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TUTTI A CASA
Squadra che vince non si cambia. Questo deve aver pensato Dino De Laurentiis mentre nelle sale “La Grande Guerra”, sua ultima produzione, faceva il pieno di incassi. Per “Tutti a casa” stessi sceneggiatori (Age e Scarpelli) stesso protagonista (Alberto Sordi) e i soliti denari francesi che in cambio di un ruolo di rilievo ad un attore transalpino garantiscono la distribuzione in Francia (in questo caso Serge Reggiani dai natali italianissimi). La macchina da presa passa di mano tra due maestri, da Monicelli a Comencini. Il risultato è quasi scontato, “Tutti a casa” è uno dei più alti esempi di commedia all’italiana e ça va sans dire un grande classinostra. De Laurentiis e i suoi autori, dopo le critiche preventive subite per aver portato sullo schermo “La Grande Guerra”, affrontano l’8 settembre a ferita ancora aperta e con la loro arma migliore: la feroce miscela tra comicità e sequenze drammatiche, riuscendo a sintetizzare, con dialoghi brillantissimi, la complessità degli avvenimenti.
8 settembre 1943: dopo l’armistizio, con l’Esercito in riorganizzazione, il Sottotenente Alberto Innocenzi (Alberto Sordi) si mette in marcia insieme ai pochi soldati rimasti al suo comando per riunirsi ad un altro reparto. Durante il viaggio, tutti i militari si daranno alla fuga. Innocenzi, restato con il solo soldato Assunto Ceccarelli (Serge Reggiani), si incamminerà verso casa.
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Una sceneggiatura di ferro e un cast di altissimo livello con un immenso Alberto Sordi coadiuvato da un grande Serge Reggiani che qualche anno dopo ci regalerà la straordinaria inter- pretazione di Parrinieddu ne “Il giorno della civetta” (Damiano Damiani, 1968) e la maschera inossidabile del maestro Eduardo De Filippo permet- oscilla vertiginosamente tra farsa e dramma con le sequenze drammatiche pronte a stroncare violentemente le risate provocate dalla sequenza - ganza, tramuta il sorriso in lacrima. Altro punto di forza, i dialoghi. Folgoranti, capaci di far sorridere o di colpire a tradimento. “Signor Colonnello, accade una cosa incredibile, i - cani” è una battuta che da sola vale interi volumi di storia e che spiega chiaramente la confusione che regnava, non solo nell’Esercito, ma in tutto il Paese.

“Colonnello, quali sono gli ordini?” non è come potrebbe sembrare una richiesta d’aiuto, ma un urlo d’amore: Innocenzi non è un codardo, anzi, anche se abituato ad obbedire ciecamente e a non prendere decisioni, è orgoglioso dell’uniforme che indos- te chiamato alle armi come qualsiasi cittadino il cui grado è dovuto al titolo di studio), vuole onorare la propria fondo quello che ritiene il proprio dovere. Innocenzi, con quella battuta, incarna la grande maggioranza degli italiani smarriti davanti al susseguirsi degli eventi, “Quali sono gli ordini?” Cosa dobbiamo fare, cosa è giusto fare per il nostro Paese?
L’allora Ministro della Difesa Andreotti non fu indulgente come lo era stato
Comencini calò la feroce scure della censura. Siamo nel 1960 e il clima politico non è proprio dei più favorevoli di conseguenza, saranno numerosi i tagli che la pellicola dovette subire. Tra le scene censurate più importanti troviamo quelle dove viene ripetuta la frase ha subito un taglio che fece infuriare Comencini. Quando il protagonista decide da che parte stare, iniziando a sparare contro i nazisti, compariva sullo schermo la scritta “Napoli, 28 settembre 1943” che fu rimossa. Togliendo quella scritta si è voluto spostare l’epicentro ben preciso della vicenda, vale a dire le quattro giornate di Napoli, e lasciare un contesto confuso, opaco. Comencini, con “Tutti a casa”, ha contribuito in maniera fondamentale a spezzare il silenzio calato in quel periodo sui tragici eventi dell’8 settembre 1943 e sulla Guerra di Liberazione, affrontando con coraggio della storia del nostro Paese. Film imperdibile.




Notizie
di Pierfrancesco Sampaolo