IL «GIORNALE DI GUERRA E DI PRIGIONIA» DI CARLO EMILIO GADDA di Mario Pozzi
Giornale di guerra e di prigionia La letteratura italiana sulla Prima guerra mondiale è vastissima, sia per quanto riguarda il dibattito sull’entrata in guerra sia per i diari o memorie scritti al fronte sia per le narrazioni e riflessioni a cose fatte. Molti scritti sono gonfi di luoghi comuni o di retorica patriottarda o hanno un valore sopra tutto umano o documentario; qui ricordo solo alcune opere in cui l’esperienza della guerra si è decantata in nobile letteratura e in poesia: Con me e con gli alpini di Piero Jahier; Guerra del ’15, dal taccuino di un volontario di Giani Stuparich, Nostro Purgatorio di Antonio Baldini e – secondo me – il migliore di tutti Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu. Spero che a tutti siano note queste opere, sulle quali non ho il tempo di soffermarmi. Io qui parlerò solamente dei diari di guerra di Carlo Emilio Gadda che vanno sotto il nome di Giornale di guerra e di prigionia, che è molto noto ma letto per intiero da pochi, anche se – non solo a mio parere – è il più bel diario di quell’infausta guerra. Non è un’opera unitaria, ma si compone di vari quaderni: Giornale di campagna (24 agosto 1915-15 febbraio 1916); Giornale di guerra per l’anno 1916 (4 giugno-26 ottobre 1916); Diario di guerra per l’anno 1917 (5 ottobre-31 dicembre 1917); La battaglia dell’Isonzo. Memoriale; Diario di prigionia (1° gennaio-30 aprile 1918); Diario di prigionia (2 maggio 1918-4 novembre 1918); Vita notata. Storia (18 dicembre 1918-31 dicembre 1919). Salvo il memoriale (scritto comunque a caldo), sono pagine di diario con tutti i pregi e i difetti dell’immediatezza, che – contrariamente a quanto comunemente si crede – per lo più non genera verità e nemmeno alta qualità letteraria. Irreparabilmente perduto è il terzo quaderno relativo al periodo ottobre 1916-ottobre 1917 (diario di Torino-Carso-Clodig, che Gadda riteneva «il più prezioso oltre che per notizie per apprezzamenti ecc.» (p. 720) e quello che conteneva «le mie speranze e la mia passione a Torino e sul Carso» (p. 701): rimase nella tenda sul Krasji quando ricevette l’ordine di ritirarsi. Dopo la liberazione ritornò sul monte ma non trovò il prezioso diario (p. 858). I diari – per l’estrema sincerità dei giudizi su fatti e persone – erano stati concepiti per un uso personale: «erano mie note interne non destinate alla pubblicazione: un promemoria segreto di quegli anni, di quelle sofferenze, di quel tempo di follia. Semmai avrebbero dovuto servirmi a recuperare qualche immagine del 1917-18 in un lavoro (racconto, romanzo) rielaborato».2. Tenne dunque per sé questi diari e soltanto negli anni cinquanta, fra mille dubbi e reticenze, si decise a pubblicarne una parte: dopo alcuni brani usciti in giornali o riviste, nel 1955 tre taccuini vennero pubblicati con il titolo Giornale di guerra e prigionia a cura di Alessandro Bonsanti, a cui Gadda aveva affidato il manoscritto. Per intero furono pubblicati solamente nel 1992.3 Sul verso della copertina del primo quaderno annotò scrupolosamente: «Acquistai questo quaderno oggi, in Edolo, al Bazar Edolo. 24 agosto 1915. CE Gadda». Sulla copertina scrisse «Gaddus. – 1915». Innanzi tutto precisa la sua posizione militare: Il bollettino del Ministero della Guerra del giorno 5 agosto 1915 mi nominava, dietro mia richiesta del 27 marzo u.s., sottotenente nella milizia territoriale, arma di fanteria, con destinazione al 5° Alpini.- Il comando reggimentale di Milano a cui mi presentai il 17 agosto mi destinò al Magazzino di Edolo.- Il 18 sera ero a Edolo, dopo aver prestato il giuramento a Milano.- Presi alloggio all'albergo Derna, dove sono tuttora, e cominciai tosto il servizio, o più 2
Così Gadda scriveva tanti anni dopo, il 7 novembre 1958, ad Ambrogio Gobbi, affermando fra l’altro di non averli mai riletti. Cito dalle Note al testo di Dante Isella, p. 1105. 3 Nel quarto volume (Saggi Giornali Favole e altri scritti II) dell’edizione delle opere di Gadda diretta da Dante Isella (Milano, Garzanti). Cito dalla seconda edizione (1998) indicando la pagina direttamente nel testo. 30