Illustre Presidente Don Casimiro Drago + De Nicolis Consultore + Avvocato Fiscale Perlongo + Virgilio Avvocato Fiscale
di cui conosciamo i nomi e le prestigiose cariche, ma non sappiamo a loro attribuire i singoli contributi di cui si compone l'opera studiata. 3.3 Una valutazione in conclusione Il parere analizzato risulta abbastanza scorrevole ed armonico, mantenendo una struttura argomentativa coerente per tutti i diversi paragrafi, pur essendo questi scritti da autori diversi. In tutti e 7 i punti, come abbiamo visto, si parte da una trattazione storica e teorica degli istituti interessati, sebbene non bisogna mai dimenticare che questo è – e rimane – un parere di parte; infatti le introduzioni storico-teoriche sono spesso piegate ed utilizzate a vantaggio di chi scrive, presentando al lettore gli argomenti trattatati dalla prospettiva che più conviene agli Autori. Un esempio tangibile è il caso delle “dilazioni quinquennali e la cessione di beni”, dove teoria e storia sono ridotte al minimo, non per evitare ripetizioni o rendere il discorso più lineare, ma per il semplice fatto – già messo in luce – che l'analisi in tale prospettiva si risolverebbe a svantaggio di chi scrive. Altro punto comune nella struttura dell'intero parere è data dall'immenso valore per la prassi, che pare assumere un valore quasi superiore al diritto positivo; infatti è spesso utilizzata quale cavallo di battaglia dell'intera struttura argomentativa, o in altri casi come fiore all'occhiello dell'intera trattazione al termine della dissertazione teorica. Curioso appare il continuo e forte rinvio alla radice divina del sovrano, espediente per rendere indiscutibili ed immanenti le funzioni del Re, in modo che qualsiasi argomentazione contraria non possa reggere di fronte alla sacralità dei dettami su cui si fonda l'autorità regia. Si utilizza un argomento che per certi versi risulta essere ben lontano dalle correnti culturali proprie del '700, per legittimare una tendenza, l'assolutismo di Vittorio Amedeo, che invece risulta attualissima. Il Re, infatti, tende ad apparire quale principio di ogni potere “pubblico” e di ogni privilegio feudale ed in quanto tale legittimato a revocarlo a suo piacimento. In tal modo si tocca con mano la tendenza accentratrice che concepisce la sovranità come unica ed esclusiva del Re, mentre i feudatari – oramai retaggio di una cultura passata – sono posti come semplici “delegati” nell'esercizio di singole ed isolate 81