Ristorazione Italiana Magazine n.4 :: novembre-dicembre

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g u s t i a l i m e nt a r i

Regola numero uno:

evitare di mangiare davanti al computer, meglio quattro passi all’aperto con panino alla mano

propria attività: la telefonata fatta, l’email inviata, l’informazione letta masticando il boccone, raramente sono accompagnate dalla concentrazione necessaria per fare bene il proprio lavoro. Rinunciare alla distrazione di due passi all’aperto e di un pranzetto fuori dall’ambiente di ufficio, può anzi risultare controproducente per il rendimento, quando la pausa finisce ed il lavoro ricomincia sul serio. Dai risultati dell’indagine emergono inoltre almeno quattro distinte categorie di “mangiatori in ufficio”, ciascuna con i propri caratteristici difetti. Il “Puzzolente” consuma cibi dall’odore pungente, che a non tutti possono andare bene: sandwich al tonno, sardine in scatola, formaggi anche troppo stagionati, emanando per l’ufficio miasmi che i colleghi di solito trovano rivoltanti. Il “Rumoroso” sgranocchia patatine, cioccolata, caramelle, carote o ogni altro cibo su cui mette

i denti, creando una “colonna sonora” indiscutibilmente irritante. Lo “Sporcaccione” lascia in giro i resti dei suoi pasti, dagli avanzi ai contenitori, insozzando lo spazio proprio e altrui. Il “Rompiscatole” è invece il collega che vuole assaggiare il cibo che gli altri

hanno sul tavolo, e finisce invariabilmente per rovesciare qualcosa su documenti o computer. Da questi diffusi comportamenti è possibile ricavare una sorta di decalogo dell’etichetta per mangiare in ufficio: se uno deve proprio farlo, alme-

Pranzare in ufficio rischia di compromettere la propria efficienza lavorativa

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no coprire il computer con una copertina di plastica, non leccarsi le dita, non produrre rumori e odori sgradevoli, non sporcare, non invadere lo spazio del vicino, non continuare a lavorare (tanto non si combina granché). Ma il “comandamento” più importante, secondo gli esperti, è l’ultimo: se possibile, non pranzate in ufficio. “Restare incollati alla scrivania per l’intera giornata, anche durante la pausa pranzo, svuota di energie e riduce la produttività anziché aumentarla”, dice Tony Schwartz, consulente e autore di libri su come tenere concentrati i dipendenti. Concorda Allison Hemming, direttrice di un’agenzia di collocamento: “Per anni ho sempre pranzato in ufficio, poi ho capito che è deleterio. Se vedo uno dei miei impiegati con un panino alla scrivania, lo esorto ad andare a mangiarlo fuori, su una panchina. Sarà un caso, ma da quando faccio così gli affari vanno meglio”.


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