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Proposta per la dichiarazione di monumentalità di alcune zone del territorio di Rovereto
Proposta per la dichiarazione di monumentalità di alcune zone del territorio di Rovereto1 .
COMUNE DI ROVERETO Rovereto, il 25 giugno 1965 Oggetto: RELAZIONE DELLA GIUNTA MUNICIPALE.
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In data 3 novembre 1922, N.258, la Gazz. Uff. pubblicava il Decreto 29.X.1922 N.1386, che dichiarava monumentali alcune zone fra le più cospique per fasti di gloria del teatro di guerra 1915-1918.
Doveva trattarsi, invero, dell’ultimo provvedimento posto in essere dal Governo democratico, presieduto dall’On. Facta, provvedimento pubblicato subito dopo l’afidamento dal patrio Governo al Sig. Mussolini.
L’art. 1 del decreto de quo, annuncia solennemente che la dichiarazione di monumentalità veniva disposta “a consacrazione nei secoli della gratitudine della Patria verso i Figli che per la sua grandezza vi combatterono epiche lotte nella Guerra di Redenzione”.
Anche la relazione al disegno di Legge, presentata il 20 ottobre 1922 dal presidente del Consiglio dei Ministri, enuncia in qual modo il Governo Nazionale intendesse perseguire i ini di consacrazione. Dice infatti la relazione: “la pratica di tale assunto richiese alcuni temperamenti. La grande distesa della nostra fronte, ugualmente prodiga ovunque di patriottici sacriici, rendeva naturalmente perplessi nella scelta. Nel contempo, un savio criterio di pubblica economia prescriveva di ridurre le aree da destinarsi al culto per estendere la cerchia delle terre venete liberamente utili al fruttuoso lavoro dei campi ed all’opera feconda delle ricostruzioni. Si designarono così alcuni capisaldi sacri all’epica lotta – o zone monumentali – capaci di riassumere o di simboleggiare in sé la visione genuina della guerra, di compendiarne le fattezze eroiche, di incarnarne il tormento, il sacriicio, l’apoteosi. Poi si provvide a collegare quei capisaldi – della dignità di templi – con altri che ad essi si ricollegano nella rappresentazione unitaria della lotta e di onorarli con tangibili segni, in guisa da comporne un quadro dai lineamenti epici palpitanti di suggestione patriottica ed eroica. Con tali concetti si prescelsero e designarono le quattro zone monumentali, nell’intento di riassumere in esse – quasi in simbolo – l’intera epopea della guerra. E sono: il PASUBIO, il GRAPPE, il SABOTINO, il S.MICHELE. Impersona, infatti, il PASUBIO la strenua difesa della fronte tridentina, il GRAPPA l’incrollabile resistenza della fronte italica tra monti e mare, il SABOTINO e il S.Michele, il calvario dei primi anni che temprò sull’arida còte del Carso, da Tolmino a Monfalcone, la spada del Piave e di Vittorio Veneto. Appare chiaro che la designazione dei “capisaldi” si rifà, in sostanza, a due concetti: a) alla situazione geograica della Nazione nella pienezza dei suoi conini naturali (per quanto attiene alla scelta delle quattro zone); b) alla volontà del legislatore di riassumere, per simboli, l’epopea della guerra: in siffatto contesto, il PASUBIO doveva rappresentare “la strenua difesa della fronte tridentina”. A poco più di qarant’anni di distanza la valutazione critica di quel decreto porta a considerare: ad a) che i conini della Nazione Italiana hanno subito, in effetti, una modiicazione territoriale, in virtù della quale sono praticamente sottratti alla sovranità nazionale, all’esercizio del culto ed alla sorveglianza della nostra autorità militare, gran parte delle “zone sacre ”sul Sabotino e sul Monte S.Michele; ad b) che l’aver considerato il Monte Pasubio a simbolo della “fronte Trentina”, non ha signiicato, e non signiica aver sensibilizzato al culto degli eroi le popolazioni della Provincia di Trento. E’ da osservare, a questo riguardo, che la conformazione isica del territorio e lo sviluppo dell’economia, avvenuto per poli, ha completamente estraniato la popolazione trentina all’intero versante del Pasubio: di quest’ultimo è da sottolineare l’ubicazione quanto mai eccentrica rispetto a tutto il territorio provinciale, nonché la rimarchevole dificoltà di accesso per carenza di idonei collegamenti stradali.
1 AMSGR, Fondo Livio Fiorio, Pratiche generali, busta 5.2.3.
Il risultato è che, mentre la Provincia di Vicenza può assai agevolmente accedere sul Pasubio e ravvivare così il culto degli eroi, tramandandolo alle giovani generazioni, altrettanto non avviene per la Provincia di Trento. E trattandosi di una Provincia facente parte di una regione ad ordinamento autonomo, la carenza è particolarmente grave; i rilessi negativi sono sensibili, specialmente rispetto alle giovani generazioni. Agli inconvenienti sovraesposti può ovviarsi, peraltro, con facilità, delimitando una nuova, superba “zona monumentale”; esiste infatti nel territorio comunale di Rovereto una serie di monumenti e di campi di battaglia, i quali sono capaci di riassumere e simboleggiare in se non soltanto la “visione genuina” della guerra ma anche di compendiarne le “fattezze eroiche” e di incarnarne il “tormento, il sacriicio, l’apoteosi”. Tali opere sono: Il sacrario di Castel Dante che, posto a cavaliere della Vallata dell’Adige, in situazione amena, raccoglie i resti mortali di ben 13000 Caduti. Costruito, restaurato e custodito dal Commissario per le onoranze ai Caduti in Guerra, il Sacrario è collocato a Rovereto da una strada di circa tre chilometri mantenuta dal Comune. La Campana “Maria Dolens” che, fusa col bronzo dei cannoni di ogni Nazione del Mondo, e custodita da apposita “Opera Internazionale”, ricorda con i suoi rintocchi il sacriicio dei soldati morti in guerra; l’Opera Internazionale che ne presiede le sorti, rappresenta indubbiamente una delle istituzioni più nobili, sotto il proilo spirituale, esistenti nella Nazione; inoltre è da ricordare che “Maria Dolens” sta per essere collocata fuori del Castello Di Rovereto, essendo stato provato che le vibrazioni dei rintocchi, nell’attuale ubicazione, causano continuamente la rottura del “Sacro Monumentale Bronzo”. La nuova sistemazione è prevista a breve distanza dal monumento “Ossario di Castel Dante”. La strada degli Artiglieri costruita dagli Artiglieri e ad essi dedicata, si snoda lungo la zona del Sacrario, verso sud, attraversando campi di battaglia, e ino alla postazione in cui fu catturato il Martire Damiano Chiesa, artigliere e roveretano. La Presidenza Nazionale dell’Assoc. Artiglieri d’Italia ha più volte prospettato la necessità di ottenere il riconoscimento uficiale della “zona sacra di Rovereto”, limitatamente al territorio su cui si trovano le tre opere suddette; a tale riguardo la suddetta Presidenza opera da tempo nell’intento di collegare tra loro gli accessi relativi alla zona e per assicurare i mezzi necessari alla manutenzione delle opere stesse. Non v’è dubbio che la creazione della “zona sacra” di Rovereto accrescerebbe la spiritualità dei luoghi e delle istituzioni sopra indicate, e renderebbe più facili, più interessanti e più signiicativi i pellegrinaggi delle Associazioni combattentistiche e d’Arma e della gioventù scolastica; al riguardo non si deve dimenticare che a Rovereto esiste un importantissimo “Museo Storico della Guerra”, ricco di originali cimeli e di autentici documenti relativi alla prima guerra mondiale. Non v’è dubbio che una volta creata questa nuova “zona sacra”, anche il Pasubio riceverebbe lustro e vantaggio. Insomma, la Città, la Regione Autonoma e la Patria si arricchirebbero di nuovo, rimarchevole, patrimonio spirituale.