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LA REGIA GUARDIA DI FINANZA
Se si esclude Ja presenza di reparti della Regia Guardia di Finanza in Albania durante il primo conflitto mondiale, in minima parte utilizzati anche per compiti di istituto, si deve arrivare al 1928 per stabilire una prima presa di contatto tra questo Corpo e la "Terra delle Aquile". Il 2 marzo di quell'anno sbarcava infatti a Durazzo il maggiore Silvestri, della Finanza, che, inquadrato nella Missione Militare Italiana , doveva organizzare la Regia Guardia di Confine albanese. Dopo una prima fase di studio il maggiore Silvestri proponeva di ordinare il Corpo s u un "Comando gruppo battaglioni", a Tirana, un "Centro d'Istruzione", a Corcia, e quattro battaglioni , a Durazzo, Corcia, Piskopeja e Scutari , con un organico complessivo di 61 ufficiali, 200 sottufficiali e 121 O guardie. Il piano era, in linea di massima, approvato ed il maggiore (tenente colonnello nell'esercito albanese) si poneva all'opera coadiuvato da a ltri ufficiali gi unti dall'Italia mentre, contemporaneamente, allievi ufficiali e allievi sottufficiali albanesi partivano per gli istituti di formazione italiana, più esattamente 20 allievi so ttufficiali e 5 allievi ufficiali (questi ultimi sarebbero stati seguiti da altri 12 nei tre anni success ivi ) .
Nel maggio del 1929, sotto la guida del maggiore Palandri - che tornato in Albania da tenente colonnello nel 1939 vi reggerà poi il comando negli anni successivi - s i iniziava un corso di preparazione per i primi 400 elementi, destinati a formare il 1° battaglione, corso che sareb be tenninato nel sette mbre e che sarebbe s tato seguito da altri tre, fino al 1931 , per la costituzione dei rimane nti battaglioni , mentre, nella stessa sede, si tenevano anche corsi per ufficiali e so ttufficiali. Sopravvenuto un periodo di raffreddamento nei rapporti italo-albanesi, la Regia Guardia di Confine ne pagava le conseguenze anche perché il generale Ara- niti , assai influente a corte, preferiva che nel Corpo venisse evidenziato l'asp etto più propriamente di guardia alla fronti era che non quello di polizia econom ico-tributaria.
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Così dal 1933 erano licen z iate oltre 1000 guardi e, sostituite da soldat i di leva.
Il maggiore Sii ve st ri era allora sost i t uito dal ma ggiore Perniciano, a sua volta rimpiazzato, nel 193 5 , dal maggiore Fantapiè che, approfittando d i un temporaneo mi gl iora men to dei rapporti i ta l o -albanesi264 , poteva portare avanti , si a pure len tamente, un pi a no di rio rgani zzaz ion e del Corpo che era approvato so lo nel 1939 , poco prima dello s barco italiano .
Secondo ta le p iano - approvato con una legge del 17 marz o 265 - la R.G. di C. doveva comprendere un Comando Gen e ral e, un Centro di lstruzione e sei battaglioni d i forza diseguale, con 14 compa gnie, 48 plotoni e 119 brigate co n un organico, teorico, di 91 u:fficiali 266 , 222 sottufticiali e 1500 guardie e solda ti. Poco dopo lo s barco il Fantapiè era sostituito dal tenente colonnel l o (poi colonnel lo) Palandri, cui spettava il di ffic ile compito di fondere la Guardia di Confin e in quella di Finanza, i cui uomini cominciavano ad afflu ire in quei giorni, co mpito che era portato a termine brucia ndo le tappe. Un primo decreto luogotenenziale del 1O maggio 1939 sta bili va - in vista della prevista fusione delle Forze Armat e d ei due paes i - che la R.G. di C. fosse posta agli ordi ni di un ufficiale italiano e facesse parte delle Forze Armate albanesi, cosicc hè la s ucc essiva legge del 13 lu gli o ne permetteva, in linea di principio, la fusione nella Guardia di Finanza .
I tempi nec essar i pe rché que s ta fusione fosse compl e tata , da un pu nto di vista gi uridico, do vevano r iv ela rsi piuttosto lunghi: il 6 gennaio 1940 un decreto luo gotenenziale "trasferiva" alla R.G . di F. i compiti e le attribuzioni dell'organizzazione albane -
264 Nel 1936 era no inviati alla Scuola Uffic ia li della R.G. di F. quattro alli evi albanesi che sa re bbe ro stat i seg uiti da alt ri 12 nei quattrn anni successiv i.
265 Archivio de l Museo Storico della G. di F. - Pos . 568.
266 Con decreti lu ogo ten enz i ali del 25 se ttemb re 1939 sare bb e ro stati "cancellati d ai quadri" , perché espatriati , 9 ufficiali del Corpo, men tre altri tre sarebbero stat i co ns iderati di m is sio nari se e soltanto il 16 di cembre dello slesso anno - con la guerra ormai in co r so - sarebbe stato emanato un regio decreto contenente le norme d'attuazione della legge 13 luglio 1939 per la fusione dei due corpi.
Il colonnello Palandri aveva però precorso i tempi ed aveva disposto che dal l O agosto 1939 la R.G. di C. costituisse un so lo organismo con la R.G. di F. adeguando man mano la s ua organizzazione a quella italiana, cosicchè questo Corpo poteva contare in Albania, in questa pr i ma fase, un Comando Superiore, otto Comandi di Circolo , 47 tenenze e 143 brigate, cui sarebbe ro stati addetti 91 ufficiali e 156 1 guardie. La fus ione effettiva, nel serv izio quotidiano, sarebbe stata assai più lenta a rea li zzarsi e non sarebbe mai sta ta completa: le difficoltà legate alla lingua, alla diversa preparazione, alle abitudini si sa rebbero sempre fatte avvertire ed a queste difficoltà si doveva aggiungere, nei primi mesi, la precaria sistemazione dei reparti 267
Alla vigilia de] Ia guen-a, il 1° g iugno 1940, era presente in Albania il seguente personale albanese: 10 capitani su 23, 31 subalterni su 54, 7 marescialli capi su 51 , 27 br igadieri su 102, 68 sotto-brigad ieri su 168, 27 appuntati su 112, 502 guardie su l .1OI, oltre a 640 soldat i, utili zza ti per integrare gli organici, così come s i era fino ad allora usato per la R.G . di Confine 268
" 67 Cfr. a questo proposito la re lazione cieli' is pezione del generale Massone, effettuata a fine 1939, e riportala alle pagg. 109 - 129 del volume Il dell' opera "La Guardia di Finanza nella Seconda Guerra Mondiale" di P. Meccariello.
2 68 Gran parte degli ufficia ii a lbanesi non era ritenuta ali' altezza dei propri comp ili. Così diceva la relazione ciel generale Massone c itata nella nota p recedente : "Assai numerosi sono gli ufficiali albanesi, m olti dei quali da un 'apposita Commissione sono stati dichiarali non idon ei: parecchi di quelli dichiarati idonei non lo sono . S.E. Geloso rni ha comunicato che per ordini impartiti dal Capo del Governo, dovuti a ragioni politiche , tutti gli ujJiciali albanesi, anche i dichiarati non idonei devono per ora essere trattenuti". E queste note erano confermate eia un'annotazione cie l colonnello Pa lanclri: "Il rendimento degli Albanesi è nella media generale appena sidffrien1e. Si tratta, in gran parte, di elementi di mediocre capacità animali da scarso spirito di sacr(ficio, tendenti all'indifferenza e talvolta alla neghittosità . Non mancano però buoni elementi ( un maggiore, cinque capitani e cinque tenenti) in genere accade111is1i'' Arch ivio cie l Museo Storico della G. di F. UGA 1/1.
In previsione dell'apertura delle ostilità anche sui fronti balcanici la R.G. di F., che già provvedeva, in Albania, alla copertura della frontiera, organizzava tre battaglioni, di circa 500 uomini ciascuno, su plotone comando e tre compagnie . Circa un quarto dei componenti dei battaglioni era formato da albanesi, così come erano albanesi sei comandanti di compagnia e 21 di plotone. Per poter far fronte a questo aumento di truppa era stato necessario richiamare circa 850 soldati delle classi 1916 e l 917 che avevano prestato serviz io nella R.G. di C. . Ugualmente costituito , in parte, con elementi albanesi era il plotone "Mali Vilusc ia", distaccato con la divisione alpina "Julia" in rappresentanza del Corpo, che sarebbe rimasto in linea per oltre un mese.
A Ua fas e iniziale della campagna contro la Grecia presero ugualmente parte i finanzieri dislocati a ridosso del confine partecipando al primo sbalzo oltre frontiera (e nella zona occupata venne cos tituita la compagnia di Philiates con due tenenze) in contatto , a volte, con i battaglioni volontari e poi , nella fase difensiva, intervenendo nei combattimenti nella zona di Corcia sino all ' abbandono della città, proprio mentre veniva portato in linea il 3 ° battaglione mobilitato.
In questa prima fase l'elemento albanese si era portato bene , subendo alcune perdite e venendo proposto per qualche decorazione al valor militare. Stava però , purtroppo , cambiando il clima generale . U n pro -m emoria del 30 novembre, redatto da l colonnello Palandri, segnalava: "Per la diceria diffusasi che i soldati albanesi siano infidi e che nella popolazione siavi una grande quantità di spie e di tracf,itori, si sono avuti incidenti incresciosi nelle retrovie, tra italiani ed albanesi, e purtroppo tra questi - nella massa inno centi - si è diffuso il pani co. Si son.o pertanto ac c entuate le diser z ioni all ' interno ed in Jugoslavi a di albanesi, e tra questi, sia pure in proporzione molto minore di quelLa di altri corpi, ve ne sono state anch e della R . Guardia di Confine (soprattutto di ortodossi e di richiamati)". Inizialmente , il 3 dicembre , il colonnello Palandri proponeva di allontanare dalla frontiera jugoslava gli elementi sospetti e g li ortodossi e di procedere ad una selezione a nalo ga tra gli e lementi dei battaglioni mobilita ti . Appena c inqu e giorni dopo , però, continuando le d iserzioni, chiedeva misure piì:1 radicali come l'invio in l icenza illim itata o in congedo dei richiamati e dei ti-attenu ti a lban esi (oltre 1.000 uomini ) e la fusione del 4° e del 5° battaglione e limin andone g li elementi albanesi (vedi documento numero 32).
Fa tta propria la proposta, il Comando Superiore chiedeva a Roma l' 11 dicembre la neces saria autorizzazio ne per il congedo di richiamati e trattenuti e per la contrazione ad uno solo dei battaglioni. In attesa dell 'autorizzaz ione ministerial e al congedoche s arebbe stata concessa il 6 gennaio 1941 - questi soldati erano inv iati in licen za (da 30 a 60 giorni) "co n grandissima larghezza" mentre queni orig in ari delle provincie occupate dai grec i erano riu ni ti in "plotoni di istruzione" insieme agli element i meno sicuri,che ven i vano allontanati dalla frontiera jugoslava, ove rimanevano, sempre in subordine ad italiani, solta nto albanesi che offrivano il massimo affidamento Erano poi eliminati, att raverso il licenziamento , alcu ni e lementi particolarmente inaffidabili. Per non creare ulteriori scontenti e nuove d iserzioni ri tirando dal 3° battaglione , che si trovava al fronte, tutti g li albanes i che vi erano incorporati , q uesti vennero utili zzati come conducenti fino al ri t iro del battaglione dalla l i nea.
A fine dicembre i tre battag lioni erano contratti in uno so lo , fo rmato tutto da itali an i. Con l'eleme nto albanese dei ba ttaglioni, quello ripiegato dal Sud e quello tolto dalla front iera erano formati, co n un decimo di personale italiano, i reparti (po i "d istaccamenti") di Lin za e di Scuta ri, mentre tramontava il progetto , ca ldeggiato dal Comando Supe riore FF.AA. d 'A lbania, di inviare in Ita lia tutte ]e g u ardi e di finanza albanesi , c h e, se messo in opera, avrebbe fatto se nz'a ltro più ma le che bene.
O vviamen te q ues to riordi nam ento non fu del tutto indolore, con un a ripresa delle d iserzioni verso Ja Ju goslavia o verso l'interno, cosicchè a metà feb braio c 'e rano oltre 150 dise1tori , costituiti , però, per q uasi due terzi non da finanzieri ma da soldati .
Data la nu ova organizzazione della R.G . d i F. in Albania, agli scontri sull a front iera jugos lav a dell'apri le del ' 41 , c h e pure vedeva no impegnate ne i primi giorn i uni tà del Corpo, non partecipava no, in pratica, ele m e nti albanes i.
La fine della g uerra contro Grecia e J ugoslavia riportò la Finanza ai suoi compiti istituziona li, aggravandoli, però, anche con la tu tela dell'o rdin e pubblico, minacciato inizialmente soltanto nei territori annessi e poi, gradualmente , a far tempo dal 1942, anche in quelJi della "Vecchia Alban ia". Un pro - memoria del colonnello Palandri del 30 giugno I 941269 segnala che il servizio "è il più vario e il più mutevole", con gravi compiti in campo valutario -d ogana le ed in campo politico-economico.
Nello stesso pro-memoria si fa anc he presente che gli ufficiali a lban esi sono, in proporzione , troppo numerosi - in quattro "ci rcoli " c'è un solo ufficiale ita li ano - e che questi uffic i al i sono tut t i apatici, molti inetti, che necessitano di affiancamento da parte dell'elemento italiano per no n susc itare riflessi negativi sul rendimento ed in campo disci plin ar e . Peggiore è il quadro offerto dai sottufficiali, 1'85% dei quali, secondo il pro-memoria, merita un giudiz io assolutamente negativo . Comunque il serv izio d'istituto era ripreso negli otto circo li nei quali era divisa l'Albania mentr e nei territori anness i il servi z io era espletato da tre battaglioni mobili ta t i nei quali era no tornati ufficiali e finanzieri albanesi 270
Nel 1942 - a decorrere dal 1° novembre - la R. Guardia di Finanza adottò in Albania un nuovo ordinamento che prevedeva, oltre a l Comando de ll a R.G. cli F. d'Albania, due l egioni , a Tirana ed a Scutari, l a prima su quattro battaglioni (T iran a, Valona, Corcia e Arg iroc astro) e la seconda su ·cinque (Scutari, Peja, P ristina, Tetovo e Dibra), con giuris dizi one sui territori annessi. Al di sotto dei battaglioni, ripristinando le vecchie denominazioni della R. Guardia di Confine, c'erano le compagnie, i plotoni , le squadre e i distaccamenti . Per completare gl i organici, per quanto riguardava l'eleme nto albanese, s i dovette continuare ad utilizzare personale cli leva (classe 1920) o richiamati che avessero già prestato serv i z io, come so ld a ti, nella R. Guardia di Confine. Nonostante la s ituazione si stesse facendo più difficile e, a co- minciarc dalle zon e annesse. s i verificasse qualch e attac<.:o partigia no ai distaccame n ti, il morale degl i albanesi, in quell 'a nno, si mante nn e buon o fi no a ll 'a utunno. Co me si legge ne lla " Re l az ione su JI 'effic ie nza morale e le co nd i z ion i sp iri tua l i d e ll a truppa" dell'ago s to 1942 ' ·Per i militari alban es i nulla vi è da eccepire".
269 Archivio del Mu seo Storico della G. di F. - Pos. 662.
270 Nell'ottobre del 1942 c'erano 346 elementi delle class i 1916 e 1920 nel 3 ° e nel 7 ° battaglione.
L a s i tuaz io ne pegg io rava d e ci samen te co n la fine de l ' 42 e l a rel az io ne s ull 'e ffi c i e nza de l fe bb ra io '43 seg na l av a "Fra i m ilitari albanesi vi è una certa apprensione, determinata da voc i, secondo le quali i militari albanesi che non passano ai ribelli saran no sogg etti, un itamen te a LLe lo ro fa migl ie, a rap p resag li e da parte delle bande armate ribell i. Queste voci hanno facile presa sull 'animo dei militari albanesi, in conseguenza della loro limitata istruzion e. N onostante l'op era di propaga nda ch e quotidi an am e n te viene svo lta da i supe rio ri tu tti, co n tinuano Ie dise rz ioni da parte dei militari albanesi" 271 .
Mentre, per mot i vi d i s icurezza , venivano ritirati, in parte, i di s tacca me nti e le squadre, a umentava no, i ns ie me a ll e d is erz ioni , anc he gl i attacc hi de i pa rt i g ia ni , c he t rovava no a volte l a co mp licità de i finanzie r i albanes i272 e a volte, invece , un a loro a c c a ni ta res iste nza . T alora i d ue di ve rsi atteggiamen ti potevano e ss e re ri sco ntra ti ne ll a m edes ima occas ion e: così a L esko v iku tra il 15 e d il 16 maggio g li sco n tri s i protraevano pe r 15 ore, co n la morte, t ra l 'aHro, d i due fi na nz ieri a lbanes i (a ll a memo ri a di un o d e i quali verrà co ncessa una medagli a cli bronz o ), scon t ri cui il comand a nte de ll a compag ni a, un capi ta no a lb anese, non partecipava, d il eguandos i poi al te rmine del combatti m ento. Sopragg iu nto 1 ' 8 sette mbre g li e le me nt i al ban esi cie l C orp o passavano qu as i tutti ne 11e file de i naz i o na li s ti fil o-tedesc h i, ma se n z a ab b an d onar si ad att i cl i vio lenza contro i commili toni itali a ni . A Ti rana fu, anz i , poss ib ile ope rare una consegna delle i nsta ll az ion i e ci e l m a terial e quasi rego l a re .
271 Archivio de l Museo Stori co della G. di F. - Pos. 662 - 2/41.
272 TI 14 g iu g no un tene nte a lba nese is pez io nav a u n d is t acca m e nto e, fa tti allo nt anare i m il it a ri it a l ian i, faceva ent ra re ne ll a caserma dei pa rt ig ian i per rifornirli di armi e di munizioni. nell'irruzione ve ni va ucciso un brigadiere italia no c he era ritornat o s ui suoi passi. ( H 1-b. 56) .
Capitolo 17
Il Corpo Armato Di Po Lizia
Le notizie relative al Corpo Armato di Polizia sono statericavate dal fondo "Is p ettorato cli P.S. presso la Luogo ten enza di Tirana" dell'Archivio Centrale dello Stato, attualmente in riordinamento, e s i è preferito quindi non menziona re la collocazione archivistica potendo la stessa esse re modificata. Nell'aprile del 1939 il servizio di polizia era svo.lto nelle maggiori città albanesi da circa 300 gendarmi (che sarebbero poi confluiti nei carabinieri) mentre era ancora in gestazione un corpo di polizia che doveva esser formato con 150 gua rdi e, che stavano allora freque ntando un appo sito corso, organizzato da un commissario di Pubblica Sicurezza italiano, corso che doveva in terrompersi a seguito dello sbarco
In attesa che questo corso venisse ripreso (a Caserta) e completato, ciò che s i sare bbe verificato soltanto a dicembre, era intanto nominato un "Consigliere P er manente di Polizia " p resso la Presidenza del Consi gl io dei Ministri Albanese nella persona dell ' Ispettore Generale di P.S. Giuseppe Gueli, che fu l'i sp iratore del decreto luogotenen zia le d e l 31 agosto 1939 istitutivo del "Corpo Armato di polizia per l'Albania".
Giusta l'art. 1 di questo decreto, in analogia alle disposizioni cli leg ge sulla fusione dei Corpi Armati dello Stato, il corpo albanese era inquadrato nel Corpo cli Poli z ia italiano.
Doveva essere composto da 82 funzionari, 60 impie gat i, 24 uscieri cli questura e 360 sottuffic iali e guardie, in parte italian i che, a tale sco po, sarebbero stati posti "fuori ruolo" dalle ammini strazioni d'origine. Fin qui la teoria. In pratica, però, sin dall'inizio le autorità albanesi operarono per far sì che l'elemento italiano fosse emarginato e privato di potere e che il corpo fosse realmente ed esclusivamen te a lbane se anche se , ovviamente, la preparazione tecnica e 1'affidabilità di funzionari, sottufficiali e guard ie locali erano ben al di sotto del livello necessario.
L ' organizzazione prevista doveva comprendere una Direzione Generale cli P.S. presso la Presidenza del Consiglio, un U fficio Provinciale di P.S. presso ogni sede di prefettura, con uffici distaccati presso le sottoprefetture ed uffici di P.S . di frontiera. Soprattutto all'inizio l'attività del Corpo venne svolta essenzialmente nell'ambito della polizia politica , cosicché scarso o nullo era l'apporto dato al mantenimento cieli ' ordine pubblico che continuava a gravare su i Carabinieri, sollevando le proteste del generale Agostinucci, che doveva però finire per accettare questo sta to di fatto , come si può desumere anche dal modello di coord i namento tra l e varie forze di poli z ia stabil ito allo scoppio della g ue1Ta e di cui al documento 30.
La partecipazi one del corpo al conflitto fu assai limitata : dapprima un plotone era assegnato alla divi s ione " Ferrara" che lo utili zzava per la sicurezza del proprio comando - ma che ebbe poi un paio di occasioni per essere schierato in linea - e successivamente, nel marzo del 1941, erano messe a disposizione del C.S .T.A. tre piccole unità, per complessivi 37 sottuffic i al i e guardie agli ordini di tre fun zi onari italiani. Due reparti di 15 uom i n i , dotati ognuno di due motociclette, erano addetti alla sorveglianza dell e basi di Durazz o e Valona, collaborando anc he con gli organi del movimento stradale, ed un terzo reparto, di sole se tte guardie, era addetto alla sorveglianza della base di San Giovanni di Medua.
Pur se ini zialmente era stato previsto che su 22 posti di ques tore ne fosse riservata l a metà per funzionari italiani, qu est i posti vennero poi riservati tu t ti ad albanesi (giudici, avvocati, ufficia l i della Gendarmeria e qualche funzionario di polizia) mentre ai funzionari italiani era riservato l ' incarico di "organ izza tori di polizia" .
Nel settembre del 1940 prestavano servizio presso la Direz ion e Centrale otto funzionari e tre impiegati italiani, ce n 'erano rispettivamente cinque e tre presso la qu estura di Tirana ed un funzionario ed un impiegato nell e altre questure, oltre a qualche decina di sottufficiali e guardie. Nel d i cembre - fo rse anche sfruttando il momento particolarmente delicato - il Ministero degli Interni albanesi avanzava delle riserve sull'arrivo di nuovo personale italiano facendo presente che questo avrebbe dovuto esser gradualmente sostituito con quello albanese, lasciando in car ica soltan to il "consigliere permanente" e gli "organ izzatori di polizia". Era un'avvisaglia d e lle intenzioni del governo di Tirana che alla fi ne, il 7 novembre 1941, avrebbe preci sato in maniera netta , con un'apposita circolare del "Direttore Centrale della Polizia", come tutti i poteri deci sionali spettassero esclusivamente a costui ed ai questori, come s a reb be stato meg lio precisato nella nuova legge sull'organizzazione del l a polizia che stava per esse re emanata. l funzionari italiani protestava no a Roma, presso il Ministero degli Interni , e questo - a s ua volta - chiedeva agli E s teri di i ntervenire perché l'e l emento italnano non fosse po st o alle dipenden ze di quello albanese.
Intanto era però ema nato un nuovo decreto luogotenenziale , il n. 15 del 27 febbra i o 1942 "Attribuzioni delle autorità con funzioni di Polizia e funzionamento del Corpo Armato di Polizia", che regolamentava l'intera materia nell'interesse quasi esclusivo degli albanesi . A ll'art. 1 non si faceva più men zione dell'inquadramento nella poliz i a italiana , ora il Corpo dipendeva dal Ministero degli Interni di Tirana e g li era preposto un Direttore Generale di Polizia che si avvaleva di una Dire z ione Ge nera le di Poliz i a, di questure e di uffic i di stacca ti. L'organico doveva comp r e ndere 98 funzionari , 73 impiegati e 29 uscie ri di polizia, 63 sottuffic i ali, 15 gua rdi e scelte e 438 guardie (compresi autisti e motociclisti) . Pe r coprire in tutta fretta qu est i organici era previsto che funzionari ed imp iegati cli altre ammini strazioni, così come ex -ufficiali, potessero ess er trasferi t i in polizia co n decreto luogo tenenziale, su propos ta d el Mini stro deg li Interni , ed esservi manten ut i, in esper imen to, per un anno, e che a nche sottufficiali e guardie potessero avere la medes im a provenienza o essere tratti dalla v ita civile, con la frequenza di un corso accelerato. Gli articoli 28 -34 trattav ano del pe rsonale it a li ano , distaccato "in via temporanea" al fin e di "dare un orientamento te cnico e razionale" . 1 funzionari italiani (un "Co ns igliere Tec nico " presso la Direzione Generale ed uno per ciascuna questura) dovevano collaborare con i su periori albanesi svo lgendo le mansioni loro s pecificamente affidate.
Il Consigliere Permanente di Polizia, prevedendo i problemi che potevano scaturire da questa collaborazione imposta, chiedeva subito il proprio rimpatrio insi eme a quello cli un certo numero di funz ionari ed agenti, proponendo di lasciare sul posto solo 11 funzionari , 9 impiegati e 40 guardie. Da Roma - soprattutto dal Ministero degli Esteri - lo s i invitava ad una maggiore fiducia ed alla collaborazione mentre i rimpatri venivano "centellinati". Intanto si dava il via, in Albania, ad arruolame nti massicci anche se, ovviamente, di personale poco selezionato ed il Corpo, frettolosamente espanso, non rispondeva che assai parzialmente alle aspettative. Lo testimoniano i vari rapporti delle autor ità militari e quelli dei funzionari italiani spediti a Roma, al Ministero degli Interni .
Un tentativo di inversione di tendenza - con la richiesta di far affluire in Albania altro personale ita l iano, 50 sottufficia li giovani ed energici per l'inquadramento e, se possibile, un battaglione mobile di guardie di P.S. - lo s i aveva nella primavera del 1943 con la nomina del generale Pariani a Luogotenente Generale e, soprattutto, con quella a Ministro degli Interni di Marka Gjoni, forse l'ultimo elemento filo -i taliano. Questo anche perché era chiaro che con la sostituz ione ai Carabinieri della Gendarmeria - che pareva volersi ded icare soprattutto alla repress ion e della so la criminalità comune - si doveva puntare sulla polizia per il controllo politico deII e città.
Però tutto quello che si riuscì ad ottenere fu l'adeguamento degli stipe ndi a quelli della Gendarmeria e, da parte italiana , l'istituzione di uno "speciale servizio riservato con compito di vigilare sull'attività che .spiegano elernenti albanesi in patria e nel regno" 273
2 7 : 1 Circ. Ris . del M inist e ro degli Interni - Dir. Gen . P.S. - Div. Polizia Po lit ica n. 500/10511 del 19 aprile 1943. (A.C.S. - Min Int. - P.S 1943 - b. 18).
Con l'aggravarsi della s ituazione aumentava intanto in Albania il numero dei disertori , anche nelle file del corpo, che, pure, in alcune occasioni soffriva delle perdite a causa dell'attività partigiana, come un funzionario ed una guardia uccisi il 2 maggio, un maresciallo ucci so e tre sottufficiali - di cui uno italiano - feriti il 31 maggio ad Elbasan, nella cui questura aveva fatto irruzione di notte , con la complicità di due guardie albanesi, una banda partigiana per impadronirsi delle armi2 74 •
La situazione peggiorava ulteriormente dopo il 25 luglio e ad Argirocastro era il questore a darsi alla macchia con buona parte ciel personale a lbanese della locale questura.
II personale italiano rimas to in Albania - una quindicina di funzionari e poche decine di guardie - seguiva con comprensibile preoccupazione l 'evolvers i della situazione. In una lettera, qua si sim bolicamente datata 8 settembre, forse l'ultima spedita da Tirana, si faceva presente che, con l'ass un zione dei poteri da parte dell'autorità militare , la pennanenza del perso nale di poliz ia era diventata superi1ua e che gli elementi dislocati in provincia vivevano in costante pericolo.
Capitolo 18