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PRESENTAZIONE DI ALCUNI DISEGNI DI LEGGE*
Mi onoro di presentare alla Camera i seguenti d isegni di legge: riordinamento della «Fondazione Diaz per i ciechi di guerra del Piemonte» con sede in Torino; istituzione di urta regia Stazione sperimentale di macinazione, pastificazione e panificazione nel centro rurale di Ostia, e coordinamento di alcune disposizioni inerenti all'abburattamento delle f arine, alla maci· nazione dei cereali e alla panifica.zione; conversione in legge del rcgio decreto legge 28 febbra io 1930, numero 197, concernente il contributo governativo di dieci milioni per la costruzione del nuovo ospedale dì Venezia.
114" RI UNIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO**
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Erano presenti tuili i membri dt-1 Crall Consiglio, ad eccezione delle LL. EE. T itloni, Grandi, Federzoni, asunti girutificàti.
Il G ran Comiglio ha disçmso le modaliJà per la cerimonia della quarta leva fascista.
Il miniJtro dell'Educazione nazionale ba dato relazione dtli'elficenza delle orgtmÌZzttZioni giovanili, le quali sono verammle imponmtì.
DifaJJi il numero degli iJCrilli al 28 febbraio 11. J auomma: balilla, 954 .903,' avanguardiJtì, 395 . 708 (suddivisi in 616 legioni, alle quali sono assegnati 6950 ulficùt!i della M ilizia, 20.000 iJtruJJori, 16 .000 capi· 1q11adra, 2J72 Janitari, 1035 cappc!la11i).
Per quanto riguarda l'organizzazione giovanilf femminile, le forze Jono: piuole italiane, 640 .000,' gio vani italiane, 92.630.
Il ministro dell'Educazione na-zionale ha anche daio n otizia dei dati delle vafie leve feuciJt e: anno V, 1927: avanguardisti, 47.000; balilla, 60.000; anno VI, 1928: avanguardisti, lJ.OOO,· balilla, 85.000,· anno VII, 1929 · avanguardiJti, 89. 70 0," balilla, 104.000.
• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, n ella tornata del to apri le 1930 (ore 1&.19 20) (Dagli .Alli Jri Parlamento ii.Jùmo. Camna dti Ltgùlatura dt, Ststiont cii, Diuussio_ni. V olumt 11, pag. 2072),
•• Tenut.1si a palazzo Ch igi il 10 aprile 1930 ( ore 22-0.30), Il Popolo tl'llaiia, N. 79, 2 aprile 193 0, XVII), lJ .segretario fede rale pronrmurà la formula del giuramento delle reclute, procedendo alla consegna della tessera ad un ava nguardista
Il contingente d i que.st'(umo .supererà 90.000 avanguardilti e 110.000 balilla.
Dalla relazione che aaompagna ì ali dati su/l'alli-vità e .sui/'efficenza delle organizzazioni e dai rapporti dei comandanti della Milizia, i quali hanno auolto nei ranghi le giovani reclute, è riwltato il valido contributo di freuhe forze alla compagine del regime e del Partito .
Il Gran Comiglio del fasci.smo ha .stabilito che la quarta leva f asriita . abbia un cardJ/ere prevalentemente marinaro , nel .senso di ricbia mare l'attenzione dei giovani verso i problemi e la vita del mare.
Poiché in quel giomo è .stato fissat o il varo. di quatlro unità della regia Marina (due incrociatori, <<Fiume» e« Za1·a >>, e due e.sploratori, «Giovanni dalle Bande Nere)) ed « AlbefJo dtt Gilwano ))J, nelle Jouzlità del varo la manifes/tJZione deve avere 1111 cttraJ/ue di parli<olare imponema.
Le modalità fissate .sono le Jf gumti: LA leva degli avanguardisti .si ef/elluerà matlì mtla di domenica.
In ogni capoluogo di provincia saranno concmlrati, inquadrati .su <Oorti di f ormazione, Julli i giovani di leva, e surmmo adunale per l'occa.sione Julle le legioni avanguardisti de/Ja provincia, i reparti Ipeciaii, i labari, le fiamme, mmicbe e fanfare AuiJteranno alla cerimonia le legioni dei balilla del capoluogo.
In quelle provincie dove .saranno c(.msegnate le ricompense al valor civile ai balilla ed agli avanguardisti, si procederà anzitttllo alla leflura delle da parte del p residente del' Comitato provinciale per l'Opera nazionale balilla e alla couugna delle ricompeme da parte di S. E. il prefello.
Aaompagnata da brevi parole del presidente pro:-·intiale, seguirà la ,<Omegna al .segretario federale del P N.F. d ella lista di leva degli ava1zg11ardùti della provincia.
11 console comandante la legioue della M.V.S.N. del capoluogo ordinerà Id consegnd dei moschetti, cbe nvverrà in forma simbolica.
Un milite anziano consegnerà l'arma ad un avanguardisttJ uscito dai ranghl della coorte di leva JChierdta in linea di fronte dinanzi al palco delle dutorità, dopo di che il milite abbraccerà la t"ecluta nel nome del Duce. ·
U legioni saluterdnno al/d voce, suggellando co.sì il signift<ato della cerimonia. Le 'legioni infif!e sardnno passate in raJJegntJ e sfileranno dinanzi alle auloriJà.
Il ritorno dei reparti avanguardi.sti in sede dovrà essere aaoiJo con grande dai e balilla locali.
Nelle ore pomeridiane della s/eua d omenica, si efjeJJuerà la l eva d ei balilla. In tuili i cO muni della peuisola sara1mo adtmati, alla presenza d elle auto rità e delle rappresmtanze delle associazioni /orali, i reparti d ei balilla. ·
La bre ve cerimonia si !volgerà nel seguente modo: l reparti d ei bttli/la e -quelli degli avanguardi!ti saranno schiera/i di fronte. Ad tm dato ordine del presidente d el Comitato provinciale, IUàranno dalle fila un balilla ed tm avanguardista di leva Quest'ultimo quindi si _toglierà le cordelline bianche per appuntarle mlla 1palla d ella piccola recluta. Un abbraccio uambialo fra le due reclute mggellerà il significato dell'avvicendament o n ei ranghi.
1/ nuovo avanguardiJta, pawmdo ai reparti de/l'avd11guardia, salut erà la vecchia fiamma balilla e bacerà la 1mo va . Nel nome del D uce si chiuderà li:t cerimonia ttllieta/a dai ca nti d ella ri voluzion e:
No tz saranno pronunciati disroni.
Il Gran Comiglio del f aJCismo, d o po aver preso all o d ell'imponenza delle forze gi ovanili e d opo avere fissalo le modalilà della 1/IIO Va l e t1a fascùta, ha riMI/o 1111 saluto pieno di simpatia alle forze delle mro t1e generazioni cbe v mgono ad inquadrarsi so/Jo i gagliarde/li d el li/torio a fianco degli anziani e che auimrano la perpet!IÌIIÌ del regime e l11 .contùmiJà della rivoluzione
Quind i si_ è iniziata la dùmssio ne 'mlla sit11azione sindacale corporativa.
Il ministro delle Corporazioni b tJ f allo un'ampia relazione, trall enend osi ed i problemi d i maggiore rilù•vo: . perfezionamento dell'orgtmizzazio ne e dell'a/Jrezzalma d e l m i nist ero d elle Corp ordzioni per metter/ o sem pre pùì ù1 grado di auol vere il suo co mpito di organ o dir etJivo d ella politica econ omica e sociale italiana, in armouia con l'azione svolta dagli alt ri Enti statali, paraslalalì e d a'gJ i altri Enti sindacali e co rp orativi,nuovo ordinam ento d ell' Ispelloralo corporativo, chiamato ad an o/vere, oltre al compito allribuito agli anticbi Isp ellorali d el lavoro e de/J'induslria, funzioni di vigilanza proprie d e /sistema economico corporativo,· configurazione generale dell' inquadramento sindacale, che ·presenta un compleJJo di 5432 asiociazi o11i ricono JCiule, di cui 661 per i datori di lavoro, 3549 per i lavoratori, 1222 p er i profei!io"nisti ed artisti; op era · di asseJ/o e di t·evisione de/J'inquadramenlo di alcune rate· g orie, secondo i suggerimenti e i voli d e /J'esperienza,consislenza numerica delle f orze orga nizza/e, cbe danno, aJ 31 dicembre 1929, un totale di 4.28j ,OOO a.rsocialij quadri dei dirige nti ed azi_o n e di co nlrol/o e di selezio ne d a parte degli organi corporati vi,-
1iJtema di de;ignazione dei dirigenti, che de1·e riveJiire carattere umpre pit) rappreunlativo, affidandoli a met odi di elezione a pùì gradii ordinamento amminùtrativo e gestione contttbile delle auociazioni e progreuivo perfezionamento dei metodi di controllo, cbe mirano a conteriere, nei limùi Jlreltam m te indùpemttbili, l e 1pese generali di amminùtrazione e di personale,. applicazione e riscoJJione dei contribflli obbligatori e disciplina dei contributi aJiociativi, sottoposti gli uni e gli altri, per la loro qualità d i lribllli a carattere co rporativo, ad rma auidua vigilanza che li ai Jen·izi che ai t·a ppreuntami ed ai soci rendono le assocùtzioni, perseguendo finalità verame nte lllili all'intereJJe delle Ctllegorie e della collettir,ità nazionalej ·
COIT/rattuale che, dalla entrata in vigore della legge 3 aprile 1926 ad oggi, auonmut ad una cifra di ..5803 contratti co/lenivi provinciali, di cui 1238 per il 1p29 fino a tutto gennaio 1930," e di 199 contraili nazionali e inlerprovinciali preno il minùtero, a partire diii/a steJsa epoca, di mi 94 'itl periodo z.o gennaio 1929 -.3 1 gmnaio 1930i atJuazione di rm ·umpre maggiore decentramento ne/J'ordine .rociale e 1indacale de/l'aJJ ività coutrauuale, limitando al ma11imo l'intervento degli organi corporativi e ministerialii politica ;a/aria/e attuata i contratti collettivi di lavoro, che dimostra come l'opera di tutela delle condizioni dei lavoratori sia stata accompagnata da m oto di adeguamento alla ;ituazione determi nala dalla stabilità della lira/ istituzione e Jviluppo degli uffici di collocamento, la (Ili opertt deve volgerii tt/Ja risoluzione dei mauimi problemi d ella mano d'o pera, sia rel'!'tivamente alle emigrazioni ifllerne1 sia in ordine alla diJocmpazione stttgio1Jalej opera di aJJÙtenza sociale che, o/treché ,1el patronato nazionale, Ji e;plica nelle istituzioni mut11aliJtiché dipmdenti dalle auociazioni Jinda. cali, che a;cendono a 1133, con 811.315 iscrilli , e nel/e istituzioni indi· pendenti, che ascendono a 266, con 83.195 iiCritJi,· opera di pfopaganda al/'i111erno ed .a/J'estero volta a creare una coscienza .tempre più precisa delle leggi e degli ùtiJuti dei nostri ordi· namenti corporali tJi,· funzionament o ormai imminente dei Consiglio nazionale de/Je cor· porazioni e trasformazione del Coiuiglio dell'economia in corporazioni provinciali.
La chiuJa de/Ja e chiara relazione di S. E. Bollai è Jtata · Jalutala da una vibrante acdamzi one Sulla relazione htt p arlat o /'on Arnaldo Fiorelli.
115" RJUN IONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCI SMO*
Erano preJenti J/Jtli i membri del Gran Consiglio, ad eaezione delle LL. EE. Tittoni, Grandi, De Vecchi, T eruzzi, assenti giu;tificaJi
Il Gran Comiglio ba ripreso la di u u uione sulla situazione sindacale corporativa. parlato diffusamente S . E. Arpinati e l'on . Razza.
Per La Morte
DI SUA MAESTA LA REGINA DI SVEZIA**
Onorevoli camerati !
Ho la tristezza. di annuncia rvi che ieri ser:i, in Roma, è morta la regina Vittoria di Svezia. (l miniJiri ed i deputati sorgono in pied1).
Era una sincera amica del nostro paese, nel quale soggiornò lunghi anni, cerçando un sollievo al ma le che la :illliggeva da lungo tempo.
A Sua Maestà -il re Gust1vo, alla sul. f a migli:1. ed alla nobile amica nazione svedese, giunga in questo momento l'attestazione del nostro più profondo cordoglio.
Per La Morte
DI SUA MAESTA LA REGINA DI SVEZIA ***
Compio il triste dovere di annunciare al Senato la morte, avvenuta in Roma, di Sua Maestà la regina Vittoria di Svezia.
· Al re Gustavo di Svezia, alla sua reale ed al popolo svedese giungano le sincere condoglianze del Governo e del popolo itali ano.
• T enutasi a palazzo Chigi ( ?) il 3 aprile 1930 (ore 22·0.45) (Da Il Popolo d'I talia, N. 81, 4 aprile 1930, XVII).
•• Parole pronunciate alla C:. mera dei deputati, n ella t ornata del 5 aprile 1930 (ore 16-19.45). (Dag li Parlament o italiano, Cttmwa d ci Legislatura ciJ. Seuione cit, DÙ(IIJJÙ>ni. V ol.ume 11, pag 2232).
••• Paro le pronunciate al Stonato, n ella tornat<r del 7 aprile 1930 (or e 16· 19.20) ( Dagli Atti par/4menl111'i d ella Camera dei Dimmioni. LegislaJurtt dt. Seui one ril. Volume 11, pag. 2196).
Eleviamo un pensiero reverente alla memoria della regina scorr:'parsa, che fu in ogni tempo amica fervida e costante del nostro paese.
116" RIUNIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*
Erano prnmti tutti i membri del Gran Comiglio, ad eccezione delle U . EE. Tilloni, Grandi, Mosconi, Cristi.nì, assenti giustificati.
Si è ripresa e continuata la discussione m/la Jituazione sindacale corporttliva.
H anno parlato gli onorevoli Cacciari, B enni, Federzoni, Rocco, Balbo, Arpinati, Fiorelli, &zza, Turati, Bollai e Giuria/i.
Il Duce ha riassunto la discuuione
A conclusioru è stata vola/a la seguente mozione:
«Il Gran Comiglio:
«com/alando, a qual/ro anni compillli dalia promulgazione della legge Julla disciplina giuridica dei rapp orti collellivi di la voro, che il Duce definì a suo tempo la pùì audace, la più innovatrice e la pùì ri voluziotMria delle leggi del regim e, quale imponenza e Jaldezza abbia raggiunto l'organizzazione Jindacale e quale e profondità di azione ne ualurisca ne/Ja alluazione di tmd nuova concordid Jocia/e tra le categorie produJJrici, tributa il suo elogio al miniJtero ed alle COnfederazioni per l'ope rd compiula,·
«e Jldbiliue, nelle u guer1ti proposizioni, già meJJe in rilievo nella relazione del ministro Bollai, le linee per lo svolgimento ulteriore dell'attività Jindacale corporativa:
« l. - Rcvifione perfezionatrice dell'inquadramento secondo i suggerim enti ed i dati dell'esperienza, con particolare al/d posizio11e di alcune cdtego rie intermedie che eJigono un crit erio unitario e autonomo di e al/d neceJsaria Jimmetria dell'ordine corporativo. (Il piano. di tale revisione sarà presentato al Comiglio nazionale delle corporazioni per averne, a termine della legge 20 marzo 1930, il parere ).
« 2. - Neuuna modificdzione al sistema di designazione dei dirigenti, le cui nomine debbono, secoudo lo spirito della nostra legislazione Jindacdle, conciliare imieme le esigenze rappruentative delle categorie profeuionali e le esigenze politiche del regime.
• Tenutasi a palazzo Chigi 1'8 aprile 1930 (ore 22-2). (Da Il Popolo N. 85, 9 aprile 1930, XVll}.
« 3. - Maggiore autonomia alle organizzazioni /octtli per la conclusione di contratti evita11do quando poJJibi/e il ricorso agli organi centrali.
« 4. - Progrenivo e grad11ale svilupp o dell'organizzazione degli tt/fici di collocamento, che debb ono euere portati a sempre più direlto ed immediato contatto con i centri di formazione e di smùtamento del/d mano
« .5 . - Controllo costante 111i contributi da parte degli organi del · minùtero delle corporazioni>>.
Il Gran Consiglio decide che, alla prouima seSJione, sia posto a/t'ordine del giorno l'organizzazione delle corporazioni provinciali.
PER IL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CORPORAZIONI *
Camerati! Signori!
Prima di tracciare le Jinec di questo discorso, ho voluto rileggere sulla Gazzetta Ufficiale il testo della legge 20 marzo 1930, numero 206, che istituisce il Consiglio nazionale delle corporazioni. L'ho voluto rileggere per definire nelb maniera più sintetica possibile' l'istituto che ho il piacere e l'onore inaugurare in questo giorno·Natale di Ronu c Festa. del Lavoro.
La definizione può essere questa: il Consiglio nazionale delle corporazioni è, nell'economia italiana, quello che lo Stato Maggiore è neg li Eserciti: H cervello pensante che prepara e coordin:1. La similitud inc militare non vi dispiacerà, poiché quella che l'economia italiana deve combattere è veramente una rude, incessante guerra che richiede uno Stato Maggiore, dci quadri, delle truppe che si::mo, per il loro cOmpito, all'altezza della situazione.
L'economia italiana è qui rappresentata nelle sette sezioni specificate 4 della legge, che certamente ognuno di noi conosce a me· moria, anche perché è stata, durante due anni, dibattutissima. Ma q uesto Stato Maggiore ristretto si allarga nell'assemblea generale, quando all'ordine del giorno ci siano questioni, appunto, ordine generale.
• A Romo., in Campidoglio, massima di palazzo il 21 aprile 1930, alle 11 , Mus.solini prr-senzia la scdcta inaug urale del Consiglio nuionale delle corporazioni. In tale occasione, il Presidente del Consig lio pronuncia H discorso qui riportato. (Da J/ Popolo N. 96, H apri le 1930, XVIJ).
t perfettamente logico che sia no chiamati a partecipare all'assemblea geò.eiaJe i dirigenti del Partito N azionale Fascista, il quale, avendo fatto la rivoluzione, non può essere mai straniato dagli istituti che la rivoluzione stessa realizza in ogni campo; taluni direttoCi dei ministeri interessati, utilissima inllovazione per approfondire e rendere costante i contatti tra le forze vive della nazione c ·gli strumenti esecutivi delle amministrazioni dello Stato; il presidente delle Associazioni dei mutilati e dei combattenti, non solo per i problemi specifici interessanti quelle due categorie, ma per un riconoscimento morale dei loro sacrifici in guerra e delb loro funzione in pace; e, fi nalmente, dieci persone che chiamerò esperti o piuttosto «periti », affermazione questa di notevole rilievo in quanto il regime fascista non vuole esiliare la dottrina e gli uomini di p ensiero o rinchiudedi nei loro studì o nei loro laboratori, ma desidera avere da essi un apporto concreto per le risoluzioni dei problemi economici, problemi che dopo le grandi guerre , dalle Puniche in poi, hanno sempre gravemente tormentato i popoli.
le attribuzioni del Consiglio nazion3Je delle corporazioni sono chiaramente e analiticamente fissate negli articoli 10 e 12, Soprattutto que· st'ultimo articolo caratterizza la legge e le dà il suo particolare sapore. Senza questo articolo, il Consiglio sarebbe un organo s"emplicemente consu ltivo; con questo articolo, Ja legge immette un 'fattore nuovo nella vita economica e sociale italiana. I primi due paragrafi dell'articolo 12 sono importanti, ma non eccezionalmente. Il paragrafo terzo, invece, è la chiave di volta di tutta la legge, che solo per quelle tre righe merita l'appellativo di rivoluzion:uia. le cautele che seguono nell'articolo 12 sono la confe rma che non si tratta di un salto nel vuoto, come i soliti misoneisti dell'afascismo hanno tentato di far sibbene di un passo innanzi, misurato ma deciso.
Nell'articolo 12 vi è tutta la corporazione, cosl come l'intende e la vuole lo Stato fascista. :S. nella corporazione che il sindacalismo fascista trova infatti la sua mèta. Il sindacalismo, di ogni scuola, ha un decorso che potrebbe dirsi comune, salvo i metodi: s'incomincia con l'educazione dei singoli aiJa vita associativa; si continua con la stipulazione dei contratti collettivi; si attu.1 la solidarietà o mutualistica; si per· feziona l'abilità professionale. Ma mentre il sindacalismo socialista, per la strada della lotta di classe, sfocia sul terreno politico, avente a p rogramma finale la soppressione della proprietà privata e individuale, il sindacalismo fascista, attraverso la collaborazione di classe, nella corporazione, che tale collaborazione deve rendere sistematica e armonica, salvaguardando la proprietà, ma elevandola a funzione sociale, rispettando la iniziativa individuale, ma nell'ambito della vita e dell'economia della nazione.
Il sindaca lismo non può essere fine a se stesso: o si esaurisce nel socialismo politico, o nella corporazione Tascista. n solo nella corporaz.ione che si realizza l'unità economica nei suoi diversi elementi: capitale, lavo·ro, tecnica; è solo attraverso la corporaz ione, cioè attraverso la collaborazione di tutte le forze convergenti a un solo fine, che b. Vitalità del sindacalismo è assicurata . i; solo, cioè, con un aumento della p roduzione, e quindi della ricchezza, che il contratto collettivo può garantire condizioni sempre migliori alle categorie lavoratrici; in altri termini, sindacalismo e corporazione sono interdipendenti e si condizionano a vicenda; senza si ndacalismo non è pensabile la corporazione; ma senza corporazione il sindacalìsmo stesso viene, dopo le prime fa si, a eSlurir si in un'azione di dettaglio, estr;1nea al processo produttivo; spettatrice non attrice; statica e non dinamica.
ciò che accade in tutti i paesi dell'occidente, dove il sindacalismo, . non potendo arrivare :tUa cos iddetta socializzazi one dei mezzi di produ· zione c di scambio, come in Italia alla corporazione, segna il p:mo, o impegna battaglie che si concludono r egolarmente in disastri. Gli è che il sindacalismo giunge a un punto in cui deve o tramutarsi in qualche altra cosa o ridursi .all'ordinaria amministrazione. E per quest'ordine .di rag ionamenti che io attribuisco la massima importanza all'articolo 12 legge: è per questo che·io affermo l'originalità e la forza di questo istituto, nel quale la corporazione trova la sua espressione non soltanto econoÌnica, ma politica e morale.
Ciò precisato, voglio aggiungere subito che non bisogna attendersi di punto in bianco eventi portentosi e miracoli inauditi d.1l funziona· mento, che oggi praticamente incomincia, del Consiglio n.1zionale delle corporazioni. L'azione che esso deve armonizzare c, se necessario, sti· molare, s i svolge in un momento interessante dell'economia mondiale. H o d etto interessante, nel senso che deve richiamare l' attenzione del Governo e dei ceti dirigenti. 11 fenomeno non ·è italiano, ma universale e quindi anche italiano. t una s ituazione di disagio, più o meno acuto, sulle cui cause è perfettamente inutile di insistere, poiché sono note a ogni mediocre osservatore della realtà economica. attuale.
Episodi clamorosi e drammatici, come le giornate nere dell'ottobre scorso alla Borsa di Nuova York, la flessione dci prezzi all'ingrosso, le cifre dei· disoccupati che salgono a 1.6T5.000 in Inghilterra, con un aumento di mezzo milione nel corso di un anno, che sommano a circa 2.350.000 in Germania, e a un numero di milioni non bene precisato ma certamente alto- negli Stati Uniti, sono elementi di giudizio e di confronto alla portata anche dei semplici lettori di g iornali.
La situazione agricola, poi, è specialmente grave in Germania , in Francia, i'n Spagna, in Inghilterra, negli Stati Uniti . e in altri minori paesi. Non è senza significato che il nuovo cancelliere del Reich, Briiniog, abbia issato Jo stendardo rurale e annunziato misure anche draco· niane per risollevare l'economia ag ricola t edesca.
A Jato di queste ombre, le luci sono rappresentate d all'ormai completato riassetto delle monete in tutta Europa, dalla sistemazione dell e riparazioni che, almeno per un certo periodo di tempo, regolerà i rapporti di credito e debito fra Germania e Alleati, e da sintomi di ripresa del mercato americano.
Per quanto ci riguarda, è ormai assodato che l'attività economica ita· liana è stata nel 1929 superiore a quella di tutti gli anni precedenti . Quasi tutti.i prodotti agricoli hanno toccato il ffi:l$Simo; cosl produzio ni d a t-erord sono state, nell'industria, la produzione dell'acciaio, quella di molti manufatti, la produzione delia seta ·artificiale, talune produzioni chimiche. L'importazione di carbon fossile, di oli minerali, la produzione di energia idroelettrica hail no raggiunto punte non mai viste in passato.
La bilancia commerciale del 1929 ha segnato un mig lioramento di circa 900 mi lioni sul 1928, quindi c'è stato un miglioume nto nei conti internazionali del dare e deii'avere o bilancia dei pagamenti che dir si voglia. Ciò nonostante, il disagio permane. Esso è in relazione col problema che Si pone l'economia italiana e che può esprimersi in q uesta formula, tanto per !"industria quanto per l'agricoltura: adegua{e ai prezzi discendenti i costi di produzione. Agire sui costi di produzione per ridurli sino ai limiti del possibile, in modo che i prezzi abbiano un mar· ginc di profitto sui còsti.
Il ·problema ha molti aspetti. Per risolverlo non bastano soltanto l'energia, la logièa, lo spirito d"iniziativa e sovente il sacrificio pecuniario dei singoli, occorre l'intervento dello Stato con una serie di misure appro· priate e tempestive.
T alune di queste misure sono già state adottate. Vi ricordo Je più recenti.
La riduzione dal sette al sei e mezzo del tasso dello sconto, prima tappa per alleggerire il costo del denaro; la libertà di commercio dei cambi, con cui si è data la definitiva risposta ai residuali disfattisti,. nonché torbidi profeti di sciagure, che sino dall'll marzo farneticarono di modificazioni alla quota di stabilizzazione ormai fissata per legge da ben ventotto mesi : la lira senza più dann i o impacci se ne va sola e sicura per il mondo e non ha nulla da temere; la proroga per i prestiti all'estero e per le agevolazioni fiscali per le fusioni di società; la fine dei cento· novantacinque grotteschi Stati doganali interni, che creavano centonovantacinque compartimenti stagni, i quali impediv.ino quel libero pass.aggio delle persone e delle merci, che dovrebbe avVenire senza impacci, a lmeno nell'interno dello Stato.
La riforma daziaria non ha avuto soltanto lo scopo di ridurre il costo delJa vita, ma quello ben più importante di creare l'unità econo mica interna della nazioOe e di costringere ad una più severa politica i comuni, i q uali, ora, non possono p iù aumentare troppo comodamente le entrate allargando come facevano all' infinito la loro frontiera doganale. Questo «grottesco» doganale, che si perpetuava ne lla vita eco no mica italiana soltanto per un fenomeno comprensibile, ma antifascista, ·di poltroneria morale, è scomparso e la sua scomparsa è segnata nelle partite · attive del regime fascista.
Stabilito che il 1930 deve segnare il crollo di tutte le bardature resid ue dell 'economia di guerra, verrà la volta dci calmieri, i quali sono perfettamente inutili in periodi di prezzi discendenti; così, al 30 giugno, anche il vincolismo deg li alloggi avrà fine in . tutta Italia, e vog lio credùe che le eventuali « licenze » dei r roprietari non siano così numerose da costringermi ad adottare vincol isrni d'altro genere. Altre m isure d' aiuti e di alleviamento sara nno adottate nei p rossimi mesi.
L 'agricoltura sarà sempre la branca dell'economia più aiutata, non solo per le ragioni di ordine generale che ispirano la politica del regimc,ma per il fatto che centinaia e centinaia di milioni di piccolo risparmio rurale si sono volatilizzati in quest'ultimo quinquennio per jl crollo di una miriade di banche e banchette, spesso improvvisate, e per il fatto che se di « crisi » si può parlare, ciò si riferisce prevalentemente all'agricoltu ra, dove il processo di adeguamento tra prezzi e costi è più arduo da rag· giungere, dato il più lento ritmo produttivo dell'eConomia rurale.
Ma la misura che deve coron are tutte queJie già ricord3te e quelle in p reJXlrazione è il pagamento effettivo del debito pubblico consolidato, la « manomorta » della 6 nanza. italiana Ben un quarto delle entrate totali dello Stato sono devolute al pag:unento degli interessi, ma è aocora più grave 1a situazione dei portato ri , i quali non possono riscuotere la loro ca mbiale perché consolidata, né realizzarla se non correndo il rischio di svenderla.
Per garanti re la riforma moneta ria f u necessario bloccare; oggi è urgente sbloccare, rimettere in circolazione questa ricchezza che stagna. Bisogna insomma. pagare sin dalle prime scadenze dei buoni novennali: cominciare a pagare effettivamente, tangibilmente il debito pubbl ico.
Camerati ! Signori !
Questa è la politica che il G.overno fasçista intende attuare e attuerà per facilitare l'ulteriore prog resso dell'economia jtaliana. per agevolare il vostro stesso compito. ll reg ime corporativo è in alto, non solo da oggi. e ha superato le prove di questi ultimi anni. Ha dimostrato la sua utilità e la sua fecondità, specie nei tempi duri che abbiamo attraversato.
Mettetevi al lavoro, in questo nuovo istituto, nuovo nell'Italia e nei mondo, con alto se1Ìso di responsabilità, con visione non unilaterale .ma globale dei. problemi che saranno sottoposti al vostro esame, con spirito di schietta, moderna, f ascista collaborazione, e il Consig lio nazionale deiie corporazioni risponderà agli obiettivi per cui fu creato: awnentare la potenza e il benessere del popolo italiano. (Una impo.nente e prolung ata ovazione ha salutato le ultime parole del capo del Governo) .
«DOVE E LA LINGUA, lVI E LA NAZIONE»*
Voglio ringraziacla, Eccellenza, delle cortesi, commosse pa role che ha voluto dirmi in questa solenne circostanza. Il Governo fascis ta è pensoso delle sorti della Dante, perché, se male non ricordo, de ve essere Gioberti che ha detto: «Dove è la.Jingua, ivi è la nazione». t quindi importantissimo, ai fini della nazione, salvare la lingua, non solo nell'interno, ma anche nei nuclei sparsi p er il mondo, nei mari vicini e n ei mari lontani. Dd resto, tutte le nazioni h anno delle istituzioni che p rovvedono a questo fine con mezzi i nfinitamente più potenti. Parlo della Francia, parlo della Germania. Il Governo fas cista è stato quindi ispirato dalle sue convinzioni c dalla sua dottrina assegnando aJia D ante que· sto p.1lazzo, che, per una di quelle coincidenze singolari della storia, si chi:una Firenze; e chi dice Firenze, dice Dante, dice la lingua, che è diventata, attraverso l'opera del sommo, la lingua lettera ria e comune a tutte le genti d elb penisola.
Io vi sono molto grato, onorevole presidente, delle vostre parole, e vi d ico che seguo e seguirò sempre con grandissima simpa tia l'ope ra della Dante in Italia e nel mondo. (Le parole di S. E. il rapo d el Go· v erno Jono sta/e salutate da tllla imponente ovazio11e).
284" RIUNIONE DEL. CONSIGLIO DEI MINISTRI**
S11 propoJ/a del capo d el Governo, primo miniJJro, Jegretario di Stato, il Comiglio dei minùtri ha approvato:
Uno irhema di provvedimento con il quale si stabilisce che gli i m pie- gati dvi/i e militari di ogni grado dello Stato, dei comuni e delle prononché le vedove e gli _o rfani di eui, perdono il dirillo a conseguire la pensione o l'assegno di quincenza ed il godimenro della pen· sione e degli auegni stessi già conseguiti per p erdita della citladinanza italiana. Il provvdimento è infornJtJio alla concezione fascilla dei rapporti tra nazioni e cit/adino e tra Stato e suoi d ipendenti, nonché alla politica demografica del regime.
• A Roma, il 21 aprile 1930, alle 11.30, Mussolini la cerimonia per l'inaugur-azione ddb. nuova sede centrale dell'Associazione nazionale D .rmf4 Alìghiffl sita a palazzo Firenze. In tale <Xcasione, al saluto rivoltogli dal senatore Paolo Boselli, presidente dell'Associazione, il Presidente del Consiglio risponde con le parole qui riportate. (Da 11 Popolo d' I talia, N. 96, 23 aprile 1930, XVII).
•• Tenutasi il 23 aprile 19 30 ( ore 10-12) (Da TI Popolo d'l tal ùr, N. 971 24 aprile 1930, XVII).
Il r egolamento per le navi-scuola m arinare/li. Con tale regolam ento, si d ùciplina l'ordinamento ed il funZ ionamento delle ntwi-smola marinare/li, in armonia col loro inquadramento nell'Opera nt:tzionale balilla, dùp otto con il regio decreto legge 10 agosto 1928, numero 2106. lJ rego· lamento precùa gli ICopi delle navi·uuola, i requiJiti richieJti per l'dm· mùsione, le istruzioni che vi si debbono impartire, l'm·vùtmenlo a/lavoro di coloro che hanno completato i corsi. /n oi/re, con il regolamento steuo, viene disciplinata la compo.sizione d el Consiglio di amminùtrazione delle na vi- Jruoltt e l'eur6zio delle funzioni di ttJiist enza e di tuula, in arm o· nia con il passaggio delle istituzioni anzidelle all'Op era· nazio nale balilla. Infine, opportune norme, conformi a già npnimentate per istituzioni comimili, rego lano l'amministrazione, la gestione contabili>, i ser· vizi di tesoreria, ,10nché il reclutamenlo del personale strettamente indispensabile. Le disposizioni del regolamento rispondono ai fini per mi le navi-scuola marinareJii sono sia/e poste alle dipendenze dell'Op era nazionale balilla e compie/ano l'inquadramento delle navi stnse nell'Opera.
Uno Jrhema di decreto con il quale si disciplina l'applicazione del regio decreto legge 7 aprile 19287, numero 564, Jlll ((!nsimmto del grano trebbia/o a macchina.
Succeu ivamente, Il/ proposltt del capo del Governo, ministro del· 1'/ntemo, sono Jlati approvati i uguenti provvedimenli.
Un disegno di legge recante modifiche alle vigenti di;posizioni sulla vivisezione. I/ proVvedimento, di concerto col ministro Guardasigilli, è diretto a dùciplinare, con nor_me pià rig oroJe, la pratica della vivùezione, in m odo dtJ conciliare equamente le esigenze di carattere Jcientifico col rispello ai sentimenti zoofili, propri di rm popolo 'di antica ed alta civiltà. In parlicolare, con detto provvedimento, Ii limitano gli esperimenli di vivisezione ai casi stre/lamente indùpemahi/i,· Ii stabili!cono le zioni nereuarie per sopprimere la sofferenza negli animali, rendmdo, in ogni caso, obbligatoria la anestesia generale o locale dell'animale sog· geuo all'operazione,· si souopone /'esec11zione degli esperimenti di vivisezione al controllo dei compeunJi organi dello Sta/o. Si comminano1 infine, forti penalità a carico dei traJgreno ri delle nuove norme.
Uno schema di regio decrelo legge con il quale viene prorogato di un anno il per la coJtiluzion e de/J'amminiJtrt.1zione ordinaria de/Ja provincia di Romd.
Un o scbemd di regio decreto con il ijuafe, in relazione a/J'aumenlat o coJto d el materiale Jeiemifico, viene consentito agli litituti uni versitari di elevare congruamente il contributo a cdriro degli iJcritJi ai corsi ;upple· mentari di igiene pratica .
Uno uhema di regio decreto in virtrì del quale viene iitituita a B olzano und direzione alllonoma d i. Archi vio di Stat o, con circourizione comprendente tutta la regione dell'A lto Adige. Il provvedimento attesta il vigile inJereùamento dei Governo fa scistd per la cillà di Bolzano, centro di cultura italimza. ( +) *
PER L'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA DI ANTICA PITTURA SPAGNOLA**
Signor ambasciatore!
Vi ringrazio deile p:uole gent il i che mi avete rivolto. La mia presenza in questo luogo vuoi significare i l m io tributo d'amm irazione pe r la .VC'f· stra grande arte; è un segno di simpatia per il vostro popolo.
Al VINCITORI DEL CONCORSO NAZIONALE PER l MIGLIORI FRUTTETI INDUSTRIALI ***
Ho voluto rìcevervi n ella vost ra qual ità di vincitori del concorso nazionale per i frutteti i ndustriali, ba ndito dal Governo f.ÌScista, cosl come ho personalmente premiato i v incitori del concorso nazionale per la vit-
• Nella 28511 riunione, tenutasi il 28 aprile 1930 ( ore 10-12), il Consiglio dei ministri approverà la. « riduzione delle aliquote dell'imposta sul consumo del vino » e « ritocdJi alle tasse di successione e di donazione ». Nella 281fl riunione, tmutasi il 30 aprile 1930 (ore 10-13), il Consiglio dei ministri approverà « il programma di costruzioni navali da impostare entro il 1930 ed altre « importanti deliberazioni» . (Da J/ Pop r>lo ti'ltalia, Nn, 101, . 103, 29 aprile, l maggio 1930, XVII). ·
•• A Roma, nel palazzo delle lklle Arti sito a valle GiuJia, la mattina del 1° maggio 193 0, Mussolini presen zia la cerimonia per l'inaugu razione della Mostra di antica pittura spagnola. In tale occasiOne, all'indirizzo rivoltogli dal· l'amba.sciatorC di Spagna nella capitale, il Presidmte del Consiglio risponde con le parole qui riportate. (Da Il Popolo d'Jtdlia, N . 104, 2 maggio 1930, XVIJ).
•u A Roma, a palazzo Chigi ( ?), il 2 maggio 1930, Mussolini riceve J'in. gegner Camillo Borgnino, ìl commendator Bonvicini, q Professor Mario Ferra· toria del grano, non .soltanto per elogiarvi, ma anche per fare alcune cons iderazioni circa la possibilità e le modalità di sviluppo di questa nostra agricoltura, di questo elemento non meno importante d ella nostra bilancia commerciale.
Comincio col constatare, con VÌ\'O compiacimento, che. i seì vinòtori hanno ottenuto la vittoria su duecentoquarantasei concorrenti di ogni re· gione d'Italia, non per virtù particolari del terreno o dell'ambiente in cui hanno operato, ma per la loro abilità tecnica personale, dimostrando una- volta di più la verità dell'assioma: la tecnica agricola moderna è capace di qualunque miracolo.
Ciascuno di voi ha bonificato, trasform:1ndoli in fiorenti frutteti, le paludi o i ghiaieti, le zone dell'Agro romano dove il cappellaccio affiora, o le a ride e sterili brughiere, ottenendo risultati che sono parsi prodigiosi a non pochi tecnici stranieri. Ciò signific:1, dunque, che persino i te rreni più ingrati e più pove ri sono capaci di d a re ricche produzioni, ave SOC· corrano la competenza specifica e l'esperienza pratica del coltintore.
Rilevo pu re, e me lo documentava l'altro giorno con dJ.ti esaurienti l'onorevole Jung, presidente dell'Istituto nazionale di esportazione, che la ripresa del commercio di esportazione d ei prodotti frutticoli è in atto e che masse ingenti di primizie e d i prodotti di lunga conservazione vengono assorbite dai mercati esteri, che pagano bene la merce di prima scelta se ben confezionata e regolarmente standardizzata.
Anche all'interno il consumo della frutta può :1umentare il g iorno in cui la frutta da tavo la cesserà di essere un cibo di lusso per diventare un consumo popolare, le cui virtù sono decantate da tutti g li igienisti del mondo. L'esempio del consumo dell'uva, notevolmente aumentato in pochissimi anni, da quando il prezzo è divenuto più mite, deve incuora re i frutticoltori ad organizzarsi e ·ad attrezzarsi, sia dal punto di vista tecnico, c sia dal punto di vist:l. commerciale g uti, il dottor Luigi Rossi, il barone Defranceschi, vincitori del naziona le per i migliori frutteti industri:1li . .Ai vincitori, il Presidente del rivolge le parole qui riportate. (Da 11 Popolo d'IJalia, N. 105, 3 maggio 1930, XVII).
Richiamo voi e tutti i frutticoltori ital iani al contenu to e alto spirito della circolare diramata tempo ·fa dal ministero dell'Agricoltura e vi esorto a med)tare sulla urgente necessità di risolvere in tutti i campi il problema vitale della riduzione dei costi di produzione. Solo cosl si 'può superare l'attuale fase che attravei""Sa l'agricoltura in Jtalia e nel mondo; solo cosl si è buoni combattenti della battaglia iniziata dal fa. scisma per dare alla nazione la sua completa indipendenza alimentare, base dell'indipendenza politica, garanzia di progresso nazionale.
PRESENTAZIONE DI ALCUNI DISEGNI DI LEGGE*
Mi onoro di presentare alla Camera i seguenti disegn i di legge: conversione in legge del regio decreto legge 3 aprile 193 0, numero 3 75, recante autorizzazione al comune di Fiume a modificare i regolamenti per le pens io ni del suo personale, nondté i regolamenti e le p iante organiche del personale stesso; modifiche alla legge 6 giugno 192 9, numero 1024, recante provvedimenti a favore dell'incremento demografi co. (App rovato dal Sena to).
Agli Avanguardisti
D EL SECONDO CAMPO « DUX >> **
Fierissimi avanguardisti d'Italia. e di oltre confine!
Dopo che avete rivolto il pensiero a Dio, voglio farvi un elogio vivissimo per il modo con il quale vi siete portati in q uesti g iorni di campo.
Avete dimostrato la forza, la gagliardia, lo spirito di dei veterani de lle trincee, che quando pioveva cantavano ed aspettavano il sole. Avete mostrato d'essere veramente il fiore della nuoya generazione italiana, avete mostrato soprattutto d'essere degniss imi di portare la gloriosa ed invincibile camicia nera della rivoluzione fascista ! (Da tutto il campo s'elevano applausi1 ardamaz;oni ed «a/alà!» al Duce).
Tornando alle vostre case-, sono. s icuro che p er tutta la vostra vita, incancellabile il rico rdo di questa settimana trascorsa alla capitale, nella piena e schietta fraternità del Lìttorio. Roma Madre v' ha accolti con tutta la sua grande simpati a Il fascismo vi am'm.ira! Io sono orgoglioso di voi! (TJJIIi i gagliardeui delle legioni si le vano verso il Duce, lr mtnirbe intonano «Giovinezza» e l'« Inno dei balilla», sulle formazio ni serrate delle legioni s'agitano fez e fazzoleJti in tma dt'iirat1fe acclamazione, cbe si prolrae e si rinnova pt-r almni min111i al grido di ·«Viva il Duce!)>).
• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella tornata del 2 maggio 1930 (ore 16-19 20). (Dagli Arti del Parlamenlo italiano. Camera dei J epur(Jii. XXV IIl. Seuione 1929'-30. Dimmioni . Volume Ili : Jal 1° mdggio 1930 di 12 Jiambrt 1930- Roma, Tipog rafia della Came-ra dei deputati, 1931, pag. 2419).
•• A Roma, al secondo campo D11x attendato ai Parioli, il 4 maggio 1930, alle 9.30, Mussolini presenzia la messa celebrata da monsignor Angelo Battolomasi. Tenninata la. messa, il Presidente del Consiglio rivolge agli avanguardisti le parole qui riportate. (Da Il Popolo d'Ila/id , N. 107, 6 maggio 1930, XVII).
INTERVISTA CON IL <<BERLINER TAGEilLATT >> *
Il capo del Governo italiano ba gi udicalo i rapporti che possono esistere lrtt l'llalia e la Gem1t1.nit1 ton p erfetta hrmquillità ed obiellil'it!t, dicendo che egli desidererebbe rap porti amichet!o/i tra i dtJe paesi, ma cbe quesli rapporti sono, ilz fond o, carallerhzati da indiffermza politica.
Il W olff rife,.isce quindi che il 0flce, parlando d el regime f auùta, ba dello:
- Noi creiamo un ordine morale e non un regime di polizia nostro dovere compenetrare tutto il popolo di questa idea. Noi creiamo il sentimento italiano dello Stato; creiamo l'unità. dando al popolo la coscienza dello Stato fascista; ma non siamo reazionari.
L'on. Mmsolini ha dichiaralo poi che 11011 conosce fttscisti /fiori li fascismo è democrazia atJi ori JMÙ11 non è 1m articolo di e!por· /azione; 11011 riconoJCe mssun i milatore e 11011 ha nulla in comune co11 Jtrauieri che si dichùtrano Juoi partigiani.
AL POPOLO DI GROSSETO**
Camicie nere di Grosseto! Gente de lla laboriosa e f edele Maremma! Non è senza motivo che ho scelto Grosseto come primo. tappa dd mio viaggio in Toscana, (Acdamaziom). Ho voluto attestare la mia simpatia alla vostra forte gente rurale, che fin da stamane mi h:a porto
• Ria.ssunto dell'intervista concessa a Roma, al ca.poredattore del B N-liner Wolff, nella prima deode di maggio del 1930. (Da Il Popol o d'Italia, N. 114, 14 maggio 19)0, XVII) u H 9 maggio 1930, 22, Mussolini era p.artito in treno .a.lla volta di Grosseto. Il 10 maggio, :llle 10, arriva a Grosseto. Verso le 11, da! balco ne della prefettura, Pronuncia il disco rso qui riporta to in ri assunto. (Da Il Popo/q d'Italia, Nn. 1, 11, 112, 10, 11 maggio 1930, XVII) il suo saluto coi cavalieri indomiti, che galoppavano veloci attraverso Je praterie, e con le schiere dei bimbi davanti alle case, a documentare la sanità e la f econdità della vostra raZ2a. (Entusiastici applausi). Ho voluto anche prerrUare il fascismo maremmano, solido, generoso, sempre concorde e sempre pronto a tutte le prove, obbediente a tutti i miei comandi. (LA folla grida: «Sì! Comandate!>>).
Dopo at-·ere ricordato che fino a pochi anni fa la Maremma era cmzo. sciuta in l/alia come una regione desertica e malarica, il capo del Go verno ba accennalo allo sforzo compiuto dal regime fascista.
Qualche cosa abbiamo fatto, ma non basta! Tra cinque o dieci anni, tutta la vostra provincia deve essere solcata da strade, centinaia di case debbono sorgere e sorgeranno ad ospitare le popola..L:ìoni dei rurali, verso cui vanno e non da oggi e voi lo sapete, le mie simpatie e quelle del reg ime fascista. '( Ovaziom) Provincia ru ra le : abbiate questo orgoglio e restate rurali. (Voci: <<Sì! Sì ))). finito il tempo. d emoliberale, durante il quale i prodi, silenziosi e fecondi rUrali venivano considerati come appartenenti ad una razza inferiore, buona soltanto a duC. dei voti in tempo dì Judi cartacei, buona soltanto a popolare, prima le caserme poi le trincee, quando la grande ora suonava.
JJ capo del Go verrzO ha quindi ricordato che il fascismo ha le sue masse sopranuuo nelle regioni agricole di 1111/a Italia; ha f.mo un alto elogio dt'lle camicie ,1ere grossetane dalla ma.rcia m Roma in poi,• ed ba cotuluso affermando che il viaggio nella Toscana jasciJta, viaggio che, cominciato a Grosseto, Ji concluderà a Firenze, deve dimostrare e dimo· slrerJ all'Italia ed al mondo che le masse fasciste sono,· come semp re, ansiose sollanlo di obbedire e di marciare. (L'ènlusiasmo della fo/Ja, mani· feslato con conlimli applausi, esplode, alla fine d eJ/a tJibrante orazione, prommcÙtla a tJOce altissima, in acclamazioni ÙIContenibili, Si agiJano gagliardeJii, si sollevano fez e cappelli, da ogni parte della piazza è 1111 grido solo: «Viva il Duce!»).
COMMIATO DA GROSSETO*
Vi ringrazio di questo saluto serale e vi dichiaro che parto entusiasta di voi e della vostra terra. (Le parole del Duce hanrio suscitato un delirio di acclamazioni, che si sono ripetute insistenti per -vari minuti. LA folla
• A Grosseto, il lO maggio 1930, verso le 11.1 5, Mussolini visita il palazzo del L.ittorio Nel pomeriggio, compie varie visite; alle 18, è nella tenuta di Alberese. «S. E. Mussolini viene ricevuto dal commissario per l'Opera oazionale combattenti, on. Orsolini Cencelli, e da lui guidato (K"rcotte .in automobile oltre ancora per un pezzO continua a sostare nella piatztt ,1on sJancandosi di a,c/amare):
Agli Allievi
DELL'ACCADEMIA NAVALE DI LIVORNO *
Giovani allievi !
Compite sempre il vostro dovere, nelJe piccole come nelle grandi occasioni della vita, con la massima decisione, con assoluta semplicità ! Questa è la norma che vi deve sempre guidare! (Un alto grido guerriero chiude la suggestiva cerimonÙJ: .« Vivtt il re!»).
AGLI OPERAI DEL CANTIERE NAVALE DI LIVORNO **
Vi sono grato di questo saluto, perché sento d1e è cordiale e spontaneo. Voi che la mia preoccupazione costante di ogni giorno è di garantire il massimo di lavoro ed il massimo di benessere a tutto il popolo italiano. (Gli"operai esplodono in vibranti« alfilà.'» e per un buo n lraJJo .reg11ono acclamando la veJitJra del Duce, che .si allonltma len· /amen/e).
quindici chilometri per la vasta tenuta, ammi rando i numerosi lavori di bonifica, le quaranta case coloniche in costruzione e la nuova strada di R.ipe;cia.. ( +) Alle 20 ;0, S. E Mussolini ha fatto ritorno al p:1lazzo dd Governo, attraversando la citta illuminata e dovunque acclamatissimo. Una foll a immensa di penone si è subito adunata _ nella p iazza Umbl:rto I e a gran ha recb .mato che il D uce si alfaccia5se al balcone. Acconsmtrndo, il capo del Governo, dal balcone centrale, fra le acclamazioni divenute indescrivibilmente frenetiche, rivolgendosi al popolo l>, pronuncia le parole qui riportate. (Da l/ Popolo d'Jtalùt, N. 112, Il maggio 1930, XVII).
• Il 10 maggio 1930, alle 21.30, Mussolini aveva lasciato Grosse!() in t reno diretto a Livorno. L' ll maggio, alle 9, arriva a Livorno. Verso le 10, visita l'Accademia navale, dove pronuncia le parole qui riportate. (Da IJ Popo]() d'Italia, Nn. 112, 113, 11, B. maggio 1930, XVII).
•• A Livorno, 1'11 maggio 1930, verso le 11, Mussolini visita il cantiere militare marittimo di San Rocco ed il Must'O navale annesso. o: Intanto i mille-seice-nto operai addetti al cantiere, sospendono p er qualche minuto il lavoro e si ammassano davanti al Museo navale, invocando ii Duce ad alta voce. Mw.soIinì scende accolto da una. commovente dimostrazione di affetto. Egli We -sul· l'•utomobile circondato dagli operai plaudenti » e rivolge loro le parole qui riportat(.", (Da Il Popcr/o d'Italia, N. 113, 13 maggio 1930, XVII).
DISCORSO DI LIVORNO *
Fascisti della vigilia eroica e fascisti delJe nuove che si aprono alla vita!
Sono certo che voi non vi attendete da me un discorso di lunghe prO· porzioni. Finalmente mi è dato di guardarvi in faccia ed è dato a voi di guardare in faccia me! (Deliranti ovazionr).
Il viaggio che sto compiendo nella terra fascisti ssima di Toscana, non è già fatto per riaccendere degli entusiasmi, che sono sempre acces i, ma perché di quando in quando è necessario che il capo scen da a contatto con le sue truppe per tastarne il polso fa scista. Come batte il vostro polso fascista? (La folla, ro nun g rido solo, risponde : « Fo rt e.'». Si agi· tano berretti, fazzol elli,- gagliardetti ed i mol(hettì sono levati in alt o).
Ho scelto, tra tutti i g iorni, questo 11 maggio, che ricord a una delle date più -gloriose per la vostra città, quando i vostri padri, con impeto eroico, disperato, affrontavano le truppe degli Absburgo. Un momento di meditazione : pensate .a quello che è accaduto durante un secolo.
L'impero che fino al 1859 la Lombardia, che nel 1915 aveva ancora Trento e Trieste, oggi non è che. un vago ricordo, di fronte all'irrevocabile fatto compiuto che prende il noine da Vittorio Veneto! (l.tl folla prorompe in applausi e grida:« Viva /' lialia vittoriosa!»).
Vi dunque qualche cosa di fatale, qualche cosa di divino e d'ine. Juttabile in questa marcia verso la grandezza del popolo italiano.
D opo aver dello che il popolo italiano, dopo olio anni di regime faJCista, non des;dera soltanto il benessere, ma vuole il suo preJiigio ed il suo posto nel mondo, S. E. Mussolini COJ} continua :
Davanti a questa massa di popolo, nella quale tutte l e classi sono confuse, dai contadini agli operai, dagli uomini di pensiero agli uomini _ di fatica, davanti a questa unità infrangibile, che cosa possono ancora le sfatte cariatidi del tempo che fu, o coloro che invidiano questa prOrompente g iovinezza dei popolo italiano? (« NuJia! », grida la folla ). ·
Al cospetto di questo vostro mare, di questo « nostro » "mare, dopo aver visitato i vostri cantieri dove gli alacri operai stanno costruendo le future uniti di guerra, io voglio dire a voi, e non soltanto a voi, ina a tutto il popolo italiano ed anche ai popoli di oltre confine, che noi non siamo ansiosi di avventure precipitate, ma se qualcuno attentasse alla
• Ri assunto del discono pronunciato a Livorno, "in piana Carlo Alberto, l'l l maggio 19)0, verso le 11.30. (Da Il Pqfrq/o J'Italitt, N. lB, 13 maggio 1930, XVIJ} nostra indipendenza o al nostro avvenire, esso non sa ancora a quale temperatura io porterei tutto il popolo italiano! (Uno scoppio irrefrenabile di appltuni si le"'a da 11111a la piazzd. La folla, in un impelo di enJiuiasmo, rivolge al capo del Governo il 1110 grido di fede:« Duce! Durel»).
Non sa a quale formidabile temperatura io porterei la passione di tutto il popolo italiano, quando fosse insidiata nei suoi sviluppi la ri,·oluzìone delle camicie nere. (Grandi oÌiaziom).
Allora, tutto il popolo, vecchi, bambini, contadini, operai, armati ed inermi, sarebbe una massa umana e più che una massa umana un bolide, che potrebbe essere scagliato cOntro chiunque e dovunque. (Deliranti dfPlduu).
Ieri, nella terra di Maremma, che non è ·più malarica e nemmeno deserta come una letteratura superata sbva ancora dipingendola, ho visto le opere deJJa terra. Qui vedo le opere del muc.
Livornesi!
Nel mare è la vostra fortuna e la vostra ricchezza. A chi la g loria , dd mare?(« A noi!», urla la folla). E cosl sì1, in nome dei martiri dclb nostra rivoluzione! (Le time parole sono coperte da tm uragano di applami, di «evviva!» di «a/alà ! )>).
DISCORSO DI LUCCA *
Camicie n ere di Lucca! Gente generosa ed intraprendente di Lucchesia!
Voglio incominciare con una confessione e con un profondo ram· marico Solo oggi mi è stato concesso di visitare questa vostra incantevole e bellissima città. Ne conosco l a storia gloriosa durante i seco li, ma non i1e conoscevo la g rande bellezza. Ho voluto premiare, .o camicie nere, il vostro fascismo ardente e quadrito, che mi ha atteso in silenzio, con perfetta disciplina, durante quasi dieci anni, così ricchi di eventi, cosi gloriosi nella storia della nuova Italia. Oggi vi parlo dopo aver visitato le mostre della settimana Jucchese, mostre che sono state una rivelazione per me. Da questa piazza io consiglio in primo luogo i toscani e poi gli italiani a visitare i padiglioni delle mostre della settimana lucchese, perché vi riconosceranno ancora genuine le qualità che hanno formato il vostro popolo e di cui voi dovete essere gelosi rustodi e tramandatori alle nuove generazioni. (Un urlo risponde: «Sì! Lo Jaremo! »).
• A Livomo, il pomeriggio dell'l l maggio Mussolini aveva visitato (l i lavori d el nuovo porto industriale » ed i l sanatorio Umberto l. <1 Verso il t ra· monto», aveva lasciato Livorno il\ treno diretto a Segcomigno (Lucca). Jl 12 maggio, alle 9, la villa Mansi ove alloggia e si dirige Lucca in automobile. Lungo il percorso di circa dieci chilometri attraverso la campagna, ovunque sono stati sparsi fiori ( + ) ». Giunto a Lucca, riceve, sotto «un grande arco di trionfo in martella ( +), le chiavi della citta», che poi visita. Nel pomeriggio, dal balcone della prefettura, pronuncia il discono qui riportato. (Da 11 Pop()/o d'ltttlia, N. lB, 13 maggio XVI).
I prodotti delle vostre ter re, dai marmi alle sete, sOno passati innanzi ai miei occhi, e vi ho ritrovato ancora la vecchia anima degli artigiani, degli agricoltori, dei mercanti di .lucchesia, che erano e sono disseminati per il mondo. Non inte rpretate come una ironia, ma come una testimonianza che vi deve rendere orgogl.iosi, la leggenda secondo la quale un lucchese sa rebbe stato in America prima di Colombo. ( Scoppio di indicibile . el1/usiasmo. Acdamaziom). Per questo vostro spirito secolare di tenacia e d'iniziativa, siete degni della nuova Italia, che stiamo faticosamente ed incessantemente costrUendo. t lo non amo i sedentari (LA f olla gridt1: «No! Non io Jiam ol »).Non amo coloro che temono di avanzare per le aspre e varie vie del mondo; amo invece coloro sono pronti a lasciare la patria conservandone la fede nel cuore e cercano di conquistarsi, sotto ogni orizzonte, la loro ricchezza ed il loro destino. lo spettacolo che la vostra folla mi offre oggi è ·incancellabile Nof! solo voi vi ricorderete per tutta la vita di questo 12 maggio (con un grido frelietiro di pasJione la folla urla: « JJ.I »); ma io vi attesto che que· sta giornata rimarrà indelebile nella mia memoria. («Anche nella noJtra1 Dure.'», la folla) . Soprattutto ho ammirato le camicie nere di lucchesia, d elle quali ho visto l'anima cosi come fu formata da Scorza. («Viva Carlo Scorza.'», grida la moltitudine).
Durante dieci an ni di f atica e di passione ininterrotta, ho visto ne l battaglione coorte delle camicie nere, una formazione solidissima e pronta a qualsiasi prova. (Le camicie nere l evano il braccio gridando:« Sì! S f! ») Ricordatevi, o legionari, che l'Italia in camicia nera è, e .sarà invincibile! Camicie nere!
A chi l'Italia di oggi? (Un grido solo Ji leva dalla piazza:« A noi!»).
Di domani? (Un nuovo urlo risp onde: «A noi!»). Di sempre, di sempre? (Un nuovo formidabile «A noil» sale fino al Duce).
AL . POPOLO DI PISTOIA *
Camicie nere! Popolo di Pistoia!
Le mie parole saranno brevi, poiché io vi conosco e so· che non avete bisogno di discorsi, perché la vostra fede fascista è profonda. Ho dato già· prova della simpatia ch e nutro per la vostra lec.ra («grazie Duce!», urla la folla) ricostituendo Ja provincia e riparando ad un' ingiustizia storica. Ciò era dovuto al vost ro fierissimo e non mai smentito p atriottismo. (Caloro si app!tum). In un secondo tempo, ho voluto integrare territorialmente la vostra p rovincia, perché potesse ' :ivere così come dovrl vivere domani e sempre (N11ovo JCoppio irrefrenabile di app!atm).
Pochi minuti orsono- contin11il il D uce - il vostro primo m.1gistrato mi ha r icordato che la vostra è una terra di contadini c di artigiani (voci: « Jì.' Jìf») e mi h a de tto che tali volete restare . (Il popolo «Sì!, lo vogliamo !»).
Dopo avere Ja!rllalo gli agricoltori e gli artigùmi di Pistoia e d ella provincia, il Duce ricorda la fede!Jà delle camicie nere di Pùloia, cbe . hanno Jempre dimo;/rato la loro dùciplina, il loro coraggio e la loro devozione alla causa. (Un'ovazione enl11sias1ica sal111a le parole del capo d el G overno, mentre sono Jventolate bandiete e Ira 1111 delirio di mtusiasmo ).
• A Lucca, al T eatro Comun;tle del Giglio, J;t sera del 12 m:t.c;gio 1930, Mussolini Bvcva assistito «ad uno spett.tColo di ga!l.l con l'Eihir d'amort » Poi era rientr;ttO a Segromigno. Il 13 maggio, aveva :1tteso alle C\lre del GOverno ed aveva concesso a.lcune udienze. Jl pomeriggio del 14 maggio, si era portato in auto al Secco (fra Viareggio e Forte dci Marmi), per visitare la tenuta d el senatore Vittorio Ro!andi Ricci, e a Val d i Castello , per visitare h. casa natale di Giosue Carducci, Il fJ omeriggio del 15 maggio, aveva visitato alcuni centri della Garfagnan a e si era soffermato alquanto a Castelveccbio Pascoli per visitare la casa del poeta. La mattina del 16 maggio, lasc:ia St'gromigno in auto dirctto a 'fassign:mo,· da dove prosegue in treno alla volta di Pistoia. Verso le 9 .JO, arriv:1 a Pistoia, ed è ricevuto nel paluzo del Podestà. « Intanto, dalla sottostante pinu., ove una folla di varie migliaia d i persone si è andata ammassando, sa le tino al Duce il rombo prorompente di dd popolo, che lo vuo le al balcone. S. E. Mussolini si affaccia tra un uragano di applausi, uno sventolio di bandiere e gagliardetti, un urlo po.ssMte di "alalà!" e di "evviva " incessan ti Dal balcone del palazzo, S. E. Mussolini, che indossa la divisa di comandante generale della Milizia, saluta tomanamente, mentre l'impressionante manifestazione alcuni n'linuti. Finalmente, fattosi si lenziG», il Ptesidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da 1/ Popolo Nn. 10, 114, 11 5, 11 6, 11 7, 13, 14, 15, 16, 17 maggio 1930, XVII).
AL POPOLO DI GAV!NANA *
S. E. Muuolini riiponde ringrmiando per . il dono simbolico e direndo che lo porterà nella Rocca delle Caminat e, cbe domina la .sua e che tutte le volte cbe poserà lo sguardo sulla riproduzione del monumento, .si ricorderà dell'odierna grande giornata.
Camicie nere !
In questo luogo imparate come nelle ore grandi si sappia d ifendere la patria e morire per essa. (Un 11ragano di applausi corona le parole del capo del Governo).
ALLA SCUOLA CENTRALE DEl CARABINIERI A. FIRENZE**
Ufficiali! Sottufficiali! Militari!
H o ammirato il vostro sfilamento pe'rfetto e vi elogio. L'arma è, e dev'essere sempre, all'altezza della sua gloriosa t radizione Viva il re!
• A Pistoia, la mattina del 16 maggio 1930, terminato j( discorso al popolo (230), Mussolini visita il Duomo, la Casa del . Balilla e la chiesa di San Francesco. Nel pomeriggio, si porta in auto a Gavinana, dove, in piana Frances<O Ferrucci, il cavalitt I..andini, se-gretario fede-ral e di Pistoia, gli consegna. «la riproduzione in bronzo della statua del Ferrucd e pronuncia brevi parole, portando il saluto di devozione e di fede delle diecimila camicie nere pistoiesi, affermando che, come Francesco Ferrucci cadde eroicamente a difesa della Repubblica fiorentina, cosl le camicie nere sapranno, agli o rdini del loro capo, dare il pr()J>rio sangue per la causa della rivoluzione f ascista, che è·la caw a della vita e della grandena della patria » . Al segretario federale, il Presidente del Consiglio risponde con le paro le qui riportate in riassunto. (Da 11 Popolo d'Italia, N. 11 7, 17 magg io 19 30, XVII).
•• Il 16 maggio 1930, verso le 17, Mussolini era rientrato in auto a Pistoia. Dopo aver partecipato ad un ricevimento offerto in suo onore, era partito in treno per Montecatini. Alle 18.50, era arrivato a Montecatini, Visitate le regie Terme, alle 19.20 era ripartito in treno alla volta di FirenZe, giungendovi alle 20.25. «Sebbene l'arrivo sia avvenuto in forma privata, numerosi fascisti erano raggruppati all'uscita della stazione ed hanno calorosamente .a pplaudito all'indi· rizzo d el Duce, che, salito in automObile, si recato alla villa dei nipoti Ricci Crisolini, dei quaJi è ospite durante il suo soggiorno fioren.tino ». Il 17 maggio, alle 10, nella Scuola centrale dei reali carabinieri sita in vla della Scala, passa in rivista due battaglioni di militi. Terminata la rivista, il Presidente del Consiglio pronuncia le p arole qui riportate. (Da Il Popolo d' llalia, Nn. 117, 118, 17, 18 maggio 19;0, XVII). · ·
AI CAVALLEGGERI*
Ufficiali! Sottufficiali! Militi dell'eroico reggimento cavalleggeri «Alessandria»!
So che fra pochi mesi, ultimate le manovre estive, voi dovrete lasciare questa adorabile ·città per recarvi a Palmanova. Sono sicuro che sopporterete i disagi del trasferimento con animo lieto, pensando che portate la vostra gloriosa bandiera ai confini sacri ed inviolabili della patria.
Ai Partecipanti
AL RADUNO AVIATORIO DI FIRENZE **
B necessario che, accanto agli ufficiali in servizio attivo permanente, . sia questa massa di cittadini che amino l'ala, che non si arrugginiscano, che abbiano il fegato sano da montare sulla carlinga e guadagnare i cieli d'Italia. Voglio che al prossimo raduno siate in numero tre VQlte maggiore.« A noi!». (LA folla tudama grida di« Vit'4 il Duce!» 1i 'levano a/Jiisime).
Ai Mutilati Ed Invalidi Di Guerra
. FIORENTINI •••
Vi ringrazio dal più profondo del cuore, commilitoni mutilati, e vi prego di accogliere i sentimenti della mia profonda, schietta ed immu, tata simpatia per voi ed i vostri dirigenti.
• A Firenu, nella caserma «Gene rale Baldissera », sede del r<'ggimmto cavaJleggeri «Alessandria », il 17 rnasgio 1930, V<'rso le 10.30, Mussolini passa in rivista i cinque squadroni del reggimento. Terminata la rivista, il Presidente del Consiglio pronuncia le parole qui riportate. (Da Il Nuovo Giornal6 di Firenze, N. 116, 17 maggio 1930, XXIV).
•• A Firenze, al Campo di Marte, il 17 maggio 1930, alle 11.40, Mussolini passa in rivista un gruppo di ufficiali dell'Aeronautica ed alcuni piloti borghesi giunti in volo nella mattinata per partecipa.re ad un raduno aviatorio. Tenninata la rivista, il Presidente del Consiglio rivolge ai partecipanti al raduno le parole qui riportate (Da 1J N11ovo GiMtttt!e, N. 116, 17 maggio 1930, X:XIV).
••• A Firenze, il 17 maggio 1930, alle 12.20, Muuolini visita !'«Istituto ,ViiJorio per gli orfani di guerra» sito in. via Fortuni Termi-
DISCORSO DI FIRENZE •
Camicie n ere fiorentine, fierissime ed imbattibili per ardimento e per fede! .
Io vi chiedo pochi minuti di raccoglimento e di silenzio. Con questa gigantesca adunata delle camicie nere e del popolo .fiorentino, si conclude il mio viaggio per le terre e per Je ·città della Toscana. Da Grosseto rurale, .a Livorno marinara, a Lucca artigiana, a Pistoia ferrigna, eccomi qui in questa piazza l. contatto spirituale con voi tutti, quasi che io vi riconoscessi ad uno ad uno, come vi riconosco. (La folla 11rla: «Sì!>>).
Il vostro saluto giunge a me potente come il rombo dell'uragano. (Ca· lorosiJiime aa/amttzionr). Quando, nel 1922, il Partito, che era allora, come oggi, l'asse del regime, senza del quale non si può concepire il regime, non si può concepire un uomo senza vertebre, quando n el 1922 muovemmo verso Roma e voi foste fra i primi, nel proclama. del quadrumvirato era detto: il fascismo snuda la sua spada lucente per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono ed intristiscono la vita della nazione. (Acclamazioni freneliche. Dalla folla si grid11: « Ei11! Eia!>>).
In questi otto annì molti di questi nodi di Gordio sono stati tagliati dalla nostra inflessibile e durissima spada, in tutti i campi, dal politico al morale; al religioso, all'economico. Oggi, dinanzi a noi, non sono c he dei problemi di ordine economico nella politica interna; sono important i, ma in questa città dello spirito io non voglio esagerarne la portata. Si vive di pane, o camicie nere, ma non soltanto di pane. (ApplauJi f tago rou). .
Dovrò dunque pensare che il prodigio divino del campanile giott esco fu elevato. soltanto per d are del lavoro alla corporazione dei mar- nata la visita, il generale De Marchi, p residente ddla. snione 6orentina dell'Associazione nazionale mutilati di guerra, offre al Presidente del Consiglio una riproduzione i n bronzo del David del Verrocchio. Nel presentare il dono, il generale De Marchi dice : « Duce! l mutilati ed invalidi d i guerra fiorentini , nel giorno in cui costituita la loro coorte, lieti e fieri di riprendere le armi e tornare nei ranghi sotto il vostro comando e nel vo.stro nome, vi pregano di accettare ricordo, espressione della loro sincera, immutata ed immutabile devozione e vi affermano che, con cuore saldo e fede in Dio pari a quelli che animarono il giovane David nell'affrontare il gigante, vorranno e sapranno af. lrontare chiunque attentasse alle fortune d'Italia». Indi Mussoliiti prommcia le qui riportate. (Da Il N11ovo GiomaJt, N. 116, 17 maggio 1930, XXIV). morai d ell'epoca? (LA folla grida: « .No !)>). Fu invece un profondo bisogno d ello spirito, cosl come per la forza dello spirito sono sorti i vostri palagi e t:utta la vostra storia è nata e rinata ne i secoli.
• Discorso pronunciato a Firenze, dal centrale di palazzo Vecchio, il 17 maggio 1930, verso (Da Il Popolo d'llaJia, N, 118, 18 maggio 1931>, XVII).
Ogni anno segna una data, Nel 1925, noi fracassammo irreparabilmente l'A ventino (entusiastiche ovaziom); nel 1 926, demmo la legge fondam entale sui sindacati; nel 1927, la Carta del lavoro e la riforma monetaria; nel l928, la bonifica integrale; nel 1929, il plebiscito volon· tario di tutto il popolo italiano, attorno al simbolo del littorio, e la Conciliazione, evento che raccomanda il fascismo per i secoli che verranno (o vazioni prolungate); nel 1930, il cantiere è sempre sonante di opere, e, se volessi, potrei continuare a fissare il nostro programma anno per anno, almeno ancora per un decennio («Troppo poco!>), Ji mia dal! f olla)
. un decennio, ma intendo il decennio come ordine del giorno, non già come durata, perché oggi, dinanzi a questa moltitudine freme nte, nella quale il fascismo è diventato carne della sua carne, sangue dd suo sangue, voglio modificare leggermente il calcolo di piazza Belgioioso a Mibno e dico : non sessanta anni, ma un secolo interO ci appartiene! (Un urtJgano di appla11si saluta le parole del Duce).
Dopo otto a.nni di questa dura e quotidiana fatica, io vi domando se voi mi vedete in qualche cosa cambiato. («No!», grida la f olla). Non credete, non dovete credere che la necessaria fatica dell'ufficio abbia diminuito in qualche cosa la mia naturale combattività. All'interno non abbiamo più nemici che osino mostrarsi a viso aperto. (Scro JCianti, rip etuti applouu).
Di quando in escono da i cimiteri della storia delle pallide .larve (si ride); noi le guardiamo con un sentimento composto di pietà e di disprezzo. Quanto ai nostri nemici di oltre frontiera, italiani di razza, bisogna. distinguere fra i capi e le masse. l primi sono delle spregevoli cretc1 che ci hanno servito e ci serviranno; quanto agli altri, siamo perfettamente convinti di riconciliarli un g iorno colla realtà indistruttibile del Littorio. (Ripeti/le ovaziom). Ma vi sono altri nemici. Prima di tutto, l'ignoranza famosa nella quale versano tutti coloro di oltre frontiera, che vogliono giudicare il fascismo: credono che siamo ancora un piccolo popolo e non si avvedono che marciamo verso i quarantatre milioni di anime. (DalL:J piazza Ji grida:« L'impero!>)). Credono che il nostro movimento sia reazione, mentre è rivoluzio ne; credono si tratti di una tirannia, mentre è tutto un popolo che governa se stesso; credono·che noi non siamo capaci di sacrifici anche più grandi di quelli che abbiamo sostenufi per arrivare a Vittorio Veneto. («Siamo pronti a tullol», ri grida dalla piazza).
Niente di più ingiurioso per la fierezza del popolo italiano del so- spetto lanciato che il nostro recente programma navale sia cosa che non sarà realizzata. (Ovaziom). ·
Riaffermo, qui, che quel programma sarà rea lizzato, ton ne1lata per tonnellata (acclamaz ioni enJusiaJJiche; la f olla rtgita gagp ardelli ban· diere con r'ipetut i «a /alà! >> ); che le ve ntinove unità del nuovo p rogramma scenderanno in mare, poiché la volontà del fasc ismo non è soltanto fer rea e decisa. ma è matematica, poiché la nostra volontà, più che allontanata, è sedotta dagli ostacoli, perché io sono sicuro che il popolo italiano, pur di no n rimanere prigioniero nel mare che fu di Roma, sarebbe capace di sacrifici anche eccezionali. (Un mio solo d ella folla risp onde: «Sì!>>)
Si è domandato: che cosa intendete per del popolo ita· liano? Rispondo: Vi sono, oltre le frontiere, sette, gruppi , partiti, uom in i, che, essendo ormai organizzati in una cooperativa di sf ruttamcnto d egli immortali p rincipi (risa), cioè della più g rande , immane c raffinata truffa che oggi si compia ai danni d el popolo, credono d i isolare l'l"talia fascista («mai! m ai!», risp onde la folla co,1 11n ;o/o grido), e, quan· tunque democratici, quantunq ue pacifondai, non sarebbero alieni, magari per interposta p ersona, di scatenare una guerra contro il popolo italiano, colpevole dì identificarsi col reg ime del Littorìo.
Noi Ii aspettiamo a l varco. (L'mttJJùmno della f olla uoppia a questo puuto irrefre nabile e p er qualcbe minuto la piazza risuona di frenetiche Se, per avventura, qualche cosa di ciò si verificasse alle frontiere, allora noi, popolo, camicie nere, esercito, combattenti, saremmo al nostro posto, con un impeto mai visto ( nuova delirante ovazione enlu· JÙUficd e ripetuti« a/alà!»), pronti a spezzare il tentativo stolto e vano. L' Italia fascista ormai è tale compagine, cosl organizzata in tutte le sue forze, che non si può attaccarla senza ri schio mortale. ( «Sì!)), prorompe la moltitudine)
Camicie nere!
Nel 19 19, q ui tene mmo i l primo congresso naz ionale dei Fasci Italian i d i Combattimento. u na sfida superba che noi lanciavamo a tutto il vecchio mondo esaurito e d ecrepi to, e che, purtuttavia, non si decideva a morire. Quale prodigioso cammino percorso in questi und ici anni! la nostra virtù somma e la nostra capacità. di rinnovamento nuano. Noi non possiamo mai metterei a sedere. («.Mai! », si grida dalla piazZ4). Questo ci è rigo rosame nte negato, non solo dai compiti interni, ma anche dai fermenti nuovi e impensati, che sorgono a tutti i Iati d ell'orizzonte.
Domattina, camicie nere, vedrete qui una rassegna armata impo· nentissima. Sono io che l'ho voluta, perché le parole sono belliss ima cosa, ma mOschetti, mitragliatrici , navi, aeroplani e cannoni sono cose ancora più belle (irrefrenabile scop pio di acclamaziom);. poiché o camicie nere, il diritto, se non è accompagnato dalla forza, è una vana p àrola e il vostro grande Niccolò Machiavelli avvertiVa che i profeti disarmati peri· . rono. (ArrJamaziom).
Queste lezioni della storia e dell'esperienza sono particolarmente suggestive ed eloquenti. Domani mattina, davanti allo spettacolo delle Forze Armate, tutti vedranno il volto fermo e guerriero dell' Italia fascista. Solo l'Italia fascista, potentemente armata, . porrà la sua semplice alternativa: o l'amicizia preziosa o l'ostilità dwissima. (Una travolg ente, delirante arclamt1zione JaluJa le ultime parole del Duce).
Alle Forze Armate
ALL'IPPODROMO DELLE CASCINE •
Ufficiali! Sottufficiali! Soldati dell'Esercito, della Marina, dell'Avia· zione, della Milizia!
Avete sfilato in modo superbo. Vi elogio. Quando la gioventù è inquadrata alle armi, il nostro pdmo pensiero devoto va alla Maestà del re, capo supremo di tutte le Forze delio Stato. Che egli ci dia un ordine e noi lo eseguiremo fino in fondo. Preparate il braccio ed iJ. cuore, perché, quando la patria chiamerà, voi siate pronti a difenderla. Firenze fascistissima si ricorderà per molto tempo di questa grande giornata e dello spettacolo splendido che voi le offerto.
ALLA SCUOLA DI SANITA MILITARE ••
11 compito al quale vi prepa rate, sia per il tempo di pace, s ia per il tempo di guerra, è nobilissimo non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello morale. Non siete e non sarete soltanto dei medici, ma dovete essere, in ogni circostanza di pace e di guerra, anche degli educatori. · u Discorso pronunciato a Firenze, nel cortile della Scuola di applicn!one di sanitl militare sila in via Vene2ia, il 18 maggio 1930, verso le 14 30, davanti a due battaglioni di allievi. (Da 11 N11ovo Gior11al,, N. 117, 19 maggio 1930, XXIV).
• A Firenze, all'ippodromo delle Cascine, la mattina del 18 maggio 1930, MussÒiìni, « su un magnifico cavallo sauco », assiste ad «una grandiosa rassegna di forze armate». Terminata .la rassegna, il Presidente dd Consiglio rivolge alle truppe le parole qui riportate. (Da Il Popolo d'lttzlid, N ll9, 20 maggio 1930, XVII).
Non ho bisogno di sottolineare a voi la grande e delicata responsa· bilità che avete in tempo di guerra. Coloro che come me hanno vissuto la guerra, ricordano le infermerie improvvisate ai margini della trincea e nelle immediate retrovie, ricordano e valutano l'opera dei medici. Essi mi hanno salvato. Tutti quelli che haò.no fatto la guerra sanno con quanta abnegazione, con quanto spirito di sacrificio, con quanto coraggio j medici abbiano assolto il loro compito. Qualche volta è accaduto che un medico abbia lasciato il suo posto ag li infermieri cd abbia preso il moschetto e sia corso in linea quando vi era da parare un · pericolo imminente.
Siate fieri di queste tradizioni, abbiate sempre altissimo il senso della vostra missione e della vostra responsabilità. Siate in og ni circO· stanza. degni di portare la gloriosa divi sa grigioverde del fante ita liano, che è stata consacrata durante il sacrificio della guerra e baciata dal sole della vittoria.
AL REGIO ISTITUTO AGRARIO E FORESTALE*
Ha preso quindi la pa,-ola il rapo del Govemo, ricordaudo come tma decì11a di anni fa l'agricoltu ra in Italia era neglella nelle Smole, nelle Università, nella politica ed anche nel Parlammto, dove con veni va tu/la la vita politica del pan e. I rurali erano considerati una classe .di secondo rango. Gò che aveva provocato il distacco di molti di essi dalla terra. Oggi tutto è cambiato. Gli ant ichi contadini sono cittadini come tutti gli altri. Si può dire che si passa dalla avvocatura alla agricoltu ra.
· (Gr.ndi applauu).
Noi siamo fi erissimi - proJegue il Duce - del patrimonio cultu rale che ci proviene da Roma, che fll grande finché fu una re pubblica di rurali. Il giorno in cui si abbandonòla caffipagna, cominciarono a suo· nare i rintocchi della sua decadenza.
La politica rurale intrapresa dal Governo fascista ha permesso alle condizioni agricole italiane di fare un notevole passo avanti. Ma non è tutto. Siamo usciti dall'analfabetismo e siamo alla scuola elementare, non all'Università, dove dovremo arrivare.
• A·Firerue, il 18 maggio 1930, verso le 15.15,.Mussolinì visita la Casa del Fascio Indi inaugura i «Campionati d i mestiere fra gli apprendisti delle botteghe artigiane fiorentine» ed il Museo nazionale di storia delle. scienze. Alle 17.30 , visita il reg;io Istituto superiore agrario e forestale sito al pia2Zale- del re delle Cascine. Jn tale occasione, dopo il saluto rivoltogli dal sottosegre:ta.rio Arrigo Serpieri, il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato in rias· sunto. (Da TI Nuovo Gi(INla/,, N 117, 19 maggio 1930, XXIV).
Il Duce contùma il JIIO dilco rs o affe rmando la sua twoluta fiducia nella scienza dell'agricoltura. te mf'O: che la borghesia italiana - egli dice - mandi i suo i figli alle scuole agrarie. Il dottore in agraria n on ha nulla da invidiare al dottore in legge. (Applarm).
11 Duce conclude quindi il suo dire sciogliendo un inno alla terra e JNJCÌ/mtdo applausi deliranti.
PER L'INAUGURAZION E DELLA NUOVA SEDE DELLA FEDERAZIONE FASCISTA DI MILANO*
Rivolgendo la parola ai camerati del Fascio primogenito, il Duce dichiara che m olte sono ./t.> mmrifeslazioni in programma, e, f atalmente, m olti i diJcorJi. Ed aggiunge:
Come sapete, . io non li amo gran che, i discorsi, a meno che essi non rappresentino una parola d 'ordine, non segnino una tappa durante l'azione
. Egli dichiara "poi che il primo conttllto da lui preso coi ramerati milanesi gli è apparso particolarment e Jflggesli:'O ed eloquente, come gli è rilfldto gradito, irJJieme .t! saluto d elle camirie nere mi/anni, il rmdi mento dell'opera da l oro utilmente svolta.
Anche più gradito -dire - è il vostro saluto. o àmerati dd ' 19. N oi rimaniamo sempre f edeJi alle o rigini, con infinita nostalg ia, e con non meno ardente passione; <111 9 19, quando eravamo pochissimi, qua ndo il popolo ancora ci ignorava, quand o ci vol eva un po' di coragg io civile, mora le , e anche fis ico, per combattere la canèa che aveva rinnegato la vittoril c stava per sconsacrare la patria, Ed aggiunge che da tanto gl orioso paJJato ìl fascùmo 'trae l'imita. mento p er realizzare tm 11 0 11 meno glorioio futtJr o. (L'enlu.Iùumo, alle ultime parole del capo, non ba pit) freno. Le camicie nere, raao/Je 1tella
• Il 18 maggio 1930, alle 24, Mussolini aveva lasciato Firen:ze in treno di rc.-rto a Milano, La mattina d el 19 m aggio era arrivato :1. Milano ed 'era stato ospitato dal fratello Il 20 maggio, alle 10, inaug ura la nuova .sede della Federaz ione provinciale fascis ta sita a paJ:uzo Besana in piazu Belgioioso. In tale occasione-, dopo il saluto rivo hogli dall'avvocato Luigi Franco Cottini, segretario federale di Milano, e da Umberto Pase Jia, primo segretario g enerale dei Fasci Italiani di Combatti mento, il Presideme del Consig lio pronuncia il discorso qui riportato in riassunto. (Da I l Popolo J ' / talùt, N, 120, 21 maggio 1930, XVII) sala, elelfrizzale dalla parola incisiva e fas cinante del condottiero, ripe· tono il grido della l oro paSiione: «Duce.' Duce.')>).*
ALLA « SOCIETA DEL GIARDINO>> ••
11 Duce ringrazia per il saluto rivo/togli e per iJ ricordo .de lle nobiliJJime tradizioni cullllrali e patriottiche del« Giardino» . A tort o, infalli, alcuni credono che Mila no sia Jolo la città delle industrie, dei commerci, dei traffici. Elia è anche al primo piano nel campo della cultura; perciò il fauùmo ba voluto che Milano completas;e i suoi studi mperiori con una Università classica.
11 Duce aggiunge, rilevtmdo che gli erano stati ricordati i caduti, che tJJi sono sempre preunti al nostro spirito e ci additano la via da segliire. Senza di loro, senza il martirio f aJcÌJia, il popolo italiano non sarebbe quello che è, compatto, organic o in tult e le sue forze produtlive. Conclude affermando cbe il tlive11ire del fasci.Jmo co,urihuirà efficacemefile alle mttggio ri fortune dell'ùllera Europa.
ALLA CASSA DI RISPARMIO •••
Signor presidente ! Camerati !
Ho seguito con tutta attenzione il vostro discorso; i dati che lo documentavano mi hanno vivamente interessato. Sono molto soddisfatto . di questa visita, non solo per le cose che ho veduto, ma anche per gli uomini che ho veduto. In pcimo luogo, per quella bellissima schiera di ex-combattenti d ecoratìssimi che erano nell'atrio; poi, per Le.molte camicie nere dte vedo fra voi.
• « Il D uce, col vfso ill uminato da una inesprimibile gioia., osserva, per alcun i htanti, sorridendo, la folla dei camerati. Poi invita i "diciannovisti" di pi:t.:z.za San Sepolcro che _ si trovano presenti a sfilare davanti a lui. " N on ·già purhJ io n on li r-iconoua - soggiunge - md. mi pùzce rived er/i ruui e romtdlart! u 1iano muta/i" , Fra il rinnovarsi applausi, sfilano, infatti, chiamati per nome, ad uno ad uno, da. Umberto Pasella, i fed el issimi della prima vig ilia. Jl Duce ha. pet ciascuno, un gesto cordiale di saluto . Quando appare l'on. l.anfranconi, esclama giovialmente : "Di mutato n on r'è che lui Un poro!". Il rito inaugurale in palazzo Besana è compiuto. Il Duce, fra l'incessante echeggiare delle acclamazioni, abbandona il salone e riappare in pia.zza Belgioioso» . (Da 1/ Po polo d'Italia; N. 120, 21 maggio 1930, XVII).
** A Milano, il 20 maggio 1930, alle 10 30, Mussolini visita la «Società del Giardino» sita a paiano Spinola. Al rivo!togli dal grand'ufficial Ferruccio Bolch.in.i, presidente della Società, il Presidente del Consiglio risponde con le parole qui riportate in riassunto. (Da Il Popolo d'l/alia, N. 120, 21 maggio 1930, XVII).
A M ilano, il 20 maggio 1930, alle 16 30, M ussolini visita la sede centrale della Cassa di Risparmio. Dopo la relazione del senatore Giuseppe De Capitani D 'Arugo, ('n'Sidente dell'Istituto, il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso <jU.Ì riportato, (Da Il Po-polo d'Italia., N. 120, 21 maggio 1930, XVII).
La Cassa di Risparmio delle pro•:i ncie lombarde non è soltanto un Istituto milanese, non soltanto lombardo, ma nazionale. :E uno dci p iù grandi, dei più potenti Istituti di credito che esistano in Italia ed è certamente il più saggiamente amministrato. Affermo che le direttive d1e vi diedi quando vi assegnai questo altissimo e delicatissimo compito, sono state da voi perfettissimamente esegWte. Avete cioè le mie direttive sia per quel che concerne Ja propag.:mda del risparmio, sia soprattutto per quel che concerne la difesa del risparmio.
J milioni di piccoli risparmiato ri 0e affidano a questo Istituto scrolarc il loro risparmio, spessissimo molto sud:1to, hanno il s:1cros:1oto diritto di sapere che questo risparmio è custodito nella m:1niera più rdigios:1. Solo in questo modo g li Istituti d i credito, e qui non p:1rlo solt:1oto del vostro, acquistano prestigio.
Tutta la politica del Governo fascista è stata dominata da questo imperativo categorico: garantire il risparmio della po,•era gente, tutto il minuto risparmio, perché solo in questo modo si fa J_a propa· ganda d el risparmio. Discorsi, manifesti, libri, sono bellissime cose; però quando gli Istituti non funzionano o crollano, tutta Ja propaganda orale o scritta crolla con essi. Viceversa, la migliore propaganda consiste nel fatto di far constatare giorno per giorno che il risp:1rmio è considerato cos:1 sacr:l c che si amministra con scrupolo· religioso.
Voi che avete la fortuna di lavorare in questo grande Istituto, dovete avere la consapevolezza del vostro dovere e della vostra responsabil ità e dovete soprattutto pensare che collaborando f3scisticamcntc, come diceva il vostro Nppresentante, con l'opera dei dirigenti di questo Istituto, voi non soltanto contri buite al benessere dell'Istituto ed al benessere dei depositanti, ma anche alla ricchezza ed al benessere dell'intera nazione. (Applami deliranti salulano le ultime parole del (apo del Governo, al·q11ale la maJia delle rappresentanze tributa tma nuova, inlermiJutbile manifestazione di enlluiasmo).