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I PRIMI MESI DI GOVERNO*
Il discorso che ho l'onòre di pronunziare dinanzi aJia vostra alta Assemblea potrà apparire analitico, perché si propone di toccare parecchie questio ni, e di dire parole decisive su parecchi problemi, specialmente in n:iateria di politica interna.
Con che non mi illudo di potere convincere quelli che sono gli oppositori di professione o per temperamento personale. Nbn vi stupirà se io comincio dalla politica estera anche se, per avventura, sia questa la materia in rui una opposizione seria e fondata non esiste, per cui si può legittimamente affermare che questa politica raccoglie la quasi unanimità nazionale.
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Come già dissi altra. volta, le direttive generali della politica estera dell'attuale Governo sono ispirate dalla n ecess ità di una progressiva rivalutazione délla nostra pos izione diplomatica e politica nell'Europa e nel mondo. Sta di fatto che, saJvo le acquisizioni territoriali con confini al Brennero e al Nevoso, confini strappati dopo una lunga e sanguinosa guerra vittoriosa, l'Italia· è stata esclusa, nella pace di Versailles e nelle altre successive, dai benefici di .ordine economico e· coloniale.
Patti solenni firmati durante la guerra passarono in dec.1:denza e non furono sostituiti. La posizione di inferiorità fatta all'Italia ha pesato e pesa ancora molto sulla economia del nostro popolo. Ma è inutile ora jnsistere sulle recriminazionì del passato: bisogna piuttosto cercare di riguadagnare il terreno ed il tempo perduto. Non -vi è dubbio che dalrottobre ad oggi, malgrado le vecchie e le nuove difficoltà, la situazione è notevolmente migliorata.
Le altre potenze, a ll eate o non, sanno che l'Italia intende seguire una politica di energica, assidua tutela dei suoi interessi nazio nal i: intende essere preseQte dovunque siano direttamente o indirettamente in gioco i suoi vitali interessi, perché questo è il suo d iritto eil suo. preciso dovere. ~a nello stesso tempo è favorevo1e a quella azione politica di ordine generale che tende a norma lizzare il più sollecitamente possibile la situazione economica del nostro continente.
• Discorso.pronunciato al Senato, nella. tornata dell'S giugno 1923 (ore 16· 19), durante la disc:ussione generale. del disegno di legge: « autori:ua:ione all'esercizio provvisorio degli stati di previsione dell'entrata e della spesa, per !"anno finanziario dal lD luglio 19H al ;o giugno 1924, fino a quando non siano approvati per legge» (OagH l'l.tJi parlamentari dell.:t · Camera dei sena1ori o;. mmio11i. Legi!la111ra ,il. Seuione ,;,. Volume IV, pagg, 4984-4997).
L'Italia, che pure cammina alacremente verso il sliò riassetto, vede continuamente tu rb~t~. questa rinascita d a elementi estranei di ordine generale. Giudico che ci sia un preciso interesse itaJiano nell'affrett are la soluzione pacifica. della · crisi éllropca. Ora tale crisi dal Trattato di Versailles in poi è dominata dar fatto ripaiazioni.
Innanzi a tale problema· la posizione fondamentale dell' Italia è la seguente:
1. La Germania può e deve pagare una somma, che ormai appare universalmente pr ecisata, e che è assai lontana daile molte centi naia di miliardi, di cui si parlò all'indomani dell'armistizio,
2. L 'Ital ia rion potrebbe tollerare spostament i o rivolgimenti di or· dine territoriale che conducessero ad una egemonia di ordine ·politico economico e militare. (ApptoV.:rzio-m).
3. ~'Italia è disposta a sopportare la sua quota parte di sacrifièio, se ciò si r enderà necessario ai fini di quella che, ord inariamenté1 si chiama la ricost~uzione d ella economia europea.
4 . li Governo italiano sostiene oggi più che ~ai , soprattutto di fronte all'ultima nota ted esca, che il problema delle riparazioni e quello dei debiti interalleati europei sono intimamente connessi ed in certo senso interdipendenti. (<<Benissimo.'»).
Non vi è dubbio che 1a occupazione della Ruhr ha portato alla acutizzazione estrema la crisi delle riparazionì e _quindi in un certo senso n e ha affrettata la soluzione. ·
Vale certame nte la pena .di precisare nelle loro lince essenziali i termini del progetto italiano, inglese e tedesco per avere il quadro della situazione n elle sue coincidenze, nelle sue diversità e trarre qualche previsione circa la possibi lità di un accordo.
Ciò verrà anche a spiegare come a Parigi l'Italia non abbfa potuto accettare il p rogetto Bonac ~w, e come a bbi a dovuto respingere il re• ~nte memorandum Cu'no-Rosemberg. · ·
Il progetto italiano di Londra riduceva il debito tedesco a cinquanta niiliardi di marchi oro. Proponeva una moratoria di due anni, durante la quale-sarebb e continuata la consegna di .ripar a.2:ioni in n;i.tura da parte . d ella Germania. Accettava la ripartizione dei pagamenti tedeschi, secondo le quote- di Spa, per cui la quota italiana sarebbe stata di cinque mi]iardi di marchi oro. Stabiliva il pagamento di una parte dei buoni C, mediante i valori corrisposti dagli altri Stati ex-nemici o mediante l'annullamento di una parte dei detti buoni, uguale all'importo del debito verso l'Ing hilterra che sa rebbe rimasto cosl annullato. La restante tran· eia dei buoni C sarebbe stata impiegata nei riguardi del debito verso I,' America. Ammetteva la presa di pegni economici a garanzia dei pagamenti tedeschi
Il progetto inglese, presentato da Bonar Law a Parigi, . manteneva i cinquanta miliardi di ridutione del debito tedesco; ma n e ripartiva fra gli Alleati solo quaranta; gli altri dieci dovendo servire al pagamento delle spese per le armate di occupazione e per il rimborso alla Francia, agli Stati Uniti ed all'lnghilterra del debito di guerra belga.
Lo stesso progetto cancellava il debito italiano verso il Tesoro ing:Iése, ma domandava all'Italia un miliardo e ·mezzo di marchi oro di riparazioni sui quattro assegnatile e . 1a rinunzia del mezzo miliardo di lire oro che si trovava in deposito a Londra.
Concedeva alla Germania una moratoria di quattro anni e riduceva le forniture in natura a limitatissime quantità df carbone. (Com menti).
Prospettava un debito supplementare tedesco, Ùpitalizzando al 1923, in una cifra di altri diciassette miliard i, gli interessi non pagati sui cinquanta durante i quattro anni di moratoria, ma sottoponeva la possibilità di questo ·deb ito supplementare al giudizio di una commissione internazionale, di guìsa che la sua consistenza appariva assai dubbia . Domandava infine l'impegno, per ciò che si riferisce al pagamento delle ripa'razìoni dovute dall' Austria, dalla Bulgaria e dall'Ungheria, di accet. tare le proposte che l'Inghilterra si riservava di avanzare, prop0ste, cioè, di annullamento di quei debiti, come è risultato dalle dichiarazioni _ successive,
La quota italfana di riparazioni che il progetto italiano fissava · in cinque miliardi di marchi oro, si riduceva cosl nel progetto inglese a meno della metà; mentre annullando i buoni C si aboliva con nostro danno, da un lato, la solidarietà tedesca sui debiti minori ex-nemicì, e si rendeva, dall'altro, impossibile l'esecuz ione dell'accordO del mario Ì92 1~ che assicura seri vantaggi all'Italia; sulla base dei buoni C. La maggiore percentuale riservata sui diciassette miliardi, rappresentanti gli interess i di moratoria capitalizzati al 1923, non poteva servire nei riguardi dei debiti americani, dato il carattere aleatorio di questi diciassette miliardi
Non ricordo tutto ciò per aprire o Ìiaprire polemiche, ma soltanto per precisare i termini di quello che fu e rimane .un tentativo notevole d~ trovare una soluzione alla grave questione, tentativo che contiene elementi pregevoli, che potranno essere utilmente ripresi nel caso di una sistemazione definitiva.
AlJa presentazione del progetto inglese seguì a breve distanza la conclusione di accordi tra l'Inghilterra e l'America- sul problema dei debiti ad opera dell'allora Cancelliere dello Scacchiere ed oggi primo ministro britannico.
Esula da questa sistemazione ogni idea di cancellazione del debito stesso, o anche di una semplice compensazione attraverso la riscossione delle riparazioni: l'obblìgo del pagamento, sia pure con agev_olazioni., e per il numero degli anni in cui esso deve avvenire e per gli interessi da corrispondefe, vi viene solennemen te affermato e trad otto in atto.
Il discorso della Corona inglese m ise l'accordo in speciale rilievo: né esso, pure fatta la debita p arte alla diversità dì potenza economica ed alla somma di sacrifici sopportati, poteva rimanere ~nza effetto sulla valutazio ne della intera questione dà. parte delle altre potenze europee
Se ali'esame del progetto italiano cd inglese si fa seg uire quello del progetto tedesco , la inaccettabilità dell'ultimo appare evid ente. Come è noto,_ gli elementi fondamentali del penultimo progetto tedesco sono i seguenti: consolidamento del debito attuale della Germania, specie in natura, nella cifra di venti' miliardi marchi oro, più altri dieci il cui pagamento è subordinato al giudizio di una com missione internazionale.
D etratti g li interessi, gl i stessi venti miliardi si riduco no a quindici e le somme occorrenti devono essere. date d a prestiti in ternazi onali; nel caso molto probabile che p er il 1927 i vent i miliardi non siano sotto5critti, si effettuerà il p agamento d i una annualità· rapp resentante il cinque per cento di interesse più l'wio per cento di ammortamento. M anca infine nel progetto tedesco ogni disposizione e norma nei riguardi della garanzia r ichiesta.
Il debito capitale tedesco che nel progetto inglese ed in quello italiano veniva fissato nella cifra di cinquanta miliardi, nel progetto tedesco è ridotto a meno di un terzo. Difficile, se non imposs ibi le, detel'minare la quota it aliana in un simile progetto ed il sacrificio che all'Italia si domandava.
Date l.e sollecitato rie, specialmente dell'In.g hilterra e dell'It alia, la Germania ha riconosciuto insufficenti l e sue proposte, e ie ri sera l'ambasciatore N eurath mi ha presentato la nuova nota tedesca, sul cont enuto e natura , d ella quale non posso pronunziarmi 'per motivi evidenti ·d i riserbo; dovendo, attorno. alla medes ima nota, in iz iarsì e svolgersi un'attivi tà d iplomatica fra tutt i. g li Alleati. M i limiterò a d ire soltanto che nella nota tedesca non si richiede più, per trattare, la preventiva evacuazio ne d ella Ruh r, il che potrebbe far credere ad una ri nu nzia da parte della GCrmania a quella resistenza passiva la cui -utilità, anche ai fini tedeschi, a ppare sèmpre più dubbia, la cui cessazione gioverebbe forse a un più rapido raggiungimento della soluzione.
Ma il problema delle riparazioni non è soltanto fr anco-tedesco: è anche ung herese, b\Jlgaro ed austriaco. n inutile precisare a che punto sia la situazjone nei confronti di questi tre paesi ex-nemici.
L'ammontare delle riparazio ni ungheresi, che non fu fissat o dal trattato dì pace del Trianon, non è stato a ncora determìnato d alla commis· sione delJe r iparazioni e l'Ungheria a tutt'oggi non ci ha dato che limitate fo rniture in natura ,
Il Governo ungherese, allegando le disagiate condizioni economiche e finanziarie del paes~, denunciate dalla grave sva lutazione della corona, ha d i recente prospettato la necessità di contrarre un prestito all'est ero che per riuscire dovrebbe essere garantito sulle. dogane, sul monOpolio dei tabacchi e all'occorrenza su altri cespiti di entrata. Da qui il bisogno che tali cespiti siano liberati per un adeguato periodo di tempo dal vincolo delJe riparazioni.
Un memoriale appunto in tal senso ·è stato presentato recentemente dal ministro d 'Un.i;heria in Parigi alla Commissio~e delle riparazio ni.
11 Governo italiano, esaminata la .questione dal punto d i vista tecnico, ha ritenuto che fosse indispensabile concedere all 'Ung heria la temporanea· liberazione di alcuni cespiti, affinché essa possa procedere · alla propria restaurazione economica, med iante prestiti da contrarre all'estero.
Si è mostrato quind i irl massima favorevole da parte sua all'anzidetta domanda ung herese, circondando la concess ione di alcune cond izioni necessarie a gara ntire i p rop ri diritti. Ed in ciò si è trovato d'accordo col Governo Britannico.
La Commissione d elle riparazìoni, che ha negli ultimi giorni del maggio scorso dfscusso quella domanda, ha accettato a maggioranza la-. tesi francese della Piccola Intesa, nel senso di non oppérsi alla richiesta inglese di sos~nsione temporanea del privilegio sui redditi ungheresi, necessari per garantire i prestiti autorizzati : ma di non accordare tale facilitazione se non a condizione che una parte del ricavato dei prestiti fosse destinata alle dparazioni. L'Italia e l'Inghilterra non hanno creduto di aderire a tali condizioni, perché risultava in modo positivo che i prestatori esteri non avrebbero i n alcu n modo consentito l'operazione, se il ricavato del prfstito non fosse stato destinato unicamente alla restaurazione economica del paese debitore
La Commissione delle ripa razioni ha stabilito inoltre d i inviare su· bito in Ung heria una Commissione, per esaminare sopra luogo l a situa• zione finanziaria ed economica del paese.
L'Ungheria ora insiste nel far presente che a tali condizioni non le riesce di contrarre il prestito e che di conseguenza la sua posizione va ognor più aggravandosi.
Mentre la CommisSione suddetta prepara il suo responso, non è escluso che la Commissione delle riparazioni possa esaminare contemporaneamente alcune transazioni complementari.
N ei rig uardi delle riparazioni bulgare l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia il 31 marzo scorso sono addivenute ad un accordo con il Governo bulgaro, per facilitargli il modo di pagamento del suo debito di duemiladuecentocinquanta milioni di franchi o ro, fissato dal trattato di Neuilly, col dividerlo in due parti : .J'un""a di. cinqu~ent~dnquanta milioni, da pagarsi ratealmente a cominciare dall'ottobre di quest' an no; e l"altra di millesettecento milioni, da r.eclamarsj non p rima di ~renta anni.
La Bulga.ria si è obbligata con questo ·accordo a ri~e"rvare al rego• lamento dcl suo debito ì proventi d elle sue dogane, ed ha g ià all'uopo emesso una legge.
L'accordo è stato approvato a nche daIIa Commissione d elle riparaz ioni, con la riserva .dei nostri diritti per il rimborso delle spese d el1e armate di occupazione italiane
. [n effetto sono ·in corso nego ziati col Governo bulgaro per il regolamento di detto nostro credito, che g ode del privilegio della priorità sulle stesse riparazioni.
Il regio Governo, animato da favorevoli disposizioni in tutto quanto concerne 1a sistemazi one degli obblighi dipendenti dalla guerra, non ha avuto difficoltà ad accettare un tale accordo, che costituisce una forma di impeg no concreto, garantito da un reddito suffice nte ad. assicurarne l'esecuzione.
Mantenendo J'impegqo assunto dai suoi piedecessori, coi protocolli di Ginevra del 4 ottobre 1922, il. Governo italiano ha dato open. coi Govèrni firmataèl ·dei protocolli stessi , a che il prestito a favore dell'Austria avesse una pronta e la rga realizzazione;
A tal uopo ha consentito a postergare per venti anni, quanto è fa durata del p restito, il privilegio verso l'Austria per ricuperi di d an ni e per buoni di rifornimento alimenta re; ha dato nella misura del 20, 5 pèr cento la propria fideiussione ad un prestito massimo di cinquecentottantacinque milioni di co rone oro ed ha autorizzato le banchè italiane a concorrere direttamente al p restito, sjno al limite massimo di duecento milioni di lire, ivi compresi i sessantotto tllilioni di lire che l'Italia avC'Va. antecedenti!me.fite prestat i all'Austria e che .a termini d el -protocollo di Ginevra avrebbero dovuto essere rimborsati in contanti.
Per il servizio del prestito sono stati pig norati, oltre quelli d elle dogane e altri minori, i redditi lordi d ei tabacchi austriaci, e perché essi foss~ero realmente rimunerativi e tali da non fare possibilmente appello alla fideiussione degli Stati g aranti, i Governi di lnghilteira e di Francia hanno consentito che J'Amministrazione dei tabacch i venga dal Commissario Generale affidata ad un italiano, riconoscendo con ciò imp licitamente l'ecceJlenza: della nostra- Regia.
Concedendo ·Jc accennate facilifaz ioni per· le :riparazioni · austriache ed accordando una· fideiussioriè ad un concorso diretto é cospicuo al p rèstito a. favore dell'Austria, .il G overno italiano ha voluto o ffrire il suo coricorso à quell'indipendenza politica ed integrità territoria le della Repubblica d'Austria a cui aèceonano i protocolli di G inevra, ed a cui,:voglio notai:e, hanno anche contribuito gli Stati Uniti d'America, sottoscrivendo fiduciosi per la prima volta ad un prestito europeo.
L' azione politica dell'Italia verso gli Stati della · Piccola ·i nt esa, .e in genere verso gli Stati successori, è ispirata .sostanzialmente dall'opportunità di esigere il rispetto e l'osservanza scrupolosa dei trattati, perché, nelle attuali contingenze, solo tale politica può recare buoni e rapidi frutti ·per una sistemazione economica degli Stati danubiani che contribuirebbe a quelJa più larga dell'Europa Centrale. In varie occasioni l'azione amichevolmeflte moderatrice dell'Italia si è svolta in tal senso · con utili risultati.
Nei riguardi di tale politica hanno speciale i.mportanza i rapport i dell'Italia con la Jugoslavia.
L'atteggiamento netto assunto dal Governo nei riguardi della Iugoslavia, col procedere alla defin it iva applicazione ·del trattato di Ra pallo, avendo fortincata la nostra posizione di fronte al diritto, ci ha messo in grado di poggiare su una solida base ogni ulteriore sviluppo della nostra politica.
L'esecuzione delle Convenzioni di Santa Margherita, naturalmen te laboriosa per la vastità della materia che investe, può dirsi che procede, in generale, in modo soddisfacente.
Malgrado Je difficoltà iniziali in ogni regime eccezionale, fu nziona, g ià dal tempo dello sgombero degli ultimi tcrritor1 dalmati, il regime economico della cosiddetta « zona speciale » di Zara, e sono stati CO· stituiti vari ·organi pel regolamento di tutta la complessa materia, oggetto delle convenzioni.
Ma, naturalmente, la questione più importante da sistemare è quella d i Fiume Essa, come è noto, presenta le più g ravi difficoltà, imp licando, per assicurare l'avvenire de lla vita economica della città, la soluzione di molti complessi problemi di carattere economico, spesso cont rastanti con quelli d i carattere p olitico. Certo, sull a speditezza della soluz ione di tale questiofle h a gravemente pesato la recente lunga· crisi parla~ mentare ·iugoslava, che per molto tempo ha dovuto raccogliere qu?,SÌ esclusivamente su"i problemi interni l' attenzione . del Governo di Belgrado. Quel Governo ci ha fatto ripetutamente conoscere i ~uoi inten• dimenti di risolvere la questione in modo soddisfacente per i sentimenti e per g li interessi dell'rtalia e cì ha anche fran,camente manifestato q uali siano le reali difficoltà che esso incontra per far accettare alle popolazioni interessate la sòluzione consona al punto di vista italiano.
, Nell'inte nto di assicurare ai lavori della Commissione pariteti~a un ambiente di maggior serenità, il Governo di Belgrado ha intanto consentito a trasferirne Ja sede a Roma.
La delegazione. iugoslava è giunta; tra ·essa: e la del~gazi? ne nostra, che agisce con aJto senso dì patriottismo e di probjtà politica, sono ora in corso preliminari conversazioni allo scopo di concretare alcW1e basi fondamentali, prima di riprendere le discussioni ufficiali; in modo che que5te·possano procedere con la maggior possìbile speditezza, senza · so8Biacere a deplorevoli ristagni, altrimenti inevitabili in cosl ardua materia:
La conferenza di 'Losanna, che, dopo la nota interruzione del febbraio scorso, ha ripreso i suoi lavori il 23 aprile, li va lentamente ulti· tnando, attraverso le non lievi difficoltà di varia natura, dipendenti. dalla delicatezza e complessità delle questioni sottoposte al suo esame. L'azione svolta. in ogni circostanza dalla Delegazione ital ian a, è stata sempre improntata alla più serena ed equanime obiettività, e l'~cacia di essa è stata riconosciuta e generalmente apprezzata al suo giusto valore.
L'Jtal ia non può non considerare quali s uoi vita li interessi il pronto r itorno alla normalità dei liberi traffic i in Levante, lo sviluppo economico e il civile progresso d i tutti i popo li abitanti sulle spond e del Mditerraneo orientale.
Quantunque non ancora tutte 1e questioni in·discùssione siano state risolte a Losanna, pure, per alcune di quelle che più direttamente interessavano il nostro paese, si è raggiunta una soluzione in complesso soddisfacente.
La riserva sollevata dal Governo di Angora circa l'attribuzione all'Italia d ell'isola di Castelrosso, il cui possesso da parte nostra non potrebbe in alcun modo gi~tìfical'e un eventuale sospetto di nostre mire aggressive nei riguardi della Turchia, è stata. esplicitamente da questa ritirata.
La nostra bandiera, g ià sa lutata fin dal suo apparire ne ll'isola, come simbolo di : tranquillo benessere, continuerà a proteggere nell' avven ire una popolazione, che a noi plebiscitariame nte si affid ata.
Per Ja nostra Marina me rcantile, ch e attraverso secolare trad izione è la più interessata n ei mari del Levante, contribuendo cosl efficacemente allo sviluppo dei traffici deila Turchia, si è potuto ottenere da questa che pei:-due anni, dopo i quali sarà possibile concludere d iretti accordi con il Governo turco, siano rispettati i diritti acquisiti in materia di cabotaggio, lungo le coste di quello Stato.
E cosl, del_ pa.ri, gli Alleati si sono a~sicur.i.ti il rispetto dei diritti acquisiti ·dai rispettivi connazionali alla data del 1° geon·aio 1923, per ciò che conce rne l'esercizio delle 'profession i libt:rali in Turchia, col . riconosciment(? dei diplomi da essi conseguiti nei rispettivi paesi di orig ine. T ale questione interessava partico la rmente g li italiani colà residenti, e per la sua soluzione favorevole la colonia ita lia na di Costant in opoli mi aveva, con ragione, fatto le più v ive premure,
Il Governo italiano ha ottenuto anche che cadessero quelle clausole di interessamento formale del SuJtanato, che gli acco rdi, che chiusero la guerra libica, avevano lasciato sussistere nelle nostre colonie dell'Africa settentrionale, e nello stesso tempo sono stati opportunamente tutelati gli interessi dei sudditi libici residenti in Turchia, i quali sono stati parificati nei diritti ai cittadini italiani.
Della maggiore importanza per la Turchia si dimostrò, fin dall' inizio della conferenza, la questione relativa alla tutela giuridica degli stranieri; la conferenza è stata d'accordo m::1 definire i termini di tale tutela, concretandola in una formula che stabilisce per un periodo di cinque anni !"assunzione al proprio servizio, d a parte del Governo turco, di giureconsulti esteri, a cui è data facoltà di ricevere reclami sui giudicati e sull'operato dei magistrati turchi.
Con tale soluzione, cosl ampiamente benevola,. che accompagna quell'abolizione delle capitolazioni da tanto tempo e tanto insistentemente dai twc~i invocata, le Potenze europee han no, in sostanza , aperto il più largo credito morale alla Turchia, sperando che essa sappia mostrars i col fatto capace di organizzare rapidamente una amministrazione g iùdiziaria al' livello di quelle europee, e specialmente sappia imporre alle proprie autorità di polizia e giudicanti uno spirito dì giustizia superiore ai piècoli interessi, quale Roma seppe insegnare al mondo.
Restano a Losanna tuttora in discuss ione alcune importanti quest ioni di interesse generale, quali quelle riferentisi al servizio del debito pub~ · blico ottomano ed altre di. natura economica, che mi auguro possano essere rapidamente risolte.
Gli attuali rapporti con la Russia sono regolati dagli accordi preliminari italo.russi cd italo-uèrain i del 26 dicembre 1921. Proprio in questi giorni sono stati presentati al Parlamento i progetti per la conversione in legge dei regi decreti del 31 gennaio 1922, con i quali i detti accordi erano stati approvati, e che avevano trovato qualche osracolo nella loro applicazione pratica, dando pretesto ai russi di violare gli accordi.
Noi intendiamo cosl di rimuovere questi ostacoli per rendere più facili i rapporti economici fra i due paesi, e preparare il terreno alla eventualità di una jntesa a base più larga senz:a soverchie illUSioni, ma senza prevenzionj dannose. I contatti tra i due paesi a sistema economico diverso, ,evidentemente presentano gravissime difficoltà che non sono però insormontabili, se dalle due parti ci sia la buona volontà di rimuoverle. La politica dell'Italia verso 1a Russia è chiara e non può dar luogo ad equivoci.
La presentazione al Parlamento dei decreti in parola è una prova di più delle nostre intenzioni e ci dà il ~iritto di attenderci dal Go-
.verno di Mosca 1a sctupolosa osservanza· dei patti firmati. E fr a i patti .firmati è beoe che il Governo russo ricordi l'impegno ass~nto di astenersi da ogni atto o iniziativa ostile al regio Governo, ed a qualsiasi propaganda diretta o indiretta contro le istituzioni d el Regno. ( « Benissim o ») .
Non credo, per l'economia di questo discorso, sa:ndere ad ulteriori dettagli. Dirò solo che particolarmente cordiaJi sono i rapporti fra Stati Uniti e Italia, e sono lieto di aggiungere che tanto il Governo quanto il popolo americano hanno p ienamente compreso la nuova s ituazione politica italiana.
L' iniziativa presa dall'Halia, per i l definitivo regolamento della frontiera della Polonia, ha sempre più cementati i vincoli di cordiale amiciz ia che uniscono da secoli i due paes i. Oltre che sul terreno politico, la loro collaborazione continua ad affermarsi anche su quello economico.
In questi stess i giorni il Gove rno polacco ha fatto all'industria italiana nuove importanti ordinazioni. ·
I colloqui ed i contatti da me avuti coi ministri di Awtria, Roman ia, Ungheria, il vi aggio recente di Sua M aestà il re d ' Ing hilte rra, i trattati commerciali conclusi e da condudeée sono altrettanti eleme nti di quella progressiva rivalutazione della nostra posizione diplomatica rui accennavo in principio. Il Governo fascista, sempre ai fini d i questa riva lutazion~, non appena insediato, annunciò alle regie rappresentanze al• l'estero di ispirare l'azione polit ica fu ori dei confini del paese alla tinnovata coscienza della Patria ed a ffrontò immediatamente il prob lema deg li strumenti e degli uomini.
Effettivamente l'amministrazione degli esteri, già di fronte a tante difficoltà esterne, ne trovava una g ran dissima al suo interno per l'i nsufficenza numerica d ei suoi elementi. Gli strumenti c;lella n ost ra ope[a cosl del icata all'estero do vevano essere rinsaldati, resi atti, come qua nt ità e come spirito, al g ran lavoro che da essa si richiede . ·
Si è quindi disposto fin dai primi di novembre per l'a pertura dei concorsi a lla· carriera diplomatica e consola re ed alla carrie ra degli interpreti, e si è provveduto poi a circondare i1 personale di conce tto di un servii:io amministrativo e d'ordine che esonerasse il primo dalle cure assorbenti d ella contabilità, deJla custodia dei documenti e della cifraz ione dei telegrammi, tutti compiti, che per le responsabilità minute che importano, finiscono col distogliere i f 1:1nzionari dalle responsabilit à più alte ·e più ampie,
A.Ilo spirito delle carriere si è ded icata particolare attenzione , allarg ando la base del reclutamento, mediante l'abolizione del requisito d ella rendita, e riformando la carriera diplomatico-cocsolare in guisa d a d arle un recluta me11to unicò per dividerla poi in due ruoli sepa rat i, u no d ei quali - il diplomat ico - trarcà costantemente un te rzo dei suoi ele- menti d a quello consola re mediante passaggi laterali, in qualsiasi grado deUa carriera.
Al migliorameflto dei servizi si è fatta corrispondere una diversa distribuzione di essi . per quello che riguarda la rete consolare. Infatti, mentre immense regioni ove affluisce e si è stabilita da te"mpo la eml· grazione italiana, sono state trovate prive di adeguata rappresentanza · consolare, in quasi tutte le capitali accanto all'ufficio diplomatico e~isteva un ufficio consolare di carriera, il quale, malgrado la sua diversa natura, pur rapp resentava una duplicazione nei rispetti della presenza di una diretta tutela del nostro connaz ionale all'estero.
Senza disconoscere !"utilità di tali ·consolati nelle capitali, p u re, di fronte alla necessità che si risentiva in altri luoghi, è sèmb ra to inevitabile provvedere alla soppressione di essi, per poter invece prov vedere alla creazione di altri, senza perdere di mira gli interessi deff Erario. I nuovi consolati, che sono in corso di creazione, sorg eranno in magg ior parte nel Brasile, negli Statì Uniti, nel M essico e nell'India.
Concludendo, mi piace ripetere ch e la politica este ra italiana, mentre intende salvaguardare gli interessi nazionali, vuole anche costituire nello stesso tempo un elemento di equilibrio e di pace in Europa. Credo, con questa politica, di interpretare ·le tendenze ed i bisogni del popolo italiano. (Vive approvazioni. App!duu ).
Vengo alla ·politica interna. (Segni di al/entione). ! ·problemi d ell'ordine pubblico sono i problemi dell'autorità dello Stato. Non v'è autorità _ dello Stato solida se l'ordine p ubblico non è perfettamente -nor· male, quindi ordine pubblico e autorità dello Stato sono i due aspetti dello stesso· problema. Io d omando a voi, domando alla nazione : le condizioni dell'ordine pubblico sono ·migliorate o sono pegg iorate dal· l'ottobre scorso? ( V oci: «Migliorate! »).
Sento che qualcuno di voi dà già una risposta affermativa. Dico anch'io che sono migliorate quantunque io sia p er temperamento piuttosto portato al pessim ismo, e quindi al malconten to. Non si va mai abbastanza bene! Ma, o signori, quan do si parla di ordine pubblico· , bisog na sfabili~e dei raffronti: anche se sia odioso, essi sono necessari. L'.inquietudine, il disagio, lo spirito di faziosità non sono soltanto un fenomeno italiano. Se noi gettiamo l'occhio al di là d elle nostre _ fron· tiere, abbiamo motivo di ripetere che se Messene·piange Sparta non ride.
Prendetemi i popoli vinti e guardate quello ci)e accade in Austria, e in Germania; prendetemi i popo li vittoriosi: è di ieri uno sciopero dei funzionari pubblici nel Belgio che è costato all'e:rario e all'economia belga centinaia e ceOtina ia di milioni di franchi; se poi rivolgete lo sguardo ai paèsi neutrali (Spag na) troverete che an ch e là la vit a non è eccessivamente comoda e brillante, Questo dico per coloro che .ad og ni piccolo sparo di rivo1teJJa in Uno d ei ventimila viUaggi d'Italia credono di esser f eriti da un colpo d i <<42 0 ». (Ilarità). Ma poi soprattutto vale la pena d i fare il raffronto i n Itali a e mettere da una parte 1a s ituazione dell'Italia nel bk nnio 19 19 ·20 e n el bie nnio successìvo 1921 -2 2. Il fatto dominante del bie nnio 191 ? ·20 è costituito d alJ'occupazione delle fabbriche, daUo sciopero rotativo e permanente dei funzi onari dei servizi pubblici (app rovazio m); da un disgregamento di tutte le funz ioni dell'autorità statale; e quantunque sia sonunamente ingrato, b isogna pur :ricordare che _lo stesso nostro gloriosissimo Eserdto·ebbe u n episodio, ad Ancona, che dimostra come qufl,lmente il tarlo fosse giunto assai p rofondo nell'org anismo dello Stato italiano.
Fatto d ominante dì questo biennio, che chiame remo d ell'orgia demag ogica, l'occupazione delle fabbriche; fatto dominante d el bien nio successivo è la spedizione p unitiva fascista. Vedete che io sono di una obiettività strao tdinaria l J fascis ti, pet necessità di cose, sono andati all'assalto d elle città a vaste m asse e armati. Oggi tutto ciò è firi ito, oggi i fu n zio nari d ei servizi p ubblici no n fan no e non faranno sciopero. ( « Bene! »).
Quando i posteleg rafonici fascisti sono venuti da me per protestare, perché in seguito ad un telegramma di protesta al mio collega D i Cesa rò erano statj puniti, ho detto foro che se fossi st ato il colleg a d elle Poste li avrei puniti due volte, e ho detto che, perché fasc isti , essi avrebbero dovuto riconoscere la necessità di questa severa disciplina. ( A ppravaziom).
La situazione dell'ordine pubblico nel secondo semestre d ell'anno decorso raggiunge il suo apice di disintegrazione; c'è n ell'ag osto uno sciopero : Jo sciopero antifasc ista , sciopero çh e paralizza comp letamen te lo Sta to. ·Lo Stato n on ag isce, ag iscon o invece dello Stato Je forze .del F ascismo 'B allora , o sig nori, ch e io h o detto che di due b h ognava far e uno, è da a llora che io ho detto ch e d al momento che c'e ra uno Stato i nattuale, uno Stato svuotato di tutti g li attribut ì d ella sua v irilità, e c'è uno Stato in p otenza ch e sorge, forti ssimo, che saprà imporre una disciplina a11a nazione, è necessar io che ci s ia la sostituzione, mediante un atto rivoluzionario, d ello Stato che sorge allo Stato che declina inesorabilmente .
Lo sciopero antifascista dell'agostò fu seg uito da ll'occupazione fa. scista d elle città di Bologna e di Bolzano.
L'autorità dello Stato presentava Io spettacolo di macerie, d i rovine infinite. Ora 1a rubrica dei conflitti non appare più su.i giornali ; e la rissa domen icale non può farsi passare come conflitto: perché confl itto ci sia, deve essere collet tivo e politico .
V i ripeto, o no revoli senatori, sono cosl imparziale da di rvi che in q uest' u1tìm i g iorni c'è stata una leggera recrudescenza, Da ch e cosa
MARCIA SU ROMA AL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI 253
essa dipende? Ve Io dico con tutta franchezza: dalla riapertura della Camera! (/Jarità). la sede delle interrogazioni con lo spettacolo che offre alla N azione, è quella che riverbera e che getta in mezzo alle masse impulsive, eccitabili, sentimentali, i germi di conflitti e di discordie-.
In secondo luogo, l'atteggiamento di una corrente del liberalismo italiano è una g randissima bazza per i sovversivi, perché essi trovano in costoro degli alleati insperati, inopinati, i quali sollevano delle enormi vesciche, che io mi riprometto di bucare con lo sp illo della mia logica e delJa mi a sinct>rità prima di finire il discorso! (Approvazioni) Poi, forse forse, c'è questo: che certi signori, quando si sono accorti che non hanno più da temere l'illegalismo f ascista e che il legalismo governativo è lento, perché deve rispettare tutte le procedure, hanno ripreso baldanza e fanno quell'illegalismo che richiamerà in vita un a ltro illegalismo fascista. .
Quali misure sono state adottate per ristabilire l'ordine pubblico?
Prima di tutto il rastrellamento degli elementi cosiddetti sovversivi : si è g ridato alle retate in g rande stile, ma in rea ltà è: stata cosa assai modesta; su duemila arrestati quelli che si trovano ancora in caccere non arrivano a centocinquanta.
Sono affidati completamente alJa magistratura.: erano degli elementi di disordine e degli elementi sovversivi: può essere che la pratica liberale coflsenta d i lasciar mano libera a questi elementi, ma io non mi sento di seguire questa pratica! (Approvaziom).
All 'indomani di ogni conflitto io davo l'ordine tassativo di rastrellare il maggior numero possibile di armi d'ogni specie e qualità ; questi rastre llamenti hanno dato risultat i di screti.
Sono stati sequestrati, nel pe riodo dal marzo alla fine di apri le armi lunghe da fuoco da guerra 29.257; a rmi corte da fuoco 1048; armi da punta e da taglio 7228; armi diverse 249 Mun izioni per armi lunghe da fuoco, cartucce 1.110.000; munizioni per armi corte da fooco 82.000. Esplodentì di vers ì 1086 (e c ioè bombe, petardi e simi li aggeggi). -Sono state sequestrate 29 scatole di dinamite; mezza cassetta di gelatina e chilogrammi 30 <lella stessa gelat ina Ci sono anche le a rmi comuni sèciuestrate e cioè: armi lunghe da caccia" 2655;· corte 2444; armi comuni da punta e da taglio 1089.
Va da sé che questo rastrellamento continua con la maggiore energ ia. (Appro wtzi om).
Poi ho dovuto reprimere ogni atto di illegalismo : si dice che qualche bicchiere di oliò di ricino viene ancora distribuito qua e là; ma ho già detto all'altro ramo del Parlamento che i colpevoli d i q uest i reati. vengono severamente puniti.
Tutti questi provvedimenti sarebbero stati insufficenti se io non avessi restituito la piena autorità ai· prefetti delle provincie. Ripeto an. coca una volta che il prefetto e il questore sono gli unici legittimi auto· rizzati rappresentanti dell'autorità dello Stato nelle provincie del Regno. (Approvm:ioni. « Ber;ùsimo! »).
Poi, vincendo le resistenze legittime del mio amico" oe Stefani, ho migliorato le condizioni dei funzionari di Pubblica Sicurez.za, i quali sono oggi validamente tutelati in senso morale e politico dal Governo. Ma il problema più spinoso, che ho dovuto affrontare e risolvere, e l'ho risolto, ·è il problema degli squadrismi. Ognuno di questi squadrismi era un grandissimo colpo di piccone all'autorità dello Stato· e siccome io penso, per assioma, che solo Io Stato ha il diritto e il dovere di avere f~rze armate (approvaziom), ho detto che queste multicolori camicie, ad un· dato momento, .dovevano essere co~pletamente bandite dalla circolazione. E ce ne erano delle nere, delle azzurre, delle cachl , delle ros_se, delle grigie, delle verdi e delle bianche. Vi ripeto che non era un problema facile, perché molti di . questi .squadrismi agivano su l terreno nazionale, comprendevano patriotti, ex-combattenti, feriti, mutilati e decorati. Ma bisognava finirla, ed allora un decreto del Consiglio dei ministri ha d eciso che dal 1° febbraio tutti gli squadrismi erano aboliti; non si permettevano che squadrismi di gente di età inferiore ai dodici anni. (Ilarità). La misura è stata generalmente osservata, ma c'era uno squadrismo speciale che .mi poneva avanti . ad un problema con riflessi di ordine morale e storico: il problema dello squadrismo fascista. Bisognava disperderlo, dire a questa gente: «andate a casa, tutto è finito? » Non si poteva! Prima di tutto perché sarebQe stata una ingratitudine enorme, in secondo luogo perché sarebbe stato perkoloso; e d'àltra parte dovevo trasformare questo squadrismo,· che aveva agito sul terreno d ell' illegalismo, in un organo che fosse alle dipendenze dirette dello Stato. Ci sono riuscito, non completamen~e, ma dovete pensare che g li squadrismi sono stati aboliti al l? di febbraiò di quest'an no d i grazia e noo si può in tre mesi prendere dei giovani, che erano stati abituati per dùe anni ad una ginnastica specialissima (ilarità), e farne dei soldatini di piombo. ·
E si è detto: Perché questa Milizia non ha prestato giuramento di fedeltà a Sua Maestà? Voi credete che noi non abbiamo pensato a questo. Errore! Ci siamo decisi in senso negati vo perché abbiamo pensato che la persona del re, simbolo della Patria, simbolo della perpetuità della Patria (appla1ui viviuimi e pro/11ngati, tutti i min/Jtri1 la Presidenza del Sena/(), i Jenatori Ii alzan() in piedi; grid11 · di « viva il re!>>, « viva l'JJalia! »), non può essere messa a capo di una Milizia, che aveva, per necessità di cose, più che per volontà d i uomirii; un carat tere spiccatissimo di partito. Ora questa Mili Zia sta continuamente raffinandosi ; si procede ad un'opera sc~crissima di selezione. Del resto la cronaca quotidiana. documenta tutto ciò.
C'era un altro problema a proposito dei quadri della Milizia. Il prer blema di contemperare la .necessità dei quadri superiori che dovevano essere affidati ad uomini provenienti dall'Esercito e con una vasta espe. rienza militare e personale, col riconoscimento e la gratitudine che si doveva ai piccoli capi dello 'squadrismo fascista il quale aveva domato, lasciando cenfinaia di morti gloriosissim i, il sovversivismo demagog~co. (Approvazioni). Abbiamo risolto questo problema. Tutti i gradi di ufficiali superiori a seniore sono assegnati ad ufficiali che vengono dall'Esercito; tutti i gradi inferiori, quelli che potrebbero essere chiamati i gradi subalterni, e i so'ttufficiali, sono stati assegnati ad elementi dello squadrismo che hanno sempre un· passato militare . e che sempre debbono avere delle qualità morali ineccepibili.
Del resto le statistiche valgono sempre più" dei discorsi.
Gli ufficiali superiori della Milizia, di grado superiore a seniore, vengono, per il novantasette per cento,- dagli ufficiali del regio Esercito. Gli altri rappresentano il tre o quattro per cento. Su circa duecentotrenta ufficiali superiori al grado di seniore; vi sono venti ricompensati nei vari gradi dell'Ordine militare di Savoia, dodici medaglie d'oro, centotrenta medaglie d'argento, Ottanta medaglie di bronzo.
E bisogna anche, a costo di abusare della vostra pazienza e siccome questa è una giornata di chiarimenti, che vi legga lo stato di servizio dei capi della milizia ·nazionale:
Generale De Bonò (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito): tre medag lie d'argento, una · promoz\one straordinaria per merito di guerra, croce di guerra;
Generale Gandolfo {generale d i Corpo d'Armata) : due med aglie d 'a rgento, una promozione Straordinaria per merito di guerra;
De Vecchi: quattro medaglie d 'argento; due medaglie di bronzo; due croci di guerra;
Balbo: una medaglia d'argento, croce di guerra;
Fara (il generale conosciutissimo in tutta Italia); una medaglia d'oro, due medaglie d'argento, promozione per merito di guerra;
Stringa (altro maggior generale dell'Esercito): tre medaglie d 'argento, una medaglia · di bronzo, mutilato di guerra;
Perol Clemente (altro maggior generale dell'Esercfto): ·due· medaglie d'argento; croce di guerrai .
Ceccherini (maggior generale delJ 'Esercito): tre medaglie d'argento, due inei;laglie di bronzo;
Zamboni (maggior generale dell''.Esercit~) '. una medaglia d' argento, ·una di bronzo ;
Guglielmotti (maggior generale dell'Esercito): due medaglie d'argento Seguono poi: maggiore Giuriati: due medaglie d'argento;· Ace rbo: tre medaglie d'argento («bravo.I») ; Caradonna: tre medaglie d'argento; Finzi: una medaglia d'argento e due croci di guerra, ecc., ecc.
E non voglio, per non confondere la modestia dei miei am ici, continuare a leggere l'elenco di questi ufficiali della milizia nazionale. (Ilarità). ·
Ho letto tutto ciò per dimostrarvi che la milizia è. una cosa seria, e lo sta diventando ogni giorno di più, perché cos) io voglio, perché tutti i capi questo vogliono.
Ci si domanderà: perché la milizia resta? Ve Io dico subito: per una ragione molto semplice: per difendere la rivoluzione fascista a ll 'i nterno ed anche all'estero. ··
La frase «estero» può impressionarvi. Ebbene c'è all'estero un ambiente d ifficile per il fascismo italiano. Difficile a. destra e difficile a sin istra. Difficile a destra, inquantoché !"elemento destro e un elemento nazionale, il quale non può essere entusiasta di un movimento che e salta i valori n azionali. D'altra parte l'elemento sinistro ci è avveuo dal punto di vista sociale, perché sa che il movimento fascista è nettamente antisocialista. Allora è bene che si sappia che a difendere la Nazione, a difendere quella speciale forma di reggimento politico che si chiama fascismo, vi è una potentissima armata di volontari. Secondo: per permettere all'Esercito di fare il suo mestiere. L'Esercito deve fare la guerra, deve prepararsi alla guerra, non deve far d ella polizia, specialmente politica~ se non in casi assolutamente eccezionali, che in questo momento non voglio assolutamente presentare nemmeno come ipotes i.
Stanotte, per mio ordine _personale, si è bloccato un intero quartiere di Livorno. Ebbene, cento carabinieri e trecento caniicìe ne re sono bastati. L' Esercito, le truppe e g li ufficiali dormivano tranquillamente n elle loro caserme, come era loro diritto e dovere. Eppoi credetem i, finché in Italia si sa che, oltre ad alcune decine di migliaia di carabinieri fedelissimi, c'è questa enorme forza, i conati rivoltosi, i conati d i sedizìooe- non saranno mai osati.
Se dopo questi' sei mesi di Governo, io mi volgo indietro e abbraccio con un colpo d'occhio, come si abbraccia un panorama, quello che è successo in sede politica, vedo tre fenomeni inter~santi; tre fenomeni che io chiamerei tentativi di aggiramento del fascismo. _
Ad un certo momento, nel novembre, si comincìa a parlare dì ·u nità operaia, bisogna mettersi tutti insieme sotto una bandiera vagamente nazionale1 che doveva coprire parecchie merci di contrabbando. ,1 nome di Gabriele d'A nnunzio era una carta che veniva frequentemente giocata da questi ambigu i zelatori d ell' unità operaia.
Ci voleva poco a capire che si trattava di una mistificazione, attraverso la quale parecchi elementi, che si ritenevano espulsi dalla scena politica, volevano rientrarvi.
Bastò che le Corporazioni assumessero il nome di fasciste e questa speculazione cessò d'incanto.
Secondo: il contraltare nazionalista. Bisogna dire che da -Roma in su nazionalisti e fascisti sono andati sempre d'accordo; erano due corpi in un'anima sola. A Milano, dove ho vissuto e lottato, non si è mai avvertita questa differenza. Ora va a succedere che dopo la marcia su Roma c'è una prima.vera ·enorfl1e di nazionalismo, soprattutto da Roma ingiù. (Si ride). Evidentemente, elementi dubbi volevano, attraverso questo contraltare, fare o preparare una opposizione al Governo fascista.
Anche questo ostacolo è stato superato con la fus ione e mi sia concesso di rendere omaggio solenne allo spirito di lea ltà assoluta e di ferma disciplina, allo spirito, cioè, con cui i nazionaJisti sono entrati nelle file del fascismo.
Finalmente, ed è manovra di quest' ultimi giorni, sono spuntati in · Italia i fie ri difensori dello Statuto, della libertà e del Parlamento. (Si ride). Sembra, a sentire questi , signori, che avevano dimenticato d a pa· rccchio tempo l'esistenza dello Statuto, anche a semplice titolo di docu. mento storico (Ji ride), che lo Statuto corra supremo pericolo e che no n si possa nemmeno discuterlo, nemmeno esaminarlo.
Credo che nessuno di voi possa ritenere Camillo conte di Cavou r un bolscevico o un fascista del 1848. Ebben e, og nuno di voi sa che il moto costituzionale del Piemonte è stato opera di Camillo Cavour; ognuno sa come venne largita la costituz ione politici. Ci fu un tumulto a Genova contro i gesuiti ritenuti asserto ri dell'assolutismo; una commissione di genovesi parte, va a Torino e chiede la cacciata dei gesuiti e la gua rd ia civica.; ma Camilla Cavour dice: « Questo è poco, i tempi 10110 nwturi per ben altro»:
Scrive Cavour nel suo giornale Il Risorgimento: « birogna chiedere la coJtiJuzione », e questa fu promulgata il 4 marzo.
Ne_l p~eambolo è detto: « Lo StaJ uJo è la legge fondamenta/e perpe1Ua e irrevocabile della Monarchia»~ Quattro giorni dopo si fo~!flÒ il primo ministero costituzionale di coa.liz.ione col moderato Balbo e il democratico Pareto, e poiché Ja frase « UJ. Statuto è la l egge fondamenldle perpetua e irrevocabile della .M.onarchia » aveva ferito le orec· chie dei democratici, Camilla Cavour si affrettava ad interpretarJa, in senso relativo Orelativista. Vale la p ena di ascoltare attentamente questo brano di Camillo Cavour·
« Come mai - affermava - si può ·°pretendere che il legislatore abbia vÒIT1to impegnare sé e la Nazione a nQn mai portare il più l eggero cambiamento direi/o ad operare il menomo miglioramento di una legge poliJita? Ma questo ;arebbe voler far sparire il potere costil11enle dal seno della società, sarebbe privarla del/'indi.spemabile potere di modificare le .me forme politiche a Je((mda delle nuove esigenze sociali, sarebbe ,m concetto talmente asmrdo, che ncm poteva venir cr.m(epito da 11essuno di colora che cooperarono alla redazione di questa legge fondamentale. Una Nazione non può spogliarsi della facoltà di mutare con mezzi legali le sue leggi comuni » .
Non passò molto tempo che la cronaca dovette registrare una prima violazione dello Statuto, il quale presumeva· e presume che per essere dèputato bisogna essere cittadino italfano. 11 giorno 16 ottobre si era verificata una divisione tra Ia Destra e la Sinistra. Nella prima vi erano i. moderati ed i municipali, nella seconda i democratici , cosiddetti « T este bruciate>>, ed i repubblicani. ·
Il 17 questi due partiti si trovarono uniti per proclamare, al disopra dello Statuto, che potevano far parte ~el Parlamento Subalpino tutti gli italiani di qualunque regione; e ciò all'u nanimità, 11 primo a beneficiare di questa violazione dello Statuto sarebbe stato Alessandro Manzoni, se il grande scrittore non avesse declinato il mandato con una lettera che è un monumento di castigatezza e di probità politica. (Approvnio111).
Nessuno, o signori, nessuno di noi vuole abbattere o distruggere lo Statuto. Lo Statuto è piantato solidainente i:3-ei suoi muri maestri; ma gli inquilini di questo edificio, dal '48 ad oggi, sono cambiati; vi sono altre esigenze, altri bisogni, non vi è più l'ltalia pi emontese del 1848.
Ed è oltremodo strano vedere fra i difenso ri _dello Statuto quelli che lo hanno violatò nelle sue leggi fondamentali; quelli che hanno diminuito le prerogative della Corona; quelli che volevano render la Corona totalmen te estranea alla politica della Nazione, facendone una cosa morta e lontana nello' spazio e nel tempo. (Vivi applausi).
Si dice che questo Governo non ami la Camera dei D eputati. (Commenti, conversazioni) Si dice che si vuole abolire il Pa rlamento o svotarlo di tutti i suoi attributi essenziali. Signori, sa.rà tempo di d ire che 1a crisi Jel Parlamento non è una crisi voluta dal sottoscritto o da quelli che seguono le mie idee: il parlamentarismo è ~tata ferito non a morte, ma gravemente, da due fenomeni tipici ~el nostro tempo: da una parte il sindacalismo, dall'altra il giornalismo.
11 sindacalismo che raccoglie in determinate associazioni tutti quelli che ha nno interessi speciali e particolari da tutelare e che vogliono sottrarJi alla incompetenza manifesta dell'assemblea politica; ed infine il giornalismo, che è il padamento quotidiano, la tribuna quotidiana, dove uomini venuti dall'Università, dalle scienze, dall'industria, dalla vita vis• suta, vi sviscera no i problemi con una competenza che· si trova assai difficilmente sui banchi del Parlamento. Ed allora questi due f enomeni tipici dell'ultimo periodo della civiltà capitalistica sono quelli che hanno ridotto la importanza enorme che si attribuiva ai Parlamenti. Insomma jl Parlamento non può più contenere tutta 1a vita di una Nazione, perché la vita delle Nazioni moderne è eccezionalmente complessa e -d ifficile.
Dire questo non significa dire che vogliamo abolire il Parlamento. Affatto; anzi vogliamo migliorarlo, perfezionarlo, correggerlo, farne una cosa seria; se è possibile, una cosa solenne. E del resto, se volessi abolire il Parlamento, non avrei presentato una legge elettorale. Questa legge elettorale, a lume di logica, presuppone delle elezioni: si sa g ià fin da questç, momento che, attraverso a queste elezioni, vi saranno dei de- ' putati i quali comporranno il Parlamento; per cui nel 1924 vi sarà un Parlamento. · t. l"organo di coordinazione fra le forze responsabili, d i transazione, dì tempera.mento del fascismo. E -fra tutti gli organi creati. dopo la rivoluzione di ottobre il .Gra·n Consiglio del fascismo è il più. originale, il più utile, il più efficace. Ho_ abolito gli alti commissari perché erano un duplicato dei prefetti, perché angustiavano l'esercizio dell'autorità dei prefetti, i quaJi soli hanno diritto di esercitarla; ma non saprei mai abolire H Gran Consiglio del fascismo neppure se, per ipotesi, il Consiglio dei ministri si componesse domani di tutti membri fascisti.
Si dice che il fascismo ha creato dei duplicati. Signori, questi duplicati non esistono. li Grande Consiglio fascista non è un organo duplicato del Consiglio dei mini stri o superiore · al Consiglio dei ministri . ll Grande Consiglio del fascismo si è riunito quattro volte. Il Grande Consiglio non ha mai affrontato i problemi che sono di pertinenza del Consiglio dei ministri. Di che cosa si è occupato il Grande Consiglio del fascismo? Nella-sessione di febbraio, il Grande Consigl io del fasci· smo si è occupato della Milizia Nazionale e della massoneria; ha fatto un omaggio ai dalmati e fiumani; si è occupato dei Fasci all\-stero. Nella sessione di marzo, ha prédisposto le cerimonie per il Natale di Roma e si è occupato di sindacalismo. Neila sessione di aprile si è occupato del Congresso di Torino ed ancora di sindacalismo.
Voi vedete che tutti i g randi problemi dell'amministrazione dello Stato, della riorganizzazione delle nostre forze armate, della riforma delle circoscrizioni giudiziarie, della riforma delle scuole medie, tutte le misure di ordine finanziario, dalia nominatività dei titoli all'intro• duzione dell'imposta sul reddito agrario, sono tutte misure che sono" state adottate dall'ente responsabile e diretto: il Consiglio dei ministri.
Ed ora che cosa è il Grande Consiglio del fascismo?
Questo Governo, ~he è dipinto come liberticida, è stato forse troppo generoso.
. Non è stata una rivoluz ione incruenta per noi quella deJl'ottobre: noi abbiamo lasciato decine e decine di morti, o signori . E chi ci avrebbe impedito in quei giorni di fare quello che han fatto tutte le rivoluzioni? Di liberarci, una volta per sempre, da tutti coloro che, abusando della. nostra generosità , rend ono difficile ora il nostro compito ? Soltanto i soClalisti della Giu;tizùi di Milano hannO avuto il coraggio d i riconoscere che, se essi sono ancora in vita, lo debbono a noi, che non abbiamo voluto nei primi momenti della marcia su Roma che le camicie nere si ,macchiassero di sangue ital iano. («Bene»).
Ma.. o signori , non bisogna abusare di questa n ostra generosità. Non mi pongo il problema se sia stato un bene o un male il non avere agito in q uei termini. Perché noà me lo pongo? Ve lo dico con schiettezza che parrà brutale. Noci ,me lo pongo perché, se doman i fosse necessario , ho il coraggio,· la volontà e i mezzi per poterlo fare ancora. (lm preJJiom).
E non speri qualcuno nella crisi del fascismo e non la disten da sulle colonne dei capaci g iornali. Essa. è finita; era una bega di p iccoli capi. E si capisce; non sì può sistemare tutto il mondo. lo ho sempre detto che la rivoluzione non può esere u na sistemazione in cui ognu no trova la sua casella e ci mangia dentro. ( Ilarità). ·
Il fascismo è ancora e rimarrà per lungo tempo un Partito semplicemente form idabile. Non fatC come faceva il borghese dell 'occidente, ch e, ogni minuto, quando saltava su un Wrangel o un Judenic, pensava che quelle piccole bande disarmate e scalze potessero d.emolire il Governo dei Sovieti. L'altro g iorno lloyd George diceva che è un Governo assai solido.
E cosl, se vedrete che in una delle tante Peretole d ' Italia c' è un dissidio, non argomentatene che il fascismo è iri. crisi. Bisogna, o signori, introdurre n ell'esame dei fenomeni della storia, l'elemento durata, l'elemento tempo. E quando un Partito h a il Governo nelle mani, lo tie ne, se lo vuol tenere, perch é ha delle forze formid abili da ut ilizzare per stabilire sempre più saldamente i1 suo dominio. Il fascismo è u n movimento sindacale ch e raccoglie un milione e mezzo di operai e conta,dini i quali - debbo dirlo a titolo di lode - sono quelli che non mi danno imbarazzi di sorta. Poi è un movimento politico che ha cinquecento• cinquanta.m ila iscritti e io ho chiesto di esser liberato di almeno centocinquantamila di questi sjgnori. Quindi è un movimento ' militare: trecentomila camicie nere che esistono, che non attendono che d ' esser chiamate. Poi finalmente c'è in tnt to ciò un amalgama, un cemento che si potre bbe chiamare mistico e r eligioso, per cui, battendo su certi tasti, dòma ni si avrebbe il suono di certe fanfare. (Commenti).
Ci si domanda: vorrete dunque accamparvi in Itali a come u n eser-
DALLA MARCIA SU ROMA AL VIAGGIO NEGU ABR UZZI 26)
cito di nemici che opprime il reSto delJa popolazione? S iamo alla filosofia della forza e del consenso.
Intanto ho il piacere di annunziare che al fascismo' hanno aderito masse imponenti di uomini, che meritano tutto il rispetto della Nazione. Al fascismo hanno aderito l'Associazione dei mutilati e d egli invalidi; al fascisÌno ha aderito l'Assodazione Nazionale dei combattenti; nell'orbita del fascismo marciano anche le famiglie dei caduti in guerra C'è molto popolo in queste tre Associazioni, c'è molto consenso in questi mutilati, combattenti e famiglie di caduti. Sono milioni di persone. E davanti a questa collaboraziòne debbo proprio io andare a cercare tutti i frammenti, tutte le reliquie dei vecchi partiti tradizionalì ?
E debbo vendere la mia primogenitura ideale per il piatto d i lenticchie che mi potrebbero offrire questi signori che non hanno séguito alcuno nel Paese? (Vi11e app r011aziom).
N o, non farò mai questo!
Ma se uno vuole collaborare con me, io l' accolgo nel la mia casa Però se questo co llaboratore mi ha l'aria dell'inquisitore che controlla o dell"erede che aspetta, dell'uomo che sta in agguato per potere, a un certo momento, fare l'obliquo ragioniere dei miei errori, allora. io d ichiaro che di questa collabòrazione non voglio assolutamente .saperne. ( « BeniSJimo! »).
Del resto c'è una forza morale in tutto ciò. In fondo, di che cosa ha sofferto Ja vita italiana negli anni passati? Ha sofferto d el fenomeno del trasformismo
Non c'era no mai dei confini precisi. Nessuno aveva il coraggio di essere quello che doveva essere. C'era il borghese che a\'eva delle arie socialistoidi, c'era il socialtsta che si era già imborghesito fi no al midollo spinale. Tutta l'atmosfera era un'atmosfera di mezze tinte, d'incertezza; non si vedeva no mai dei conto rni nettamente tagliat i e definitj . Ebbene il fascismo nella vita italiana compie proprio questa funzione; prende gli individui per il collo e dice: dovete essere quello che siete. Se siete dei borghesi, dovete essere dei borghesi, dovete ayere l"orgogl io della vostra classe, perché la vostra classe è la classe che ha dato il tipo della civiltà mondiale al secolo decimonono (appro1Jdziom); se siete dei socialisti, dovete avere il coraggio di esserlo, affrontando g li inevitabili rischi che questa profession~ può poetare.
Lo spettacolo della nazione in questo momento è soddisfacen te, sod· disfacente perché il Governo fa una politica dura, una politica crudele, se volete. Deve licenziare a migliaia i suoi funzionari : sono magistrat i, sono ufficiali , sono ferro vieri , sono arsenalotti; e ogni licenziamento è un motivo dj turbamento, di dolore, di disagio di ~iglia ia di fami g lie. Ho dovuto m~erc delle tasse che feriscòno certamente vasti strati della popolazione italiana. Questo popolo italiano non ha ancora" avuti quelli che si potrebbero chiamare ·i vantaggi di ordine materiale; non Ii ha avuti. 11 Governo non ha dato proprio nulla che si possa tradurre in contanti, niente: ebbene questo popolo è disciplinato, questo popolo è silenzioso, questo popolo è tranquillo, questo popolo lavora. Come vi spieghereste questo fenomeno, se non 'pensaste che questo popolo è t ranquillo perché sa che c'è _un Goveino che governa e sa soprattutto che, se questo Governo colpisce con misure crudeli, strati della popolazione italiana, non lo fa perché si alzi al mattino con il capriccio di dire: oggi voglio ·co!pire i ferrovied, g li arsenalotti o _ i postelegrafonici. Lo fa perché ciò dsponde ad una necessità suprema d i ordine nazionale. Al di sopra di questa massa che si cifra a d ecine di milioni ci sono i gruppi irre(J_uieti di politicanti di professione. Bisogna parlar chiaro: c'erano parecchi Governi in Italia
· prima di questo, i quali Governi tremavano sempre davanti al g iornalista, davanti al banchiere, davanti al g ran maestro della Massoneria, davanti al capo più o meno clandestino del Partito Popolare e bastava che uno di questi ministri in partibus battesse alJa porta ·dell'anticàmera del Governo, perché il Governo fosse colto da improvvisa paralisi. Ebbene, tutto ciò è finito: molti signori che si prendevano delle arie con i vecchi Governi, non li ho ricevuti e li ho fatti piangere (approvaziom) perché il Governo è uno solo, il Governo della nazione, e non conosce altri Governi all' infuori del Suo e vigila attentamente. Non bisogna mai dormire quando si governa, -non bisogna trascurare. nessuno dei sintomi, ma tenere innanzi agli occhi tutto il -panorama, vedere tutte le composizioni, le scomposizioni, le deformazioni dei partiti e degli uomini. Qualche volta è necessario per Ja tattica avere d egli adattamenti, ma la strategia politica, la mia almeno, è intransigente e assoluta.
Avrei finito, anzi ho finito, se non dovessi dire a ncora una parola che mi riguarda un po' personalmente. Io non nego ai cittadini quello che si potrebbe chiamare il j11s mmmurandi ( si ride), ma non bisogna esagera re, non bisogna sollevare dei fantasmi, non bisogna ad ogni momento essere con le orecchie ritte nella tema di pericoli che non esistono, e, credelemi, io non mi ubriaco di grandezia; vorrei, se fosse possibile, ubriacarmi di umiltà. (Appro vazietm). E credete ancora, onorevoli senatori, che non mi passa nemmeno per Ja controcassa dell'a nticamera dd cervello queUo che può balenare nei crocchi misteriosi, pieni di sospetti, di paure e calunnie. Io mi contento semplicemente di e5sere ministro; nessuno deve essere spaventato dal fatto che io vado a cavallo. (Si ride). Ci andavano anche D"Azeglio e Minghetti; e del resto se questo si deve alla mia g ioventù, <JUesto è un male divino di cui si guarisce ogni g iorn o. Non ho ambizioni chç oltrepassino la cerchia nettamente definita dei miei doveri e delie mie responsabilità. (A pplausi vivù ;im1).
Eppure, wùmbizione l'ho anch'io: più conosco il popolo italiano, più m'inchino dinanzi a lui; più m'immergo anche fi sicamente nelle masse del popolo italiano, più sento che questo popolo italiano è ve. ramente degno del rispetto di tutti i rappresentanti della nazione. (Approvttzionr).
La mia ambizione, o signori, sarebbe una sola: non m'importa pet - questo. di lavorare quattordici ? sedici ore al giorno, non m'importe· rebbe nemmeno di lasciarci la vita, e non lo riputerei il più grande dei sacrifici! La mia ambizione è questa: vorrei rendere forte, prosperoso, grande e libero il popolo italiano! (ViviSJimi e generali applduJi Molte congrat11lazion1).
PRESENTAZIONE DI ALC,UNI DISEGNI DI LEGGE*
Mi o noro di presentare alla Camera il seguente disegno di legge: approvaz ione dello scambio di note italo.germanico d el 20 aprile 1923, per la sistemazione delle pendenze derivanti dalla espropriazione del palazzo Caffarellì, dell'area capitolina ove esso sorgeva e di tutti gli annessi. (Presidenti: «Do atto al/1or1orevole Presidente del Consiglio della presentazione di questo disegno di legge, che sarà /rasmeuo, alfa commissione competenl e »).
Mi onoro di presentare alla Camera i seguenti d isegni di legge: modlficazioni alla legge elettorale politica; ammissione delle donne a l diritto elettorale amministrativo.
Data l'in4ole speciale dei due disegni di ~egge, chiedo che l'esame ne sia affidato ad una commi~sione di diciotto deputati da nominarsi dal Presidente della Camera.
Chiedo inoltre che la Camer<:1 assegni alla commissione il termine di quindici giorni per presentare la sua relazione sul primo dei due disegni di legge e che, esaminati gli articoli del disegno di legge sulle tariffe doganali, in conformità della deliberazione già presa, ed esauriti gli altri- argomenti segnati all'ordine del giorno, la Camerà s0Spenda i suoi lavori per riconvocarsi il 2 luglio e procedere alla discussione, durante 1a q uale la comm issione potrà presentare la relazione sull'altro disegno di legge per il voto amministrativo alle donne. ( Commenti).
• PuoJe pronunciate alla Cam~ra dd deputati, nella tornata del 9 gìu· gno 1923 (ore 15-21.15). (Dagli Ani del Parlam,nto itllliano. Camtra .dei d eputdli , Seuione dt. LegiJ/aJura di. Diirussioni, Volume X, pag. 9933).
AL POPOLO DI CIVITAVECCHIA*
L'accoglienza di questa moltitudine di popolo, questa accoglienza cordiale ed entusiastica viene a comprovare la verità del discorso che io pronunciai ieri a Roma e cioè che attorno al Governo fascista, a sorreggere il Governo fascista, non c'è soltanto la forza, c'è il consenso cordiale, sincero delJa moltitudine.
Civitavecchia è città. cara a l mio cuore di fascista. Qui io discesi alla fine di ottobre dell'anno scorso, quando la trionfante rivoluzion e delle camici e nere stava per assumere il potere con tutti i rischi e le responsabilità che questo compito terribile comporta.
Dopo sette mes i di dura fatica e mentre ci prepariamo ancora a combattere, ancora a resistere, sento che il popolo italiano, nelle sue vaste masse non inquinate dall'opposizione demagogica, si schiera compatto attorno al Governo fascista.
Parto di qui perché vado domani a compiere un rito di devozion e e di amore. Vado a Caprera a inginocchiarmi sulla tomba deH'Eroe dei due mondi, di quello che fu ch iamato il Cavaliere del g enere umano. Vi vado con coscienza tranquilla, perché tra le camicie rosse che seguirono Garibaldi e che portarono Garibaldi alla. gloria in quaranta battaglie vittoriose, e le camicie n ere, non c'è nessuna soluzione di continuità, ma c'è la stessa tradizione, lo stesso ·sacrificio, ]a stessa g lo ria, la stessa storia.
Viva Je camicie rosse! Viva le camicie nere! Viva l 'Ital ia! (Lt folla prorompe in applt1111i e ripete gli evviva gridttti dal Duce)
AL POPOLO DI SASSARI ••
<:;ìttadini di Sassari! F iero, gentile popolo di Sardegna!
Quello che ho compiuto oggi non è e non deve essere i nterpretato come un -viaggio ministeriale; ho inteso di compiere un pellegrinaggio di devozio ne _ e di amore per la vostra magnifica terra. Mi hanno detto ch e dal 1870 ad oggi è questa la prima . volta che il capo d el G overno
* Il 10 g iug no 1923, all e 20, Mussolini parte alla volta della Sardegna. Alle 21.1 5, arriva a Civitavecchia, dove, dopo aver passato in rivista un reparto della M.V.S.N., da l balcone del palazzo municipale, pronuncia i l discorso qui riportato. (Da 1/ Pr,pr,/r, d'Italia, N. 139, p giugno 1923, X).
•• li 10 giugno 1923, alle 22, Mussolini si era imbarcato a Civitavecchia su ll'esploratore BrindiJi L'll giugno, a lle 8, sbarca nel porto della Maddalena. Da qu i- si porta a Caprera per rendere omaggio alla tomba di Garibaldi. Rien• parla al popolo di Sassari raccolto nella sua vasta piazza. Deploro che 6no a questo momento nessun capo d el Governo, nessun ministro abbia sentito il dovere elementare di venire a conoscervi, di venire a conoscere i ·vost ri bisogni, di ':'enire ad attestare a voi quanto l'Italia vi deve. (Applaw). d1e cosa importa se qualche burocrata ch e si attarda a poltrire non ha ancora tenuto conto dei vostri bisogni? Sassari è già passata gloriosamente alla s toria Oggi ho sofferto quando mi hanno d etto che questa città non ha acqua .B tristissimo che una città di eroi debba subire la sete-. Ebbene, vi prometto che avrete l'acqua perché avete diritto di averla. (Appitum). Se il Governo nazionale vi concederà - come vi concederài due o i quattro milioni necessari, non avrà fatto che il suo dovere perché, mentre a:ltrove giovani dalle spalle quadrate lavoravano al tornio, la gente di Sardegna combatteva e mori,•a nelle trincee trato alla MaJdalena, è ricevuto in municipio. Alle 11, si imbarca sulla regia nave Duilio diretto a Port o Torres, dove arriv~ alle 16. D a Po rto To rres prosegue per Sassari, giungendovi alle 17. Qui, al campo polisportivo, assiste allo svolgersi di alcune g are, Poi, dal balcone del palazzo della prefettura, pronuncia i l discorso qui riportato (Da li Pop olo d' lt ftlia, Nn 138, 139, 1i, 12 giugno 19 ~3. X).
Per i mesi, per gli anni, per i lunghi anni del nostro sacrificio di sangue e della nostra purissima gloria, il nome di Sassari, consacrato alla storia nei bollettini di guerra, ha echeggiato nell'animo profo ndo di tutta l'Italia. Coloro che Seguivano lo sforzo magnifico e sanguinoso della nostra razza, coloro che si sono macerati nel sangue e nel fang o delle trincee, giovani della mia generazione fierissimi e sdeg nosi, tutti quelli che portano nel cuore la fede della Patria, tutti costbro, o fanti della brigata Sassari , o cittadini di Sassari, vi tributano un seg no, una testimonianza di infinito amore. (Appla,,.u).
Intendiamo rivalutare le città e le regioni d'Jtalia, perché chi più ha dato alla guerra maggior diritto ha di avere nella pace.
Pochi giorni fa, nella ricorrenza dell'ann iversario della guer.ra, mi sono recato, per le vie del cielo, ai cimiteri del Carso. Ci sono molti vostri fratelli che dormono in quei cimiteri il sonno che non ha risve• g lia. li ho conosciuti, ho vissuto con loro , ho sofferto con loro. Erano magnifici, pazienti, g eneros i, non si Jarnentava no, resistevàno e quando l'ora tragica suonava in cui si doveva uscire d alla trincea, erano i primi e non domandavano perché! (Accla,naziom).
Il Governo nazionale che ho l'onore di dirigere è un Governo che conta su di voi e voi potete contarè su di lui. 1:: un Governo. scaturito da una duplice vittoria di popolo. Il Governo nazionale v iene verso di voi, perché voi gli diciate schiettamente, lealmente quali sono i biso. gni vostri.
Siete stati trascurati, d imenticati. per troppo tempo! A ROma si sapeva e non si sapeva che esisteva la Sardegna. Ma da quando la guerra vi h a rivelati aH'ltalia, bisogna che tutti gli italiani ricordino la Sardegna no n soltanto a paro le, ma a fatti. (Applausi fragorrn1),
Sono lieto, commosso per le accog lienze' che mi avete tributato. Ho g uardato ne lle vostre facce, ho visto i vostri lineamenti, ho messo i miei occhi nei vostri. Ebbene, oggi ho riconosciuto che voi siete dei virgulti superbi di questa razza i tal iana che era grande quando gli altri popoli non erano ancora nati, di questa razza italiana che ha d ato . tre volte la sua civiltà al mondo attoni to o rimbarbarito1 dì questa razza italiana che noi vogliamo prendere, sagomare, foggiare per tutte le battaglie necessarie nella d isciplina, nel lavoro, nella fed e. (ApplauJt).
Sono sicuro che come la Sardegna è stati g rande nella guerra, sarà altrettanto grande nella pace.
Vi saluto, o magnifici ..figli di 9uest'isola solida, ferr igna e dimen· ticata. Vi abbraccio spiritualmente . tutti quanti. Non è qui il capo del Governo che vi parla: è il frateUo, il commilitone, il trincerista. Gridate dunque con me: «Viva: il re ! Viva l'Italia! Viva la Sardegna ) ». (Udimmensa ovazione accoglie le u ltim e parole dell'o-n. M11uo-li11i rhe si ritira .vivamente acclama/Cl anche da. tutte l e "aulorità presentr).
AL POPOLO DI MACOMER *
Cosa posso · dire se non questo? Da appena ventiquattro ore sono ospite vostro e g ià la Sardegna m i ha conquistato, tanto che vorrei essere nato qui. Sono appena arrivato e g ià sono amareggiato pel dolore d ella partenza. Porto nel p rofondo d el cuore il ricordo della vostra terra meravig liosa e posso assicurarvi che d 'ora innanzi la Sardegna può contare sul Governo. Vi invito a gridare·: Viva il re ! Viva l'Italia ! (La folla ripete a gran voce il grido e prorompe in applatui frenetici mentre al , apo del Governo vengono o-fferJi fasci dì fiorr).
• La mattina del 12 giugno 1923, Mussolini lascia. Sassari, in treno. Verso le 10, sosta nella stazione di Macomer, dove, dal finestrino del vagone pr~idcn2.iale, pronuncia le parole qui riportate. (Da L'Unione Sdlfda, N. 139, 13 giugno 1923, XXXV).
AL POPOLO DI CAGLIARI *
Cittadini! Camicie Nerel Popolo di Cagliari ardente e cavalleresca !
Sono stato in questi ultimi tempi j n parecchie città, non escluse quelle che appartengono alla terra dove sono n ato. Ebbene, vi dichiaro - perché questa è verità - che n essuna città mi ha tributato le accoglienze che oggi yoi avete riserbato a me. Sapevo che Cagliari era città di forti passioni, sapevo che un grande fermento di r innovazione fremeva n~i vostri cuori. L ' urlo col quale mi avete accolto, la folla stipata nel Teatro l{omano, mi dicono che qui il fascism~ ha salde radici nelle vostre coscienze. Vi r ingrazio, dunque, cittadini, d al profondo del cuore. .
Sono venuto in Sardegna non già e non soltanto per conoscere le vostre terre. Quarantotto ore non basterebbero j e meno ancora basterebbero per esaminare da vici no i vost ri probl emi. lo li conosco, li hanno conosciuti tutti i governanti d a mezzo secolo a questa parte : sono p roblemi presenti alla coscienza nazionale, e se fino ad oggi non sono stati risolti, gli è che a Roma mancava quella fe rrea volontà di rinnovamento che è perno, essenza: e f ede del Governo fa scista. (Applatm) .
. Passando per ·1e vostre t erre ho ritrovato qui," vivo, pulsante, un lembo della Patria. Veramente questa vostra isola è il baluardo d ella nazione all'occidente; è un cuore saldo di Roma. piantato in: mezzo al mare nostro. (Acdamaziom). Talune catene delle vostre montagne mi ricordano le prealpi comasch e; ta lune vostre pianure la Va lle del Po; ma soprattutto ho visto n elle folle che si sono raccolte attorno ai gagliardetti, i bellissimi germogli d ella razza italiana, immortali nel tempo e neJlo spazio. (Acdamdziont).
Mi sono domandato : coine dunqu e è avvenuto ch e ad un dato momento si è potuto pensare nel continr nte che questà i sola di crc;>i e d i salde coscienze si fosse intiepidita nel suo fortissimo amore verso la madre Patria? Non ho mai creduto a ciò (Applatm).
Era un enorme equivoco: non e ra. in gioco la Patria; erano piuttosto in j;ioco i pavidi ed inett i governanti di Roma che troppo tempo vi avevano dimenticati. (Applt11111). Credo, e lo affermo qui al vostro cospetto, credo che poche regioni d ' Ital ia possano rivaleggiare con voi in fatto d'amor di Patria. (Appla,m).
• Il pomeriggio del 12 giugno 192~, Mus~lini visita il lago del Tirso e Oristano. Nel tardo pomeriggio, arriva a Cagliari, dove, dal balcone del palazzo della prefettura1 pronuncia il discorso qui riportato. (Da N Popolo d' Italia, N. 140, 13 giugno 1923, X) .
Voi, cittadini, popolo di Sardegna, voi l'amor di Patria lo avete celebrato nelle fangose trincee, dallo Stelvio al mare (acdamaziom), avete salito il vostro ineffabile e glorioso Calvario e vi avete Jasciato mi· gliaia di vostri figli, dì vostri fratelli, il fiore deJla vostra stirpe.
Non sarebbe dunque enormemcnte ingrata l'Italia se diment icasse questo vostro magnifico olocausto di sangue, se non vi desse in pace quello che avete meritato in guerra? :t bene dirvelo: non sono venuto per fare promesse, ma assicuro che le promesse che ho fatto e farò saranno rigidamente mantenute.
Fra tutti, uno spettacolo ha percosso il mio cuore di fascista intransigente assoluto. Mi avevano detto che la Sardegna, per ragioni speciali di ambiente, era refrattaria al fascismo. Anche qui si trattava di un equi· voco. Ma da oggi !e coorti e le legioni, le migliaia di cam..icie nere soli· dissime, i sindacati, i Fasci, 1a g ioventù tutta di quest'isola, è 1à a dimostrare che, essendo il Fascismo un movimento irresi stibile di rinnovazione della razza, doveva fatalmente toccare e conquistare quest' isola dove la razza italiana ha le sue manifestazioni più superbe. (Appla11s1).
Vi saluto, camicie nere! Ci siamo v eduti a Roma, ed i manipoli della Sardegna ebbero il plauso della capitale. Voi portate nel cuore la fede che a un dato momento fece part ire da tutte le città e da tutti i villaggi d'Italia migliaia e migliaia di fascisti per sçendere a Roma.
Nessuno può pensare di strapparci il frutto di una vittoria che ab· biamo pagato con tanto generosissimo sangue di giovanetti che si sono immolati per schiacciare il bolscevismo italiano. Migliaia e migliaià d i giovanetti che ebbero il martiri o delle trincee, che hanno ripreso la lotta civile, che hanno vinto, h anno t racciato un solco tra rita:lia di ieri, di oggi e di domani.
Cittadini di Cagliari !
Certamente dovrete ancora essere partecipi di questo grande dramma. Certamente voi volete vivere la vita della nostra gra nd e collettività na· zionale, di questa nostra adorabile Ita lia, di questa bellissima madre che è il nostro sogno, la nostra speranza, la nostra fede, la nrn;tra certezza, perché passano gli uomini, forse anche i Governi, ma la nazione, l'Itali a, v ive e non morirà mai! (Appla11si ent111ùutic1).
Parto domani da questa vostra isola, con. una certezza, Questa.: ho visitato oggi gli impianti del Tirso, che non sono soltanto un privilegio r della Sardegna, ma sono un capolavoro che può inorgoglire tutta Ja n a• zione. Sento, quasi per intuizione dèllo spirito, sento che anche 1a Sardegna troppo dimenticata, forse troppo paziente, anche la Sardegna oggi marcia al passo con tutte l e altre resioni sorelle. Salutiamoci dunque, ò cittadini.
Dopo questo mio discorso, che ha. voluto essere un atto di devozione ed una specie di Comunione fra il mio ed il vostro spirito, salutiamoci gridando: Viva il re_! (Acclamaziom). Viva l'Italia! (Aufamaziom). Viva il fascismo! (A cclamazioni prolungate).
AL POLITEAMA «MARGHERITA» DI CAGLIARI*
Il PresiJenle del Consiglio ha fingraziat o il generale G andol fo per la mag nifica ope ra prestala ed ha dichiarato, come camicia nera, d i essere lieto di vedere riunite le fone sane dei giovani sardi dispost i al sacrificio ed al lavoro per l'Italia, (Appla,ui fragorosi).
V on. Munolini ha Joggitmto- che i nemic;i del fascismo non si devono illudere sulla portata dei "lievi incid enti di qualcuno dei seimila Fasci d'Italia pet'ché H Governo, sorto dalla aristocrazia della trincea, saprà compiere intero il suo dovere con chi tenti di anteporre l'interesse personale all'interesse della Patria.
L'on M1111olini ha condu.ro di enere sicuro che se domani fosse necessario riprendere la marcia su Roma, i fascisti di tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia, dalle: Marche alla Sardegna, risponderebbero « A noi!». (Una calor.()Ja o vazion e accogli~ le parol e del capo- d el G overna).
AL POPOLO DI IGLESIAS**
Gttad i ni di Iglesias! Camicie nere! Fascisti!
la vostra accoglienza così cordiale ed entwiastica su pera nella realtà ogni aspettativa. Iglesias è stata .veramente la culla del fasci smo sardo. Qui son_o sorti i primi manipoli di camicie nere, quindi era mio preciso dovere venire e mettermi in contatto con voi. Voi meritate ch e il Governo vi ricordi. In questa isola è una vasta riserva di fed e, di patriottismo e di passione it aliana. Torno a Roma col cuore gonfio di commozione. Da quando l'Italia è unita, è questa la prima volta che -il capo del Governo si mette in comunicazione diretta col popolo di Sar~egna. Di una cosa sola mi dolgo: che il tempo troppo b reve non mi abbia con° sentito di visitare più lungamente la vostra t erra magnifica; prendo però formale impegno di tornare a visitare le vostre città, i vostri villaggi. Come capo del Governo sono lieto d i e"ssermi trovato fra popolazioni laboriose, tranquille e veramente pazienti, per quanto troppo a lungo d imentica_te e considerate quasi come una colonia l ontana
• A Cag lia ri, · al P oliteama Margherita, la sera del 12 giugno 192 3, Mussolini par~edpa ad un banchetto in suo onore offerto dalla p refett ura.. Allo spumante, dopo il discorso del generale Asclepio Gandolfo, il Presidente de-I Consiglio (Jronunda le po.role qui riportate in riassunto, (Da 11 Pqpo/q d' Italia, N. 140, Il g;ugno 192,, X). .
•• li l3 g iug no 01923, alle 7, Mussolini lascia Cagliari in treno AIJe JS.50, arriva ad Iglesias, dove, dal ba lcone d el palazzo municipale, pronuncia il discorso qui riportalo . (Da li Popr,/o d'Itltli'a, N. 14 1, 14 giugno, 19 23, X).
J; opportuno si sappia che la Sardegna è una delle pr ime region i d 'Italia,· anche perché ha dato il maggiore contributo di sangue alla · guerra vittoriosa.
Co~e capo del fascismo, sono lieto di essermi trovato con le eroi4 che camicie nere e avere visto la splend ida fioritura del fascismo che porterà una totale rinnovazione neIIa vostra terra.
Ecco - dice t'on . Mmsolini, /ouando il gagliardetto di l gle1iasquesto gagliardetto è simbo lo di fede purissima.
Io lo bacio con tiffetto e con lo stesso affetto bacio voi, camicie n ere, bacio te, magnifico popolo d i Sardegna. (It discono de/11011 . JH1u1oli11i, già varie volte interro·tto da ent111ia1tiche acclamazioni, viene 1alutato alia fine da ,ma inlerminabile ovazione)*.
COMMIATO DA CAGLIARI**
Cittadini di Cagliati!
Le giornate trascorse in Sardegna appartengono a g iornate memorabili d etla mia vita. Le vostre accoglienze m i hanno indicibi lmente commosso e me ne ricorderò sempre.
Viva 1a Sa rdegna ! Viva l'Italia! ( Una immen1a prolungata ovazione e 1cro1cùmti applarui accolgono il sa/11/0 dell'on. Mm10/ini, men/re /en. la mente la nave si stacca dalla banchin,:r),
* « ,ei.u·uscita dal municipio, l'on. Mussolini, vedendo i gagliardetti fascisti allineati in splendido gruppo, grida: "FaJCùti.1 A chi l'Italia? Fmdsti! A chi il t ombaJ!imento ? Fm rhti! A chi Ja vi11"'id? " Ogni volta un poderoso" A noi!" viene urlato da migliaia di fascisti, ·tra la profonda impressione e commozione della folla». (Da Il Popolo, d'lldlia, N . t .f t , 14 giugno 1923, X).
• • La mattina del H giugno 1923, dopo il d iscorso al p opolo di Iglesias, Mussolini visita la miniera di Monteponi. Nel pomeriggio, rientra a Cagliari, d ove s·imbarca sull'esploratore B rindhi, diretto a Civitavecchia. Mentre si compiono le operazioni per la partenza, il Presidente d el Consiglio, « chi~ilto da incessanti applausi della foll a :., si reca a poppa della n:i.ve e, per mez:to di un megafono, pronuncia le parole qui riportate. (D:t li Popolo d'lldlht, N. 14 1, 14 g iugno 1923, X).
AL POPOLO DI ARBATAX*
L'on. M usrol;ni, applauditissimo, ha ringraziato per il saluto fraterno e p er le accog lie nze dichiardndo che, date le necessi tà del bilancio, J fll· dierà la p ronta soluzione dei problemi accennatigli cla.uificandoli p erò secondo l'urgenza e l'utilità. Comeguentemente metterà _ in p rimo pia no il probléma della bonifica della 01iastra,·· urgente sia _per ragioni u ma ne, sia per ragion( di ricchezza nazionale. Gli altri problemi saranno r isoluti in un secondo tempo.
L'on. Muuolini ha condt1J0< inneggian d o all'Ital.ù, e alla Sardegna f ra im/eJcri vibili, entusia.rtiche, calorosissime, acclam11zioni.
AL POPOLO DI BORGO SAN DONNINO **
Camic ie nere ! Ci ttadini! Pop olo lavoratore!
La mia giornata comincia in un modo che io posso chiamare superbo, poiché su perbo è lo spettacolo che mi avete offerto. Fiero il portamento della Milizia; fiero il portamento dei vostri sindacat i! Ho avuto ancora una volta l'impressione di una rinascita mag nifica. di u na p rim avera gagliarda dello spirito italico. Sono ammirato e commosso. Quelio Che ho
* Il pomeciggio del i; giugno 1923, durante Ja navigazione sull 'esploratore Brindiri, Mussolini assiste ad esercita2ion.i del dirigibile PC combinate con tre sommergibili dislocati in agguato lungo l a costa sa rda. Alle 19, sbarca ad Arbatax, « accolco da una grandiosa dimostrazione di popolo. Erano convenuti ad acclamarlo tutti i pat!$i dellà Oliastra e numerosissime rappresentanze fasciste· anche a cava.Ilo li sindaco di Lanusei ha ·recato all'on Mussolini il saluto della nogionc e il dott . Pir a.stu, commissuio dì zona del fascismo, dopo avere attestata l'adesione della Sard egna giovane alla politica di ·ricosUuzione del Governo fascista, ha prospettato i problemi. urgen ti d ella regione da lui rappresentat a e cioè la bonilica della Oliastra d alla. malaria, il complebmento dei. lavori de l porto di Arba.tu ed il problema delle comunicazioni » Jndi il Ptesidente d el Cons iglio proÌluncia. le parole qui riportate in rias.sunto. (Da Il Popolo d'Italia, N. 142, 1 5 g iugno 1923, X). · o la sera d el 13 g iugno 1923, Mussolini et'a salpato d a Arbatax a lla volta di Civitavecdiia. 11 14 giug no, alle 5.15; era sbarcato a Civitavecchia. Alle 6.45, avev.1 prooeguito in tre no per Roma, dove era arri vato àlle 8. 10. Il 16 g.iugno, alle 20, e ra partito in treno alla volta di Piacenu Il 17 giugno, alle 6,35, arriva a ,Borgo San Donnino. Qui, nel campo sportivo, pana in r ivista alcuni reparti della M.V.S.N e dei sindacati fascisti. Poi, nel palazzo municipale, p a:tecipa a.cl un ricevimento in suo onore, Terminato il r icevimento, dal bak OI\C" del palazzo,' p ronunci3 le pa role qui riporta.te. (Da li Pop olo d'Italia, Nn. 140, 141, 145, 14, 15, 19 giugno 1923, X) , detto poco fa agli ufficiali v.ostri, lo ripeto a voi, camicie nere: sono sicuro che se sarà necessario d i riprendere la marcia, le legioni della Valle Padana vorranno essere ancora u na volta all'avanguardia.
Viva l ' Italia ! Viva il fascismo! (D el franti acclamazioni acço/gono le parole del
D11ce) AL POPOLO DI PIACENZA *
Camicie nere! Avanguardisti! Balilla! Cittadini della primogenita! Io non trovo parole sufficenti per esprimervi la mia commozione e la mia profonda gratitudine.
Tutte le volte che io mi allontano da Roma , dove i residui di piccole caste politiche si illudono aricora sulla ]oro vitalità, e mi confondo tra il popolo, io ho veramente d avanti ai miei occhi la impressione visiva p lastica di una magllifi ca, di una splendida, di u na incomparabile primavera. (Appla11u).
Qui, in questa città storica, qui pulsa gagliardo il sangue della nuova generazione, qùi più che altrove il popolo, io tutte le sue categorie, ha compreso che in questo mo'mento . la disciplina, la concordia, il lavoro sono elementi necessari per la ricostruzione della Patria. Qui è il consenso, non soltanto la forza . (Appla1m). Qui è il popolo che si raccoglie ~ttorno a me e attorno al Governo che ho l'onore di dirigere, perché sa e sente che è un Governo che agisce, che legifera al di sopra di tutti gli interessi delle singole caste e categorie e non ha in vista che iJ bene supremo di tutta la nazione.
lo vorrei - e ci riuscirò - vorrei rendere g rande,' prospero e l ibero tutto il popolo italiano : ci riuscirò. Ci riuscirò malg rado i tempi d ifficili, malgrado le crisi e un complesso di circostànze che sono a ll'infuori e al d i sopra della nostra ,•olontà umana. Ma al. di sopra d elle volontà sfogole e individuali e'è ormai in atto ed in potenza una magnifica volontà co)lettìva: la volontà collettiva d i tutto il popolo italiano che oggi è compatto, solidale, omogeneo attorno al fascismo, in quanto il fascismo rappresenta il prodigio della razza italiana che si ritrova, si riscatta, che vuole essere grande.
Noi dobbiamo imporre le dure d iscipline e se quakhè volta _ dob- biamo colpire le categorie, lo ·facciamo per salvare la Nazione, per salvare il lutto ch e è rappresentato dal PoPOlo italiano (Applarm) n fasci smo avendo questo diritto, lo rivendica in pieno e Sa che nei vost~i cuori, o camicie nere, questa fiamma brucia ancora e li riscalda e Ji esa lta e li t iene pronti per i compiti che ancora ci attendono (AP· plmm). Vi saluto gridando: Viva il re! Viva l' Italia! Viva il fascismo! (Un evviva clamoroso fa eco dalla piazza, dalle vie adiacer11;, d ai balcrmì, d ai letti. La f olla eno rme applaude lungamente ed inneggia a Mt1f· solini, coJJrìngendola a 1·ipl'eJentarsì al balcone, per vederlo ancora, per acclamarlo ancora con indicibile entusùmno).
• li 17 giugno 1923, alle 10, Mussolini lascia Borgo San Donnino in auto• mobile, Verso le 11, è a Piacenza, dove ,miste a manifestazioni in suo onore. Poi, dal balcone del pa lano del Governatore, pronuncia il discorso qui ripoctato. (Da li Pop olo d'llrNùt, N. 14~, 19 giugno 1923, X).
Davanti a questa folla io evoco le giorrlate di Napoli, quelle che si poterono chiamare la « sagra della vigilia». A Napoli avevo d inanzi a me quarantamila camicie nere venute da ogni. parte d ' Italia e questi magnifici,campioni delJa ii(?stra razza scandivano in un ritmo che aveva del religioso e del solenne queste parole: «Roma! Roma! Roma !».
Io tacevo perché non era ancora suonata l'ora, ma la decisione era già inaturata nel mio animo. Dopo quattro giorni Roma non era f>iù soltanto Un grido: era una mèta che avevamo raggiunta. (A pplauu).
Perciò io dico a voi : Camicie nere, serbate purissima, immacolata la vostra fede. Il fa scismo ha preso Roma perché ne aveva il d irit to, perché aveva impegnata una durissima battaglia, perché in questa b at'taglia àveva lasciato a centinaia ed a migliaia i suoi magnifici giovanetti.
RISPOSTA AL SINDACO DI CREMONA*
Il saluto che ella mi ha voluto porta re, mi giu~ge olt remodo gradito, non soltanto per~hé ~i vir;ne dal primo magistrato di una città nobile e grandìssima, ricca di bellezze e di monumenti e pìena di ingeg ni, ma ancor più perché, voi, signor sindaco, siete il rappresentante d i ùna città piena di audacia, di forza e di disciplina e mi ricordate l'epoca garibaldina d elle camicie rosse, presa in er~dità dalle camicie nere.
Voi mi .avete detto che non vale la pena di inseguire cer te farfalle sotto l'Arco di Tito. Io vi dico che non ce ne sono. Le p iccole diffa. mazioni so nO i-esldui del nostro mal costume. Tutte le volte che· io scendo fra il popolo ìtaliano, del quale mi vanto di esserei sé non <legno; almeno fierissimo tig lio, sento che al di là di certe piccole mene c'è il popolo, il p.Òpolo sano, il popolo tranquillo che lavora. Quando penso che a questo popolo non ho potutò dare ancÒra nulla di quello c~è si d ice benessere materiale, e al quale io debbo infliggere una rigida e severa disciplina. quando vedo che questo popolo, è tranquillo e non si lamenta, debbo constatare che la salute morale del popolo è inattaccabile. la fede nel fascismo, la mia fede, è qualche cosa che, va al di là del· semplice partito, della semplice idea e della sua necessaria struttura militare, del suo necessario sindac~lismo, del Suo tess':!rarnento politico
* A Pi.accnza, il pomeriggio del 17 giugno 1923, Mussolini a veva. i naugurato la Casa dei fa.scio e visitato la sede della Federa2ione d ei consorzi agrari (419). La mattina del 18 giugno, visita i pdncipali stabilimenti indus triali della città e i comuni della provincia. Alle 13.30, parte in automobile alla volta di Cremon.,, traversando, t<. sempre tea il più vivo entusiasmo», alcuni comuni Alle 17, aujva a Cremona, dove, nel palaZzo comuna le, al saluto rivoltogli dal sindaco M:mdelli , risponde con le parole qui riportate, (Da Il Popolo d'I1al ù1, N 145, 19 giugno 1923, X).
Certamente occorrerà che nessuno abusi del nostro spirito generoso, perché altrimenti interverrebbe la forza, Se cioè quei residui d i cui parlavo poco fa intendessero occupare ancora un po' la scena politica, essi sanno, e tutti gli. italiani debbono sapere che io chiamerei le camicie nere, molte d elle quali mordono il freno e sono impazienti.
Il fasci smo è un fenomen o religiosO di vaste proporzioni storiche ed è il prodotto di una -uzza; Nulla si può contro il fascismo. N emmeno g li stessi fasci sti potrebbero nulla contro questo movìmento gigantesco che s.i impone.
Signor sindaco, le manifesto il mio più alto compiacimento. Tutti i paesi che ho attraversato mi hanno mostrato il loro consenso. Ovunque ho constatato che la vita ha un ritmo tranquillo. le mèssi b ion deggianti nei campi saranno tutte mietute. La nazione riprende la sua vita. E quando penso alla nazione, sento affluire nelle arterie un sangue nuovo, purissimo. Questo sangue viene dal cuore della nazione italiana ch e riaccelera i suoi p alpiti. (Una fragof'cninima ovazùme che dura parecchi minuti saluta ii breve, efficacissimo dh corsc, del Presidente)
AL POPOLO DI CREMONA*
Camicie ne-re ! Popolo di Cremona !
Ecco che per un singolare destino propizio ai .m iei voti, m i ritrovo, dopo sette mesi, a. parlare a questa marea umana nella stessa armoniosa piazza che raccolse la mia voce prima della marcia su Roma. Io guardo nei vostri occhi eh~ possono guardare nei miei e interrogarmi e doman·
• A Cremona, H 18 giug no 1923, alle 17.30, Mussolini passa in rivista le tre legioni cremonesi della. M.V.S.N. ed assiste alla stilata delle forze fasciste, che dura o hre due ore. Al termine della sfilata, dall'arengo di piazza del comune, proouncia il discorso qui riportato. (Da 1/ Popolo à'I 1a/i4, N . 145, 19 giugno 1923, X), d are: mi t rovate voi (ambiato in qualche linea? Sono sicuro che ~essuno di voi ha pensato nemmeno nei momenti di incertezza che io potessi diventare div~rso da quello che sono! Ho l'orgoglio di esser~ quello che sono, cioè . un uomo che prima di imporre dei sacrifici agli altri li impone a se stesso; e prima. di chiamare la disciplina per gl i altri, a questa disciplina si sottopone. Tutto il popolo è raccolto in questa piazza; non solo il popolo di Cremona, ma tutto il popolo italiano, delle tre diverse categorie che sono raccolte oggi intorno al Governo.
:E: forse la prima volta nella· storia italiana che il capo d el Governo
·può andare t ra la folla tranquillamente (applauu) senza le p reoccupa· zioni che poteiano affliggere certi individui in altri tempi. Sono della · vostra razza, ho lo stesso vostro sangue, le stesse vostre v irtù e naturalmente gli stessi vostri difetti. Appunto per questo si stabilisce fra noi la perfetta comunione degli spiriti: basta che io· vi chiami, perché, sono sicuro, dalle città e dai borghi e dai casola ri, in coro unani me e formi• dabile, rispondiate : «presente!».
Camicie òere !
Voi potete avere fiducia in me. Io sono il difensore inflessibile, se. vero, implacabìle della vostra, della nostra rivoluzione e se per difendere questa rivoluzione alla quale avete dato il prezioso cont ributo del vostro sangue, fosse n ecessario incominciare ancora, incominceremo.
A chi la battaglia? A chi la gloria? A chi l'Italia ? (A queste Ire domt111de rispo11do110 Ire g,;di fo·rmidabili: « A noi!»).
PER LA CITTADINANZA ONORARIA DI FIRENZE *
Sig nor sindaco! Signori consig lieri! P opclo di Firenze, capitaJe da parecchi secoli dell'intelligenza italiana!
Ecco che davinti all'onore che voi mi" fate, io mi sento un poco trepido e commosso. Essere cittadino di Firenze, di questa città che ha
• Il 18 gi·ugno 1923, alle 20, Mussolini aveva lasciato Piacenu in treno. Allè 22, era arrivato a Milano. La mattina del 19 giugno, parte in treno alla volta di Firenze. Verso le 11, sosta nella st.uione di Pr::tcchia. QW, «H marchese Perrone reca al Duce il saluto dei Fasci della Toscana, Egli pronun zia. un ispirato discono, vibran te dì fede. S. E. Mussolini lo ii.bbraccia e lo bacia ripetutamente. I fascisti, fuori, gridano: "Per Benito Musso lini, eia, e ia, eia, a la là I". E la folla risponde al grido possente e Mussolini risponde r cimanamente. A un certo punto qualcuno tenta di gridare un "alalà ! " al l'indirizzo del marchese Ferrone Questi fa cenno di no con la m ano, ma M ussolini osserva : " Prr,hl " ol Gùutiisi 'm o!" ». Alle 12, ! alla stazione di Pistoia. « Insistentemente- invita to, Mussolini fa cenno segnato cos1 indelebile traccia nella storia dello·spidto umano, rapprese nta · un fa tto memorabile e dominante della mia vita.
Io non so se sonò degno di tarito onore («Sì l Sì!» Prolungdti ttp· platm).
Quello che _ho fatto sin qui non è molto; però, o cittad ini di fi. renze, la. mia volontà è incrollabile («·hene1 bravo! »); può fa1Iirc 1a carne umana che. è sempre fragile) ma non il mio spirito, che è dominato da una _ verità religiosa, umana: la verità della Patria.
Da quando il fascismo italiano ha alzato i suoi g agliardetti, accese le sue fiamme, cauterizzate le piaghe che infettavano il corpo d ivino della nostra Patr ia, noi italiani ci sentiamo orgogliosissimi di essere italiani. («Bene!» . Appltt1m). Noi ci comunichiamo in ispirito con . questa nuova. fede; rli parlare. · Siamo con voi1 ", gli grida un fosds ta. "Ed i o ' "" voi!", risponde il Presidente. Poi S. E. domanda: "A cbi l'Italia?" " A noi! , ruggisce la folla. "...1 chi R o"1tt.?" "A noi!"" A chi la fede?" "A noi!" '' A chi il co mb.111imento?" '' A nof! ", E un udo gli risponde. Molti piangono Mazzi di fiori sono prC$CJllati al Duce, o gettòl,ti nella vettura. Il vagoncino presidenziale è una serra. Fiori e spighe di grano augurali, congiunte da nastri tricolori, sono ovunque. Sale sul vagone un uomo d'una certa età, modescamente vestito, con paglietta. ·B l'an tico professore di disegno di Mussolini quando egl i e"ra stude"nte alla Scuola normale di Forlimpopoli. "Prof, Ferodi", eschma i l Presidente, riconoscendolo e s tringenJogli affettuosamente la mano. "Come va?". L'incontro è rordialissimo ,,,. Durante il percorso da Pistoia a Firenze, Mussolini si intrattiene con Athos G astone Banti, direttore de ·JI N 11ovo Giorndle, Alle 13.44, arriva a Fire-nze, accolto da manifestazioni entus iastiche, e si reca subito in piazza Santa Ma.ria Novella, ove sorgono g li :l.lberi della rimembranza. in memoria dd d iciotto fascisti liorentini cadut i prima della marcia su Roma. _A qualcuno che g li fa le scuse per l'eccesso· di entusiasmo, « sorriJendo », risponde: « S ono abituata a q11eJle manifeslazifJni ! >>, Alle 14 .30, nel cortile di palazzo Riccardi, passa in rivista gli ufficiali delle legioni fiorentine deJla M.V.S.N. Verso le 15, è a palazzo Vecch io. Qui, n el gabinetto del sindaco, è ossequiato da una rappresentanza dell'Associazione de-gli ingC'gneri. e degli architetti fiorentini, che lo ringrazia i« per la presentazione e approvazione al Senato della legge per la tutela d el titolo" ingegnere", ·s. E. Mussolini, mostrando "isibilmente di gradire l'omaggio degli· ingegneri fiorentini, h;i. risposto testualmente: "Er,z_ mio dove/'e Jutelare i diritti della d ònrina dello ~pirito, Ciò è n el miu pr:_qgrammal " » Poi, nel salone dei Cinquecento, si svolge·la cerimonia -per il conferiment o del la cittadin.tnz:t. onoraria .fiorentina a Mussolini. li prof. Antonio Ga1basso, sindaco della città, rivolge puole di saluto al Presidente del Consiglio e il conte Giovanni Pc!Ji.fabbron i, presidente del Consiglio provinciale, pronuncfa un discorso d'oc· casione Jndi il sindaco l egge· la proposta per jl conferimento de-Ila citt3dinanza. Approvata all'unanimità la proposta, M ussolini pronunci3 le puole qui riportate. (Da Il Popolo d'lfilfid, Nn, 145, 146, 19, 20 giugno 1923, X, e da li Nu ovo Giornale di Firenze, N. 146, 20 giugno 1923, XVIII),
Cittadini di Firenze!
Vi faccio una promessa e state sicuri che la manterrò. Vi p rom_etto, e [ddio mi è testimone in questo momento della purezza assoluta della inia fede, vi prometto che continuerò ancora e sempre ad essere Un umile servitore della 11ostra Patria adorata! («Bravo!». Applami frago ro.ft e proiungdtr). ·
AL POPOLO DI FIRENZE *
Camicie nere di Firenze e della Toscana! Fascisti! Popolo!
Dove trovare le parole necessarie per esprimere la piena dei sentimenti che traboccano dal mio spirito? La mia parola non p uò essere che inadeguata allo scopo. La vostra accoglienza solenne, entusiastica mi commuove fino nel profondo dell'anima. N on è certo soltanto a me che rendete l'onore straordinario, ma è, io credo, all'idea di cui sono stato il banditore inflessibile. Firenze mi ricorda i giorni ìn cui eravamo pochi (applausi frt1goruu); qui tenemmo la prima adunata gloriosa dei Fasci italiani di ~ombattimento.
Dovevamo spesso interrompere il nostro cong resso per scendere nella piazza a disperdere Ja vile canaglia. («Bene!» App!ttmi fragoroJi). Eravamo pochi, allora; ebbene, malgrado questa marca oceanica d i popolo, io d ico che siamo pochi ancora, 110n già per i nemici che sono sgominati per sempre, ma per i compiti grandiosi e imperiali che attendono la nostra Italia." (Appi,11Jt).
Io dicevo che i nem ici sono sgominati, poiché nQO faremo p iù l'onore di considerare come nemici certi cadaveri della _po li tìca itali ana ( « bene I ») che si illudono di vivere ancora semplicemente perch é abusano della nostra generos ità.
Ditemi, dunque, o camicie nere di Toscana e di Firenze, se è necessario di ricominciare, ricominceremo? (« S)! Sì! Bene/» . Appla11Ji scroscianJJ).
Questo vostro urlo potente più che una promessa è un 8iuramento che sigilla l'It alia del passato, l'Italia dei barattieri, dei mistificatori, dei pusillani~i e apre il varco alla nostra Italia, a quella che portiamo superbamente n ei nostri cuori, di noi, nuova generazione che adora la forza,
"' A Firenze, il pomeriggio del 19 g iugno 1923 , terminata la cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria fiorentina a Mussolini, esJi sì affaccia al balcone centrale di palazzo Vecchio e pronuncia i l discon;o qui riportato. (Da li Popolo d'lraha, N. 146, 20 giÙgno 1923, X), che si ispira alla belJezza, che è pronta a ogni rischio quando si t ratta di sacrificarsi, di combattere e di morire per l'ideale.
Io vì dico che l'Italia riprende. Due an ni fa, quando imperversava la bestialità della demagogia rossa, partirono per la Coppa Baracca, in onore del nÒstro purissimo -cavaliere dell'arii, soltanto venti apparecchi. L'anno scorso trentacinque, quest'anno novanta. Novanta sinora, e come abbiamo riconquistato il dominio aereo vogliamo che il mare n on sia una cintura contro la nostra vitalità, ma invece la strada per la nostra· necessaria espansione nel mondo. (Grandi 4pplatm).
Questi, o fascisti, o cittadini, sono i compiti grandiosi che ci attendono. E non falliremo a questa mèta se ognuno di voi scolpirà nel cuore le parole in cui si riassume il comandamento di quest'ora indh.bile della nostra storia di popolo: H lavoro, che, a poco a poco, ci deve riscattare dalla soggezione , dell'estero; la concordia, che deve fare d egli italiàni una sola famigl ia; e la disciplina; per rui1 a un dato momento, tutti gli italiani diventano uno e marciano i nsieme verso la stessa mèta levate in alto i vostri gagliardetti! Essi sono consacrati dal sangue vermiglio e giovanet,to d ei nostri morti, e quando una f ede è st~ta consacrata dal sangue vermiglio e giovanetto, non può fa llire, non può morire e non morrà.
Camicie nere!
Voi sentite che tutte le manovre degli avversari tendenti a separarmi da voi sono ridicole e grottesche. Il fascismo, e qui nori vi sembri peccato d'orgoglio la constatazione, io l'ho guidato sulle strade consolari di Roma e Roma, oggi, è nel nostro pugno ( « bene ! »); e se qualcuno si facesse delle illusioni al riguardo, io non avrei che da fare un cenno, che da alzare un g rido, che da dare una parola d'ordine: «A Noi! » . (A pp!t11JSi scro.rciantt).
Camicie nere!
A chi" il combattimento? (Una voce unanime .ri levtt dal!tJ pù1zza e un .rolo grido si .ode: « A Noi!»).
A chi la glor ia? (« A Noi!»).
A chi Roma? («A Noi!»).
A c hi l'Italia? («A Noi!»).
E cosl sia! (Ovt1Zioni p'rol,mgate. e deliranti).
ALLA SEZIONE DEI MUTILATI DI GUERRA DI FIRENZE*
If vostro compag~o e mio carissimo amico Cacio Delccoix ha affermato che fra tutti gli ambienti più o meno ufficiali dove la carica che ricopro mi costringe ad andare; io preferisco gli ambienti non ufficiali, quelli dove regna il fraterno spirito trincerista dei combattenti e mutilati. Egli ha detto il vero, perché fo in fondo non sono un ministro e forse non lo divellterò nerruneno. Se per ministro si intende un uomo melanconico, pedante, sedentario, se per ministro si intende un uomo che si fa adoratore di , una misteriosa, jnafferrabile divinità chiamata pratica burocratica, io non sarò mai un miniStro. Ho un concetto molto semplice della vita, che per me può ·comprenders i in una missione da espletarsi attraverso un duro travaglio. Ecco p erché io pref~risco qUesto ambiente, dove mi trovo fra i combattenti e fr a i mutila"ti che tanto h anno dato e tanto hanno· sofferto.
Voi avete fatto molto ed io ho fatto poco in confronto a voi. Quello che posso fare è di ·difendervi e di tutelare i vostri diritti. Vi sono infatti due categorie di diritti: quelli morali e quelli materiali. In quanto ai primi, il Governo deve difendere il valore della v ittoria delle armi d'Italia e· deve pure difendere i valori morali dei mutilati. Per la p rima volta in Italia c'è un Governo. II capo di esso è fatto ovunque segno a dimostraz ioni d i simpatia, lo vi ringrazio, miei cari fratelli, e vi dico che abbiamo intrapreso una impresa immane e contiamo sulla forza dei mutilati e dei combattenti d'Italia, che è foria viva e grande. Voi siete se riamente l'aristocrazia nuova, nata dal t ravag lio sanguinoso e penòso d ella guerra. Vi manifesto tutta 1~ mia gratitudine e vi ripeto che potete contare su me, come io conto su voi, certi che combattendo, oprando e magari, se sarà necessario soffrendo, tiusciremo insieme a fare più grande e g loriosa l'Italia. ( // pod er()Jo dis,01'JO ,peuo inlerr(J/10 da f Yenetici app!ttuJi, è stttto sal11tat o alla fine da una i ntermin(lbile ovazion e).
• A Firenze, il 19 g iugno 1923, verso fo 16.15, Mussolini visita la Casa del Fascio, dove avviene « un commovente episodio. Ivi attendevano il duce la madre e la sorella del prode tenente Florio, ucciso a tradimento dai comunisti a Prato nel 1921. Alla vista del duce, le due signore scoppiano in singhiozzi. Il Presidente, profondamente commOsso, le bada e dice loro parole di conforto. Stamane il duce, al passa'ggio dalla stazione di Prato, ha lanciato un grande mazzo di fiori dicendo : "VadtZ alla memoria di Federi.o Florio" ». Successivamente è nelle sedi del comando della legione della M.V.S.N. e dei sindacati fascisti. Alle 17.30, visita la sedé della sezione dei mutilati di g uerra sita in via Lamarmora. Al saluto rivoltogli da Carlo Delcroix, i1 Pmidente d el C.OOsiglio risponde con il d iscorso qui riportato. (Da Il Popolu d'IlaJitt, N, 147, 21 giugno 1923, X).
COMMIATO DA FIRENZE*
Fiorenti ni!
, Le- vostre accoglienze sono state superiori ai miei meriti. ( Grida : « Non è vero!»). Questa giornata resterà una delle più memorabili nella mia vita. lo rion potevo pensare eh~ si raccogliesse 'intorno a· me sì vasta ondata di entusiasmo.
Egli p ro1egue dicendo che il suo do vere gli im pone d i andarsene, ma però non vi dico addio, e non dico addio nemmeno alla vostèa adorab ile città, ma arrivederci! (Un applauso 1croscìante1 urumiffte, intn minab!le corona la ispirala chiusa del breve e nobi/i~sìmo diJcorso).
AL POPOLO DI CATANIA**
Sono ven uto n ella vostra città anticipando la mia v isita a ll' isola VO· stra, per comp iere un dovere: il più alto dei doveri di f ascista e d i ita. Iiano. Sono venuto per dimostrare colla mia presenza che.. la Sicilia è
"' A Fircn:ze, jl 19 giugno 1923, alle 23 .11, Mussolini entu n el Politeama, dove è in corso il secondo atto della T raviatd. « L'ol."Chestra cessa cl i suonare, e, in suo fuogo, si e!C"Vano le n ote dell'in no Giovinezza. T utto i l pubblico in piedi acclama a Benito Mussolini, che ·p rocede, con q uella rapid ità che la folla gli può consentire, verso il suo·palco », Cessati g li applausi, il Presidente del Cons iglio, .x con voce soffocata dalla commozione» , p ronu ncia le- parole qui riportate in riassunto (Da. Il N Mt10 G iornale di Firenze, N 14 5, 20 giugno 1923, XVIII).
** Il 2() giugno 1923, alle 0, 15, Mussolini aveva fas ciato .Firenze in treno, Alle 6, era arrivato a Roma e alle 12.15 era partito alla volta della Sicilia in treno, Alle 17.10, era tra nsit ato alla st?-zione di Napoli, dove aveva sostato un,'l mezz'ora intrattenendosi con alcune p ersonalità. Il 21 giugno, alle 6.30, transita da Messina. Alle 7.4.~, arriva a Fiumefreddo. Da qui si porta a Linguaglossa. che sta per essere sommersa dalla lava. All e 17, è a Catania,. dove è ricevuto in municipio Mentre gli sono presentate le autorità, la signora Helen Augur, èor;ispondente romana del N ew Yo rk Herdld, gli chiede un'intervista. «" U n' interviJta ? Ora? N o! " , risponde S. E. alfa. dom anda dell :l e3imia giornalista america na . " Scrivete p11rs che l' Italia è "" p 11e11 grande e ado rabile". E dopo aggiung e : " Se la mia la ch;amanq d illahmr, dit e che eua è b~ata su mo/J o err1u1iarmo" >) Ver so le 18, d al balcone d el palazzo municipale, pr onuncia le p:l.role ·q ui riportate. ( D a li Popol o d'i,a/ia, N n . 146, 147, 1481 20, 21, 22 giugno 1923, X; d.a li Mezzo- regione particolarmente cara al mio Governo, che è Governo fascisti e Governo nazionale.
Lo spettacolo d i distruzione che ho ancora dinanzi agli occhi ammonì sce tutti g li italiani e li esorta a tene r fede a quel semplice trinomio: concordia, lavoro, disciplina,
Non vi farò ora un discorso. Sarà per un'altra volta.
Saluto Catania con un grido caro al cuore di tutti gli italiani: Viva il re! Viva la patria!.Viva il fascism o! (Applausi).
AL POPOLO DI MESSINA *
Messinesi!
Come ho detto ieri sera a i vostri fratelli di Catan ia non è questo che io comp io un vi aggio po lit ico o ufficiale; è sempl icemen~e un pellegrinaggio di devozione e di amore verso Ja vostra terra che ancora una volta è duramente colpita .
Ho pensato, tornando da Dtaoia, d i fermarmi a M essina per rendermi conto de!Ja situazione della vostra. città. («Bene!») Già da una prima impressione, Che potrei chiamare decisiva, ho avuto la nozione del problema che si esprime l n quest i molteplici termin i: il gran porto di Messina attende la ricostruzione . (App latm).
Oggi stesso io des ide ro sentire d alla v iva. voce dei vostri rappresentanti qwli sono gli immed iati b_isogoi della vostra città e d evo dich iararvi che il Governo intende compiere e compirà il ·suo prec iso e categorico dovere. (Appldrm). ·' giorno di Napoli, N 145, 21-22 g iugno 1923, VI ; da 1/ Curriere di Sicilia di Catania, N. 46, 22 giug no 1923, 45°; dalla Gazutta di M eSiina e delle Cdlabrie di Messina, Corriere della Sicilia e delle C<tlabrie, N. 147, 22 giugno 19 23, 61b; dal Giornale de/i'l;o/a di Catania, N. 146, 22 g iug no 1923, IX)
,. A Catania, il 21 giugno 19 23, alle 20, in prefettura, Mussolini aveva partecipato ad un pranzo in suo o no re offerto dal prefetto. Verso Je 22, si era i mbarcato sull'espJoratore Brindisi, che salp:a. i l 22 g iug no, n elle prime o re d el m.attino. Verso le 10.30, Mussolini arri va a Messina, dove. è riècvuto in prefettura. Terminato il ricevimento, dal balcone del palazzo, pronuncia il discorso gui ripor tato. (Da 1/ Corriere di Sicilia. N. 146, 22 giugno 1923, 45'°; da li Popolo d 1ltitlia, N. 148, 22 giugno 1923, X; dalla Gtt1.uJta di M e!!ina e d elle C a· lahrie, N, 147, 22 giugno 1,>n, 61°; dal Giornale d elt'/ 10111, N. 146, 22 giuf OO 1923) ,
Messini deve completamente risorgere, deve tornare bella, gran~e, prosperosa come era una volta. Non è soltanto un interesse messinese o siciliano, è un interesse di ordine squisitamente naiionale! (Applausi).
Sono qui dunque per porgervi l'attestazione sincera, fraterna, · vera· mente fraterna , del Governo nazionale, che è, in questo momento, lo affermo in modo solenne, l'interprete sicuro della rinnovata coscienza nazionale italiana. (Appla11.I1),
Il Governo che ho l'onore di rappresentare si è trovato sulle braccia una infinità di problemi arretrati. Non -faccio accuse al passato: è una constatazione di fatto.
Questi· problemi dovranno essere risolti, saranno risolti, perché -è utile, perché è necessario, perché è doveroso.
Messinesi!
Il tempo in cui le isole che tanto sacrificio di sangue hanno dato alla nostra g loriosa e v ittoriosa g uerra erano dimenticate o trattate come colo· nie, questo tempo è ormai lontano, sepolto, sotterrato per sempre. (Ap· pfatm). La fraternità e la solidarietà nazionale non devono essere più d'ora innanzi soltanto delle parole per le cerimonie, ma devono essere opere concrete di solidarietà nazionale ed umana.
L'Italia deve molto alle sue isole; la Sardegna e la Sicil ia furono dimenticate purtroppo, ma queste isole dimenticate nell'ora del cimento si sono ricordate superbamente della Patria comune. (Ap pla11s1).
Parto da questa vostra terra con una impressione di tristezza per ciò che ho visto a Linguaglossa, ma anche con una impressione di fierezza perché a Linguaglossa ed altrove, ho visto una popolazione seria, tranquilla, laboriosa, veramente degna de1la tradizione superba della vostra isola. Ne terrò conto, e mentre vi p rego di g radire l'attestazione della mia sincera e fraterna simpa6a di compagno, vi invito a levare insieme il grido che riasswne la nostra fede di italiani : Viva il re! Viva l'Italia l Viva il fascismo! (Tali evviva son() ripet(lti con de/ira"te entusiaJmo da/le miglù1ia e migliaia di persone pre1enti . RJentralo, poc.Q dopo il Presidente è nuovamente coJtrelto ad affacciarsi, richitm1ato da 11n1indime11ticabile ovazione).
RISPOSTA ALLA COMMISSIONE DELLA CITTA DI MESSINA•
Il Presidem~, dopo aver ring razialo per tale dichiarazione, ha d ello di auettare volentieri l'offerta d ella collaborazione onde J11tti gli uomini di buona volontà e d i buona fede p ossano portare la loro pietra al grande edificio da costruire.
Del resto - ha 1oggirmlo /'on. M11nolini - il Governo, pur essendo un Governo fasci sta, è composto di elementi di diversi part iti.
• A M essina, la mattina del 22 giugno 1923, terminato il discorso al popolo, Mussolini visita la città e p a5sa in rivista r ep arti della M.V.S N. « Dopo poco, il Presidente, avendo vicino il comandante d el Corpo di A rmata, generale Ba.sso, il genera le di D ivisione, grand'uffici.il Di Benedetto, il genera!C' Starace ed altri ufficiali superiori d ell a M.V.S.N., ha chiamato a rapporto g li ufficiali dd la M.V.S N. e li ha arringati brevemente, esprimendo la sua più viva soddisfazi one pel modo come si erano presentati alla rivista, dicendo che la Militia non aveva nulla da invidiare alle magnifiche coorti d ella Valle Padana ed aggi ungendo che dell a rivista si era tanto più compiaciuto in quanto egli vi era andato t utto ramma.ricato dallo spettacolo doloroso della visita delle baracche. '' P. dolot'OJO ", ha detto l'on, Mussolini, "per la civillà i;;,Jianr, che degli italiani vivan o antMa in uno Jtato toJJ mitcrabile!". Dopo poco, il Presidente ha c hiamato ad un secondo rapporto gli ufficiali superiO!i d ella M .V.S.N. ». Alle 1,.30, in p refettura, incom incia a ricevere de lle rappresentanze, « Viene per prima ricevuta l ' Associazione dei combattenti. li p residente, avv. Giu·seppe Basile, dopo avere presentato i componenti la commissione, porge all'on. Mussolini il saluto a nome dei combattenti, chiedendo tutto il suo interessamento per i p roblemi più urgenti per Ja ricostruzione di M essina, primo fra tutti lo sbaraccamento, ed invita il Presidente a visitare i loca li d eU'Associazione, L'on. Mussolini si scusa d i non pote r accettare l'invito, dovendo ricevere una commissione per con· cordare · e risolvere i provvedimenti per Ja cittl. Manifesta tutto i l suo d olore nell'aver constatato lo stato deplorevole in cui sono ormai ridotte le baracche, n on d egne certamente d i alloggiare della gente civile. " Orrore, orrore.... " r ipete il Presidente del Consiglio ed aggiunge: " lo .runo qua per ascç/Jare i ciltddini di M e11ina e per ,on,ordare i provvedimenti 11rgen1i da prendere ". Ad uno della. commissione che cercava di ringrazìarlo per le {erme e s incere parole dettate dalla commozione per la visione dello spettacolo triste osservato nella mattinata nel giro per . i baraccamenti, l' on.. Mussolini rispose : "No, non -ringraziate ora, mtt quando 4.vrÒ realmenle faJto qu11/che co1a: il m;o Governo è governo d'azione"». ~ucccssi vainente, intrattiene ,.una rappresentanza di mutil ati ed fovalid i di guerra, una commissione di Reggio Calabria; le madri e le vedove d i guerra e monsignor Paino, arcivescovo di Messina Verso le 16, riceve la commi5s ionc de lla città, formata da elementi liberali e demoi::ratici. Il ministro Giovann i Antonio Col onna Di Cesarò p r esenta i componenti la commissione a l Presidente del Con5iglio, affer':'ando che i Partiti liberale e Democratico « sono unanimi n ell'ap·
Certi provvedimenti gravi sono presi per gli interessi della nazione, come il chirurgo per salvare il malato deve ricorrere al ferro .
Tutti - ha dichiarat.()'l'tm. M11IJ0lini- dobbiamo trovarci d'accordo in un programma di disciplina e di lavoro e i partiti devono essere concordi sopra ciò.
Il popolo italiano marcia sopra grandi strade e gli uomin i non possono marciare con passo diverso.
Il Presidente ha concluso, dicendo che ogni collaborazione gli è bene · accetta quando sia leale e sincera come quella offertagli oggi, ma è fieramente respinta quando non sia tale*·
« IL MEZZOGIORNO 1 LA GRANDE RISERVA DELLA NAZIONE»**
H o potuto vedere il Prn idente poco prima della s11a par/enz,1, Egli ha lamenldlo con me l e esagerazioni di alrnni giorn(f/i, che hanno attribuito ai fenom eno lavico che minacria Linguaglona il carttllere di una ca/aJtrofe. ·
- N on bisogna esagerare - mi ha dello !'on. Mu;solini. - L'allarme è stato sproporzionato alla rea ltà. Il fenomeno dell 'eruzione ha un aspetto grave, orrido, dìrei quasi ripugnante perché questo corso d ella lava si presentò in modo subdolo . Ma i danni sono lievi; fino .id poggiare il Governo fa scista nella collaborazione per l'opera di ricostruzione e sono anche decisi a segui rlo nell'indirizto politico che egli fodicherà J>. A l mi· nistro, il Presidente del Consig lio r isponde con le parole qui riportate in riassunto. (Dalla Gazzella di M euina e delle Cnlabrie, N. 14 8, 23 giugno 1923, 6 1°)
• Quindi il deputato Luig i Fulci illustra i più· importanti problemi p er la ricostruzione della città. Al deputato, replica il ministro Gabriello Carnazza. « Il Presidente d el Consiglio conclude: "Trovo esaurient e l a erposizione del collega Carnilzza1 che i o qpprezw mQ/Jo e ,o/ quale ,on,ordc, ,ome , o/ collegd. Di CeJarò S0lleà 1eremo le opere, faremo p,e110; ma, o sigt1ori, no'1 dimemirate che il demfro pubbliro è 1arrq. En o pro11iene dal J11dore e 1oveme dal sangue del popolo e non abbiamo r:Jirillo di rpenderlo alla leggera. Biwgna andar cJu1i ed 11ure 11111i i ronlrolli. Ricordatevi che ab biamo app ena JeÌte mesi di 11ila e che i primi 'mesi dovemmo dedicarli a sba,wrare il terreno dai progelli inutili. 10/0 da dnque meri che ci dedichiamo alla vera riroJ/r11zione e .onverl'ele che molto il G overno f,11riJttt ha già fallo e piP filrà. M tJrina può aJtendef.i aJl'opua con fed e". {VivC approvazioni). L'on. Fuki torna a ringraziare per le assicurazioni date, ma M ussolini esclama: "Ciò è per q11e/Jo che il G o11un r, già fere ". I.e importanti con· elusioni lasciano soddisfatti i rappresentanti, che ringraziano ». ·(Dalla Gnzella di Mwùta e delle Caiah,ie, N. 148, 23 giugno 1923, 61°) ora sono poche le case sommersè dalla lava ; i profughi sono q ualche centinaio, ~i sembra che Siano a tutt'oggi centocinquanta. Il danno fin ora non raggiunge forse un p aio di milioni. A questo ed anche a un danno maggiore bastano le forze d ella nazione. C'è stata recentemente un'alluvione. in Val d 'Ossola, che ha fatto maggiori danni ed ha u cciso t ren· tacinque persone. Voi avete visto la serenità degli abitanti di Linguaglossa. gente Jaboriooa e forte. Quand'anche la lava continuasse il suo percorso, dovrebbe passare del tempo perché essa_ invadesse l'abitato. Anche· se Linguagtossa dovesse essere evacuata e poi sommersa da lla. lava, non si potrebbe ancora parlare di catas~rofe nazionale. Non vedo per ora alcun pericolo per Lioguaglossa.
•• Intervista concessa a Messina, all'inviato speciale de Il Giornal e d'llrtlia, il 22 giugno 1923, verso le 20, (Da li Giornale d'Ita/;a, N . 149, 24 giugno 19 2}, XXIII).
- Pi11t10110 AfeJJina, PreJidcnte
- Questo sì che è un problema grave al quale bisogna subi to provvedere.
- Le Jlle impre1"sioni per le accoglienze?
-M agni.fiche per l'en tusiasmo d ella patriottica popolazione messinese. Ma accanto a questa bella sensazione, c'è q~elb. triste per ciò che ho veduto. A Messina occorre «sbaraccare» per amore o per forza. Non è poss ibile ch_e si perpetui' questa esistenza beduina Che è contraria alle più elementari norme della civiltà.
Il Governo h;1 già preso l'impegno di provvedere e provvederà. Queste popolazion i laboriose della Sicilia vanno curate. li Mezzogiorno è la grande rise1 va della nazione. nsuo stato demografico lascia tranquilli sulle sorti future d ella Patria. Non si rileva alcuna decadenza d emog rafica come per quald~e altra regione d'Italia. la Sicilia poi che è operosa e che ha campagne lussureggianti merita tutta l'attenzione det· G overponazionale.
AL POPOLO DI SALERNO*
Vi r ingrazio di avermi svegliato con l'urlo del vostro entus iasmo che interpreto rivolto non a me, ma al Governo nazionale che ho l'onore di rappresentare per le fortune della Patria. Questo vostro entus iasmo mi dice che anche Ja provincia di Salerno sta riscattandosi d all'i_mperio delle ·~onsorterie politiche. _ Io sono sicuro, anzi certo, che i giovani fascisti sapranno fa re giustizia del triste passato per prepara re a lu minoso avvenire. ·
• li 22 giugno 192), alle 20 10, Musso lini aveva lasciato Mess ina in treno per rientrare a Roma Il 2) giugno, aJ le 9,30, sosta nella stazione di Salerno, dove, dal finestrino del vagone presidenziale, pronuncia le pu ole qui r iporta.te (Da L4 Riuoua dì Salerno, settimanaJe narional-fasci sta, N n , 23 giugno 192~, IJ, e dalla Gazzella di MwinR e delle C«labrie, N. 148, 23 giugno 192}, 61°).
Ricordate che la marcia su Roma, dopo la guerra, dopo Vittorio Veneto, è, a mfo avviso; il più memorabile evento della storia e gu3i a chi osasse contrastarne il cammino.
Viva iJ re !
Viva il fascismo!
Viva la rivo luzione fascista! (Le parole del Duce sono ogni t ant o interro/le d a fragoroJe acclamazioni. Alla fine, ttd ogni << viva » ch t egli grida, è uno scoppio- frenetico di applauri e di grida t11m 11/t110.1e).
PER LA SAGRA DEI COMBATTENTI*
Commilitoni !
D opo che Je vostre squadre meravig liose di disciplina e di porta. mento sono sfilate davanti alla Maestà del re, che è il simbolo intang ibile della Patria ( appla,m), dopo la ceri monia austera ne1la sua silenziosa . solennità davant i ~I tumulo del Fante Ig noto, dqpo q uesto fo rmid abile spettacolo di fo rza e di santità, le m ie parole sono assolutamente superflue N on intendo farvi un discorso. La· sfilata di oggi è una manifestazione piena di s ignificato e dì ammonimento. Tutto un popolo in armi, spiri· tualmente è oggi convenuto nella città eterna; tutto un popolo che al di sopra delle deviazioni inevitabili dei partiti si ritrova gagliardamente unito quando è in g ioco la salvezza della Patria comune.
Per il disastro di Linguaglossa la solidarietà nazionale ha avuto unil delle sue manifestazioni mig liori; da tutte le città, da tutti i villag gi, si potrebbe dire da tutti i casolari, un palp ito dì amore f raterno (andato verso la terra col p ita dalla sventura.
Oggi decine di migli aia d i combattenti, migliaia d i bandiere, uomini venuti a Roma da tutte le parti d ' Itali a e d alle lontane co lo nie d ell'estero, stanno a dimostrare inesorabilmente ch e l'u nità morale della Patria ital iana è un fatto compiuto ed irrevocabile (Appl(l/m).
Dopo Sette mesi d i Governo il pa rlare a v oi, commil itoni d elle trincce1 è il più alto onore che mi potesse toccare. E non lo dico per adu· laivi, non lo dico per rendervi un omaggio che potrebbe sembrare di prammatica. lo ho il diritto di interpretare questa vostra adunata, che si raccoglie a sentire la mia parola come un gesto di solidarietà co l Governo nazio nale. ( A ppla11si. Grida di comenso). Non solleviamo pa ro le: e fantasmi inutili. Nessuno attenta alla libertà sacra del popolo ita liano. (A ppla11S1). Ma io vi d omando : ci deve essere la libertà per mutilare la vittoria? (Grida: « N(J.' No.'»). Ci deve essere la libertà di sabotare la Nazione? (Gridt:1: « Nol NÒ.' >>).Ci deve essere 1a libertà p er coloro che hanno come programma. di sconvolgere le istituzioni che ci reggono? (Gridrt: « N o! No.'»). Ripeto quello che ho detto altra volta in maniera esplicita. lo non mi sento infallibile; mi sento uomo come voi.
"' Il H giug no 192~ s.Jte 14 ~0, Mussolini e ra arrivato a Roma La mattin a del ·24 giugllO, da l b:i kone di palano Venezia, ai combattenti convenuti nella capita le per la ce-lebra.zione della loro sagra rivolge il discorso qui riportato, (Da Il Popo/ e d' l ffJNa, N 151, 26 giugno 1923, X).
Non respingo, non posso, non voglio respingere nessuna collaborazione leale, fraterna e sincera. («Bravo!». App!.ttm) . ·
Commilitoni! ·
II compito che grava Sulle mie spalle, ma anche sulle vostre, è semplicemente immenso, e ci impegnerà per un lungo periodo di anni. :B necessario quindi non disperdere, ma tesoreggiare ed utilizzare tutte le energie che siano rivolte al bene dclfa Patria. (App!,um). Sono passati cinque anni dalla battaglia vittoriosa per eccellenza, vittoriosa perché su di essa non si ·può sofisticare né al di qua né al di là della frontiera. (Applç1111i. ArdanMziom ) . Bisogna p roclamarlo per voi, che mi ascoltate, ed anche per coloro che mi Iègge ranno, che la vittoria del 8iugno sul Piave fu decisiva ai fini di tutta la guerra. (Appldtm). Sul Piave rovinò l'impero austro-ungarico, dal Piave si librò sulle sue ali candide la vittoria italiana. 11 Governo intende esaltare i valori spirituali che sorgono dalla vittoria del popolo in armi. Non intende disperderli, perché essi rappresentano la semente sacra per l'avvenire. Più ci allontaniamo da quei giorni e più ci sembrano grand i, maestosi, formidabili; più ci allontaniamo da quella vittoria e già tutto appare come in un alone di leggenda e tutti vorrebbero esserci stati. (Ardamazionr).
Troppo tardivamente qualcuno si accorse che quando la Patria è in pericolo, il dovere di tutti i cittadini, dal più alto al più basso, è uno solo: combattere, soffrire, e, se occorre, morire! (Ardamç1zionr)
Noi abbiamo vinto la guerra, noi abbiamo demolito un impero che gravava sulle nostre fronti ere e ci mozzava il respiro e ci teneva perennemente sotto il ricatto della sua minaccia armata. (Applmm). la storia non finisce, o commilitoni; la storia dei popoli non si misura ad anni ma a decenni, a secoli! Questa vostra manifestazione è un segno infallibile della vitalità del popolo italiano.
La frase che si deve vincere la pace non è un luogo comune. Racchiude una profonda verità. La pace si vince con la concordia, col lavoro, co n la d isciplina. Questo è il vangelo aperto dinanzi agli occhi delle nuove generazioni che sono uscite dall e trincee, un vangelo sempl ice e schietto che tiene conto di tutti gli elementi, che utilizza tutte le energ ie, che non si abbandona a ·tirannia o ad esclusivismi g rotteschi, perché ha dinanzi agli occhi una mèta sola, una inèta comune : la g randezza e la salvezza d ella N az ione ! ( App!auu).
Combattenti !
Voi siete venuti a Roma, ed è n aturale, io oserei dire, fatale! Perché Roma è sempre, e domani e nei millenni, il cuore potente della nostra razza. nil simbolo imperituro della nostra vitalità di popolo. Chi tiene Roma, tiene la nazione.
Vi assicu ro, o commilitoni, che il mio Governo, nonostante le difficoltà aperte o larvate, terrà fede ai suoi impegni. :e.il Governo di Vittorio Veneto. (Appl11uu). Voi lo sentite e voi lo potete; se non lo credereste, non sareste qui raccolti in questa piazza! (Appfatm) . Portate nelle vostre città , nei vostri paesi, nelle vostre case fo ntane, ma vicine al mio cuore, portate l'impressione gagliarda e [ormid~bile di questa adunata
Tenete accesa la fiam ma , poiché quello che non è stato può essere; poiché se la vittoria fu mutilata una volta, non è detto che non poiSa essere mutilata un'altra volta. (Açdamazioni. Grida rip etfll e : « Lo gi11riamo »).
Io prendo atto ·della vostra promessa, de1 vostro giuramento. Conto su di voi (acdalliaziom), come conto su tutti i buoni italiani , ma conto soprattutto su di voi, perch é siete de!la mia gene razione, perché siete usciti dal travaglio fangoso e sanguinoso della trincea, perché avete vissuto C' lottato e sofferto in cospetto della mocte, perché avete compiuto il vostro dovere ed avete il diritto di riven dicare ciò che vi spetta (appla1m), non solta nto dal punto di vista materiale, ma anche dal punto di vista moule. passato per sempre, io ve lo dico e ve lo g iu ro, il t empo in cui i combattenti reduci dalle trincee dovevano quasi vergognarsi (applmm) ; il t empo in cui si dava agli ufficiali il codai-do consiglio di vestire in borghese. (Appla,m). Tutto ciò è sepolto. N on dovete diment icare, e nessuno lo dimentichi, che sette mesi fa, cinquantaduemila camicie n ere, armate, vennero a Roma a seppeUire il passato. (AcdamdZiom).
·Combattenti! commilitoni!
Eleviamo in cospetto del grande compa_gno ignoto il grido ·che riassume la. nostra fede: Viva il re! (Appla11s,). Viva ritalia vitto riosa (ap pla,m), intang ib ile (app lausi), immortale ! (Acdamazio11i entusiaste. Tutte le bandiere vengono, alzate e · agitate f ra l'ent11siasmo di 1111/a la folla 11elfa pie1zza) *.
• Indi, in piazza Colonna, Mussolini assiste àlla sfilata dei combattenti e passa in rivista una legione romana. e la legione ufficiali della M.V.S N D opo la rivista, il Presidente del C.Onsigli~ chiama a rapporto tutti g li ufficiali e rivolge loro le seguenti parole: ·« Ho il piarere di ,om,mirarvi che Sua MaesJà il 1·e mi ha mani/1ntt110 /111/0 il suo vivo compiaciment o per il , omportamenM e pn l'inqu~
ITALIA E STATI UNITI*
Signor Ambasciatore !
IL discorso che V, E. ha pronunciato in questa ,riunione destinata a fortificare j vincoli di simpatia e di fraternità italo-americana, m i ha profondamente interessato nella mia qualità di italiano e di fascista. Nella mia qualità di ita liano, perché Ella ha avuto parole schiette di cordiale adesione per il Governo che ho l' onore di dirigere. Non ho bisogno di aggiungere che t:ile cordialità è ricambiata da me e dagli italiani tutti; non vi è dubbio che gli elementi per una collaborazione pr atica fra i due popoli esistono : si tratta soltanto d ì organizzare questa collaborazione . Qualche cosa si è fatto, ma il più resta da fare . Non rC"Ch erà sorpresa a V. E. se accenno, senza p articolarmente insistervi, ad un problema che ci riguarda in modo assai diretto: parlo del problema dell'emigrazione. Mi limito soltanto a dire che l'Itali a vedrebbe con sodd isfazione aprirsi nelle maglie alquanto rig ide dell'immigratio,ì bi/J un varco tale da consentire di aumentare il suo contingente emig ratorio per il Nord America e vedrà, con altrettanta soddisfazione, l'impiego di capitale americano in imprese italiane
Nella m ia q ualità di fascista le parole di V. E. mi hanno interessato, perché rivelanÒ un'esatta comprensione del nostro movimento e ne costituiscono anzi una simpltica ed imponente tivendicazione. · mi difficoltà della situazione generale, il fascismo ha tenuto fed e alle promesse lanciate prima della marcia su Roma.
Il fatto è tanto più notevole in quanto il movimen to fascista è assai complesso, ed una mentalità straniùa non sempre è la p iù adatta a pe netrarlo.
Ella sl, Ambasciatore, costitui sce una eccezione brillantissima a questa regola. Nel si.to discorso, oso affermare, c"è tutta la fi losofia del fas cismo e dell'azione fascista, intesa come esaltazione della for za, della bellezza, dell a disciplina, della gerarchia e del senso d i responsabi lità .
Ella ha potuto constatare, signor Ambasciatore, che ma lgrado le enordr,mu nto d e//11 Milizia di Roma, ch e q11esla mane ha p,-nfato u,·viz.io nella p ic1z.z.a del Quir-inale, L' islto comp;acimento .JO lffdfJO è motivo J,er me di vefo çrgoglio e /q stesso d o1Jf<i euere per vo; llllli. Comuni,ate queJlo a llllli gli uffitia/i e miliJi della ztm:t-. Intanto la Milizia di Roma e d el La~,;o ,-aggiurJga ,s/ più presto la migliore e/J;.e11Zd morale e materiale)), (Da Il Popol o d'/ Ja/ia, ~- 151, 26 giugno 19 23, X).
• A Roma, a palaz:zo Salviati, la se/3. d el 28 giugno 19H. Mussolini p arte· cipa ad un pranzo in suo onore offerto dall'Associazione italo•americana. Termin ato il pranzo Richard Washburn Child , ambasciatore americano nella capi· t ale, pa rla ca lorosamente d ell'amicizia tra i due paesi. AJr11mbasciatore, il" Presidente del Consiglio risponde con il discorso qui riportato. (Da li Popolo d'Ira. lia', N. U4, 29 giugno 1923, X).
Il tempo intercorso è troppo breve e solo uno stolto può preten d ere che l'opera mia sia già compiuta. Mi limito·a dire,"e in ciò mi pare di trovare l'autorevole assenso della E. V., che essa è bene cominciata.
Sono certo, signor Ambasciatore, che tutti gli italiani leggeranno con emozione il discorso che Ella ha pronunciato in que5ta memorabile circostanza; li invito anzi e specialmente a meditarlo.
Non è stato quello che ho udito testé un discorso delJo stile e della misura dei soliti discorsi convenzionali. n l'esposizione chiara e suggestiva di quella concezione della vita e della storia che ispira. il fasc ismo italiano. Non credo di ingannarmi se affermo che questa concezione trova gagliardi e numerosi pùtigiani anche oltre oceano, fra i cittadini di un popolo che non ha i millenni della nostra storia, ma ma rcia oggi all'avang uardia del ·progresso umano; è i11 questa affinità di concezioni che io trovo la base solida di una frat erna intesa italo-americana.
L'annuncio che Ella, signor Ambasciato re, destina una corona d' oro al giovane itaJiano che vincerà· in qualcuna delJe prossime gare o limpioniche, scenderà gradito al cuore di tutti gli sportivi d' Italia e sono ess i, V. E. lo sa, innumerevoli legioni.
Ringrazio V. E. in nome della gioventù italiana che indossa .quasi tutta, specie negli sportivi, la camicia nera, e mentre incoraggio l' Associazione italo-americana a perseverare nell'esecuzione del suo nobile programma, dichiaro che il mio Governo farà tutto quanto é necessario p er sviluppare e rinsaldare i rapporti economici e politici fra Stati Un iti ed Italia.
Levo ·il bicchiere alla salute dc-I Presidente Harding cd alle fortune del potente popolo ~mt>ricano !
AGLI INSEG NANTI*
Avete offerto alla capitale, in questa radiosa lll3ttina, uno spettacolo magnifico. Tutti i romani che, avendo vissuto molti millenni di storia, sono portati ad u na contemplazione piuttosto lenta degli avvenimenti e
• A Roma, la mattina del l" luglio 1923, gli insegnanti e g li a.lunni delle scuole di. Trieste, Castelgandolfo, Nicastro, Perugia e Vetralla .si recano all'Alta.re della Patrja p er rendere omaggio al Milite Ignoto. Sono ad 2.ttenderli Mus2 solini ed altee autorità. Terminata la cerimonia, il Presidente del Consiglio ri, ceve gli irueS,rulnti a palano Venezia. Il professor Lombardo.Radice, direttore ge. neraJe delle Scuole primarie, presenta gli inseinanti a Mussolini, « r:icord andO l'opera fapirata a semi di patriottismo da essi esplicata quando Trìesle rrs schiava dell' Austria» . Indi il Presidente del Consiglio pronuncia le parole q ui riportate. (Da li Popolo d'Italia, N. 157, 3 luglio 1923, X)
DALLA MARCIA· SU ROMA AL VIAGGIO NEGLI AflRUZZI 291
non sono facili ad eccessivi entusiasmi, oggi sono certamente rimasti ammirati di questo spettacolo di fresca primavera, che è stato loro offerta d alle scolaresche qui convenute da ogni parte d'Italia C soprattutto dalla Venezia G iul ia, particolarmente cara al cuore di tutti gli italiani. Bene è stato detto ché, negli anni grigi dell'anteguerra, le scuole della Lega nazionale ed in genere le scuole affidate a maestri italiani rappresentarono il focolare , attorno al quale si custodirono le speranze e fa· fede della stirpe itali~na. Sono lieto di attestarvi l'espressione della mia fraterna simpatia: sono lieto di aggiungere che il Governo naz ionale, il Governo fascista, tiene in sommo pregio i valori delJa scuola, h a nel massimo rispetto g li insegnanti di tutti i gradi, di tutte le scuole. Il Govèrno fascista sente, sa, è sicuro che la g randezza della Patria, alla quale noi tutti dobbiamo consacrare il meglio delle ·nostre energie, sarà compiuta da lle nuové generazioni.
Voi - conli1111a t'on. M11uolini ri volto ai maesJri presemi - dovete essere gli artefici, e lo siete già stati, di questa ri nnova2;ione profonda dello spi rito italiano . Tocca a voi il comp ito di confondere sempre più intimamente l'anima degli italiani che furono schiavi dell'Austria Con , l'anima degli italiani che mossero e si sacrificarono a centinaia di migliaia per rompere le catene. Siete passati davanti al Milite lgnoto, ne avete certamente raccolto lo spirito: portatelo a Trieste accanto all'altro grande spirito di colui che fu il precursore della vostra e nostra liberazione: Guglielmo Oberdan (Appla11s1).
39' RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI •
Al P,rincipio d ella ud11ia1 il Presidenle informa il Comiglio mi ,-e. cenJi avvenimenti di polilira estera.
Dalle mie ultime dettag liate dichiarazioni di politica estera.fatte in Senato ad oggi - ha detto il Presidente - gli avvenimenti salienti della poli~ica internaz ionale sono i seguenti. li colpo d_i stato bulgaro, a seguito del quale dagli oppositori del Governo fascista si cadde in taluni equivoci f enomenali. La fine di Stamboliskij è l'avvento di Zankoff suscitarono un certo fermento in talune potenze ' della Piccola Jntesa. L'I~alia ha subito esercitato su chi di ragione una azione moderatrice, e le temute complicazioni balcaniche sono state evitate. A Losanna sembra imminente la firm a del trattato di pace. Nella Ruhr la situazione si è aggravata in questi ultimi giorlli. Continua da parte Ja resistenza passiva, d a ll'altra si este nde e si intensifica la occupazione con misure di carattere sempre più politico-militarc. Le ripeècussioni generali di questa crisi, che sembra giunta allo stadio~ acuto, sono denunciate dai cambi europei, che vanno male tutti, non esclusa 1a sterlina, n el confronto del dolJaro. Il tentativo del Pontefice, nobilissimo ai fini curnpei ed umani, non ha mod ificato 1a situazione.
• Tenutasi il 3 luglio 1923 (o re 9.30- 13.30). (Da Il Popolo d' ItaHa, N 158, 4 luglio 1923, X).
All'indomani della lettera a Gasparri, c'è stato, da parte francese, il discorso di Poincaré, che ha avuto l'approvazione unanime del Senato, e il tremendo gesto di sabotaggio che ha costato la vita a parecchi soldati del Belgio. Non una détente, ma un peggioramento della situazione. Intanto, con 1a soluzione della crisi belga, l'azione diplomatica ha potuto ricominciare. L'Italia vi partecipa diretta,mente, non discostandosi , qua· lora il problema sia avviato alla sua soluzione totale, da quelle propo· sizioni del memorandum di Lofldra dallè quali nessuno d ei progetti ulterio ri si è alJontanato e cioè: connessione del problema delle riparazioni con quello dei debiti interaIIeati, moratoria sufiicente alla Germania, fis. sazione di una cifra definitiva, piano razionale di pagamento, garanzie serie di ordine economico e conseguente rinunzia da parte della Francia all'occupazione territoriale della Ruhr. Quanto alla resistenza passiva, il Governo italiano pensa che la Germania non ha alcun interesse a prolungarla perché non può pretendere di fiaccare la Francia, né può illu· dersi di ottenere aiuti esterni. Certo è che bisogna urgentemente affrettare la possibilità di un "àccordo, poiché la Ruhr ha pesato gravemente sull'economia europea r itardandone la rigenerazione Quanto ·alla questione di Fiume, sollecitazioni sono state fatte a Belgrado, perché le trattative siano condotte con ritmo più celere, data la situazione della città e la necessità che s iano normaliuati completamente i rapporti fra i due paesi. (Dopo brez;e disr11Jsione, il Consiglio approva le dichiarazioni del Presidente).
Dopo di che il Presidente· del Comiglio espone, al/raverso rm'etm pia relazfone, le ccmdizioni particolari delle varie provincie del Regno, secondo relazioni speciali invùrtegli dai pref etti, ai quali, con circolare 13 giugno, si chiese notizie sulla sit11azionc di ciaJCmM provincia, riconfermando in pari tempo le sue direllive politiche già ·esposte ed il/11strt1U nel discorso al SenaJ.o. Dalla relt1zione del Presidente del Consiglio risulld chi«ramenle che ne!Jd grande maggioranza delle provincie la siluazione ec-onomica è buona e soddisface.nte. In poche localilà, invece, p(Jfticolari condizioni di ambiente concorrono a ritardttre il ritorno alla normalità.
In compleHo rimlta Che la situazione ecotwmica come quella poliJica è generalmenJe buona nelle provincie di C,meo, Alessandrùr, Nw(Jfa, Torino, nel Comauo, nel Cremonese, nel M antovano,· a B rescia, nel Bergamasco; a Novara, a Pavia, a Milan o. In queJJo gruppo di pror,incie r,i sono ttccenni so/amen/e di disoccupazione in {juaiche categoria di operai; ma, in complesso, la vita è rròrmale e la produzione, specie que/fa agricola, è fio,r enJe. In t11J/a la Liguria le condizioni sono soddirfacenti. Cos} · pure nel Vene/o, ne/J'~milia, nella R omagna, ad eu ezione di Ferrara, dove la Iituazione economica della popolazione, emin.entemenle ag ricola1 sia aJJraversando, per la Jovrabb ondanza deli'avvenliziato, ima fase critica per la disou11pazione nell'at111ale stagione! mentre /'emigrazion e Jro va oJtacolo e difficoltà n ei mercati internazionali e nella ri/11/Janza delle popolazioni ad. abbd11do11are le loro terre. In compleJSo 1oddiJ fdcenti sono pure le c,mdizioni della T OJCana, specie nel Lucchese, così nelle M arche, negli A bruzzi e nel Lazio, meno in qualche zona do ve si risente 11n lieve disagio per le mhure restrittive nell'emigrazio_ne. A N apoli la situazione economica dei rormmi e della provincia, eJSenzial mente ag ricola, è buona. Destt1, in vece, q11f!lche preorcupazio11e la silltazione in cillà, ove si avverte disagio ,u:lltt claue umile per la chiusura degli Jtttbilimetlli ind ustrit1li1 pn· la riduz;o,ie della produzion e e d elle paghe, per il licenzir1menJo degli i mpiegati operato da al mne amminisJrazioni, p er il persisJente ,111men10 d el costo- della vita
Generalmente buone JOIIO" le rondizioni delle provincie d i Cam po baSJo, B enevento, Avellino, Càserta, Salerno, Lecce, Cosenzt1, Catanzaro e Reggio Cal{tbria. Lo stesso dirasi in generale per le provincie di MeSJ ina, Sirdrllsd, T,-apa11i, per i comuni della provincia di Prtlerm.o e per le provincie di Cagliari e Sassari. Per co-utro, nelle altre provi11cie, specie in quelle di S011drio, delld Venezia Gi11lia, Zetra., Perugia, PotenZtt, Foggia, Ba,·i . e ne/Id ciJJà d ì Palermo J; notano d epressioni nel/et siluazione econ omica, ovvero crisi a ca1na della disou11pazione e per il ristagno d i · almne ind111Jrie
All'ampia relazione del Presideme del Consiglio è seg uita 11,Talt ra . ampia relazione del ministro dell'A gricoitura, 011. De Capitani, circa ia produz ione agricola dei correnle anno1 la q1111le sup·era le più liele dspe11a1ive ( + )
Sulle comunicazioni del Presidente d el Consiglio e d el ministro de ll'Agric oltura è 1eguita ,ma lunga dis cussione alla quale hanno parteci pato quasi tutti i ministri. ( +) li Pre1ident:: del Comiglio on. MuSJ oiini propone la· riunio J e di tutti i ser vizi a/Jualmente divisi Ira il minisJero dell'Agricolt11ra e quello dell' Industria, Commercio e Ulvoro in 10111nico mini stero dell'Economia nazional e. li minislerb d ell'Agricoltura e quello dell'Industria e d el Commerci o form avano una sola am minislr(lzione centrt1le reJ/a dt1 11n solo minisJ ro.
Con regio d ecret o d el 22 giugno, 191 61 l' unico minùtel'o- f u div iw in d ue parti (parole usate dfll d ecreto ) L'una per i servizi re/at; vi all'Agricoltura prese nome di m inist ero dell'Ag ric olJura, l'alt ra per i rimammti servizi fu chiamata ministero per l'Imfustria, il Commercio ed il Uvoro. Gimla espreua dilpo.sìzione dei regio decreto (arlico lo 2), la separazione doveva essere limitata 41/a durata t(ella guerra e ve,me poi proroga/4 al 30 giugno 1923 con regio decreto del 5 marzo 1922. QueJto te.rmine fu dichiarato non pùJ ·prorogabile con deliberaziqne del Co111iglìo dei minùtri del 5 novembre 11. s. Per conseguenza, col 1° luglio, i due att11r1/i ministeri dell'Agricoltura e del/1/ndmtria, Commercio e Lavoro, per f orma di legge non po110110 f11nzio11are separatamente e debbono euere riuniti. n sembrato anche qppo,·/1010 di lt'dYTe ouaiione dal/a . creazione del nuovo ministero per procedere ad 1111 riordinam ento dei ser vizi e degli uffici dei d ue dicasteri in rapporto ai principi e al programma genùale del G Qvemo_a!f11etle per la riforma della pubblica amminist razione.
. N<Jn può dir1i che il s~parato f11nzionamento 1ùt stato implicitamenle ammeuo dal fati~ che nel nuovo esercizio finanziarÙ> sono sfaJ i fo rmali ed appr011ati due separati biùmd per i due ministeri. Ciò UO'Tl solo per la citala deliberazione del Consiglio dei miniJtri, ma perché la legge del bilancio ( legge formale) no n può per .Jé sola a.brogare implicitamente altre leggi organiche.
Dovendosi a//11are la rirmio,ie, sembra opportuno di dare all'antico 1111ito mi11ùlero tm nome 1111ovo, chiam'andolo miniJlero dell'Ec onomù1 nazionale, allo scopq di dimo.rhare ancora meglio il principiq che lo Stato deve avere una visione ed una comezione organiche e sintetiche di tutti gli elementi ed i fatti della vita Ùonomica del paese, coordinando dd rmità di criteri. Jutta l'azione che eJJo può svolgere nel c(ltnpo della produzione, della circolazione, del com11mo, della ricchezza, nel .supremo intereJJe della ndZione.
Ai sue.rpqs/i concetti è iJpirato lo 1chema di decreto che i l Prnidente prop·one e il Comiglio approva.
I due ministri interessati, 011. D e Capiterni e Qn, Roui, esprimono la loro piena ddesione alla propos1a1 confermdndo in pari tempo i loro sensi di discfp/;na e di devozione al Presidente d el Comig(io. Il decreJo .stabilhce- ,he JulJi i servizi e gli uffici Jip.endenJi dai WliniJleri dell'Agricoltura e del/1/nd111tria, Commercio e Lavoro saranno riuniti in unico minÌftero1 che S(ld denomin11to ministero del/'Ec0t1omia nttZionale, Fino alla effelliva caslil11zio11e del nuovo ministero, i urvizi dipendenti dal minùtero dell'A grico/111,a Mra11110 diretJi dal ministro deWA g ,.icoltura, quelli dipe11denti d(I/ ministero deJJ'Industria, Commertio e Lavoro Sd· rdntJO direJli d(II ministro dell'lnd1111ria. I suddetli 'miniltri, d i co 11cerlo co/14 Presidmz(I . del Comiglio col minist ro delle Finanze1 provvederanno entro il mese di luglio alla unificazione e coordinazione dei servizi, degli uffici e degli organici dei due ministeri.
Il Pre1idellle del Comiglio propone poi tre uhemi di decreti, che vengono approvati dal Comiglio, circd le modificazioni delle cirtourizioni delle provincie di P4Via e Piacenza.
J. - Con il primo provvedimento si sopprimerà la circoscrizione circondariale di Bobbio (Pavia). La più parte dei comuni che aJtualmenle costituiscono il 1oppresso circondario restanQ uniti alla· provincia di Pavia, mentre gli altri vengono rfrpe11ivt111,ente aggregali alla -pr011incia °di Ge· nCtva e di Piacenza e precisamente: li provvedimento rhponde all'evident e nece.uità che la ciruncrìzìone amministrativa coincida per quanlo è poJJibile con le e1igenze del traffico, con le condizioni topogretfiche e cogli interes1i della popolazione. Ad evitare, poi, la neceuità di n11o ve elezioni per i Consigli provinciali di Pavia e di Piacenza di recente cos1it11zi()ne, si disfaongott() la tramìtoria aggregazione in 10prannvmero al Comiglio provinciale di Piacenza dei consiglieri eletti d(ti mandamenti di Bobbio, Ottone e Zavattarello e le elezioni 111pplettive dei mandamenti d ella provincia di Pa via, che, per eflello della nuovd ripartizione dei consiglieri ai JenJÌ de/l'articolo 92 della legge comunale e pro11imiale, aumentano di ,rappreientanza.
Comma A. - Gorreto, Rondanina, Fontal!igor, da Roveg no e Fa.scia sono aggregali alla provincia di Genova (primo circondario-).
Comma B. - 011011e, Cerignd/e, Zerba, Corte, Grngnalella, B obbio Romagnese, Zavatl(lfel/a, Treb eao, R.Pino, Caminala sono aggregati alla provincia di Pietanza (prim.() circondari()).
Comma C. - Bagnaria, Cella di Robbio, Fortunago, M ~nconico , Prego/a, S agliano di Cremia, Santa/bano di Bobbio, Santa Margh erita di Bobbio, Val' di Nizza, Valverde, Varzi re1tano unili alla provincia di Pavia e sono aggregati al circo11ddrio di Voghera.
2. - Con il secondo provvedimento propouo1 la circo1crhione circondariale di Fiorenzuola d 'A rda è sopprew, ed i quindici com11ni che allualmenJe la costituiscono .sono aggregati al circondario di Piacenza L'atluale divisione in due circondari della pro,vincia di Piacenza non ri.Jponde -più ad imprescindibili esigenze economiche ed amminiJtral i ve, 1icché il provvedimento, anziché costituire un danno per la speditezza degli affari, rappre1enterà anzi tma notevole semplificazione e quindi 1111 miglioramento dei 1ervizi,
3 . - Con il terzo provvedimemo al com,me di Piacenza sono aggre· gati i contermini comuni di Sannt1zza ro Alberoni e ~anl'Antonio Trebbia e Mortizza. JJ provvedimento, che realizza 11n1antica a1pirt1zione del/'am· mhiistrazione comunale di Piacenza, riiponde ad una vera ed inderoga bile e.sigema dì quel capol11ogo1 che a/lualment e è 'dì fatti) chiuso i n Jé ed isolalo dalle comunictnioni, Ba1li comiderare che il comune, pur avendo una popolazione agglomerata di circa quardntaduemila abitanJi, ha una superficie di solo lrecentr, elJari, ·del tutto insufficente per /'11/Jeriore promeJten/e .1vil11ppo della città.
Dopo di che, il Pre1idente invita ;/ sottosegretario alla Prnidenza on. Acerbo ,td esporre una 111a ·,e/azione circa l'opera fin ora compiuta dal Governo per la riforma della pttbblica amminùtrazione e sulle direttive da seg11ire per tm 1ucreuivo sviluppo della rifurma stemz, ( +) . ~=
41" RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI••
Il Consiglia ha continuitto /le!(une ampio e deltaglialo d egli articoli del decrel<> S111la riforma tecnko-giuridica delle pensioni di guerra. Alla discuuione partecipano, oltre il relatore 011 Rocco, iJ Pre1idente e tlfttl i ministri. ( +)
Alla fine, dopo che il Consiglio ha approvato globalmente il prov~ vedimenlo legislati vo, iJ Pre1iden/e del Consiglio, sicuro di interp~etare il pensiero di tutti i ministri, t'ivo/ge 11n vivo plamo a/l'on. R occo per l'opera organica e definitiva da l ui compiuta con questa legge, opera che mentre va incontro alle legittime richieste dei valorosi che hanno fatto sacrificio di sé a lla Patria, mette certamente l'Italia alla testa di tutte le nazioni in fatto di leg islazione sllllc pensioni di · g uerra. (+ )*** .
• NelJa 40- r iunione, tenutasi il .4 luglio 1923 (ore 9,30 13.'5), il Consiglio dei ministri discuterà 41 la. r iforma delle pensioni di guerra » ed approverà (I la relazione ed i primi quarantacinque articoli ». (Da Ii Popoh, d'll<1li1t1 N. 159, '5 luglio 1923, X).
0 Tenut.asi il ".i luglio 1923 (ore 9.30·12. U ). (Da I/ Popolo d'llalia, N . 160, 6 luglio 1923, X).
0• Nella 42• riuni one, tenutasi il 6 luglio 1923 (ore 9.30-13 .30), il Con5igHo dei ministri si occuperà di problemi radiotel~grahd, d i tariffe doganàli e deli~reri alcwii provveodimenti in meri to al carovita, (Da li Popolo d'Italia, N. 161, 7 Jug lio 1923, X}
43• RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI•
( +) Dopo di che, il Consiglio aflt'onta il problema dei vecchi pensionati JII uno uhema J; relazione presentato dal ministro delle Ffoanze1 a richiesta del Pl'esidente del Consiglio1 che si è pi:Wticolal'mente interessato del problema.
Alla discussione della l'elazione partecipano il Presidente e molti mù1istri. (+)
]llfine il Comiglio paua a discutere il pl'oblema della regolariz~azione del cr>ntrallo di lttvoro, ml q11t1le t1rgomento riferiJCe ampùtmente il Pre1idenle .Mt1uo/i11i ptt1·1endc d<1l/1ordi11e del giornc votato recentemente dal Consiglio 11azio11ale delle co,-por,nio1ii sindacali fasciste. Alla dismuione parleripmro q11asi llllfi i mùristri. I n conclusione il Con.siglic, Jlabilisce, 111 proposta del Pre1idente1 che ai fini della pace sociale e della regolarità del processo produllivo, sia necessario emanare 1111 provvedimenlo legislatitJo che garantisca la disciplina e l'oSJertJaNZd di 11mbo le parti contraenti dei pa1ti di h1voro, ( +)
44" RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI••
li Comiglio, SII proposi~ del Presidente, ha decretato il conferimento del gran cordone 111,111,izùmo· ad sen, prof. Golfi, lrnt ro della uienza italiana, del q11ale ,-icorre oggi l'olla11te1ùno compleanno.
Il Comiglio, SII una dommentala relazione deli'on .. D e Stef ani, affronta il problema dell'fl.bolizione della tassa di mcceJJione, I/alla qfle· stione è dismJM ampiamente. A lla discmsione partecipami quasi tutti i mÌllistri. Il Presidente dichiara la s11a completa adesione alla coraggiosa proposta, la q11ale rientra fie,f cttamente nelle linee del program ma 10cinle e polilico del Governo f ascista. 1?. co1ì d eliberata a/l,1 unanimità l'abolizione totale della tassa S11lle 1uccessioni e donm.ioni nel gruppo famigliare. Per gli altri casi 1armmo apportate modifict1Zio11i diminuiti ve tfella taJJa 1tessa.
• Tenutasi il 7 luglio 1923 (ore 9.30-13.30). (Da li Popolo d'Jt11lit1, N . 162, 8 luglio 1923, X).
•• Tenutasi il 9 luglio 1923 (o re 9.30·13.15). (Da Il Popolo d' Italia, N. 163, '• 10 luglio 1923, X).
Eao il riau11nJo delle ritgioni del/!odierno provvedimento:
1.- Ragioni di ordine giuridico, poiché il provvedimento far,,ori rà umpre più il ntff~amento 111 10/ide baii de/l'istit11/o della famiglia, aJ/e cui sorti è indiuolubilmente legata l'unità morale della nazione.
2. - Ragioni di ordine socitile: a) perché la tdua ingente, non poJendo· colpire che ,ma ['arte della proprietà, quella immobiliare, wla pra. ticamente accertabile, sfuggendo quasi completamente q1u/la mobiliare, Ji riJolverà in effetti in una sperequazione tributarit1/ b) per.hé il provvedimento avrà 1icuramente va1te ripercuuio11i dirette ed indiretle Jllll'econàmia "pubblica e 1ul movimento -e l'accumulazione del rilparmio, dando· incremento particolarmenJe alla co1tiJuzio11e e alla .sfdbilizzazione della piccola proprieJà,
3. - Ragione di git11tizia nazionale nei rig11d,-di delle prp11imie del Mezzogiorno, ;n quànto le 1orJi di euo dipendon() in modo principale dal problema 1ribntario1 che il provvedimento odiern.o conco rrerà a riJo~vere. ( +)
4S" RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI*
Su p,-opo1ta del Pie1idente1 minhtro detl'/nter1101 di concerto. con quello delle Fù1anze1 il Con1iglio approva uno .schema di decreto per cui provincie e comuf7i, allo JCopo di dimellere le p_as1iviJà da eu i incontrate nelle ge1tioni del periodo bellico e po.st-be/Jico e di sopperire alle sempre crescenti esigenu di p11bblici 1er11izi, .sono ,wlorizzati a contrarre mutui al/'E1tero i ad emellere obbligazioni da collocarJi all'Estero. Si oJJerveranno le norm~ IJabilite dalla legge comunale e provinciale 4 feb· braio 1915 Jenza 1peciali formalità, previo esame del bilancio da parie del mini.stero delle Finemze. Per /' esenzione de/t'im posta dì ricchezza mobile dei del/i m11t11i e obbligazioni '1i sensi del regio decreto 16 Jj. cembre ·1922, si applicherà la procedura preJcritta dal decreto miniJteria/e 16 f_ebbraic> 1923.
il PreJidenle del Consiglio, alto commiuario per /1 Aeronautica} presenta uno Jehema di decreto legge contenente norme per la navigazione aerea, che il Co"1iglio1 dopo ampia diJcuuione ed e1ame de11agiiato degli arJicoli, approva. li Pre1idente ricorda la vi11h1ima atlesa che aeronauti e giuriJJi da Jempo manifestano per un te;fo ./egiJ/ativo, il quale, abro· gando l 'ùnpeijetJt> regio de(reto· 27 novembre 1919 1wmero 2360, anicuri ai compleui rappon i di dirillo concernenti /'atlività aerona111ira cfrile,
• Tenutasi il io luglio 1923 (ore 9.30-13.30). (Da li Popolo d' /Jt,lù,, N. 164; 11 luglio 1923, X)
,ma disciplina gh1ridica rfrp_ondente
allo sviluppo ,be l'attività stessa quotidianamente a.m,me. Attendeva da circa 11n em_no l1appro t1ttrione d el Senato del Regno 1111 diJegno di legge per la navigazione aerea, ma q11,esto, predisparlo in epoca non recente, fu ravviJato poco perfet10, talché fu ritirato. Lo rche ma oggi approvalo ,on/iene Jutte l e n orm e per la navigazione tterea, norme le quali, me!!lre d(l rm ctt11Jo Jengono Ilretto conto delle parlicolttri neceJ.sità della 11ttJcente noJJra aeronautica, 110 11 tra1C11rano, d 'alt ra faarte, 11euf,f11a delle più m oderne t eorie discm re ed Mcolte in 11111nero1ì congreui giuridici internazionali, d edicati app unto ag li sJudi d i legù lazione aerea. Lo schema era stato predùpo.sto perché fosse presentaro sollo forma di legge, m a ragioni d i assoluta urgenza impongono di non Jttrdare oltre nella pubblicazione d i!lle tanto aJleJe n orme giuridiche, soprall11tJQ perché, r11tificata la co nvenzio n e aeronautica i nlernazio nale del 13 ou obre 1919, q11esJa è enl rata in vigo re per l 'Ital.ia fin d all'aprile 11. s. ·
Ne , omeg ue ,he il 1101Jro pane Jrot'aJi i,i allo Jp rovvÌJto di rma legislazione aeronautica interna, m entre ha già, nei riguardi i nternazionali, precisi impegni giuridiri. L'urgenza, è, inoltre, dete rm inala ddlid necessità di poter subi/() da,-e opera alla emanazione d elle complem entari disposizioni di regolame11to. lo srhema odiern o, non solo fu redallo i niz ia/men/e colla maggior cura; ma fu J11cce1sivam en te miglioraJv mila bau d i apprezzali comigli, che, in ieno ad una apposita commùsione inlerm inù leriale, formu/arono ·; rappre1entant i dei minhteri più diret1a111ent e interessati. Coll'odierno provvedime?1Jo1 l'!Ja/ia, la quale fu preceduta da allri Siali 1ulla pubblicazione di leggi aeronau1iche1 vedrà tale proprio ritardo compensai() dal poJJeJIQ d i norme più m odem ame,1/e elaborate . li tesla inltgMle Jarà pubblicat o a parte.
Su proposta del P:e1ident e Jon o app rovali i 1eg11e nti pro·vvedimenti:
1.- AJJribuzione al pref eJJo di Udine e a qu ello di Pola della competenza a provvedere in materia di cit1adinanza rùp et1i vamente per i terrilori delle provincie del Friuli e de/J'/Jtria.
2. - Norme - per t'aJJimila zione econ01nica del perso nale e degli agenti del rorp o d i Polizia del vecchio regime mantenuti i n _ servizio nelle nuove provincie del Regno.
3. - Pro roga de/Je d ù p o1izioni ancora in vigo·re d el decreto legge l" febbraio 19 18 rontenetJJe norme speciali per le persone ab bienti delle pro vincie venet e che abbandonarono le l oro 1ostat1u e iedi in conseguenza della g uerra.
. Coi decrelo legge 1,0 f ebbraio 19 18; in pmu modif icato con u ,r,euivì d ecreti, f 11rono emanal e - dice il comunicato uff iciale - speciali 110 ,.me per l e persQne ed enti de lle provincie venet e' che avevano abbandonalo
Opera Omnia Di Benito Mussolini
la loro Jede O' fesidenza a ca111a d ella guerra in materia di atti di stato civile, di obbligazioni, di mutui eà ipoteche, di società civili e commerciali, ùJiluli di credito ·e di amministrnione della Giustizia. Es.sendO'. del tutto sorp.a.uato /o, stato euezionale di cose in vista del quale tali norme furono decr etate, .e cio-è l'occupazione nemica, si è rav visato opporllmo fa1 cessare ogni ulteriore efficacia di esso in quanto notr siano s~ate già con altre dùposizio ni abrogate o non abbiano cessalo di'aver vi'gore per decorrenza del termine fim.to per la loro · applicazione.
4, - Proroga d i Ire meJi del termine di rni al regio decreto 11 gennaio 1923 n el quale potranno effet111ar.1i le elezioni generali ttm ministrative dei Co,uigli provinciali e dei Consigli comunali che aveuero perduto due lerzi dei loro membri nelle nuove provincie.
5. - Parzùde modifica delle circoscrizio11i marrdmneniaJi t1mmi11isJra1ive della pro vincia di Trent o.
Ferma restando agli effelli giudiziari Ja circoJCrizione mandame11/ale della provinria di Trento, quale f" Jtabi/ìJa colla tabella mme.ua al regio. decrelo 2.4 marzo 1923 ai fini indicati dagli arJiculi 92 e 1eg11e11ti del te1to t1nico della legge comunale e provinciale 4 febbraio 1915,: a) i sollo indicali mandamenti sono rùmiJi come ugue: B orgo, con Strigna (cap oluogo B orgo) 1 Ca11alese con Egna (rafioln ogo Ca11ale1e)1 Merano con LAna (capoluogo Merano); b) il comtme di Piè del mandamento di OrtiJei è aggregato aJ mandame.nto_ di B0/zaJ10·. Nulla è innovalo anche agli effelli amminùtrativi per gli altri mandamenti deJ/a pro11incia, S11' proposta dello steuo Pre1ident e del Comiglio, ministro, d e/J'InJerno, il Comiglio ha poi delibemlo n11mer0Ji alJri pro-vvedimenJi rig11ardanti J'amminfrtrazio11e civile e qnel/~ della Pubblica Sicurezza
1 pùì noJeuf>li sono i seg11enti: a) schema di regio d ecret o che proroga al 23 aprile 1929 .i termin i per l'attuazione del p ian.o Ipeciale di riJanamento della città di B ologna; b) schema di regio decreto che sJabilisce la 1111ova d elimitazione del terriloiio di V erolengo e di Torrazza Piemonte (Torino ). (+ )
46" RIUNIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI*
li Presidente del Co,uiglio, i-ichiam'1 l'alteuzione dei colleghi sugli ahmi a cui Ji tfbbandonano· ;enza t'itegn o /a/uni organi della Jttrtnpa italiana Rkordtt a tale proposi/o gli t1m11111zi caJttslrofici dell'in cm d io nel golfo di Napo li di lrllta la fio/la militare mentre 1i trattava di una vecchia cannrmiera slazionaria; la notizia 1u sei colo nne di u,1 movimen/o sepa. ratisJa sardo ine;istente; le amplifirazio11i ;ul/'erurioJ!e del/I Etna; le no· tizie /endenzìo1e· mi cam bi; gli inàlam ~nli alfa ;/rage d ei fau ùti; . l e campagne di 1peculazione bor1istica e bancaria,' le offese con articoli e vigne/te contro la famiglia reale e contro i l Pontefice; la diffamazione diuturna contro ogni atto del Govemo fauÌJta,· le offese contra nazioni amiche, ea.
• Tenutasi 1' 11 luglio 1923 (ore 9.30-13 ,30). (D:1 Il Popolo d' I1ali1t, N. 165, 12 luglio 1923, X).
Il Prnidente dichia ra che fin o d al 110,,,embre 1cor10 aveva preparato vari 1chemi di provvedimenti contro /ali ab111i ma che ne ha 1empre dilazfonaJo la preunlazione sperando in 1111 ravvedimento che 11011 1i è ·verificato.
Scomparso il pericolo dell'azione diretta illegale del fascismo, gtì op· positori - afferma /'on, MuSJolini - h anno rialzàto la testa che ave. va no tanto abbassata prima e immediatamente dopo la marcia su Roma e giorno per g iorno intensificano la loro opera sobillatrice e nefasta, Il Governo fa scista ha obbligo assoluto e categorico di interven ire o per prevenire o per rapidamente colpire.
T111ti i minùtri si dichiarano pienamente d'accordo nella neceSiità di reprimere ab111i oramdi i11toflerabili e, 1 11 propo1ta de/1'.on. Di Cera.rò, il Comigli o alla 1111a11imità deferisce al Guardasigilli on. O viglio e ai mini1tri Camazia e Federzoni l 1i11carico di pre1e11tare1 per il C<msiglio di demani malli11a giovedì, 11110 schema d i provvedimenti che 1tabilisra110 le mùure neceuarie per prevenire e· reprimere energicamente e imme• diatamente gli ab,ni e i delilli d i talun e pubblicazioni li Prn idente del Comiglio e1po11e al Consiglio d1e il gruppo sinda~ cal ista Filipp o Co,-rido11i di Roma ed altre organizzazioni hanno espresso il voto che sia promosso dal Governo un provvedimento di benemerenza a favore dei genitori dell' eroico g iovane, il .q uale, anteponendo l'amore per la Patria ag li ideali politici che pure co n fervido cuore perseguiva, animosamente accorse sui campi dì battaglia e gloriosamente immolò 11 sua vita sul Carso il 25 ottob re 1915 la figu ra nobilissima di fj lippo Corridoni, che ricevé - d ire il Pre;idente del Comiglio - ancor luce dal sacrificio del fratello Ubaldo, caduto dopo di lui sul Podgora il 2 novembre 1915, e dalla mutilazione subita dall'altro fratello Giuseppe, appare invero ben degna d i uno spe· cia le attestato di riconoscenza e di omagg io da parte delJa nazione. E poiché al padre En rico è stata concessa la pensione normale, propone che , analogamente a quanto è stato disposto col ·rrgio decreto legge 18 ma rzo 1923 per la signora Elena Calvina in Pani, venga conferito alla madre Paccazzocchi Enrica in Corridoni , che, fi era nel suo g rande dolore, è fu Igìdo esempio di virtù civi li, un assegno straordinario annuale a vita di lire quaitromila, indipend entemente dalla penSione . privilegiata di guerra liquidata al marito. (L:t propo1ta del Pre1idente è app, o,,ata alla rmanimità). · lnfin ei Ju p,opoJla dell o 1tesso Pre;idente, 10110 slati appro vati due JChemi di decreti concementi le smole italiane al/'e1/ero, dei quali il primo riguarda il riordi11ame1110 delle Jmole medie e l'a/Jro ii pa.IJaggio del penonale direttivo e._d insegnante delle smole primarie ali'eJJero- a q11eile del regno e 1'1 durata d ella pemumenza 11/l'e1Jero Janto del' per. JO,u1/e direJtivo ed )nsegname delle JC110/e primarie q11an10 di quello delle Jmole medie.
.su propoJlte de ll'ou. M11u oli11;1 il Comiglio t1pp rova poi ,mo schem et di decreto che dà pient1 ed inlel'd ·eJemzione ai trattali s1ip11lali fra /'/Ja/ia e altri stati per que:mlo co ncerne il tratto internazionalizzalo dell'El ba.
Sono anche approvati uno schema di decreto circa le /aue da percepire per i passaporti nazionali rilaJCiaJi all' estero e un a/Jro JChema di decreto concemenle la vigilanza e la t11t ela provincia/e dell'emigrazio ne.
L'o11 . Afuuulini ha affermato che col primo provvedimento i n ostri istituti secondari all'estero raggiungeranno quella agilità che era richiesta d alle condizioni loca li e dalle esigenze delle colonie, e saranno rese meno costose, come era reclamato da11e necessità del nostro bi lancio.
Con l'altro decreto, che consente dopo un certo perìodo di tempo al personale delle scuole primarie all'estero il passaggio nelle scuole del Regno, si appaga una antica e legittima aspirazione di quegli inse· g uanti. Col decreto medesimo poi si limita la durata della permanenza all'estero cosl per gli insegnanti delle scuole primarie come di quelli d ell e scuole medie àl fine - secondo il punto di vista governativodi rinvigorire quei nostri organismi scolastici con semp re nuove fresche energi e. ( + ) •
Ripartizione Della Quota Di Emigranti
AMMESSI NEGLI STATI UNITI••
Sono or~ai di pubb l~co dominio, per la diffusione che hanno avuto, le norme emanate per l'emig razione agli Stati Uniti d'America, durante l'anno fisc ale che decorre dal 1° luglio corrente. la pubblièità che esse
* Nella 47a riunione, tenutasi il 12 Juglio 1923 (ore 9.30-13.30), il Consiglio dei ministri de libe1e1à a lcuni. provvedimenti « contro g li abusi d ellA stampa ». (De Il Popol o d'fo,lia, N. 166, 13 luglio 1923, X).
•• Dichiarazioni fatte alla Camera d ei deputati, nella tornata del 12 luglio 1923 ( ore 1'·20.30), in risposta all'ìnterrog:uione dt-1 deputato Leone Mucci (Pietro Maocinì, Arturo Velia) al ministro degli Affari Esteri « sul criteri o della
DALLA MARCIA SU ROMA AL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI JQJ
hanno avuto mi dispensa qui dal richiamarle o ripeterle. Ora, in sostanza, il principio al quale si informa la procedura adottata, si riduce ad un.a semplicissima formula: chiunque ha deside rio o interesse di trasferirsi agli Stati Uniti d eve fare domanda atrispettorato del porto competente oppure al commissariato generale dell'Emigrazione.
Col sistema adottato, che, del resto, corrisponde a quello reclamato da più parti, dagli emigranti, come dalle autorità, dagli istituti di assi~ stenza e dalle organizzazioni, come da coloro che hanno interesse nel· !"industria dei trasporti, si è inteso di troncare, e sono sicuro si troncherà, tutta un'organizzazione di faccendieri, che, coll'andata. in vigore della legge restrittiva americana, avevano speculato e lucrato in tutte le forme e con tutte Je formule a danno di coloro che, spinti dal bisogno o d agli interessi, timidamente avanzavano il desiderio di trasferirsi agli Stati Uniti.
L'organizzazione del servizio in questo anno, pur lasciando a chi ne ha dovere, l'obbligo di accertare la posizione di ogni espatriante di fronte alla legge e alle responsabilità che ne derivino, riserva però al commissariato dell'Emigrazione ed agli uffici da esso dipendenti la. potestà di reclutare e selezionare Je masse degli aspiranti all'emigra• zione agli Stati Uniti.
Tra l'emigrante ed il vettore che lo imbarca non v'è dmui ue , né vi deve essere, alcun intermediario, né regofare, né abusivo; anche se l'inframdtenza dovesse essere autorevole e sicuramente disinteressata.
11 di ri tto di ognuno a concorrere alla formazione della quota annua di persone che noi, in forza della legge rest rittivà americana, possiamo trasportare agli Stati Uniti, è basato su un criterio fondamentale, il più equo ed il più sicuro: quello della d ata della domanda. Attorno· a questo criterio, che non subirà eccezioni per n essuno, si è dovuto introdurre un necessario temperamento, che trova ragione negli ,interessi economici della nazione e nell'interesse co rrisponden te del p aese _di immigrazione; quello, cioè, di preferire uomini validi al IavOro e più specialmente addestrati nei mestieri per i quali, più che l'esuberanza, vi sia difetto di mano d'opera nel paese di im1nigrazione.
A questo criterio prevalente, ma disciplinato con categoriche istruzioni, e sul quale certo non vi possono essere contrasti, vanno assOCiate, in giusta ma prudente misura, le esigenze famigliari di coloro che desi- ripartizione della quota di emigranti itaJiani ammessi annualmente negli Stati Uniti del Nord America». (Dagli Ani d r l Parlamento i1.1/itmo. Cam#ra dti d tpu. lati. S1uio11t di. ùgi.I/(l/llril rii. Dis,1111itnti. Volum, XI: d11/J'J1 giugno al 21 t,,glio 1923 - Roma, Tipogralia della Camera dei d~utati, 1923, pagg lOH010) 11). decano di unirsi a congiunti già emig rati, oppure d.esiderino espat~iare assieme alla ·famiglia.
Questi, per sommi capi, sono i principi attorno a cui g li uffici competenti, con criteri assolutamente obicttivi e rigorosamente costanti, conducono l'opera loro per valutare e selezionare le domande delJe miglia ia di persone che giornalmente chiedono e sollecitano l'espatrio ag li Stati Uniti.
Trattasi di un lavoro certamente comp ICSso e gravoso; ma esso è curato in tutte le sue parti con equilibrio, con coscienza e con spirito di assoluta giustizia.
Occorre tener conto che nell'anno fiscale or ora iniziatosi , noi potremo mandare agli Stati Uniti in complesso 45.057 persone.
Si è provveduto a ripartire equame nte questa quota fra le diverse region i e provincie, in m~do da assicurare ad ognuna una percenhule di posti proporzionata, com'è ragionevole, all'emigrazion e offerta da ciascuna agli Stati Uniti neg li anni antecedenti alla g~erra, quando n essuna liffiitazione e n essun vincolo contrastava no l'esodo colà delle nostre op~rose popolazioni.
Ci troviamo di fronte ad una massa sproporzionatamente superiore ' alla quota asseg nataci dalla legge americana . n facile prevedere che solo una minoranza, anzi un'esigua minoranza di aspiranti, potrà essere soddisfatta Ma si può sin d'ora prevedere cd affermare che questa minoranza raggiungerà i lidi d'oltre Oceano, pag ando solamente quel che deve per i1 viaggio, dando essa stessa la sensaz ione' agli altri che rimarranno in Ital ia, che il diritto di ognuno è risp ettato con equità e con giustizia, l'una e l'altra di inoppug nabile documentazione.
15" RIU N ION E
DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO *
PreJ/av ano servizù, d'onore i m ou hefti eri del Pre1idenle.
Eran o prè 1enli S. E. Muuolini; i miniilrì De Stefani, Federzonì, G inriali, ·Ge111ile; i ;a/J'oJegrelarì Acerbo, Pi11zi; il gen. De Bono; / 'o n , D e _ V ecch i,- /!alto commhJario alfe Ferrovie Torre; /'011. Mazwcc o, pruìden/e d el Grup/Jo parlamentare; l' on . Gi11nu; il g en. Balbo,· M ichele Bianchì, Cesare Rossi, Gio vanni M arine/lì, Nicola S,tnsan eJli, G iusepp e B a1Jia11ini, Ach;J/e Starace, Attilio T emz'{Ì, Maurizio Ataraviglia, ing
• Tenuta.sia palazzo Venezia il 12 lug lio 1923 ( ore 22-24 ?). (Da// Popolo d' lllllia, N . 166, 13 luglio 1923, X) .
Postiglione, 011. Farinacci. Erano aue;zli giustificati il minùlro Oviglio/ S." E. Ciano, Edmondo Rossoni, Massimo Rocra. ·
In principio di sedutJ, il segretario del Gran Comiglio, on. Giunta, ha ricordalo ccn commone parole af Presidente e a/J'a11emblea che que1ta Jera l'organo piiì alto del f a1ciJmo 1i raduna a palazzo Venezia, ;[ , ùi nome è legato n on solo alla J/oria italiana, ma anche alla sua gl01ia antica e recenJe. Le parole dell'on. Giunta sono accolte da un applau10 enlu1ia1tico del/'aIJemblea.
L'on. Giuma, inoltre, ha propo1ttJ all'assemblea che /'on. Gù-ardin;, dopo il magnifico dùcorso in difesa del fa1cìsm.o pron11ncia10 oggi alla Camera, sia nominalo socio onorario· del Partito Fascista. A lla proposta si è unito con calde e nobili parole S. 'Ef.. Federzoni, dopo di che il Pre.ridente ha ordinalO che la Direzione d el Pt:1rtito comegni all'on. Girdrdini la /eue ra di iscrizione.
Samanelli a nome della segreteria del Par1i10, ha ritJolto un af· fet11J 0So e deferenle salNto a S. E. GenJi/e, che per la prima volta è enJrato fl far parte del Gnm Com;g!io dopo la u;a iscrizione al fascio. Il Presidente JÌ associa, ricordando l' opera letteraria e filosofìca di GiotJa1mi Gentile, che ha parlato al fa.Icismo una delle pitJ chiare int elligenze che onorino la vìJa iJalian.t.
Quindi, S. E. Mussolini, rilevando l'importanza delle trai/azioni poste all'ordine del giomo, "hrt iniziato la ma relazione pa1Sando minuzioJamente in rastegna co n spirito di indagine e di criJica la siJ11nione nella quale versa aJ/na/mente il fa.rcismo inteso nella sua molteplice e complessa espreuio,,e: polùica, militare, sindac.1/e, cooperatìviJtica e dei gruppi d ì compeienza
La relt:1zione è durata per circa due ore fra l'intensa attenzione di t111tì i membri del/'allo comeuo. Il p11n10 più saliente di aJJualità è staio l't:1cce1mo alla situazfone parlamenltJre e alla riforma eleJlora_le. In fi ne d ella 1·elazione, il Presidente ha meJSo in tJotazione il seguente ordine del giorno: . _
« Il Gran Consiglio del fascismo invita le Federazioni provinciali fasciste a non indire cerimonie e manifestazioni che non siano d i ordine strettamente loca le e passa alla nomina di una commissione che ·deve preparare iJ programma dei festeggiamenti che avranno la durata di t re giorni nell' anniversa rio de11a rivoluzione fascista. La commissione è composta da1 gen. D e Bono, da Michele Bianchi, dall'on. Giunta, da ll'on. b{àzzucco, da Giuseppe Bastianini, da Edmo ndo Rossooi e .da G iova,nni Marinelli. Il p rogramma della cerimonia celebrativa dov rà essere sottoposto in tempo debito alla approvazione del Presidente del Consiglio e Dùce del Partito ».
Dichiarando finit a la ;eduta, il PreJidente ha 110/1110 ancora rico r- dare che la discussione dei capito li' posti all'ordine del giorno continuerà diligentemente tutte le sere dalle ore ventidue a mezzanotte fino a quando l'esame analitico della situazione di tutto il fascismo italiano non sa rà terminato in modo· da avere ben chiaro il quadro di tale situuionc. li Gran Comiglio ha inollre rilevalo col memill,() compù1cùne11lo che il rauo/Jo del jrumento q11esJ1anno supera di dieci milioni di q11ù11alì quello dello Jcorso anno e di Jet/e milioni di quintali la media dell'ultimo decennio.
Que;to fallo, che sempre più concorrerà alla reJla11razio11e delle for· tzme et"onomùhe del -paese, dipende non JOlo dalle favore t10li ro ndizi<mi climatiche, ma anche daJla conseguita pacificazione delle campagne, dove Ji è seminato e lavoralo nella più 1erena fiducia e /ranq11i/li1à .
La convucetZione dei fiduciari fasciiti del M ezzogiorno, indella. per la ura del 13 corrente, è 1p0Jlntt1 r1lla sera del 14. In tale m odo si inlendon o 1po1late di 1111 giorno le com,;ocazioni dei fid11ciari delle altre parti d ' Italia.
16" RIUNIONE DEL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO*
I!. state, ampiamenJe Jvo//o il tema sulla 1it11azione poJiJica del Partilo. li 1egretario generale Michele Bianchi ha fallo un'ampia e deltagliata f eiazione so-pra le condizioni del fasciJma in ogni 1ingola provirtria d'Italia. Nella relnzione sono sia/e mesu in evidenza, talvolta con rude franchezza, le debolezze di alome Jituazioni, /!a1prezza di certi diuens i per1onali, il perholo di certe beghe e contra11i d i parte, ma in linea generale, daJla reldzione del segretario, il fapo del f aJCiJmo e i l Gran Canriglio hanno potuto trarre la convinzione che il Parli/o, lungi dalrattraverJttre 11na criii, Ji trova anco-ra in per/ ella effìcemd e nello 1Jat o della più 1ranqJ1i!lan1e ,miJà, non solo per lo 1pirilo che lo anima, m(I anche per il numero dei Juai aderenti, che, a dichiarazione del -1egre· Jario ammi11iJJraJivo, Giovanni Marinel/i, . raggiungono un milione di iuriui.
Aperla la diHuuione, h/Jnno parlato S, E. Finzi, S. E. Torre, / 'on. Fa· rinaCli, S. E. Oviglio e il Presidente.
A mezztJnotte la discussione ha a1!fllo termin e e Jarà ripreJa domani con la parle!ipazione di tulli i segretari pro1Jinciali del/'/111/ia meridi onale e d elle ùole.
• Tenutasi a palazzo Venezia il 13 luglio 1923 (ore 22.24 ?). (Da li Popolo d'Italia, N. 167, 14 luglio 1923, X).
DALLA MARCIA SU ROMA AL VIAGGIO NEGLI ABR UZZI 307