Le schede
Cesare Bermani, «Filopanti» Anarchico, ferroviere, comunista, partigiano, Prefazione di Sandro Portelli, Roma, Odradek, 2010, pp. 122 Emilio Colombo «Oreste Filopanti» si era preso il nome da Quirico Filopanti, estensore del decreto di proclamazione della Repubblica romana del 1849, e, Oreste, dal vendicatore dell’assassinio del padre Agamennone, sulla madre Clitennestra e il drudo Egisto, di cui all’Orestea, di venticinque secoli addietro, eschiliana prima pietra della tragedia greca. Scelta che da sola dà la dimensione della cultura dell’autodidatta militante della classe operaia. Dell’anarchico ferroviere, sindacalista rivoluzionario soreliano e proudhoniano, antidogmatico e antiborghese: sciopero generale proletario antiparlamentare, autorganizzazione e autonomia operaia, azione diretta esperita nella prassi, sabotaggio studiato con sabbia negli ingranaggi, guerriglia metropolitana (ostruzionismo, barricate e
persino spargimento di cipolle anticavalleria!), maturato sulle Rèlexions sur la violence levatrice della storia. Colui che, ricevuto neonato il battesimo massonico del vino passando sotto la forca caudina di spade sguainate, conserva la sciarpa verde e l’archipenzo del padre, maestro di loggia radicale. Espatriato adolescente in Egitto, protagonista a Milano d’inarrestabili agitazioni di strada contro la guerra 1914/18, durante lo sciopero internazionale del luglio 1919 pro Soviet, ferma l’Orient Express ad Arona, in una mano il segnale rosso d’arresto, nell’altra il revolver. Licenziato, segue percorsi inusuali che danno la complessità di una condizione umana convissuta inestricabilmente con la lotta politica: combattere e battere, portandovi dentro l’immagine improbabile dell’«urto decisivo» in cui si ritrova la nettezza dello scontro e lo spazio della casualità e del fantastico ma anche, anche della vittoria. Corso senza sponde e senza bandiere intrise di retorica. 313