il quartier generale NOPOJ per la Croazia. La lettera fu consegnata a Ivo Lola Ribar che operava in funzione di collegamento tra il Comando Supremo e le organizzazioni di partito di Croazia e Slovenia. Anziché spiegare ai croati +% 1(/!#$+% ;L!% )(% '/!/'#(% .5+#$(% '% ;! ;' !% -#% ';;( *(% ;(#% J+L'+)(/+I7% 4+$(7% +5( $'#*(%*(;-1!#$+%5 (N'#$+%;'*-$+%+#%1'#(%5' $+"+'#'7%"+-*+;'/'%J+L'+)(/+I% come «nemico mortale del movimento partigiano» col quale ogni trattativa era terminata. Tito poi proseguiva con la descrizione degli ultimi eventi in Serbia e i successi ottenuti dalla sua brigata proletaria in Bosnia contro le forze italiane. Chiedeva poi altresì che i croati gli mandassero almeno 300 uomini «preferibilmente di estrazione operaia » per rafforzare l’unità che, ribadiva, era caratterizzata da «una disciplina di ferro, conscia della missione storica che i suoi membri dovevano compiere». Lo stesso nome «1° brigata» suggeriva che si sarebbe provveduto a fondare altre unità simili appena si fossero procurati l’armamento e l’equipaggiamento necessari. Tito accusava i comandi partigiani della Croazia di scarsa iniziativa, in quanto i rapporti che gli giungevano dalla provincia mostravano che l’insurrezione era ancora alla prima fase, mirante alla cattura di armi da singoli soldati o gendarmi. Tito urgeva la formazione di unità di maggiori dimensioni atte ad attaccare guarnigioni e soprattutto depositi che avrebbero permesso di impossessarsi degli armamenti necessari. I croati dovevano dare vita al più presto a zone liberate nelle aree impervie della Lika e del Kordun. Temendo la mobilitazione croata, Tito urgeva i comunisti di spiegare alla popolazione le «terribili conseguenze» cui essa andavano incontro se si fossero prestati al sevizio dei «banditi fascisti» ai quali l’Armata Rossa «stava dando il colpo decisivo». Gli appartenenti al Partito Contadino Croato (HSS) andavano cooptati nei poteri popolari dopo che i loro leader erano .$'$+% =.1'.;L! '$+>% ;(1!% $ '*+$( +% *!)% 5(5()(% !% ;())'N( '$( +% *+% &'/!)+IB% 4+$(% .;L! E(.'1!#$!%'""+-#"!/'%;L!%P'#S(/+I7%s+)'.7%P+N' %!%J(H'%&+U'*!%.+%! '#(% trasformati in veri «Harambaša» (nome che designava i capibanda «aiducchi») $'#$(%;L!%'%"-! '%0#+$'%.' !NN!%.$'$(%*+<0;+)!%<' )+%.1!$$! !%)3-#+<( 1!%1+)+$' !B% J'% +)% +<! +1!#$(% '#;L!% K-+% ! '% 5 !;+.(p% 4+$(% ';;(1'#*'/'% '+% ;'5+% *!)% `&M7% 6)'*(%&(5(/+I%!%F#* +U'%M!N '#"%*+%'NN'#*(#' !%h'"'N +'%!%$ '.<! + .+%.($$(%)'% «protezione» delle sue unità partigiane in qualche località impervia ove condurre una vita militare328. Gli ordini che Tito impartiva ai croati erano diversi rispetto a quelli forniti ai comunisti serbi e montenegrini: se questi dovevano affermare il 328 Tito al Comitato Centrale del KPH, s.d. ma probabilmente del 1 gennaio 1942. Josip Broz Tito, Sabrana djela, tom 8, pp. 60-65.
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