HEIM INS REICH! LE OPERAZIONI IN VALCANALE NEL 1939

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CONCLUSIONE

Nonostante le opzioni in Valcanale riguardino un territorio regionale molto ristretto, esse presentano, tuttavia, un notevole interesse storico, poiché, insieme con il progetto di trasferimento dei sudtirolesi, questione molto più dibattuta e conosciuta sia a livello accademico che pubblico, esse vanno inserite e spiegate nel quadro politico e ideologico particolarmente interessante dei due totalitarismi nazista e fascista. Un aspetto forte e portante dell’ideologia delle dittature affermatesi in Europa fra gli anni ’20 e ’30 persegue infatti l’obiettivo di trasformare la massa in un corpo unico e compatto, in perenne movimento, piegata alla volontà del capo e destinata a seguirlo senza possibilità di differenziarsi né mediante le singole individualità né per le peculiarità regionali 142. Una politica, questa delle dittature, che venne resa possibile dalla mancata soluzione dei problemi nazionali antecedenti la Prima Guerra Mondiale: basti pensare alla questione balcanica o alle turbolente nazionalità del centro Europa in perenne conflitto con l’autorità asburgica. Problemi a risolvere i quali non bastò certo, nel primo dopoguerra, il principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson, che trovò solo parziale applicazione, di modo che ogni stato europeo si ritrovò di nuovo a dover a fare i conti con le sue minoranze linguistiche interne. In particolare, a causa della disgregazione dell’impero austro-ungarico, gruppi minoritari tedeschi si formarono nell’est Europa, nei Balcani e in Italia. Una realtà davvero scoraggiante per tutti quegli stati che avevano fatto della nazionalità il principio base della loro esistenza. In questo contesto, lo sviluppo dell’ideologia nazista, aiutata da una propaganda martellante che si richiamava all’unità di tutto il popolo tedesco nella Grande Germania, trovò terreno fertile in queste comunità e così Hitler decise di risolvere il problema in maniera quasi scientifica, dapprima ricorrendo alla diplomazia, successivamente con la forza, trascinando il mondo nell’apocalisse della Seconda Guerra Mondiale. Sono ben quindici gli accordi firmati dalla Germania con gli Stati che presentavano minoranze tedesche. Per fare degli esempi, il patto Molotov-von Ribbentrop, che prescriveva, fra l’altro, il trasferimento nel Reich dei tedeschi residenti in Polonia; il trattato per lo spostamento nel Reich dei 137.000 tedeschi della Bukovina e della Dobrugia, regioni nel nord della Romania cedute all’URSS nel 1940; il protocollo per il trasferimento dei tedeschi 142

Manuale di storia del pensiero politico, a cura di Carlo Galli, il Mulino, Bologna, 2011, pp. 489.

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