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La strada del Canal del Ferro-Valcanale. Una storia di frontiera (II° parte)
Dalla fondazione del Capitolo alla fine della Grande Guerra (1918)
Mentre a sud di Pontebba il Patriarcato di Aquileia amministrava la regione storica del Friuli e riscuoteva la tassa della muda al neonato castello della villa di Chiusa (attuale Chiusaforte), inserita, insieme a tutto il Canal del Ferro all’interno dei territori del ricco feudo benedettino di Moggio, a nord la Valcanale rientrava nei domini del Capitolo Bamberghese, la cui storia in valle è lunga ben 752 anni. « Villach era il centro delle proprietà bamberghesi in Carinzia e da lì era esercitato il controllo del cosiddetto “transito o strada trasversale”, la via di collegamento tra le regioni tedesche e il mercato di Venezia »24. A causa dell’enorme distanza che incorreva fra Bamberg e la Carinzia, venne deciso di istituire degli amministratori autonomi che gestissero le proprietà carinziane, dapprima da Villach ed in seguito da Wolfsberg. Gli amministratori della Valcanale risiedevano, invece, a Federaun, località a ridosso della Gail, sulla strada che conduce a Villach; da ciò la definizione di Herrschaft Federaun, ovvero Signoria di Federaun, che venne data alla Valcanale. A Tarvisio, in epoca più tarda, fu insediata una della figure più importanti nell’ambito della gestione delle proprietà del vescovado: il Maestro dei boschi o Waldmeister il quale amministrava l’immensa foresta demaniale di proprietà vescovile. La foresta di Federaun, successivamente identificata come “Foresta di Tarvisio” è tutt’ora la foresta demaniale più grande d’Italia e la sua millenaria storia vide diversi cambiamenti di gestione, dai vescovi bamberghesi al rinnovamento burocratico compiuto dagli Asburgo nel 1757, che comunque non cancellava la proprietà ecclesiastica, fino al passaggio al Fondo Edifici di Culto del Vaticano e, successivamente al Ministero degli Interni. Tutt’ora i documenti di proprietà e di utilizzo comune sono pubblici e visionabili all’ufficio Tavolare del comune di Pontebba, che ancora lavora utilizzando un sistema di catalogazione degli atti catastali risalente a Maria Teresa d’Austria25. Essendo questa foresta un bene privato ma utilizzabile con precise concessioni anche dalla comunità, era necessario registrare i tributi che i sudditi dovevano pagare. Questo « strumento
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DOMENIG R, Museo etnografico Palazzo Veneziano, Malborghetto, Ed. Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro-Valcanale, 2006, p. 12. 25 FRANCESCUTTI M, Mille anni di storia della Val Canale e della sua foresta, Reana del Rojale, 1990.
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