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L’affermazione di Josip Broz (1927-28

di un gruppo dirigente piccolissimo, ma organizzato su basi cospirative che gli permetterà di ridare un senso leninista all’ortodossia staliniana67 . Anche se estraneo alle gerarchie di partito e a dimostrazione dell’autorità di cui godeva, Josip Broz traccia nel febbraio del 1928 le direttive che il delegato della sezione zagabrese avrebbe presentato alla «consultazione generale delle organizzazioni di partito jugoslave» indetta dal Comintern68 . 69 e Andrija Hebrang70, denunciava l’operato della direzione di Sima non aveva saputo domare aveva alienato le masse operaie dal Partito. La pesante crisi economica avrebbe dovuto favorire l’affermazione della linea rivoluzionaria alleandosi con i partiti borghesi della capitale, tacciando di nazionalismo la lotta organizzata degli operai delle regioni occidentali della Jugoslavia. Ad essi si opponeva la fazione di «sinistra» che però era attraversata da fratture interne. Il documento riportava l’esistenza di un gruppo di «centro» che sembrava l’unico capace di far uscire il Partito dalla crisi, ma in mancanza di una «guida sicura» trasformato in una Propagandagesellschaft. La corrente di «centro», entrata negli annali di storia del comunismo jugoslavo, si componeva in realtà di due per eliminare le fazioni in seno al Partito, accadde un vero ribaltone nel movimento operaio jugoslavo: Josip Broz e Andrija Hebrang, due giovani e alcun ruolo nel partito, riuscirono ad avere dalla loro parte la maggioranza dei delegati alla «consultazione» del Partito zagabrese. L’incontro, poi passato alla

67 della penetrazione sovietica. Tito, invece, subordina le elites politiche alternative al suo movimento agli organi del potere popolare, in attesa di rimpiazzarle con quelle formatesi sotto la sua direzione nel corso della lotta rivoluzionaria. 68 Dovevano parteciparvi delegati di partito di Zagabria, Belgrado, Spalato, Niš, le frazioni di destra e sinistra e del politburo del comitato centrale KPJ. L’incontro doveva tenersi a Berlino, ma la delegazione al completo venne arrestata a Graz. 69 diglio di Broz. 70 J.B. TITO, Sabrana djela 1948.

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alle fazioni marginalizzando sia la corrente di «destra» che di «sinistra»71 e la mozione di Broz ebbe 29 voti a favore e 2 astenuti. Il Partito per uscire dalla crisi doveva rafforzarsi sul piano organizzativo: il documento, infatti, sottolineava la necessità di coprire capillarmente il territorio con cellule di partito organizzate in comitati rionali a loro volta organizzati dal comitato locale in modo di dare vita ad una organizzazione bolscevica monolitica mediante la mobilitazione della 72. Broz, in i suoi dettami. di un sindacalista zagabrese, estraneo alle gerarchie di partito impressionarono dettami staliniani. Tale sospetto è confermato dall’esplicito e frequente richiamarsi di Tito alle posizioni del delegato del Comintern73. In fondo l’affermazione di Tito, esponente della fazione di «centro», riecheggiava quella di Stalin il quale era da poco riuscito a prevalere rispetto alla corrente di «sinistra» di Trotskij e quella di «destra» di Buharin74 . 1928 l’ECCI spediva una «lettera aperta» rivolta a tutti i comunisti jugoslavi, denunciando le fazioni che avevano portato alla paralisi; solo l’organizzazione di partito di Zagabria si dimostrò capace di imporre l’ordine con «ferma mano operaia» riconoscendogli un ruolo guida in seno al Partito comunista jugoslavo. Le dirigenze e le organizzazioni KPJ avevano l’obbligo di discutere e dibattere la implicava automaticamente l’espulsione dai ranghi dell’Internazionale, in pratica alla scomunica del partito. compito di epurare il partito dagli elementi «frazionisti», porre in atto le direttive

71 o socialdemocratiche. Quella di «sinistra» aveva una base maggiormente radicata nel mondo operaio ed era più ria, ma soltanto sulla questione nazionale, ovvero la necessità o meno di sostenere la dissoluzione della Jugoslavia 72 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 1, pp. 83-87. 73 B. , Kominterna, jugoslovensko i srpsko pitanje, cit., p. 214 74 B. , Kominterna, jugoslovensko i srpsko pitanje, cit., p. 301.

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della «lettera aperta» rivolta a tutta la base di partito coll’evidente intento di delegittimazione della sua dirigenza75 simili misure, ma l’organizzazione di partito di Belgrado rimase isolata. L’azione risoluzione dell’ECCI ebbe 44 voti a favore e 6 contrari76. Il 3 agosto 1928 Tito fu nominato alla segreteria del comitato provinciale per la Croazia e Slavonia. 77 . Scrivendo da Zagabria, dove si era pienamente affermato, Tito denunciava le applicare i giudizi di Lenin sulla «guerra imperialista come ultima fase del capitalismo». La borghesia serba usava le tasse dei lavoratori per realizzare le proprie mire espansioniste nelle terre passive della Jugoslavia dove imperversavano le carestie. Il proclama del Primo maggio denunciava pertanto l’imperialismo, il militarismo e l’oppressione dei serbi78. Le analisi apparvero confermate dopo l’eccidio di 4 deputati croati al parlamento di Belgrado del 20 giugno 1928 in quale, durante una vasta retata, vennero requisiti gli archivi delle organizzazioni operaie, inclusa la sede dell’Organizovani radnik di Zagabria e del Borba di clandestinità79. Il Partito iniziò a diffondere proclami con i quali invitava i croati all’insurrezione nazionale. Quando una risoluzione di «stampo rivoluzionario», votata a Zagabria nell’estate del 1928 venne accettata dall’Internazionale, Tito poté e abbandonare ogni residuo di «ideologia socialdemocratica piccoloborghese». I proclami denunciavano le politiche di oppressione ai danni di operai e contadini messe in atto dalle autorità di Belgrado, soprattutto in Dalmazia, Erzegovina

75 B. , Kominterna, jugoslovensko i srpsko pitanje, cit., pp. 225-229. 76 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 1, pp. 113-114. 77 B. , Kominterna, jugoslovensko i srpsko pitanje, cit., p. 232. 78 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 1, pp. 105-106. 79 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 1, p. 250, n. 263.

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e Vojvodina dove bisognava applicare l’esempio sovietico in materia di diritti nazionali e di classe invece che annetterle all’amministrazione di Belgrado80 . Al 6° congresso del Comintern si annunciò anche l’inizio imminente di un ciclo rivoluzionario in Europa81. Dopo l’attentato nella Skupština di Belgrado82 la Jugoslavia appariva sull’orlo della rivoluzione il che facilitò l’affermazione della partito al 4° congresso del KPJ tenutosi a Dresda tra il 6 e il 16 novembre 1928. mediante un appello indirizzato ai comunisti di Belgrado al che Numerosi 83. La costituzione di sindacati illegali sottoposti a completo controllo comunista per assicurare un minimo di capacità operative all’apparato clandestino84. Nella storia del Partito stava iniziando l’epoca stalinista della quale Josip Broz «Tito» sarà per due decenni il principale interprete.

80 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 1, pp. 118-119. 81 La svolta estremista di Stalin in Unione Sovietica trovò un’espressione internazionale nella teoria del cosiddetto

«Terzo Periodo» e del «socialfascismo» dopo il secondo periodo caratterizzato dal consolidamento capitalista di differenziazione, ovvero discriminazione, era puntata soprattutto contro i partiti socialdemocratici, rinominati

«socialfascisti». 82 muore successivamente in seguito alle ferite riportate. 83 J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 6, p. 220 n. 2. 84 G. SWAIN, Wreckage or Recovery, cit., p. 131.

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La svolta staliniana (1929-1934) L’ascesa di Broz ai vertici del Partito comunista jugoslavo appariva ormai solo una questione di tempo, ma nell’agosto 1928 alla vigilia del congresso di Dresda egli venne arrestato dalla polizia jugoslava. Paradossalmente, l’arresto sarà una fortuna per Tito. Il 6 gennaio 1929 re Alessandro assumeva poteri dittatoriali, decretando la sospensione del parlamento e l’attività dei partiti politici. Ai comunisti questo apparve un gesto disperato di un regime ormai prossimo alla furono dapprima colti di sorpresa dal corso drammatico degli eventi, ma quando si convinsero che in Jugoslavia la guerra «civile» era scoppiata prima di quella «imperialista» decisero di porsi alla guida della «rivoluzione». Nel gennaio 1929 il Partito proclamava l’insurrezione contro la «dittatura della borghesia serba» e chiamava gli operai e i contadini alla lotta armata per abbattere il «sanguinoso costi, fu immediatamente escluso dal Partito. Nell’occasione si citarono le parole quelle proprie85. La sede di Zagabria si trasformò invece in una specie di Stato maggiore della rivoluzione che operava in seduta permanente, visto che a tutti i membri del bureau vennero assegnati dei sostituti. La polizia procedette agli arresti di numerosi comunisti che di regola resistettero con le armi. Così caddero dell’organizzazione giovanile (SKOJ) i cui sette segretari furono tutti uccisi in scontri a fuoco con la polizia. Anche Tito al momento dell’arresto aveva con sé una pistola e durante la perquisizione furono trovati nel suo appartamento delle bombe a mano e una rivoltella86. Il Comitato Centrale si scompaginò e cessò di funzionare, ma alcuni membri ripararono a Vienna dove diedero vita ad un «direttivo provvisorio»87. In realtà il KPJ rimase paralizzato dalla repressione

85 B. , Kominterna, jugoslovensko i srpsko pitanje, cit., p. 245. 86 Tito poi affermò che tali bombe gli furono piazzate dalla polizia. 87 Dennison RUSSINOW, The Yugoslav Experiment: 1948-1974, Berkeley, 1977. Il politburo del partito si trasferì da

Zagabria a Lubiana e da lì si stabilì a Vienna, dove i comunisti jugoslavi parteciparono all’insurrezione del 1934.

Cfr. J.B. TITO, Sabrana djela, tomo 6, p. 226, n. 30.

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Comintern, nell’agosto del 1930, la direzione del partito jugoslavo fu declassata Nel corso del 1929 – 1930 i comunisti jugoslavi si danno a numerosi atti di cercava di sopperire alla sua debolezza organizzativa con azioni violente, nella vana speranza di provocare il collasso del regime. I «caduti» venivano celebrati come eroi dalla stampa di Partito. I comunisti che cadevano nelle mani della polizia jugoslava venivano in genere sottoposti a torture e le loro confessioni esponevano l’organizzazione a nuove ondate di arresti88. Il Partito decretava la eseguite da sicari in galera o a scarcerazione avvenuta. Da tali strutture ombra che operavano in completa segretezza e all’insaputa del grosso degli organici di partito nascerà l’apparato di sicurezza dei comunisti jugoslavi che si sarebbe rivelato assai utile già nelle operazioni repressive che i comunisti jugoslavi avrebbero svolto in Spagna per conto di Stalin. La radicalizzazione fu distruttiva per il partito, tanto che il Comintern spedì nel 1930 una «riservata» con la quale denunciava i comunisti jugoslavi per i comunisti jugoslavi restavano attratti dalla violenza e dal terrorismo tanto che e nel 1936 quando il partito aveva accettato la linea di moderazione dei fronti al congresso del Comintern del 1932 stendeva un velo pietoso: il partito era stato

88 partito fu un convinto sostenitore della bolscevizzazione. Arrestato nel 1925 si premurò di organizzare in cella quali non tradì mai i suoi compagni. La stampa di partito ne fece un eroe, visto che all’epoca il Comitato Centrale stimava che in media l’80% dei comunisti sottoposti a tortura confessasse, esponendo il partito a nuove retate.

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