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Elenco delle sigle

Premessa Prima di conquistare il potere i comunisti, per scelta personale o a causa di un’oggettiva condizione materiale, vivono ai margini della società. Grazie all’appoggio tedesco1 Lenin, poté compiere la rivoluzione, preparata e condotta secondo i dettami di una campagna militare che necessita di informazioni tempestive sulle forze in campo e i punti di forza e debolezza del nemico. Per i bolscevichi russi l’«apparato» comunista, strutturato in «cellule», è 2 . Durante la lotta clandestina i comunisti sono esposti agli attacchi degli organi repressivi dello stato. Nella rivoluzione essi devono fronteggiare le forze controrivoluzionarie della società). Dopo la presa del potere «tecnocrati» o «specialisti» sia civili che militari minacciano di sottrarre il sistema al controllo politico del partito, vero tallone d’Achille di ogni sistema comunista che la Cina però sembra aver saputo risolvere. Perciò il cuore del sistema è rappresentato dall’apparato di sicurezza e informazioni. Questo libro nasce da un articolo, apparso nell’estate del 2009 sulla rivista «Fiume», che in ambito accademico italiano era stato accolto con un certo scetticismo, ma la cui risonanza insperata dissipò i dubbi sulla necessità di proseguire la ricerca3. Il lavoro, il primo in una lingua non jugoslava, sistematizzava le conoscenze disponibili sull’OZNA, la polizia politica jugoslava, senza pretese di comprenderne la logica profonda, compito che era stato lasciato ad un’opera 4 . Come altrove anche in Jugoslavia il comunismo è stato imposto con la repressione e perciò poco della rivoluzione titoista può essere capito senza tener conto dell’OZNA, il pilastro del suo apparato repressivo grazie al quale Tito della lotta di liberazione e, durante la guerra fredda, allo scontro con l’Occidente

1 H. SCHURER, Karl Moor-German Agent and Friend of Lenin, in «Journal of Contemporary History», 2 (1970), pp. 131-152. 2 Si veda il classico Leonard Bertram SCHAPIRO, The Communist Party of the Soviet Union, Random House, New

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York, 1960. 3 William KLINGER, Nascita ed evoluzione dell’apparato di sicurezza jugoslavo: 1941-1948, in «Fiume – Rivista di studi adriatici», 19 (2009), pp. 13-49. Successivamente sono apparsi: Lussino, dicembre 1944: operazione «Antagonise», in «Quaderni del Centro ricerche storiche Rovigno», 20 (2009); Alcune considerazioni sulla guerra partigiana jugoslava 1941-1945, in «Fiume – Rivista di studi adriatici», 21 (2010), pp. 107-117; Le radici storiche della dissoluzione jugoslava, in «Fiume – Rivista di studi adriatici», 25 (2012).

Geoffrey SWAIN, Tito: A Biography, I.B. Tauris, Londra, 2011. Gli studi di SWAIN vertono soprattutto sugli aspetti dottrinari e sulle scelte strategiche di Tito nel contesto del comunismo internazionale e sono stati fondamentali nella preparazione della presente ricerca.

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prima e con l’URSS poi. Inizialmente l’OZNA nacque con il compito di difendere le «conquiste della rivoluzione» non dall’occupatore «nazifascista», come si è generalmente ritenuto, ma per consentire al gruppo dirigente comunista di Tito la conquista del potere. In particolare esso mirava a neutralizzare chiunque avrebbe potuto appoggiarsi agli angloamericani o ad altre potenze occidentali. I sovietici non erano considerati nemici alla stregua degli angloamericani solo Europa. Dopo il 1948 l’apparato di sicurezza, erede diretto dell’OZNA, si rivolse contro i «cominformisti» come venivano chiamati i seguaci jugoslavi di Stalin. documentate in assoluto anche in confronto agli standard occidentali. Comunque scevre di interpretazioni, da quelle «divulgative» rivolte al largo pubblico vertenti soprattutto sull’epopea della «Lotta popolare di liberazione» (Narodno di propalare. In ogni caso alla strategia politica di Tito si dedicò molta meno attenzione. Forse la prima sintesi è del 1988 quando Ivo Banac pubblicò With Stalin Against Tito5 , frutto di vent’anni di ricerche sulle cause della scissione Tito – Stalin. Il lavoro di Banac, pieno di spunti teorici e stimoli per ricerche future, è rimasto senza sosteneva che fu la politica estera indipendente perseguita da Tito nei Balcani che condusse alla scomunica di Stalin, negando che lo scontro avesse una matrice ricerche negli archivi sovietici hanno confermato il quadro delineato da Banac dimostrando che alla radice dello scontro vi erano gli interventi jugoslavi, condotti ad insaputa di Stalin, in Albania e Grecia in campo militare e in Bulgaria in campo diplomatico6. Lo studio delle cause ideologiche profonde che spinsero Tito a simili azioni è stato condotto per la prima volta dallo storico britannico

5 Ivo BANAC, With Stalin Against Tito: Cominformist Splits in Yugoslav Communism, New York, Cornell University Press, 1988. Tradotto in croato come Sa Staljinom protiv Tita – informbirovski rascjepi u jugoslavenskom Zagabria, Globus, 1990. 6 Si vedano Leonid GIBIANSKY, cause, modalità, conseguenze, il Verbale dell’incontro Stalin-Hebrang, 9 gennaio 1945, nonché il Resoconto dell’incontro di Stalin con le delegazioni bulgara e jugoslava, 10 febbraio 1948 (a cura di Victor ZASLAVSKY) in

«Ventunesimo secolo», 1 (2002).

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