LA CAMPANA DEI CADUTI DI ROVERETO UNA STORIA CRITICA

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«L’azienda giocò tutto il suo prestigio e la sua capacità di crearsi consenso grazie ad una politica accorta, improntata alla inzione della “grande famiglia” raccolta intorno a Donegani (Il direttore dello stabilimento, ndr), “padre severo, sommo e buono”. Quel modello di paternalismo solidaristico-autoritario, che permeava la società contadina, sembrava poter fungere da tratto d’unione fra il dentro e il fuori: così, in dall’inizio, all’estrema gerarchizzazione dei rapporti di lavoro si accompagnò l’opera di organizzazione del tempo libero e di assistenza ai dipendenti: nel 1929 si costituì il Gruppo combattenti Sida e la compagnia ilodrammatica aziendale; l’anno successivo fu la volta del Dopolavoro e della banda; nel ’31 delle squadre sportive (ciclismo, “balonzina”, marcia, ginnastica, tiro alla fune); nel ’32 della Biblioteca del Dopolavoro; e poi un succedersi continuo di iniziative ricreative e sociali come il coro, le gite aziendali, la colonia per i igli degli operai più bisognosi, la distribuzione di denaro e buoni viveri, pacchi vestiario e indumenti, olio di fegato di merluzzo ai bambini e agli operai segnalati dal sanitario perché bisognosi di cure»105.

La funzione compensativa di questo “stato sociale di fabbrica” non riusciva però a bilanciare il disagio derivante dalle pessime condizioni sanitarie e lavorative cui erano sottoposti questi operai e la popolazione che gravitava intorno alla Montecatini di Mori. Le fratture, i giochi di forza, gli scontri e i ricatti che attraversavano la fabbrica e il suo intorno sono rintracciabili e molteplici, a dimostrazione della supericialità, della velleità ma anche della strumentalità delle rappresentazioni del mondo contadino che si sono analizzate. Nei ragionamenti intorno alla costruzione della fabbrica, nelle considerazioni della dirigenza nei momenti di crisi, legati ai problemi ambientali o alla gestione del personale, gli stereotipi di cui si è detto potevano entrare in funzione nei discorsi per legittimare, ad esempio, l’idea della collaborazione tra direzione e lavoro nell’ottica di emarginare le componenti operaie più agguerrite e combattive che pure erano presenti.

2.8. Esercito e militarismo. L’inquadramento della folla «La Campana dei Caduti racchiude quanto sa di epopea; e il tumulto della pugna, e il grido dell’espiazione, e il peana della vittoria per ricantarli, attraverso i secoli, all’umanità, l’eterna fanciulla, che dolcemente sotto la carezza di “Maria Dolens” s’addormenta e sogna! La guerra non scomparirà mai dal mondo, in che questo ospiterà l’umanità, perché l’amore e l’odio saranno in eterno conlitto tra loro, e sangue fraterno abbevererà sempre i solchi del comune conine, e piantata nella madre terra sempre 105 Ivi, p. 62.

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Bibliograia

10min
pages 177-184

Proposta per la dichiarazione di monumentalità di alcune zone del territorio di Rovereto

5min
pages 175-176

L’Opera Campana dei Caduti

23min
pages 166-174

Ricostruzione cronologica dei rapporti tra la Campana dei Caduti e il Museo della Guerra

14min
pages 161-165

3.7. Conclusioni

4min
pages 157-160

3.6. La banalizzazione della Pace

6min
pages 154-156

Dalla Campana dei Caduti alla Campana della Pace

4min
pages 152-153

Il discorso dei giovani sul culto degli eroi e relative reazioni

11min
pages 147-151

La critica alla “Redipuglia internazionale”

9min
pages 142-146

3.1. Il Museo della Guerra dopo la seconda guerra mondiale

8min
pages 135-138

3.2. La Campana dei Caduti sotto la Reggenza di Eusebio Jori

6min
pages 139-141

tra pellegrinaggio e turismo

13min
pages 127-134

2.8. Esercito e militarismo. L’inquadramento della folla

10min
pages 122-126

2.7.5. Il popolo di don Rossaro nella rivista “El Campanom”

16min
pages 113-121

2.7.4. Martirio e sofferenza. Un’esperienza generalizzata

1min
page 112

2.7.3. L’infanzia. L’iniziativa dei temi scolastici

3min
pages 110-111

Il inanziamento e la promozione

6min
pages 107-109

2.6.1. Una prima metamorfosi. Dall’astrazione al realismo

5min
pages 100-102

2.7.1. Le donne di “Alba Trentina”

6min
pages 104-106

Maria Dolens, anche, dalla parte dei deboli

1min
page 103

2.6. Il ciclo scultoreo della Campana

4min
pages 97-99

Iconograia intorno alla Campana dei Caduti

3min
pages 95-96

2.4. La tensione tra localismo campanilista e universalismo

10min
pages 89-94

2.3. Universalismo cristiano e romano

11min
pages 84-88

2.2. Le iniziative parallele: Museo della Guerra e Campana dei Caduti

8min
pages 80-83

2.1. La nascita della Campana

2min
page 79

1.10. La ine della guerra

7min
pages 75-78

1.9. Verso la seconda guerra mondiale

41min
pages 59-74

1.8. Direttore della biblioteca Civica di Rovereto e cultore delle memorie patrie

14min
pages 50-58

1.5. Antonio Rossaro e “Alba Trentina”

16min
pages 34-40

1.4. In seminario a Rovigo

36min
pages 18-33

1.3. Il collegio torinese

4min
pages 16-17

1.1. Un personaggio poliedrico

10min
pages 9-12

1.7. Verso il fascismo

4min
pages 47-49

1.2. La formazione cattolica

8min
pages 13-15

1.6. Il Dopoguerra

14min
pages 41-46
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LA CAMPANA DEI CADUTI DI ROVERETO UNA STORIA CRITICA by Biblioteca Militare - Issuu