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Al MAESTRI DELL' ALTO ADIGE*

11 Duce ba quindi ringr.aziato per l'omaggio e per il Mluto esp;eJJi dal direttore d'origine italiana e dal maestro divenuto italiano Jn seguito vi/loria.

H a dichiaralo di aver. come 1omma mra della ma fatica di G overno l'elevazione del popolo italiano, al fine · d i render/o pùì degno "del 1110 desJino Indi · ha soggiunto: l/ Duce ha coJÌ term;na/o il S/10 dùco rJO ; Ritornate ai vostri posti, continuate 13. vostra missione con amore fo vi seguo, io ho l'occhio fisso su di vo i, conscio delle vostre difficoltà c delle vostre necessità. Sono siruro che ricorderete queSti romani per tutta la vostra vita. Ciò detto, ri peto che voi avete la mia cordiale e schietta simpatia. (Una vibrante, prohmgata ovazione ha roronalo le 11flime del Duce).

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Strumenti di questa elevazione siete voi, maestre e maestri, çhe perciò essere fie ri di questa ni.issione, che è tra le missioni umane la più nobile-, e delJa qua le mi onoro di essere stato, ora e venticinque anni fa, partecipe.

Ha quindi arcennato al valore ·e a/t'importanza della Imola di Shllo, chiarendo rutta la delicatezza e l'importanza dell'opera che svolgono i niaeJiri dell'Alto Adige.

* A Rom3, nell'oratorio dd Borromini, il pomeriggio del 23 maggio 1929, Mussolini riceve cinquecento maestri altoatesini, fra i quali numerosi alloglotti, convenut i in pellegrinaggio nella (apitale. « Il direttore Pologna ha poeta to al capo del Governo il saluto e l'omaggio d evoto e riconoscente dei maestri triden· tini, che sono fie ri del loro compito di guardie vigili al .con.6ne A lui ·ha fatto seguito il maestro alloglotto Giovanni Steger, · il quale ha riconfermato al capo del regime i sentimenti di fed eltà e di disciplina degli educatori altoate· sini entrati dopo la guerra a far parte d elJa g rande famiglia italiana». Indi il Presidente del Consig lio pronuncia le parole- qui· riportate in Ii assunto (Da 11 Popolo d'Italia, N. 123, 23 maggio "19 29, XVJ) .

Goliardi fascisti!

Non è senza significato profondo che il Partito vi ha convocato a Roma in questo giorno. 11 24 maggio non è soltanto Ia data che ricorda la nostra dichiarazione di guerra, ma è anche, e vorrei aggiungere soprattutto, la data che segna il compimen to vittorioso della prima fase della rivoluzione fasciSta, (Vivù simi applarm).

Perché il 24 maggio del 1915 si snudasse la spada c si dichiarasse la guerra all'Austria, fu necessario convoca re il popolo nelle piazze, tenere occupate le piazze durante una sett imana e porre alle pavide classi dirigenti dd tempo un terribile dile mma : «O guerra o rivoluzione » . (Si grida da ogni parte :« Bene!» Applausi u roscianlt).

Molti di voi in quei giorni erano nella f ase della prima adolescenza, ma io credo_ che qualche ricordo è nel vostro spirito di quelle che e così rimarranno nella storia, le radiose giornate del maggio 1915. La seconda fase d ella rivoluzio ne f u Ja conseguenza della co nclusione vittoriosa d ella guerra. La marcia su Roma del 28. ottobre 1922 è strettamente leg ata con gli avvenimenti del 1915 Camerati goliardi !

Questa dunque è una grande giornata, che evoca nelle n?stre anime ricordi incancellabili. Siete venuti da tutte l e città. d'Jtalia, dalle Alpi alla Sicilia, alla Sardegna, in questa nostra Roma, che diventa sempre più arde nte d ella intera nazione. Siete venuti da tutte le Unive rsità, da que1le gloriose, onu"ste di p a recchi secoli di gloria, a quelle che il reg ime fascista ha creato per dimostrare che la gioventù degli Atenei è unanime col fascismo. N elle vostre Un ivers ità, durante tutti i secoli, è stata accesa la fiaccola dello spirito e d ella conquista spirituale Nell'epoca del Risorgimento, dalle aule universitarie sono partit i i battag lioni di Volontari. Nel 19 15, ancora una volta, le Università si vuotarono, e gli studenti in grigioverde si ammassarono al confine iniquo che si doveva oltrepassare. (Acclamazioni prolungate e rip etute; Ji agitano in aria i · berrelti e i m oJch ettt).

Per questo, accanto al Jibro sul quale voi dovete curvare la fronte e l'ingegno, ho voluto aggiungere il moschetto, l'arma che difende la

• Discorso pronunciato. a Roma, allo Stadio del P.N.F., la mattina d el 24 maggio 1929, davanti a circa quindicimila (ascisti uiliversitari convenuti nella capitale in occasione del quinclicesimo annuale dell'intervento. (Da Il Popolo d'IIalitt., N. maggio 19 29, XVI) patria e la rivoluzione delle. camicie nere. (La. dimostrazione di entu. ' siaJmo si fa anche più inlenJa, l' immemo Stadio è tut/o in l!fmlllto).

Tornate alle vostre città, alle vostre sedi universitarie, Sono certo che serberete un ricordo imperituro di questa vostra g rande giornata romana.

Goliardi fascisti!

In alto i moschetti, in alto i gigliardetti. Viva l'Italia! Viva il fascismo! (Il Duce deve sostare qualche minuto sul podio per rùp_ondere col saluto romano alle continuamente rinnovate degli studeniJ).

Discorso Al Senato

SUGLI ACCORDI DEL LATERANO *

Onorevoli senatori!

Voglio piima di tutto rassicurarvi per quello che concerne le. proporzioni del mio odierno discorso. Non sa ranno quelle del discorso d1e ho pronunciato nell'altro ramo del Parlamento, quantunque mi debba· trovare fOrse nella necessità di rife rirmi al discorso che ho pronunciato il 13 maggio.

Pronunciato a tre mesi di .distanza d alla firma dei Patti Jateranensi, lo si è trovato duro; io lo definirò crudo, ma necessa.rio; anche 1e punte avevano dei bersagli definiti e sono giunte al perché coloro ai quali erano destinate ne hanno accusato ricevuta.

Gli avvenimenti improvvisi, lunWlmente attesi e sperati, . possono produrre deUe deviazioni spirituali o, per usare una frase che non piace agli spregiatori delle « prodezze aeroplanìstiche », degli sbandamenti. Era necessario quindi disperdere una atmosfera che per essere t roppo nee sentimentale avrebbe finito per alterare i contorni delle cose, il carattere e la portata degli avvenimenti . Era n ecessario s"tab!lire con una frase drastica quello che in realtà accaduto sul terreno politico,

* Al Senato, nella tornata d el 25 mllggio 1929 ( ore 16·19), prosegue la discussione generaJe (iniziatasi nella tornata del 23. maggio 1929) del disegno di legge : «Esecuzione del trattato, dci quattro allegati annessi e del concordato sottoscritti in Roma, fra la Santa Sede e l'Italia, 1'11 febbraio 1929; dispoSizioni per l'applicazione del concordato dell' 11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e J"Jtalia, nella parte relativa al matrimonio; disposizioni sugli Enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili dei pa.trimoni d estinati a Eni di culto». Parla primo H senatore Paolo Boselli. Indi il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato, (Dagli Atti parlam,mari Camera dei unatori. Di.· Jrussioni. Legislmur11 dt. Sessione àt, Volum e I , pagg. 201-209).

.l

;- precisare. le reciproche sovranità; il Regno d'Italia da una parte, a Città del Vaticano dall'altra. Era utile aggiungere che le distanze tra :1 Regno d'Italia e la Città del Vaticano si numerano a migliaia di chilon etti, come Ja distanza che separa Parigi dal Vaticano, Madrid dal Vaicano, Varsavia dal Vaticano. · la mia affermazione storica, ·fatta nell'altro ramo del Parlamento, a sollevato delle apprensioni che io reputo legittime. lo non ho inteso i escludere, anzi l'ammetto, il disegno divino in tutto ciò che è accaduto, 1 tutto quanto si è sVolto; ma sarà pur concesso di affermare che lo dei fatti si è verificato a Roma e non ad Alessandria d 'Eg.itto nerruneno a Gerusalemme: sarà pos.sibile dire che le prime comunità, ·accatesi dal paganesimo, erano farinate da israeliti, tanto che nei primi !ssantaquattro anni dell'èra attuale il fenomeno si chiamava giudeo-cri:iano, ed è nel sessantaquattro, nel momento aùminante delle perx:uzioni di N erone, nell'anno del martirio di Pietro, che si è prodotta frattura definitiva t ra il giudaismo che si è rifugiato nei Suoi confini nici, dai quali non è uscito se non per evasioni individuali, :1 il cristianesimo che accettava in pieno la pred icazione paolina deluniversalismo e si metteva per le strade consolari alla conquista del •ondo.

Si doveva dissipare l'equivoco per cui si poteva pensare che il tratato del Laterano avrebbe vaticanizzato 1'ltalia o che il Vaticano sarebbe tato italianizzato; o, per citare una vecchia frase, che il re sarebbe di:entato il chierico del Papa o che il Papa sarebbe diventato il cappellano Id re. Niente di tutto ciò; distinzione precisa. La contiguità non si;nifica nulla, la distanza è giuridica e politica.

:E poi ·assurdo ritenere che il mio discorso fosse rivolto a degli d enenti di sinistra, che nel Partito Fascista non esistono (perché il Partito ;ascista ignora questa vieta terminologia), o fosse destinato a placare e cellule massoniche che da noi non hanno' mai avuto e non avranno nai tregua.

Nel discorso pronunciato dal senatore Crispolti ci sono degli accenni he debbo raccogliere: primo di essi,. quello che riguarda l'origine del ristianesimo.

Del. resto, uomini di chiara dottrina cattolica, come monsignor Batfolle nel suo libro l'Eglùe naissanle el le cath olicùme, ripudiano la ·si protestantica concentrata nel trinomio cristianesimo, cattolicesimo, 1manesimO, teSi fatta sua con grande forza dal Renan. Ma egli stesso nmette in questo libro, g iunto alla quinta edizione, che fu provviden· aie la cooperazione di Roma alla missione della Cathedra Petri. «E n oi -dice l 'autore - n on avremo l a caJJiva g razia di çonle.slarlo. Facciamo egli aggiunge - le nostre riu rve sui termini politici cht vengono impiegati per de;rriverla, ('ome anche sulttJ tendenza a trasformare in funzione. generatrice ciò che non fu cbe una circo stanza».

Un altro cattolico, il Duchèsne (debbo ·citare i francesi perché da qualche tempo il cattolicismo italiano non è la produzione intellettuale in questa materia è altrove, in questi ultimi tempi non abbiamo avuto che una traduzio ne, a ncora dal francese: La primauté du spirit11el » del Maritain), nell'!firtoire ancienne de comincia questo libro, scritto a Roma nel 1905 , con un capitolo cosl intitolato:

L'Impero romano patria del cristitmesi mo ; e a pagina 10 aggiunge:

«Da quanto si è deuo·si conclude che la propagdzione d el crÙIÌd· nnimo ha trovato nella situazione d ell'Impero romano, e de!]e f dci/ildzioni e degli ostacoli. Fra le prime bi.rogna in primo luogO mel/ere la pttce univerJale, la uniformità delle lingue e delle idee, la ràpidità e la delle comunicazioni. La fil oso fia attraverso i colpi da eua i nferti alle vecchie leggende, e con la sua impotenza a creare qualche coJa che p oteJJe soJtituirle, può essere considerala quale u tilt ausiliaria.... >>.

Infine:

«Le religioni orientali, offrendo 1111 alim ento qualunque al sentimento religioso, gli hanno impedito di morire, e gli hanno permesso di attingere la rinammza evangelica».

«Naturalmente - aggiunge ...,..-- ci fur ono degli ostacoli, e cioè le perucuzioni intermittenti degli imperato ri romani, lo spirito rlizioci11ante della ftloJo fia greca, che si impadronì degli elementi dotJrinali dell' in· segname111o criJtiano e ne fece u.Icire cento diverse eresie ».

Ai tempi degli Antonini, Roma era il crogiuolo di tutto il mondo cristiano. Lo dice lo stesso autore :

<<Tutti i capi d elle comunità si da vano convegn o a Roma, tu/te le fig ure · più 'caratteriJticbe vi si trova vano».

. A pagina 241 cita: « Policarpo, il patriarca di Asia,· M arcione, il feroc e settario del Ponto," Valentino, ;t grande maestro della gn01i aleJsandrina.- Egesippo, il giudeo crisJiano di Siria,· qiuslino e Tazio, filoJofi e apologisti: Era r.ome un microcosmo, una 1intesi di Julto il cristianesimo d 1allora ».

Non . voglio abusare della vost ra pazienza con queste

Cultural i, che però giustificano in pieno, io ritengo, la mia affermazione puramente storicistìca e niente affatto di indole religiosa, che il cristianesimo ha trovato l'ambiente più favorevole a Roma. Dicevo, infatti, nel mio ultimo . discorso: «Comunque su questa constatazione possiamo essere concordi, che il cristianesimo ha trovato il suo ambiente f avorevole a Roma».

Un altro punto il senatore Crispolt i ha toccato, ed è quello dei diritti dello Stato sulla educazione e sulla istruzione. N on vorrei che si creassero degli equivoci perché un conto è l'istruzione e un conto è l'edu· cazione. Siamo noi fas cisti in regime di f eroce monopolio della istruzione? No. Bisognerà ·dunque ricordare agli immemori che è in regime fascista che si è aperta ed è stata riconosciuta la prima Università cat· tolica italiana?

Ma v'è un lato della educazione nel quale noi .siamo, se non si vuol dire intrattabili, intransigenti. Intanto scen diamo dalle zone dell'accademia e vediamo h realtà della vita..

. Dire che l'istruzione spetta alla f amiglia, è dire cosa al di f uori della realtà contemporanea. La fam iglia moderna, assillata dalle necessità di ordine economico, vessata . quotidianamente dalla lotta per la vita, non può istruire nessuno. Solo lo Stato, con i suoi mezzi di ogn i specie, può assolvere questo compito. · Aggiungo che solo lo Stato può anche impartire la necessaria istruz ione religiosa, intesrandola con il complesso delle discipline. Quale è allora l'educazione che noi rivendichiamo in maniera totalitaria? L'educazione del cittadino.

Giustanlente ha osservato l'onorevole Bevione che vi si potrebbe ri· nu nziare se uguale rinunzia fac_essero tutti gli altri. Se il mondo contem· poraneo non fosse quel mondo di lupi feroci che conosciamo, tali anche se per avventura porta no il cilindro e la necroforica redingote, noi potremmo allora rinunciare a questa nostra educazione, alla quale daremo finalmente u n nome, poiché le ipocrisie ci ripugnano : l'educazione guerriera. La parola non vi deve spaventare. Necessaria è questa edUcazione virile e guerriera in Italia, perché durante lunghi secoli le virtù militari del popolo italiano non hanno pot uto rifulgere. l! solo la guerra che va dal 1915 al 19 18 che costituisce, dopo le 8lJ:erre dell' Impero romano, la prima guerra combattuta e vinta dal popolo italiano.

E poiché abbiaino degli interessi da difendere g iorno per giorno come esistenza di popolo, non possiamo cedere alle lusinghe dell'universalismo, che io comprendo nei popoli ch e sono arrivafi, ma che non posso ammettere nei popoli che arrivare.

Ci sarà veramente, in tema- di educazione e di insegnamento reli4 gioso nelle scuole medie, quel conflitto tra filosofia e religione di .cui ha parlato Credaro nella sua Rivista pedagogica ? Leggo anche la sua rivista, onorevole Credaro.

Se si rimarrà fedeli agli ordinamenti e ai programmi del senatore Gentile, io non lo credo. Io credo che, più che la filosofia, è interessante la della fi losofia, e più ancora della storia della .6loso.6a, la viti dei filosofi; il conoscere come han no lottato, come hanno sofferto, come si sono sacrificati per conquistare la loro verità. Questo è altamente educativo, per i giovani che si affacciano alla vita dello spirito.

. Ma è poi· vero che i cattolici di questo secolo sono così lontani da quelle conquiste dì cui si parlava ieri, quando si accennava · all'odierno mondo operoso, pieno di vita e di calore ? No. . . ,

In una delle relazioni che saranno presentate al settimo cong resso internazionale dì ·filosofia, che io avrò il piacere .e l'alto onore di inau· gurare domani, c'è qualcuno che si occupa questo argomento e fa delJe constatazioni interessanti. <<Siamo ben lontani oggidai !empi in cui il padre Corna/di nel 1881 diceva cbe fttlta la filosofia moderna è la patologia della ragio11e umana ». Esagerato! ·

Non bisogna credere che non vi siano ancora degli individui che ciò pensano, ma vi sono anche di quelli che sono venuti versO di noi.

«Nell'elenco degli afitori- egli dice- da proscrivere,. Jf deve evid entemente porre lo Spinoza ». Ma chi è oggi il maggiore biografo e il maggiore stu dioso dello Spinoza? B u n gesuita di grande acwne rituale, il Dunin Bornowsky. E a. Kant l'Università catfolica di M ililno dedicò un volume di studi, ed il reltore di quella Unive rsità, che è tanto cara alle supreme gerarchie cattoliche, propugna lo studio· di Kant ed · ammette il riconoscimento della sua grandezza, compatibilmente non solo col sentimento cristiano, ma anche con la filosofia tomistica, di rui è un esponente il rettore dell'Università cattolica di Milano.

Del resto, basta sfogliare il- programma dei corsi che, nel presente anno accademico, ha svolti i'Università cattolica di Milano, per apprendere che Padre Chiocchetti ha letto la Critica della ragion pura e Padre Cordovani ha letto il primo libro dell'Etica di Spinoza, il De Deo. E cosl il Padre Chiocchetti, come il professar Casotti hanno trattato di Antonio Rosmini.

Né si dica che questi studi si fanno soltanto .nell'Unive rsità cattolica di' Milano, che è così cara a chi è altissimo nella gerarchia. Non si - potrebbe infatti dimenticare che, tra Je collezioni dei testi filosofici per Je scuole secondarie curate dai Padri Salesiani, anche essi' cosl manifestamente cari a quella suprema gerarchia, accanto alle opere dei santi e degli ortodossi, vi sono anche quelle di Kant, di Bentham, e, o signori, inorridite; anche di Jean Jacqucs Rousseau.

Cosl stando le cose, coi necessari contatti sarà possibile conciliare l'insegnamento non obbligatodo delle discipline religiose con la filosofi a e con le altre discipline. · ·

Ho ascoltato con emozione il discorso pronunciato dal senatore Boselli, il quale con la sua relazione e col suo discorso odierno ha reso un alto, magnifico servigio al paese. .

L'onorevole Scialoja ha fatto l'apologia della legge delle guaren· tigie. Si comprende che egli abbia difeso questa legge anche per ragioni uno degli artefici di questa legge fu appunto il padre dell'attuale senatore. In fondo, quanti di noi e di voi, o quanti degli ita liani hanno riletto in questi g iorni i resoconti delle sedute che si tennero a. Firenze per discutere la legge sulle guarentigie dal gennaio al maggio 1871.? Pochi, · pochissimi. E coloro che hanno avuto la pazienza·:- per me è stato un dovere - di fado , si saranno convinti che la legge sulle guarentigie non merita né la polvere, né gli altari. Una legge di compromesso e di transizione che si votò dopo discussione lunga, spesso caotica e confusa, durante la quale cozzarono gli opposti estremismi di coloro che volevano espellere il Papa da Roma e di coloro che volevano dargli almeno la città leonina, più la ricorrente striscia al mare.

Ne venne una legge che non piùeva nemmeno a coloro che l'avevano fabbricata, i quali furono i primi a decretarne il carattere precario. Pur tuttavia era il meglio che si pOteva fare in que lle determinate circostanze; ma da ciò non si deve trarre la conclusione che la legge delle guarentigie fu sempre rispettata, né che la legge stessa determinò quello stato di equilibrio, sul quale fra poco.

Non la legge delle guarentigie in sé e per sé, ma piuttosto la politica spesso accomodante delle due parti, fece sì che, malgrado 1a legge, non si avessero delle crisi temibilì e pericolose.

Ma il senatore Scialoja ha aggiunto che si sarebbe potuto fare a meno di per diritto ciò che si aveva già di f atto. Tuttoegli ha detto -aveva finito per adattarsi a questa situazione, ed 3nche gli stranieri. E verissimo, tutti meno il più interessato: il Ma anche l'Italia nOn vi si era adattata, altrimenti non si comprenderebbero gli innumeri tentativi fatti dai precedenti Governi per risolvere ner diritto Ja situazione di fatto.

Anche la frase d el senatore Scialoja sul «non vastissimo territorio», non è di mio completo g radimento. Non solo il territorio non è vastissimo, ma non è nemme no vasto. Non solo non è vasto, ma non è nemmeno piccolo. in realtà minimo.. Irrilevante. Padre Semeria a Trieste Jo ha chiamato il territorio «ti vedo e non ti vedo». Per farlo risultare in una carta geografica, ci vuole una «scala » eccezionale. Ettari qua· rantaquattro di fronte alla Roma del 1929, anno VII, che conta un milione di abitanti , di fronte all'Italia che, dal 1870 in poi. ha ancora aumentato notevolmente il suo tec.r;itorio metropolitano e coloniale, ettari t quarantaquattro sono veramente H «corpo· ridotto al minimo necessario per sostenere lo spirito ». Sarebbe stato veramente crudele, oserei dire assurdo, voler restringere aocor!l questo territorio, a rrieno che non si pensasse di dover limitare la sovranità al solo « studio » del Sommo ..

Pontefice.

Ma ora debbo occuparmi del discorso del senatore Croce. Voglio

· dir subito che io g li sono grato del suo voto contrario Qui non gi.oca la f avola dell'Uva acerba, perché non abbiamo bisogno di quel voto. Tut te le volte che g li avversari vengono a rrie, la cosa mi lascia molto dubitoso. Gli avversari devono o cOmbatterci o rassegnarsi. Intanto, che cosa ha detto il senatore· Croce? Egli ha detto: «Dichiaro anZitullo, perché non abbia luogo equivoco, che nesuma ragionevole opposizione potrebbe. sorgere da parte nostra a/l'idea della conciliazione dello S;ato 1'1aliano con la Santa Sede. LA dichiarazione è perfino superflua, in quanto è troppo ovvia. La legge stnsa delle guare n_tigie av rebbe avuto il . completamento della conciliazione se la Santa Sede l'aveue (JCceJiata, o te, movendv da eua, aveue aperto trattative, che n on erano euluse e potevano ·eJJere coronate d'accordo. I ripetttti /en/alivi, fatti nel cor.Jo di detenni, dall'tma e dall'altra parte, compro vano la tendenza a melle'!' fine tUi un diuidiO che apportava da11ni o inconvenienti ali'tma e alt'altra pttrle, e non starò ora a cercare per minuto a quale delle due li app ortasse mag"gio ri ». ..

Precisiamo dunque che c'e ra un dissidio, che questo dissidio reçava òei danni all'una ed all'altra parte, che questo dissidio era componibile e che tentativi in questo senso furono fatti. «La ,-agìone - egli aggiunge -che ci -vieta dì approvare que;to" d iJegno di legge, non è, dllnq11e, nell'idea della conciliazione, ma unicammte 11el modo in "mi è ;/ala at· tuata, nelle particolari convenzioni che l' httnno accompagnata, e che formano parte del dùegno di legge».

Dunque non è il fatto della conciliazione in sé, è il modo che «ancor l'offende». Ma allora qual'è il suo «modo»? Perché non basta dire «il vostro modo non mi piace». Perché J'Asse mblea potesse giudica re, bisognava che si trovasse davanti ad altro «modo » con cui l a questione doveva essere risolta. Ed allora·siccome il protocoiio Jateranense si compone di tre parti : trattato, concordato e convenzione finanziaria, bisogna scendere al concreto. :E il « modo>> del trattato che non vi p iace? Vi sembrano for se eccessivi quei quarantaguattro ettari, cioè l'attuale Vaticano con qualche cosa in meno, passati in sovranità a l Sommo Pon.tefice, oppure vi sembra .sterminato il numero di quattrocento sudditi volontari, non tutti italiani, che: formeranno il popolo Città del Vaticano? Sono i millecinquecento milioni di lire carta che feriscono 1a vostra sensibilità di çauti amministratori d elle vostre rendite, oppure è il concordato, oppure tutte le tre cose insieme? .

Non credo si tratti del tratbto, p erché il trattato realizza, miglioran-_ doli di gran lunga, quelli che furono i progetti p_er i quali spasimarono uomini come il Cavour, il Ricasol i ed ·il Lanza.

Tutto ciò mi fa ricordare l'epoca della guerra, qUando c'erano due ·. modi di fare la guerra : quello dei generali e dei soldati, che la faceva no sul serio, e quello deg li imboscati, i quali nelle sicure retrovie trovavano sempre <:he con il loro modo avre:b bero spostato g li eserciti e stravinto le battaglie.

Nessuna meravig lia, o signori, se accanto ag li imboscati d ella guerra esistono gli imboscati della storia, i quali, non potendo per rag ìoni diverse e forse anche;·per la loro impotenza creatrice, prodwre l'evento, cioè fare la storia prima di scriverla, si vendicano dopo, diminuendola spesso senza obiettività e qua lche volta senza pudore.

Ma in realtà rlon si t ratta del trattato e della convenzione; si tratta del concordato.

·Se il senatore Croce si fosse degnato di gettare una sia pur vaga e superficiale occh ia ta sul mio discorso del, 13 maggio, avt ebbe visto fug ati i fantasmi che sembra gli ossessionino lo spirito: braccio secolare, · roghi , manomorta e sim ili.

Vi è una contraddizion e nel suo discorso che bisogna cogliere, ed è questa. Nella p rima parte si d ice che l a conciliazione era ovvia e che !ii doveva fa re, ma successivamente si dice : è con dolo re che noi tiarno la rottura dell'equilibrio che si era stabilito.

Ora delle d ue l'una: o voi siete sinceri quando auspicate alla ciliazione, e allora non do vete dolervi se un determinato equilibrio dovrà essere per fatali tà d i cose rotto;· o vi dolete della rottura, e non siete sinceri quando, invocate la conciliazione. Dai corni piuttosto fe rrei d i questo dilemma. non è f acile uscire. Ma poi a chi si dà ad che si fosse realizzato un equilibrio? Non siamo sul terreno della storia, siamo sul terreno delle storielle ! Un equilibrio dal 1879 al 1929? l ri questo modo· si f a un assegnamento p iramidale sulla nostra ignoranza sto rica. Ma ·noi sappiamo che cosa era questo equilibrio, quindo non si le vi site .al nostro sovrano da pa rte dell'imperat ore d'A ustria, quando si ebbé una rottura tra la Santa Sede e la per via della visita d i Loubet, e quando, per oltre quarant'anni, i ca.ttolid furo no assenti dal mondo politico italiano e venivano ch iamati <l emigrati dell'interno». Se in un certo momento essi vennero nella vita politica non. fu già per effetto del liberalismo, ma per effetto mento socialista. .II q uale," avendo dal 1890 al 1904 e 1905 immeSso nella vita delJa _ nazio ne enormi masse di contadini e di operai, aveva alterato la g eografi a politica della nazione. Il capolavoro del liberalismo dell'epoca fu il famoso patto Gentiloni, un patto.di compromessi) che ogg i si può dire di ipocrisia.

Vi è un'altra affermazione in questo discorso, g rave, molto grave Q uesti sace rdot i p iù papisti del Papa, che si vanno a confessa re al neo vescovo, vorrei conoscerli, .perché devono essere d i una natura fatto particolare. Ma io nego, per quel mi r iguarda, nella nlan.iera più risoluta, che fascisti, degn i di questo siano a ndati a comu nicare l e loro riVolte anticlericali al professar Benedetto Croce. Lo escludo nella maniera p iù assoluta, poiché la politica religiosa del fascismo è stata fin dal principio univoca e rettilinea ; lo escludo perché al Gran Consiglio, ove è possibile dire tutte le opinioni e man ifestare un anche discorde, con un triplice applauso f u app rovata, all'assoluta la mia relazione sull'Accordo laterane nse. , E che cosa è questa f obia dei concordati, di Cui soffrivano i giuristi napoletani della fine del 1700? Saranno stati luminari di scienza, non lo escludo, ma sta di . fatto che la Chiesa cattolica apostolica romana:- ha mille anni di storia di concordati, sta d i fatto che il primo conco.rdato, niente po' po' di meno, ·porta la data del lug lio -1098 ed . è. un concordato con cui Urbano II dà diritto di legaz ia a Rugge1'0 conte di Calabria e Sicilia. Si va da qùeJla data all'ultimo concordato _ dell'anteguerra, quello concluso con la Serbia. P assata la parentesi bellica ecco ancora una nuova teoria di concordatì con l a Lettonia, con la Lituania, con la Polonia, con la Baviera, oltre a un modt1s vivendi c"on .Ja Ceco· s lovacchia. Ve ne è uno in discussione con la Prussia; non vi stupirete se domani qualche cosa di simile avverrà con la Francia. La quale ruppe le relazioni d iplomatiche con la Sa nta Sede nel 1904, ma l e ha ristabilite nel 192 1 e nel 1929 fa uno strappo alla leg islazione laica riconoscendo nove Congregazioni missionarie. E d 'altra parte le grandi solennità che si sono in Francia per i1 centenario di Giovanna d'Arco, vi d imostrano che l'atmosfera anche là è. radicalmente cambiata O sta radi· calmente cambia ndo .

Parigi e la messa. Vi si vorrebbe dare ad intendere ch e è per op· portun ismo che noi ascoltiamo la messa, la quale avrebbe per posta nel nostro caso, Roma. .:E una 'posta solenne tuttavia! M a niente opportunismo, perché noi non abbiamo aspettato il Patto del Laterano per f are la n ostra politica religiosa. Essa risale al anzi al 1921! Vedi il mio discorso d el g iugno aUa. Camera dei deputati .

E f u conseguente e rettilinea, pur non cedendo mai tutte le volte che era in gioco la dignità, ii prestigio e l'autonomia morale dello Stato. Ricordo anche a voi che le trattative subirono una interruzione per Ii nota questione degli esploratori cattolici. Il senatore Crispolti ha concluso il suo discorso con un interrogativO: «Durerà la pace? ». La pace durerà. Perché prima di tutto questa pace non è un do no che ab· bi amo trovato per strada, e per caso. g il ris ultato di tre anni di lunghe, d ifficili e delicate trattative. Ogni a-rticolo, ogni pa"rola, si può dire ogni virgola, è stato oggetto di d iscussioni l eali, tranquille ma Ogni articolo rappresenta il necessario punto d'incontro tra IC: esigenze dello Stato e le esigenze della Chiesa,

Non è dunque una costruzione miracolistica, sbocciata improvvisamente; è una cosa lungamente, sapientcmente elabo rata. Questo è u no degli attributi ·che ne garantiscono la durata.

Durerà anche perchç questa pace ha toccato profondamente il cuore del popolo·, perché noi non ci faremQ prendere al laccio né dai m2ssoni né dai clericali, che sono interdipendenti g li uni dagli altri.

E d'altra p arte, di questi protocolli lateranensi ve ne·è uno che non può essere oggetto di discussione; ed è il t rattato. Gli eventuali dissidi avranno un altro terreno : quello del concordato. Ebbene, c'è dunque da d ipi ngere l 'orizzonte in nero se domani· , per avventura, in occasione nomina di un vescovo ci sarà un . punto di vista diverso tra noi e la Santa Sede ? Ma questa è la vita, sig nori ! Avremo noi la viltà dd padule, cioè la viltà dell'uomo che vuole star fermo, immobile, pur di non affrontare i necessari rischi che sono legati al fatto di vivere ? T anto va le rinunci.ire alla vita!

Questa è la nostra concezione d ella vita, sia che si riferisca agli individu i, come ai popoli e alle istituzioni nelle quali questi popoli la loro organizzazione g iuridica c politica. Voi non vi · spaventate, né mi spavento io, dicendo che degli attriti vi saranno, malgrado la separazione nettissima fra Ciò che si deve dare a Cesare e ciò che si deve dare a D io, ma qua ndo soccorrono Ja buona fede e il senso d'italianità questi dissidi saranno superati, perché la Santa Sede sa d'altra parte che il regime fascista è un regime lçale, schietto, preciso, che dà la mano aperta, ma che non dà il braccio a e nessuno può pretenderlo, perché nessuno lo avrebbe.

Di fronte alla Città del Vaticano è oggi il regime fascista, creatore di nuove forze economiche, po litiche, morali, che fanno di Roma uno dei centri più attivi della civiltà contemporanea! Di fronte alla santità dei Papi, sta la Maestà dei re d'Italia, disCendenti di una dinastia milIenaria!

Non vorrei, onorevoli senatori, ch e delle discussioni troppo mi· nute - la eterna ricerca delle farfa lle sotto gli archi di Tito - obnubilassero la grandiosità dell'evento. Pensate che dai tempi di Augusto, Roma fu solo dal 1870 di nuovo capitale d' Italia, e pensate che dal 1870 in poi su questa nostra grande Roma c'era una riserva, un'ipoteca. E colui che la non era un duca o un principe qualunque, di quelli che abbiamo spodestato quando l'ftalia era in pillole: era il Capo supremo della cattolicità; e éoloro che erano rappresentati presso di lui contavano su questa riserva. E la r iserva era posta non sopra un territorio lontano, periferico o trascurabile, ma su Roma. C'erano delle potenze, lo si può dire apertamente, che si compia cevano che nel fia nco dell'Italia fosse ancora co nfitta una spina.... per niente s ino ·al 1874 un bastimento f rancese stazionò nel porto di Gvitavecchia !

Ora abbiamo tolto q uesta spina ; le riserve sono cessate; Roma appar• tiene di diritto e di fatto al re · d'Jtali;i e alla nazione italiana. Questa, o signori, è la g randiosità dell'evento, e n essuna pole mica, nessun g ioco d ialettico, e meno ancora nessuna stolta calunnia, può dirninuirla dina nzi al popolo ·italiano e dinanzi alla storia.

Onorevoli senatori, io sono sicuro che voi, che siete, come sempre, pensosi d ei supremi interessi 'della nazio ne, non neghetete_ in IT!aggioranza il vostro suffragio favorevole ali"attuale d isegno di legge.

AL CONGRESSO DEI FILOSOFI*

Signori e signore !

La m ia p resen za iri quest'assemblea, il mio intervento a questa cerimonia inaugurale e solenne del set timo congresso nazionale d ella filo. sofia ha un suo signifi ca to e tende a sfata re un' accusa che anco ra circola in taluni ambienti italiani e stranieri , l'accusa cioè che il fascismo,-con la sua politica intransigente e total itaria, con l a sua tirannia - vedete che le parole non mi spaventano - abb ia abbassato il livello intellettuale degli italiani, abbia cioè portato u na depressione nei valori dello spirito e della cultura. Io contesto in pieno quest'accusa e faccio rileva re anzitu tto che lamentazioni di qu'esto · genere le notiamo anche in àltri paesi.

Non solo in Italia, ma in altre nazion i di Europa si lamenta che .non .ci s ia più un D ante nella poesia, un Michelangelo nelle art!, un Kant nella uno Shakespeare" nel teatro, un Beethoven ne!la musica Si dimentica ·che g iganti di questa statura no n nascono ad ogni ànno e ad ogni decennio Bisogna contentars i di ammira rli a intervalli di secoli. D'altra part"e io p enso che la ,grande fioritura dello spi rito non sia l ontana. Siamo in un periodo di transizione, siamo in un periodo nel quale, per necessità contingenti, siamo affaticati da problemi di ordine empi rico matei'iaie. La lotta per la vita h a oggi un' asprezza e1 in ge nere, talvolta il carattere della civiltà .contemporanea è tale che s i può giustificare, in un certo sensO, il pessimismo di coloro che annunciano il d edino dello spirito umano. Io non ci credo. Io credo che fra qualche tempo avremo 'una g rande fi losofia, una grande poesia, una grande arte. I ma· teriali per questo si stanno elaborando proprio mentre noi parliamo. evidente, tuttavia, che oggi bisogna fare della filosofia in meno alla vita contemporanea. Nel twnulto e nel fragore delle nostre città, le torri di .avorio sono crollate; anche se, per avventura, un filosofo volesse autosegregarsi sul culmine della montagna più elevata, basterebbe il rombo del motore di un aeròplano per ricondudo alla rea ltà mecca nica del mondo contemporaneo. (Approvaziom). Non doliamoci eccessivamente di questa realtà meccanica perché anche la meccan ica, prima di essere movimento di volanti o di leve, è proiezione dello spirito, calcolo, gioco di numeri ; e voi mi insegnate che fin dai tempi di P ita· · gora i nwneri hanno una stretta parentela con la filosofia.

• A Roma, in Campidoglio, nell'aUla massima di pa lazzo Senatorio, la mat· tina del 26 maggio 1929, Mussolini presenzi:1 la seduta inaug urale del settimo cong resso nazionale di fi losofia. In tale occasione, dopo l'orazione del senatore G iovanni Genti le, il Presidente del Consig lio pronuncia il discorso qui riportato. (Da li Popolo d'lttrlffl, N. 127, 28 1929, XVJ).

Ma è poi vero che il fas cismo si sii disinteressato d:ei problemi dello spirito? No. Vi ricordo che il fascismo ha esordito in Italia con una riforma dei nostri ordinamenti scolastlci, riforma meditata, audace e fe· conda, riforma che torna a onore indiscutibile del fi losofo Giovanni Gentile e che è un titolo di merito per tutto il regime, riforma che ha già dato risultati eccellenti e ne darà maggiori nel futuro se vi resteremo fedeli non solo nella lettera ma nello spirito.

Dopo la legge Casati, dopo i tentativi f atti nell'intervallo, i soliti odiosi « ritocchi )} coi quali purtroppo si .6n isce per alterare la fisionomia delle legg i, dopo il periodo di incertezze e di negligenza spirituale, oggi la scuola ha i suoi statuti, e li ha promulgati il regime fascista, il quale, in questi sette aim i, ha curato grandi edizioni, come la Leonardiana, la Galileiana, i classici e J moderni, dai latini all'Opera Omnia di Gabriele d'Annunzio ; ha riorganizzato il Cons iglio nazionale delle ricerche; ha creato l'Accademia d' Italia; ha appoggiato l'Enciclopedia italiana, docu· mento monumcntale che tornerà a onore di quest o tempo « fascista>> ; e oggi stesso, mentre noi siamo qui raccolti, si svolge in tutta Italia la «Festa dd libro», tentativo niente affatto mercantile, ma molto suggestivo, per accosta re il libro a sempre ·più masse di popolo.

Questo è il consuntivo d ell'opera del regime t'ascista di fronte ai problctpi della cultura italiana. Non v'è quindi da stupirsi se io, che non filosofo di prOfessione, partecipo a questo vostro congresso i cui tem i profondamente mi interessano non solo dal punto di vista delli mera curiosità, quantunque la cudosità sia Ja madre della filosofia, ma anche dal punto di vista della dottr ina, che serve ad animare gli orienta. menti pratici dell'azione quotidiana. '

Una relazione Come quella del professar Gentile su lA filosofia e lo Stato m'interessa per ragioni evidenti, e anche quella di Bernardino ' Varisco su LA filosofia e il cri!tianerimo e di A. Guzzo su L 'insegna· mento filorofico nella u uola pubblica Ecco poi nell'elenco delle comu· nicazioni: G. Casazza - Religione e ragiont; G. Ferretti -Religione e magia; R. Michels - I concetti filosofi ci d ello Stalo riguardo alla sua funzione economica nella storia d eJ/e doflrine; O. Muscato· Scuola laica o religiosa e suoi presupposJi teorici ; R. Pavesi- Emp irismo e filo· sofia ; V . Redanò - Primi presuppoJIÌ per le nuove dottrine del diritJo pubblico italiano; U. Spirito- Scienza e filo!ofia; e infine A. VolpiceiJi - Giurisprudenza e filosofia Quando io sarò in possessO di queste relazioni, le leggerò con la più grande attenzione.

Signori e sign9re!

H o fin itO. Mi auguro che i lavori del vostro congresso feco._nd i per le sorti della filosofia e della cultura italiana. (Vivissimi e prolungati applatuì Acclamaziom).

264' RIUNIONE DEL CONSI GLIO DEI MINISTRI •

Su proposta d el capo del Governo, primo ministro,· segretttrìo di Stato, il Comiglio dei miniJtri ha approvato: li dùegno di l egge si i spira, altresì, al criterio di promuo vere e dare parti colare sviluppo, con tm'mmonica coordinazi one d i aJtività f ra il nuovo Ente e gli altrì I stituti affini rreati dallo Stato fascista (Op era nazionale mat'ernità e i nfanzia, O pera nazionale balilla, ·ecc.}, alle forme di aJJÌJt enza ora prevalenti per la accresciuta età degli orfani (ch e tti· sommano in atto alla cifra jmponente d i trecentociuqua_ntamila), f avorendo l 'istituzione professionale di essi med iante il ricov_ero in col onie · agricole, la frequenza a labo ratori, scu ole Industriali e d i economia do· mestica1 il conferimento di borse di studio, la conceuione di strumenti di lavoro; curandone /'integ rità e lo sviluppo fisico mediante ricovero in Istituti specializzati ·e l'invio in colonie marine e montane; agevolandone1 con norme imperative1 il rollocamento nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende private} senza peraltro accreJCere n ei riguardi di queste gli oneri in genere, e particolarmenJe la percentuale prescrilla per /'as· sunzione obbligatoria d egli ùtya/idi di guerra.

Uno JChema di disegno d i l egge con cui si provvede alfa fmiotie deila organizzazione statale e di vari Istituti nazionali per la protezione e /'as sistenza degli orf'ani della guerra nazionale 191.5-'18 in un unico Ente a cara!/ere parastatale denominato : « O pera nazionale per gli orfani dì g uerra».

Il provvedimento reclamato d a neceisità acce rttt/e e Jtt!Jragato ormai da lunga 'esperienza, è inteso ad im p edire, con l'unicità. d'indirizzo e d'azione, ogni diipersione di m ezzi derivarde da/J'altllale funzio nam ento dell' esercizio del/' auistenza fra vari organi ed Enti, eliminando dann ose duplicazioni ed i nterferenze di atti vità ai margini d ell'asiist en za mede· sima.

• Tenutasi il 12 ·giugno 1929 (ore 10·12.<:1)). (Da Il Popolo d'Italia, N. 141, l) giugno 1929, XVI).

Per la migliore esplicazione della vigilanza .sugli Enti di auistenza, è prevista l'istituzione di un servizio ispettivo centrale e /orale; mentre si affauia /'auùlenza morale degli orfani presso le famiglie a membri. di ambo i sessi degli organi locali dell'Ente, particolarmente indicate per /'esef(izio del delicato compito, e si deferiue l'aJJislenza spirituale al· l'ordinario militare,. cos) come è già stabilito per gli iscritti all'Opera na· zionale balilla

Le entrate principali deii'Ente ùnico sono' costituite anzitHJJo, come è in allo, da uno stanziamento sul bilancio statale di un apposito il quale riafferma la funzio'n e di Stato dell'assistenza degli orfanJ di guerra assunta con la legge 18 luglio 1917, 11mturo 1143,· dal reddito del patrimonio degli Enti fuJi e dei fondi amministrati d al comitato nazionale e dai comitati provinciali statali; dai redditi delle istituzioni dotali, già devoluti al/' assistenza degli orfatli di guerra con la legge an. zidetta, e che Jaranno prevalentemente impiegati nell'erogazione di susJidi donati ad orfane di guerra nubende, forma di assistenza intesa ad agevolare la sistemazione nella vita delle orfane, e che si collega con la politica demografica del Governo tendente alla costituzione ed all'incre· mento delle famiglie; da una percentuale, da determinarsi con decre1o del capo del Governo, sui proventi della pubblicità ùtituiJa e da iJtituirsi .nei l ocali delle amministrazioni e gli Enti predetti; da una ·percentuale, da stabilirJi pure Cf:!n decreto del capo del Governo, sui contri buti sin· la quale mentre non grave rà sui contributi, è giustificata d alla ne-, cessità di d are adeguato sviluppo alla istruzione profeuionale ed all'av· viamento degli orfani nel campo d el lav oro, esigenze che si collegano con interessi corrispondenti dalle forze produttive del/n nttZione; da en· (rare varie, coJtituite oltreché da lauiti, donazioni, offerte, ecc., da iniziative molteplici da promuoversi con l'autorizzazione del Governo, le · quali, senza importtJre forme sollecitatorie per i ciJJadini, Jiano campa· tibili con l'all o e patriollico fine de/Passistenza degli orfani di guerra. Colmandoii infine una lacund della ·vigente legiiiazione, è data f acoltà al cap o del Governo di tJ!Segnare medaglie e diplomi di beneme. renza ad Enti ed a persone che abbiano Jvolto o .svolgano particolare tJtlività a vantaggio degli orfani di guerra . In dipe ndenza dell'uni fica· zione d.-l riordinamento dei servizi d'auistenza, vi ene assicurata al bi·" lancio dello Stato tm'eronomia immediata di almeno cinque milioni di lire, con previJione certa d'un ulleriore umibife risparmio di spesa, a grado a grado che i serviz1 siano meglio organizzati nella nuova f ormazione, senza tutiavia diminuire l'attuale effianza de/Fazione assistenziale, dando anzi a questa tm'esplicazio11e più profirua ed un impulso più ampio. li Governo fascist a, tenendo sempre fermo l'impegno di rit·alutare i Jacrifici de!Ja vittoria, intende, con qunto disegno di Jeè,ge, riaffermare il senlimento di riconoscmza della nazione verso i glorios/ caduti .

Un diseg110 di legge che autorizza, Ùl via permànente, l'EspoSizione triennaie delle arti decorative. "

.B nola l'importanza acquistala da!JIEsposizione internazionale d eile ·arti deco!'alive ed i ndustriali moderne, promossa dal Comiélio Milano-Monza-Umanitaria, nelle precedenti prove del 1923, ·192) e 1927. l succeui conseguiti hanno dimostrato, oltre l'idoneità dflt'orga_nizzazione dell'Ente promotore pel comeguimento d ella fi nalità per cui è !lato costituito, l'utilità e la efficacia d i detta Esposizione per la tecnica delle arti decorative ed industriali modeme. Pertanto con l'aJJuale dùegno di legge si riconosce in via permanente l'Esposizione di cui sopra, stabilendo che eisa avrà luogo ogni Ire atmi e Si accordano all'Esposizione medesima /111/e le facilitazioni fel"roviarie, doganali ed erariali comentile dalle vigenti disposizioni: L'o rdinamento stabile d ell'Erpòsizione permetterà di consolidare il la vo ro compiuto e di trarre dal lavoro sleJJO e dall' esperienza maturata JutJi gli ammaestramenti poSsibili per le · esposizioni suaeJJive, in modo da rendere sempre meglio risp ondenti al/e · loro finalità questi periodici con vegni Ùl cui s'affina il gusto e si t omfoie, cOn sicurezza e rapidità, l'esame critico e commerciale della produzione italiana e straniera

Un disegno di legge conctrnente agevolazioni alle A ssociazioni del pubblico impiego.

Con la legge 14 gir1gno 1928, numero 1310, si è stabilito che agli Enti, Associazioni ed Istituti promo.ssi dal Partito N t!zionale Fascista e che abbiano determinati fini, può eJJere riconosciuta la capacità di acquistare, di riCevere la.sciti e d onazioni, e di compiere altri atti giuridici, e pouono esse re concnse alcune agevolazioni fiscali. Si è rilevato che tali dispo tizioni non sono applicabili alle Associazioni dipendenti dal blico impiego, in quanto) pur essendo queste soggette al controllo politico del Partito, non sono da esso promosse.

Poiché, peraltro, anche quiste ultime .AJJociazio"ni perseguono analoghi a quelli degli Enti previsti dalla legge 14 . giugno 1928 e la impossibilità legale di avere un p atrimonio pregiudica l' al/ività · de/te

Associazioni medesime, con it disegno di legge oggi approvato dal Con- sig/iO dei ministri si eJtendono alle Associazioni dipendenti dal .pubblico impiego le disposizioni della legge 14 giugno 1928, salvo qualche 11d· riante di f orma richiesta dalla pewliare nalttrtJ delle Associazioni in que· stione.

Uno schema di decreto concernente il éensimento del grano trebbiato a mtJcchina e disciplinato dalle norme legiJlative portate dal regio decreto legge 7 aprile 1927, numero 564, e dal decreto del'miniJtro delI'EconomitJ nazionale, 7 giugno 1927. Avvenuto il passaggio -di tal e servizio dal minisiero dell'Economia naziontJle aii'!Jtituto centrale di statistica, .si stimò opportuno riesaminare le dìreJJive ter:niche e ftuare /e modalità con le quali il suddettO cemimento avrebbe dovuto eJeguir.si per dare riJultali più concreti ed attendibili. Sentito al rig11ardo anche il parere de/Ja commi.ssione .speciale per le statistiche agrarie, furo no di accordo proposte per emanare norme integrative fin dall'anno decorso. Mancando però il tempo per la promulgazione d ei decreti itecenari, è stato posto in il nuoVo ordinamento per mezzo d i istit11zioni che si mostrarotiO adalte alla necessità, tanto che il amimento del grano trebbiato a macchina riuscì in complesso soddisfacente, segnando 1m notevole progresio .tu quillo del 1927_. Col decreto approvato dal Consiglio dei ministri nella -seduta odierna, si concretano le accennate iJtruzioni in norme giuridiche, Come . è stato dimostrato dai due ·a'!ni precedenti, il censimento del tre bbiato ha scopi puramente ed eJclruivamente sJatùtir:i.

Uno uhema di regio decreto pel censimento generale dell'agricoltura.

Nel mete di marzo 1930, si" ritiene oppot'luno di procedere a Ire concernenti l'agricoltura, e <ioè:

1. - 11 censimento generale delle aziende agt'icolc, quale esecuzione per l'Italia del cemimento agrièolo mondiale promosso datl'Istilulo internazionale d'agricoltu ra e al quale il Governo_ .si è impegnalo di prend ere part e.

2. - Il censimento professionale d ella po polazione agricola come base dell'azione sindacale e per JCopi particolarmente sindatali, ta/ché esso è finanziato dal ministero delle Corporazioni, per cui conto viene eseguito. ·

3. - Il cemimento_ generale del bestiame, che dove va aver luogo nel 1928 e che fu rinviato al duplice scopo di farlo coincidere con quello generale delt'azienda e di .sormontare la difficoltà che allora si presentava di trovare in bilancio i fondi necessari.

Gli studi preliminari per /'organizzazio ne di questi censimenti sono già compiuti; i fondi relativi sono s/atJziati in bilancio e si può quindi entrare ·nel secondo periodo di preparazione, destinato alla emanazione delle norme a regolare l'esecuzione di queste grandi rilevazioni cenmarie, emanazione la q11ale asstnn e carattere di urgenza in vÌJ/a degli svariati, succeiJivi provvedimenti necessari al buon andamento delle ope. razioni. A ciò provvede appunto il disegno di legge approv"ato oggi dai Consiglio dei ministri. .

Uno schema di decreto concernente 11orme integrative e di esecuzione del regio decreto l I aprile 1929, numero 504, relative al nuovo stemma dello Stato •

Un disegno di legge con i[·'quale si rinvia a/J'armo 1931 la prima Esp01izione quadrienna!e nazionale di arte di Roma, che, a termini dt-lla legge 24 dicembre 1928, numero 3229, avrebbe dovuto aver luoga._ nel corre111e dnno Il provvedimento è sta/ o consigliato dall'opportunità di dare agli artisti maggior tempo per p repararsi convenientemer.te ttlla nobile gara, . _

In seguito, il Consiglio d ei ministri, Sfl proposta del capo del Goministro degli EJteri, ba ttpprovato i seguenti provvedimenti:

U no Jchemtt di decreto che dà esecuzione al protocollo italo-rmgberese conclrno in Roma il 12 marzo 1928 per le modalità di esemzione deli'accordo addizionale alla convenzioni ila/o-ungherese del 27 marzo 1924, relativ"a al consolidamento dei tagliandi e_ dei .liloii ammorlizzati del debito pubblico rmghereJe pf'ebellico coJiocato in Italia, accordo addizionale firmatO in Budapest il 15 marzo 1927, _

. Uno schema di p1·ovvedime11to concernmte l'approvazione di un protocollo ttddizionale al tra/Jato di com mercio italo-svizzero del 27 gennaio 1923 .

Uno schema di provvedimenlo pet- l 'approvazione della proroga al 1° dicembre 1929 del « modus vivendi )) itala-francese del 3 dicembre 1927, proroga stipulata in ' Parigi medùmte JCambio di nole avvenut o il 31 maggio u . J ,

SucceJJivamente, Jll proposta del capo del Governo, il Consiglio ha approvato:

Un disegno di legge recante n orme per la colti va zione ed il commercio dei molluschi eduli, allo scopo di aJJimrartt un·a più efficace disciplina igknica, tenuto presente_ che /dii molluschi in parte notevol e si comumanq crudi, e, quindi, pouono piiì facilmente essere causa e veicolo di diffusione di malaJtie.

Ii disegno di legge considera sia il momento della coltivazione dei moliuschi e dei rispettivi bacilli, sia le su ccessive operazioni di l avaggio, di spedizione e vendita Rimane vietala la vendita delle ostriche e d ei miti/i ch e 11011 da allevamenti e depoJili regolarmente autorizzati a norma della 11110va l egge, e la vendita stessa è condizionata al rilascio d'apposita lùenza del podestà su conforme parere dell'ufficiale sanitario.·

Un diJegno di legge col quale i comuni di CasoJJo e Pedemonte vengono disla!!ali dalla provincia di Trento e aggregati a quella di Vicenza. Il pro vvedim ento, giustificato da evidenti ragioni di viabilità e di commercio7 cancella un'antica sop raffazione del Governo austriaco, che, nelt'anno 1853, aveva aggregati i due cofmmi in parola alla circoscrizione di Trento, prevedendo di non potere più a lungo mantenere il mo dofl]inio !utla ptJrte più meridionale del Veneto.

Uno schema di provvedimento c.he conf erisce ai commiJJario straordinario per la provincia di Roma, fino al 31 dicembre 1929, p oteri straordinari pel riordinamento degli uffici e dei servizi provinciali e per la dispema del personale.

Uno schema di provvedimento che proroga fino al 31 luglio 1929 i poteri straordinari ·aCcordati al comune di Trento pel riordinamento degli uffici e servizi comunali e per la dispensa del personale.

Su proposta del capo d el Governo, ministro delle Colonie, il Consiglio ha approvato inoltre:

Uno schema d i regio decreto contenent e modificazi oni al regio decreto 2 giugno 1927, numero 1050, per l'estensione alla Tripolitania e Cirenaica della legge difna dello Stato.

Uno schema_ di regio decreto concernente la rio rganizzazion e del .servizio dei fari e_ segna/amenti marittimi nelle Colonie

Uno schema di r-egio decreto che accorda la esenzione dal dazio doganale alle macchine e lo ro parti, agli accessori, agli aJtrezzi ed utemi/i di origine e proVenienza italiana destinati alle industrie della Tri politania e" della Cirenaica

Uno schema di r-egio decreto concernente l'estemione all'Eritrea e alla Somalia del/e disposizioni della legge sulla difesa dello Stato

Uno schema di r-egio de creto concerneme il riordinamento dei ter-vizl meteorologici i n Tripolitania e Cirenaica .

Uno schema di regio d ecret o per l'estensione alle Colo nie del regio decreto 21 giugno 1928, numero 1710, relativo ai passaporti per l'estero .

Uno schema di r-egio decreto concernente la ftJcoltà al governato re della Libia dF sospendere temporaneamente, in determinati casi, i pro v· vedimenti penali i n corJo e l 'esecuzione delle condanne.

Il Consiglio ha poi approvato, m proposta del cdpo d el Gover-no, minùtro della Guerra:

Uno schema di regio d ecreto concernente l'indennità pe,' t rasferte compiute nel/'intereue di pri'!laJi.

Un d isegno di legge che autorizztt /'Istituto n azionale per le case d egli impiegati statali a costruire alloggi da assegnarli in fiuo agli uffi· ciali e .sol/ufficiali del regio Esercito , .

Un disegno di legg e recante modificazioni al testo unìco delle leggi mi r edfltttme nlo del regio Esercito approvat o con regio decreto 5 agosto 1927, numero 1437. Il Consiglio d ei miniJtri ha decùo di portare l'oh, bligo del servizio militare sino a cinquantacinque anni.

I n seguito, Consiglio dei minùtrl,_ JU proposta del capo del Governo, mini.Jtro d ella Marin a, ha_ approva!o uno. schema dì regio decreto contenente di!posizioni circa le indennità di trdsferimento alle fainiglie" degli u fficiali d ella regia M arina e dei militari del C.R.E.

Inoltre, su propOJta del capo del Governo, ministro per. l'Aeronautica, il Comiglio ha approvato i seguenti provvedimenti:

Uno schemti di regio decreto che della norme circa i traspo rti aerei sovvenzionati e per gli aeroporti aperti al traffico aereo civile

Uno schema di regio decreto relativo aJJa dell'indennità di cantiere al personale dipendente daJ/a regia A eronalitica.

Uno JChema di regio decreto contenente norme per la disciplina delle ve rtenze cavai/fresche !ra ufficiali del Eurcito, del/d regia Mari11a e della regia A erona11tica. '

Uno d i regio decreto che appo rta alcune modi/iche mento per la navigazione aerea. .

Uno Jchema di provvedimento con il quale Ji stabilùcono i moli del personale militare e civile della regia A eronautica per 1929-'30.

Un disegno di legge relativo a.J rec/fllame111o degli ufficiali di complemento nel corpo d el Ge nio e del Commissariato militare della regia A eronautica. ( + ) *

CONTRO UNA PROPOSTA DI LEGGE **

Io non voglio dir nulla contro la presa in conside razione, ma dichiaro che, per ragioni di principio, sono · nettamente contrario alla proposta di legge.

• Nelia 2654 riuniOne, t enutasi il 13 giugno 1929 (ore 10-12), il Consiglio d ei ministri deciderà il «rinvio di un anno nella. dei reclutamenti nelle amministrazioni dello Stato» e «la proroga del divieto di esportazione del fr umento» (Da Il Popolo d'Italia, N 142, 14 g iugno 1929, XVI).

u Dichiarazioni fatte al Senato, nella tornata del 12 giugno 1929 (ore 16· 17.15), .durante lo svolgimento della seguente proposta di l egge dei senatori Omero D'Aste, Raffaele Garofalo, Gesua ldo Libertini e Girolamo Marcello : «Modifica · zione dell'articolo I O della legge 11 giugno 1925, nwnero 998, sulla riforma delle disposizioni sull"affrancazione dri canoni, cmsi e altre presta:ziorù p erpetue •· (Dagli .lftti padamenlari d ella Camera d ei Sfl11atori. DiuuJJiMi. ùgiiia1ura (il. Snsione cir. Vol ume 1·, pagg. 60, 607)

PREFAZIONÈ A «GLI ACCORDI DEL LATIRANO»*

l discorsi che vengono raccolti in questo volume, sono quelli che hO pronunciato nei due rami del Parlamento, in sede di discussio ne del disegno dì legge per l'approvazione degli accordi del Laterano.

Non vi sono che poche aggiunte a guisa di documentaZione, che non feci oralmente per non allungare all 'infinito soprattutto il mio primo discorso, e qualche precisaziOne di non grande rilievo. Rileggendoli, come ho fatto attentamente prima di licenziarli per le stampe, mi sono ancor più convinto che essi erano strettamente necessar? da tutti i punti di Vista, non escluso quello puramente illustrativo. I f ascisti ha nno vissuto t roppo la storii contemporanea per ave re l'obbligo di conoscere alla perf ezione quella pasSata. Bisognava dunque tracciare lo sviluppo degl i avvenime nti, p e r. mostrare come si era giunti alla soluzione di una, sin all' 11 febbraio, ritenuta universalmcnfe insolubile questione. Questa soluzione, 3:ttuatasi all ' infuori di ogni e qualsiasi ingerenza ·straniera, noi la salutiamo Con alta soddisfazione come fascisti, poiché essa ri mane indissolubilmente legata al nostro regime e alla rivoluzione delle_ camicie nere; come italiani, perché ha tolto l'ultima grave riserva sulla legittimità del possesso di Roma; come cattolici, perché, riconoscendo apertamente la sovranità del Pontefice, abbiamo reso visibile e sicura quella indipendenza da ogni potenza terrena che gli è indispensabile per la sua missione pastorale.

La città del Va ticano, minima nel territorio, vasta nello spirito, e Roma monarchica e fascista, sempre più g rande come cuore e anima di una grande, vittoriosa nazione, stanno ore vicine, dopo i reciproci riconoscimenti, in atteggiamento di le.al e amicizia.

Il primo telegramma del Pontefice è stato mandato al re d ' Italia Davantì a questo semplice fatto, ognuno intende, sol che rimernori i giorni non lontan i, che qualche cosa di nuovo si è verificato nella storia delia patria.

Mussolini

Roma, 14 giugno dell'anno VII {1929].

* BENITO MUSSOLINI - Gli açronii Je/ l..altrtmo. Dir(lfJi a/ p;._J,menloLibreria del Roma, 1929. (Seçonda edizione çon appendice).

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