardi e dà lavoro a decine di migliaia di . persone1 come è possibile pensare che la· sua fortuna o la· sua sia un affare per· sonale del direttore dell'azienda o degJi aziOnisti di quella industria?

No. Essa interessa ormai tutta la nazione; e lo Stato, espressione po·

Iitica, giuridica, morale, volitiva della nazione, ·non può straniarsene. delle rovine.

Né a rendere difficile la nostra ripresa varranno le manovre deplo· revoli alle quali assistiamo e che io qualifico ancora atti di vera e pro· pria guerra contro l'Italia,

Il procedimento è noto. Un oscuro giocnale viennese, di secondo o quarto ordine, dà la notizia che un violento dissidio è scoppi01to fra il Governo ed un grande istituto bancario italiano. Questa notizia, ·ignorata a .Vienna, viene ripresa· a V arsavia, da dove viene proiettata a Parigi. La stampa a catena si impadronisce di un'autentica e t ri plice men· zogna.

Altra -manoyra disfattista. Il proposito attribuito a l Governo di voler svalutare la lira per ridurla al livello del franco. Qui c' è un fatto curioso. Con la li!a ad ottantadue e il franco a centoventici nque abbiamo la bilancia commerciale piuttosto f avorevole nei confronti della Francia. Finalmente vi è la voce d ei prestiti, altrettanto f alsa. Tutto ciò pec rendere più difficile la nostra ripresa. Impresa stolta e vana L'Italia, o signori, supererà questa crisi come. ha superato le altre non meno gravi ed in tempi più difficili e con uomini di diversa natura.

IL nostro popolo è saldamente disciplinato. ·Dopo una crisi gravissima come quella che segul la battaglia di Custoza, dopo una crisi non meno grave come quella che attraversò l'Italia dal '94 al ' 900, dopo un'altra crisi seria e cioè quella che segul il 1917, dopo Ja crisi ecOnomica, politica, spirituale non meno grave che si ebbe nel il popolo italiano s'è sempre rialzato, onòrevoli senatori, p er le vi!1"ù profonde, per le virtù di questo vecchio e sempre g iovane popo lo italiano, Onde è che nel mio spirito fi ammeggia una certezza come un raggio di sole nel pieno ·merìggio di una giornata estiva. II popolo italiano, se rimane fedele a queste sue virtù, se rimane laborioso , p robo, f econdo, è signore d el suo avvenire, è arbit ro del suo destino.

PER IL NUOVO EQUILIBRIO ECONOMICO *

« Il C.omitato corporativo centrale, udite le dichiarazioni del mini· stro delle Corporazioni sull'azione promossa per l 'adeguamento delle rimunerazioni · di ogni genere, dei costi e dei prezzi, constata che ess;t.

• A Roma, a palazzo Venezia, il poaleriggio del 22 dicembre Mus. solini la riunione del Comitato corporativo ctntrale, che prosegue la discussione rel azione del ministro delle Corporazioni, circa l' azione per l'adeguamento dci salart, dei costi e dei prezzi, al nuovo equilibrio econol."IUco- si svolge con energia e con metodo, per la efficenza funzionale raggiunta da tutti gli istituti dell'ordine corporativo e per la disciplina di tutte le categorie; e, men tre prende atto dei risultati già ottenuti con sensi· bile sollievo delle .condizioni generali dell'economia 'italiana, nel quadro dell'economia mondiale, esprime il suo convincimento che un nuovo, saldo e sicuro equilibrio economico, sulla base del valore della moneta . italiana, sarà, secondo la .volontà del regime, definitivamente conseguita>>

PREFAZIONE A <<CIRENAICA VERDE»**

l! soprattutto per compiere· un atto di amicizia che io scrivo la prefazione a questo libro dopo averlo attentamente letto, quantun<Jue la · materia mi fosse p erfettamente . nota, per intuitive ragioni. I motivi per i qua li si scrivono le prefazioni qui non esistorio. Non si tratta di richiamare l'attenzione del pubblico sull'autore. Se Attilio Teruzzi è alle sue prime armi come scrittore, è invece un veterano da tutti gli altri punti di vista, salvo l'età. Uffici ale dell'Esercito prima della guerra, combattente valoroso negli anni 191 5-1918, di nuovo combattente in Africa sino al 1920, . io di poi l'ho conosciuto a Milano, camicia nera della vigilia, comandante di zona durante la rivoluzione del '22, quindi sottosegretario all'Interno, più tardi governatore della Cirenaica. Ecco un superbo currimlum· vitae, noto a tutti i fascisti it3Jiani.

Prefazionare il libro, per sottoline1 re l'importanza della materià ? Per quanto sia scarsamente sviluppata negli italiani la coscienza coloniale, io Credo che il libro del came rata T eruzzi avrà un folto pubblico di lettori.

determinato dalla stabilizzazione della moneta». A chiusura della discussione, il del Consiglio presenta, ed il Comitato app.rova, l'ordine del giom o qui riportato. (Da Il Popolo d'Italia, N. 24 dicembre 1930, XVII).

• «Il Comitato ha poi. iniziato l'esame delle questioni d' inquadramento, riguardanti le aziende municipalizzate, i proprietari, gli affittuari, i coltivatori diretti, le imprese assicuratrici, i concessionari telefonici. SuJI'inquadramento delle aziende municipalilzate, ha riferito il grand'uffici al Pierro. Hanno parlato su lla questione S. E. Bottai, S. E. Arpinati, J'on. Senni, S. E. Giuriati, l'on, Maravìglia. S. E. il capo del Govemo ha riassunto la discussione, concludendo con la p roposta, che è stata accolta, di non modi6care l o stato attuale, per quanto riguarda g li Enti municipalizzati. La discussione sarà ripresa 1'8 gennaio, alle ore 16 J>. (Da Il Popq/o d'Italia, N. 24 dicembre 1930, XVIJ)

•• ATTILIO T ERUZZI - Cirmai•a verde- Mondadori, Milano, 1931.

.t:: una pagina di storia: Cirenaica verde di piante, rossa di sangue. Una pagina di . storia interessante, che fa piena luce sulle più recenti vicende di quella che è un po' sempre la nostra dimenticata colonia mediterranea. A taluno, iJ racconto delle vicende militari del 1926-'28 potrà sembrare analitico, ma ciò non è. Sta di fatto che le operazioni belliche del biennio 1926-'28, organizzate e condotte personalmente da Attilio Teruzzi, ebbero l'ampiezza di vere e proprie campagne d i guerra; sta di fatto che se oggi la Cirenaica è tranquilla e si avvia finalm ente verso un periodo di pace, lo si deve alle operazioni del biennio '26-' 28, come il . libro di Attilio Teruzzi irrefutabilmente dimostra. Il grave, il decisivo colpo contro la Senussia ribelle, fu vibrato allora, durante il governatorato T eruzzi.

La · narrazione di quella dura e sanguinosa campagna, nella quale rifulsero, come sempre, il coraggio e H valore degli ufficiali e dei soldati italiani, ivi comprese camicie nere, è inoltre pi-ofondamente edu- .· cativa, poiché dimostra quali sacrifici di sangue abbia richiesto: l'affer· mazione del nostro dominio in quelle te rre e come tanto sacri6cio non possa, né debba andare compromesso, o, peggio ancora, perduto.

Ma acca nto al racconto delle operazioni sul Gebel e al ventino,·esimo parallelo, che formano il grosso del volume, operazioni che possono fornire materia:. di utile insegnamento nelle scuole coloniali, vi sono nel volume altri capitoli che attrarranno vivissimamente l'interesse del lettore, coloniale o no.

Anzitutto il titolo del libro è perfettamente giustificato. La naica è «verde», cioè è fe<:onda, ben più deJia Tripolitania. Il giorno in cui il nuovo porto di Bengasi permetterà il regolare traffico marittimo di merci e di passeggeri, la Cirenaica, perpetuamente pacificata sotto i segn i del Littorio, andrà verso un periodo di splendore economico. In Cirenaica più ancora che in Tripolitania potrà iniziarsi una «colonizzazione di popolamento )) in grande stile. Non manca il coraggio agli uomini, né la tenacia: occorrono soltanto i capitali La po· tenza demografica dell'Italia è tale che fra venticinque anni una fascia ininterrotta di italiani potrebbe andare da Porto Bardia a Ben Gardane, e tramutare veramente quella sponda -"nella quarta dei mari che bagnano l'Italia. Verrà giorno in cui, quanto qui è accennato come anticipazione, sarà diventato realtà solare, Gli italiani di domani che considereranno Tripoli e Bengasi come ·due città metropolitane al pari di Siracusa o di Cagliari, ricorderanno i pionieri che affermarono non solo la nostra conquista, ma, nelle opere, la nostra civiltà. Fra di essi un posto spetta. sin da questo momento, ad Attilio Teruzzi. Il suo biennio cirenaica è stato non solo la documentazione delle sue alte virtù di soldato e di governatore, ma un periodo forse il più interessante dell'agitata storia il periodo nel quale un sforzo fu felicemente piuto· per arrivare. a lla pacifica.zione e quindi alla rinascita di quelle terre, sulle Roma ha lasciato t ante ammonitrici ed eloquenti tedeila sua potenza e della sua g loria. MUSSOLINI

Roma, 23 dicembre IX [1 930].

L' ITALIA E LA CAMPAGNA REVISIONISTICA *

- Sin dal giugno del 1928 ebbi occasione di ripetere, in un mio discorso al Senato, quanto avevo avuto già a dire ancora prima d i assumer.e il Governo dell'Italia fascista: che cioè i trattati di pace non sono eterni. Dissi che, in questo caso, non si trattava di esporre idee polemiche, ma solo di registrare una realtà storica. Nessun trattato è mai eterno, poiché il mondo cammina e le nazioni si form 3.no e crescono, come anche declinano e qualche volta muoiono.· Ho ripetuto per il nono annuale della rivoluzione fascista _che la di revisione dci trattati è diretta ad evitare la guerra e che la revisione stessa non costituisce un interesse prevalentemente italiano, ma europeo, anzi mondiale. Né la possibilità di revisione è una pretesa assurda e inattuabile, dal momento che è contemplata nello stesso patto della Società delle nazioni. lnfine, sia ben chiarO che noi non vogliamo la redei trattati per ragioni di egoismo nazionale, ma principalmente per ragioni di giustizia, per ragioni di etica, che sono la vera e unica base di una pace duratura fra i popoli.

Prefazione

A <<TEMP I DELLA RIVOLUZ IONE FASCISTA»**

Prima -di ·ripubblicare questi articoli apparsi su Gerarchia dal 1920 al 1928, li ho voluti rileggere attentamente, perché io sono in genere contrario alle esumazioni della prosa occasionata da avveninlenti. lontani. Ho, tuttavia, constatato che, salvo in taluni punti, il tempo ha,

• Dichiarnioni dettate per il Tag d i Berlino, il 23 ( ?} 1930 (Da 11 Popolo d'Italia, N. 306, 21 dicembre 1930, XVll). ·

** BENITO MtissoUNI · - Ttmpi d ella rivol11zione faJ(iJJa - Edizioni. « Al· pes », Milano, 1930 in certa tal guisa, collaudato questi articoli, i quali possono, raccolti in volume, essere riletti con qualche interesse da coloro Che hanno vissuto il nostro g ra ndissimo e tormentatissimo p eriodo che dal fascismo h a preso, prende e prende rà nome, insegna e gloria.

M USSOLIN I

SECONDO MESSAGGIO AL POPOLO AMERICANO *

per me un grande piacere parlare per le vie dell'etere al pubblico americano ed esprimere la m ia p rofonda simpatia al popolo della g ran4e Repubblica. Questa simpatia ha le sue origini nella storia, nelle larghe correnti emig ratorie, per cui alcuni milioni di italiani- sono d i' 'entati cittadini degli Stati U nit i, nel flusso dei turisti americani, che hanno imparato a cOnoscere non soltanto le bellezze del paese o i monumenti de ll'antica c iviltà romana, ma anche il popolo labor ioso, disc iplinato dell'Ita lia moderna e fascista.

Le relazioni culturali tra i nostri popoli si sono sviluppate. Gli ita· liani riconoscono l'apporto che gli Stati Uniti h anno dato al movimento del progresso moderno. Nel campo delle scienze, il nome di Edison è familiare a tutti gli italiani . Nel campo delle lettere e della filosofia, i nomi di Longfellow, Whitman, Emerson, Poe, Twain, James, sono noti a tutti gli italiani. lo personalmen te sono un ammiratore di Emer· son e di James l te rribili ricordi di quel tempo, quando l'acciaio rovente falciava tante giovani -generazioni, . non sono svaniti dalla mia memoria. Una guerra, oggi, anche se scoppi asse ·tra due sole nazioni, diverrebbe fatalmente universale. E allora tutta la civiltà sarebbe messa a repentaglio. La guerra di domani, con nuove scoperte della scienza, saiebbe anche più terribile che non la guerra di ieri. N on i combattenti soltan to risçhierebbero la mo rte, ma· intere popolazioni sarebbero messe in pericolo, senza la possibilità di efficace difesa.

PasSando a lla politica, i no mi di Washing ton, Franklin e, più recentemente, queiio di Roosevelt, Suscit ano sentimenti di ammirazione fra noi. La storia dell'umanità· mode rna non si può concepire senza gli Stati Uniti. Senza il loro formidabile aiuto, dovuto soprattutto a ra· g ioni idealistiche, non si sarebbe vinta la guerra: senza l'azione degli Stati Uniti, no n wciremo da questo periodo del e non torneremo più ai tempi della prosperiti.

Prima di fare qualche ·dichiarazione su talune delle questioni p iù urgenti. voglio smentire molte voci che circolano circa l'attitudine del fasçismo e a.pericolo che .esso rappresenterebbe per la pace del mondo.

Tali accuse sono infondate. Né io, né il mio Governo, né il popolo itali ano, vogliono preparare una guerra Io ho combattuto in guerra come un semplice soldato. So quello che la guerra significa.

• A . Roma, ne-lla sala delle- Maioliche di palazzo Venezia, il 1° gennaio 19;1 , aJie 20, Mussolini legge per i mdio-a.scoltatori americani il messaggio qui riportato. (Da Il Popolo d'lt.Jia, N. 2, ·2 gennaio 1"931 , XVIli).

L' Italia, come già dissi, non prenderà mai l'iniziativa di una guerra. La della nostra gioventù è fatta per ringagliardire la razza e darle le attitudini al Self contro/, al senso di responsabili tà e di disciplina. Le nostre relazioni commerciali con la Russia ci sono utili per la nostra situazione economica, ma non influiscono sulla nostra politica interna. Fascismo e bolscevismo sono sempre agli antipodi nella teoria c nella pratica. l o dimostra il che la terza internazionale di Mosca la ncia continui appelli a i proletari per combattere a fondo il fascisma .

So che in America si è seguìto il recente movimento economico italiano. Esso, comi nciato con la riduzione deg li stipendi p er equilibrare il bilancio d ello Stato, è ormai vittorioso, perché i prezzi al dettaglio sono diminuiti. Lo Stato corporat ivo ha funzionato in pieno, perché tutte le categorie, industriali, operai, agricoltori, impiegati, contadin i, commercianti, hanno compreso la necessi tà e l'utilità del movimento.

Un problema che preoccupa l'ftal ia, come quasi tutti i paes i d el mondo, è la disoccupazione. Anche noi abbiamo mezzo milione di disoccupati. Di essi, centomila sono donne, e duecentocinquantamila sono opera i dell'agricoltura e d ell'industria edilizia, che non possono lavorare d' inverno. lo sono contrario al sistema del sussidio di disoccupazi one Preferisco i lavo ri pubblici, che aumentano l 'efficenza mater iale del paese. n sussidio di disoccupazione' abitua I'op'eraio al suo stato d i disoccupato. Malgrado i disoccupati. il popolo italiano è tranquillo e calino, tutte le voci sparse sono menzogne.

Attorno al fascismo si raggruppano otto milioni di uomini, tutta la forza um:rna ed efficente d ella na_z ione. Nessun regime in Europa ha una base più solida e vasta del nostro. Gli americani devono credere alla nostra amicizia per loro e al nostro desiderio di vivere in pace con tutti i popoli del mondo. Con la certezza che la pace sarà mantenuta nel mo ndo e che un nuovo pe_riodo di prosperità non tarderl a realizzarsi, io saluto quelli che hanno ascoltato il mio discorso e presento il mio omaggio cordiale al P resi dente della vostra grande Repubblica

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