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OP:iRA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

nella vita di un uomo. I fascisti, i quali sono e debbono e.ssere la coscienza dell'Italia nuova, sentan o questo senso storico della lorO missione e sap piano superare, nella visione del futuro, la breve e non sempre no -· vicenda quotidiana. · , · .

3. -I rapporti tra ·capi e g erarchi debbono essere, sl, tenuti con la p iù rigida · disciplina; pena: il d isordine e l'anarchia, ma debbono essere animati e cementati dalla p iù affettuosa collaborazione. l capi, attraverso il fascismo rurale, debbono mantenere i rapporti con la ·grande massa della popolazione che vive lontana dai grandi centd urbani. I rapporti t ra piccoli e grandi d ebbono essere improntati alla più aperta e ' nobile schiettezza. I sotterfug i, le conventicole, le piccole co ngiure, la calunnia, la critica subdola, le r:niserie di ogni gene re ri pugnano alla concezione morale del fascismo.

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4. - Bisogna assistere le masse lavoratrici, come quelle che; avendo maggiori necessità, rièhiedono maggiori aiuti. O ccone pe rò che og ni a iuto materiale abbia un substrato ed ucativo e morale . Senza la luce d ello spirito nessuna opera è f eco nda e d uratura. B indisp ensabile badare a non ricadere, nemmeno per un errore della cosiddett:l fede, nell'inganno d emagogico. Le illusioni di qualunque genere sono pericolose ; esercitate sulla massa lavoratrice poi, sono add irittura delittuose. Quindi, non p romettere mete irraggiungibili; precisare il pu nto di arrivo e s ino a quello accompagn are il popolo con d ecisione e franchezza: Fare intend ere chiaramente che per il fascismo la collaborazione · di classe non è un legame unilatera le, ma un preciso dovere - p,rima morale e sociale , ch e legale - al quale bisogna che indistintamente tutti g li cleme nti della produzione.

5 - Tutti i f ascisti che ne abbia no i re<Juisiti debbono entrare n ell:1 Milizia, la qual e non solo deve essere fie ra delle tradizioni .squadriste donde t rae la sua orig ine, ma semp re più integrata, perfezionata , a rmat a, deve te!lere il' suo degno posto fra le altre forze organi che dello Sta to; acca nto a lle quali è ch iamata a svo lge re la sua attività. Balilla ed avanguardisti .debbono essere vigilàti con particolare cura, costituendo essi Ja vitalissima riserva della nazione.

6. - Pe r essere all'altezza della propria missione, il fasCista deve essere libero nel ffiodo più assoluto d a q ualsi asi vincolo O rapporto di intcrdipende nza che potrebbe lim ita re la propria azione di regolatore e di controllo. Deve soprattutto essere d isinteressato, per d imostra re in og ni momento che . tutto ciò che riguarda la sua attività privata è comple ta mente estraneo alla sua fun zione politica.

7. - Il popolo, con Ja solennità d el plebiscito del 24 marzo, no n so lo approvato l'azione passata d el r egime, ma ne àpp rova sin da o ra l'azione f lltura. N e consegue quindi che ciascun fa scista, nell' ambito proprie attribuzioni, deve dare tutG. intera la propria attività, assoluto spirito di dedizione, perché l'attesa non vada delusa e il futuro superi il passato, come il pieno meriggio l'alba.

AGLI ALPINI IN CONGEDO*

Il mio discorso sarà breve. Prima di tutto sono lieto di porgervi il mio saluto e quello del Governo fascista. Sorio lieto di parlarvi fra queste mura gigantesche, che testimoniano della potenza immortale di Roma, e di fronte a quella croce che testimonia la grandezza di una della nostra fede. Roma, cuore ed anima d'Italia, vi ha accolti con grande affetto e con immensa ·simpatia . Vi è, in questo affetto e in questa sim· patia, un'eco di quella gratitudine che tutta la nazione deve' ai suoi alpini.

Siate fieri, o alpini, per quanto avete corripiuto durante la grande guerra. Ricordate sempre, con pensiero pietoso, i yostri commilitoni caduti; narrate le gesta di cui ·foste autori. Passera nno gli anni ed i secoli, ma il vostro eroismo rimarrà indelebile nel cuore del popolo italiano.

Siate fieri delle vostre montagne, amate la vita delle vostre tagne, non vi seduca il soggiorno nelle cosiddette grandi città, dove l'uomo vive stipato nelle sue scatole di pietra e di cemento senz'aria, con pòca luce, con minore spazio e spesso con grande miseria.

Siate orgogliosi d i una numerosa e gagliarda prole, perché sarebbe un triste giorno pe-r voi e per la · nazione quello in 'cui la razza dei forti alpi ni dovesse fi nire. (Gli alpihi gridano: «Mai ! Mai!»).

Conservate intatte le vostre superbe qualità di silenzio, . di tenacia, di resistenza aJle fatiche, di spirito di sacrificio, e io sono sicuro che se domani le nostre porte d'Italia fossero minacciate ed il re facesse suonare le trombe dell'adunata, tutti gli alpini sarebbero al loro post? e risponderebbero: «Presenti per la vita, per la morte c la gloria!».

• Il 5 aprile 1929, Mussolini era rientrato in auto a Roma Il 7 apri le, verso le 13, al Colosseo, dannti a venticinquemila alpini in congedo convenuti nella capitale da ogni pa;te d 'Italia, pronu ncia i l discorso qui riportato. (Da Il Popolo J'llalia, Nn. 84, 7., 9 aprile 1929, XVI).

102• RIUNIONE

DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*

Erano preunli tutti i membri del Gnm Consiglio, ad eccezione di S . E. hfarJelli e de/J' on. Starace, · assenti gùutifi-cati.

S. E . il capo d el Governo e Drue del fas ci fmo ha f atJo una 'deJ/agliata. relazione m/le elezioni plebiJCitarie, s:dla preparazione svolta dai prefelli, dai dirigenti del Partito e dalle diverse o rganizzazioni e mi valore dei risultati ol/cnuti.

Su tale argomento, è stato volato it ug11ente ordine del g;o;nol:

«!t Gran Consiglio comidertr il plebiscito del 24 marzo de/t'anno V II come la grande, solenne ade1ione del popolo italiano al regime fasci• std, ade1ione senza riJerve, coJÌ come jfl ._ chiesta dal manifesto . della vigilia.

«Il Gran Consiglio amm onisce altamente e gregari di 111{/e le fo;ze ed ùtituzioni del regime a rendersi, in ogni campo, in ogni tempo, ed in ogni prova, umpre pùì d egni di questa attestazione di immema fiducia Offerta da tutta la nazione al ·regime faJCÙia.

« /J Gran Comiglio delibe ra che i -risultati del plebhcito sitmo scol-piti SII ogni palazzo del Governo nelle provincie e _ stJIIe Ctue d elle Federazioni e dei Fasci dei rttpoluogbi di provincia».

S. E. Turati, ugretttrio del Partito, ba quindi riferito mi regolameJIIo della Camertt. S111fa ma relazione, hanno preso la parola LL EE. R occo, Giunta e Bollai, gli onorevoli Farinacci e M araviglia, ed il dottor Forges-Dav.:mzati.

· Ha rittJSfmto la dùcuuione S. E. il capo del Governo Sono Jlati votati i segtJenti ordini d el giorn(} :

«Il Gran Comiglio riaffirma che la Camera d'origine corpordÙtJtt ha carallere politico e funzioni politiche e che i compiti dei deputati faJcùti comùÙmo:

«a) nel controllo diligente della gestione di tutte le ammi nùt rdzioni dello Stato, specialmente all raven o la dùmuione dei bilanci;

«b) nella collaborazione alla elaborttzione dei dùegni di legge propolli dal Governo o d'iniziativa pmlameJIIare ».

«Il G ran Comiglio d elib era che il dep utato jaJCista JoJpeJo da ogn; aJJività politica perda il" diriJJo di frequentare l'Aula e cbe il depufaui.!la espulso aut omaticamente dal . mandato» .

"' Tenut asi a palazzo Chig i 1'8 aprile 1929 ( ore 22-0 30). (Da Il Popolo d' Italia, N. 85, 9 aprile 1929, XVI).

«Il Gran Comiglio, 11dita la relazion e di S. E. Turati, decide che il regolamento della Camera sia aggiornato secondo il carallere e le funzioni della nuova Camera».

Il capo del Go vemo ha quù1di dato la parola aJI'on. Ricri per il rapporto !li/l'Opera 11t1zionale balilia e sulle modalità della Jerza leva faJciJta.

SuJ/a relazione, hanno parlato gli onorevoli Turati e Ferretti, JO · pratlullo per quanto riguarda le organizzazioni Jportive. H a risposto l'on, Ricci. A conclusione della relazione, è Jlato 1.10/ato il segueute ordine deJ giorno:

«Il Gran Comiglio, udita l'importante ed intereJsante relazione dell'an. Ricci JtJIJ'Opera nazionale balilla e sulle. m odalità della terza leva fasrisld, pldude alla· sua allività e saluta con profonda sim patia i cm· tomi/a balilla che passeranno nelle avanguardie e gli ottantarinquemi/a avanguardùti che il 21 aprile entreranno armati nei ranghi della Milizùt e del Partito d dijeJa del regime e della rivoluzione farcùJa ».

103" RIUNIONE

DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*

Erano preunti tuili i membri del Gran Consiglio, ad eccezione delle LL. EE. Martelli e Tittoni e dell'an. Starace, au m ti. gùuti fic ati.

Il capo del Governo ha dato /4 parola a S. E. Bottai per la fe fa zione su/Ja riforma del Comiglio nazionale d elle corporazioni.

L'on.. Bottai, dopo av ere riasumJ o i. l ermini generali del progello, dà leJJma dei SÙ1goli arlicoli, soffermando.si in particolar m odo, JtJll'articolo 2, che stabiiùce spettare al capo del Governo,. primo mini.stro e segretario di Stat o, la . Pre.sidenza del Comiglio . delle corporazioni ed in sua -tJece al ministro ' od al sotto.segrelario alle Corporazioni/ sull'articolo 3, che ne slabilisce la composizione in selle sezioni, corrispondenti ognuna etile grandi branche della produzione nazionale, ed in almne sottosezi oni per categorie di minore importanza,- ùtll'arlicolo 4, che desu)ve la compo.sizione dell'auemblett generale del Comiglio,- .sul- l'ttrti(o/o 10, che enumertt le per m i il ComigUo è orga110 di consultazione; sull'articolo 11, che confe risce al Comiglio l'incarico della form ulazione di progetti di legge e di regolamenti in materia . di disciplina della produZione e del lavoro; sull'articolo 12 , che conferisce al Consiglio funzioni di f ormazione di norme per il 'coordinamento . deli'allività aiJi.stenziale, per il coordinamento delle varie discipline dei rapporti di lavoro stabilite da con/ratti · collettivi, · per il regolam ento dei rapporti economici collettiVi J1·a le varie categorie della produzione rappresentat e da A JJociazioni sindacali regolarmente riwno;ciute, anche in deroga alle di!posizioni della legge sindacale e del t·elaJivo regolamento; sull'articolo 131 che attribuiJce alle sezioni e sottosezioni del Comiglio. le attribuzioni ed i poteri della co rporazionej su/t'artiColo 17, che dà facoltà al capo del Govern o d ' invitare ad auiJtere alle sedute del Consiglio, in qualità di osservatori, i rappreJenlcmli di organi zztlzioni permanenti internaziOnali cui )'Italia partecipi a mezzo di delegazioni nominate dal Governo del rej . sugli. articoli 2 1 . e 22, che riguardano la lraJfo rmazione del Comitato infersindaa.:le central e i n Comitato rorporati11o centrale

* Tenutasi a palazzo Chigi il 9 ·aprile 1929 (ore 22- 1). (Da Il Popolo d'ltalitt, N. 86,_ 10 aprile 192Sl, XVI).

L'on. Bollai dà quindi lellura del progello .sulla sistemazione legale dei Comitati intersindaca/i provinciali, soffermandosi sugli articoli che ne stabiliscono la composizione e le funz ioni, proponendo, onde evitare inutili duplicazioni, l'abolizione della q um"/a uzione dei Coiuigli provinciali dell'econOmia e la attribuzione dei relati11i compiti in ordine al co/locafnenlo della mano d'opera alla stessa corporazione provinciale.

La presidenza del Comitato corporativo centrale e delle corporazioni provinciali spetta al segretario d el Partito ed ai segretari federali:

Sulla relazione di S E. Bollai e mi vari articoli, banno iJJterlo. tptilo le U. EE. Turati, R occo, Bianchi,- gli onorevoli Farinacci, Sansanelli, Bianchini, Bennf, FioretJi, M archi, Ciardi, Di Giacomo, Maraviglia, M agrini, Rtlzza, Suardo; ed il d ott or Foiges. Ai vari interlocutori ha risposto S. E . B ottai.

S. E. il capo del Governo ba riasum/o la discussione , Il progetto-è approvalo alla unanimità.

Quindi il segretario d el Gran Consiglio ha dato lettura del rego· lamento i nterno del Supremo Organo della rivoluzione.

A lla disçuuio ne dei vari articoli, ·hanno part ecipato le U. EE. Giu· riati, R occo, Federzoni, Bianchi, Balbo, Cristinij gli onorevoli Me/chiari, M archi, Suardo,- ed il dottor Forges.

H a rispost o S. E. l' on. Turati. Il regolam ento è stato app rovat o alla unanimità.

Il ugretario del Partito ha p oi d ato delle d isposizioni p er la celebrazione del Natale di Roma

Nella mattinata, si svolgeYà, in ogni capoluogo di provincia, la cerimonia della terza leva faJrista.

Secondo le istruzioni che verranno impartile (ial Comando generale della Milizia e da/l'Opera nazionale balilla) gli avanguardisti che bdnnd compiuto il diriauelt_esitho anno di età entreranno nei ranghi della Milizia prestando giuramento.

Alla cerimonia interverranno tutte le autorità e le rappresentanze · di /111/e ·le forze del regime,

Nel pomeriggio, tutte le forze sindacali 'organizzeranno delle euur· sioni in località idonee. Agli ircrilli ai sindacati che esalteranno la vita opero sa ne/Ja serenitq della campagna e de!ltl momagna, i dirigenti iJiuJ/reranno i l significato della· festa · fascilla del la vo_ro.

A.J/t1 sera, nelle sedi dei Ftlsci, illuminate a festa, il Jegre/tlrio d el Fascio procederà alla conugna à elta /eJJera del Parli/o ai gio vani fauisti e cOmpleterà la con.segna del moschetJo co n l'o ffe rta del libro « Dollrina fascista » 1 che la Direzione del Partito ha provveduto a far distribuire. Ogni seg retario di Fascio illustrerà i doveri di ogni ca"jicia nera e farà preJ/are il solenne giuramento con la formula: « Giuro di eJeguire senza discutere gli ordini del Duce e d i servire con l ui/e le mie forz e e, Je neceJJario, col mio sangue, la cauja della rivoluzione fascista».

Nella serata, le bande della Milizia e del Dopolavoro suonerann o Ju/Je piazze gli inni della patria e della rivoluzione.

PREFAZIONE A «VOLI PER IL MONDO » *

Caro Ferrario, ho letto bozze del vostro volume e vi mando le poche parole che desiderate come prefazione. Poche e . forse superflue. Il libro è di un interesse non soltanto vivo, ma emozionante e commovente. Non in eSso soltanto la storia varia, difficile ed eroica ·del vostro.·decennio aviatorio; ma vi è, anche, la storia della rinascita, non meno fa-· ticosa ed eroica, dell' ala italiana. Ala che voi avete portato, con mirabile perizia, con intrepida fede, su tutte le terre, per tutti i cieli, oltre tutti gli O cearii. Voi potete dire, senza falsa modestia o precipitazione retorica, che veramente nel vostro occhio è passato il panorama del mondo. ·

Vi ringrazio p erché avete voluto anche ricordare il nostro abbastanza movimentato volo del 23 maggio 1923 : Rom3.-Udine e ritorno.

Gli italiani, specialmente i g ioVln i, e soprattutto coloro che amano il volo e volano, lcggcrànno. il vostro libro e trarranno da ·esso cleme nti di v ita p er qUelle virtù che voi possedete in misura somm_a e che io vorrei diventassero insep ara bil i dall' ita lia no nuovo.

MUS S OLJ N I

Roma, 11 aprile dell'anno VII [ 19291.

VENTUNO APRILE A VILLA GLORI*

Ufficiali! Sottufficial i! Soldati! Camicie ne re! Avang uardisti! _

Vi siete p resentati ed avete sfi lato in modo perfe tto. Il mondo vi osser va. la patria è d i voi.

Per il nostro re e ia, eia !». Per l'Italia f ascista , «eia, e ia, e ia!)>. '(Dalla adunata si risponde « .a/alà.' » ttltinimi per ·il re, per }'Italia e per i l D 11ce). **

.261' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ***

S 11 proposta del capo dei Gove mo , p,-hno minhlro, segretario di Stato, il Consiglio d ei ministri ba approvato:

U 11 dùegno di legge con il qtJtJ!e, a titolo di riconoscenza nt:Jzio- n «Si è svolta qui"ndi la simbolica cerimonia con cui quest'anno si effettua 13 leva fascista. Dopo che il segretario federale dell'Urbe ha letto la forinula del giuramento, il grido form idabile " Giuro !" si ! levato diii campo e tutte le g iovani avanguardie passate al la Milizia, in una indescrivibile manifestazione di entusiasmo, h anno levato i moschetti ed agitato i gagl iardetti, acclamando freneticamente. Il loro vibrante, g iovanile i mpeto, come un'ondata travolg ente, si è diffuso in tutta la massa e ad esso si è associato il pubblico delle tribune ». (Da II Popofo d'ltali<t, N. 97, 23 aprile 1929, XVI) u • T enutasi il 22 aprile 1929 ( ore 10-12). (Da Ii Popolo d' Jt.,/ia, N 97, 23 aprile 1929, XVI). ntde verJo la mem,orìa del mareJCial/o d'Italia, conte Luigi _ Cadorna1 viene conferito alla di lui vedova un auegn<J'vitalizio annuo di lire éen· tomi/a, in aggiunta·agti altri aJJegni che per quai.JiaJi titolo Jiano ad usa dovNti a norma delle leggi vigenti. ·

• A Roma, a villa G lori, la mattina d4!:l 21 aprile 1929, Mussolini p assa i n r ivista. cinquantamila tra soldati, camicie nere, marinai e balilla, e quindicimila avanguardisti in procinto "di en trare a f ar parte della M.V.S.N. Terminata la rivista, i l Presidente del Consiglio pronuncia le parole. qui riportate. (Da l/ Popolo d'llalia, N. _97, 23 aprile 1929, XVI}.

Un disegno di legge per effetto del quale il regio Comitato /alaJJO · grafico italiano, attualmente dipendente dal mifzistero della Marina, paJJa a far parte del ConJiglio nazionale delle ricerche. In Jeguito alla iJtittJZione del Comiglio nazionale delle -ricerche p"el coordinamento e lo sviluppo di tulle le ricerche Jcientifiche, specialmente dal punto di vista delle applicazioni ' pratiche, con il provvedimento oggi approvato dal Con.siglio dei ministri Ji ;ono accentrate _ nel dello ConJiglio anch.e le ricerche Jcientiftche P,er lo studio dei mari. E ciò sia ·perché il Comi: glio delle rirerche creato è specialmente altrezzato per dirigere o-rganiJmi ed iJtituti del genere de/ Comitato talassografico, e potrà quindi dare nuovo e maggiore sviluppo a/Je ricerche scientifiche nei mari, sia per assicurare il coordinamento di tali importanti ricerche con le altre cui i{ Consiglio in altri campi Jimilari

Un diJegno di legge col quale fJiene riconosciuto al Sindacato na. zionale degli artisti un compito specifi-co in materie di esposizioni e mostre di arte. Tale compito - si estrimecherebbe con il parere tecnico artiitico del Sindacato su tutie le domande di autorizzazione per esposizioni e mostre di arte di cui a/J'articolo 1 del regio decreto legge 7 aprile 1927, numero 515, nonch"é una congrua rappresentanza del Sindacato stesso in tu/le le commissioni e giunte per le esposizioni e mostre anzidelle. LA nuova funzione, che verrà ad euere una delle più importanti del Sindacato naiionale artisti, valorizzerà il Sindacato nazionale, men- · Ire l'intervento del Sindacato nella disciplina delle · manifestazioni artiJiiche concorrerà al miglioi-e coordinamento di esse e ad auicurare la maggiore rispondenza ai/e nobili tradizioni artistiche naZionali. Col p roJJvedimento medeJimo, inoltre, si accorda, nella concessione. delle ar:to· rizzazioni a promuovere esposizioni e mostre d'arte, la precedenza a quelle organiziate direJJam ente dai Sindacati artisti, dato che questi, per la loro composizione, facendone parte soltanto artisti di tuJte le tendenze degne di qualche rilievo e per la lo ro qualità di organi di dirillo pubblico, danno la maggiore ga-ranzia p_er la riuscita delle esposizioni e mostre

Un decreto con il quale si abrogano le speciali disposizioni vigenti delle nuove provincie in materia di giustizia militare. Con regio decreto 13 marzo 1921, ·numero 299, furon o estese in genere alle' nuove provincie le riguardanti la giustizia militare, ma si stabilì che per la cognizione di tuili i reati, anche di quelli non contemplali daJ Codice penale militare; commessi da militari, fossero competenti a giudicdre i Tribunali mìliçarì. E ciò in deroga alle disp osizioni vigemi neJle 11eubie · provincie in mi i Tribunali militari Jono competenti soltanto per i reati p,revisti dal Codice penale militare Tale di carattere ,Jransitorio, aveva la .JUa ragione d'eJSere nello speciale momento in cui fu emanata, in tendeva ad evitare che i noJiri militari doVessero euere assoggellati'pei reati non preveduÌi per i ( tempo di. pace dal Codice militare n"ella legiJiazio ne dello· Stato nemico vimo, mantenuta temporaneamente in vigore. Estese alle· nuoVe provincie le leggi penali del Regno, la deroga di cui sopra non ha più alcuna ragione- di euere mantenuta in vigore, e pertanto, col odierno, approvato dal Consiglio dÌ fini dell'unità della funz ione giu· riJdizio nale, si attribuisce all'autorità g iudiziaria ordinaria de/le _ nuove provincie la ,1ormale competenza JIIÌ reati commeui da militari ..e non previsti per il tempo di pace dal Codice penale mi/ilare, al pari di qu"anto è di!po;Jç> per le altre provincie del R egno

In s eguito, su propoita del capo del Go ve rn o, niiniiJro per gli Affdri EIIeri, il Coruiglio ha approvatOo :

Un disegno di legge relativo all'approvazione della convenziorTe Jtipulata fra e l'Albania per lo Jcambio delle corrispondenze e dei pacchi postali, firmata in Durazzo il 2 agosto 1928. ·

Uno schema di provvedimento col Ji proroga al 1° giugno 1929 il « moduJ vivendi » dì stabilimento provvisorio stij;ulato in Parigi Ira l 'Italia e la Framia il 3 dicembre 1927. .

Un · disegno di legge che determina per il 1929 le merci prodotte neJ/e iJole italiane dell'Egeo da ammettere in franchigia a/J'importazione del Regno.

Un disegno di legge per l 'neruzione. della convenzione d i estra· dizione tra il Regno d'Italia e la Repubblica di Cuba, firmala in A vana il 4 o/lobre 1928.

Un dùegno di legge per i'esecuzio11e dei seguenti al!i internazionali, .rtipulati in Ginevra fra l' Italia ed altri Stati: l. - Convenzione inlernazionttl e per l'abolizione dei divieti e delle restrizioni ·all'importazione ed espor/azione, protocollo relativo e dichiit· razioni anneJJe, Jtipulati. 118 novembre 1927.

2. - Accordo complementare 4lla convenzione di cui sopra e prot ocollo relativo con dichiarazione anneua, Itipulati l' 11 agosto 1928.

3 . - Accordo internazionale concernente l'esportazione delle pe/Ji e protocollo relativo, stipulati JIII 1928.

4. - Accordo Internazionale concernente l'e1portazione delle · ona e protocollo relativo, stipulati l'II luglio 1928.

Uno Jchema di decret o che modifica il regio decreto 16 novembre 1926, 1111mero 2250, ed il terzo e q11arto comma del regio decreto l egge

21 gennaio 1926, numero 175 , circa fa· .Icelta d el penonale di retti vO ed i m egnantc d elle Scuole italiane alt' e.Itero.

Uno sch ema di decreto relalivo all'approvazio ne d ella dichiarazione firm ala in Bruxelles fra l'Italia ed it B elgi o il 29 gennaio 1929, C0 ,1· · rernente la modificaz.io ne d egli arti coli 2 e 3 della convenzione di e;t ra· diziom italo-belga del 15 gennaio 1875.

Un disegn o di legge relativo all'approvazione del /elione firmal o in Riga PB dicembre 1928, che modifica la linea prima dell'articolo 9 d ella con venzione commerciale italo-lettotJe d el 25 luglio 1925.

Il Com ig/io ha poi approvato, .IU propo;ta del capo del Governo, minhtro d ell'l nierno, ·i segùenti _provvedimenti:

Un diugno di l egge in virtù del quale i prefetti, per prov vedere ai bùogni d el/'auiJt enza farmttceutica ne/te stazioni di cura, vengono autorizzati a permettere l'apertura nelle JNdd ette .Itazioni d i farmarie succursali limitatamente al periodo_di cura: Il pro vvediment o contem · pera eqYament e, çon opp ortu ne dùp o1izioni, il pubblico i nl ereue che si cannelle al migliorament o d ei servizi di assistenZA farmaceiJ!ica, r:o n "quello dei f armaciJti privati, che già esercitano nelle stazioni d i cura e nelle vicinanze . delle stazioni st eJSe.

Un dùegno di l egge recante la creazione di un nuovo Ente minato « 0Jpedale 111hercolosario e Janatorio Benito MuJSo!ini », con ude in Rag uJa, me_diante la fusione dell'Opera pia già esù t ente in Ragusa con I'O;pedale Sannito esiJtente nello stesso comune.

Un dù egno di legge col quale si stabilisce che, per la prima assegnazi one e daSJificazione d ei segretari comunali e p er · la d ei riipetti vi ruoli, ;i ha riguardo alla popolazione legale dei co muni accertata al u sto censimento generale d ella popolazione al / 0 diceinbre 1921 . A.d i ntervalli non minori di cinque anni, si p rocederà alla re visi one d ell'as;egnazione e claJJifocazionC dei seg_retari w m unali i n base a criteri ch e saranno volta per volta d et erminati con d ecreto riale, udiio l'Istituto ren/ral e d i. statist ica.

Un disegno di legge in virtù d el quale, inlerpreiando .in modo per tutJi obbligatorio, i n con f ormità a!Jiarticolo 73 dello Statuto, le norme legùlative in vigore, si ;tabilisce che la facoltà .straordinaria accordata agli Enti l ocali per u n periodo deter.minato di dispensare dal servizio il peruma/e da eJJo dipendenJe per qual;iasi motivo di idoneità al_ u rvizio · sleuo i n relaz ione alle esigenze di riordinamento deglì u ffici e u rvizi, det1e intenderJi non condizionata all' obbligo de/Ja prt'fJentiva comunicazione agli. inlereSJat i dei m otivi e delle cauu della di.I pema. 11 provvedimento d i d ispem a de11e e.uere motitJato, m a basta l'indi ca· zione, anc.he generica, della ca11sa della dispensa Lo schema i n parola, futando la portata· esatta det/e diipoiizioni in vigore, auicura quella certezza del diritto che risponde del pari .:1.J/e e;igenze d ei .singoli ed a quelle pr"eminenti della pubblica amministrazione, scolpendo il concelta che la di.spema del servizio d elerminala dalla nereuità di auùurare rm riordinamento .straordinario d ei pubblici uffici locali, non ha cara/lere di pena, ma di ·ohiellivo provvedimento amministrativo, e perciò va dit tinta da ogni esonero di .servizio determinato da m otivo dì carallere disciplinare, nonché dalle forme di dispema det erminate da indegnità politica.

Un disegno di legge destinato a promuovere ed agevolare le opere necessarie al rùanamento della zona Astagno, in Anco na, reclamato da urgenti esigenze di igiene e di edilizia. ·

Uno schema di decreto recante il regolamento sulla vigilanza igie· nica d el latte destinato al consumo · d iretto. Le nuove norm e regolamentari t endono a migliorare sensibilmente le condizioni del latte ali· mentare, con vantaggio generale, e particolarmente dell'infanz ia, i mi· d iala da gravi malattie che il /all e non igienicamente sicuro propaga con faciiità dannosissima. 1/ provvedimento, che ha ottenuto in preCedenza l'approvazione del Comiglio di Stato, si ricollega stretla men/e al sistema . organico delle previdenze legiJlative ·adottale dal Governo fa.rcista per la tutela igienica del · paese e partiwlarm enle dell'in· fanzia .

Succeuivamente, su proposta d el cap o del Go verno, ministro delle Colonie, sono approvati dal Consiglio i seguenti provvedinJenti:

Uno schema di decreto che proroga la facoltà di pro vvedere al ser· vizio d'ispezione delle opere pubbliche delle .Colonie con personale del Genio Civile in pensione

Uno schema di decreto per la estensi one ai governatori di Colonia ed ai segretari generali di Colonia delle di!posizioni di cui all'arti· colo 6 del regio d ecret o 21 gennaio 189.5 , numero 70, ed all'arti colo IO del regio decreto 5 aprile 1925, n11mero 441, relative al collocamento a riposo per ragioni di servizio. ·

Uno uhema di decreto col quale la facoltà del miniJtero_ delle Colonie di decidere in merito alle concessioni di croci di guerr'a per t itoli comuni è estesa alle proposte riguardanti i nazionali ct>mbaJJenJi nelle Colonie ·

Uno schema di decreto minùleriale con cui i fdt/i d'armi di AbheiJa Esc Scerghia e Guerat El A fie sono considerati, a tuili gli effe/li, operazioni militari di grande Polizia militare.

Uno schema di decreto che estende aJ/a Libia e all'Eritrea l'ordi· namenlo del Registro italiano.

Uno schema di proflvedimento riguardante 'la garanzia dello Sta/o per un ulteriore finanziament o di venticinque milioni di lire aJia Società deJ!e saline e industrie deJ!a Somalia seJtentrionale ( Migiurtinia).

Il capo del Governo, ministro della Guerra, ha soltoposto al Consiglio, che ha approvat(Jo:

Uno di provvedimento contenent e modifiche ad alcune disposizioni sul reclutamento dei militari del regio Esercito.

Uno schema di decreto per l'indennità di soggiorno ai militari addetti quali scrillurali presso le Commissioni mobili di arruolamento.

Uno schema di decreto contenente norme per la riassunzione, da parte deJI'amministrazione della Guerra, d ei la vori di e di grande dei fabbricati militari.

U11 diugno di legge riguardante il trattamento di quiescenza per gli dei Reali Carabinieri provenienti dai .sottufficiali dell'arma.

Uno schemtl di decreto relativo ai faJti d'armi di Esc Sc ergbia e di Gu eral El Afte avvenuti in Libia, che pouono dar luogo a ptomozione e passaggio di molo per m erito di guerra.

Il Consiglio dei ministri ha1 inoltre, approvato, Jll proposta del capo del Governo, ministro dell.:t Marina, uno srhema di d ec reto che m odifica ttlcune disposizioni .contenr1te nel regio decreto 11 ouobre 1928, numero 2325, circa il trattamento economico .spettante nei casi di brevi gite giornaliere per servizio ai personali d ella regia Marina. (!+) *

AGLI AVANGUARDISTI DEL PRIMO CAMPO « DUX » **

Avanguardisti!

Avete _in questi giorni offerto a Roma uno spettacOlo meraviglioso di forza, di bellena e di disciplina.

Roma, la nostra Roma, vi ha accolto con immensa simpatia. Ora che le vostre prove sono finite, prove ·che debbono fortificare il vostro corpo e pre parare · il vostro spirito, sono venuto a porgervi il mio luto. Sono sicuro che il· ricordo di qUesti giorni trascorsi in questo CaJ!lpo all'aria ape rta e libera, nella capitale, rimarrà indelebile nel" vostro cuOre

• Nella. 26ZA riunione, tenutasi il 24 aprile 1929' (ore 10-12.30), il Consiglio dei ministri attuerà «un altro postulato d ella Carta del Lavoro: l'assicu· razione obbligatoria contro le malattie professionali a favore delle classi operaie»; e provvedimenti per « il concentramento di Casse di Risparmio nel Mezzogiorno », per «incrementare la razionale preparazione dei terreni», e per il « funzionamento e l'ordinamento delle Milizie speciali Ferroviaria. Postelegrafonica e Portuali!'». (Da 11 Popolo J' lltslù:, N. 99, aprile 1929, XVI).

•• A Roma, ai Parioli, i1 pomeriggio del 24 aprile 1929, Mussolini visita il primo campo Dux, fonnato da qu.indicimila avanguardisti di tutte le regioni d' Italia. Entrato nel campo, H Presidente d el Consiglio sale su un altissimo podio e rivolge agii avanguardisti le parole qui riportate. (Da Il P()polo d'ItAlia. N. 9 9, 2) aprile 1929, XVI).

Sono sicuro che avrete sempre rorgoglio di portare la gloriosa camicia nera. Sono sicuro che oggi e domani sarete pronti tutte le volte che il fascismo e l'Italia vi chianieranno. Pronti con i muscoli e pronti con l'anima.

Viva il fascismo! Viva l'Italia! (Un urlo delirante accoglie l e ultime parole del capo del .Governo e Ji rinnova una manifeJtazione imponentiuima Le bande inJon{mo l'inno « Giovinezza », fhe i quinditimi/a avanguardisti cantano a gran voce). ·

ITALIA E TURCHIA*

Sono molto lieto di potere esprimere personalmente questa sera a Vostra Eccellenza i sentimenti di _ viva simpatia con i quali il regio Governo e la nazione italiana vi danno il benvenuto a -Roma. la visita di Vostra Eccellenza è una nuova p"rova d ei rapporti di amicizia che esistono fra i nostri due paesi; ed essa risvegl ia in me il ricordo deg li altri incontri che ebbi il piacere di avere con Vost;a Eccellenza e che hanno gettato le basi di una intesa più cordiale tra i nostri due paesi, consolidandone l'antica amicizia. Ho già a vuto occasione di manifestarvi la mia ammirazione sincera per il rapido sviluppo della Turchia in tutte le sfere della sua attività.,. e la s'impati3. che ispira al popolo italiano lo sforzo compiuto dalla nazione turca sulla via del progresso, sotto la guida illwninata del qhazi Mustafa K erÌlal.

T engo a confermarvi ancora una volta questi sentimenti, e sono sicuro che essendo la nostra ami_cizia u na garanzia solida di pace p er l'Europa e soprattutto per il Mediterraneo, le noshe relazioni cordiali sono destinate a svilupparsi sempre maggiormente nella comprensione redproca degli interessi comuni, sul terreno politico, economico e culturale.

• A Roma, all'« hOtel Excelsior», la ser3. del 28 aprile 1929, Mussolini offre un pranzo in onore di Tewflk Ruscdi Bey, ministro degli Affari Esteri della Repubblica turca, in visita alla capitale Allo spumante, il Presidente del Consiglio profiuncia il brindisi qui riportato. (Da 11 Popolo J'lJttlia, N. 103, aprile 1929, XVI).

B con questo spirito· che io levo il calice alla salute di Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica turca, e saluto nella. persona di Vostra Eccelle nza la nuova nazione turca, formulando i più calorosi voti per la sua prosperità. Bevo altresi alla salute della Vostra Famiglia, e specialmente a quella ·della Vostra Sposa, la signora Tewfik Ruscdi Bey, che ha voluto onorard con la sua graziosa presenza.

263• RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI *

In principio di seduta, il ConJigJio. dei ministri ha appro vato:

1. - Su proposta del capo del Governo, primo ministro, segretario di Stato, un disegno di legge che, a completamento delle vigenti disposizioni sull'tuo della bandiera nazionale, disciplina l'uso delle han· diere estere nel R egno, p ossedimenti e Colonie.

2. - Su proposta del capo del Governo, ministro dell'Interno, e del ministro delle Finanze, uno schema di proVvedimento legislativo che eleva dal quadruplo al quintuplo della tariffa normale la Jaua dovuta per le insegne, i manifesti e le iJcrizioni aventi .rcopo di pubbli· cilà, redatti in lingue .rlraniere. (+)

PRESENTAZION E DI ALCUNI DISEGNI DI LEGGE**

Tanto per dimostrare che ·si com incia a lavorare immediatamente, ho l'onore di presentare alla Camera i seguenti disegni di legge: concessione alla marchesa Maria Giovanna Balbi, vedova del ma· resciallo d'Italia, conte Luigi Cadorna, di uno speciale assegno vitalizio annuo, a titolo di riconoscenza · nazionale ( applau.rt); provvediment i _per il .personale; provvedimenti per ·il risanamento igienico nella zona Astagno di Ancona; conversione iO legge del regio decreto legge lO gennaio 1929, nu- ' mero 27, concernente la soppressione del servizio stenografico, e la istituzione di un servi.zio speciale riservato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri; conversione in legge del decreto legge 24 gennaio 1929, numero 122, l'ordinamento dell'<( Istituto nazionale L U.C.E. » ; determinazione per l'anno 1929 delle merci prodotte nelle isole italiane dell'Egeo da ammettere i.n f ranchigia alla importazione nel Regno; approvazione . dei seguenti atti internazionali, stipulati in Ginevra tra l'Italia ed altri Stati : · d) convenzione internazionale per l'abolizione d el divieti e deJle restrizioni alla importazione ed a ll'esportazione, protocollo relativo e dichiarazione annessa, stipulati l'S novembre 1927; b) accordo complementare aJla convenzione di cui sopra e protocollo relativo con dichiarazione annessa, stipulati 1'11 luglio 1928; c) accordo internazionale cpncernente !'-esportazione delle pelli e protocollo relativo, stipulati l'l l luglio 1928; d) accordo internazionale concernente l'esportazione delle ossa e protocollo relativo, stipulati 1'11 luglio 1928; e) approvazione della convenzione stipulata fra l'Italia e l'Albania, per lo scambio delle e. dei pacchi postali, firmati in Tirana il 2 agosto 1928; - trattamento di quiescenza per u ffic iali de.i Carabinieri Reali provenienti dai sottufficiali dell'arma; conversione in legge del regio decreto legge 31 gennaio 1929, nu. mero. 224, riguardante !"autorizzazione al ministro per le Colonie a variare gli elenchi deiie opere pubbliche della Tripolitania e della Cirenaica di cui agli allegati A e B al regio decreto legge 7 g iugno 1928, numero 1260; cOnversiOne in legge del regio d ecreto legge 28 gennaio 1929, numero 276, riflettente la concessione di mutui ai municipi delle colonie . dell'Africa · settentrionale per l'esecuzione di opere pubbliche; conversione in legge del regio d ecreto legge 24 gennaio 1929, numero 99, riguardante l'istituzione del Governo unico della Tripolitania e Grenaica; passaggio del r egio Comitato talassografico italiano al Consigliò nazionale delle ricerche; · conversione in legge del regio decreto legge l' novembre 1928, numero 2162, che provvede alla costituzione di fondi per la istituzione cd il funz ionamento degli uffici per il collocamento gratuito d ei pre· d'opera disoccupati; estensione delJa disciplina giuridica dei contratti collettivi di lavorO ai rapporti di mez.zadria ed affini e di piccola affittanza; aumento del contributo dd ministero d ell' Aeronautica a favore della Scuola d'ingegneria aeronautica di Roma; trattamento economico da usarsi agli ufficiali generali e colonnelli della regia Aeronautica collocati in aspettativa per riduzione di quadri.

* Tenutasi il 29 aprile 1929 (ore 10-13). (Da Il d'llali.s, N. 103, 30 apr.i"Ie 1929, XVI).

•• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella tornata del aprile 1929 (ore 16·16.25). (Dagli Atti del Parlamento CIZfflera dei dep11t.zli.

XXVIII. SeiJio11e 1929 -'30 DiHNHioni. Vol11me- 1: dai 20 aprils al 20 gi11gno 1929 - Roma, Tipografia delia Camera dei deputati, 1929, pag. )).

Creazione di un nuovo Ente denominato « Ospedale e sanatorio Benito Muuolini », con sede in Ragusa; ' ..

. interpretazione autentica delle norme relative alla dispensa del personale degli. Enti locali; .

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO DI LEGGE*

Mi onoro di p resentare .alla Camera il disegno di legge: esecuzione d el trattato, dei q uattro allegati annessi e d el concordato sottoscritti in Roma tra la San ta Sede e l'Italia 1'11 febbr aio 1929. (Vi· viu imi, generali applauJr).

Chiedo che e:sso sia esaminato da una commissione speciale da nominarsi dal Presidente.

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO DI LEGGE ••

H o l'onore di presentare alla Camera il disegno di legge : conversione in legge del regio d ecreto legge 25 ·marzo 19 29, numero 53 1, riflettente il contributo dello Stato diretto a consolidare, per gli esercizi fin anziari dal 1929-1930 al 1932·19 33, i bilanci della Tripolitania , Cirenaica, Eritrea e Somalia.

• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella tornata del 30 aprile 1929 (ore (Dagli Alli del P4Yittment o italian o. Camera dei d ep111111i. LegiJ!à111ra cii. Sessione dt. Diu11ui<mi . ._Yol11me l, pag. 10).

•• Parole pronunciate alla Cainera dei deputati, nella tornata del 10 maggio 1929 (ore (Dagli Atti del Parlamnzlo itaJùmo. Cam era. dep11taJi. Lt-gislaltlfa cit. Seuhm e rh. D i w mioni, Vol11me l , pag. 14).

PRESENTAZIONE Dl ALCUNI DISEGNI DI LEGGE •

Ho l'onore di presentare al- Senato_ i seguenti disegni di legge ; riconoscimento al Sindacato naz.ionale degli artisti di attribuzioni in materia di disciplina di esposizione c mostre d'arte; conversione in legge del regio d ecreto legge 24 genm.io 1929 , mero 133, relativo alla soppressione della commissione per le versie derivanti dalla applicazione dell'ordinamento gerarchico de1le am· ministrazioni dello Stato; provvedimenti a favore dell'incremento 'demografico; d isposizioni per l 'apertura di farmaCie succursali nelle di cura; esecuzione della convenzione di estradizione fra l'Italia e Cuba, fir· mata in Avana il 4 ottobre 1928; approvazione del protocollo italo-lettone firmato ·a Riga 1'8 d icembre 1928, che modifica la alinea prima -dell'articolo 9 delia convenzione italo-lcttone del 25 luglio 1925.

COMUNICAZIONI DEL GOVERNO**

Ho l'onore di partecipare al Senato che, con decreto in data odierna. Sua Maestà il re, su mia proposta, ha accettato le dimissioni d a lla carica di ministro dei Lavori pubblici rassegnate dall"onorevole, avvocato Giovanni Giuriati, deputato al Parlamento. Con decreto di pari data, la Maestà Sua mi ha affidato la direzioqe del ministero dei Lavori pubblici .

* Parole pronunciate al Senato, nella t ornata del 1° maggio )929 (ore J6. 17.30). (Dagli Atri parlamentari della Cameta dei sem:tto-ri. Diuuuioni. LegislaIUYtJ XXV!II. 14 Seuione 1929. Vo!Jmt e l: dal 20 aprile al 27 giugno 1929Roma, Tipografia del Seno.to, p3-g. 23).

'*" Fatte al Senato, nelb tornata del 1° maggio 1929'. (Dagli Alli pllf'lamen· tari della Cam era dri StnttJo-ri Dimmù)lli Leghlat11r4 rit. Sessi<me rÙ. I, pagg . 28-29).

PRESENTAZIONE DI UN DISEGNO DI LEGGE*

Ho l'onore di presentare alla Camera il disegno di legge: provvedimenti per incrementare la razionale preparazione dei terreni.

Relazione Alla Camera Dei Deputati

SUGLI ACCORDI DEL LATERANO**

Onorevoli camerati!

Non è per una ovvia consuetudine che io comincio il mio discorso co! mandare un ringraziamento alla Commissione dei diciotto che h a esa· minato i disegni di legge, e particolarmente al re1atore onorevole Salmi, che ha compiuto opera sotto ogni aspetto egregia. Così pure voglio sottolineare la serenità e l'importanza della discussione che su questo delicato argomento si è svolta, e, come anticipazione, in sede di discussione- sull'indirizzo di risposta al discorso della Corona, e in sede di discussione dei disegni di legge. · .

Mi rammarico di non aver potuto ascoltare tutti i · discorsi; però li ho letti nei testi stenografici e saranno tutti raccolti a mia cura e pubblicati dalla· Libreria del Littorio. La nazione italiana deve sapere che la discussione s'è svolta con grande dot trina, con fervida passione c che è stata degna del temperamento politico di quest'Assemblea. Dico politico, poiché tale è la parola che definisce quest'Assemblea. ll giorno in . cui ·questa parola non avesse più senso, la sorte dell' Assemblea sarebbe segnata.

Tuttavia mi sia concesso di riprendere la formula con la quale u Alla Camera dei deputati, nella tornata del 13 maggio 1929 (ore 16-19.45), seguita la generale (iniziatasi nella tornata del 10 maggio 1929) del disegno di legge: «Esecuzione del trattato, dd quattro allegati. atmessi e del concordato sottoscritti in Roma, fra la Santa Sede e l'Italia, l' l t febbraio 1929; disposit.ioni per l'applicazione del concordato dell' n febbraio 1929 tra la Santa Sede e l'Italia, nella parte relativa al matrimonio; disposizioni sugli Enti ecclesiastici e sulle amministrazioni civili dei patrimoni a fini di culto». Mussolini chiede di parlare ed espone la ·relazione qui riportata. (Dagli Alli t/t'l Parlammlo itrtliano. Camera dri Jeputdli. Sessione dt. LegisletJura àt. Disrursioni. VolKme l, pagg. 129-1.54). re•mle SoImi_ chiudeva il _discorso nella seduta di. sabato. Egli ha detto: (( Chiesa libera e sovrana; Stato libero ·e sovrano ». Possia mo trovarci di fronte a u n equivoco: è urgente quindi chiarire· le idee. f ar· mula potrebbe far credere cile ci sia la coesisten za di due sovranità. Un conto è la città del Vatièa:no, un conto è il Regno d'Italia, che è lo Stato_italiano. Bisogna persuadersi che tra lo Stato e la-città del Va· ticano c'è una distanza che si può valutare a migliaia di chilometri, anche se per_ avventura bastano cinque minuti per andare a_ vedere que· sto Stato e dieci per .percorrerne i confi ni. (Approvazionr).

• Parole pronunciate alla Camera dei deputati, nella. tornata del 3 maggio 1929 (ore 16-18). (Dagli Atti del Ptn'lamen/0 ilalitlno. Camet"a dei LIgill11111ra çit. Seuione dt. DiwmiOni, Volume I, pag. 48).

Vi sono quindi due sovranità ben d istinte, ben· differenziate, perfettamente e reciprocamente riconosciute. Ma, nello Stato, Chiesa non è sovrana e non è nemmeno libera. Non è sovrana per la «con· traddizion che noJ consente ))j non è nemmeno libera, perché nelle sue istituzioni e nei ·suoi uomini è·sottOposta alle leggi generali. dello Stato ed è anche sottoposta alle clausole speciali del .concordato. Ra.§ion per cui la situazione può essere cosl de6nita: Stato sovrano nel Reg no d'Italia ; Chiesa cattolica, con certè preminenze lealmente e riconosdute; libera ammissione deili altri rulti. Ciò precisato - ed io ritengo che questa precisazione non vi sia dispiaciuta - passo in· nanzi nel mio preambolo.

Il mio discorso sarà analitico e documentato. D'altra parte, noi ab-biamo posto fine ad una questione che ha affaticato non i decenni, ma i secoli Non c'è nessuna esage razione retorica nel dire che per la Questione mrnana sono corsi fiumi d'iochiostro e si sono stampate montagne di carta. Il Signor Bastgen, tedesco, durante la guerra si è sottoposto alla fatica -di raccogliere tutti ' i documenti concernent i 13. Questione romana. Ne sono ·usCiti tre volumi ponderosi ed un supplemento di q uattrocento pagine. Li ho letti tutti e ho potuto constatare che l'elenco non è completo, a nche perché questo autore si è fermatO al 1919. Mancano molti documenti che. figui-ano, ad esempio, nel Libro Verde, diramato n el18 70 dal ministro degli Esteri del tempo, Visconti Venosta. Si calcola che non meno di mille sieno i progetti che, a distanza di tempo, sono stati lanciati all'opinione pubblica per· risolvere la Questione romana: progetti seri e progetti strampalati, a second.a dei temperamenti e dei climi. Si era· finito per concludere che la Que· stione romana era uno di quei probltlni statici, cronici, che non hanno soluzione. come la quadratura del circolo. Si aggiungeva che questa soluzione poteva avvenire in reg ime fascista, perché· il nostro è un regime d ittatoriale, perché ha fatto tabula raJa di molte ideologie. p erché la vecchia diplomazia vaticana, onusta delle esperienze di due millenni, non avrebbe dato credito al regime che ha dieci anni- d i vit a e sette di governo,

Il giorno stesso in cui si firmavano gli accordi del laterano, qualcuno, nella sua trionfante e obesa stupidità (si ride) con sicumera quasi dogmatica, diceva che egli non credeva alla possibilità di questo evento. Viceversa, ·l'evento era già compiuto, realizzato. Sorpresa, giubilo, commozione,· campane, fanfare, bandiere. A tre mesi di distanza qUesti ardori si sono naturalmente attenuati, Io vi farò quindi il discorso meno lirico possibile, il più freddo possibile; e sono sicuro che non vi stupirete se qua e là vedrete spuntare gli artigli della polemica.

Giova premettere ancora che non v'è stata nessuna nessuna precipitazione, nessun miracolo. Vi è stato il logico risultato di determinate premesse storiche, morali e politiche. lo ho continuato la strada che molti avevano percorsa fino ad un certo punto: essi non arrivarono in fondo, il .fascisrrio v'è arrivato! Ma tutto, nell·a ·storia, si tiene, e se la natura non fa dei salti nel mondo fisico, non ne fa nemmeno nella stOria degli uomini.

Prima constatazione: l'Italia ha il privilegio singolare, di cui dobbiamo andare orgogliosi, di essere l'unica nazione europea che è sede di una religione universale. Questa religione è nata nella Palestina, ma · è diventata cattolica a Roma. Se fosse rimasta nella Palestina, molto probabilmente sarebbe stata una. delle tante sètte che fiorivano in quell'ambiente arroventato, come ad esempio quelle degli Esseni e dei Te· rapeuti, e molto probabilmente Si sarebbe spenta, senza lasciare traccia di sé. Il nostro collega Grano non ama i precursori e si batte valentemente contro il prerursorismo. Non si dorrà, dunque, se io, che ho letto nella prima e nella seconda edizione il suo pregevole libro CriJto e ·Quirino, gli ricordo che egli stesso addita un precursore del cristianesimo nel poeta Orazio. (Si ride). Recentemente, un noto letterato, che ha scritto una storia di Cristo molto famosa, ma forse non troppo cristiana, nel suo libro Gli operai della vigna, ritiene che ci siano altri due precursori del cristianesimo: Virgilio, e questo nome non vi stupisce, e Giulio Cesare, e questo forse vi potrebbe stupi re di più.

Avendo ri pensato la vita di questo straordinario Capitano, conquistatore delle Gallie, e avendo avuto occasione di rileggere in questi ultimi tempi. l'apologia di Giulio Cesare, fatta nel XVII secolo dal Guarino, mi sono convinto che veramente quest'uomo era di una singolare bontà: è forse il primo romano che ha il senso del prossimo. Quei formidabili inglesi . dell'antichità che furono i romani, avevano la formula: «Io, ancora io, poi il mio cane, ·e jinttlmente il mio prossimo». (Si ride). Non è vero, però, che questa sia la formula di vita dei nostri amici inglesi contemporanei.

L'altruismo romano non usciva dai confini della geni romana; tutto il resto era barbaro, spregevole. Comunque, sta di fatto, e su questa constatazione tutti possiamo essere concordi, che il cristianesimo trova il suo ambiente favorev.ole in Roma. Lo trova, prima di tutto, nelJa lassitudine delle classi dirigenti e delle famiglie consolari, che ai tempi di Augusto erano diventate stracche, grasse e sterili, e lo .trova, soprattutto, nel brulicante formicaio dell'umanità levantina chC afHiggeva il sottosuolo sociale di Roma, e per la quale un discorso quello della Montagna apriva gli orizzonti della rivolta e della rivendicazione. Ma da queste constatazioni non bisog na però trarre d'ordi ne contemporaneo. Qui è l'e rrore d i qualche polemista, che su questo argomento ha dissertato in questi ultimi giorni. Bisogna ..distinguere le mète . e le funzioni del proselitismo chiesastico . dagli ideali della nostra conquista imperiale.

.Altra constatazione: nei primi otto secoli del cristianesimo non vi è traccia di principato civile nella storia della Chiesa: ci sono soltanto, specialmente du rante e dopo Costantino, alcune proprietà più o meO.o vaste che formano il nucleo primigenio del di San Pietro.. Docwnenti dell'epoca assicurano che queste proprietà vennero lasciate da religiose, .pietose persone non solo a Roma, ma iri varie parti d'Italia e anche da individui" che avevano bisogno di farsi perdonare i loro delitti e le . loro ruberie.

Del resto la storia più sommaria ci dice che nei primi · tre secoli il cristianesimo fu la religione di una minoranza mal conosciuta, mal tollerata e finalffiente nonché intermittentemente Perseguitata dagli imperatori. ]. solo negli anni 311-313 che viene largita prima da Galerio, poi da Costantino e Licinio, col f amoso editto di Milano, la libertà religiosa ai cristiani. Questo evento coincide colla terribile strage d i tutti i discend enti delle vecchie fam(glie imperiali - uomini , donne, f anciulli - ordinata da Licinio, dopo la disfatta e il suicidio di Massimino. Quindici secoli dopo, è accaduto qualche cosa di similmente orrendo in Russia, colla strage di tutti i Romanoff.

E Costantino che introduce il foro ecclesiastico..Talune delle agevolazioni concesse ai cristiani sul terreno civile daranno materia ai futuri concord ati stipulati dalla Chiesa <:91le autorità civili. E solo_ attraverso le negoziazioni e gli atti tra Carlo Magno e Leone 111 si costituisce il principato civile dei Pontefici romani. Questo dura dieci secoli. Ma intanto, qual'è la situazione.?

Roma non è più la capitale dell"impero, e nemmeno la capitale politica d ' Italia; è la capitale religiosa di tutti gli italiani, di tutti . i cattolici del mondo, ed è la capitale politica di quel piccolo Stato che è lo Stato pontificio. Dieci secoli di guerre, di paci, di disordini, .di tu- · multi, di grandi ·eventi, di grandi miserie. Tre fatti dominano questo lungo percorso storico: la Riforma. il concilio di Trento e la capti- vità avignonese. Alla fine del decimottavo secolo, dopo la rivoluzione francese, due Stati, in- Italia, si dolenti per consunzione d ei loro t essuti organi_ci: la Repubblica di Venezia e lo Stato pOntificio. La rivoluzione francese doveva urtare, dopo aver fatto /abula rasa di tutte le istituzioni religiose di Francia, contro lo Stato pontificio: e ciò accade nel 1796. t il generale Bonaparte che suscita gli entusiasmi unitari degli italiani, appoggiandoli con le baionette.

:E. il generale Bonaparte che, in data 26 settembre del 1796, manda un messaggio ardentissimo al Senato di Bo logna; che scrive, il 7 ottobre, agli abitanti di Reggio: «Coraggio, bravi a_bitanti di Reggio, forma/evi in baltaglioni, organizzatevi, correte alle armi; è giunto fina lmente i l Jempo in cui anche I'!Jalia sia annoverata fra le nazioni libere e potenti >>. E il lO dicembre dello stesso anno invia al congresso di Stato Lombardia un proclama : «Se l'!Ja/ia vuole euere libera, chi mai potrà impedirglielo?» . Il l " gennaio del 1797, al congresso cispadano: «lA mi!era lJalia è da lungo t empo cancellata dalla carla delle potenze di Europa. Se gli italiani d i oggi ;ono deg11i di rico"nquiJtare _i loro diritti e di dar1i tm libero governo, si vedrà un gi01no la lorO patria figurare glorio;amente tra le potenze del mondo. M a non dimenticate - .aggiungeva- che le leggi nUlla valgono uuza la forza)) , Questi proclami suscitarono un entusiasmo immenso. Il non ancora ventenne Ugo Foscolo scriveva l'ode a· Bonaparte liberatore. Osservate il contrasto tra le forze irrompenti d alla rivoluzione e lo Stato pontificio: contrasto che aveva condotto all'armistizio di Bologna, alle trattative di pace di Firenze, rinnegate poi d al Papa. il quale sperava nel soccorso dell'Austria, che si faceva regolarmente battere, e nel soccorso del Borbone di Napoli, che si ritirava sentendo il vento infido. le Somme Chiavi eranQ nelle mani di un Papa incerto e oscillante, che non si rendeva ragione degli avven imenti, d i un cardinale che si chiamava Busca e di alcuni generali assai curiosi. Uno di essi, il Colli, si dimenticava i battag lioni, come noi potremmo .dimenticare le chiavi dj casa. (Si ride).

Accadde che al fiume Senio, nei pressi di Cast.elbolognese, fossero schierati due eserciti: quello pontificio era senza quadri. C'era un proclama col quale si agli oziosi e ai vagabondi di andare sotto le bandiere, che furono portate e b enedette in San Pietro; · in una fu indso il motto di Costantino: «In hoc ;igno vince;)>.

Alcuni ufficiali si presentarono ai franco-italiani - poiché non bisogna dimenticare che c'erano già ·d egli italiani in queste truppe napoleoniche - e fecero sapere che, se l'indomani mattina le truppe francesi avessero varcato il fiume, si sarebbe fatto fuoco.

Gli ufficiali parte risposero che prendevano atto di que- sta gentile comunicazione (;i ride), che intanto andavano a dormire e che di ·ciò si sarebbe ripariate al mattino. Al· mattino accadde una tale fuga che tutto fu perduto: cannoni, u omini, l'esercito si squa· gliò come neve al sole d'agosto. Dov'era il generale? A colazione a Roma dal duca Braschi, mentre l'altro generale, che doveva difendere Ancona, si poté ritrovare dopo molte e.laboriose ricerche, in· una casa di nobili signori mentre egli stava ravviandosi le abbondanti .chiome, Questi episodi vi dimostrano che non c'era più consistenza . nel tes· suto, che tutto andava sfilacciandosi e perdendosi. Bisogna considerare la pace di Tolentirio del 19 febbraio 1799 come il primo colpo di caro. pana funebre, che segnò l'inizio dell'agonia del principato ciVile del papato. Bisogna soffermarsi qualche istante per esaminare qual è stato l'atteggiamento di Napoleone nei confronti della Santa Sede. In un primo momento egli la rispetta, non occupa Roma, si ferma a Tolen.tino; malgrado le sollecitazioni atee e anticlericali del Direttorio; egli non spinge la sua azione fino ìn fondo. Difatti, nel concordato del 1801, si stabiliscono dei patti fra Pio VH e la Repubblica francese . La Chiesa, in quel momento, era cosl debole che rinunziò, in favore del Primo console, alla nomina dei vescovi, come risulta dall'articolo 4 del congresso. Nel . concordato di due anni dopo con la Repubblica italiana è detto: «LA religione cattolica apoJJo/ùa romana conlinua ad euere la religione della Repubblica italiana».

In un secondo tempo, Napoleo ne ritiene che il Papa possa giovare ai suoi piani di egemonia mondiale. Ma Pio VII gli fa sapere: « Se reJ/o a Roma, Jono il Je mi /r4Jpor/tJ.te a Parigi, voi non che il monaco Barnabò Chiaramonti». I il momento in cui il Papa va a Parigi p er incoronare l'i mperatore

Tutti ricordano le fasi di questo v:iaggio avventuroso: l'incontro fortuito tra Napoleone e il Papa, la cerimonia dell'incoronazione, quando Napoleone si fece attendere ·un' ora e mezzo, e parve ·annoiatissimo du; rante tutto . il tempo della cerimonia, e non volle la corona dal Papa, ma da se stesso se la pose . in testa. ln questo momento N apoleone ritiene che il Papato gli possa giovare. Quando intavola negoziati, di· chiara ai ·suoi ambasciatori: «Supponete che il Pontefice dietro di .té duecentomila uomini». Ma poi, siccome quello del Pontefice era un p rincipato Civile con territori, con porti, con una neutralità che era più o meno rispettata, ma sulla quale Napoleone, ad og11;i modo, vigilava attentissimo, siccome tutto poteva nuocere o giovare a Napoleone nello svolgimento delle sue interminabili guerre, entriamo nella terza fase dei rapporti tla lo Stato pontificio e Napoleone, fase ·della rottura : piena, clamorosa, completa.

Vi però di considerare che quando Napoleone emanò a SchOn- bruno', nel maggio 1809, il suo famoso proclama, nemmeno allora si spinse sino a Roma. Difatti all'articolo l dice: «Lo Stato del Papa è uniio alPIm pero frcmceJe ».. All'articolo 2: «lA città d i R oma, prima sede d el cristianesimo, e sì cel ebre per a1ztiche memorie e ·grandi numenJi che tuttora conserva, è· dichia,.ata città imperiale e libera. il Governo e l'amministrazione di eua sarann o determinati da un colare staltllo.». All'articolo 6: «Le proprietà e i palazzi del Papa, non · solo non saranno fottopo sti ad imp osizione, giurisdizione o a vi· sila alcuna, m a godranno inoltre di immu nità speciale>>.

Voi sentite in questo decreto imperiale qualche cosa che vi ricorda la legge delle guarentigie del 1871. Pio VII risponde colla scomunica e Napoleone il 6 luglio dello stesso anno repl ica· colla violenta cattura del Papa. Napoleone sembra riconoscere il suo errore, quando ritiene che il Papa debba essere lasciato a Roma. «Il Papa - egli dice - deve stare a Roma. AnzituJio p erché non voglio es!ere il capo ecclesiastico d ella nazione. Si è troppo ridicoleggiato R ohespierre. E poi, soprattutto, perché il Papa è il solo che p oua. aiutarmi nella mia opera di pacificaZio1le interna e di erpamione all'estero, Non quello che può stare _ a Berlino o a Vicnna: il Papa è col11i che sta in Vaticano: e non è come se foue a Parigi. Forse che Je il Pdpa fosse a Parigi i 1.1ienn esi e gli spagn11oli seguirebbero le me decisioni? Ed io le seguirei forie s'egli fosse a Vienna o a Madrid?».

Nel 1813, abbiamo l'ultimo concordato f ra la Sant a Sede e Napoleone; ma può essere interessante notare che questo concordato non durò più di due mesi. Pio Vll Jo denunciò ammettendo, tra grandi !amen· tazioni, di essersi «sbagliato».

Il giudizio sulla politica ecclesiastica d i Napoleone è dato dal nistro l'obliquo ·e astuto Talleyrand, che non può essere ·disg iunto dalla storia movimentat issima di quel periodo storico. Egl i dice, nel Secondo volume delle sue memorie: ·«La distruzione del po. t ere temporale d el Papa con i'assorbimento delio Stato romano n el grandé impero era, politicamente parlando, tm errore gravissimo. Salta agli occbi che il capo di una religione universalmente diffusa come la . cattolica, ha bisogno della più perfella indiPendenza per esercitare im-. parzialment e ii"suo potere e la sua influenZa. Nello stato a//uale del mondo, in mezzo alle divisioni territoriali, creale dai tempi,· e alle com· plicazioni politiche dalla civiltà, quest'indipendenza non può esistere senza le garanzie di una sovranità temporale.· Era insensato da parte di Napoleone il prttendere di fare del Santo Padre un vescovo fran cesi. Che cosa sarebbe diventalo all'!ra il Ct111oliciJmo di Julti i paesi che non f acevano parte de!J' Imp ero francese?».

Del resto, lo stesso Napoleone. nelle istruzioni al re di Roma, cosl giudicava la sua politica: « Le idee· religiose banno ancora molto impero, pirì di quanto non si a eda da · taluni filo.rofi. Eue possono rendere g ran._di servizi all'umanità. d'accordo col Papa - egli dicevasi domina ancora oggi la coiCienza di cento milioni di uomini».

Caduta di N apoleone. Congresso ·della Santa Alleanza. · Ristabilimento del potere temporale ·dei Papi. Ma questo potere aveva già del piombo nell'ala; esso era già condannato dalla rivoluzione italiana, che continua, che ha i suoi episodi gloriosi" del '20, _del '21, del '31. La repressione moJto severa delle Romag ne non basta a fermare H moto. l! nel '43 che Gioberti stampa, a Bruxelles, il suo famoso libro: D el primato civile e morale degli italiani. Nel '44, i fratelli Bandii:ra hanno la sublime malincon ia di andare a morire combarténdo contro i Boe- boni nelle Calabrie. Nel '44 escono il libro di Balbo: Le J/JÙanze d' l lfllta; e quello di D'Azeglio : S11gli ullimi caJi di Romagna. Nel '46, sale alla tiara Pio IX

Voi tutti conosCete l'entusiasmo immenso che i prim i atti di que-. sto Pontefice suscitarono nel mondo italiano e cattolico e le delusioni che ne quando il Papa, nell'inverno del 1848, dopo l'assassinio di Pellegrino Rossi, se ne andò a Gaeta. Tutte l e potenze di Europa gli offersero ospitalità : la Repubblica francese gli offerse asilo; il Consiglio generale di Vaucluse gli -offersc .Avignone; il re di Sardegna incaricò il vescovo di Savona, monsignor Ricci di Netro, e il marchese di Montezemolo di offrirgli Nizza; il ministro degli Esteri spagnolo, don Ped ro y Pidal, mandò una nota alle potenze per la convocazione di u n congresso per fissare la sede del Papa. Altri Stati, come il Brasile, il Messico, l'Australia, g li offersero ospitalità. Nel 1870 nessuno Stato offerse ospitalità at Papa, come vi dirò tra poco. Ma, intanto, la Repubblica romana, dopo aver organizzato il Governo, si trovò ancora di fronte alle difficoltà della coesistenza di due poteri stessa . sede. Vediamo come fu fronteggiato questo problema, Alle ore una del 9. f ebbraio 1849, sotto Ja presidenza del generalè Galletti (e vi e rano, tra i segretari della Costituente,. persone egregie, e, tra g li altri, Quirico FHopanti, il cui nome suscita ancora qualche eco nelle terre di Bologna), si d ecretava : <d! Papd è decaduto di dirillo e di fai/o da l governo t emp orale dello Stato romano». Sta bene. Ma l'articolo 2 del decreto aggiungeva: «Il Pontefice romano avrà tutte le guarentigie ne· ceuari e per l'indipendenza nell'eurcizio d ella ma poteJ/à 1pirituale ».

Questo. parve troppo ad un signor deputato di Civitavecchia alla Costituente, il quale· cosl i"nsorse: « RiconoJCere e romlafare nei Papa il diritto di udere in R oma rome Pontefice, j11 ·un peuimo, rovi· noJo precedente».

Singolare anche quanto appare nel progetto di costituzione della

Repubblica romana, discussa nel giugno del 1849, quando i francesi erano già sotto le mura ·delia città, e si combatteva eroicamente: i n quelle sedute, la Commissione mista p reparatoria aveva proposto un articolo, il 7, cosl concepito: «La religione cattolica è la religione dello Stato. Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei dirilli rivi/i e politici». Ci fu una lunga discussione. Il primo periodo dell'articolo fu respinto- a maggioranza; passò invece l'articolo 8 della Costituzione della Repubbl ica romana, che cosl diceva : « 11 Capo della Chiesa cattolica avrà dalla Refuhblica le guarentigie necesrarie per l'esercizio indipendente- del potere spirituale».

Voi vedete che Napoleone nel primo urto, e la Repubblica romana nel secorldo, hanno semp.re dinanzi questo problema: come far sl che il' Papa non sia sudditO di alcun potere, perché - come dice D e Maistre - il Papa nasce sovrano. Anche i pochi mesi della Repubblica romana aggiunsero altro piombo nelle ali del principato civile dei Papi. Siamo all'anno grigio e angoscioso : il '49. La rivoluzione italiaO.a ha un tempo di arresto; .tuttavia, prima ancora della spedizione di Crimea, ci sono i moti di Milano, disgraziati, e le forche eroiche, e cristiane anche, di Belfiore. Cavour ha un lampo di genio, quando decide di mandare le sue truppe iri Crimea. chi tra i due aveva torto? Cavour, che diceva : «Mandate i piemontesi jn Crimea, se volete contare cosa nel mondo» (e in ciò era appoggiato dalla più potente apparizione della storia del Risorgimento italiano, parlo di Giuseppe Garibaldi), o Mazzini, cos1 ostile alla spedizione in Crimea, che giunse sino a· stampare un manifesto, nel quale si consigliavano i soldati pie· montesi a disertare? Aveva ragione Cavour, aveva ragione Garibaldi. Se il Piemonte non fosse andato in Crimea non sarebbe andato a Parigi; e se non fos se andato a Parigi, non avrebbe avuto voce nel concerto delle potenze europee. Si può dire che, andando in Crimea, fu assicurato nel 1859 lo sviluppo ulteriore della rivoluzione italiana. (Approvaziom).

Siamo al decennio della storia italiana che si può chiamare fantastico e per la rapidità degli avvenimenti e per la loro importanza. Nel '60, la spedizione dei Mille; e i plebisciti. Perdute le MarChe e l'Umbria, il potere temporale dei Papi è ormai ridotto al Lazio. Nell'ottobre del '60, si può dire che l'unità della nazione sia compiuta;

. A proposito, bisogna aprire una parentesi. L'abbiamo compiuta molte volte questa unità! (Si ride). Nel 1870 s i d isse che l'avevamo compiuta ed era vero; ma poi ci siamo accorti che nel 1918 c'era ancora qualche cosa da fare .... (Applausi 11ivissim1).

Appunto perché sul finire del '60 mancavano soltanto la Venezia e il lazio all'unità della patria, il di Roma diventava sem- pre più spasimoso e urgente. I progetti fiorivano. l liberali toscani, per esempio, guidati dal Salvagnoli1 se ne andarono a Parigi- per proporre a Napoleone d i lasciare Roma al Pontefice, più una striscia sino al mare. Nel fd>braio-marzo 1860, Emanuele 11, a mezzO dell'abate St el· lardi, elemos-iniere di Corte, avendo come obiettivo il dello Stato -pontificio, proponeva· che «il re d i Sardegna eserrita.su nella R omagna, neli'Umbria e nelle Marche_ il potere eucUtivo solto Fallo d ominio del Pontefice, la fUi JUprema autorità avrebbe f ormalmente rico noicùtta e rispettata».

L'll ottobre 1860, Cavour pronunzia u n discorso e dice:. «Durante gli 11/ti!ni dodici anni la stella polare di Vittorio Emanuele fu J'aJpirazione all'indipendenza nazionale. Q uale Jarà queJta stella riguardo - a Roma? LA noJtra Jtella, o Jignori, ve lo dichiaro apertamente, è di far e rhe ltt Città eterna, nelltt quale Vlmlù-ùt que Jecoli hanno acmmulato ogni genere df glo ria, divi!n ti la splendida rapita/c dei Regna ilalito .

Affermai e rip eto rbe iJ problema Ji R oma non può1 a mio avviso, essere Hiolto con la Jola Jpada ». ·

Gli avvenimenti precipitano. Nel dicembre 1860, si scioglie la Camera; il 27 gennaio 1861, ci sono i comizi elettorali in tutta la penisola, esçlusi il Lazio e la Venezia Euganea; il 19 f ebbraio 1861 , apre l'ottava legislatura, la prima del Parlamento italiano; il 26 febb raio 1861 , sì approva, al Senato, con due voti conti:ari, un disegno di legge per la Proclamazione di Vittorio Emanueie II a re d'Italia. Il 15 marzO 1861, lo_ stesso progetto di legge viene approvato ad unanimità dalla Camera. 11 cardinale Antondli in home del Pontefice manda in d ata l S aprile una protesta agli Stati. M a intanto Cavour, come sa rà più ampiamente docwnentato nei volumi che sono in corso di stampa, aveva veramente l'angoscia di giungere a unà conclusione nelle trattative col Sommo Pontefice.

Tra il 2 e Jl 3 febbraio 1861 , Cavour p roponeVa al cardin ale Antonelli, per m ezzo di Omero Bozini d i Vercèlli, quanto segue :

«a) cbe la Corte romana riconosçeue e comacrasse Villorio Ema· nueJe re d'Italia;

«b) che il Papa conservasse i l dirhto di alta sovranità sopra il patrimonio di- San Pietro, il· quale però J.trebbe governato civilmente da Vi/t orio Emanuele e suoi Jucces.rori quali vic.tri del Sommo ».

Ad altre trattative più importanti parteciparono. come ognuno di ·VOi sa, il pàdre Passaglia, Diomede Pantaleoni, Antonino Isaia. Queste trattative falliscono. Il 18 marzo 1861, Pio lX dichiara solennemente ne! Concistoro di ·respingere qualsiasi conciliazione. Il moto si accelera. ancora di più. n·25 marzo 186 1, Cavour si fa interpellare dal deputato Audinot e in 'quella e in una successiva seduta pronuncia . due di- scorsi che lo pongono nell'empireo degli uomini politici d i tutti i tempi e di tutte le nazioo i. Questo freddo piemontese trova accenti così so· lenni, così passionali , cosl fe rrei p er rivendicare il djritto dell'Italia. su Roma che ancora oggi, a distanza di sessant'a nni, non si possono leggere . quelle pagine sen za essere pervasi da una intima, intensa, profon da commozione. (Applatm). Tuttavia egli non disperava di concludere. Sino all'ultimo momento, quando stava per morire, egli d iceva al frate che lo confessava : « Frate, frate, libera Chiesa in libero Stato».

La discussione si concluse con due ordini del giorno.

Quello presentato alla Camera Boncompagni diceva : «lA Camera, udite le dichiarazioni del ministero, considerando che as· sicurata la dignità, il decoro e la lndipendenztJ del Pontefice e !tJ piena libertà della Chiesa, abbia luogo, di concerto con la FrtJncia, l'applicqzione del principio del non intervento e che Roma, Capitale declamata dall'opinione nazionale, sia reta all'Italia, passa all'ordine del g io rno » quello p resentate? dall'onorevole Matteucci a t Senato diceva : « lt Senato, confidando che l e dichiarazioni del Governo del re per la piena e leale applicazione dd principio della libertà religioJa faranno f ede alla Francia ed all'intera società cattolica che l'unione a/J'ltalia d i R oma, ma ·naturale capitale, si compirà assicur.mdo nel tempo steJJo il deco ro e l'indipendenza della Chiesa e dei Pontefice, passa all'ordine del giorno)). In entrambi si parla esplicitamente di garanzie per l'indipendenza del Papa.

Quale era la tesi di Cavour? Prima d i tutto Cavour era un cattolico, credente e praticante. La sua tes i era questa : non si andare a Roma con la violenza, la violenza doveva essere la extrema ratio, bisognava andarvi d'accordo. con la Francia poiché è ,difficile scind ere la politica cavourriana dalia alleanza con la Francia. lasciare al Pontefice un tanto di territorio sul ·quale egli fosse sovrano, che la sUa sov ranità, cioè, fosse ancorati. in un territorio, la Città leo· nina, per intenderei. Poi, finalmente, l a formula: libera Chiesa in libero Stato.

Ho molto riflettuto su questa formula; ma io credo che lo . stesso Cavour non si rendesse conto di che cosa, in .realtà, qUesta formula po· tesse significare . Libera Chiesa in libero Stato! Ma è possibild Nelle nazioni cattoliche, no. Le na2ioni protestanti hanno- risolto il p roblema, facendo in modo che il capo dello Stato sia anche il capo della loro religione, e hanno costituito la Chiesa· nazionale V'è un solo paese, fra quelli di razza bianca, dove la formula cavourriana sembra aver trovato l a s.ua applicazione: gli Stati Uniti.· là veramente lo Stato è libero e sovrano, e le Chiese sono libere, ma perché? Pe rché, h a detto uno studioso di questi problemi, negli Stati Uniti c'è un polveclo di religioni per cui lo Stato non ne può scegliere nessuna, né proteggerne alcuna. lo 'credo invcçe che Cavour ·volesse intendere che lo Stato dovesse essere libero completamente e sovrano in quelJe che le· pcoprie attribuzion i, non soltanto però di ordine materiale _e pratico, come si vorrebbe dare ad intendere - e su ciò torneremo tra· pocoe che la Chiesa. dovesse essere libera pet il suo magistero e per la sua missione pastorale e spirituale.

Non si può pensare una separazione nettissima tra questi due enti, perché il cittadino è cattolico e il cattolico è cittadino. Bisogna dun. que determinare i confini tra quelle che sono le materie miste. D 'a ltra parte la Jotta tra la Chiesa e lo Stato è millenaria: o è l'Imperatore che domina il Papa o è il Papa che domina l'Imperatore.· Negli Stati moderni, negli Stati a solida organizzaz ione costituzionale moderna, dato lo sviluppo dei tempi,. si preferisce vivere in regime di concordato. lo credo che Cavour volesse appunto pensare a una siffatta soluzione del problema dei rapporti tra la Chiesa e Io Stato. '

Siamo all'ultimo decennio, quello che va dal 1860 al 1870. T entativo disperato di Aspromonte. Due anni dopo le convenzioni di settembre e conseguente dissidio tra gli uomini che l a rivo· luzione italiana e che fu fortissimo.

Intanto che cosa erano le convenzioni di settembre? Un patto firmato a Siint Cloud il 15 settembre 1864 tra il Governo italiano e la Francia, che conteneva queste tre clausole : l. - L'Italia si impegnava a non attaccare il territorio rimasto dopo il 1860 al Papa e ad impedire, anche con la forza , ogni attacco esteriore a questo territorio.

2. -La Francia ritirava le sue truppe nel term ine di tre anni, man mano che veniva riorganizzato l'esercito pontificio.

3. - Il Governo itali3:no consentiva la cost ituzione di questo esercito composto di stranieri.

Parve in quel momento che il Governo italiano, il quale stava pe r trasportare la sua capitale a Firenze, avesse rinll!lziato alla con9uista di Roma. Garibaldi, da Caprera, insorse, e, in data 10 ottobre 1864, scrivev:_t «che i colpevoli cercbino di tro11are dei complici è 11aturale, ma che mi si ·voglia immergeTe nel fango da uomini che Jporcano l 'Il a· lia (on le convenzioni del 15 settembre, non me l'aspettavo. Con Bonaparte non v'è che una sola condizione possibile: purificare il nostro paese dalla ma presenza, non in due anni, ma in due ore» . Naturalmente Mazzini, come sempre esagitato e profetico, rincarava la dose, e diceva: « Poche e chiare parole, la co nvenzione fra il Governo nazionale e Luigi Napoleone ronc"ernente Roma lradiùe le dichiarazioni del Parlamento, tradisce le dichiarazioni governative ripetute successiva- mmte dai miniJJri che t ennero dietro , 4 cavour, /radiJce te dichiarazioni contenute nei plebisciti che, f ormarono il Regno d' Jt.::/i4: plebiuiti, Gove rno, Parlamento, hanno decretat o che l'Italia sarebbe una e che Roma ne sarebbe la metropoli». E più oltre: ·«LA sre/ta arbit raria di Firenze a irrita giustamente T orinp, la cui tradizione non deve cedere che alla tradizione storica italo-europea, immedesimata in Roma. Ii Governo avev.2 pensato a Napoli, ma bisognava Che il trio'nfo di Luigi Napoleone non avesse termine ».

Ancora una volta e a distanza di tempo chi aveva ragione? A veva ragione la Destra, cioè il Governo italiano. Aveva ragione la D estra andando a Firenze, perché si avvicinava a Roma. Aveva ragione la Destra facendo il p atto con la Francia, perché era importante che, nella eventualità di andare a Roma non si dovesse incont,are l'esercito f rancese, ma un esercito volontario, raccolto qua e là in i paesi d ' Europa. Questo f acilit:1.va naturalmente il compito della rivoluzione nazionale. Tuttavia, nel 1867, vi è il tentativo di Me ntana, nel 1870 siamo alla conclusione, alla prima concluSione.

In che modo?

11 2 agosto, la Francia ritira le sue truppe, quelle che aveva man· dato prima e dopo Mentana:. Roma è presidiata da un esercito di stranieri - pochissimi gli italiani - guidati da un generale straniero, il Kanzler.. L'a c'è la missione di Ponza di San Martino, che va a Roma pe r portare una lettera al Santo Padre. Il Pn:sidente. del Cç:msiglio, nella lettera accompagnatoria, ·affermava: «Il Governo del re e le sue forze Ji reJtringono aJJolutamente a un'azione comervatrice e a tutelare i diritti im pre.urittibili.dei romani e ·Jell'int ernse che ha i l mondo cattolicO all'intera indipendenza del So mmo Pontefice. Lasciando non pregiudicata ogni questio ne politira che possa essere sollevata dalle manifeJtazionì libere e pacifiche del popolo romano, il Governo del re è f erino nell'a uicurare le garanzie neceuarie ai/a indipende-nza spiri· tua/e della Santa Sede. Il Capo della cattolicità troverà nella popolazione italiana ;ma profonda devozione e comerverà sulle 1ponde del T e· vere una sede gloriosa e indipendente da ogni umana Sovranità».

Questo era· il Preside nte del Consiglio Giovanni lanza. Sua Mae. stà il re Vittorio Emanuele II diceva le stesse cose. Nella sua lettera al Sommo Pontefice, parlava del ($_.Capo della cattolicità, circondato dalla devozione del popolo italiano, che doveva conservare Julle sponde del Tev'ere una ude gloriosa e indipendente da ogni umana sovranità » .

La capitolazione della Città lf:onina veniva esclusa In data 29 agosto 1870, il ministro degli'. Esteri Visconti Venosta mandava una "cir· colare agli ambasciatori e ministri d'Italia1 d a comunicare ai Governi , nella quale cosi si esprimeva;

«Il sovra.no Pontefice comefva la dignità, l'invio/abilità e tuJ/e le altre prerogative della sovranità e inoltre le· preminenze verso il re e gli altri sovrani che .sono Jtabilite per comuetudine. !t ti/o/o di principe e gli onori relativi sono riconosciuti ai cardinali della Chiesa romana. LA Cillà leonina ruta sol/o la piena giurùdizione e sovrani/i del Pontefice. Si sa _che il Tevere divide la cilfà in due parti, di cui. l'una situata -.rulla riva destra del fiume, portò un tempo il nome di Città Santa. LA Ci/là leonina contie11e oggi una popolazione di quindicimi/a anime e sarebbe su_scetiibile di conteneme d i più. PoJJiede una grande quantità di Chieu e palazzi. La China di Sa11 Pietro, il Vaticano e le sue vaste dipendenze, le tombe degli Apo;to/i e dei Papi piiì illtùtri, i ntl· merosi momtmenti religiosi ed artistici fanno della città leonina u na città rimarchevole ed tma ;p/mdida residenza per il Capo sovrano t!ella .cattolicità».

Quando a Villa Albani , nella mattinata del 20 settembre 1870, fu firmata la capitolazione per la resa della piazza di Roma tra il comandante generale delle truppe di Sua Maestà il re d'Italia e il coniandante generale delle truppe pontificie, veniva stabilito: «La Ci/là di R oma, tranne la parte che è limitata a sud dai bastioni di Stinto Spirilo e che comprende il M onte Valicano, Castel Sant'A,gelo e gli edifizi coJtiJttenti la Cillà leo nina, il Juo armamento completo, bandiere, armi, magazzini di polvere, ecc., saranno comegm:tli alle truppe di Sua Maestà il re d'Italia. Tutta la guarnigione del palazzO uscirà con l'onore delle armi, con bandiere, armi e bagagli1 tuJ/e le truppe straniere saranno sciolte e s/1hito rimpatriate per mra del G overno italiano. Le tmppe indigene saranno costituile in deposito, senz'armi, e nella gio rnata d i domani sarmmo mandate a Civita vecchia. Sarà nominata, da ambo le parti, una commissione composta da un ufficiale d'artiglieria», ecc. , Per l'esercito italiano, firmavano il capo dello Stato Maggiore, generale Domenico Primerano, e it generale comandante il IV Corpo d'Esercito, conte Raffaele Cadorna; per l'altra parte, il generale comandante le armi a Roma, Kanzler.

Voi vedete che, anche quando le truppe di Cadorna entrarono a Roma, non varcarono il· Tevere, non si spinsero sulla riva destra del Tevere e anche quando essendosi determinati disordini nella Città Jeonina, furonp chiesti rinforzi al generale Cadorna, questi, in una _ lettera al cardinale Giacomo Antonelli, rispose che «avrebbe mandato trn,ppe per sedare i tumulti, ma n on vi 1arebhero rimaste».

Quando fu convocato il plebiscito, furono esclusi dalla convoca2ione gH abit anti della Città leonina, i quali però, il 2 ottobre, rono Io stesso, e la sera si recarono in Campidoglio, dove furono vuti dal padre del nostro camerata. Blanc, a.quale f ece passare i tra· steverini, . col loro plebiscito, ,colle bandiere e le fiaccole, e il plebiscito fu accolto. Sette g iorni dopo, una commissione si recava da Sua Maestà il re, a Firenze, per portare il risultato del plebiscito romano. Questa commissione si componeva d i nomi che hanno ancora un'eco nei nostri cuori : duca Michelangelo Caetani di Sermoneta, Emanuele dei principi Ruspoli; principe Baldassare Odescalchi, cavalier Vincenzo Tittoni, il principe di T eano: poi c'erano anche le rappresentanze della ·zona di Civitavecchia, di Viterbo, di Frosinone e di Velletri. Ecco che cosa disse Sua Maestà il re, ricevendoli : ·

« lo, comi re "e cattolic o, nel proclamare l'tmitd d'Italia, rimango fermo · nel di auimrare la libertà della Chiesa e l'indipendenza del Sovrano Pontefice. E con quest e dichiarazioni solenni, io aaeJto dalle vostre mani, egregi signori, iJ plebiscito ·di R oma e lo present o aglt italiani, augurando che essi sappiano mostrarsi pari alla gloria dei noslri antichi e degni delle pruenti fortune».

Magnifiche parole, degne di un gran re

N ello stesso g iorno, veniva emanato un decreto reale da Fi renze, importantissimo. Questo decreto dice:

«Articolo l. - R oma e la provincia romdna fanno parte integrante del. Regno d' llalia.

«Articolo 2. - Il Sommo Pontefice conserva la dignità, l'inviolabilitd e Ili/le le prerogative personali e .sovrane

«Articolo 3. - Con apposita legge verran no sancite ·te cpndizioni alle a garanlire, anche con la fra nchigia territ oriale, l'indipend enza del Sommo Ponlefice e il libero esercizio deiJ'autoriJà spirituale della Santa Sede. Il presente derreto sarà presenlato al Parlament o per eJJere convertito in legge>>.

Infatti fu presentato al Parlamento e suscitò una grande discussione. Durante questa discussione, in data 20 d icembre, il ministro degli Esteri dd tempo, Visconti Venosta, affermava :

«Si potrJ dire, o signori, che queslo progett o della Cittd leonina, di cui l'Europa non fu chiamala a prendere a/Jo, ma che abbiamo invece proporto al Pontefice, .non è logico dal prmto d i .villa d eU'abolizione del potere temporale, ma iO credo che il paese non ci avrebbe condannalo, ma ci avrebbe approvalo, se i n cambio di quesla concessione n oi ci f ouimo p resentati ad eua con la Qu estione romana risoluta.

«Era rùoluto così il più arduo, il più terribile problema della noJira esistenZII nazionale, e sgombrat o l'avVenire da ogni incertezza e da ogni difficoltà » .

Dovevano passare ancora cinquant'anni perché questo punto di vista del ministro degli Esteri del tempo fosse realizzato.

Si parlava, dunque, di fra nchigie territoriali. . A questo ·punto voi mi d irete: «Ma perché questa lezion e storica?)). Perché .vog lio dimo- strarvi i p recedenti,· pe rché voglio dimostrarvi che io sono consegu ente, e che non solç. noi non rinneghiamo il Risorgimento italiano, . ma lo completiamo. (Viviuimi, prolungati applausi Tutti i deputati .rilevano in piedi. A gli applausi si associano le tribune) . -

Ci fu rono in quel torno di tempo, a Firenze, dove era il ParlamentO, tre discussioni interessantissime. La prima fu provocata dal progetto di legge per il d ella capitale a. Roma. Uomini eminentissimi non volevano, all'ultimo momento, procedere a questo « t rasporto ». Brutta parola. Non ve n'è un'altra. Un oratore l'osservò anche allora. (1/arità). Stefano }aci ni, per eSempio, fece un g ra nde discorso per d imostrare Come qualmente la capitale dovesse resta re a Firenze. «E v ero - egli disse - Che R_oma è pùì centrale dal p11nto di vistit d_elld longitudine, ma Firenze lo è da quello d ella latitudine» (Si ride). <<E vero - aggiu ngeva ancora - cbe Roma è pùJ vicin.:1 al Mezzogiorno d'Ila· lia )); ma egli affermava che su questo e rano in prevalenza i venti sci.roccali ( si ride), il che conduce alla negligenza. Poi osservava che Firenze era città degnissima dal punto di vista dell'arte , dello spirito, della scienza, e infine che Firenze e ra lontana dal mare; che mentre Roma poteva essere oggetto di u n attacco dalla parte del mare - egli non pensava evidentemente ancora ai mezzi di guerra mode rni -Fircnze, da questo punto di. vista, era completamente al sicuro. [n realtà, si temeva di andare a Roma. Si era abolito il potere temporale, ma s i temeva la eventuale solitudine del Vaticano . Un oratore, durante Je di- · scussion i, ricordò che, avendo Enrico III fatto assassinare il duca d i Guisa cd essendo poi andato a vederlo dietro un velario, steso per teéra col pugnale ancora infitto nel seno, avrebbe d.etto: « M on Die11, qu'i/ était g rai1d.' ». Ora, essendos i distrutto il potere temporale, si temeva quel vegliardo ch e si er.i già dato ad u na spontanea volontaria clausura.

I mesi che vanno dal settembre al d icemb re 1870 furono penosissimi. Dal Vaticano partivano proteste a getto continuo. Proteste, perché si diceva che il segreto epistolare non venisse più osservato; proteste, perché-si era dovuto sospendere il concilio ecumenico; proteste, per certe violenze di cui si sarebbero · resi colpevoli i soldatl dell'Esercito italiano; p!oteste, infine, per l'ocrupazione del Quirinale. E V isconti Venosta, ministro degli Esteri del tempo, .dovette mandare una lunga circolare a tutti i nostri rappresentanti all'estero per spiegare come qualmente il re d'Italia aveva il diritto di entrare al Quirinale. I cattolici di t.utto il mondo, e di tutta Europa specialmente, protestavano . ·

N e t roviamo le tracce nel Libro Verde. Erano i nostri. rappresen· tanti all'estero che segnalavano al ministro Visconti Ve nosta tutte le proteste suscitate nel mondo cattolico dopo l'ent rata delle truppe ita· liane a Roma. L' incaricato italiano a Karlsruhe comunicava che nel Ba; di.scher Beobachler era pubblicato un violento appello, con cui si invitavano hitti i cattolici tedeschi a reca rs i a FuJda, sulla tomba di San Bonifacio, per protestare contro gli atti criminosi perpetrati contro la Santa Sede dal Governo italiano. Sull'importanZa dell'adunata cattolica riferiva il ministro italiano in Prussia,. in data 6 ottobre. Il ministro italiano a Vienna riferiva che il Casino cattolico politico di Mariahilf aveva mandato pure un memoriale incitante H GoVerno austriaco a pigliare ogni occasione per alla restaurazione dei violati diritti e della libertà e indipendenza del Papa. 11 ffi in istro d'Italia a Bruxelles annunziava una riunione di tutti i vescovi belgi a Malines. Il ministro d'Italia all'Aja annunziava che i olandesi avevano mandato al sovrano una petizione contenuta in una pergamena della lunghezza di otto metr i g remita di firme. (Si ride)

F u gran ventura che l'Esercito italiano rimanesse sulla riva sinistra. del T evere. il Papa fo sse stato espulso dall'ultimo ango lo di te rrito rio, da l suo palazzo insomma, o se ne fosse andato, gravi problemi si sarebbero affacciati davanti al Governo itali ano. Per fortuna, gli avvenimenti erano propizi. Chi poteva commuoversi in quegli anni? Non la Francia, la quale era stata·fiaccata dalla- Prussia: aveva bisogno di rifarsi, doveva pagare un ingente indennità, ingente aHora. (Si ride) . Adesso sarebbe uno scherzo. (Ilarità). Non la Francia, che aveva perduto due provincie di grandissimo pregio, che aveva ritirato le sue truppe da Roma, già da tempo, e che tuttavia aveva lasciato a çivìtavecchia, quasi come un biglietto da visita, un bastimento che si chiamava l'Orenoque, e che vi restò fino al 1874. la Germania era l' astro che. saliva prepotentemente all'orizzonte in quel periodo di tempo, dopo tre guerre vit· toriose: quella del '64, per lo Schleswig-Holste in; quella del '66, che fiaccò .l'Austria a Sadowa; e queila del ' 70. Ma la Pruss ia era prote· stante. Bismarck non solo non pensava ad a iutare il Papa, ma stava per ingaggia re quella lotta della Ku!Jurkampf dalla quale, bisog na dirlo, egli usd battuto. ,

Quando vide, dopo dieci anni, che i deputati del Centro Cattolico erano un cent inaio, abbassò le insegne·e, d1iedendo .la mediazione del · Papa nella questione con la Spagna a proposito delle isole Caroline, chiamava il Papa con questo appellativo regale: « Sire ». Ma in quel periodo di' tempo non · poteva marciare e non voleva. L'Austria aveva nelle ossa tutti i dolori delle guerre del Risorgimento, ed era all'indomani di Sadowa1 e soprattutto si trovava di fronte' al problema per rui è morta, non avendolo risolto: il problema delle sue molteplici razze, le qua li avevano allo ra l' esempio di due fx>poli che nel corso del secolo XIX erano assurti alla dignità e all' indipendenza di nazione: il

'popolo germanicò e il popolo italiano. Queste grandi . potenze mandavano, come mandarono in seguito, dei messaggi patetici; ma non pre con questi messaggi si modifica il corso del le cose o si cambia la storia degli Stati.

Venne cosl in discussione, in quel torno di t empo, la sulle guarentigie in conseguenza del decreto reale d el 9 ottobre, d ivenuto poi legge. Vi parteciparono, tanto al Senato quanto alla Carhera, degli uomini notevoli e taluno· di alta rinomanza: Toscanelli, Coppi no, Bencompagni, Berti, Bonghi, Crispi, Mancini e, natwalmente, i ministri. Così al Senato: Cambray-Digny, Menabrea, Capponi, Michele Amari, storico eminentissimo. Infine, la discussione pose di fronte tre tendenze. La Sinistra diceva: « Voi date troppo al Papa ». Un. oratore· della Sinistra giunse ad affermare : «Se 11oi date al Sommo Pontefire tanto di terra quanJo_batta perché egli vi pomt potare t opra la ma Jarra pantofola, 110i restituite il potere tem porale al Papa)). Precisamente l'onorevole Salvatore Morell i, nella seduta del 24 gennaio 1871, cOsl si esprimeva: «Quando voi trovate n ella legge quet/e condizioni: i1Ìviolabilità, im munità dei luoghi dove Jiede d'uffirio il Ponteftre, ·unza controllo dello Stato, tudditanza dei poteri p olitici ed ammmiJtrativi del R egno ai tervizi della Curia, liJia rivi/e, onori di re dovuti al Ponte fire, imernazionalità dei moi atti e legazie, domin io illimitato· di euO tul bauo clero, . eunzione dei vescovi dal girtramento : quando voi.. avete queste condizioni, come potete mettere in dubbio che il potere temporale sia reJ/aurato meglio e più forte di quamo non lo era prima della sua caduta?» . Questa era la tesi dell'onorevole Salvatore Morelli. Viceversa la tesi dell'onorevole Toscanelli era esattamente agli antipodi: « 11 Papd non de ve Jembrdre a neumz popolo come soggetto a mbire le · di qualJidsi Stato,: il giorno in mi ciò fo! se paleJe, egli aV rebbe perduto il suo carattere di Pa.store universale». Quindi Roma, q uindi la riva del ·Tevere, quindi la solita striscia al mare. Jn mezzo, l'opinione media del Governo di allora che, in .realtà, con questa legge delle guarentigie ha creato una sovranità.

Il Papi non .era p iù un suddito, era un sovtano. Usando la t erminologia di moda importata dall'americanismo, potremo dire che quest a sovranità .era, al cento per cento? No, non era al cento per cento: mancava qualche cosa, mancava il territorio. C'è la. frase tipica: «continua a godere»; ma in realtà c:ra un tacito riconoscimento di una so· vranità territoriale; tant'è ·vero che negli anni che seguirono, giammai ci fu un atto dello Stato italiano che riveridicassc, anche lonta namente, una qualsiasi sovrani tà nella cinta del Vaticano. A ciò si rid ussero le «franchigie territoria li )) previste dal già ricordato decreto reale l'ottobre 1870.

La legge non fu accettata. Alla fine del 1871, l"ltalia. e Roma erano in questa singolare posizione :. il re usurpatore, il Papa prigioniero. Il Papa, che non riconosceva l'unità della patria, che· non riconosceva la conquista di Roma e che protestava violentemente in tutt i i suoi atti pubblici e diplomatiCi contro la conquista di Roma, realizzata dalia. rivoluzione italiana. Tempi duri, quelli! Tempi foschi! B solo nel .1874 che appare uno spiraglio di luce; e questo spiraglio di luce è legato al nome del vescovo Bonomelli. Bisogna· ricordare con molta simpatia, anche noi fascisti, quella bella, degnissima .figura di patriota c di sacerdote! N el1 874 era escluso che si potesse chiedere .l'exequalur allo Stato, che aveva violato la sovranità del Pontefice e gli aveva portato via il possesso territoriale dello Stato Pontificio, di Roma. Ma, invece, Bo· nomelli chiese ed Ottenne l'exequatur. Nel 1878, muore il gran re. V'è nel clero un moto di riaccostamento alla nazione, malgrado i veli delle supreme gerarchie dell;1. Chiesa. In molte città d' Italia, specialmente della lombardia, specialmente della provincia di Cremona, vescovi c parroci celebrano grandi fune rali alla memoria del re.

Ma il periodo p iù interessante nella storia delia conciliazione è quello che va dall'SO al '90, e che comincia nel 1881, col discorso. tenuto da monsignor Geremia Bonomelli, nel di Milano, presenti sedici vescovi, e centinaia di sacerdoti, nel quale discorso il vescovo affermava che la pace doveva farsi e che oramai la conquista di Roma doveva essere ritenuta un fatto compiuto e irrevocabile. In quel periodo di tempo, gli alti e i bassi della conciliazione furono infiniti. il ce Umberto si recò a Firenze ad inaugurare la nuova facciata di" Santa Maria del Fiore e fu ricevuto dal vescovo, tutti credetterb che la conciliazione fosse imminente. Quando, di H ·a qualche tempo, il re si recò a Terni, e vi fu ricevuto dal vescovo di T erni, con tutti gli onori dovuti a un ·sovrano, l'emozione fu grandissima, perché Tern i apparteneva agli exStati pontifici. Tutti si occupavano di conciliazione Se ne occupavano i vescov i e i garibaldini. Stefano Tiirr, per esempio, sentì il bisogno di stampare un opuscolo a Parigi per raccomandare ed· esa ltare la conciliazione. ·

Non meno interessante fu l'atteggiamento tenuto in quell'epoca garibaldino Achille Fazzari, il quale era un valoroso, aveva combattuto ad Aspromonte e a Mentana ed era stato ferito a Monte Libretti. Giuseppe Garibaldi, dedicandogli un sonetto, lo chiamava «mio caro figlio )), Questo energico calabrese stampò, nel principio del 1896, una lettera ai suoi elettori di che cominciava con queste parole: «Bisogna fare la concilùtzione ». Questa tesi egli sostenne in lunghe vivaci polemiche superanti anche le fronti ere. Qua0do, nel collegio di Catanzaro, al colonnello Achille Fazzari i democratici del tempo opposero Giosue Carducci, i calabresi, tra il garibaldino c il poeta, preferi rono il garibaldino. Diedero diecimi la voti a Fazzari e · duecento a Carducci. (Si ride).

Achille Fazzari, il ·23 ·giugno 1886, indirizzava una lettera agli _tori calabresi del collegio di Catanzaro, nella quale, a un ceìto punto, dichiarava: ·

«lA mia bandkra è nuovd. lo desidero. anzitutto la conciliazion e "del Vatican o colla monarchi.1, alla quale facemmo col plebùcito sPontaneamente adesione, e l'unione delle loro forze e dei loro intenti in uno scopo comune: la grandezza e il maggior p restigio dell'Italia. IJ Papato è la pirì grande delle istituzioni esiJtenti, e, pur e1sendo 11niversa/e, è eSienzia/mente italiana, perché, da R oma, dove ba ude, ·eJJa stende la ma azione in tutto il mondo E giaccbé l' Italia ba questa fortrma sappia apvantaggiarsene ed abbia nel Vaticano 11n amico, ·non tm f orte iutacolo alle sue t:upirazioni.... In questa conciliazione, che da molti si ritiene rm · sogno e a moltùsimi parrà una scìagma, è, a mio aVviso, una t-'ÙJ, la migliore anzi se n on la sola, per di Penlre g randi e rispeu ati come io desidero che sia grande e rispeltala l'Italia; poicb é del poco Curato nostro Regno io vorrei poter concorrere ad edificare un Impero italiano».

Jl 7 marzo del 1887, scriveva a M enotti Garibaldi: «E finito il tempo della camicia rossa; alt ra cosa è da fa rsi, voluta nel '47 da M azzini e da Garibaldi: la conciliazione ». t di questo decennio singola rissimo l'episodio Tosti, «quel buon matto di Tosti», come lo chiamava Pio IX. Quando usd il suo opuscolo, il clamore fu infinito, ma l'Ouer vatore Romano lo bollava con queste parole : «E 11scito il monumento ciclopico della ùtgenllità cassinese ». Era il momento in cui non si mollava. Leone XIII, visto che Bismarck non marciava, malgrado Ja Galimberti, e vistO che anche Giuseppe si limitava a generiche assicurazioni, manifestava il d eside rio che foss e tolto di mezzo il funesto dissidio; però l'Os· servalore Romano del 28 maggio 1887 aggiungeva: «La giustizia è una sola e inflessibile. Essa importa la restil11zione di quanto fu tolto e la ripar4zio ne dei dirilli della Santa Sede violati dttlle congi11re delle sèJie,· imporla il ristabilimento del potere t emporale, specialmente sulla Cillà di Roma».

Nel 1887 eravamo dunque in pieno temporalisrno. La Città di Roma era il minimo delle pretese. In data 22 giugno 1887 Sua· Eminenza Rampolla dich iarava ai ministri esteri e alJl stampa: «Non è vero che il Santo Padre intenda abbandonare la rivendicazione del Principato Ci vile· sacro ed intangibile, condiz ione ùidispemabile al libero esercizio dell'Apostolico ministero». Padre Tosti aveva scritto un opuscolo, il cui" protagonista si chiamava «Don Pacifico)), Era un ottimo personagg io, questo frate, ma apparten eva al genere di quegli uomini che sono espansivi al sommo grado e panglossiani altres1. Che credono che certe questioni g rossissime possano essere risolte con una parola, con un gesto, con un sorriso. Egli pensava che un incontro tra Umberto e il Papa avrebbe condotto aila pace, che tutto consistesse combinare questo incontro. Non era quindi un problema politico; era più un p roblema di procedwa, oserei. dire di protocollo. Don Davide Albertario, il tempestoso Don Albertario, il nemico di Geremia Bonomelli, scrisse subito un e se il protagonista delL'opuscolo del Tosti fu <e Don Pacifico», if p rotagonista del contropuscolo dell' Albertarìo si chiamava «Don Belligero », e. aveva - inalberato questa insegna: <C Restituzione o d annaz ione>>.

:1:. singol.are che il libro di monsig nor Geremia Bonomelli, stampato nel 1889, dopo essere stato pubblicato come artico lo sulla R.au eg na N a'zional e, pur essend o giunto a lla quinta edizione allora, oggi sia introvabile Ho dato che sia ristampato; ma credo che non vi dispiacerà se io vi leggerò alcune pagine di questo insig ne prelato. Udite con quale potenza d'immagine, con quale forza di argomenti egli traccia l a storia del potere temporale nell'ultimo secolo:

<C La procella- egli dice - scoppiò nei 1830 e '31, e Je allora {o Stato Pontificio rene ancora 1111 iltante all'urto, f u perché i battaglioni austriaci a/lraversarono· in fretta il Po e .spemero nel sangue la rivolta che certamente sarebbe Itala vittoriosa con le sole J/le f orze. Passarono ancora diciotto an ni e ·una nuova procelltJ percorse tutta l' Italia e l'al bero di dieci secoli cadd e a terra, ma rimaJe ancora fitta nel s11olo tm a radice; le f oglie appau irono, ingiallirono, ma l'albero non era ancora morto d el tutlo. Venne utza mano gagliarda a rialzarlo, e difat!i si rialzJ : non si reggeva pùì da ;é, e per tener/o p 11r ritto an cora e non /asciarne ad u na soia mano, a quella sola man o, l 'on o re e il vantaggio in f aaia al mondo, Ii aggiume un' altra mano a sorregger/o d all'altro · lat o, e coiÌ si ebbe io Jlrano e d oloroso Ipettacolo di uno Stato di tre milioni di anime che prolrmgava la Itla t1gonia, JOIIenuto da due Stati giganti" che biecamente tra loro Ii guardavano. Dieci anni appresso i due ganli emuli, come tutti prevedevano, e moltiJ.simi desideravano, aizzati, vennero tra l oro a d uello e il vincitore del 1859 rimase llf!ico, n on 10 ben dire Je difem ore od oppressore del moribondo, mtJti/ato ancora d ue volte, in due anni, nel '59 e n el 60, «Ancora dieci anni di penos'a agonia; il vincitore e infido a li/ode a Jua volla vinio pur nso da un emulo più potente di lui, cadeva miseramente e con esso l'ultimo l embo del più antico Sia/o eu rop eo . E qu el grande Po"nt efice che unico aveva Iuperalo gli anni di PieÙo, era ridqllo alla _ condi?:ione di Pietro, ceJiava di eJJere re per soltanto PonJefia,· aveva t ermine la aeazione degli 11omini e durava l'istituzione di Crùto; cadeva la porpora regale, era spezzato l o sceurp e resta. vano le sole chiavi. Quel rest o di vita che il principato del Pon· t efire umbrava aver negli ultimi quaranta anni, non era suo•mtJ Veniva daJ · Jj fuo ri, d a f orze estranee1 avv entizie; era 1ma vita datàgli dir:mamente a prestito da quelli che a vevano intereue a dargliela a loro modo Il 20 seflembre )870, dul mesi dopo la prodmitazione de/t'infalli bilità del Papa, spariva il principato civile sorto _ nel VII suolo, approvato da Pipino e dtt Carlo Martello, ridotto alla sua 11/tima formul a di potere a;;oluto da A leuandro VI.

« E pareva che la Provvidenza aJpettaue l'ultimo e mauimo e;plicammto del primato divino e i ndefettibile di Pietro, la definizion e_ dell 'infallibilità, per laJciar cadere il ;uo regno te rr eno, Dopo aver w/loca/o il PonJtfice 111Jia Cattedra incrollabile dell'infaJlibiie m q magiJtero, perche gli f o.ue levato sol/o i piedi lo sgabello, JÌ piccolo e J} malfermo, dt:lfa .signoria temp orale. La parabola cbe quaggiiì - descrivono tuili gli esseri viventi, ·tutte le istituzioni umane, naScendo, sviluppandosi,perfezionandosi, poi ÙIVecchùmdo e- m orendo, si compiva e do veva compiersi eziandio nell'isJituzione umana del principato civile dei Papi>>.

Ma. che cosa proponeva monsignor Bonomelli? Citiamo testualmente dal suo opuscolo:

« D rmqu_e diaJi al Papa a/mmo la ri Va destra di Roma, con una Jlriscia fino al mare, con una zona di qualch e chilometrO diet ro al Vaticano, dove si potrebbe a poco a p oco fabbricare una città nuova; eud sarebbe un Principato di M onaco, uria piccola repubblica di San M arino, o delle A ndorre, alcun Che di si mile. Qui non vi sarebbe alcrm bisogno di pubblici uffici, né di guarnigioni, per la ma piccolezza non potrebbe J11scitare timori e gelosie nel Govemo né in altri Governi. Sarebbe rm V atican o allargato con una popolazione di una decina di · migliaia di anime o poco più. Pel non creerebbe alcun imbarazzo e lo libererebbe dd molti e to sto. Sarebbe una miniatura di_ Stato, senza noie, .S!nza mra, u nza pericoli pel Papa, un ornamento per la R oma regia, una singolarità per I'Epropa, Tutti gli uffici ecclesiastici t rasportati nella nuova Sion, con le sue posie e telegrafi, con Un tronco di f errovia e lutti gli ambasciatori accreditati preuo la Santa Sede alloggiati i ntorno al Vatica1101 qua;i t estimoni e untinelle a/Id J fld .sicurezza

« LA nuova ciJJadella sarebbe una terra di Geuen, un'oaii felice, un Jantuario nel cuore d'Italia, un dsilo di pace, il porto .sicuro e tranquillo, il pu_nto che irraggia lume su tutta la terrd e "al qual si traggon d 'ogni parte i pesi", il centro del mondo ca/Jolico, la novella Sio n, donde par- tirebbero gli oracoli c le p_a role di vita. Quale speltacolo! Qual gloria per l'Italia nostra/ Da tma parte, sul Quirinale, il re d' Italia; dall'altra, la f orza morale, la prima forza morale d' e del mondo; da/t'una parte la spada, dal f!aftra il pastorale: d all'una parte il Pontefhe, che prega e benedice; dall'altra il re, che dall' una parte l'uomo della pau, dall'altra l'uomo d ella guerra,· dall'una parte gl'inte res.si del cielo e delle anime, dall'altra gli interessi della t erra e dei corpi; da/t'una parte m uovono le schiere di pacifici conquistatori, che por/ano la civiltà d el Vangelo alle terre più lontane, dall'altra muovono gli eserciti che difendono l e f rontiere della patria e si reg olano le jll;lle che solcano i mari,- da una parte si curano i bisogni del tempo, dall'altra si provvede a quelli della eternità. l mille e mille pellegrini, l11ici e religiosi, mission11rii, suore, vescovi, uomini d'a rti, di scienze, di lettere e d'armi che accorrono a Roma, dopo aver visitat o la Roma antica dei Cesari, la nuova Roma d'l talill, Varcando il T evere d eporrebbero a' piedi del Pontefice i loro omaggi, ammirerebbero l a grandezza e l e glorie di Roma cristiana cattolica. La destra e l a si nistra d el Tevere, il Ouirinale e il Vaticano, il Papa ed il re, la ;eligione e la patria, ri11nir"';bbero a vicenda i rifleni del loro !Piendore, i raggi della loro gloria, e il grido di giubilo di tutta Italia pacificata saluterebbe il maestro i nfallibile della fede e il difemore della patria. La-destra e la sinistra d el Tevere sarebbero i due fuochi della ellissi italiana, come scriveva Vincenzo Gioberti. L'Italia sarebbe ancora la terra privilegiata, faro del mondo e segno di invidia ai popoli. l nostri occhi verurebbero lacrime di gioia inesprimibile,- i nostri mori balzerebbero concitati, colmi, rihoccanti di giubilo,· in quel dì, che il re e l'amabile regina col giovane principe, accompagnati dalla Corte salissero le uale del Vaticano, e il candido Vegliardo , che vi risiede, muovesse loro inco ntro e si abbrMcia.ssero, e i due grandi e supremi amori della religione e della patria, si confondessero in u n solo e· santo amore. Quel giorno, nel quale il V egliardo del Vaticano uscisse e si 11olgene al Q11irinale, tu/la Roma si precipit erebbe su i suoi passi, cadrebbe gitwcchioni, leverebbe l e mani a lui, acclamandO e benedicendo: festa simil e a ·quella l'l/alia n on l 'avrebbe mai vista. LA bocca della empietà sarebbe chiusa, la Religione to rnerebbe regina, e il suo t rionfo sarebbe aJJicuratO . .lo .d omando al cielo di poter veder quel giorno avventurato, e poi morire.

«Ma dove sono? Ho io .rognato? SJ, ma talvolta i sogni sono prof elici, e chi sa che Iddio pietoso, che amò l' Italia sopra Jti/Je le nazioni, che la sostituì al popolo eletto, che la fé centro del mondo cattolico, alle a/Ire innum erevoli prove · dell'am or suo aggiunga anche questa .' ?}·

E più oltre:

«Ma perché questa miniatura di Stato indi pendente, neut;alizzato, mila destra del T e ver81 sia possibile e durevole che cosa si esige? Cbe sia creata, 11011 da forza straniera, n é materiale,. né morale, 11M dagli italiani stessi. Q11esta nuova creazio11e d e ve erompere d alla .persuasione . intima, spo111a11ea della nazione, ./a quale sa di far co ;a utile. e a sé stesM , che /ungi dall'affievolirla /a ra!Joru, /ungi dal 'dividerla /(f unisce, fungi daJI'umiliarla J•o;JOra a/JamenJe in faccia al mo'ndo . Onora e afforza altresì la Santa Sede, perché assicuM la sua indipendenza e di; g nità, perché disarma un partito potente, che la combaJte, perché m osll"a fii m ondo il suo amore}er la pace, per l'unità d 1ltalia, perché l'o pera del Clero sarà pùì. libera e fruii/IoM e avrà Parlamento e uel Smato J'oci eloquenti che difenderann o gli intereui morali e religiosi te 11Zd timore di sentir1i dire in jaaia: Voi Jiete nemico della patria ! Questa sovranità miniat11ra scioglie la Santa Sede dalle mre. secolaresrbe, cbe in passato le recar ono n on piccolo danno, la libera delle noi e e fo lle diplom aticb e, perché la piccolezzq m a 111rebbe 1ma quamità minimtt ,ugli affari politici d 'Europa, e, sfa sia g unra, il Papa non avrebbe di che t emere. Su quell' Eden j orltmato e tranqudlo sarebbe perpetuo il ;orri;o del cielo, sempre pura e limpida la luce del Jole. Qnuta conciliazione e quu/11 creazione d'una SOflranità . vera in Jé, ma nominal e fjllttnlo -all'impo rtanza materiale, pot rebbe la sanzione delle Po· Jenze e avere unitamente alla legge delle guarentigie, opportunamente · modificate, una saldezza maggiore, q11ella Jaldezza che è ponibile nelle cose 11man e, giaccbé una saldezza assoluta non c'era ne/J'antico potere Jemporale, né è delle cose nostre su lla t e rra».

Intanto. il decennio 1880-1890, che fu tumultuOso ed agitato per b conciliazione, per le polemiche che ad essa si riattaccavaoo, per i vani tentativi di Crispi, cominciava nel1 881 con le scene veramente scandalose che si svolsero a Roma, quando vi fu il trasporto notturno della salma di Pio IX, dal Vaticano a San Lorenzo, e si concludeva nel 1889 con l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno. La tensione tra Je due potestà in quel pe riodo di tempo f u acutissima.

Veniamo all'ultimo decennio, Nel 1892, c'è un avvenimento· che ha Ja sua importanza nella storia politica italiana A Genova, nella sala SiVori, il Partito Socialista si stacca dal complesso degli anarchici e anarcoidi. Nel 189:5, nuova tensione fra lo Stato e la Santa Sede, quando un deputato, Vischi, propose, sostenuto dall'onorevole Pilade Mazza e da altri, che il 20 settembre fosse proclamato festa nazionale. Ma intan to, negli ann i 1893-'94, l'Italia, dalla Sicilia alla Lunigiana, fu scossa da un moto di carattere sociale. Nuove masse stavano per entrare nell:1 vita della nazione con diversi bisQgni·e diversi ideali.

C'era. qualche cosa che maturava nel sottosuolo: Nel periodo tor· mentato della nostra storia ancora un episodio: il 1898. Pochi anni dopo, il Pontefice Pio X - io mi associo a quanto ha detto l'onorevole Cantalupo per questo Pontefice, italiano ferv i.di ssimo - sale al suo fastigio supremoj ma la. situazione non cambia Questo Papa, che debella il modernismo, questo Papa, che per li prima volta toglie il velo, il non expedit, agli emigrati all'interno, come erano chiamati i cattolici italiani dopo il 1870, questo Papa, che immette tutte Jé forze cattoliche nella vita della. nazione, è tuttavia il Papa che mantiene la sua univoca protesta e Ja mantiene in un modo clamorosissimo, signori, rompendo le relazioni diplomatiche con la Francia che mandato Loubet a visitare il re d ' Italia nella capitale, alla quale il Papa -·evidentemente -non aveva ancora rinunciato. Voi ricordate d'altra parte, che Francesco Giuseppe, imperatore "cattolico, non restituì mai la visita fattagli a Vienna. Ma intanto, che cosa era accaduto? D al 1880 al tutto il tessuto dellil vita sociale italiana si e ra trasformato.

Se negli anni dal 1839 al 1842 apparvero le prime timide fercovie tra Napoli e Portici, Milano e Monza, dal 1875 al 1905, in qùesti trenta anni, il tessuto sociale, economico dèlla nazione italiana, si trasforma profondamente, nasce una borghesia. Uso questa parola anacronistiea per intenderei meglio. Questa ha già le sue officine, c'è già uno sviluppo agricolo imponente Tutto ciò·sarà documentato da)la grande esposizione universale del 1906, a Milano. t ' 'ero che il Papa Pio X tende a rafforzare il carattere universalistico dd papato, ma sa che per mantenere questo carattere universalistico, il Papa deve in quakhe parte del globo terracqueo essere. sovrano, c questa sovranità non gli può essere riconosciuta che nelle forme con le quali il fascismo gliel'ha data.

Siamo alla guerr3. mOndiale. C'è una dichiarazione del 20 giugno 1915, e di cui bisogna tener conto. Notate - sia detto per incidenza - che, alcuni· mesi dopo la di guerra, il re d i Spagna era disposto a cedere al Papa il palazzo deli'Escuriale, e i vescovi spagnoli, con pubblica lettera, ne f ecero offerta formale a Benedetto XV. Nel pieno della guerra mondiale, quando già l'Italia e ra intervenuta da un mese, il cardinale Gasparri dichiarava che la Santa Sede aspettava la sistemazione della sua sih1azione in Italia, non dalle armi straniere, 'ma dal senso di giustizia del popolo italiano, nèl suo · verace interesse." Questa ripulsa di qualsiasi intervento straniero schiariva l'orilZOnte e facilitava enormemente la soluzione della questione.

Nel 1919, ci furono degli approcci tra la Santa Sede e il Presidente del Consiglio· di allora, onorevole Orlando. t una pagina di storia inedita che io vi leggo e che è molto interessante. Nel maggio 1919, il prelato americano monsignor Kelley, ora vescovo di Oklahoma, negli Stati Uniti, si trovava a Parig i per sostenere presso la conferenza· della pace la causa dei vescovi messicani, allora in esi lio negli Stati Uniti per la rivoluzione di Carranza. Dal cardinale Mercier egli fu invitato a sondare il terieno presso le persone influenti intorno alla conferenza per vedere se fosse possibile trattare della soluzione Questione romana .

11 17 maggio, egli incontrò il signor Brambilla, consigliere della Delegazione italiana alla conferenza della pace, che egli già· concrsceva, e il discorso venne sulla Questione romana. Il Brambilla lo invitò per l'in· domani a recarsi presso di lui all'« hOtel Ritz », dove lo avrebbe fatto incontrare con <<un importante personaggio>). L'importante personaggio era l'onorevole che in quel colloquio trattò a fondo del'a Questione romana, esaminando le ·convenienze e le p ratiche di una. sua soluzione.

Quantunque. monsignor Kelley dichiarasse di non avere nessuna autorità a trattare e dì agire soltanto per pioprìa personale iniziativa, la discussione volse and1e intorno ai punti sostanziali dell'eventuale soluzione. Si parlò di un terri torio che cominciasse da Ponte Sant'Angelo, · includendovi il Castello, di uno sbocco al mare e di una gara nz.ia dell e altee nazioni, da attenersi attraverso la Lega d elle nazioni.

Monsignor Kelley doveva partire ail'indomani per l'America, ma avendo _ il ritardato di due giorni la partenza; tra il 18 e il 20 maggio, Brambilla ben cinque volte, a nome di Orlando, insistette presso il prelato perché, invece di tornare in America, andasse a . Roma, a riferire a l cardinale segretario di Stato. Monsignor Kelley alla fine sentì, e arrivò a Roma il 22 maggio. Lo stesso giornO andò in Vaticano da monsignor Cerretti, allora segretario degli Affari ecclesiastici straordinari, che lo aCcompagnò subito dal cardinale Gaspard, al quale espose tutto colla massima precisione.

11 cardinale e monsignor Cerretti andarono subito Gal Papa e to'rn:uono, dopo un'oca, dicendo che lo stesso monsignor Cecretti il giorO.o 24 sarepbe partito p er Parigi per incontrarsi con Orlando, e che monsignoi" lo avrebbe accOmpagnato, senza però più occuparsi della Questione romana.

Il t o giugno, previi accordi con Brambilla, monsignor Cerretti si incon· tcò con l'onorevole Orlando nella camera 135 dell'« hOtel Ritz ».Orlando confermò tutta la conversazione avuta Con monsignor Kelley. Monsignor Cercetti gli sottopose un breve esposto del'la Questione e della sua possibile soluzione, scritto di propria mano dal cardinale segretario di Stato.

Finita la lettura del documento, Orlando disse che, in massima, accettava, e si ·passò alla discussione dei punti principali.

Si trattava sempre di una notevole estensione territoriale, la quale il promerQoria del Vaticano domandava che cominciasse dal fiume, per avere in questo una visibile linea di confine che comprendesse i borgh i e altro te rritorìo notevole di là dal Vaticano. Orlando preferiva invece che il cominciasse con il VaticanO e si estendesse dietro questo per escludere una pilrte molto abitata delb città. Si concluse che la questione d el territorio si sarebbe potuta più agevolmente discutere poi, perché, una volta assodata la base territoriale, la magg io re o minore estensione. del territorio stesso diventava una questione intorno alla quale sarebbe stato facile trattare. Un altro punto importante della fu intorno al riconoscimento delle altre potenze, perché, secondo il promemoria, il territorio pontificio avrebbe dovuto essere garantito ·anche da!Je altre naz ioni Questa garanzia si sarebbe potuta ch iedere e ottenere attraverso la Società delle nazioni, _che appariva allora all'orizzonte e della quale in quel momento si aveva un concetto molto maggio re di quella che fu poi la realtà. L'onorevole Orlando disse che l'Italia stessa avrebbe domand ato a q ùesto scopo l'ent rata della Santa Sede nella Lega.

Il 9 g iugno, Brambilla, per incarico di Orlando,. andò da monsignor Cerretti a dirg li che il Presidente aveva incaricato l'onorevol e Colosimo di inforniare del progetto tutti. i ministri ed il re, ed infatti in quei giorni i giornali annunziarono che l'onorevole Colosimo era stato ricevuto dal sovrano. Ma il 15 giugno l'onorevole Orlando, tornato a Roma, ed affrontando il voto della Camera, ' si trovò in minoranza e diede le d i· missioni.

Di queste trattative si ha la documentazione nelle note tanto d i monsignor Kelley, qua nto di monsignor Cerretti, ora cardinale. Le note anzi di monsignor Cerretti, furono mostrate q ualche tempo dopo gli avveni. menti allo stesso onorevole Orlando, che le trovò pienamente esatte. Le conversazioni con i successori di Orlando - pre·fascismo - non ebbero altra base che que lla stessa che era stata mesSa con l'onorevole Orlando, e fwono anche meno importanti di quelle avvenute con quest'ultimo.

I nt anto la Francia ritornava a Roma, chiudendo la parentesi della rottura prodotta d alla yisita di Loubet a l re d.'Italia ·nel 1904. Millerand, in nome del Governo f rancese, cosl si esprimeva: « JJ Go v"e rn o della R epubblica giudica venuto it momento di riannodare col Go vemo pontificio le no stre relazioni tradizionali. Jt Governo francese de ve enere preJente laddove si dibattono questioni che interess;no la Francia. Questa non potrebbe reslare più a lungo assente dal Governo Spirituale, p reuo il. quale la pùì parte d egli Stati hanno avuto mra di farsi rappresentare» . Tutti gli Stati, signo ri, . meno l'Ita lia. Vi consiglio di procurarvi l'A nnuario Pontificio del 19 29, perché vi troverete l'elenco di tutti i d i· plom.atici accreditati presso la Santa Sede, e avrete anche una idea della potent"issima organizzaziOne cattolica in tutto il mondo.

Naturalmente, il ritorno della F rancia a Roma suscitò delle polemiche 9ì cui è rimasta traccia in una pubblicazione del ministero degli

Esteri, che vi consiglio di leggere anche· per abbreviare il mio ·discorso. n it1titolata: Una nuova disciiJsione Ju i rapporJi fra la Chieia e lo Stato in Italia.

Tutti i giornali dell'epoca avvertivano essere ora di concludere e ch e, essen do oramai tutte l e potenze civili rappresentate presSo il Vaticano, era veramente, alla fine, grottesco che non vi fos se rappresentata la potenza italiana. Si pubblicarono degli opuscoli curiosi, in quel periodo di tempo. Uno di questi opuscoli, a firma Comtantinus (qualcuno volle vedccvi .sotto un eminentissiffio personagg io della Corte Vat icana, ma i n realtà si trattava di un importan te personaggio sì, rria laico), annunziava e p roponeva uno schema di trattato di pace tra l'Italia e b Santa Sede. All'articolo 2 diceva: « Le A lte Parli contraenti Ji dichiarano a vicenda di ricotlOJCel'e pacifica la situazio ne lerriloriale delerminaJaJi dopo quel· l'epoca, salvo è stabilito nel seguente trattato-l>. Quindi, uno di f atto che doveva diventare uno stato di diritto

Di notevole importanza un opuscolo intitolato: Il Pariito Popolare (quello defunto) e la QlleJ/ione l'oma11a, nel quale si affermava che bi· sognava r iconoscere la sovranità della Santa Sede sui pa lazzi vaticani. Altro avvenimento di maggiore importanza fu la deliberaz ione con cui il Papa n on faceva più proteste p er visite di sovrani cattolici a Roma. Erava mo entrati in un' periodo di distensione dei nervi. Questa d istensione s i accrebbe con l'assunz ione alle Somme Chiavi di Papa Achille Ratti, quando, per la prima volta ·dopo il 1870, il Papa apparve alla loggia esterna di San Pietro e benedisse la folla immensa.

Gli italiani ebbero l'impressione che, con questo Pontefice, qu3.lche cosa .si sarebbe concluso. E, naturalmente, le .speranze preéedettero g li · eventi e si cr edette ch e la cosa sa rebbe stata facile, Semplice, rapida. pensava che il nuovo Papa non avrebbe insistito sulla posizione ormai . t rad izionale di tutti i Pontefici. Errore. Difatti, nella p ri ma Enciclica d i Pio Xl, il punto di vista r iaffermato contin'uamente d alla Santa ve. niva a ncora una volta illustrato. Si ricOrdava no in essa la n atura divina della sovra.nità pontificia, gli inviolabili diritti del1e coscienze di milioni di f edel i in-tutto il mondo e la nCcessi tà che questa stessa sovranità non apparisse soggetta ad alcuna umana autorità o legge, .sia pure una legge che delle guarentigie per la libertà del Romano Ponte fi ce, ma fos.se del t utto indipendente e tale anche manifestamente apparisse. <<Noi - diceva- eredi e dep cuitari _del pemi ero dei nostri vener11ti 11nleteJ· Jo ri, come e.rsi inveJJiti dell'unica autorità competente n ella gravùsimtt materia e responsabili davanti a Dio, N oi protntiamo, come abbiamo . sempre prolnlaJo, contro tali condizioni di core, a dife sa dei diritti della dignità della Apostolica Sed e, non già pe 1· 11na vana terrena ambizione1 di mi arroniremmo, ma per puro debito di couùnza »

Intanto JJ faceva una politiCa religiosa, sa.namente religiosa. J fatti di politica . , .j sono stati prospettati qui da molti o ratori; non fobie, · né scrupoli. Giwtamente l'onorevole Farinacci ha ricordato che- il fasc ismo fu il primo a proteggere le processioni; grandi centenari si svolsero nella più grande tranquillità; l'anno del Giubi leo fu perfetto. Fascisti della prima ora, come l'onorevole Arpinati, figuravano nd comitato per il congresso eucaristico a Bologna. Politica sincera, ri. sultato di posizioni dottrinali nettamente stabilite.

Si andò anche . più in là: si cercò di rivedere tutta la materia della legislazione ecclesiastica. Giustamente, bisogna riconoscere, i Papi si do· levano della legislaz ione antiecdesiastica del vecchio Piemonte. Q uesta è durata da quando il Siccardi, nel giugno 18:50, volle abolito il Foro ecclesiastico, fino a quando nel 1873, si soppressero le ultime Facoltà teologiche nelle Università regie. Santa Sede aveva un po' Cagione di sospettare, davanti a manifestazioni di una politica e di una legislazione assolutamente, a ntireligiosa e antiecclesiastica

Tuttavi_a, 9uando pareva si dovesse concludere, il 18 febbraio 192 6, riferendosi ai lavori compiuti dalla commissione mista per la riforma della legislazione ecclesiastica, il Papa affermava «che nesmna conveniente tr11Jt.ativa, neJJUil l egi.Jtimo accordo aveva avuto luogo, 11é pot ez..•a (ltW luogo, fimhé durasse l'iniqua condizione fatta alla Santa Sede e al Romano Pontefice >>.

Voi vedete da queste citazioni che la intransigenza dei Papi da questo punto di vista è: stata sempre immutabile.

Questa ultima dichiarazione del Papa ha la data dellS febbraio 1926 Siamo nell'anno in cui cominciano le trattative. Nell'estate del 1926, io non pensavo, a dirvelo schiettamente, a riSolvere la Questione romana. C'era un problema che mi angustiava in quell'epoca: il problema della lira. Sentivo quel pcoblema come uno dei problemi del regime, dei prestigio, deila dignità, della solidità del regime. E anrsora oggi, su questo campo, sono ìntrattabile e inesorabile.

Apro una parentesi per mandare un saluto reverente alla memoria del professar Barone, uno della commissione dei diciotto, giurista di alta fama, fascista, il quale si era dato a queste trattative con un'ansia, con un fervore e con una diligenza d 'italiano e di fascista veramente ammirevOli. Si può dire che egli è morto sulla breccia, tanta era l'ansia, con cui seguiva queste lunghe faticose trattative.

Dal suo diario, che io possiedo, risulta che, in data :5 agosto 1926, un monsignore manifestò al professar Barone La possibilità di iniziare trattative per risolvere la Questione romana. N ell'agosto '26, si ha un colloquio Barone-Pacelli. n 23 agosto '26 il consig liere Barone, a seg uito di due precedenti coJioqui, espone; in un suo scritto, quali siena i capisaldi dei propositi della Santa Sede per la sistemazione della Questione romaoa. Il 4 otta;bre 1926, MussoJini consegna al consigliere Barone un autografo col quale lo incarica di chiedere alla Santa. Sede a: quali Condizioni sia disposta ad addivenire ad una amichevole, generale, definitiva sistemazione dei suoi rapporti con lo Stato italiano. Il 6 ottobre, il cardinale Gasparri scrive a Pacelli rispondendo, in massima, in modo affermativo alle richieste. Trattative in ottobre, novembre, ditembre. . Il 10 dicembre 1926, Sua Maestà il re autorizza l'apertura delle trattative ufficiali. In data 30 agosto del 1926, così il compianto Barone mi riferiva: «Ho çreduJo d overoso di richiamare l'o.Jtenzione di V. E. mila pouibilùà ,di un accordo. per la ;istemazione dei rappt;cti tra lo Stato italia no e la Santa Sede a uguito della !egnalazion_e fallami al riguardo da un PrelatO che gode in Vaticano un'alta posizione, e delle conversazioni /he ho . avuto per le iniziative m edesime con l'avvocato Francesco Pace/li, che Ira i legati della Santa Sede è quello c_he gode pùì dire/famente la piena fiducia del Sommo Pomefice >>. Più oltre: « V. E. ba segnalo una sola pregiudiziale, quel/a cioè che, giungendosi ad un accordo, la Santa Sede riconoJCa con euo la definitiva sùlef!lazione della Questione romana ed acceJii quindi lo stato di cose segnato nel 1870, ,quando venne formato il Regno d'italia con Rom'a capitale. Richiede perciò l' E. V., una rimmzia esplicila, da parte della Santa Sede, a qualunque rivendicazione temporale nei confronti del Regno d'Italia. Il Pontefice, informato di queJie S/Je piemeue, ;i è dimostrato dùposlo ad senz'a!Jro Ja sostanza nella speranza che si addivenga ad una definiti va JÙiemazione dei rapporti con l' Italia e ;1on già alla Jtipulazione di un "modus vi vendi" solo t em pora1reo ».

Naturalmente, nell'agosto 1926, la Santa Sede poneva come contropartita le seguenti proposizioni: l'iniziativa deve muovere "dal Gove rno . it aliano; il Governo italiano deve dichiarare che le trattative si :Svolgeranno prescindendo dalla legge sulle guarentigie; sulle trattative deve essere mantenuto il più assoluto segreto. E in fatti è evidente che se abbiamo concluso, Io si" deve anche alla magnifica disciplina che abbiamo im{X>sto ' al popolo italiano. Vi immaginate che cosa sarebbe accaduto in altri tempi ? Quale baraonda e controbaraonda e caos! Una tr3.ttativa diplomatica cosl delicata e così lunga aveva bisogno di un segreto che, per parte mia, ho conservato sino all'ultimo. Vi leggerò aironi documenti. Cc ne sono molti altri, che saranno letti nel 1951.

QueJii che leggerò sono importanti, e voi ne capirete il perché senza che io insista troppo. Ecco una mia lettera :

« Roma, 4 ottobre 1926. Festa nazionale di San d ' Assisi.

«Caro Barone, «con riferimento ai colloqui che ho avuto con lei, le confermo la mia convinzione circa l'utilità di vedere finalmente eliminata ogni ragione di dissidio fra l'Italia e la Santa Sede.

«La incarico di mettersi in relazione con i rappresentanti di questa, al fine di conosce re in base a quali condizioni sia essa disposta ad addivenire ad una amichevole, generale, definitiva sistemazione dei suoi rapporti con lo Stato italiano. Questo incarico che le do, non ha carattere né ufficiale, "né ufficioso; ma strettamente confidenziale, essendo diretto a preparare le basi per gli accordi ufficiali. Mi auguro che questa .preparazione sia tale da facilitare il lavoro successivo».

In una l ettera mandata all'avvocato Pacelli da S. E. il cardina le segretari_o di Stato Pietro Gasparri, questi concludeva: «Questo può ella fin d'ora aJJicurare: che la convinzione circa l'utilita e l'importanza di eliminare ogni ragione di dissidio tra l'Italia e la Santa Sede non pouebbe essere per questa ·ultima né pirì profonda, né più sentita, come rimlta da ripeJuti solenni domm el}ti >>.

In data 24 ottobre 1926, il cardina le segretario di Stato fissava i seguenti punti :

« 1. - LA condizione che si vuoi far e alla Santa Sede deve eJiere conforme alla sua dignità e alla giustizia.

« 2. -Perciò essa deve tale che le garantisca piena libertà e indipendenza, non solamente reale ed eff"ettiva1 ma anche visibile e ma· nifesta, con territorio di ma piena ed esclusiva proprieJà, sia di dominio che di giurisdizione, come conviene a vera sovranità, e inviolabile a ogni evenienza.

« 3. - Per questi motivi1 e anche perché tratla.Ii di coJa che dentemenJe esorbita dai confini delt'ltalia, è neceuario che il nuovo auetto politico t erritoriale Jia riconosciuto dalle poten ze.

« 4 . - Spetterà al italiano assicurare, in via "di mttJsimtt, tale riconàscimento almeno da parte delle potenze eur"opee, con le quali , /.1 San/a Sede e l'llalia hanno rapporti diplom atici, prima àt aprire le trattative ufficiali.

« 5. - Alla convenzione politica conviene abbinare untt convenzio ne concorda/aria che regoli la l egùlazione ecclesiastica in Italia.

« 6. - E appena neceuario aggiungere che le event11ali dovranno esure sempre approvate dalla autorità politica e costituzionale in Italia1 cioè dal re e dal Parlamento» .

Finalmente, in data 31 dicembre. 1926, io indirizzavo questa ICttera a S. E. il cardinale segretario di Stato:

«Eminenza!

«Con riferime nto aUo scambio di idee avvenuto a mezzo nostri fiduciari, consigliere Barone e professor Pacelli, in ordine alla possibilità di addivenire a una definitiva e i rrevocabile sistemazione dei rapporti tra il Regno d'Italia e la Santa Sede, sistemazione la quale, assicurando alla Santa Sede una posizione di sua soddisfazione, dia luogo al riconoscime nto da parte della medesima degli avvenimenti ch e culminarono nella proclamazione di Roma e<lpita le del Regno d'Ital ia, sotto la dinastia di Casa Savoia, mi è g rato di indirizzare ;i le i Jo stesso Consigliere di Stato dottor, professar Baronc, -cui conferisco incarico ufficiale di trattare p er la f orma le s istemazione d i dett i rapporti. f nessun italiano che non lo voglia per sua propria spontanea 'olontà, diventerà suddito di quello Stato che noi, con atto spontaneo Iella nostra volontà di fascisti e di cattolici, ·abbiamo creato!

« Queste trattati\•e, alle quali sono autorizzato da Sua Maestà il re, si svolgeranno da parte de] consig liere Ba rone , con la più assoluta se· grctczza e ad referendttm, NcJia fiducia che esse m eneranno a riSultato Lworevole e ch e in tal modo potrà. essere prepa rata una nuova .èr.p. nei rapporti tra l'Italia c la Chiesa, mi è grato rin novare a V . E. le espres· sioni del m io profondo ossequio». .

Siamo , dunque, alla fine del 1926: Av<.-te veduto come e rano poste 1c p remesse d ei negoziati. Ecco che, in questo scorcio del io mi sono trovato d i front e a una · di <]uellC re sponsabi lità che fanno tremare le ve ne e i pols i d i un uomo. Responsabilità tremenda che non solo risolveva una situ azione del passato, ma anche impegnava il futmo! E non potevo chiedere cons ig l io a chicchessia; solo la mia coscienza m i do· ,-eva segnare la strada attraverso penose, lunghe m editazioni.

Ma io pensavo e penso che una r ivoluzione è rivoluzione solo in quanto affronta e risolve i problemi stor ici di un popolo. t una rivoluziOne il Risorgimento perché affrontò il problema càpitale dell'unità e dell'ind ipendenza italiana; rivoluzione è q u ella fascista, che crea il senso dello Stato e risolve, man mano che si p resenta_no, i problemi che il passato le ha lasciato. L a rivo luzione doveva affrontare questo problemi, pena la sua impotenza; e le soluzio ni eran o queste: o dichiarare abo· lita la legge d e lle guare ntigie e dire: la r ivoluzione fas cista consider a il Pont efice alla streg ua del supremo moderatore delle Tavole Vald es i o del Gran Rabbino, sol uzione assurda e di un risch io enor me; . oppure conservare l o Jtattu quo , continu are in questa atonia, in questa cronicità esasper:lnte, indegna d i una rivoluzione.

La te rza era quella di affrontare il p roblema in pieno. Perché; qùando si d iceva «occorre una sovranità», non si sapeva quali confin i questa sovranità dovesse avere. Si andava dal Po al Garigliano. Era la città leonina? E ra soltanto il Vaticano? Nessuno poteva rispondere a que· ste domande prima di averle poste a chi di r agione.

Ebbene, o signori, non abbiamo risuscitato il potere tempora le d ci Papi: Io abbiamo sepolto. ·col"trattato .11 febbraio nessun tercitorio passa alla Ci ttà del Vaticano all'infuor i di quello che essa g ià possiede e che. nessuna forza a l mondo e n essuna rivoluzion e le avrebbe tolto. Non si abbassa la b and iera tricolore, p erché là non fu mai issata.

Quafldo gli inglesi ci lasciarono il Giubaland, all'atto di ammainare a bandiera, ·la misero in un barile di terra perché voleyano Che la ban· :fiera inglese fosse ammainata saprà una terra che essi avrebbero portata :on loro. Questo vi dice che cosa è la che cosa rappresenta 1ell'animo e' nello spirito di una nazione la bandiera.

E se non vi è cessione di territorio, vi è forse passaggio di sudditi?

Ora, stando così le cose, io mi decisi a continuare le trattative. Biagna riconoscere che, dall'altra parte, le difficoltà erano notevoli. Cè utta una tradizione ininterrotta di Papi 'che avevano reclamato per lo neno Roma, e un Pontefice doveVa assumersi la veramente terribile esponsabilità di cambiare indirizzo a questa azione. Anche il Santo Padre loveva consultare la propria coscienza, perché, probabilmente, se avesse hiesto consiglio attorno, molti, quelli che ancora sognano i vecchi tempi, [Uelli che hanno ancora negli orecchi le memorie dell'Orenoque, o le_ 10stalgie dell'intervento straniero, molti di costoro avrebbero agito per .ìssuaderlo.

Abbiamo avuto la fortuna di avere dinnanzi a noi un Pontefice verilente italiano. Egli non si dorrà, io credo, se la Camera fascista gli ha ributato questo plauso sincero. Egli è il Capo di tutti i cattolici, la sua .asizione è supernazionale. Ma egli è nato in Italia, in terra lombarda, ha, della gente lombarda , la soda praticità e il coraggio delle iniziat ive. un uomo che ha molto vissuto all'estero; ciò ha molto acuito, non ttenuato, il suo senso di italianità; egli è uno studioso, che accoppia a n sentimento fervid issimo una dottrina formidabile; egli, sopra1tutto, 1 che il regime fascista è un regime di forza, ma è leale: dà qudlo che à e non d i più, e lo dà con sch iettezza, con f ranchezza, senza sotterfugi; gli sa che ci sono d elle questioni ne lle siamo intransigenti al ari di Lui. Se durante tutto il 192 7 le cose stagnarono e tutto si limitò l mantenimento personali .contatti, ciò .si deve al dissidio determinato er l'educazione delle giovani generazioni, per la questione dei boy·JCOIIIJ lttolici, questione la cui soluzione voi conoscete.

Un altro regime che non sia il nostro, un regime dcmolibcrale, un di quelli che noi· disprezziamo, può ritenere utile rinu nziare .l'educazione.delle giovani generazioni. Noi no.

In questo campo siamo intrattabili Nostro deve esse re l'insegna· 1ento. Questi fanciull i d ebbono essere educati nella nostra fede reli:osa, ma noi abbiamo bisogno. di integrare questa educazione, abbiamo sogno di dare a questi giovani. il senso della virilità, della potenza, della conquista; soprattutto abbiaino bisogno di ispirare loro la nostra fede; e accenderli delle nostre speranze.

Nel 192 8, conclusa la parentesi « scoutistica », le tratt at ive riprcn· devano. la Santa Sede aveva chiesto, non veramente in sOvranità, ma in proprietà, il terreno intermeàio che nomas i la« Valle del Gelsomino» e Villa Doria Pamphilj. Si pensava di mettere nella Villa Doria Pamphilj tutte le Legazioni c l e Ambasciate. Questo feriva la mia Io proposi, se veramente la Santa Sede teneva a questa villa, éhe essa vi riconoscesse in modo indubbio e non equivocabile la sovranità dello Stato pag ando il canone annuo di una lira. :b il canone abituale quando si vuole essere gentili. Nello stesso periodo di tempo andai a Racconigi cd informai di ciò Sua Maestà il re.

I! dall ' 8 novembre 1928 che le trattat ive volgono, si può dire, a compimento, perché il Papa mi fa sapere che rinuncia a Villa Doria Pamphilj e al territorio _ intermed io. Infatti, ment re la cessione avrebbe f erito la nostra coscie nza di italiani, a che cosa avrebbe g iovato a ll' altra parte? La Città del Vaticano è g rande per quello che è, per "quello che rappresenta, non per un chilometro quadrato in più o in meno. Bisogna riconoscere che da questo punto di -v ista, il Santo Padre è venuto egregiamen te incontro al desiderio del Governo italiano. Vof;lio dire di più, che all'ultimo minuto, il 10 febbraio , alla vigilia d ella firma degli accordi, quando si trattava di cedere cinquecento metri qua·drafi perché sorgesse una cancellata di fronte al Santo U ffizio,- quando il Santo Padre seppe che questo turbava la mia coscienza di geloso custode dell' inte rritoriale ·dello Stato, che non p u ò pensare se. non ad accrescere questo te rritorio giammai a diminuirlo , il Santo Padre andava ancora oltre i miei d es ideri, e poiché sare bbe stato un po' grottesco che la f ac.ciata di un edificio fosse stata posta a confine di uno Stato, rinunciava all'intero edificio e anness i e lo p assava nel novero deg li altri che godono soltanto · d ell'immunità d iplomatica

Dopo la morte del compia nto Barone io sentii quasi come un avve rtimento del destino. La voce dei negoziati era ormai di dominio pubblico in tutto il mondo. Bisognava affrettare i tempi. Nel gennaio dell'anno in corso ebbero luogo le riunioni.condusive, alle quali partecipò, nelle u ltime otto sedute, recandovi J'awilio della sua alta dottrina e della sua i"ndiscutibile fede di patdot a c fascist3., il collega Guardasigilli onorevole Alfredo Rocco. E l' 11 febbra io si firmarono gli accordi.

Talune residuali cellule massoniche, che io ho identificato in tutte le città dOve hanno affiorato attraverso certe pubblicazioni di giornali,, e simi li più. o meno vociferatorie, hanno cominciato col sorprendersi che i testi di questi protocolli recassero, a guisa di preambolo, l ' invoca zione alla Sa nt iss ima Trinità Permettetemi ch e io vi ecu- disca; non c'è nulla di straordinario per cui si possa pensare che lo Stato, in qualche guisa, sia venuto. meno a sé stesso e alla sua dignità. Non vogliamo proprio risalire a Giustiniano perché dovremmo riportarci al 533, ma sta di fatto che anche nei pubblici trattati tra potenze laiche, quasi sempre fu premessa questa formula. l e trattative sono durate -trenta mesi. Vi ha avuto g randissima parte l'avvocato Pacelli, il quale ha rivelato un animo di f orte italiano e di ferven te cattolico. l'avvocatÒ Pacelli, come lui stesso ha dichiarato, è stato ricevuto non meno di centocinquanta volte dal Sommo Pontefice; ·il trattato è stato redatto venti volte, prima di essere -licenziato nella sua veste definitiva,

GH esempi sovrabbondano Tra i pi ù caratteristici abbiamo i due trattati di Passarowitz del 21 luglio 1718, conclusi coi turchi, l'uno dell'imperatore e l'altro della Repubblica di Venezia, nel primo dei quali si legge: <<In nomine JtmctiJsimae ed individnae Trinitatis », e nel secondo: <<In nomine Trinitalir )), Pochi anni prima, nel 1712, perfino in u n trattato tra il sultano e lo _c.zar, si era adottata questa formula. Il concordato _ fra Innocenza VIII e re di N a· poli del 7 febbraio 1492,- ha la medesima formula. In tempi p iù vicini a noi, nei concordati · conclusi da Pio VH col re di Baviera e col re delle due Sicilie nel 18 18, si ha la formùla: «In nomine sanctiuimae T rinitatiJ ». Cosi sia detto di <]Uello concluso" con LUigi XVIII di Francia. Quèta formula figura altresì nel trattatO stipulato tra Leone xn c il luterano re d'Olanda, Guglielmo I, il 18 giugno 1827; e in quello tra Gregorio XVI e Carlo Alberto, del 27 mar.zo 1847. La stessa formu la si trova nei trattati conclusi da Pio IX c dai suoi successori.

Così pure tutti i concordati firmati da leone XII hanno la stessa formula. Ma veniamo al tempo nostro. La stessa è preposta al concordato concluso il 24 giugno 1914 dal Pontefice Pio X col Regno scismatico di Serbia, e in quello concluso dopo la guerra. con le Repub· bliche della Polonia e della Lih.Lania dall'attuale Pontefice, in data 10 febbraio 192 5 e 27 settembre 1927. Questa piccola esibizione di erudizione retrospettiva plachi, dunque, la coscienza di coloro che hanno trovato strana, e oserei d ire pericolosa, quell'intestazione.

Voi conoscete l'insieme degli atti. Si tratta di un accordo politico, di una conver:tzione finanziaria e di un concordato.. Mi occuperò di ognuno dl questi protocolli. Il più importante evidentemente è il trattato. Con esso si sana la Questione romana, anzi, come è detto testualmente, si "risolve e si e limina irrevocabilmente; essa è finita, sepolta, non se ne parlerà più e sl crea la .Città del Vaticano. Contropartita di questa crea· 2ione è da parte del Sommo Pontefice il riconoscimento esplicito e sole nne del Regno d'Italia, sotto la ri1onarchia di Casa Savoià, con Roina capitale dello Stato italiano.

Avvertite, dunque : è la Città del Vaticano, e poi c'è .Roma. D ai tempi di Augusto bi sogna arrivare al 1870 pe r trovare una volta Roma capitale dcll'Italia;__ma dal 1870 al 1929 c'era ancora una riserva, ancora un'ipoteca di nat ura morale. Q uesta ipoteca e questa riserva da parte della più alta autorità religiosa del mondo, sc!?mpaiono ogsi. Roma è soltanto del Regno d'Italia e degli '

Io spero che Yoi avvertirete l'enorme importanza di questo fatto . D' aJtra parte, a prescindere dalla constatazione che sul Vaticano non vi fu mai compiuto atto di sovranità italiana, nessuno, neanche il più fanati co dell'integrità· territoriale, potrà sent irsi diminuito per i qUarantaquattro ettari che formano la Città del Vaticano; quando, po"i tog liete la Piazza San Pie tro e la Chiesa vastissima che rimangono di uso prOmiscuo, la superficie di questa d ivi na Citlà, di questo Stato, · si riduce ancora : è, in ordine di grandezza, veramente _ irrilevante. la· Repubblica di Andorra, che ha qua ttrocentocinquantadue ch ilometri quadrati di superfu::ie, e la Repubblica di San Marino, che ha cinquantanove chilometri quadrati, al paragone sono Imperi. N aturalmente questa città del '(aticano è ancora Stato Jlli generis, per il f atto che è éircondata da tutti i lati da un altro Stato, per il fatto che ha zone nel suo stesso territorio, di uso promiscuo collo Stato con fi nante e per altre pemliarità che for meranno Ja delizia dei conunentato ri tra qualche tempo.

Io prevedo un'a ltra abb9ndantissima letteratura sull'avvenuta ·soluzione della Questione romana; ma l'i mportante è questo: primo, che malgrado certe riserve che avrete notato n elle lettere che ho letto, r iserve ini ziali, la soluzione è italiana, e nessun'a ltra potenza vi ha messo verbo. Di più, la Città d el Vaticano, si dichiara, e noi· la perché il testo reca anche la firm a del Governo italiano, territorio ne utrale ed invi olabile. .E: evidente c he noi saremo i necessar i garanti d i questa n eut ralità e questa inviolabilità, in cjuanto ch e, nella remota ipotesi che qualcuno ferirla, dovrebbe prima violare it nostro territorio.

Del resto, -noi avremo tutto l'interesse, che il Pontefice possa esercitare quella che nel trattato è giustame nte d efinita « la sua pastorale missione)) m perfetta indipendenza di sostanza c di forma, tra la simpatia di tutto il popolo italiano. Finalmente, vi è un'altra condizione nel trattato, sulla quale richiamo la vostra attenzione, e d è questa: ·che la Città del Vaticano si dichiara fin da questo momerlto, e noi vi abbiamo apposto la nostra firma, estranea a tutte Jc competizioni di ordine temporale che potessero sorgere tra g li Stati, e a tutti i co ngressi indetti per tale scopo, quindi non solo per i cong ressi straordinari, ma anche per i congressi o rd inari quale è la Società de lla nazion i.

Anche le superst iti cellule, di cui parlavo poco fa, riconoscono che il trattato è buono e salvaguarda in pieno l'integ rità dello Stato. N o n ha in sé per icoli. Pe n:;ate a quel che er a lo Stato Pontificio qua ndo comprendeva la Romag na, I'Umbria, le M arche e il Laiio, e qua ndo doveva fan:• una politica di pace e di guerra co n i dive rsi Stati per sostenersi!

Oggi, giustamente, il Santo Padre può affermare che la mig liore d ifesa della sua sovranità sta nella limitazione del territorio della Città del Vaticano. Era cos) poco ansioso di avere. dei sudditi, forse pen san do che il più tranquillo sovrano è <jUello che non ha sudd iti, che h a pregato di andarsene tutti coloro che, durante secoli, si erano infiltrati n ella anfrattuosità del Vaticino .. La cittadinanza del nuovo Stato è u na citta d inanza un pò paradossale. N on si nasce cittadini , si diventa per u n atto d ella p ropr ia vo lontà e si 'resta cittadini, finché si ha il domicilio stabile là dentro. Una volta che· il d omicilio stabile cess i, si appart iene ad u n' altra nazion alità. D' altra p arte, la limitazione numerica di q uest i cittadin i è data d alla co nsistenza t erritoriale di questo Stato. Si p uò cal· colare quanti uomini possono abitare su quarantaquattro ettari di terra ! Tutte le preoccupazioni, dunque, sono completamente in fondate.

Vengo alla convenzione fina nziaria e al concordato. Quando si è saputo che esiste va una con venzione finanziaria, anzitutto, per ar roto nd ar e le cifre, si è detto che si trattava di due miliardi. Molto meno ! Si tratta, infatti, di settecentocinquanta milioni in contanti e_ di un mi liardo d i Consolidato, il quale per ò, non è piacevole il constatarlo, s i può comperare oggi. con o tto ce nto milioni.

Sono dunq ue millecinquecentoci nquant a milio ni , ma d i lire carta . Bisog na dividere per tre e sessantasei : sono quattrocento milioni d i lire oro. Poco, q ua ndo vo i pensate, e scomm etto ch e no n ve n e spave ntate affatto, ch e noi abbiamo due<:ento mil iardi di d eb iti. La cif r a è una d i quelle che fan no rabbrividire, m a noi rimandiam o i brivi di a mig liore stagione . Cosa sono quattrocento milioni di li re oro ? T u t tavia. la ruriosità del pubblico s i è manifestata: « Come f a rete a p ag are ? Soprattutto, com e f arete a trovare un miliardo di consolidato? ». Rispondo a quest i interrogativi, che io riconosco legittimi. I provvedimenti che si stanno presso il ministe ro d elle Finan ze sono tali che si potrà far fro nte agli impegni assunti sen-za aumentare il debito pubblico e senza r icorre re al mercatO. Mi spiego {Ome.

Quanto al miliardo di titoli di debi to pubblico , cinque per cen to, a l portato re, da conseg nare all'atto d e lla ratifica del trattato d e l l atcrano , il G ove rno, med iante una operazione di t esoro, si farà · cede re i titol i stess i dalla Cassa D epositi e P rest iti, che n e ha d ei mucChi e che li p releverà dalle p roprie dispon ibilità patr imonialì senza m enomamente toco re né le rise rve né il patrimonio dei diveis i istituti da essa amministrati. lo Stato, a sua volta, s i obbliga - ciò che costituisce la maggiore delle garanzie - a restituirli alla Cassa medesima in un periodo nO!). sUperiore a un decennio, con l'acquistarne sul mercato per non meno di cento ffij. lioni all'anno di valore nominale. ,

A tal uopo, nel bilancio dell'esercizio prossimo e dei successivi, sarà stanziata la somma occorccnte sia per tali acquist i, sia per gli interessi_ corrispondenti delle relative cedole semestrali' per l'ammontare h.el p rimo anno di cinquanta milioni, per decrescere poi di cinque milioni all'anno.

In tal modo, mediante un sacrificio relativamente lieve per il bilancio, nOn si t urba, e anzi, si sostiene il mercato de i nostri titoli. Questo vuol dire che coffiprererno ceilto milioni di Littorio all'anno per dieci anni e sta nzieremo questa somma nel All'atto della ratifica co nsegrieremo settecentocinquanta mi lioni in contanti. I mezzi necessa ri sono già pronti nelle nostre casse, le qua li, alla fine di aprile, avevano u n fondo disponibile, cioè liquido - vi raccomando questa parola - e immed iatamente spendibile di o ltre due miliardi.

Per q uanto concerne l'impostazione di questa spesa nel bilancio stata le le risultanze di questo al 30 aprile e . le previsio ni d ei mesi di · maggio e giugno, affidano che molta part e dei settecentocinquanta milioni potrà essere coperta con l'avanzo dell'esercizio corrente. Qui ag- . giungo che alla fine di aprile il nostro avanzo è da cento sei a trecentosessantatre milioni.

C'è di più. Qualcuno potevà pen sare che il dare settecentocinquanta %1)ilioni d i liquido spendibiJe facesse awnentare quella circolazione ·che è uno dei miei incubi. N on accadrà n u lla di straordinario e meno ancora di catastrofico. 11 versamento di t ale somma sarà. fatto effettivamente dalla regia T esoreria a lla data fissata. Tuttavia la Santa Sede - e anche qui bisog na riconoscere che il Sommo Pontefi ce è venuto incontro molto liberalmente a i n ostri desideri - ìn base ad accordi intervenuti, allo scopo di evit:i.re aggravi alla circolazione bancaria, non . ne farà prelevamento dalle casse Banca d'Italia, se han graduai.mente. Altre assicurazioni ha fatto la Santa Sede circa l'uso del miliardo del debito_ confermando così quella fiducia nel nostro maggior t itolo, dimostrata con la firma degli accordi finanziari .

V oglio dire ancora che non mi d ispiace di aggiunge're il peso d i questa somma a tacitazione d el passato e a garanzia di tutto il futuro.

:E a proposito del concordato ch e la critica vociferatoria all'interno e all'estero ha puntato .eagUzzato i su oi stcali. Ha torto però , perché io dimostrerò che il concordato condU:So con la Santa è il m igJiore da l punto di vista dello St ato. Ve lo dimostrerò, o sig nori , e soprattutto , orrei dimostrarlo a quelli che h anno palesato , nella fatt ispecie-, u na singola re della situazione. Io paragonerò il nostro concordato con i quattro concordati dalla Santa Sede dopo la guerra, con la Lettonja, la quale. è una repUbblica baltica che h a soltanto il ven titre per cento di cattolici; con la Lituania, altra repubblica che h a l'ottan· tacinque per ce nto di cattolici; con la Polonia, che, su trenta milioni di abitanti, ha soltanto il sessantatre per cento di cattolici · di rito latino e l'undici per cento di rito greco; e con la Baviera, che è cattolica, ma che appartiene a lla Repubblica dd Reich.

L'articolo l del nostro concordato d ice l « L'Italia, ai semi d ell'.:Jr. titolo l del trattatO, aJJic11ra alla Chieia calfolica il libero esercizio del potere spiri/Naie, ·il libero e pubblico eurcizio del culto, nonché d ella ma giurisdizione in materia ecdesisastica, in conformità alle norme del preJenle concordato; o ve occorra, · accOrda agli ecclesiastici per gli aJJi dei loro ministero spirituale ' la difesa da part e delle sue autorità. I n comiderazione del carallere sacro della CiJJà Eterna, ude vescovi/e del Sommo Pontefice, centro del mondo callolico e mèta di pellegrinaggi, il G_overno italiano ar/rà Cllra di impedire, in Roma, tutto ciò che poJJa esu: re in contrasto col dello carattere». R iallaccio questo articolo a quanto ho detto in principio del mio discorso sui rapporti delle due sovranità.

L'articolo l del concordato letto ne dice: «LA religione catJolica sarà 'li beramente e pubblicamente esercitata in Leno nia; le sarà riconosciuta persd,;a/ità giu ridica con tuili i diritti -che ·il codice civile di Lellonia riconosce alle altre persone giuridiche». Concordato bavarese d el 29 magg io 1924, articolo l ; «Lo Staio Bavarese garaf?IÙce il libero e pubblico esercizio della religione cattolica ». Articolo .2·: «Riconosce il diritto alla Chiesa di emana re nell'ambito della sua co'!lp etenza, l eggi e decreJi che obbligano i"suoi inembri, e non ne impedirà né renderà difficile l ' esercizio di questo . dirhto ». Articolo 3: «Assicura alla ChieJa callolica l'indi· sJurbaJo esercizio del culto. Negli atti del loro ufficio gli ecclesiastici godono della protezione dello Stat o »-

Il concordato · polacco del lO febbraio 1925 dice: «lA C hiesa cal· tolica, senza distinzione di riti, godrll nella repubblica di Polonia d i mta piena libertà. Lo Stato g arantisce alla Chiesa, il libero esercizio del s11o p otere spirituale e della sua giurisdizione ecclesiastica così come la libera amministrazio ne e gestione dei suoi affari e dei suoi beni, confqr· mem enle al/e leggi divine e al diritto canonico ».

Il lituano del 27 settembre 1927 è identico al polacco Ma nel _nostro vi è un'aggiunta, e su questa si sono sbizzarrite le f antasie : « I n considerazione del cara/Jere sacro Je/Jt1 Ciuà eterna, sede . 1'eJcovile del So mmo Pontefice, centro del mondo càJtolico e mèla di ptllegrinaggi, il Gove rno italiano avrà curt1 di impedire in Roma lullo ciò che_possa essere in ' contrasto del d euo · car'attere ». I nvece che «avrà cura)>, si voleva si dicesse «assume impegno». Ho preferito· la formula generica, perché, quando si prendono impegni, si firma una cambiale, e le cambiali bisogna p agarle. ·

Ma io trovo che è stupefacente lo stupore di coloro che sono ap· puntati su questa seconda parte dell'articolo. Ma chi è quel barbaro che può negare il carattere sacro di Roma? Se voi togliete da lla Storia· del mondo la storia dell'Impero romano, non resta che poco. Se i ro. mani non avessero in ogni terra lasciato ·j loro monumenti, · tlal Ma· rocco ad Angora, la nuova capit.lle della giovane ed amica che conse(va ancora una lapide col testamento di Augusto,_tutta la·storia. di Roma apparirebbe come una fantastica leggenda. Ma Roma è sacra, perché fu capitale dell'Impero e ci ha lasciato le norme. del suo dit.itto e le sue reliquie venerabil,i e memorabili che ancora ci commuovono quando balzano ad ogni momento dalla terra appena frugata. Ma poi è sacra ancora perché è stata la culla del cattolicismo. i poeti di tutt i i tempi ed uomini di tutti i popoli hanno riconosciuto il carattere sacro di Roma!

Qualche volta è motivo di riflessione e di orgoglio che in questo piccolo territorio, tra sette colli e un fiume, si è svolta tanta parte della storia del mondo! Roma ha u n carattere sacro, anche perché qui fu portato il Fante Ignoto, simbolo di tutti i sacrifizi di quattro anni della_ nostra guerra vittoriosa e ancora bisognerà ricordare che sul Campidoglio, sul colle sacro dell'wnanità, c'è un'Ara che ricorda · i caduti della nostra rivoluzione!

Questo carattere sacro di Roma noi lo r ispettiamo Ma è ridicolo pensare, come fu detto, che si dovessero chiudere le Sinagoghe! Gli ebrei spno a Roma dai tempi dei re; . forse forni-rono gli abiti dopo il ratto delle Sabine; erano cinquantamila ai t empi di Augusto e chiesero di . piangere sulla salma d i Giulio Cesare. Rimarranno indisturbati, come rimarranno indisturbati coloro che credono in Wl'altra religione.

Né bisogna pensare che Roma una città tetra, dove non ci si potrà più onestamente divertire. Intanto vi dichiaro che non m i dispiace che Roma abbia un suo carattere di gravità. Era quello che si rimproverava a Cromwell quando il puritanesimo lottava contro il realismo. Si i:improveravano i puritani di avere un atteggiamento grave. Lo avevano perché difendevano la vita dell'Inghilterra, perché ne dif endevano il carattere, _· ne preparavano l' avvenire, sia pure attraverso te rribili guerre civili, nelle -quali perivano re e ministri. ,

· Città seria, ma che saprà divertirsi. Del resto, durante il dominio dei Papi ci si divertiva benissimo a Roma. Sisto V, il terribile Sisto V, quello che fece impiccare un parricida;tale Borghi, quarant'anni dopo che a veva commesso il delitto, aveva dato a Roma una vita di car nevale brillantis· sima. Però faceva frustare sacrosantamentc a sangue gli uomi ni ch e si vestivano da donna.

Si è d etto: in questo concordato voi f ate, da l punto di vista degli obblighi militari, delle concessioni di privilegio agli ecclesiastici. Ebbene, queste concessioni figwano anche in tutti i concordati precedenti dai quali io, rappresentante di una nazione prevalentern;ente, anzi totalmente cattolica, non potevo prescindere. L 'a rticolo 5 del concordato po· lacco è quasi letteralmente simile 3 del conco[dato italiano. Ma l'articolo 5 del concordato lituano va molto p iù in là: «Gli eulesÙt· sJici che hanno ricevut o gli Ordini, i religiosi che hanno pronunciato i loro voti1 gli allievi dei seminari e i novizi d ei noviziati,· se perseverano nel loro stato ecclesiastico e religioso, · saranno esonerati dal servizio militare anrbe 11el caso di o di mobilitazione generale». Il che rion avviene in Italia, salv_o ch e per i parroci, come, del resto, è stato anche nell 'ultima guerra. '

Veniamo all'articolo 5. Vi si parla degli apostati o irretìti da censura. Su questo articolo c'è stata una discussione assai lunga. Intanto nori avrà valore r etrospettivo Ce n'è un migliaio dì questi individu i che si trovano in tale situazione peculiare. Costoro rimarranno dOve sono. Viceversa, se voi considerate quanto e detto al paragrafo l e 2 dell'articolo 3 del concordato bavarese, voi troverete una clausola ben più grave: «Se airuno degli insegnanti venga dal vesroi'O diocesano dichiaralo per gravi motivi concernenti la sua do/trina o fa sua condo/la morale, 1/ Governo, senza pregiudizio dei diritti dello Stato, provvederà senza indugio che venga sostituito nel suo ufficio da altra persona idonea». La stessa clausola .figura, per quanto rig uarda l'insegnamento, nell'articolo 13 del concordato polacco.

Per quello che concerne l'articolo a, si è parlato di Foro eccles iastico. No, non esiste Foro ecclesiastico, esiste soltanto nello Stato italiano il Foro civile. L'articolo 8 del 'concordato italiano è molto men grave d ei corrisp<?ndenti articoli degli altri conco rdati coi quali sto paragonando il nostro.·

Gli a rtico li 18 e 19 del concordato Iettane" dicono: « Se degli eccle;iaJtici sono accusati presso d ei tribunali laià di delitti previJti dal Codice di LeJionia, l'arcivescovo o il suo delegato sarà, in tempo opportuno; avvisato, e lui o un suo delegaJo potrà as;iJtere alle sedute d el tribunale o al dibatlimento processua/e. Gli ecclesiaStici condannati alla detenzione sconteranno la l oro pena in un monastero . Negli altri casi sconteranno la loro pena, come g li altri condannati, dopo che l'arciveuovo li avrà privati del/a dignità eCclesiastica».

L'artico lo 22 d el conCordato polacco d ice: «Se degli ecclesiastici o dei religiosi sono aausati presso i trih11nali l aici dei delitti p_revisti dalle leggi penali della Repubb/iu, que.sJi tribumtli informmm no immeditttam mte l'Ordi;Mrio competente d i ogni 11jfare di tal genere e gli Jrasmetave del ca.so, / 'tttto di ttcaisa e il fermo giudizittrio coi sitoi comiderando. L'Ordinario o il m o delegato, avran11o il diritto, d opo la coudTtsione della procedma gi11dizittritt, di prendere co noiéeuza· degli ·incarti proceiJuali. Nei casi di arrnto o di carcerazione d elle per;one 111ddetre, le autorità civili procederanno roi riguardi d ovuti al loro sJa/o · e al loro rango gerarchico. Gli ecde.sùtslici e i religiosi sarann(! detmrJti e subiranno la lo ro pena di fedmi one in locali separati dai locali deJtiuati ai laià, -a meno che non .siano stati privati dalL'Ordinario compe· lent e della l oro dignità ecdesiaJiica. Nel c'uo in etti fonero condannati alla detenzione, eui sttbit·amw queJia I_Jena in zm co nvento, o j}1 ·un'altra caJa religioJa in locali a ciò deslinati ». L'afticolo 20 del. concordato lituano riproduce alla kttcra l'articolo 22 del concordato polacco.

Che cosa facciamo noi? Comun ichiamo l' avvenimento a:ll 'Ordinario diocesano, perché prenda le sue decisioni in o rdine alla ger.lrchia ecde· siastica; Ma poi i casi sono due: o trattasi di un delitto comune, e a llora J'ecclesiastico viene ridotto aHo stato Iaicale e segue 1a sorie di t utti i condannati comuni; o è un delitto politico, e allora il. preVenuto o il condannato avrà tutte le agevolazioni che abbiamo consentito a tutti colo ro che sono rei di delitt i del genere. .

Un giornalista ·straniero ha detto che con questo articolo l'ltalia è a lla mercè del Vaticano e che nessuno, all' infuori degli ecclesiastici, pOtrà. godere di simile privi legio. Sarà dunque necessario di dire che il G ran Maestro della massoneria Domizio Torrigiani, da quando fu colpi to da incipiente cecità fu tratto dal cònfi no e messo in una clin ica dell' Italia centrale ? mera':'iglia, allora, se- d_omani un cardinale, ipotesi che ritengo assolutamente assurda, o un vescovo o un sacerdote condannato ' per deli tto pol itico siano trattati con i riguardi che tutti i regim i hanno per q uesto genere di reati?

Si è parlato di di ritto d 'asilo. Se un fugge in una Chiesa, i carabin ieri g li correranno dietro e lo acciufferanno. D 'altra parte è noto che i del incjuenti hanno ttn sacro te nofe di fuggìre in chiesa. Temono f orse i f ulmini della divinità, oltre che le manette dei carabinieri! l! evi· dente che, salvo questi casi d'urgenza, la fo rza pubblica non ha nessun particolare interesse di entrare in chiesa, se non vi sia"chiamatà. Ma nel concordato Iettane, l'articolo 15 parla chiarame nte di «immunità d chiese secondo le n orme del dirillo cmtimico ». N ell'articolo 6 del con-· cordato polacco, è ripetuta la stessa formula, còn l' aggiunta «purché lullavia la sicurezza non abbia a soffrirne ». Identico nel con· cordato lituano. ·

Tutto quello che: èoncerne l'assistenza ai militil.ri è già in atto. Le stesse clauSole figurano nei co ncordati polacco e litua no. Per quello che riguarda la scelta degli arcivescovi e dci vescovi, non abbiamo fatto che prendere le clausole dei concordati precedenti Per il g iuramento abbiamo preso, come suoi d irsi, la clausola della nazione più favod ta, cioè la formu,la del giuramento polacco. Per tutto quello che concerne la nuova 5istemazione degli :enti e dei beni ecclesiastici, vi parlerà con la sua particolare· competenza il collega Guardasigilli.

Adesso veniamo all' articolo 34, l'articolo dd matrimonio. Voi sapete a che cosa era ridotto il matrimonio civile in questi ultimi tempi. Siamo noi fascisti che g li abbiamo dato un po' dì stile. Per i piccoli paesi era una cosa qualche volta assolutamente farsesca, con scarsissima dignità, con testimoni racimolati all'ultimo minuto.

Jlareva che tutto lo Stato fosse oramai in questi articoli d el Codice civ ile . Voi .co noscete, del resto, quante discussiOni sono state fatte in Ita lia su questo argomento. Orbene, onorevoli camerat i, in quasi tutti i paesi civili il matrimonio religioso h a gli effetti civili. In AuStri:,l il matrimonio religioso fra i cattolici è valido agli effetti civili senza bisogno di alcuna for malità, il matrimonio civile è· riservato solta nto ai KonfessiomloJ o a sposi di culto diverso.

Bulgaria. - Il matrimoQ.io religioso fra cattolici è valido di per sé stesso agli effetti civili . Unica formalità richiesta è la trascrizione d ell 'atto presso "l'ufficio di Stato Civile.

Cecoslovacchia. - Il matrimonio religioso fra cattolici è valido ag li effetti civili senza· b isogno di alcuna formalità. I parroci noti6cano l'avvenuto matrimonio alle competenti autorità civili esclusivamente a scopo statistico.

D an ima rca. - Il matrimonio· relig ioso fra cattolici è _riconosciuto valido a tutti g li effctti civili. L'un'ica formalità che- si richiede è il nulla osta per parte delle autorità civi li , che v iene rilasciato dopo quindici g iorni dalla pubblicazione. Una sola pubblicazione è richiesta , e pUò farsi indifferentemente alla chiesa o al municipio. Le autorità eccles iastiche debbono notifica re trimestralmentc i matrimoni celebrati a quelle civili.

Grecia. 11 matrimonio religioso è l'unica forma di matrimonio ammessa dalla legge g reca. Secondo questa, il matrimonio celebrato in Grecia, fra cattolici, sudditi greci o stranieri, è considerato valido a t utti gli effetti giuridici

Inghilterra. - Il matrimonio religioso tra cattolici è valido agli effetti civi li , purché: a) siano avvenuti i bandi, oppuce- il competente ufficio di Stato Cìvile ne ·abbia di spensato mediante il rilascio di una licenza: la cel(.braz ionC -sia avvenuta in luogo espressamente autoriz- zato, che può anche essere la· chiesa e davanti a persona autorizzata da i1'1:Jfficio di Stato Civile, che può essere lo stesso sacerdote celebraOte; c) la persona autorizzata abbia provveduto a iscrivere l'avvenuto matrimonio nei registri ·del competente ufficio di Stato Civile . (Quest'ultima condizione "non è essenziale, potendosi anche provare l'aVvenuto ma: trimonìo col consueto mezzo della prova _legale). l ettonia . - Il matrimonio religioso fr a cattolici è valido agli ef fetti civili. Entro qu indici giorni il parroco deve inviare, per la registra· zionc, l'atto di matrimonio all'ufficio di Stato Civile. ·

Irlanda. - Il matrimonio religioso tra cattolici è valido agli effetti civili. Gli sposi debbono, sotto pena di ammenda,-rimcttere aU'ufficio di Stato Civile il certificato di matrimonio fntro tre giorni dalla _ data della celebrazione.

Jugoslavia. - Il matrimonio religioso è val'ido agli effetti civili in tutto il territorio dello Stato, eccetto che nella della Vojvodina.

Lituania . - Non esiste matrimonio civile. Sono riconosciuti 'i matri· moni cele brati dalle d iverse chiese secondo- i loro cànoni. Ufficiale di Stato Civile è il sacerdote d'ogni ch iesa, che stende l'atto in. due copie. Alli fine di ogni anno il sacerdote invia al Consiglio della sua ch iesa la copia degli atti di Stato Civile da lui stesi. La copia di uno di questi atti rilasciata dalle autorità rel igiose ha valore a tutti gli effetti civili. Circa il divorzio e la separazione si seguono i cànoni della chiesa cui appartengono gl i interessati.

Norvegia. - 11 matrimonio religioso fra cattolici è pienamente va. lido agli effetti civili. ·

Polonia. -:- ll matrimonio religioso fra cattolici è pienamente valido agli effetti civili,' essendo il parroco anche ufficiale di Stato Civile.

Spagna. - Il matrimonio canonico è obbligatorio per coloro che · professano la religione cattolica, e il Codice Canonico, per la pa rte che riguarda il matrimonio, è riconosciuto rome legge vigente n el Regno. 11 matrimonio relig ioso è valido a tutti g li effetti civili. :B t uttavia condizione indispensabile che l'ufficiale di Stato Civile assista alla celebra· · zione, per poter procedere alla isc rizione nei registri dello Stato Civi le. I contraenti debbono, almeno ventiquattro ore prima della celebrazione del matrimonio, darne avviso all'Ufficio dello Stato Civile, indicando giorno, il luogo e l'ora della celebraziOne, pena una : multa. L'Ufficio di Stato Civile rilascia ricevuta dell'avviso, e tale è indispen· ·sabile per la celebrazione del matrimonio religioso.

Svezia. - Il matrimon io religioso è equiparato, agli effetti civili, 'a qutllo civile.

Stati Uniti d'America - Il regime del matrin.1onio re ligioso tra i cattolici identico a quello fra protestanti. ed altre religioni La materia è regolata dalle singole legislazioni statali. n lDatrimonio religioso è atto valido agli effetti civili, ma in alcuni Stati esso· non può essere celebrato senza previa autorizzazione a contrarre matrimonio da parte civi le.

Canadà. - I matrimoni. religiosi celebrati. nel Canadà da Un ministro di qualsiasi religione sono validi anche agli effetti civili.

Non siamo dunque soli in questa determinaziOne di dare, sotto opportune la validità civile al matrimonio religioso. Molti hanno visto questo problema dal punto di Vista. metafisica; io lo vedo anche dal punto di vista deUa comodità. I comuni in Italia sono ottomila, le parrocchie quindicimiJa. Che cosa abbiamo ·fatto? Abbiamo dato al cattolico la possibilità, se lo vuole, di fare la stessa cosa nello stesso te mpo e con lo stesso personaggio . Se ciò incoraggerà, con la diminuita età,_ i matrimoni, e se da questi matrimoni nascerà un'abbon· dante prole, io ne sarò particolarmente feli ce.

Veniamo all'insegnamento religioso, contemplato nell'articolo 36 del nostro concordato. L'articolo lO del concordato 1ettone dice: «LA Chiesa cattolica ha diriJto di fondare e di mantenere le JtJe proprie scuole confeuionali. Il Governo fettone .Ji impegna a rùpeJtare il carattere confesJÌonale di queJle scuole)),

Il . Concordato bavarese all'articolo 4 dice : .<< LA istruzione religiosd n:mane _in tu/te le scuole Ittperiori e medie come materia ordinaria, (1/meno con l'ampiezza al/ualmente in vigore ». E segue all'articolo 8: «Sono garantite le lezioni di imegname111o religioso nelle uuole el ementari, medie e !Hperiori ». Paragrafo 2 dello stesso articolo: «Verific(lndo si inconvenienti nella vita religiosa e morale degli studenti cattolici, come aucbe influenze perniciose o ind''ebite mi medesimi n ella Jcuola e in particolar modo eventuali offese alla loro f ede od ai loro semimémi religiosi nell'imegnamento_, il VeJCovo o tm suo delegato banno dirilto di ricorrere alle auloi"Ìtà scolaJiiche dello Stato1 l e quali promreranno di ripttrare all'inconveniente».

Notate a questo punto: che ho respinto neJia maniera più categorica la richiesta dt introdurre l'insegnamento religioso anche nelle Università. la Santa Sede si è cOnvinta che sarebbe, allo stato degli atti, un grave errore.

L'articolo 13 del ·concordato polacco dice: « In tutte le Imo/e pubbliche, ad eccezione delle scuole superiori , religioso è obbligatorio. Le autorità ecclesiastiche competenti sorveglieranno l'insegnamento religioso in ciò che concerne il JIIO contenuto e la morale degli insegnanti».

Articolo 13 del concordato litua no : « In Ju/le le scuole pubblicht! o sovvenzionate dallo Stato, /'i1uegnamenro t;eligioso è obbtigiltorio. L'ali· /orità religiosa competente ne Jtabi/irà il programma e sceglierà i tnti. La nomina degli imegnanti e la sul/'imegnamento re/i. gioso, ùr ciò cbe concerne il mo commuto e la · morale degli insegnanti, si elfenuerà conformement e al diriuo cauonico }), Parag rafo 3: « iiJ tu/le le smo/e pubbliche o sovvenziof?ale dallo Stato, l o Stato mrerà con gli Ordinari a che gli allievi pouano convenìeiztemente adempiere ai loro doveri religiosi». Paragrafo 4 : « In ciò chè -concerne l' educazione della gio ventù cattolica lo Stato riconosce agli Ordinari i diritti prevùri dal canone 1381 e dm·à seguito alle rimo.stranze gùoli· fica/e degli Ordinari». n canone 1381 dice: (( Ordinariis /ocormn jiiS et officium est vigilandi ne in quib111 vis scholis sui t erritorii tjllidquam contra {idem ve/ bonos mores Jradatur alli fiat ».

L'articolo 37 italiano, corrisponde ( in senso più estensivo) all' articolo 7, paragrafo 2, del concordato bavarese : <<Agli .scolari d.eglì istit11ti elementari medi e Iuptriori, deve · euer daJo, d'accordo colle mperiori autorità ecdesiaùiche, modo. oppor/uno e conveniente di adempiere i loro. doveri religiosi».

Come- vedete, anche per queste clausole nulla si può dire che possa essere interpretato come diminuzione della giurisdizione e sovranità dello Stato. Escluso dall'Univers ità l'insegnamento relìgioso, resta da minare come questo insegnamento, che è d'altra parte facoltati vo, dovrà svolgersi nelle- scuole medie. :B evidente che non potrà svolgersi sotto l a semplice specie catechistica, Bisognerà che si volga sotto la specie morale e storica, perché deve essere attraente ed interessante, altrimenti potrebbe dare l'effetto contrario. · l ntanto l'articolo 43 del nostro concordato figura nel conco rdato !etione· all'articolo 13, che dice : «LA di non porrà ostacoli all'attività - conJrollata dall'arci vesCovo di Riga - delle AJJo· ciazioui tatloliche di Lettonia, le qita!i avranno gli steJJi dirilfì che le a!Jre Auociazjoni 1-itonosciute dallo Stato».

Sono arrivato a un altro punto importante del co'ncordato: quello che concerne l'« Azio ne cattolica>>.

L'a rticolo 25 del concordato lituano è invece più esplicito ancora e dice : « Lo Stato accorderà piena libertà d'organizzazione e di funzionamento_ alle Auociazioni aventi !copi pYincipalmente religiosi, facenli parte dell'Azione t allofica, e rome tali dip_endenti dall'autorità de/l' Or. dinario ».

Ciò precisato, non v'è dubbio che, dopo il concordato del Latera no, non tutte voci che si sono levate nel campo cattolico erano intonate. T aluni hanno cominciato a fare il processo· al Risorgimento; altri ha trovato che la .statua di Giordano BrunO a Roma è quas i offensiva. Bi- sogna che jo dichiari che la statua di Giordano ·Bruno, ma.linconica il destino di questo frate, resterà dove è. I vero quando fu collocata in Campo di Fiori, ci furono tlelle proteste violentissime; perfino Bonghi era contrario, e fu fischiato dagli studenti di Roma; ma ormai ho l'impressione che parrebbe di incrudelire contro questo filosofo che, se errò e persisté nell'errore, p agò. Naturalmente non è n emmeno da pensare che il monumento a G aribaldi sul Gianicolo possa a\'ere un'ubicazione diversa. Nemmeno dal punto di vista del collo del cavallo. Credo che Garibaldi può guardare tranquillamente da quella parte, perché oggi il suo grande spirito è placato! Non solo resterà, ma nella stessa zona sorgerà, a cura del regime fascis ta, il monumento ad Anita Garibaldi.

Si è notato che taluni elementi catto lici, specialmente fra quelli çhe non hanno tagliato tutti i ponti con le ideologie del P artito Popolare, stavano intentando dci processi .al Risorgimento. Si leggevano appelli di questo geOere: moltiplichiamo le file, stringiamo i ranghi , serriamo le sch iere, ecc., ccc. Naturalmente, di fronte a questo frasario, s i è tratti a domandarsi : ma che cosa succede ? E curioso che in tre mesi io ho sequest rato più giornali cattolici che nei sette anni precedenti! Era queforse l'unico modo per ricondurli nell'intonazione giusta!

Signori!

Non mi piacciono gli individui che hanno J'aria di sfondare energicamente delle Porte che sono già state energicamente sfondate! Cosl taluni elementi a\·evano l'aria preoccupata, trag ica, come per difendersi da pericoli che non esistono. Ragione p er cui è opportuno, anche in questa sede, di far sapere che il regime è v igilante, e che nulla gli sfugge. Nessuno creda che l'ultimo fogliucolo che esca parrocchia non sia conosciuto da Mussolini. Non permetteremo resurrézioni d i pa rtiti o di organizzazioni ch e abbiamo per sempre distrutti

Ognuno si ricordi ch e il regime fasci sta, quando impeg na una battagl ia, ]a conduce a fondo e lascia dietro d i sé il dese rto. N é s ì pensi di negare il carattere morale dello Stato fascista, perché io mi vergognerei di parlare da questa tribuna se non sentissi di rappresentare la forza morale e Spirituale dello Stato. Che cosa sarebbe lo Stato se non avesse 'un suo spirito, una sua morale, che è quella che dà la forza alle sue leggi, e per la quale esso riesce a farsi ubbidire dai cittadini? Che cosa sarebbe Io Stato? Una cosa miserevole, davanti alla quale i cittadini il diritto della rivolta o del disprezzo. Lo Stato fascista rivend ica in pieno il suo carattere di e ticità: è cattolico, ma è fascista, anzi soprattutto esclusivamente, essen zialmente f ascista.. li catto· licismo lo integra, e noi lo dichiariamo apertamente, ma nessuno p ensi, sotto la specie filosofica o metafis ica, di ca mb iarci le carte in tavo la.

Ognuno che non ha di fron te a sé lo Stato agnOstico demoliberale, una specie 'di materasso sul quale t utti passavano a Vicenda; ma ha dinanzi a sé uno Stato che è co"nscio d ella sua missione e che cap· presenta un popolo che cammina, uno Stato che trasforma questo popolo continuamente, anche nel suo aspetto fisico. A questo popolo lo Stato deve dire delle grandi parole, agitate delle grandi idee e dei grandi problemi, non fare soltanto dell'ordinaria amministrazione. P\.r questa . anche dei piccoli ministri dei piccoli tempi erano sufficenti. ·

Onorevoli camerati!

Voi avete inteso, e soprattutto deve avere inteso il popolo italiano, devono avere inteso i nostri fascisti, i mig liod dei nostri camerati, che costituisc(!no sempre la spina dorsale del regime Ho padato opto e chiaro per il popolo italiano: credo che il popolo italiano mi intenderà Con gli d ell' 11 febbraio, il f ascismo raccomanda il suo ai secoli che verranno. Quando, nel punto culminante .delle trattative, Ca· mi Ilo Cavour, ansioso, raccomandava a padre Passagli a ; «Por/atemi il ramouello d'oli M prima d ella P11Jqua », ·egli sentiva che questa ·era la suprema esige nza della coscienza c dd divenire deila riYoluiione naz ionale. Oggi, onorevoli came rati, noi possiamo portare questo ramoscello d'olivo sulla tombi del grande costruttore 4ell'unità perché soltanto oggi la sua speranza è realizzata, il suo voto è compiuto!

IL PRIMO CONGRESSO MONDIALE DELLE . BIBLIOTECHE

Sono lieto di salutare in nome del Governo e del popolo italiano 'luesto primo çong resso mondiale delle bibliotech e . c della. bibliogra ti:a, ed iJ mio p ensiero si rivolge anzitutto con simpatia al comitato interna· zionale de i bibliotecari, che, nei suoi recenti convegni di Atlantic C ity, di Edimburgo e di Praga, concorde ha voluto designare l'Italia per sede di questa grande manifestazione di intellettualità, che mira, attraverso la più ·doverosa tutela dei tesori spirituali che il passato ci tramànda , ad una sempre maggiore diffusione del sapere e della civiltà. Alla ini· ziativa del comitato hanno pienamente cont ribuito le adesioni Vedo in· fatti qui convenuti i rappresentanti della cultura, non solamente delle nazioni europee, ma anche delle Americhe c dell'Estremo Oriente. Vedo alte personalità del campo bibliOgfafico e direttori deJle più ricche e cebiblioteche del mondo. Di sommo rilievo è pOi la cord iale adesioO.e di Sua Santità Pio Xl, maestro in questo campo di studi.

• A Roma, in Campidoglio; nell'aula massima di palazzo St:na.torio, la mattina del 15 Jnagg.io 1929,. Mussolini inaugura il primo congresso mondia.le delle biblioteche e d i bibliografi a. In tale occasione, il Presidente del Consiglio pronuncia il di scorso qui riport.l.to. (Da Il Pl)polo d'l tàlia, N 144, 16 1929, XVI).

I ·temi preposti -e la presentazio ne di comunicazioni del piU alto interesse affidano sul pieno successo di questo convegno, dal quale certo usciranno, determinate e· direi quasi codificate, le norme fo ndamentali deii'ordinamento delle biblioteche e quelle concernenti gli scambi intellettuali e la bibliog rafia internazionale.

Per corrispondere degnamente alla vostra giusta aspettativa ed all'onore fatto all'Italia, scegliendola a sede di questo primo -congresso, sono state anche o rga nizzate nuinerose mostre bibliog rafiche, che vi offriranno un quadro storico completo dello svolgimento culturale cd artistico dell'Italia nei secoli dall'antichità sino al regime fascista, che, conscio della sua. missione e in piena armonia colle fo rze intellettua li del paese, nulla tralascia per la tutel a e lo sv iluppo del pre:zioso· tesoro bibliografico di ogni tempo.

Le mostre di R? ma, di ,Napoli, di Firenze, Bologna, Modena c Venezia, nella quale ultima città la chiusura del congresso coinciderà con la celebrazione sa nso vinia na, rievocheranno nella vostra memoria di dott i il percorso del pensiero e dell'arte italiana.

Così, ritornando ai vostri paesi dopo questo congresso, porte rete con voi, ne. sono convinto , una visione chiara ed esatta di quello che l'l"talia è stata, di quello che è e che vuoi essere per il progresso della cultura universale e per la del mondo. (Il discorJO di S . E. M 11JJo/ini, ;eg11ito col pùì vi vo inÙre: u, sol/olineato d a t:ive ed tt!la {i11e salutd/0 con uro ;cianli applaust).

La Politica Estera Alla Cam Era Dei Deputati

Onorevoli camerati!

La relazio ne delJ'onorevole Pace è molto interessante e si può dire completa. Io la una deiie migliori che siano sta!e presentate al

* Alla Camera dei deputati, nella tornata d ei 22 maggio 1929 ( ore 21-0 55), si inizia la di scussione del disegno di legge : a Stato di previsione della spesa del minist ero degli Affari Esteri per l'esercizio finanziario dal l " luglio 1929 al ;o giugno 1930 ». Parlano, nell'ordine, i deputat i S.a.verio Fera, Gaetano David Re (interrotto da Mussolini per due volte),· Eugenio Coselschi, Ili Bacci. Indi H Presidente del Consig lio {a le dichiRrazioni qui ri portate. ( Dagli Att[ dei Parlamento italùmo. Cam er-.:r dt·; defmlali. Legisl.1tMa tìt. Se.rsitme t il. D iuuuirmi. V1'.1l11me 1,

Parlamento in questi ultimi anni. L'onorevole Pace, del resto, è un conoscitore di questa materia. Ha al suo attivo un libro pregevole, che voi potete set:"pre leggere, se ne avete la volontà.

L'onorevole Pace esamina tutta la situazione, ·in tutti i suoi ilspetti, da quelli puramente amministrativi, agli altri di ordine più squisitamente politico.

L'onorevole David Re si è posto un quesito, al quale p:rò non ha una risposta soddisfacente. Egli ha avvertito che Camera è difficile. ·Qu esta voce infatti circola: io l'ho raccolta c Ja ritengo vera.

Questa Camera è difficile. Ma perché? Per una molto semplice

Prima di tutto, è una Camera di un livello intelleth.J.ale molto alto. In secondo luog o, è una Camera totalitaria. Quindi gli oratòri che alla tribuna non possono contare sulla solidarietà del loro gruppo, come avveniva in altri tempi, quando l'oratore aveva sempre un nucleo di amici che lo. applaud.ivano, quando. egli era stato particolarmente infelice, a guisa di ·consolazione.

Oggi g li oratori sono g iudicati in questa Camera da guello ch e dicono, e io sono molto lieto di constatare che questa Camera ha la insofferenza delia retorica e dei luoghi comuni, che non possiamo più assolutamente tollerare. (Applmm).

Ma questa stessa Camera ha dimm.trato che presta la più viva attenzione a coloro i quali, di questa o d ella precedente legislatura, quando salgono alla tribuna hanno veramente qualche cosa da dire:

. La rdazionc dcll'onoreYole Paçe si occupa, come vi dicevo, di tutti _gli aspetti dell'attività del ministero degli Esteri, e comincia dal personale. Il personale è la base, è lo st rum ento con cui si realizza la politica nel mondo. Lo abbiamo comp letamente questo pe rsonale. Ritengo che il ministero d egli Esteri s ia quello dove il novamento del personale è sta to il più com p leto possibile Vi potrei da re dd l e statistiche, ma queste vi furono già date nel . discorso esauriente che due anni fa fu tenuto in questa stessa Camera dal mio amico e prezioso collaboratore onorevole Grandi.

Non voglio dire che abbiamo raggiunto la perfezione, anche perché la perfezione non è _umanamente raggiungibile. Ma. abbiamo fatto dei progressi notevoli. Oggi, dal più importante degli ambasciatori all'ultimo dci consoli dislocato nclb. più remota parte del mondo, oggi tutti i - funzionari dell'amministrazione degli Esteri hanno il senso di rappresentare l'Italia vittoriosa e fascista. E quando il funziona rio dimentica di rappresentarla, e voglio d ire soprattutto l'Italia fascista e non l'Ita lia in genere, vi è qualcuno pronto a ricordarglielo. (ApplaJm).

Problema difficile, e non soltanto d'ordine· materiale, quello delle sedi . Abb iamo e re ditato, in. questo· campo, una situazione ln talune città,· le sedi d elle. ambasciate, delle legazioni, sono degne d i un grande paese; ma ancora in molte · città éd in molti luoghi abbiamo delle sedi de ficenti e spesso siamo costretti a vergognarcene. Voi intendete che in sette anni non si poteva dare fondo all'universo e che ci sono delle difficoltà insormontabili. Pe rò anche qui abbiamo realizzato dei progressi. Molti inconvenienti veramente clamorosi sono stati eliminati e molte sedi che non· ci onoravano sono state alienate; e oggi, in grandissima parte del mondo, le sedi diplomat iche e consolari sono degne delle nostre tradizioni.

L'onorevole Pace si è occupato degli italiani all'estero e d ella politica emigratoria. Si è detto giustamente politica antiemigratoria. Non· è vero tuttavia che noi abbiamo convertita l'ltalia in una specie 8i prigionia, daUa quale è impossibile uscire. Si" può ancora emigrare, c'è ancora la possibilità di emigrare, ma non più come gli armenti wnani di una volta. (Approvaziom). Oggi l'emigrazione c'è, mct controllata da noi E ci trO· viamo bene. Dirigiamo le nostre braccia prima di tutto a "quelle nazioni che le meritano, ed in secondo luogo con le necessarie garanzi e

L'onorevole Pace si è occupato anche dei Fasci" all'estero e della propaganda. Anche in questo campo abbiamo avanzato. La questione dei Fasci all'estero era abbastanza ·delicata. Si era verificato qualche slittamento di autorità; in talune località c' era -il console ed il controconsole, e le colonie, alla fine, non sapevano più a chi ubbidire. .

Con lo statuto nuovo, da me personalmente dettato, per i Fasci all'estero, con il cambiamento del personale dirigen te, queste cose deplorevoli sono d iminuite e quasi scomparse. All'estero, come all'interno, non c'è che una autorità: quella dello Stato. Tutte le altre autorità vi sono subordinate. Questo è un caposaldo inderog abile d ella dottrina fascista. Bisogna averlo sempre pèesente, se si vuole essere e rimanere fascisti.

Altra_ attività d ella nostra ammi nistrazione le scuole. Anch e q ui la deficenza d ei mezzi finanziari non h a permesso di raggiungere i risultati sperati. Ma intanto sta di fatto che la f re<Juenza delle nostre scuole è aumentata. Sta. di fatto soprattutto che si diffonde sempre p iù in Europa, e anche oltre Oceano, la lingua italiana. Questo, o signori, è un d ato di fatto infallibile per misurare H prestigio di un popqlo. (ApplauJJ).

'Quando un popolo è negletto e tra.sairato, anche la sua lingua segue il suo destino. (Approvaziom). N essuno pensa di studiarla e di impararla. Quando un popolo sale, allora 8Ji a ltri popoli, le altre genti si i ngegnano a conoscerne -la lingua, e, attraverso la lingua, la letteratura, .i costumi, la storia.

Finalmente, l'onorevole Pace ha elencato l'attività internazionale svolta dalla ammi11istrazione degli Esteri : elenco molto· e rapido. Vi ha messo tutto: il grande e il piccolo; l'importante c il

Ci sono ·tuttavia dei t rattati che b isogna sottolineare e cioè il trattato di commercio fra l'Italia e l' Ung he ria; il di amicizia tra l'Italia e l'Abiss inia ; il tràttato di conciliazione f ca l'Jtalìa e la Finlandia; il p atto Ketlog; il trattato itala-greco di a-micizia; e, finalmente, il trattato preliminare it ala-cinese di amicizia e commercio ! tutta attività che si è svolta dopo il mio discorso al del giugno scorso.

Mi pare che l'onorevole COselschi abbia fatto un accenno all'Egeo, cioè a Rodi, al Dodecanneso. Considero il possesso oramai incontrastato e indisturbato di Rodi e di quelle isole come uno dei successi ind iscutibili d ella politica estera del reg ime f ascista. (Vive approvazlom).

Tutto era compromesso ! Ad un certo punto,_là . non sarebbe rimasto nulla! E c'erano anco ra, nelle tradizioni de l ministeco, delle tendenze nettarriente rinunciata d e! Si pensava di ·abbinare quest a questione mediterranea con la questione di O ltre G iuba, p ersino con l'oasi di Giarabub.

Occorse dichiarare, come io dichiarai, che non solo non avre i ceduto né un'isola, né uno scog1io, ma nemmeno Je ostriche che. si -cossero eventualmente aggrappate agli scogli ( ap platm), poiché dal giorno in cui si fosse cominciato a discutere Su questo terreno, sulla rinuncia d i un 'isola o di uno scoglio, era la tesi di diritto che veniva vulnerata fors e irreparabilmerite.

QUesta ri affermazione netta e categor ica d el nostro diritto su quelle isole non ci ha impedito di realizzare una politica colla Greda di sincera, franca e sch ietta amicizia, come è nel nostro costume. (« Benissimo.'»).

Interessante è stato il discorso d ell'onorevole Fera, che ha precisato t alune situazioni di ordin e europeo in relazione ai rappo'rti t ra Italia, , Francia, Ing hilterra e le situazion i reciproche nel Mediterran eo; come molti altri oratori che sono intervenuti in questa discussione h anno insisti to su i rapporti fra l'lta lia ed il Regno serbo-croato-sloveno.

B una situazione che richiede tutta. la nostra attenzione e tuttil la nostra calma ed il nostro sangue freddo. .

Voi ricordate che il patto di amicizia firmato nel gennaio 1924 è venuto a scadere; e non è stato rinnovato. Si pensava, davanti a questa non rinnovazione, che avremmo avuta u n'altra crisi.

In realtà, questo trattato era già morto prima di scadere. Non aveva praticamente migliorato la situazione. Era un protocollo cori delle clausole, con ·delle Jirme. Ma i rappOrti z:10n possono essere migliora ti per dei semplici protocolli. Occorrono altri elementi nel gioco. Questi elementi so no milncati. Sarebbe quindi stato insincero ed . inutile rinnovare un patto di quando q uesta amicizia non era mai esistita.

Era un'altra che bisognava prendere, in una Europa che è così sensibile 3. questi problemi, perché teme che da q ueste crisi possano svilupparsi situazioni difficili, sempre più difficili .

Tuttavia nulla è accaduto sinora. Noj assistiamo tranquillamente allo svolgersi degli avvenimenti nel vicino Regno Non ci facciamo delle ìllusioni, ma non vogliamo nemf!leno perdere tutte le speranze. Si può quindi anche ammettere che, da parte de!le classi dirigenti del Regno vicino, si pensi a fare finalmente, nei confronti dell'Ital_ia, una di amicizia, che non sia illusoria, che sia cioè concreta e positiva.

Del resto, o camerati, tutta 'la politica europea in questo momento attraversa una fase statica. I grandi problemi che sono sul tappeto SQno le riparazioni, il disarmo e l'evacuazione deJ Reno. Per le riparazioni siamo forse arrivati ad un" punto conclusivo. Malgrado le voci diffuse ; in contrario, vi posso assicurare che nella soluzione del problema d elle riparazioni, che si è svolta a Parigi; gli inte ressi dell'Italia sono stat i tute lati! (Approvaz;om): Si applicherà forse, a d ìstinza di sette anni , quel piano di cOmpensazione fra debito e rìpanizioni che il sottoscritto propose nel dicembre del 1922. (Applaust).

Qualche volta, o camerati, noi sottoponemmo a critiche acerbissime i procedimenti di politica estera dei nostri predeceSsori e in realtà queste critiche sono pienamente meritate. Tuttavia, per essere giusti, bisog na concedere le attenuanti, e le attenuanti si riducono a questo: che qu.1ndo un popolo aH'interno è disordinato, debole, discorde, non si può fare una grande politica estera. (Approvaziom). Quando un popolo passa da sciopero a sciopero, da disordine a disordine, e si frantwna nella divisione dei partiti, questo popolo non ·ha voce in capito lo ncll.a storia contemporanea del mondo.

Era· quindi necessario di unificare il popolo ita liano, di farn e u na massa compatta, ferma, quadrata, la voce d ' I talia f osse nuovamente ascoltata. Oggi Jo è. Lo possiamo dire senza grandi frasi, ma con tran · quilla sicurezza. ·

Oggi l'Italia è. ascoltata e rispettata. E possiamo aggiungere che, col durare del regime fascista, l'Italia domarù sarà ancora più rispettata c , al caso, temuta! (ViviSiimi, generali, proltmgati, reiterAti applatui. Lt Camera ;orgt in p;edi, a_rrlamando m/!IJiasticamen/e il Duce).

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