
16 minute read
1.3. La storia del Canal del Ferro/Valcanale. Una storia di frontiera (II° parte
1.3. La strada del Canal del Ferro-Valcanale. Una storia di frontiera (II° parte)
Dalla fondazione del Capitolo alla fine della Grande Guerra (1918)
Advertisement
Mentre a sud di Pontebba il Patriarcato di Aquileia amministrava la regione storica del Friuli e riscuoteva la tassa della muda al neonato castello della villa di Chiusa (attuale Chiusaforte), inserita, insieme a tutto il Canal del Ferro all’interno dei territori del ricco feudo benedettino di Moggio, a nord la Valcanale rientrava nei domini del Capitolo Bamberghese, la cui storia in valle è lunga ben 752 anni. « Villach era il centro delle proprietà bamberghesi in Carinzia e da lì era esercitato il controllo del cosiddetto “transito o strada trasversale”, la via di collegamento tra le regioni tedesche e il mercato di Venezia »24. A causa dell’enorme distanza che incorreva fra Bamberg e la Carinzia, venne deciso di istituire degli amministratori autonomi che gestissero le proprietà carinziane, dapprima da Villach ed in seguito da Wolfsberg. Gli amministratori della Valcanale risiedevano, invece, a Federaun, località a ridosso della Gail, sulla strada che conduce a Villach; da ciò la definizione di Herrschaft Federaun, ovvero Signoria di Federaun, che venne data alla Valcanale.
A Tarvisio, in epoca più tarda, fu insediata una della figure più importanti nell’ambito della gestione delle proprietà del vescovado: il Maestro dei boschi o Waldmeister il quale amministrava l’immensa foresta demaniale di proprietà vescovile. La foresta di Federaun, successivamente identificata come “Foresta di Tarvisio” è tutt’ora la foresta demaniale più grande d’Italia e la sua millenaria storia vide diversi cambiamenti di gestione, dai vescovi bamberghesi al rinnovamento burocratico compiuto dagli Asburgo nel 1757, che comunque non cancellava la proprietà ecclesiastica, fino al passaggio al Fondo Edifici di Culto del Vaticano e, successivamente al Ministero degli Interni. Tutt’ora i documenti di proprietà e di utilizzo comune sono pubblici e visionabili all’ufficio Tavolare del comune di Pontebba, che ancora lavora utilizzando un sistema di catalogazione degli atti catastali risalente a Maria Teresa d’Austria
25 .
Essendo questa foresta un bene privato ma utilizzabile con precise concessioni anche dalla comunità, era necessario registrare i tributi che i sudditi dovevano pagare. Questo « strumento
24 DOMENIG R, Museo etnografico Palazzo Veneziano, Malborghetto, Ed. Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro-Valcanale, 2006, p. 12. 25 FRANCESCUTTI M, Mille anni di storia della Val Canale e della sua foresta, Reana del Rojale, 1990.
tecnico di gestione era il libro chiamato urbario (Urbar) » 26 il quale ci è giunto perfettamente integro ed è un importantissimo documento per lo studio della storia locale medioevale. « Con l’avvento del Capitolo, accanto alle preesistenti comunità slovene, si stabilirono in Valcanale famiglie tedesche della Franconia e della Carinzia, che formarono i primi nuclei dei paesi con connotati tedeschi, Malborghetto e Tarvisio in Particolare »27 . Durante i secoli XII-XVI la vita degli abitanti della valle migliorò sensibilmente grazie ai fiorenti commerci di piombo, ferro, pelli e sale, in questo modo anche le vie di comunicazione furono potenziate e gli insediamenti della valle si consolidarono. Fra questi assunsero ruoli particolari Pontafel, paese di confine, Malborghetto, vitale centro industriale, e Tarvisio, snodo commerciale e località di afflusso dei minerali da Raibl.
La vivacità commerciale della valle, naturalmente, non finiva con il paese di Pontafel. A sud di esso il Patriarcato, nel 1342, aveva concesso a Pontebba la fiera annuale dell’8 settembre, mentre la Libera comunità di Gemona e il comune di Venzone, cittadelle fortificate a sud della muda di Chiusa, stavano ingrandendo le loro ricchezze proprio grazie ai commerci che giungevano da nord e si avviavano a diventare i più ricchi e prestigiosi territori dell’alto Friuli.
In questo periodo la cultura tedesca si era estesa ampiamente anche nell’area friulana. Scrive Martin Wutte:
Das Spital Ospedaletto bei Gemona war in Leopoldskirchen, das Benediktinerinstitut Moggio, eine Gründung des Grafen Kazelin (Koseform für Kadalhoh) im unteren Gailtal begütert. […] Unvergleichlich stärker waren dagegen die Beziehungen Kärntens und der anderen Ostalpen zu Friaul. Die Generalkapitäne von Friaul […] stammten in 13. Und 14. Jahrhundert durchaus aus Kärnten. […] Die herrschende Oberschicht, vom Patriarchen angefangen, war lange Zeit durchaus deutsch. Deutsche Kaufleute fanden sich in allen größeren Orten. […]28
In questo contesto di fiorente economia, però, entrambe le realtà politiche che si fronteggiavano sul ponte della Pontebbana cercavano di ingrandire i loro domini in modo da estendere il loro predominio economico.
26 Ibid, p. 13. 27 Ibid, p. 13. 28 WUTTE M, op, cit, p. 83. Trad, ibid, p. 95-96 [L’ospedale di Ospedaletto presso Gemona si trovava a S. Leopoldo. Il convento benedettino di Moggio, una fondazione del conte Cacellino (Kazelin, vezzeggiativo di Kadalhoh) aveva ottenuto beni della valle inferiore del Gail. […] In maniera imparagonabile erano più forti i rapporti della Carinzia e delle altre regioni orientali delle Alpi con il Friuli. I Capitani generali della Piccola Patria […] provenivano nel 13° e 14° secolo esclusivamente dalla Carinzia. […] Lo strato sociale dominante, ad iniziare dai Patriarchi, fu per lungo tempo esclusivamente tedesco. Commercianti tedeschi si trovavano in tutte le maggiori località[…].
« I primi contrasti tra il Capitolo bamberghese, titolare del potere temporale, e il Patriarcato, titolare di quello spirituale, sorsero a causa di una situazione di possesso poco chiara a S. Leopoldo. Qui l’ospedale di S. Maria dei Colli di Gemona aveva proprietà e propri sudditi. La vicenda si risolse […] a favore di Bamberg. […] Un’incursione, di cui ignoriamo i contorni, avvenne sul territorio patriarcale il 25 maggio 1361. […] Una prima vera e propria incursione in valle avvenne nel 1368 ».29 In particolare quest’ultima scorreria vide le truppe patriarcali invadere la Valcanale e incendiare Malborghetto, allora Bonborghetto. I Patriarcali vennero battuti, ma il villaggio era semidistrutto. « La distruzione e il momento economico negativo conseguente potrebbero essere un motivo per cui Bonborghetto divenne poi Malborghetto. […] Il 23 luglio 1380 […] nel nome del paese il prefisso mal aveva già sostituito il bon ».
30
Chiudiamo questo primo periodo di dominazione del Capitolo con un evento naturale: nel 1348, nel pieno dell’epidemia della Peste, un disastroso terremoto con epicentro a Villach e citato in documenti storici di tutta Europa seppellì 17 villaggi e rase al suolo la città provocando il crollo della montagna del Dobratsch, sovrastante il centro. Danni ingenti si ebbero anche in Valcanale, dove la strada principale fu chiusa per due anni, inoltre Venzone e Gemona furono distrutte e solo l’oculata politica del Patriarca Bertrando permise una rapida ricostruzione degli insediamenti e il restauro della rocca della Chiusa.31 In ogni caso, la ripresa economica fu rapida: « La metà del XIII sec. e soprattutto la fine del XIV. Sec. furono contrassegnati da numerose concessioni di fucine per la lavorazione del ferro. […] I due centri principali della valle, Tarvisio e Malborghetto, iniziarono fin da allora ad essere distinti dal punto di vista amministrativo dagli altri villaggi; rispettivamente nel 1456 e nel 1473 furono elevati a paesi […] con diritto di mercato, da cui la denominazione di Markt Tarvis e Markt Malborghet ».
32 Nel frattempo il Patriarcato di Aquileia, incapace di risolvere i dissidi fra la fazione che guardava agli imperiali e la fazione rivolta ad ampliare i commerci verso la Serenissima, si trovò sempre più pressato fra la potenza asburgica e le mire espansionistiche di Venezia. L’Impero ne approfittò per stringere relazioni con la città di Cividale, conquistare la Chiusa di Plezzo, gemella della Chiusa del Canal del Ferro ma costruita a difesa del passo del Predil e della valle dell’Isonzo, e trasformare il Patriarcato in una pedina nella guerra contro Venezia
29 QUADERNI DEL MUSEO, SOTTO IL PASTORALE TEDESCO, a cura di Lara Magri, Malborghetto, pubblicazioni del Museo Etnografico Palazzo Veneziano di Malborghetto, 2012, pp. 15-16. 30 DOMENIG R, Malborghetto-Valbruna, comune in Valcanale, Malborghetto, Ed. del Confine, 2003, p. 28. 31 Un approfondimento sulla storia della Chiusa nel periodo patriarcale ed in seguito veneziano si trova in: FUCCARO L, DANELUTTO A, Chiusaforte e Raccolana dalle origini ai giorni nostri, Chiusaforte, Ed. La Chiusa, 2011. 32 DOMENIG R, Museo etnografico Palazzo Veneziano, Ed. Comunità Montana del Gemonese, Malborghetto, Canal del Ferro-Valcanale, 2006, p. 13.
che, nello stesso periodo, si stava pericolosamente espandendo nel nordest. Alla fine: « nel 1420 la Repubblica di Venezia decretò la fine dello stato patriarcale. D’ora in poi le Alpi Carniche e Giulie separarono l’area di dominio asburgico da quella della città lagunare ».33
Con questa data cessò ogni tipo di intromissione politica imperiale nel territorio friulano, il quale entrò nell’orbita politica italiana distinguendosi fortemente dalla Valcanale che restò saldamente in mano austriaca.
Anche i veneziani si rivelarono dei vicini scomodi; una prima incursione avvenne nel 1435 ed anche in questo caso Malborghetto fu devastato nonostante la sconfitta delle truppe veneziane. In ogni caso il pericolo maggiore durante il XV secolo non fu Venezia, che spesso si rivelò per la valle il più importante partner commerciale, bensì i turchi che, dalla seconda metà del secolo, presero di mira il Friuli e la Carinzia compiendo diverse scorrerie. Nel 1478 i cavalleggeri di Kandhar Pascià distrussero i paesi della Valcanale e del Canal del Ferro ma, trovandosi di fronte alla fortezza della Chiusa, decisero di risalire per il passo di Lanza, valicando nella valle della Gail. Tarvisio, in questo stesso periodo, divenne la città più ricca della valle grazie all’istituzione della muda di Tarvisio bassa. Con i soldi guadagnati la città rinforzò le sue difese e fortificò la chiesa principale.34
Pochi anni dopo, nel 1509, nell’ambito delle guerre d’Italia, furono gli imperiali ad invadere il territorio in mano alla Repubblica di Venezia. In questa occasione si distinse il forte della Chiusa che resistette a quattro giorni d’assedio e – con l’aiuto di Antonio Bidernuccio e i suoi 40 archibugieri di Venzone venuti a soccorrere i poveri abitanti della Val Raccolana – riuscì a mettere in rotta l’intera armata del duca di Brunswick lasciando sul greto del Fella oltre 4000 morti35 .
Per tutto il ‘500 brevi periodi di pace si alternarono ad importanti movimenti di truppe mentre la direttiva della Valcanale perdeva di importanza in favore delle vie atlantiche; nel 1532, diretto verso l’Italia transitò l’esercito di Carlo V. Ottantamila uomini si riversarono nella
valle e questo significò per tutti un periodo di prosperità perché fu necessario provvedere al vettovagliamento di tutta l’armata. Il torrente Pontebbana, nello stesso periodo, si trovò ad essere anche un confine religioso, divise, infatti, le regioni in cui attecchì la dottrina luterana da quelle in cui la cultura cattolica restò del tutto predominante. Parecchie Bibbie luterane vennero segnalate a Malborghetto e a
33 M. WUTTE, op, cit, p. 97. 34 Per approfondimenti sulla storia di Tarvisio in età moderna si veda: DOMENIG R, Tarvisio Fioritura e sviluppo di una cittadina tra il 15° e il 17° secolo, Tarvisio, Ed. Comune di Tarvisio, 2007. 35 Uno studio approfondito su questo particolare fatto storico è pubblicato in: Bidernuccio Antonio viva! La difesa della Chiusa (1509), bollettino dell’associazione “Amici di Venzone”, Venzone, 2009.
Tarvisio anche a causa dell’incertezza della fede nelle alte sfere del vescovado. Solo la controriforma sradicherà la presenza luterana in Carinzia. Il XVII secolo incominciò con una nuova guerra fra l’Austria e Venezia per l’egemonia sul mare adriatico. Nel contesto delle “guerre gradiscane” nel 1616 gli imperiali discesero il Canal del Ferro con l’intenzione di raggiungere Gemona ma vennero nuovamente fermati alla Chiusa, da poco restaurata. Il contrattacco veneziano non tardò a farsi sentire e le truppe della Serenissima arrivarono a distruggere il mercato di Malborghetto e ad occupare la Valcanale. Tuttavia l’occupazione non si consolidò e il confine venne riportato alla Pontebbana. In ogni caso, in tutta Europa il ‘600 fu un secolo di crisi, se confrontato con i fasti del ‘400 e del ‘500. Anche sulla strada del Canal del Ferro-Valcanale, ormai via commerciale periferica rispetto ai ben più veloci scambi marittimi e del Brennero, mancò un rinnovamento dei traffici e sia dalla parte veneziana sia dalla parte imperiale le descrizioni dei pellegrini e dei mercanti riportano paesaggi miseri, desolati e squallidi36. In questi secoli ci furono scontri e tensioni con il Feudo di Moggio per i confini in Val Saisera e a Sella Nevea, confini molto più imprecisi rispetto al corso del fiume Pontebbana.
In un contesto in cui gli stati europei cercavano di accentrare il potere nelle mani di un’unica istituzione, la presenza di un Capitolo all’interno dell’impero asburgico non poteva essere ben vista in quanto era una sorta di “stato nello stato”. Dopo il primo documento del Rezess del 1535, in cui si decise che all’interno del collegio giudicante bamberghese dovessero sedere anche tre giudici carinziani, si arrivò all’Ewige Rezess, o recesso eterno, in cui il vescovo di Bamberg, d’accordo con l’imperatore Leopoldo I, cedeva la sovranità territoriale in cambio di un indennizzo: « Al capitolo rimasero le proprietà individuali, come le foreste »37 . Nel 1719 l’istituzione del porto franco di Trieste dirottò i traffici lungo la direttiva Vienna- Lubiana-Trieste, lasciando da parte la Valcanale. Successivamente l’ampliamento della strada nel 1748 non portò la rinascita sperata e la crisi finanziaria del Capitolo si aggravò anche a causa di carestie ed alluvioni. Alla fine, dopo che il Capitolo era stato prosciugato da quasi ogni finanza e privato di ogni potere: « nell’anno 1759 il vescovo Adamo Seinsheim aliena tutti i beni della Signoria Federaun all’imperatrice Maria Theresia. […] Così viene a cessare ogni ingerenza dei vescovi di Bamberga nella vallata.[…] Cessato il dominio bamberghese,
36 Cfr: QUADERNI DEL MUSEO, SOTTO IL PASTORALE TEDESCO, a cura di Lara Magri, Malborghetto, pubblicazioni del Museo Etnografico Palazzo Veneziano di Malborghetto, 2012, DOMENIG R, Tarvisio, fioritura e sviluppo di una cittadina tra 15° e 17° secolo, ed. comune di Tarvisio, Tarvisio, 2007, FUCCARO L, DANELUTTO A, op, cit, p. 73 e seg. 37 DOMENIG R, op, cit, p. 34.
troviamo nella valle una situazione stabilizzata. La popolazione italiana38 in parte si è ritirata oltre Pontebba, in parte viene assimilata; quella tedesca si è concentrata a Tarvisio, a Cave, a Fusine, a Malborghetto, a Lusnizza, a Pontafel; quella slovena resta fissa nei villaggi originari: Camporosso, Valbruna, Ugovizza, S. Leopoldo ».39 Le politiche di Maria Teresa riorganizzarono le proprietà del Capitolo inserendole nel contesto del Ducato di Carinzia e dell’Impero Asburgico. Il cambiamento più importante riguardò il potere spirituale poiché la valle venne aggregata alla diocesi di Gurk nel 1787, dopo che nel 1751 il Patriarca di Aquileia era stato esautorato e la sua diocesi divisa fra Gorizia e Udine.
In ogni caso, pochi anni dopo, fu l’armata di Napoleone Bonaparte a sconvolgere del tutto gli equilibri della valle40. Nel 1797 L’armata del Generale, dopo aver sconfitto prima Venezia e poi ripetutamente gli austriaci, risalì il Canal del Ferro combattendo presso Casasola, poco a sud del passo della Chiusa41, ed in seguito, raggiunto ed espugnato Tarvisio, si spinse fino a Leoben, dove venne firmata la resa austriaca. Pochi mesi dopo, con il trattato di Campoformido, scomparve la secolare Repubblica di Venezia e l’intero Friuli venne assegnato all’Austria. Successivamente, nel 1809, dopo che nel 1805 Napoleone venne incoronato Re d’Italia e sconfisse gli austriaci ad Austerlitz, ci fu la seconda presenza napoleonica in valle. In quell’occasione si svolsero i fatti bellici « che culminarono tra il 15 e il 17 maggio al forte di Malborghetto e tra il 16 e il 18 maggio al forte del Predil con la sconfitta imperiale »42. In quell’occasione si distinse il comandante Friederich Hensel che cadde in battaglia dopo quattro giorni di strenua resistenza. Il suo sacrificio sarà ricordato nel monumento eretto dall’imperatore Ferdinando I e ancora visibile sotto l’altura che sostiene i resti del forte. A seguito della vittoria di Napoleone la Valcanale venne inserita per la prima volta in una cornice italiana; dopo un passaggio nel Regno d’Illiria fu unita al Regno d’Italia. La parentesi napoleonica fu importantissima per riorganizzare il catasto in quanto le mappe di Napoleone sono quelle tutt’ora usate e reperibili all’ufficio tavolare di Pontebba. Nel 1814, con il congresso di Vienna, la Valcanale rientrò nell’orbita tedesca e con lei tutto il nord Italia dal Friuli alla Lombardia, inquadrato nel Regno Lombardo Veneto.
38 Famiglie friulane e italiane erano attestante a Malborghetto già dal ‘300 ma l’assimilazione era ormai già avanzata. 39 IL TARVISIANO a cura di Pietro Treu, Tarvisio, Azienda autonoma di soggiorno, 1974. 40 Per analisi del periodo Napoleonico in valle si veda: FORAMITTI P, 1797- la guerra in Friuli, Udine, Ed. Comune di Udine, 1997. Un approfondimento sulle memorie del generale Thiebault, comandante dell’armata che risalì il Canal del Ferro è pubblicato in: AMBROSINO F, verso la vittoria, Udine, Ed. del Confine, 2009. 41 AMBROSINO F, Verso la vittoria, Udine, Ed. del Confine, 2009, p. 151. 42 DOMENIG R, Malborghetto-Valbruna, comune in Valcanale, Udine, Ed. del Confine, 2003.
Si apriva così un secolo di enormi stravolgimenti industriali e grandi potenziamenti delle infrastrutture. La strada per Venezia, sempre sullo stesso tracciato da millenni, venne ampliata e vistosamente allargata fra il 1833 e il 1853 anche se questo provocò la demolizione, nel 1836, dell’antica rocca della Chiusa, considerata obsoleta e d’intralcio alla circolazione. Il 1848 fu anche nel Canal del Ferro un anno di tensioni. Gli eventi noti come “resistenza di Pontebba” possono essere collocati nell’ambito di quei moti insurrezionali per la richiesta d’indipendenza che accendevano il vicino Lombardo-Veneto. Tuttavia, nonostante la sconfitta dei rivoltosi, il 1848 portò importanti conseguenze non solo ai sudditi friulani, ma anche agli abitanti della Valcanale sia perché vennero accantonate le Signorie e i sudditi si trasformarono in cittadini sia perché si definirono le norme per la legislazione comunale. Nel 1866 il plebiscito per l’annessione del Friuli al Regno d’Italia comportò una ridefinizione delle frontiere che vennero mantenute sul ponte della Pontebbana, ora divenuto un ponte internazionale. Questa frontiera rimarrà la stessa fino alla Prima Guerra Mondiale. Alla fine dell’800 la nuova ferrovia rudolfiana Villach-Pontafel, collegata con il troncone italiano Udine-Pontebba, sconvolse gli equilibri della valle e catapultò gli abitanti dei villaggi nel mondo del lavoro europeo grazie alle possibilità di emigrazione e di spostamenti fra un lato e l’altro del fiume di frontiera. Anche l’ultima proprietà del Capitolo bamberghese, la foresta di Federaun, passò nel 1886 in mani private, venduta dal conte Zinneberg al Fondo di religione della Carinzia. L’equilibrio fra Regno d’Italia e Impero austroungarico si ruppe in maniera irreparabile con la Prima Guerra Mondiale.
Sia la Valcanale, sia il Canal del Ferro si trovarono a ridosso della linea del fronte e le conseguenze per gli insediamenti furono devastanti. Le postazioni di artiglieria italiane, posizionate nelle valli di Dogna e Raccolana, località più comode e utili strategicamente, bombardarono l’intero territorio della valle radendo al suolo tutti i paesi, il forte Hensel di Malborghetto ed anche il santuario del monte Lussari, una delle istituzioni religiose più antiche e sacre della valle. La maggior parte dei Kanaltaler (valcanalesi) venne evacuata e poté ritornare nella valle solo dopo il 1917. Anche dalla parte italiana gli abitanti delle valli di Raccolana e Dogna, localizzate proprio sulla prima linea, furono costrette all’evacuazione e il territorio si trasformò per 4 anni in una zona di guerra alpina.43 Dopo lo sfondamento di Caporetto e la definitiva vittoria italiana a
43 Le pubblicazioni che trattano il periodo della Prima Guerra Mondiale nelle valli del Fella sono numerosissime e facilmente reperibili. Fra le più importanti citiamo i lavori di: AICHINGER J, Le Alpi Giulie e Carniche durante la Grande Guerra a cura di TONAZZI D, Ed. Saisera, Valbruna, 2004, Chiusaforte e Raccolana, due
Vittorio Veneto, le truppe italiane occuparono la Valcanale, destinata così, insieme alle regioni dell’Alto Adige, di Trieste, di Trento e dell’Istria a far parte del Regno d’Italia. Finiva così la storia di una frontiera consolidata da oltre mille anni e il plurisecolare confine di Pontebba venne spostato al valico di Coccau, dove rimase fino al 1995, anno dell’ingresso dell’Austria nella UE.
piccoli comuni nella Grande Guerra, Ed. Saisera Valbruna, 2004. SCRIMALI F, La Grande Guerra in Val Dogna, Ed. Panorama, 2004. PUST I, Il fronte di pietra, Mursia, 1985.
28