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Premessa
Geoffrey Swain in una serie di contributi apparsi nel corso degli anni Novanta7 . jugoslavo negli anni precedenti all’affermazione di Tito. Nonostante siano passati più di trent’anni dalla morte di Tito (1980), la ricerca sulla Jugoslavia di Tito procede con molta lentezza. La dissoluzione della Jugoslavia dello Stato da lui creato8 che non sembra ancora entrata nell’era del dopo Tito, la stampa periodica della ex Jugoslavia sempre più spesso si occupa dell’argomento9. Alcuni progetti diretti dalla radiotelevisione croata di Zagabria nel 2010 e nel 2011 si sono avvalsi di testimonianze dirette e fonti documentaristiche inedite10 . La ricerca è stata condotta su fonti secondarie, principalmente collezioni di documenti pubblicate, come l’opera omnia di Tito stampata a Belgrado per i tipi della «Komunist» tra il 1977-198911, assieme all’edizione dei documenti degli organi centrali di partito del periodo 1941-194512. Le raccolte documentarie di
7 Su Tito Geoffrey SWAIN ha scritto Tito and the Twilight of the Comintern, in International Communism and the
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Communist International Wreckage or Recovery: A Tale of Two Parties, in In Search of Revolution: International Communist Parties in the Third Period WORLEY, Londra, 2004. Tra gli articoli si vedano: Tito: the Formation of a Disloyal Bolshevik, in «International Review of Social History», 34 (1989), pp. 248-271; The Cominform: Tito’s International?, in «The Historical Journal», 3 (1992), pp. 641-663. Ho intervistato
Swain nel 2009 il che mi ha permesso di scrivere un primo lavoro di sintesi su Tito: William KLINGER, Josip
Broz Tito (1892-1980): un’intervista con Geoffrey Swain, in «Quaderni del Centro ricerche storiche Rovigno», 21 (2010), pp. 377-425. le dirigenze dei partiti comunisti europei non meno di quello sovietico, ma il fatto che il partito jugoslavo fosse colpito più duramente non fu (e non poté essere) il risultato della malvagità di Tito ma dell’intenzione di Stalin di distruggere un partito comunista jugoslavo unitario, premessa per una dissoluzione della Jugoslavia che egli non cessò mai di caldeggiare. Pero , 10 Antun VRDOLJAK, ŠUVAR, Lordan , Dokumentarac o Titu MANJKAS, , produzione HTV 2012. 11 Josip BROZ TITO, Sabrana djela, [Opera omnia] 30 volumi usciti a Belgrado tra il 1977-1989, sotto la direzione di 12 Si segnalano in particolare i documenti degli organi centrali del PCJ, Izvori za istoriju SKJ: Dokumenti centralnih organa KPJ, NOR i revolucija (1941-1945),
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Vladimir Dedijer13 14 restano tuttora di importanza fondamentale. Gli archivi militari e dell’apparato di sicurezza tuttora non sono consultabili. Gli enti che li hanno prodotti sono scomparsi assieme allo Stato che ne aveva diretto il funzionamento15 o è stata deliberatamente distrutta, specie durante i periodi di crisi. Inoltre, tra i dirigenti jugoslavi la prassi di custodire privatamente documenti dello Stato era abituale e diffusa, specie negli ambienti di dirigenza del partito e dell’apparato di sicurezza, che in genere coincidevano16 . Labus, Annalisa Plossi, Geoffrey Swain e Fulvio Varljen con i quali ho discusso per ore nelle varie fasi di una ricerca iniziata nel 2008. La continuazione della ricerca è stata possibile grazie all’appoggio di Paolo Sardos Albertini e della Lega nazionale di Trieste il cui generoso supporto e la pazienza sono stati fondamentali nel far venire alla luce il presente libro.
13 Vladimir DEDIJER, , Belgrado, 1956;
Tita, vol. 2., Fiume-Zagabria, 1981, vol. 3., Belgrado, 1984. Sulla scissione con Stalin si vedano: Vladimir DEDIJER, Dokumenti 1948 e Vladimir DEDIJER, Jugoslovensko – albanski odnosi, ecc. I lavori del Dedijer, un insider del partito, presuppongono una dimestichezza con le vicende descritte ma restano tuttora una fonte imprescindibile per lo storico. 14 GILAS, Se la memoria non m’inganna. Ricordi di un uomo scomodo 1943-1962, Bologna, Il 15
L’elenco del fondo archivistico, ora custodito all’Archivio Centrale dello Stato di Zagabria è stato curato da Amir , , 16 Su questo aspetto vedi l’interessante articolo in «Nedeljni Telegraf» 646 (200?), in http://www.nedeljnitelegraf.co.rs/backup/arhiva/646/text3.html
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Le origini del comunismo jugoslavo (1917-1928) La parola – o meglio lo slogan – dello «jugoslavismo» fu coniato nel 1860 dal dell’Accademia jugoslava delle scienze (JAZU) di Zagabria17 comprendeva nella famiglia jugoslava anche sloveni, serbi e bulgari, in realtà tutto di Fiume e della Dalmazia alla Croazia. Queste infatti erano state amministrate del 1848. Con il ripristino della vita costituzionale dell’Impero, decisa dalla corte imperiale nel 1860, Zagabria rischiava di perdere il controllo su queste province che amministrava in via provvisoria. La Jugoslavia, insomma, serviva ai croati per compiere il loro programma di integrazione nazionale che all’epoca mirava all’inclusione di Fiume e della Dalmazia18. In quegli stessi anni si era appena formato un nuovo Stato sulla base del principio nazionale: l’Italia. È innegabile ma agli «jugoslavi» andò male: del vagheggiato «Regno degli Slavi del Sud» non si fece nulla, poiché i dalmati preferirono restare alle dipendenze di Vienna19 . Nel 1870 con l’annessione di Roma l’Italia completava di fatto il suo processo Zagabria invece perse pure il controllo su Fiume, «provvisoriamente» assegnata all’amministrazione del governo ungarico di Budapest20. Rimasto senza l’appoggio di Russia e Francia, lo «jugoslavismo» sparì dalla circolazione21 . Il termine sarebbe riemerso nel 1896 quando l’organizzazione slovena del Partito socialdemocratico d’Austria si scisse dalla sua matrice viennese. Nei maggiori centri industriali dell’Impero (Trieste, Vienna, Graz) dove gli sloveni lavoravano, gli operai croati e serbi erano spesso più numerosi di quelli sloveni e la centrale viennese scelse la denominazione «jugoslava» per la sua nuova sezione che ben presto trasferì la sua sede centrale a Trieste22. Anche in questo
17 L’articolo programmatico di Franjo , Jugoslovjenstvo, è uscito sul «Pozor», 27-29 (1860). 18 Franjo , Rieka prama Hrvatskoj, Zagabria, Breyer, 1867, (disponibile su Google ricerca libri). 19 Sulle origini e i caratteri del compromesso ungaro-croato del 1868 si veda: Vasilije , Hrvatsko-Ugarska nagodba 1868 godine, Belgrado, Srpska akademija nauka i umetnosti, 1969. 20 Sull’argomento vedi soprattutto gli studi di Attilio DEPOLI sul Distacco di Fiume dalla Croazia (1862-1869), ap 21 William KLINGER, Le radici storiche della dissoluzione jugoslava, in «Fiume – Rivista di studi adriatici», 25 (2012), pp. 67-71. 22 Cvetka -KRHEN, in «Povijesni prilozi» 7 (1988).
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facendo perno su Trieste, maggior centro di concentrazione operaia slovena dell’epoca23. La città nei progetti di modernizzazione slovena ricopriva un ruolo simile a quello che Fiume aveva per i croati, in quanto maggior centro industriale e capitalistico nel territorio che essi reclamavano. a Salonicco, tradizionale sbocco portuale serbo, ancora sotto il giogo ottomano. 24. Durante la Grande guerra le correnti rivoluzionarie del socialismo serbo e bulgaro si avvicineranno al movimento di Zimmerwald, propenderanno decisamente verso l’opzione «balcanica» rispetto a quella jugoslava25. Più tardi il progetto della «Federazione Balcanica» verrà riproposto L’idea «jugoslava» riemerse durante la Grande guerra. Un gruppo di politici a coordinare da Londra gli sforzi diplomatici e propagandistici onde prevenire la spartizione della Dalmazia tra Serbia e Italia e con essa una nuova divisione del popolo croato in Dalmazia, ai sensi del Patto di Londra, negoziato nel 191526 . del 1917 perse il suo principale alleato in sede diplomatica27. Il regno «jugoslavo» nato nel 1918 sotto gli auspici dell’Intesa era una Serbia allargata: i serbi non accettarono il nome «jugoslavo» ed esso fu chiamato Regno dei SHS28 . La questione nazionale è il nodo centrale della storia del Partito Comunista
23 Il programma strategico venne espresso chiaramente da Henrik TUMA, Jugoslovanska ideja in Slovenci, stampato TUMA, Dalla mia vita. Ricordi, pensieri e confessioni, Trieste, Devin, 1994. È interessante che il 13 novembre 1907 Ivan Regent, dalle pagine slavi del Litorale evidentemente in opposizione allo «jugoslavismo» sostenuto da Vienna. Ivan REGENT, Poglavja iz boja za socializem, Ljubljana, 1958, p. 17. 24 Nada YUILL, , in «Povijesni prilozi» 3 (l984/1985), pp. 231-287. Il capo dei socialisti
Balcani dove sia l’Austria che la Germania avevano effettuato importanti investimenti. Cfr. Franz-Josef KOS, Die politischen und wirtschaftlichen Interessen Österreich-Ungarns und Deutschlands in Südosteuropa 1912/1913,
Wien, 1996, pp. 78-79. 25 Roman ROSDOLSKY, Die serbische Sozialdemokratie und die Stockholmer Konferenz von 1917, in «Archiv für
Sozialgeschichte», 6-7(1966-67), pp. 583-597. 26 Dragovan , Italija, saveznici i jugoslavensko pitanje: 1914-1918 27 Andrej , Serbia’s Great War, 1914-1918, Londra, Hurst 2007. 28 Ivo BANAC, The National Question in Yugoslavia: Origins, History, Politics, Ithaca, N.Y., 1984, Cornell University Press.
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