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PROPRIET.À. LETTERARIA

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BIBLIOGRAFIA

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© BY UFFICIO STORICO SME - ROMA 2001

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Codice ISBN 88-87940-25-8

Con questo volume, l'Ufficio Storico ha inteso esaminare l e modalità con le quali venne attuata la.fusione delle Forze Armate albanesi con quelle italiane ed a quali ris ultati si giunse nel corso dei quasi quattro anni e mezzo di pres enza italiana in Albania.

Se tali risultati non furono quelli che la propaganda ufficiale dava per sco ntati e raggiunti, ciò fu dovuto a vari motivi, fra cui la mancanza di tempo (la guerra contro la Grecia, non sentita dagli Albanesi, ini z iata po co più di un anno dopo lo sbarco italiano in quella terra) e, soprattutto, a motivi di ordine ambientale e politico .

La politica ufficiale italiana, che dava per scontata la piena ed entusiastica accetta z ione della nuova situazione da parte degli Albanesi, minimizzandone le resistenze e sottolineando invece l'apporto econornico profuso per la moderni zza z ione del Paese, non tenne conto che la nuova realtà polilica era soltanto subita dalla classe dirigente albanese che cercava di approfittare delle concessioni e degli .spazi di manovra offerti dall'almeno apparente autonomia del paese. Anche dopo il progressivo peggioramento delle sorti dell'Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, non si volle sco11fessare questa linea politica, per evitare l'esplicita a,nmissione del fallimento della azione italiana in terra d'Albania .

L'opera di ricerca è stata condotta dal dott. Piero Crociani quasi esclusivamente su fonti d'archivio, privilegiando quello dell'Ufficio Storico del!' Esercito, con qualche "puntata'' nel/' Archivio Centrale dello Stato (carte del Ministero dell'Aeronautica, di quello della Marina e della Poli z ia) e negli archivi degli Uffici Storici dei Carabinieri e della Guardia di Finan za ; ciò in quanto, tranne qualche arti co lo, non è mai stato sc ritto alcun c hé di specdìco su questa rnateria, se non qualche a cce nno in alcuni volumi che possono fondarnentalmente ricondursi a quelli pubblicati nel passato dall'Ufficio Storico dello SME, a quelli .di Antonello Biagini oltre a pochi altri segnalati in nota .

Il volume è stato suddiviso in due parti: la prima dedicata alla storia ed all'evoluzione delle unità albanesi all'interno delle Forze Armate italiane e la seconda dedicata a corpi ed armi speciali che meritavano una tratta zione a parte , per le mansioni loro attribu ite o per le loro peculiarità nonch é alle un(fonni.

AL dott Piero Crociani va , quindi, il più sentito ringra z iamento dell ' Ufficio Storico per questo interessante lavoro, che colma una importante lacuna in un settore molto interessante della Storia dell'Esercito Italiano, così come analoghi ringraziamenti vanno al doti . Andrea Viotti per La solita maestria espressa nelle belle tavole preparate .

Capitolo 1

I Precedenti

I rapporti militari italo -a lbanesi, interrotti dopo la morte di Skanderbeg e la definitiva sottom iss ione del!' Al b a n ia all'i mpero ottomano, vennero ri p res i in età moderna con l'arruolamento, per conto del R egno di Napoli , d e l reggimento Real Macedonia in Albania e nelle regioni finitime. Costituito nel 1739 questo reggimento, modificando la prop ria denominazione , si sdoppiava nel 1795 formando il 1 ° ed il 2° R egg im ento Illirico, cui s i aggiungeva nel 1798 un battaglione di Cacciatori Albane si . S bandati s i nel 1799 , con tutto il resto dell'esercito borbon ico, q uesti reparti erano ricostituiti nei primi mesi del 1800 come reggimento Re al Albania e bat tag li o ne Cacciatori Al ban esi , d est inato il primo ad essere disciolto nel 1806 insieme ad altre unità , sopravviss uto i nvece il secondo, in Sicilia, fino al 1812.

Dopo la restauraz ione tornò per qualche tempo in vita un ' unit à albanese, il battaglione de i Cacciatori Macedoni, costituito nel 1817 e scio lto defi nitivamente nel 1821. R es tarono però in servizio alcuni ufficiali, ben presto naturalizzati napoletani, uno dei qua li, D emetrio Lecca, avrebbe raggiunto il grado di generale 1 • Poi , nonost a nte l'interesse ma nife s tato da alcuni a mbi e nti politici ita liani in favore dell'indipendenza albanese , i rapporti militari italo-albanesi vennero di nuovo in terro tti per quasi un secolo sino allo s barco de lle nostre truppe a Valona, nel 1914, ed

1 Per quanto rig uarda le unità a lb anesi dell'esercito delle Due Sicilie cfr i due volumi pubblicati dall ' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Eserc ito (in seguito USS M E) L'esercito borbonico dal 1789 al 1815 e L 'esercito borbonico dal 1815 al 1830, rispettivamente 1985 e 1989 al contemporaneo affluire di elementi albanesi nelle nostre forze armate2 •

Tra il 1914 ed il 1917 quest 'afflusso di elementi albanesi si effettuò attraverso quattro di s tinti canali: l 'a rruolamento diretto in Italia , grazie ad accordi intercorsi tra il Ministero degli Esteri e quello della Guen-a , l'arruolamento, in Albania, di bande irregolari, l ' organizzazione , sempre in Albania, di "Milizie R ego lari Albanesi" ed infine l'arruolamento, a cura dei Carabinieri Reali, di gendarmi e di agenti di polizia albanesi . Nel primo caso s i trattò di pochi elementi, circa una trentina, ma si trattò quasi esclusivamente di ufficiali , che proseguirono poi la loro carriera nell'esercito a lbanese ed una parte dei quali ritroveremo come ufficiali superiori o come capitani dopo il 1939. Dieci cli costoro avevano dapp rima frequentato un corso per allievi sergenli presso il 10 ° Reggimento Fanteria a Bari e poi un corso per allievi ufficiali , transitando in seg uito in reggimenti italiani ed ottenendovi infine la promozione a tenenti. Altri sei avevano frequentato l 'Accademia dì Modena, tra il novembre del 1914 ed il maggio del 1915, prestando servizio poi, come sottotenenti, in reparti italiani conseguendovi in seguito la promozione a tenenti. Undici, infine , arruolatisi nel 1.0 ° Reggimento Fanteria vi avevano conseguito le spal line da sotto tenente , prestando successivamente servizio, come tutti gli altri, in reggimenti di fanteria, artiglieria (due casi) e del genio (due casi) 3

Il secondo apporto venne dato dalle bande irregolari arruolate, dal dicembre del 1915, come ausiliarie delle nostre truppe ed impiegate soprattutto là dov e la linea del fronte non era continua. Si trattava di unità dotate so ltanto di armamento individuale che erano utiliz zate un po ' come le " band e" dell'Eritrea e, so - prattutto, come quelle organizzate in Libia appena qualche anno prima. Veniva ingaggiato un capo che portava con sé i gregari che si arruolavano a tempo indeterminato e che, con un mese di preavviso, potevano essere congedati in qualsiasi momento. Ricevevano una paga e, in seguito, ebbero diritto, loro e le loro famiglie , ad un'indennità in caso di fe rite o di morte . Erano destinate alle prote zione dei villaggi non presidiati dalle nostre truppe, a ricognizioni, colpi di mano ed a contrapporsi ad analoghe formazioni arruolate dagli austriaci 4 • Nella seconda metà del 1917 le bande erano riorganizzate , poste alle dipendenze di un "Comando bande", con a capo un ufficiale superiore , e ripartite in quattro gruppi e nove sottogrupp i agli ordini di ufficiali e aspiranti italiani 5 • Dopo aver partecipato più attivamente all'ultima fase della guerra l e bande venivano dislocate nell'Albania meridionale, la loro zona di reclutamento, presso Arg irocastro , e vi ri manevano sino al 1° marzo 1920 quando erano disciolte con una gratifica di due mesi di paga .

2 Per guanto a tti e ne alle operaz ioni i n Albania durante l a I Guerra Mondiale cfr. Le truppe italiane in Albania (anni 1914-20 e 1939) dell'USSM E .

3 L'elenco di t.utti questi ufficiali , con brevi note caratteristiche, compi lato nel 1923 s u rich iesta della Lega zione d'Albania a Roma è conservato nell ' Archivio dell'Ufficio Storico d e ll o Stato Maggiore dell ' Esercito nella bus ta 12 d el fondo F.3 ( in seguito per le cita z ioni dei documenti provenienti eia questo archivio sara nno ripo11ati es clusivamen te il fondo e la busta).

La terza componente dell'apporto albanese allo sforzo bellico ital iano, la più interessante dal punto cli vista politico e eia quello militare, era data dalle "Mili z i e Regolari Albanesi" , c he vennero organizzate sia perché le bande irre go lari non davano eccessivo affidamento sia perché - una volta che il 3 giugno 19 17 era sta ta proclamata da parte italiana l'indipendenza cieli' Albania - ci semb rò necessario do tare il paese di proprie forze armate che - come dirà l'articolo l del rego lamento delle Milizie - pur se costituivano " per ora parte integrante delle truppe di occupazione" formavano altresì "il nucleo di base del futuro eserc ito albanese". Il progetto d i costituzione cli que ste milizie era redatto dal maggiore Castolcli alla fine ciel 1916 - per l 'esattezza il 21 dicembre - ed era approvato dal Capo di Stato Maggiore il 2 gennaio successivo 6 Nella relazione che accompagnava il progetto il maggiore Castoldi, fatti presenti i risultati me- di oc ri conseguiti sin o a d allora dalle band e irregol a ri , so ttolin eava la n eces sità di contras tare l ' Au s tria "me tt endosi riso lutam ente s ulla strada del Na zionalism o albanese". Ispirand osi direttame nte - così diceva - ai " comitag i" bul ga ri. il ma ggiore prop onev a di cos tituire nei v illaggi de i " manip o li" di 15 uomini, agli ordini di un ca po lo ca le, "manipol i" eia suddividere in perm ane nti ed au si liari (d i qu es ti ultimi si perderan no sub it o le tracc e). Tre manipoli ag li ordini di un uffi c iale itali a no do veva no formare una "centuria", tre "centurie" un "vess ill o" (bajrak ), due "vessilli" una "coo rte" , agli ordini di un uftìciale s uperiore italian o. Era po i p revis to l ' impi ego di a lt ri e le menti italiani, uffic iali , so ttufficiali e truppa, che in parte saranno scelti, pe r m oti vi lin g uistici, tra g li appartenenti a ll e comunità italo -albane s i ci el nostro M e ridione.

4 "Attrarre le bande a vversarie" cfr. lettera del geo. Ferrero datata I 6 ottobre 191 7 in F.17 - b 26.

5 lbidem.

6 lbidem.

Il reclutamento degli Alban e s i era vo lo ntario , era no fi ssate paghe e sp e tt a nze in viveri, era prev is ta un ' uniform e, s imil e a quella itali a na ma con mostrine ro sse e ne re (i co lo ri na ziona li albanesi) e co n i l fe z bia nco loca le, come copri capo, g uarnit o dall'aquila a lbanese nera s u fond o ro sso . L a trnpp a doveva m arciare leggera , se nza zaino - come le truppe coloniali - ed e ra p e rc iò dotata di calzari locali (tzarukia), pres to sostituiti da scarp o ni chiodati, della cartuccera tradi z ion ale a lbanese, di borraccia e di tasca pane.

Erano aperti g li arruo lamenti e a febbraio era costi tuito ad Argirocastro , con fun z io ni di d epos ito , un "Ufficio Mili z ie". Gli ini z i erano un po ' diffi ci li ma l'assunzione del comando da p a rt e del maggiore Po nt e, ve cc hi o ufficiale coloniale, perme tteva cli rec uperare be n presto il te mpo perduto ed a giugno era approntata la prima " coorte " s u tre vess illi ed una sez ione mitragliatrici , che era impi eg ata in li nea dimo st rando spir ito aggre ss ivo - co sì scriveva il 16 ottobre ] 917 il comandante d e l XVI Corpo cl ' Armata7 In questa data erano a va nza te alcun e proposte di varianti agli organi c i delle " Milizie··, che s arann o recepit e nel regolame nto che sarà approv ato a dic embre e che !jarà p oi riformu lato un anno dopo, nel dicembre 1918. Erano ammessi all ' arruolamento giovani tra i 17 ed i 25 anni con la ferma di un anno e possibilità di rafferme. I volontari affluivano al "vessillo reclute" di Argirocastro ed erano poi ripartiti nelle centurie ortodosse o musulmane, a seconda della confessione religiosa della recluta. L' unità base era sempre il manipolo, ora su 20 militi, due sottocapi manipolo ed un capo manipolo, tre manipoli formavano una "centuria" comandata da un ufficiale s ubalterno italiano, tre "centurie" un "vessillo" agli ordini di un capitano con un aspirante a disposizione, tre " vessilli" una "coorte", agli ordini di un ufficiale su periore. Due " coorti" con una sezione mitragliatrici formavano infine una "legione". Con questi organici era costituita la prima - ed unica - Legione delle Milizie. Qui , accanto agli ufficiali italiani , troviamo anche qualche ufficiale albanese, di quelli che avevano frequentato i corsi in Italia, e gl i aspiranti, tutti albanesi , tratti , come prescriveva il regolamento, dai migliori capi manipolo o direttamente dagli arruolati che per la loro autorità nella vita civile e per la loro istruzione davano affidamento di poter divenire, col tempo, buoni ufficiali (in pratica i figli dei capi o dei notabili). Uno dei vessilli della Legione, il "vessillo Rumeno " , era reclutato tra gli Arumeni, o Cutzo -Valacchi, una mi noranza etnica sta nziata sulle pe ndici del Pindo, oltre il confine greco, che parlava una lingua neo -latina e sosteneva di discendere da i legionari romani.

La legione prendeva parte alle operazioni della colonna Treboldi oltre l'Osum nel maggio del 1918, era a Berat, partec ipava all'offensiva finale e veniva poi ritirata ad Argirocast:ro , dov'erano dislocati il Comando e la Seconda Coorte, e nei dintorni (Premeti, Balaban, Cafa Chicic), dov'erano stanzia ti la Prima Coorte ed il Vessillo Rumeno che sarebbe stato sciolto nel giugno del 1919.

Il periodo post-bellico vedeva la legione divenire oggetto cli interessamento e di scambio tra il gove rno italiano ed i politici albanesi. La si voleva utiliz zare, ampliandola, come nucleo iniziale di un "Esercito Nazionale Albanese" - mantenendo però al suo interno i quadri italiani - ma, in definitiva , le incertezze della politica di Roma ed il continuo mutamento della situazi one pol i tica albanese resero impossibile la realizzazione di questo progetto, anche se il 30 agosto 1919 si era giunti ad un accordo che prevedeva che la legione restasse sotto il comando italiano e che .il governo albanese ne curasse il reclutamento, riserva ndo si di utilizzarla in caso di gravi turbamenti dell'ordine pubblico .

A causa dell ' incerta situazione politica e per l'apertura degli arruolamenti nella meglio pagata gendarmeria, la legione andava diminuendo rapidamente di forza, cosicché a fine 1919 contava solo 577 militi , all'incirca un terzo di quanto previsto nelle tabelle organiche. Proporzionalmente assai più elevata l ' incide nza del!' elemento alban ese tra gli ufficia! i, ce n'erano in serv i ziq ben 21, provenienti dagli aspiranti o dai corsi frequentati in Italia, cui se ne doveva aggiungere a ncora qualche a lt ro distaccato quale interprete presso uffici e comand i 8 . La situazione politica non faceva riporre troppa fiducia nelle Milizie Albanes i , ad una richiesta avanzata l' 8 ottobre 1919 se la legio ne si sarebbe mantenuta fedele anche in caso di impiego contro i nazionaJ isti albanesi, il Comando Sotto Zona di Argirocastro rispondeva tre giorni dopo in senso negativo. Nonostante ciò e nono stante le diserzioni verificatesi fino all'aprile del 1920, un primo tentativo di far passare la Legio ne alle dirette dipendenze del nuovo governo i nsediatos i a Tirana falliva nel magg io , perché g li ufficiali albanesi si mantennero estrane i ed i più vecchi militi vi si opposero.

Ma era sol tanto un successo temporaneo, già a fine mese il Comando delle Mili zie segnalava che era imminente un loro mutamento di fronte. Si decideva di non opporvisi con la forza cos icché a fine giugno i militi potevano lasciare De lvino , ultima sede della Leg ione, per porsi, senza alcun incidente , a disposizione del governo di Tirana.

Negli stessi anni l'arma dei Carabinieri Reali - cui spettava il non fac ile compito cli tutelare la pubblica sicurezza nell'Albani a in guerra - aveva ordinato, addestrato ed impiegato elementi albanesi come agenti di po li zia e come gendarmi. 8 E.3-b. 125.

La Direzione di Polizia di Valona, affidata ad un ufficiale dell'Arma , selezionava e preparava una ventina di agenti, dotati di uniforme e accasermati, che coadiuvarono gli eleme nti nazionali e prestarono anche servizio come interpreti nei diversi comandi . Per un certo lasso di tempo vennero attivate anche le Direzioni di Polizia cli Argirocastro, che aveva nel 1918 un capo e 23 agenti, e di Chimara.

Sempre a Valo n a, nell'aprile del 19 I 5 , i Carabinieri organizzarono un corso formativo per gendarmi , con 45 elementi, che rappresentavano quanto di meglio poteva offrire in quella zona la vecchia gendarmeria albanese che la m issione militare o landese non era ancora riuscita a mettere in piedi . A questo corso, conclusosi a fine dicembre , ne seguirono altri e d i gendann i - armati , equipagg iat i e rivestiti a nuovo - poterono così e s sere impiegati come ausil iari nelle diverse stazioni impiantate dall'A rma in terra Albane s e: nel novembre del 1916 erano già oltre 150.

Dopo la fine della guerra era sempre ad un ufficiale dell' Arma che era affidato il compito di riorganizzare la Gendarmeria su tutto il territorio naz ionale, attraverso le scuole di Argirocastro e di Tirana. La Gendarmeria era pos ta alle dirette dipendenze del governo a lbanese , tranne che nella provincia di Valona dove restavano alle dipendenze dei Carabinieri 160 gendarmi a piedi e 30 a cavallo9

Nell'agosto del 1920 , co n l ' abbandono di Va lo na, si interrompevano di nuo vo , ed in malo modo, i rapporti militari italoa lbanesi . In malo modo perché l'abbandono di Valona da parte delle nostre truppe , a seg uito della crescente pressione albanese, fu un evento più che giustificato su l piano politico ma che ve nne effettuato in un con testo militare che esaltò fuori misura il nazio - nalismo albanese e depresse, in maniera altrettanto fuori misura, alcuni ambienti politici e militari italiani.

9 Per q uanto attiene a li ' org aniz z a z ione de i servi z i di poli z ia vedi le t re pubblicazioni de l Segretariato per gli Affari C ivili de l Comando Truppe <li Occupazione dell'Albania intitolat i La g es 1ione d ei ser vi z i civili - Documenti del I 9 I 6, La gestione dei serviz i civili - Rela z ioni e documenti fino al 30 g iugno I 9 I 8 del 1918 e Rela z ion e sulla g estione dei serv iz i civili de l 1920.

Per quanto riguarda, comunque, tutta questa fase dei rapporti militari italo-albanesi si rinvia il lettore al volume " Le truppe italiane in Albania (anni 1914-20 e 1939)" edito dall'Ufficio Storico nel 1978 .

Questi rapporti venivano riannodati, su diverse basi, di lì a pochi anni quando il Presidente della R ep ubblica di Albania, Ahmed Zogolli (non ancora Zog I re degli albanesi), prese saldamente in mano il potere e, trovandosi il paese circondato da nazioni ostili, isolato e privo di appoggi delle grandi potenze, stimò m iglior partito appoggiarsi all'Italia, stipulando nel 1925 e nel 1926 due trattati. Questi prevedeva no, tra l'altro, un'alleanza difensiva tra i due paes i, alleanza che si manifestava innanzitutto attraverso la collaborazione italiana alla riorganizza z ione deII 'esercito albanese.

Nel 1927 era nominato addetto militare a Tirana il colonnello Alberto Pariani, che era posto alla testa di una numero sa (arrivò anche a toccare i 200 elementi) missione militare italiana. Questa ini ziava la riorganizzazione dell 'ese rcito albanese, prendendo ovviamente a modello - fin dove era possibile - il R. Esercito e tendeva alla costituzione di un solido nucleo di due divisioni che, in caso di attacco nemico, appoggiate ad un sistema parzialmente fortificato ad una sessantina di chilometri dalle frontiere, si sarebbero dovute arroccare in questo "ridotto central e" per dar tempo alle truppe italiane di sbarcare in loro soccorso.

Nel 1931, subentrando un periodo di raffreddamento nei rapporti tra i due paesi, Pariani era richiamato mentre da parte sua l' Albania , pur continuando a servirsi della Missione Militare Italiana, sospendeva alcuni nostri uffic iali dagli incarichi di comando di unità albanesi sino ad allora rivestiti . Successivamente questa crisi era superata, anche se soltanto in superficie, dato che re Zog cominciava a vedere nell ' alleanza italiana solo gli aspetti negativi mentre, dal canto suo, l'Italia riduceva di molto il proprio impegno finanziario e militare cosicché l'esercito albanese perdeva di efficienza, con reclute poco istruite e con molte unità ridotte ad unità quadro 10 •

Effetto naturale della collaborazione militare italo- albanese, pur attraverso i suoi alti e bassi, era la frequenza di allievi albanesi presso le nostre scuo le militari. Secondo l'addetto militare a T iran a nel 1938 già 130- 140 allievi avevano frequentato queste scuo le ed altri 180 le s tavano frequentando. La parte del leone spe tta va all'Accade mia di Fanteria e di Cavalleria di Modena che tra il 1926 ed il 1938 vedeva partecipare ai suoi corsi "I 67 allievi albanesi 11 , in parte provenienti dalle scuole militari di Roma, Napoli e Milano che, a volte, organizzavano "corsi special i" per allievi albanesi. Alla "N un ziatella", dalla quale sarebb e stato espulso l'ali ievo Mehmet Shehu, futuro "numero 2 " dell ' Albania com uni sta, nell'anno scolast ic o 19 35 -36 c'erano stat i 60 allievi provenienti dall'Albania e ne l 1936 -37 c 'erano ancora un 2 ° e 3 ° "Corso Albanesi " con comp lessivi 59 frequentatori . Ugualmente dalle scuo le militari prov e nivano una decina di alliev i che, in diversi anni , aveva no seguito i corsi del -

! ' Accademia di Artiglieria e del Genio di Torino, proseguiti poi nella Scuola di Applicazione, frequentata , quest'ultima, anche da sei uffi c iali alban e s i che avevano frequentato l 'Accademia Militare di Atene.

La situazione politica e urop ea volgeva frattanto al peggio e così le relazioni i tal o - albanesi, specie dopo che il Ministero degli Esteri era sta to assunto da Ga lea zzo Ciano , che era un convinto fautore di una politica di espa nsione italiana in Albania ed era prodigo di contatt i con i molti oppositori di re Zog. Qu e sta politica , c h iaramente tesa a stabilire una testa di po n te nei Balcani , e le indeci sioni e le oscillazioni dell ' orientamento di Zog portavano i du e paesi verso una rotta di collisione , collisione che si verificava con l ' operazione "T" ( o esige nz a "Oltre w " Non è possibi l e una mobilitaz ione in A lbania perché es isto no solamente i materiali per l'u so normale" così affermava nel giugno del I938 l'addetto militare ital iano a Tirana, cfr. L. I 0-b 8.

- b. 150

Mare Tirana"), l ' abbastanza improvvisato sbarco italiano del 7 aprile, e con l'occupazione dell'intero territorio albanese nei giorni immediatamente successivi con una limitatiss ima opposizione 12.

Al momento dello sbarco si trovavano in Italia allievi albanesi nelle Sc uole Militari , cadetti che frequentavano i corsi delle diverse accademie e di quell a della R. Guardia d i Finanza cli Roma e, infine, alcun i ufficia l i delle diverse sc uole cli applicazione ed altri in servizio temporaneo nei nostri reparti. Per controllare questi u l ti mi - ce lo fa sapere un pro -me moria del Gabinetto del M i nistero della Guerra datato 7 aprile 13 - era disposta un ' azione pers uasiva, da parte dei comandanti, circa l'azione pacificatrice dell ' ltalia in Albania, con possibilità, però, di procedere " con ferme zza" nei confronti degli elementi che avessero manifestato sentimenti contrari.

Un'azione di controllo alle frontiere, per impedire l ' allontanamento daJI 'lta l ia di allievi ed ufficiali albanesi, era di sposta, negli s tess i giorni, dalle autorità di poli zia .

Facendo seguito a precedent i comunicazioni telegrafiche il 10 aprile era fornito un e lenco nominativo di questi elementi_ Erano 59 allievi delle scuole militari, 61 accademisti ( 41 a Modena, 15 a Torino, 4 a Roma, della R . Guardia di Finanza , ed uno, un nipote di Zog, alla R. Accademia Aeronautica d i Caserta) e ben 72 u fficiali che frequentavano scuole di applicazione, co rsi addestrativi - s1 trattava di 27 elementio che prestavano temporaneamente serv i zio in reggimenti italian i 14

A questo controllo erano comunq u e riusciti a sfuggire, nei giorni precedenti, quattro ufficiali che frequentavano a Fi - l\ H .9- b. 4 . renze i corsi dell ' Istituto Geografico Mi . litare e che, essendos i allontanati in borg lhese e - forse - armati, avevano suscitato una certa preoccupazione. Successivamente, respinto uno di costoro alla fro ntiera svizzera s i apprendeva che g li altri tre s i e rano rifugiati , in attesa degli eventi, nel Ticino , dal quale sarebbero poi tornati una volta chiaritasi , dopo lo s barco, la s it:u azio n e 15.

12 Per quanto attiene a ll e trattative po litiche ed allo sbarco cfr. il g ià citat o Le truppe i1ali ane in Albania.

14 Archivio Centra le de ll o Stato ( d' ora in po i A C.S.) - Rom a - Min istero degli Interni - Direzione Genera le de lla Pubb l ica Sicu rezza (d'ora in poi sem plicemente P.S .) - 1941 -b I/A.

Capitolo 2

1939 - UN UNICO ESERCITO

Prima di esaminare l'immissione delle Forze Armate albanesi in quelle italiane - diretta conseguenza, in campo militare , della nuova s ituaz io ne politica venutasi a creare con lo sbarco e l'avvenuta occupazione - sarà bene dare un'occhiata alle condizioni dell ' Albania in quel 1939.

Si trattava di un paese cli circa 28 .500 chilometri quadrati con una popolazione di poco superiore a l milione di abitanti 16 , residenti, per lo più, in villaggi, con un tenore di vita assai basso, ded iti in prevalenza all'agricoltura ed alla pastorizia. L' industria era q u asi inesistente, se si esclude quella estrattiva, in mani italiane. Più d iffuso, invece, l ' artigianato nelle città, dove era co ncentrata la scarsa borghesia esistente, formata da commerc ianti ed impiegati, città - è bene precisarlo - cli dimensioni estremamente ridotte : Tirana, la cap ital e, aveva 35 .000 abitanti, Scutari, al nord , ne aveva 29.000, Corcia, al sud, 24.000 e Durazzo e Valona, i due porti maggiori, si aggiravano intorno ai J 0.000, così come Argirocastro. Popolazioni a lban esi risiedevano, oltre che all'inte rn o dei confin i, a nche in G rec ia, nella Ciamuria, ed in Ju goslavia, nel Dibrano e nel Kosovo. Le ri vendicaz io ni nazional iste di una "Grande Albania", estesa fino a comprendere queste reg ioni , ven nero recepite dal governo di Roma e contribuirono a forn ire materia di propaganda contro questi stati confinant i.

Anche se gli albanesi professavano tre diverse confessioni re lig iose questa circostanza non costituiva fattore di divis ion e e, saggiamente, l'Italia evitò di favorire i cattolici, all ' incirca il 10% della popolazione, concentrati intorno a Scutari. I musulmani costituivano la maggioranza, con il 60% circa, mentre gli ortodossi , il 30%, erano diffusi soprattutto verso la frontiera greca.

U na qualche differenziazione era invece data dall'appartenenza al Nord (ab itato dai Gheghi) o al Sud del paese (abitato dai Toschi), che differivano sia ne l dialetto che nell'organizzazione sociale 17 •

Lo stato era diviso in dieci prefetture e 26 sotto -prefetture, ma su queste forme amministrative moderne si inseriva l'influenza - se non il potere - tradizionale dei capi-tribù, nell' Albania settentrionale, e dei grandi proprietari - i "bey" , per usare la denominazione di origine ottomana consacrata dalla tradizione - in quella meridionale .

Questo paese - formai mente su espressa richiesta di una Assemblea Nazionale Costituente, convocata a Tirana all ' indomani dello sbarco - riceveva un nuovo re nel la persona di Vittorio Emanuele III di Savoia Riceveva anche un nuovo statuto e, in pratica, pure una nuova forma di governo con un Luogotenente Generale del Re, ne ll a persona di Francesco Jacomoni di San Savino - ultimo rappresentante dip lomatico italiano in A lbani ache, anche nel suo nuovo incarico, rima neva formai mente alle dipendenze del Ministero degli Affari Esteri italiano. Dallo stesso Ministero dipe ndeva pure un nuovo organismo, il Sottosegretariato di Stato per g li Affari Albanesi, competente per tutto quanto atteneva all'Albania , e che di co nseguenza veniva, in parte, a sovrap porsi al governo di Tirana ed il cui stesso nome avrebbe sgradevolmente ri cordato agli albanesi, fino al s uo scioglimento avvenuto nel 1941, una condizione di dipendenza gerarchica simile a quella esistente tra i s udditi coloniali ed il Ministero clell' Africa Italiana.

All'i nterno del l 'a mmini strazione albanese c'era poi , in ogni ministero, un Consigliere Permane nte italiano, alle dirette

17 E queste differenze se mbrano essere gi unte fino quasi ad oggi , se s i pensa all a rivolta di Valona e de l s ud del l'Alban i a ne ll a primavera de l 1997 dipenden ze del Ministro albanese, che era il funzionario più e levato in grado del dica stero, con l'incarico dì coadiuvare il ministro nelle sue attività tecnico -amministrative, esercitando la direzione superiore su tutti i servizi e la sorveg li anza sul personale dipendente. Consiglieri , quindi, destinati ad essere, cli fatto , le guide delle diverse amministrazioni e, di conseguenza, anch'essi assai poco graditi agli albanesi. Abbiamo detto "in ogni min istero": bisogna però ricordare che nella realtà, ai sensi del1' accordo italo-albanese del 3 giugno 1939 , la gestione degli affari internazionali dell'Albania era stata devoluta al Ministero degli Affari Esteri italiano e che , come vedremo, la legge del 13 luglio dello stesso anno avrebbe immesso le forze armate albanesi in quelle italiane facendo così scomparire anche il loc ale Ministero della Guerra.

E, come se non bastassero questi cambiamenti, venivano anche estese oltre Adriatico, quasi senza alcun adattamento, la dottrina e la burocrazia del fasc ismo, attraverso il neo-co stituito Partito Fascista Albanese - con uno statuto portato appositamente a Tirana dal segretario del P.N.F. Starace - ed attraverso le organizzazioni che a questo facevano capo come la Gioventù del Littorio Albanese e l'O pera Nazionale Dopolavoro, organismo , que st' ultimo , che forse costituiva un di più in un paese in cui una grandissima parte degli abitanti avevano ancora del lavoro una concezione meclìevale 18 •

Quest'ondata di innovazioni abbattutasi su un paese ed una società tanto differenti dall'Italia - che doveva costituire il modello - e che, per l'inesistenza d i altre cinghie di trasmi ssione, doveva avvalersi di un ceto dirigente albane se di diverse estrazioni, formazioni ed idee po li tiche (ex - zoghisti, anti -zoghisti, vecchi funzionari dell'impero turco, capi - tribù feudali, bey e qualche tecnico ed intellettuale che aveva s tudiato all'estero, non esistendo università a lb anesi) non poteva dare i frutti sperati, non poteva tì.rnzionare correttamente. Complici anche le cattive sorti della guen-a, questa costruzione venne progressivamente smante ll ata negli anni successivi con lo sc ioglimento del Sottosegretariato di Stato per gli Affari Albanesi, quello del Partito Fascista Albanese, l'abo lizione dei Consiglieri Permanenti e la sostituzione dei Carabinieri Reali con la Gendarmeria, grazie all'opera di fronda della classe dirigente ed all'indifferenza o al1' ostilità delle popolazioni, che erano - e si sent ivano - soltanto albanesi e non partecipi (quali soci molto minoritari ) deJl'impero di Roma , come si era voluto, almeno s ulla carta , far credere. Come in campo amministrativo così anche in campo militare si sarebbero manifestati - e lo vedremo - inconvenien ti e problemi dello stesso genere, con l'aggravante, in questo caso, del fatto che i comandi italiani avre bbero di gran lunga preferito poter considerare l'Albania come un paese occupato anziché come un paese, almeno formalmente - e non so lo formalmente - alleato . Ciò che era causa di infinite complicazioni e di continui compromessi - dovuti ad esigenze politiche - con le autorità locali e quelle italiane . Complica z ioni e compromessi di gran lu nga più rilevanti dei pochi vantaggi militari offerti dal regime di " unione personale" dei due regni. Per i militari le uniche vere opportunità o ffe rte dall'Albania erano qu elle derivanti dalla sua posizione geografica, di testa di ponte nei Balcani; l'apporto delle forze armate albanesi rivestiva sca rs a rilevan za . Più importanti, se mai, e rano la sic ure zza delle retrovie , in caso di conflitto, e la mancanza di un movimento di resisten za, condizio ni queste che s i verificarono nel primo triennio. Ma, è stato precedentemente detto e sarà meglio precisato in seguito, furono gli orientament i po li t ici di Roma a prevalere su q'uelli militari e - almeno in un primo tempo - sembraro no essere i più rispondenti allo sco po.

Una parte delle truppe albanesi si era dispersa al momento dell'occupazione e so ltanto nei giorni successivi - iniz iatasi la loro riorganizzazione - i sol dati cominciarono a riprendere se r- viz io. Il 10 aprile venne di sposto, probabilmente in attesa di decisio ni di carattere ge ne rale , che oltre alla Gendarmeria riman essero al loro posto il personale in servizio permanente e quello indispensabile pe r la custodia degli edifici e dei magazzini, inviando in licenza gli altri militari. Questa disposizione si riferì va però ai soli reparti sbandat i s i dato che nella stessa c it rcolare 19 s i prescriveva di dare assistenza ai reparti ancora esistenti, tant'è che il 24 aprile parteciparono ad una parata in o nore del Segretario del Partito Naziona le Fascista, Starace, a Tirana i seguenti reparti albanesi: una compagnia della Gendarmeria, un battaglione di fanteria, due batterie da 75/13 ed una banda mili.tare .

Il problema delle forze armate albanes i e ra affrontato i I 14 aprile dal Sottosegretario alla Guerra, generale Pari ani, buon conoscitore dell'ambiente come ex addetto al Tirana e capo della missione militare, che ordinava al generale Gu zzoni - ora comandante del Corpo d'Armata cl' Albania - di predisporre al più presto uno studio organico per la sistemazione dell'esercito a lbanese sulla base del s uo assorbime nto totale in quello italiano e del serv izio pro misc uo di unità italiane ed a lb anesi20 . Il generale Guzzoni formulava sub ito delle proposte in merito che, successivamente , sarebbero state accettate ed applicate in maniera quasi integrale (vedi do c um ento 1).

Innan zi tut to era specificato che non si doveva prevedere la costituzione di grandi unit à a lban esi "per difficoltà cli inqu adramen to e p er non creare ambienti adatti allo svi luppo di pericolose presunzioni " e che ci si sarebbe limit ati alla formazione di reparti minori da inserire nelle nost r e unit à in Albania. Si volevano creare sei battaglioni di fanteria, quattro batterie da 75/13 - all ' inc irca gli stessi reparti esiste nti sotto Zog - due compagnie del genio e dieci repart i presidiari oltre ad un ' unità di rappresentanza il reggim ento (ridotto a battaglione) della Gu ard ia Real e Albanese, eia dislocare, quest'ultimo, a Roma .

Il documento affrontava poi il problema della ca1Tiera degli uffic iali albanesi, che con l'organizzazione proposta avreb bero visto la loro carriera limitata al grado di maggiore, ed avanzava proposte in merito ad eventuali ulteriori svilu ppi di carriera , accennando anche al delicato problema delle capacità professionali e dell 'affidabilità degli ufficiali stessi, di cui s i tratterà più specificatamente nel capitolo successivo.

Dell'intero problema erano poi investiti il generale Viscontini, Sottocapo di Stato Maggiore Intendente, ed il generale Soddu, Sottocapo di Stato Maggiore per le Operazioni, che il 25 aprile sentivano al riguardo il parere del colonnello Gabrielli, ultimo addetto militare a Tirana e desti nato a restarvi, s ino al 1943, da generale, come preposto all'Ufficio Militare della Luogotenenza Generale. In questa riunione era prevista la costituzione di un Comando della Difesa Albanese, retto da un ufficiale generale albanese, ma alle di pende nze del Ministero della Guerra italiano, con compiti di mobilitazione, reclutamento ed amministrazione del personale locale, da affiancare al costituendo Comando Superiore delle Forze Armate d'Albania retto da un generale italiano "designato d'Armata". La proposta di costituzione cli questo comando "albanese", sia pure con funzioni limitate , e che non troverà poi la sanzione superiore , è probabilmente da ascriversi alla transitorietà ed alla fluidità tipich e di quei giorni in cui ancora non era s tata presa alcuna decisione definitiva.

Allo stesso modo sareb be stata scartata la proposta, avanzata neJJa stessa sed uta, di formare i reggimenti di sta nza in Albania con un battaglione italiano ed uno albanese in tempo di pace ed un battaglione italiano e due albanesi in tempo di guerra. Passan do al problema dei quadri , nella riunione venivano fissati i criteri relativi al trattamento eia riservare agli ufficiali albanesi in servizio permanente effettivo per quanto atteneva al loro mantenim en to in servizio ed al loro stipendio .

Due riunioni del 17 e del 19 maggio, la prima tra il genera le Guzzoni, i generali Viscontini e Soddu ed il generale Bracale,. Capo di Gabinetto, e la seco nda allargata anche ad altri ufficiali, faceva no il punto, quasi definitivo , della questione .

Non si parlava più di un Comando Difesa affidato ad un uffidale albanese, si proponeva l'immis sio ne degli uffici ali con criteri di larghe zza, si prescriveva una revisione sommaria dei sottufficiali, eliminando gli indesiderabili e, cosa più importante, si disponeva la costituzione, avvalendosi soprattutto delle reclute del 1918, di pro ssi ma chiamata alle armi, di battag lioni e batterie albanesi da inquadrare in reggimenti itali ani. In queste sedute si auspicava anche l'incorporazione della Gendarmeria e della Regia Guardia di Confine nei Reali Carabinieri e ne Jla R. Guardia di Finanza, come si sarebbe poi verificato e come s i vedrà nei capitolo loro dedicati. Con la stessa occasione si sanciva anche la costituzione - già avvenuta il 16 aprile - del reggimento della Guardia Reale Alban ese ed il suo trasferimento a Roma, dove aveva già fatto la sua comparsa in pubblico in occasione della parata per la Giornata dell'Eserc ito del 9 maggio . Questa fase preparatoria trovava la sua conclusione, prima ancora della promulgazione della legge che avrebbe sancito la fusione delle forze armate albanes i con quelle italiane, in una circolare - la numero 21770 del Minis tero della Guerra - Gabinetto - che il 4 giug no annunciava concisamente come il Re avesse accettato il voto de lla nazione albanese per la fusione del s uo ese rcito con quello itali ~no (vedi documento 2).

Quasi altrettanto concisa e ra la successiva legge del 13 luglio n° 1115, dello stesso contenuto, che affidava a l governo l'emanazione delle norme di attuazione , ciò che si sarebbe verificato soltanto alcuni mesi dopo, con un R. Decreto del 23 maggio 1940.

Poste quindi le bas i giuridiche per l 'immissione dell ' esercito albanese in quello italiano , si poneva mano a Roma e, soprattutto, a Tirana all'opera di organizzazione. Erano disciolti i comandi albanesi, rico stituiti nei g iorn i successiv i allo sb arco , mentre erano mantenuti o ricostituiti alcuni reparti, che erano poi affiancati ad unità italiane sta nziate in Albania. Già il 26 maggio il battaglione "Gramos" era stato affiancato al 78° Reggimento Fanteria ed il 31 maggio il battag li one "Kora ta " lo era al 2° Reggimento Bersaglieri per passare al 77 ° Reggimento

Fante ri a il 17 giugno2 1 Poi, una volta sancita ufficialmente l' immissione ne l Regio Ese rcito, erano fusi i servizi e, a metà giugno, due batterie da 75/13, comp letamente approntate, erano incorporate nei reggimenti cui era no state assegnate . Entro il mese successivo altre due batterie da 75/13 e tutti e sei i battaglioni di fanteria avrebbero raggiunto le sedi dei rispettivi reggimenti22 • Il 23 luglio gli ufficiali ed i sottufficiali, s i ngolarmente, e la truppa, collett ivamente , prestavano giurame nto di fedeltà a Vittorio Emanuele III come re d ' Albania23 A causa del!' ancora insufficiente addestramento non tutti i reparti albanesi partecipavano ne ll 'agosto a ll e manovre est i ve.

Quali fossero allora le condizion i dei reparti a lb ane s i , con ufficiali poco preparati , con graduat i per una buona metà analfabeti, così come gran parte della truppa - e con una conoscenza, ovviamente, ancora poco diffusa della lingua itali a na - lo possiamo ricavare da un rapporto stilato a luglio dalla Divisione "Lupi di Toscana" sui due battaglioni " Kaptina" e " Korata" appena assegnatile e riportata ne l documento numero 3.

Dall'ottobre venivano smobilitati gli elementi della classe 1917 - ed i richiamati delle classi precedenti - il cui posto era preso dal primo scaglione delle recl ut e del l 918 chiamato alle anni nel giugno -luglio secondo la preesistente legislazione ed attraverso i vecchi orga ni d i reclutamento albanesi2 4 . I battaglioni d i fa nt e ria erano costituiti - anche se con le dotazioni di am1amento non comple te - sulla base de ll e prescrizioni previste per

2 1 Per questi affiancament i cfr. M .3 - b. 492 e D.S. b. 1544.

22 1-I.l -b.35 le formazioni di "Nuovo Tipo" , su plotone comando, tre compagn ie fucilieri , di due plotoni di due squadre ciascuno, e su una compagnia armi di accompagnamento, su due plotoni mitraglieri ed un p]otone mortai, questo perché s i prevedeva che ben presto tutte le unità italiane d'Albania avrebbero adottato tale formazm ne.

23 Cfr. a questo propos ito la ci rco lare 3470 d e ll'8 luglio s ulle modalità pe r il giuramento in D.S. b. I 543.

24 In occasione della chiamata alle ann i della c lasse 1918 era s tato d ispo s to, con circo lare T. 7500 Gab . del 17 giugno I 939, che 700 reclute avrebbero dovuto essere in viate a frequentare corsi d i specia li z zaz ione in Italia. Success ivamente una circolare del 7 lu g lio prescriveva che gli s pecializzandi di Fanteria ed Art ig lieria avrebbero frequentato i cors i p ress o i reg gimenti d islocati in Alban ia.

Al l O novembre 1939 la forza, la dislocazione, l'armamento e la dipendenza dei battaglioni albanesi di fanteria erano quelli che risultano dalla tab e lla l .

Quelli delle batterie di artiglieria, alla stessa data, risultano dalla tabella 2.

A quelli delle unità indiv.isionate si dovevano poi aggiungere gli ufficiali addetti ai comandi e agli uffici della Difesa Territoriale e gli elementi albanesi dei serviz i e delle unità presidiarie e più precisamente nove ufficiali, sei sottufficiali e 29 graduati e soldati della Direzione di Commissariato, cinque, undici e 109 del Centro Automobilist ico, due, quattordici e l 59 della compag ni a presidia ria cli Tirana , oltre agli elementi della Guardia Reale a Roma , agli allievi ed uffic iali che frequenta vano accademie e scuo le cli applicazione in Ita lia ed agli ufficiali che prestavano servizio in reparti italiani dislocati in A lb ania25 .

Sul finire dell 'anno la formazione organica dei battaglioni di fanteria veniva re sa identica a quella dei battaglioni italiani, r isultando compos t a da una compagnia coma ndo, tre compagnie fucilieri , su plotone comando e tre plotoni fucilieri su tre squadre, e una compagnia mitraglieri su quattro plotoni di tre armi ciasc un o26 I ba tt ag li oni "Kaptina" e " Korata" veniva no con l' occasione assegnati , qua li terzi battaglioni, al 225° ed a l 226° Regg i mento Fanteria "Arezzo", men tr e il " Tarabosh", sino ad allora

15 li 12 novembre 1939 Mus so lini autorizzava l'inse ri mento di ufficia] i a lbanesi anche i n reggimenti di s t a nza in Italia , facendo notare che occorreva studiare attentamente le destinaz ioni da dars i, ne l nord ciel paese

- H .9 b. 4.

2 6 Cfr. lettera del Comando Superiore Truppe d'Alban ia (XXVI Corpo cl1'Arm ata )- Uff. Stato Maggiore p rol 4612, del 23 di cembre 1939, in L.13 - b. 83.

Battaglioni

Unità R eparto d'aggregazione

Btg . 47° Rgt.

Gramos F a nteria

Ferrara

Btg. 48° Rgt.

Dajti Fanteria

Ferrara

Btg. 77 ° Rgt.

Korata Fan teria

L upi di Toscana

Btg. 78° Rgt.

Kaptina Fameria Lupi di

Btg . 83 ° Rgt.

Tomo r i Fameria

Btg. 3° Rgt. Tarabos h

TAB ELLA l

DI FANTE RIA AL BANESI AL l O NOVEMBRE 1939

Uflìciali So11uf]ì - Truppa Quadru - Fucili Fucili c iali pedi mitragliada s oma tori e

BATTER IA DT ARTlGUERTA ALBANES I AL I O NOVEMBRE 1939 distaccato presso il 3° Granati~ri, passava all' 84° Reggimento Fanteria "Venezia" .

La forza effettiva dei battag lio n i, in conseguenza dell'avvenuto congedo della classe 1917 ed in attesa ciel secondo scaglione della classe 1918, era pe rò diminuita, ce lo dimostra lo stato degli effettivi del dicembre 193927 qui di segu ito riprodotto che ci seg nala anche l'avvenuta costituzione di un plotone di cavalleria a l banese presso i] Gruppo Squadroni "Aosta"28 • Dallo stato degli effetti vi si apprende a nche che dalla Difesa Territoriale dipendevano ben 144 uffic iali albane si.

Nel corso degli stessi mesi ciel 1939 · _ e se ne tratterà più diffusamente ne ll e pagine dedicate alle al tre armi - erano state poste le basi per l'im m issione della Gend armeria neJI' A rma dei Carabinieri Reali, e, in parte, s i era d a to effetto all e decisioni prese, con un netto miglioramento della sit uaz ione dell'ordine pubbhco. Si erano poste egualmente le basi per l'immissione della Regi a Guardia di Confine nella Regia Guardia di Finanz a e d era stata sancita la costituzione della Milizia Fasc ista Albanese con elementi itali ani ed albanesi, dapprima prevista da una òrcolare del Comando Ge nerale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Naz ional e in data 2 maggio , poi, più correttame nt e, da un punto di vista g iuridico e costitu zi onal e , da un Decreto Luogotene nzi ale del 18 se ttembre .

27 In L.13 - b. 83.

28 Dal "Dia rio Storico" dello Stato Maggiore Esercito, alla data 2 dicembre 1939: "Disposta la costituzione presso il ' ' Gruppo Squadroni Aosta" di un plotone con cavalli e cavalie ri albanes i. Farà parte di uno squadrone da formarsi gradualmente il cui comando ed i restanti due plotoni avranno cavalli di razza sarda e aveglinese". D .S. b. 2 178. S uccessivamente lo squadrone albanese sarà inquadrato nei " Lancieri di M il a no".

Un altro Decreto L uo gote nen ziale del 19 agosto aveva provveduto, invece , all'istituzione della Milizia Fascista Forestale , mentre era allo s tudio la costituzione della Mili zia della Strada d'Albania.

Capitolo 3

1939 - IL PROBLEMA DEI QUADRI

Prima di proseguire nell'esposizione, in ordine cronologico, delle vicende ordinamentali e storiche dei reparti albanesi è necessario affrontare il problema dei loro quadri , premes sa indispensabile per cercare cli comprendere e di valutare le ragioni de l comportamento tenuto dai reparti albanesi nella fase iniziale del conflitto italo-greco. Ragion i che saranno ugualmente valid e per spiega re le successive vicissitud in i organiz z ative di queste unità, il loro scarso utili zzo ed il progressivo sfaldamento che le caratterizzò fino alla massiccia ondata di diserzioni dell'agosto 1943.

Abbiamo parlato di quadri ma, come vedremo, il discorso verterà quas i esclusivamente sugli ufficiali , i sottufficiali ne saranno appena sfiorat i.

Una volta decisa l ' immissione dell ' esercito albanese in quello italiano su un piede, almeno formale, di parità, bisognava stabilire cosa fare degli ufficiali albanesi in servizio permanente effettivo, bisognava decidere se e come utilizzarli. Pur se era chiaro che dei quasi settecento ufficiali in servizio nell'aprile del 1939 una buona parte non era in possesso dei requisiti tecnicoprofessionali adeguati al grado rivestito (s pecie tra gli ufficiali più anziani, visto che parecchi tra i più g iovani provenivano dalle accademie italiane) e che non potevano non esistere fondati dubbi sulla loro affidabilità politica si stimò necessario affrontare il problema con larghezza di idee. Per ovvi motivi di carattere po li tic o si voleva mos trare, all ' Albania ed all'op inion e pubblica internazionale, la generosità e la compre n sione di Roma che accoglieva nelle sue Forze Armate anche ufficiali cli ben diversa estrazione . Questo a nch e per non creare una classe cli scon tenti, che poteva suscitare qualche problema , e nell 'a mbito clell ' estre- ma apertura adottata a tutti i livelli nei co nfron ti dei dipendenti pub bi ic i alban es i.

Fu così che tranne un numero piuttosto limitato di ufficiali - in gran parte originari della stessa regione di re Zog, da lui favoriti e c he erano espatriati ne i giorni dello sbarco italiano, rimanendo poi in esilio - praticamente tutti gli alt1 i ufficiali restarono in serviz io. Quest'accettaz ione unanime del nuovo co rso illu se forse le autorità it a liane - più quell e politic he, in rea lt à, che quelle militari - sul grado di adesione degli ufficiali al nuovo s tato di cose. Ci si dimenticava infatti (o forse s i voleva ignorare) che, pur non essendos i efficacemente opposti allo sbarco italiano e pur vede ndo sa lvaguardate, almeno in gran parte, le proprie as pettative con il mantenimento in servizio , questi ufficiali si trovavano ad essere immess i , di co l po, in un eserc ito che non era il loro, con una preparazione spesso assai limitata ed a contatto ora con co lleghi - quelli italiani - che p ar tivano assa i più avvantaggiati rispetto a loro , non fosse altro che per la lingua. E se pur si volevano coltivare le loro speranze in un futuro migliore, ricordando ad essi i I preced e nte, not evo le ruolo ricoperto dagli albanesi nell'esercito di un altro impero, qu e llo ottomano, s i fingeva di dimenticare che in quell 'ese rcito gli albanesi, specie se mu s ulmani , e ntrav a no s u un piede di effettiva parità e, soprattutto , provenendo da una nazio ne , da una società, la cu i evo luzione era pari a quella del re s to de1J'impero , ciò che non era più vero nell ' imp e ro italiano del 1939, esse ndo troppo di ve rse - e non so lo per li ngua e re ligione - l'Italia e l'Alb a nia.

Così come il re sto della classe dirigente anche gli ufficiali albanesi si ad a ttarono, a l meno appa renteme nte, a l nuovo regi m e, ma questa adesione era dovut a esclusiva mente a motivi cli forza maggiore, era dovuta a lla mutata situazione politica, non erané poteva essere - s in cera né sent ita e portava in sé i germi dell e inelutt abil i conseguenze di tal e s ituazi one. Ed a tutto questo aggiungiamo, nei primi mesi, l ' incertezza per il futuro e quella relativa a ll 'ammontare de lle ret r ibu zioni, aspe tto, quest'ultimo, di fondamentale importanza sia perché g li albanesi , sposatisi assai giovani, avevano in genere num erosi famig li ari a carico, s ia perché a llo sbarco era seg uita un ' ondata cli infl azione che aveva raddoppiato , se non triplicato, i prezzi. Mentre i braccianti ed i contadini, di esigenze estremamente limitate, potevano in qualche modo farvi fronte grazie al massiccio programma di lavori stradali ed edili portato avanti dal nuovo governo, gli ufficiali - e tutti coloro che disponevano di un reddito fisso - si trovarono in difficoltà sino a quando non vennero fissate le nuove retribuzioni. E se pure stipendi ed indennità vennero accordati con criteri cli notevole larghezza - almeno secondo i consueti parametri italiani - la s ituazione di difficoltà non venne completamente superata, sia per il perdurare dell' inflazione, sia per lo spesso gravoso carico famigliare sia anche perché il nuovo stile cli vita che s i volle pretendere da questi ufficiali - ora appartenenti alle Forze Armate italiane - li obbligava a spese cui non erano stati in precedenza tenuti .

Se in guarnigione e in tempo cli pace questi ufficiali, pur con tutti i limiti insiti nel loro spesso scarso bagaglio professionale, erano in grado di adempiere alle loro funzioni e cli esercitare il comando sui propri connaz ionali, in guerra, so tto il fuoco nemico, l'adesion e forzata, carica di riserve, che avevano prestato, non permetteva loro di svolgere un'efficace azione di comando su dei soldati che si trovavano portati a combattere per una causa che - nonostante la propaganda - non sentivano, inquadrati in un esercito che non era il loro e guidati, come s'è visto, da ufficiali completamente demotivati, salvo rarissime eccezioni. Mancavano quindi le ragioni ideali che po tevano motivare gli ufficiali a condurre in guerra - contro un nemico non molto più preparato da un punto di vista militare, ma certo più evoluto e più motivato - i figli di una società primitiva, qual'era allora quella albanese, pastori e contadini, impreparati ad affrontare una guerra moderna.

La genesi cli questa cr isi risale al momento dell'un ifi cazione dei due eserciti, attuata dalle due parti con s uperficialità, scarsa convinzione e senza un 'intima adesione. Se da parte italiana si proclamava di voler poITe su un piede di perfetta uguaglianza gli albanesi (e, come vedremo, questa uguaglianza era più formale che sosta nziale) da parte albanese, messi di fronte al fatto compiuto ed alle promesse italiane , ci si dichiarava - a parole - e ntu- siasti del nuovo stato di cose, che si diceva di approvare incondizionatamente in ogni sua manifestazione, e si continuava, nella realtà, a vivere la vita quotidiana secondo i vecch i ritmi e le vecc hie abitudini, senza voler adeguarsi - ammesso che ciò fosse stato possibile - alla nuova realtà. Questa situazione era anche facilitata dal fatto che l'Italia (o meglio le a ut orità italiane che gestivano la po litica albanese) non aveva alcun interesse a voler andare a fo ndo , a vo ler sapere cosa in realtà pens as se ro e volessero gli albanesi , u fficiali compresi.

Forse, con gli anni, si sarebbe arrivati ad una qualche forma di effettiva compenetrazione, che g li albanesi divenissero , in qualche modo , i "soci minoritari" del nuovo impero di Romaa nche se c'è da dubitarne - quel che è certo è che la forma di "aggiustamento" pratico , quotidiano, trovata dalle due parti poteva reggere solo in condizioni normali, di pace.

Con la guerra iniziata a I 8 mesi dall ' occupazione (e poi, più che con la guerra in casa, con la guerra tutto all'intorno e con l'Italia in progressive difficoltà) il provvisorio equilibrio in qualche modo raggiunto non poteva che essere infranto. Esaminiamo allora quale fosse la situazione degli ufficiali albanesi nell'aprile del 1939. Secondo l 'a nnuario pubblicato proprio in quel mese - "Lista e shkallezi mit t'oficerave" - c'erano 654 utlìciali in s.p.e. così suddiv isi: due generali, 338 ufficiali di fanteria, 95 di artiglier ia, 22 del genio, 72 della Regia Guardia di Confine, 20 della sa nità e del se rvizio veterinario , 45 dell'intendenza , 52 addetti al reclutamento e I O delle capitanerie di porto. Come si noterà dell 'esercito non faceva parte la Gendanneria mentre ne costituiva parte integrante la ~egia Guardia di Confine . A questi uffic iali se ne dovevano aggiungere poi un'altra quarantina, 46 per l'esattezza, appartenenti ad altre categorie (della riserva o di complemento) trattenuti in serviz io permanente, così da raggiungere i circa 700 ufficiali su i quali ci si baserà poi a Roma.

Nelle s ue proposte ini ziali, alle quali s i è accennato in p recedenza, il generale Guzzoni s i dichiarava favorevole ali' e1im i nazione dal servizio di molti ufficiali e sottufficiali pe r limiti cli età o per inca p ac i tà o per ragioni politiche, elargendo però loro un adeguato trattamento economico per evitare malcontento e propaganda a noi avversi . Un pro - memoria dell'Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore del 17 aprile concordava in linea di ma ss ima con queste idee e, avendo il generale Guzzoni proposto d i limitare la carriera degli ufficiali albanesi al grado di maggiore, salvo ca s i eccezionali , trovava non conveniente, per ragioni di opportunità, di fissare rigidamente limiti massimi di carriera (dovendosi cas o mai provvedere, mediante rigorosa s elezione, a limitarne il raggiungimento dei gradi più elevati) ed os se rvava , giustamente , come questa complessa questione si s arebbe , caso mai , sviluppata gradualmente, mediante provvedimenti da adottar s i a seconda d e lle circostanze. Il pro-memoria pr e ve deva anche la ne ces s ità di una sele z ione degli ufficiali da immettere nell'Esercito " su bas e morale, politica e ra zz iale ", proponendo la frequ e nza di corsi di addestramento per gli ufficiali giudicati idonei, con eventuale dispensa per gli ufficiali che avevano frequentato le accademie italiane.

Una s oluzione al problema degli ufficiali - e , più in generale , dei quadri - e ra c e rcata e trovata il 25 apriJen in una riunione

- cui si è già accennato - tra il Sottocapo di Stato Maggiore Intendente , il Sottocapo di Stato Maggiore all e Operazioni ed il colonnello Gabriell i, come risulta dalla "sintesi degli argomenti" svolti nella riunione e che qui si r iporta di seguito .

I - ENTI DI COMANDO:

- Comando della difesa albanese

- dipende per la parte tecnica (reclutamento, mobilitazione, amministra zione) dal Mini stero d ella Guerra

- è retto da un generale albanese

- presiede alla circoscriz ione militare d ell 'Albania

- ha.funzioni di mobilita zione, reclutamento, amministrazione del personale albanese

- Comando superiore F.A. dell'Albania

- Dipende per la parte tecnica (ordinamento, mobilitazione, addestramento, stato e impiego in guerra) dai ministeri militari co mpetenti

- è retto da un generale italiano (designato d'Armata)

- ha piene funzioni di comando.

Entrambi gli organi trovano la loro .fusione nella persona del Luogotenente ienerale, a cui fanno capo per quanto non riguarda la parte tecnica.

Nessuna ingerenza in materia militare da parte del governo albanese.

, li - TRUPPE

2 corpi d'armata

4 divisioni (3 divisioni fanteria da montagna, 1 divisione co ra zzata)

Truppe suppletive per entrambi i C.A. ( J rgt. mitraglieri, 1 rgt. Bersagli eri motociclisti, 1 rgt. cavalleria, I rgt. artiglieria di C.A., I rgt. genio di C.A., 1 cp. Chimica)

Servizi

Per ora non s'impianterà in Albania alcuna scuola; dato che tutti i corsi di reclutamento e specializzazione s 'effettueranno in Italia .

I rgt avranno: in pace due btg. o gr. ( I italiano ed 1 albanese)

In guerra tre btg. o gr. (]italiano, 2 albanese) lii - TRATTAMENTO UFFICIALI ALBANESI:

Criterio generale: immetterli nei ruoli dell'Esercito, impiegandoli parte (50% circa) in Albania, parte in Italia, in union e ad ufficiali itali ani.

Sono circa 700, e precisamente: 514 subalterni, 75 capitani, 52 I capitani, 22 maggiori, 9 ten. colonn., 5 colonnelli, 3 generali.

Di essi: a) - un terzo provenienti da corsi frequentati in Italia o in Albania; b) - un terzo con scarsa capacità. c) - un terzo di dubbi precedenti.

Dobbiamo orientarci ad ùnrnettere nei ruoli le prime due categorie e ad eliminare la terza

Delle prirne due categorie, i migliori saranno utili zzati nell'Esercito, i restanti per i servizi od incarichi particolari : i primi con carriera aperta, i secondi con carriera limitata

L 'ammissione nei ruoli dovrà essere fatta con criteri di Larghezza, escludendo cioè soltanto i veramente indesiderabili .

Per l ' attuazione di tutto ciò sia costituita al più presto una commissione mista, composta di :

- 1 generale albanese (Sereggi): Pres i dente

- 2 ufficiali italiani, 2 uffic iali albanesi: membri

- i ufficiale del ,ninistero : consulente.

I sottufficiali dovranno essere tutti conservati in servizio.

Sarà attuato il seguente trattamento :

- agli immessi nei ruoli (temporaneamente: assegni italiani; in via definitiva: assegni italiani)

- agli eliminati: pensione italiana

I pagamenti, jìrwra fatti dall'addetto militare, dovranno d'ora in poi essere fatti a cura del Luogotenente generale.

Le pensioni saranno pagate secondo decreto del Luogotenente generale, a mezzo delle banche e uffici postali.

Le commissioni , no min ate il l 8 maggio, furono in realtà tre, tutte presied ute d a l ge nerale Gi ovanni Pezz i - e non dal genera le Seregg i - d estinate una all'esame deg li uffic ia li de ll 'Ese rc i to e le a l tre a que ll o d egli uffic ial i de ll a G e nda r meria e de lla R. Guar dia di Confi n e. I lav ori - eia in iz ia re s u ma teriale già predis p osto - doveva no cominciare nella settimana successiva e dovevano procedere "con fa massima solleci tudine". P er og ni ufficiale d i doveva esprimere un giudizio in p un ti - sino ad un massimo di 20 - in base ai seg ue nt i cr ite r i va lu tativi : cultura professionale, da 1 a 4 ; precede nt i d i se r v izio, da 1 a 6 ; prece denti poli tici, da 1 a l O. Pur attenendosi a giu d izi i m p ro n ta ti a larg hezza, co sì co me cons i g li ava il clima p o lit ico pr ev a le n te e segue ndo l'o r ie ntamento emers o n e ll a ri un io ne d el 25 a pr il e , dovettero es- sere prospettati es . iti favorevoli so ltanto per il 50% dei casi, com' è testimoniato da una relazione del Capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Badoglio, a Mussolini il 29 giugno.

Quest'elevata percentuale non deve stupire se si esamina un documento di notevole rilevanza 30 , ora accluso agli atti della XVIII sessione della Commissione Suprema di Difesa, contene i1t.e un elenco di 572 ufficiali albanesi corredato da brevissime note caratteristiche per ciascuno cli essi, redatto verosimilmente nell'ambito della M issio ne Militare Italiana in Al bania che ben li conosceva. Ancorché incompleto - mancano nell'elenco 72 ufficiali , quasi tutti dell ' artiglieria - l'elenco è comunque più che largamente rappresentativo della realtà clell ' ufficialità albanese , così com'era vista in ambito italiano.

Ebbene se s i guarda dal pu nt o di vista della preparazione e delle capacità professionali soltanto per il 30% degli ufficiali è espresso un giudizio pienamente positivo. Per un altro 20 % il giudiz io è di mediocrità, per un 10% non si hanno elementi cli giudizio - s i tratta in gene re di giovan issim i sottote nenti - mentre per il residuo 40% il giudizio è nettamente negativo. Se questo quadro è piuttosto gri gio l'impress io ne negativa si accentua ulter iorm ente se si osserva che la fante ri a - complessivamente 334 ufficiali - ha 52 ufficiali "b uoni " , 52 mediocri, 77 s ui quali non è possibile espri mere un giudizio mentre per i rimanenti 155 - quasi il 50% - il giudizio è nettamente negativo.

Cosa ancora peggior e, s u 25 ufficiali superiori ne sono cons id erat i buoni so lamente due, quattro so no i mediocri e i rimanenti 19 sono tutti cattivi, su 57 primi capitani e capitani i buoni sono 8, i mediocri 14 ed i cattivi 35, su 112 tenenti i buoni sono 31, i mediocri 14 ed i cattivi 35. Trattandosi dell'arma più importante cieli' esercito, con o ltr e la metà di tutti gli ufficiali, il ris ultato è sconsol an te, specie per quanto attiene agli ufficiali superiori ed ai capitani.

Un risultato non certo migliore lo si ottiene se si guarda ai g iudizi emessi s ulla base dei precedenti politici, in parole povere l'atteg g iam e nto ne i confronti dell'Italia. Anche calcolando con una certa larghezza, gli apertamente favorevoli - o, come qualche volta è scritto, i "non avversi" - sono soltanto 75, uno scarso 15 %, i contrari, definiti "anti -i ta liani " o "xe no fobi", sono 142, circa il 25%, mentre l'atteggiamento ciel rimanente 60% è definito "indiffere nte", "dubbio" e, in qualche caso, "indecifrabile". In genere i giudizi negativi sono espressi in maniera nettiss im a, spesso pesante; termini come "nullità assoluta", "ignorante'', "figura losca", "pres untuo so", "falso", "spia della cricca di palazzo" e simili so no attribuiti con una certa larghezza. In queste espressioni non mancano manifestazioni di pregiudizi come nelle definizioni "turco in tutti i sensi " o "vecchia mentalità mussulmana" . I giudizi po s itivi sono invec e espressi con parole assai meno impegnative, a volte, anzi, abbastanza limit ative, come "modesto consegnatario di magazzino".

Dati i risultati di questo preventivo lavoro di classificazione non c'è da s tupir s i dell a ventilata possibilità cli eliminazione del 50% de gl i interessat i cui accennava in un suo promemoria il maresciallo Badog l io: "problema da risolvere con molta oculatezza è quello della epurazione dei quadri. L'eliminazione, che sembra raggiungere il 50%, appare eccessiva, in quanto porterebbe, in evitabilmente, ad accrescere la schiera dei malcontenti e degli avversari del regime, ad aumentare il brigantaggio". Badoglio s i dichiarava , invece , di diverso parere "Specie in un primo tempo, noi abbiamo tutto l'interesse a ridurre le cause di ostilità contro di noi: potremo sempre divenire più severi in un secondo tempo, quando la nostra organizzazione sarà divenuta pfft solida. Sarebbe, quindi, conveniente largheggiare, utilizzando il personale meno sicuro in incarichi di minore importanza, e sorveglian d olo adeguatamente. Una successiva elùninazione potrebbe farsi in sede di avanzamento"

Qu esta proposta di largheggiamento deve essere stata pienamente accolta - tanto più che nella lettera di nomina dei membri delle commissioni era s tato specificato che le loro funzioni e rano soltanto consultive (quindi non vincolanti) - cosicché ci risultano so ltanto 68 ufficiali - tra questi uno dei due generali"cancellati dai quadri ''.

Si trattava di quanti erano espatriati al momento dello sbarco e non avevano fatto ritorno ai corpi entro il 1O maggio. I provvedimenti a loro carico vennero presi con decreti luogotenenziali del 25 settembre ed allo stesso modo si procedette nei confronti di 10 sottufficiali, ugualmente non rientrati in Albania, con decreti del 10 novembre. U lteriori conferme della non avvenuta "elim ina zione" sono poi date dalla relazione del Sottosegretario alla Guen-a presentata nella riuni one della Commissione Suprema di Di fesa del febbraio 1940 in cui era prevista l ' i mm issione in servizio di circa 600 ufficiali 31 e dalla relazione s ullo spirito delle truppe relativa all'aprile 1940 - p reparata dal Comando Superiore dei Carabinieri Reali d'Alba nia - che, trattando degli ufficiali albanesi , diceva "la notizia che nessuno sarà allontanato dal servizio li ha tranquillizzati e resi più sereni", con chiaro riferimento al Regio Decreto 22 febbra io 1940 sulle nor me di attuazione per la fusione delle forze ar mate pubblicato suUa G azzetta Ufficiale del 27 marzo .

Quindi, con l'eccezione dei 68 ufficiali "cancella ti dai ruoli" e con qualche altra eccezione dovuta a dimissioni , al passaggio nei ruoli della Milizia Fascista Albanese o all'eliminazione per mancanza delle qualità necessarie ai sens i dell'articolo 3 del R.D. 22 febbraio 1940 , gli ufficiali albanesi , nel loro ins ieme, rimasero in servizio anche se p er gran parte di essi non fu possibile trovare impiego nei reparti operativi.

Con ogni probabilità - non trovandosene più traccia - vennero congedati anche· i 46 ufficiali - tra cui un generale - di varie categorie che, so tto Zog, erano stati trattenuti in servizio e che avevano, quasi tutti, acquisito il diritto alla gensione32 . La nuova ca rri era degli ufficiali albanesi doveva ini ziare con la p restazione de l giurame nto di fedeltà al re, effettuata, pri ma ancora d i aver la certezza di essere mantenuti in servizio, in date diverse . Gli ufficiali della Guardia Reale Albanese era no stati i primi a Ro ma il 29 aprile, quelli dislocati in Albania lo avrebbero fat- to, insieme ai loro uomini, il 23 luglio, mentr e quelli che frequentavano le accademie, le scuole, i corsi di perfezionamento o che prestavano servizio nei reggimenti in Italia lo avevano già fatto il 21 maggio. Il giuramento di tutti costoro venne fatto pres tare a Roma, dov ' erano stati tutti riuniti, così da allontanare da Torino, senza insospettirli, gli allievi albanesi del]' Accademia d 'Artigli e ria e Genio nei giorni di una visita di Mu sso lini nella capitale suba lp ina, dato che erano filtrate notizie di un progetto d i attentato ai suoi danni da parte di studenti e allievi albanesi di Torino3 3

3 3 Soltanto ad agosto Polizia e Carabinieri riuscivano a far piena luce sull'e pi sodio. A fine marzo, in previsione degli eventi che stavano per verifica:rsi, uno degli allievi dell'accademia, lsmail Karapici, approfittando della celebrazione della messa, dalla partecipazione alla quale erano esentati gli allievi musulmani ed ortodoss i, riuniva in un'aula costoro proponendo, per il bene della loro patria, di uccidere Mu ssol ini sparandogli in occa si one d i una sua visita a Torino, durante la quale gli allievi avrebbero sicuramente prestato, armat i, serviz io d'onore. Era sorteggiato, per compiere i l gesto, uno degli allievi che però , dopo d ue giorni, dichiarava di non sentirse la più. TI Karapici decideva allora di provvedere direttamente e, ottenuta un a licenza, si recava in A lb an ia pe r ottenere appogg i.

Qui e ra sorpreso dallo s barco italiano e tornava poi successivamente a Torin o. Frattanto a Tirana era trape lato qualcosa e la notizia, pur se incompleta, allarmava le autorità i ta li ane. Veniva così deciso che, durante la visita di Mussolini a Torino, gli studenti albanesi di quell'università compissero, a spese del governo, una crociera a Tripoli e che gli allievi, insieme agli altri allievi ed ufficiali albane s i presenti in Italia, partecipassero dapprima ad una festa a Modena e prestassero poi giuramento a Roma. Ad agosto il cerchio si chiudeva, il Karapici era identificato e confessava mentre gli altri allievi si mostravano pi ù reticenti. Poi "non essendo s tato superiormente giudicato che i mede simi fossero denunciati al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato" si disponeva che, nei loro confronti, fossero adottati soltanto dei " prov ved imenti di polizia". Così il 21 ottobre la Commi ssi one per il Confino del Ministero degli Interni cli Tirana comm in ava per la cospirazione cli Torin o 16 condanne al confino in Italia e cinque diffide. Quattro di ques te e dieci delle condanne al confino riguardavano g li - orma i ex - allievi cieli ' Accademia .

La condanna più grave, cinque ann i, toccava ovviamente al Karapici, seguivano poi una conda nn a a quattro anni , c inqu e a t re e tre a due anni. (A.C.S. - P.S. - 1943 b. 9, 10, 12 e 15).

Proprio in occasione della presta z ione del giuramento s i verificò un altro ep isodio emblematico della diffic i le s ituazi.on e moral e in cui si trovavano q u esti u ffic iali, ugualmente fatto passare sotto s ilen z io. Come s i u sa, s i vollero far le prove d e lla cerimonia e fu in evita bile , per gli ufficiali r iuniti, m ette rs i a parlare della r il evanza del momento e del significa to d e l giurame nto , altrettanto inevitabi le che, parlandone, c i fosse qu alc uno ch e manife s ta sse le s ue re more, ch e avanzasse i s uoi dubbi. Gli ufficiali italiani add e tti all e prove compresero la particolare s itu az ione e stimarono prudente interrom perle , rin viando le ali' indomani . La stes sa sera il te nente Ibrahim O sman Toçi, c h e si era dimo strato tra i più riluttanti, andò a far visita al suo coll ega Lenente Q e mal Ju ka che, ri s iedendo a Roma, era alloggiato in un app artame nto e che aveva es presso g li stess i dubbi. Venne ripresa l a di sc ussione s ul giuramento, poi, approfittando cli un mome ntaneo allontanamento dalla s tan za del tenente Juka, il Toçi , che ave va d etto di non voler giurare e di non essere più capace di frontegg iare la t ens ione, s i s uicidava con un colpo di pistola. Come s i è detto s ull 'ep iso dio era subito ca lato il ve lo del silenzio ed il te ne nte Juka era t en uto iso l ato agli arresti s ino a quando , con molte es ita z joni , cedeva e prestav a il giuramento 34

Un singolo e pisodio a bbiamo detto, ma il suo sv olgim e nto e la s ua dramm at ica conclus ione ci dimostrano come fosse v ivo il travaglio inter iore di molti uffici al i albanesi e come l 'avven uta unifica z ione non fosse vi sta e v i ss uta e ntu sias ticamente da tutti, come s i voleva s o ste nere u f fici a lmente A riprova di qu es to tra- vaglio si potrebbe anche citare la lettera scritta da un allievo dell'Accademia di Modena, figlio ·di un ministro cli re Zog, diretta a Mussolini all ' indomani dello sbarco e conservata in copia all'Ufficio Storico35 . Una lettera da cui traspare, al di là delle inevitabili espressioni cli adulazione, una lotta interiore, un conflitto sedato a fatica, con una sofferta accettazione del nuovo stato di cose, "purché l'Albania resti indipendente".

34 Test imonian za a ll ' autore del s ignor Qem al Ju ka - Civitanova Marc he 30 a pr i le 1997 . U na traccia dell'episod i o è rimas t a nel doc um ento, c ui s i è p oc 'anzi accennato, contenente i giud iz i s ugli ufficiali albanesi . Acca nt o a i nom i dei tenenti Juka e Toçi , cons id e rati c le menti assai va l idi, era riportata in origine l'annotazione "Prima hanno r(fiutato di g iurare. Hanno poi g iurato in un secondo tempo". Poi è stata tirata una ri ga sul nome e il giu di zio de l tenente Toç i ed i verbi so no s t ati co rretti a l s ingolare. Accanto a l nome del tenente Juka è stato agg iunto: "Ha voluto aggiungere la parola "mia " difrof!/e a patria" . Pure se con qualche variante que s te annotazioni confe rmano sostanz ialm e nte l a realtà del trag ico episodio .

Un'altra riprova cli questo travaglio interiore era data dal temporaneo rifiuto di prestare giuramento di 15 allievi delle scuole ed accademie militari - che erano concentrati a Bari per il rimpatrio il 23 maggio - e che almeno in parte sarebbero poi tornati s ulle proprie decisioni36 .

Una volt.a prestato il giuramento una parte , almeno , dei problemi veniva a cadere sull ' amministrazione mìlitare italiana. I moduli consueti dovevano essere modificati, lo stato civile degli ufficiali doveva ora prevedere accanto alle voci "celibe", "coniugato" e "vedovo" anche quella di "divorziato"; molti documenti, a cominciare da quello de l giuramento, dovevano essere bilingui, infine c'era per questi ufficiali il problema del nome, anzi più esattamente quello del sopranno me. Una comunicazione del Comando Superiore Truppe cl' Albania in data 9 ottobre 193937 , faceva presente alla Luogotenenza ed al Ministero della Guerra che in Albania le persone erano distinte dal nome p roprio (emni) seg uito dal soprannome (mbiemni) pur se negli ultimi tempi era entrato in uso , ma non si era ancora generalizzato, il cognome di famiglia (! ]agapi). Bisognava ora decidere se usare questo , come primo, seg uito dal nome e , eventualmente, dal soprannome o se usare invece - per non urtare antiche tradizioni locali - il soprannome (che non era né nomignolo né cognome, ma il nome del padre o del paese di nascita), tenendo presente che q uest'ultimo, all'uso albanese, non dovesse in nessun caso precedere il nome. E questa soluzione fu poi adottata .

In attesa della definizione dei nuovi stipendi, anche su sollec i tazione del generale Pariani 38 era stata intanto accordata, a fine giugno, una indennità di equipaggiamento di lire 2 .000 per l'acquisto di un ' uniforme nera (non prevista ne l vecchio esercito albanese) e per adattare la vecchia uniforme - simile a quella in uso nel R. Esercito - con berretto, spalline, sc iarpa, bandoliera e cappotto di tipo diverso: L'indennità era invece di lire 3.000 per gli ufficiali della Gendarmeria39

Il 22 febbraio l 940 una circolare del Ministero della Guerra - Servi zi Amministrativi - stabiliva i nuovi assegni . Quelli fissi erano uguali a quelli previsti per il personale italiano (con la possibilità di mantenere quale assegno "ad personam" , s ino al riassorbimento, eventuali assegni superiori) cui si doveva aggiungere un terzo (subito dopo elevato alla metà) dell'indennità e ciel soprassoldo Albania previsti per i commilitoni italiani . Il personale albanese stanziato in Italia vedeva invece quest 'inde nnità e questo soprassoldo portati dapprima ai ¼ cieli' indennità e soprassoldo percepiti in Albania dagli italiani e poi, dal giugno, li vedeva parificati 40

Speciali accordi regolavano poi gli assegni deg li allievi e deg li ufficia li che frequentavano istituti militari italiani . Erano previste borse di studio, a carico del Sottosegretariato per gli Affari Albanesi -e poi del governo albanese - di 125 li re mensili per gli allievi de ll e scuole e delle accademie militari, di 450 lire per i frequentatori de lJ e scuole d i applicazione e d i 560 lire per quelli dell'Istituto Su peri ore cli Guerra41

Infine un R. Decreto de l 22 febbraio 1940 fissava le norme di attuazione per la fusio n e dell e Forze Armate alQ_anesi con le corrispondenti Forze Armate italiane . Gli ufficiali albanesi - diceva l ' artico lo 2 - erano immessi nei corrispondenti ruoli dell'E- sercito ita liano con il grado e l'anzianità che avevano nell' Esercito albanese, prendendo posto dopo i pari grado italian i d i anz ian ità assoluta uguale. Seguendo anche un suggerimento avanzato dal generale Pariani in una sua lettera al generale Sorice g ià dal lu glio precedente42 , per salvaguardare gli ufficiali generali italiani ve nn e preci sato che, su decisione del Ministro della Gu erra, potevano essere attribu iti ag . li ufficiali alban esi due posti, al massimo, di generali in s .p .e. - uno di b ri gata ed uno di clivjs ione - oltre ad un posto di ge nerale di brigat a nella riserva .

38 Archivio del Museo del Risorgimento di Milano - Carte Pariani b. 413.

39 I-I.9 -b. 4 .

4o A.C.S. - Ministero dell ' Aeronautica-Gabinetto - 1940 b. 224.

4 1 A.C.S. - Mini stero dell ' Aeronautica -Gabinetto - 1940 b 221.

Il R. Decreto del 22 fe bbraio 1940 - che si riporta al documento 4 - prevedeva anche, all'artico lo 3, la possib ilità di eliminare dal servizio gli ufficial i non in possesso di "tutte le qualità per continuare a far parte dell'Esercito", di cu i si è già detto come probabilmente non s ia stata ut ili zzata, almeno nei primi mesi . Si compiva così l ' iter giuridico per l 'ammissio ne degli ufficiali albanesi nell 'Esercito italiano. Per quanto atteneva poi al1' aspetto pratico la s ituazio ne era abbasta nza diversa Le re lazioni s ull o "s pirito delle truppe" ci fanno scoprire questo aspetto e ci rivelano come i comandi fossero , comunque , i nformati de ll o stato d'animo dell'elemento al banese, ufficiali, sottufficiali e truppa. Ce lo testimoniano sia le relazioni a livello div isionale43 sja, soprattutto , quelle a livello del Comando Superiore Truppe d'A lbania, redatte a cura del Coma ndo dei Carabinieri Reali 44 Trascrivia mo qui alcu ni brani di queste ult ime "riservatissime", che si riferiscono all'e leme nto a lbanese tra il settem bre I 939 e l 'ottobre 194 0, r ivelatori de llo stato di diffico l tà, di isolamento in c u i si trovava no - in parte per necessità (ig noranza della lingua i t a li a n a) ed in par te volutamen te - gli a l banesi all'in terno dell'Ese rc ito . Isolamento che rapprese nt ava la sc orza esterna d ell'indiffe r e nza, se non addirittura de ll 'ostilità, nei confronti d e l nuovo stato di cose di bu ona p arte dell'elemento albanese di

42 Archiv io del M useo del Riso rgi me nto di Mi lano - Carte Parian i b. 413 , lettera de l I 4 luglio I 939. qualsias i livello. Riportiamo - perché c h iarificatrici dell'atteggia m en to dell'elemento i ta liano nei confronti degl i " ultimi a rr iva ti" - anche alc une anno tazioni rela tive agli uffic iali italia ni .

43 Cfr. q ue ll e della Divisione "Venezia" in D.S . b. 197 .

44 D.S b. 3.041.

Settembr e 1939 "Secondo albanesi a noi favorevoli in caso di guerra il cinquanta per c ento di ufficiali e truppa diserteranno o si ribell e ranno . . . Tra ufficiali e truppa albanesi poc hi sono i conte nti del Loro nuovo stato, alcuni ufficiali, p erò, specie i più giovani, si stanno dimostrando più attivi e più interessati ai loro dipendenti. Lo stes so interesse manifestano ufficiali e truppa della ex Gendarmeria p e rché sono a più stretto contatto c on gli italiani."

Ottobre 1939 "Gli iffficiali albanesi, anc he s e conoscono l ' Italiano, tendono a stare tra loro e non frequentano il circolo delle For z e Armate. È viva l ' attesa d e lla question e dell'epuraz ione degli ufficiali, s ia da parte dé peggiori che dei migliori Gli albanesi nominati ufficiali della Mili z ia Fascista Albanes e, salvo casi e ccez ionali, si mostrano all 'alte z za del c ompito e volenterosi."

Novembre 1939 "Pur s e non strelli i rapporti tra ufficiali italiani ed albanesi si mantengono normali. Ciò per la natura riservata e prudente dell'albanese, specie il mussulmano Il costo della vita è raddoppiato, molti uffi c iali e sottufficiali albanesi s i Lamentano degli assegni attuali e per la mancata corresponsione di indenn i tà per servizi fuori sede Gli ufficiali giovan i vorrebbero andare in Italia per i 11J,parare La Lingua e rn igliorare la prepara z ione professionale. I sottufficiali sono disciplinati ma, per giudi z i o unanime, danno scarso rendimento : cercano di non lavorare, non sono abituati a sacrificarsi. Buone Le rela z i oni con i sottufficiali italiani ma, fuori c aserma, vita sep arata."

D icem bre 1939 " G li ufficiali italiani, pur rendendosi esatto conto delle imprescindib i li e superiori necessità di ordine politico che hanno indotto il governo i taliano ad addi venire al - la incorporazione degli i~fjìciali albanesi né quadri del nostro esercito, continuano a manifestare un certo disagio morale per essere posti al pari coi colleghi albanesi, m.olti dei quali non hanno né spirito militare, né tanto meno, sicuri sentimenti di devozione all'Italia. Gli ufficiali italiani sono anche preoccupati per le conseguenze che la immissione nei ruoli degli ujficiali albanesi potrebbe avere per la loro successiva carriera . Si rileva che, di massima, gli ufficiali albanesi sono pervenuti all'attuale grado in molto 1ninor tempo dei pari grado italiani e per cause completamente estranee ai meriti personali. Sullo spirito degli ufficiali albanesi, non si può dare un sincero giudizio d'indole generale. Corretti nella forma, sono di massima impenetrabili nei loro sentimenti. Scarsa La cultura, defi.ciente il senso dell'ini ziativa, del dovere e dell'attaccamento al lavoro. Nessun incarico essi prendono veramente a cuore; nessuna nièta essi si prefiggono di raggiungere nella loro a zione di comando, vivono alla giornata e fanno l'indispensabile. A tale stato d'animo non è da escludersi che possano contribuire Le loro attuali condizioni econorniche. È noto infatti che i~fficiali e sottufficiali albanesi hanno risentito e risentono gravi disagi in conseguenza del costo - quasi triplicato - della vita . Parecchi sono oberati di debiti. Vi sono ufficiali subalterni con numerosa prole (l'ufficiale albanese si crea famiglia in età giovanissùna) che oggi percepiscono poco più di m ille lire al mese pur dovendo pagare tutti i generi di prima necessità, in media oltre tre volte il pre zz o rich i esto anteriormente al 7 aprile. La loro situa zione è veramente insostenibile e degna della massinia atten z ione da parte degli organi centrali competenti, onde evitare gravi ripercussioni sul m.orale ... Ad attenuare un tale stato di cose sarebbe gradito che intanto venissero corrisposti stipendi e paghe secondo i minùni previsti dalle tabelle italiane per i singoli gradi, salvo, poi, ad effettuare il conguaglio alla pubblicazione del decreto di.fusione. Tali minimi rappresenterebbero già un discreto aumento degli assegni in allo percepiti . . . I sottufficiali albanesi, pur man.tenendosi discipli - nati e fiduc io si, sono preoccupati, co me gli ufficiali, per il loro trai/amento economico attuale che li obbliga a vere privazioni e, sovente, a far d ebi ti ."

Gennaio 1940 " Fra gli ufficiali italiani vi è la convinzione che sia conven iente sciogliere i battaglioni albanesi ùnrnettendo militari, sottufficiali ed ufficiali nei reparti italiani, perché ritengono che il soldato albanese, modesto, sobrio, intimamente disciplinato, può rendere molto di più se messo alle dipendenze di sottufficiali ed ufficiali italiani, i quali esercitano sul personale albanese La rgo asce ndente .. . Lagnan ze sempre più vivaci vengono manifestate dagli ufficiali alban esi p e r la ritardata co rresponsione degli assegni italiani. s; in siste perché, in attesa della risoluzione dei comp less ; problemi inerenti alla loro de/ìnitiva sistemazione nei ruoli italiani, venga a lmen o con cesso un anticipo sull'importo degli assegni che ve rranno loro attribuiti. Vi sono ufficiali a lban es i che vivono in difficoltà .finanziarie e perciò in condizioni morali accentuatamente depresse. Il protrarsi di un tale stato di cose costringe gli ufficiali ad una vita meschina o a.far debi ti. Molti preferisc on o ricorre re a qu es t'ultùni con evidente menoma zione del loro prestigio che si riperc uote anche sullo stato italiano. La classe degli i!ffic iali e dei sottufficiali albanesi è quella che contrariamente alle loro aspettative non ha fino ad ora tratto alcun vantaggio fina n ziario d al pa ssagg io nell'esercito italiano mentre risente dell'aumento considerevole del costo della vita . Buoni i rapporti fra ufficiali italiani ed albanesi: va gradatam.ente aumentando quell'atmosfera di reciproca compren sion e che solo col tempo si potrà perfezionare . .. La quasi totafrtà dei sott uffi ciali albanesi è restia a sottosta re ai nostri regolamenti e alle varie disposizioni e, pure eseguendo gli ordini che vengono Loro impartiti, lasciano sempre a d esiderare per imp eg no e diligen za. Fatta ecce zione per pochi elementi, si va verificando nella massa una latente pro clività alla res istenza passiva che non viene scossa neppure dag li interventi disciplinari, anche se talvolta energi c i ed esemplari.

L ' unica spiegazione plausibile di tale att eggia mento potrebbe ricerca rsi nel trattam ento economico non. adeg uato anche per essi al costo attuale della vita, aumentato di oltre il doppio rispetto a quello che era anteriormente al 7 april e u.s. "

Febbraio 1940 " Gli ufficiali albanesi co ntinuano, nella maggior parte, a mantenersi isolati. I tentativi di ufficiali italiani per affiancarli e stabilire con essi rapporti di co rdiale cameratismo trovano scarsa corrispondenza. Se n ei primi tempi ciò si poteva attribuire ad ecce ssiva riservatezza e ad un certo disagio per la riconosciuta loro inferiorità intellettuale e professionale, oggi si deve pensare piutrosto ad indifferen za e, in qualche caso, anche a precon cetta ostilità. I sentimenti di molti t{fficiali albanesi ve rso il niwvo ordine cli cose in Albania costituiscono ancora una incognita. L 'esperien za pratica rende sempre più palese la loro limitata cap acità professionale e il loro scarso rendimento, nonostante le cure assidue dei superiori italiani p er interessarli d el servi zio e per sviluppare il loro spiri to militare. Si rileva pure che gli i~fficiali alban esi in gene re non svolgono con interessamento neppure quell'a zione che prescind e da qu alità p rofessionali e dalla lingua e che ha .fondamento nella passione per la propria missione: qual e l'educa::,ione morale, la c ura e l'assisten z a del personale di.pendente. Non è da escludere che il lo ro atteggiamento di indifferen za sia anch e una forma di larvato risellfim ento pel rit ardo delle norme, so prattutto amministrati ve, relati ve alla fusione."

M arw 1940 "Lafusi one tra uffi c iali albanesi ed italiani procede molto Lentamente perché i primi, spec ie d e i gra di più elevati, tranne casi eccezionalissimi, tengono a m antenersi appartati e nulla o quasi fanno per portarsi al livell o dei colleg hi italiani . Gli ufficiali albanesi in genere si rilevano di sca rsi sentimenti militari, poco attaccati al servizio, apatici e trascurati an che nelle forme esteriori. Vi sono delle eccezioni, ma molto rare . L' adoz ion e delle stellette .spec iali per i militari a lban es i non è stata com.presa ne l suo significato morale e da molti è stata giudicata co me un segno di differenzia z ione p ale se da g li idfi c iali ita liani. Questi ultim i l'h a nno in vece acco lta .favorevolmente. I rece nti provvedimenti econom ic i in favore d eg li uffi c iali albanesi sono stati, natura/nient e, accolti con e ntusia s mo, ave ndo su perato qualsiasi più favorevole aspettati va, specialm en te per quanto si ,)fe risce a l trattam ento di co loro che s i rech era nno in serv i zio in Ita li a. Si notano ancora molti ufficiali albanesi 111al ves titi e trascurati nella persona, restii ad imporsi un c o ntegno ad eg uato al decoro della divi sa, procli vi a frequentare ese rc izi pubblici assai modesti, piurrosto che circo li 1nilitari e g li ambie nti adatti alla loro posizione . Tra l e jàm ig li e di buona parte d egli uffici a li a lb anesi e quelle degl i uJJìciali italiani n on vi è affiatamen to per ragioni di varia indole, soprattutto p e r la diversità della Lingua e d an c h e pel ba sso li vello sociale cui appartengono molte signo re cli ufficiali a lban es i. Di ve rsi uffi c iali albanesi vorrebb e ro ch e, in occasione di trasferimenti e destina z ioni, foss e ro tenute in parti co lare co nsideraz i one le loro esigenze di.famiglia , a cui, com.e è noto, gli a lbanesi sono profondamente attacc:aN. Tal e aspira-;.ione è maggiormente sentita fra gl i ammog liati , i quali non sempre hanno la possibilità di .fa rsi ragg iun gere dalla.famiglia in sedi dove scarsegg ian o o mancano del tutto alloggi e poss ibilità di ab it azioni.'"

Aprile 1940 " La pubblica-::,ione del R. D ec reto 144 per l'attuazione d e lla l egge 13 /u g lio 1939 n ° 1 JJ5, su/la.fusione d e ll e .fòrze arma t e a lban es i co n quelle ir a li ane, è stata accolta dagli uJjìciali a lban es i molt o favorevolmente, sp ec ie per i va ntag g i di ordine economico che ad essi ne derivano. M olti ufficiali albanesi, in parti cola re dei gradi più elevati, 11011 s ; nas co ndon o, peraltro, ch e pur esse ndo stati p os ti sullo stesso piano d e i co ll eg hi itali an i la maggior pa rte do vranno rassegnarsi ad esercitare sempre un ruolo seconda rio e a sub ire un notevole rallentam e nto ne lla carriera L a noti zia c he nessuno sarà allontanato dal servizio, li ha tranquilli -::,- zati e resi più sereni. IL R. Decreto suindicato ha avuto accoglienza non. buona da parte degli ufficiali italiani che, toccati nel Loro amor proprio di appartenere ad un esercito di nobili e gloriose tradizioni, come quello i.tali.ano, si dolgono di essere posti alla pari di quelli albanesi notoriamente di cultura generale e professionale assai scadente, reclutati dal passato governo wghista con criteri arbitrari e in molti casi ritenuti, anche dai loro connazionali, di dubbia fede."

Maggio 1940 "Fra gli ufficiali albanesi la corrente irredentistica, appena delineatasi ed i~fficiosamente stimolata, co minci.a a farsi strada venendo compresa e condivi.sa, m a sono ansiosi di conoscere in qual ,nodo saranno impiegati in caso di guerra . in. Durazzo viene rilevata la inopportunità della pennanenza d; alcuni itficiali albanesi che inquadrano quel battaglione di reclute; essendo rnolto ben e conosciuti come esponenti z.oghisti imnieritevoli. di essere mantenuti in serviz io pel loro passato poco esemplare e per le de.fidenti doti intellettuali e morali. Ad evitare c he ujjìc iali albanesi della guarnigione di Durazzo frequentassero ristoranti di infimo ordine, quel comando di Presidio ha dovuto rendere obbligatoria la mensa Lffficiali."

Giugno 1940 "Cordiali, rna non an c ora improntati ad intima coesione di spirito, si m antengono i rapporti tra gli iifficiali italiani e quelli albanesi . Anche questi ultimi seguono con interesse gli avvenimenti interna z ionali e, non più dubitando dell'esito fa v orevole della guerra, auspicano che, appena chiusa la partita con le potenze dernocratiche , sia risolta la questione irredentistica albanese, verso la Jugoslavia e verso la Grecia."

L ug li o 1940 "La recente immissione nei ruoli delle varie armi degli i1:ffìciali albanesi ha prodotto un generale senso di ma l umore Gli i{ffìciali italiani si compenetrano delle necessità d'ordine politico che hanno consigliato la fusione delle forze armat e dei due stati, ma da tutti è ritenuto, invece, eccess ivo il provvedimento per il quale è stata mantenuta agli ufficiali alb an esi l 'anz ianità di grado rivestita nei ruoli d e ll'ex esercito albanese, la quale, come è noto, non è neppure in relazione al servizio effettivamente prestato ...

L a disposizione poi che l' e lemento albanese, buona parte del qual e non conosce fra L'altro neppure La lingua italiana, debba giudicare e classificare ufficiali itali ani, è motivo di ev idente mortificazione pei g iudicandi. Malgrad o quanto sopra i rapporti fra ufficiali italiani e al banesi s i manten gono cordiali ma più per senso di disciplina che per spontaneità di sentimenti Notata la persistente tenden::,a degli albanes i a manten ersi appa rtati. Il morale degli i~ffi.cial i albanes i è buono. Vi ha molto influito il sensibile miglioramento economico loro accordato. Nell'alluale periodo di e m e rgen za, pur risentendo del vecc hio sistema materiato di apatia ed indolen za, ess i si mostrano più attivi eviden1em ente soddi sfatt i della loro po s iz ione. Anch'essi seguono con interesse lo sviluppo della situazione internaz ion ale, specie p e r le ripercussioni che si potranno in seguito verificare nei Balcani e si orientano sempre più.favorevolmente verso le potenze dell'Asse ... Il morale dei sottt~ffi cial i albanesi è in complesso buono ed il loro rendimento disc reto. Buone l e relazioni tra sottuffi c ia li italiani ed alban esi ."

Agosto 1940 " la definitiva siste mazione der:li ~ciali alban es i nei ru oli dei serv i z io effettivo, con l a loro an z ianità di vado, continua ad essere sfavorevolmente commentata dagli ufficiali italiani risultati posposti . Il ,norale degli ufficiali albanesi è buon o, ma non dimostrano molto entusiasmo per una eventuale campagna contro la Grec ia, nonostante essa miri alla realizzazione delle rivendica z ioni albanesi. la loro azione di comando - a parte la rn.odesta preparazione cu ltural e e professionale - risente sempre del passato. Normali i rapporti con gli ufficiali italiani . .. Il morale dei sottufficiali albanesi è in complesso, buono; il rendimento, pe- rò, è modesto, per la deficiente istruzione tecnico professionale. Scarso, anche da parte loro l'entusiasmo, per l'eventualità di una guerra con la Grecia. Buoni i rapporti con i colleghi italiani. .. Il morale dei militari di truppa è buono, ma nessun entusiasmo per una probabile campagna di guerra contro la Grecia."

Settembre 1940 "Morale degli ufficiali albanesi, in com.plesso, buono, pur non dimostrando entusiasmo per l ' eventualità di un conflitto con la Grecia, nonostante che da esso possa scaturire la realizzazione delle rivendicazioni albanesi Normali le loro relazioni con gli ufficiali italiani Morale dei sottufficiali albanesi buono: si sforzano di migliorare le proprie cognizioni e, per qualche aspetto, dirnostrano un maggiore spirito di assimila z ione, rispetto agli uffìc:iali. Buoni i rapporti con i colleghi italiani .. . Anche il morale dei militari albanesi è buono . Nell 'adempim.ento dei loro doveri si dimostrano in complesso sempre più disciplinati, sia nella forma che nella sostanza . Viene però notata la mancanza di qualsiasi forma di propaganda fra Le truppe albanesi. Tali t ruppe che sfuggono all'azione morale degli ufficiali italiani, in quanto comandate tutte da ufficiali albanesi e costituenti reparti a sé, avrebbero bisogno di essere elevate moralmente . Per conseguire tale scopo, potrebbe essere loro adattato, mediante traduzione, uno dei tanti giornali di propaganda che vengono distribu i ti alle truppe italiane e che contribuiscono certamente a suscitare il loro in t eresse per gli avvenimenti attuali 4 5 Si sono verificati tre casi

4 5 Non un giornale, ma addi ritt u ra un li bro, concepito - come diceva il titolo" Per te, soldato d'Albania" "(Per ty, ushtar i Shqipnis)" sarebbe stato stam pa t o e diffuso, soltanto, però, nell'anno successivo da ll 'Uffic i o P ropaganda dello S .M . R.E. Bilingue, riccamen te ill us t rato, avrebbe co n tenuto in 244 pagine b revi testi rela t.ivi alla stor ia, al la vita mili t are ed alle tradizioni clei due p aesi. U n ese m plare ciel volume è conservato nella biblioteca de ll'USSME.

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