Riot Van #4 - Amici

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Musica

A venti anni dalla sua rinascita dopo la caduta del muro, un assaggio della città più giovane e piena di energia, partecipando ad uno dei suoi innumerevoli festival musicali.

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Un assaggio degli ottimi Kasabian prima del gruppo più atteso, forse, dalla maggior parte del pubblico: gli Oasis. Ma l’attesa non è commisurata alla loro performance, piuttosto piatta e fredda. A mezzanotte giunge il momento del dj set di Tiga, il set conclusivo del Melt. Che dire, è una festa nel festival. Si sono riuniti tutti lì, sotto al tendone del gemini stage con bandiere, ombrelloni da spiaggia levati sulla calca che grida, balla e sventola qualsiasi cosa si trovi per le mani. Il canadese fa suo quel clima e lo imprigiona dentro i giradischi, proponendolo sotto forma di techno elettronica ed house, alla folla che si dimentica di ballare da due giorni e deflagra ad ogni nuovo disco! Alle 2:00 il festival si conclude e la gente torna alle tende esausta e con gli occhi pieni di luce. Non è un semplice festival musicale il Melt, è molto di più. Una vera esperienza artistica e culturale. Non credo che all’estero siano tutti più buoni, esiste però in Italia un problema a livello di sistema, delle grosse falle nell’educazione, che possono aprirsi in quella scolastica, per non chiudersi sicuramente in quella civile e morale di cui possono avere bisogno gli adulti. Vorrei far riflettere sul fatto che in Italia c’è un decadimento morale e culturale e che non è così ovunque. I vizi e le virtù dell’essere umano possono essere plasmati dall’ambiente in cui vive e, in questo senso, l’Italia odierna è un pessimo ambiente. Invito tutti gli italiani amanti della musica elettronica in genere ad andare al Melt Festival il prossimo anno o comunque ad altre manifestazioni tedesche che sono sicuro costituiranno, come per noi il Melt, non soltanto un occasione di folle divertimento, ma un autentico insegnamento di come si può essere davvero alternativi, non seguendo la dottrina dell’esagerazione ma quella dell’equilibrio. Francesco Guerri Andrea Nocentini

#04 - Ottobre 2009

Immagini promozionali e locandine dei film

Ferropolis, 100 Km a sud di Berlino, conosciuto anche come “the city of steel”, è un vecchio stabilimento per l’ estrazione del carbon fossile, chiuso dai primi anni ’80. Gli enormi macchinari presenti, di quasi 2000 tonnellate, fanno da sfondo al più grande festival di musica elettronica: il Melt, che propone vari palchi, sui quali, nei 3 giorni passeranno i nomi più noti dell’elettronica e del rock. Impensabile non organizzarsi prima: in solo tre giorni più di trenta tra concerti e dj set da seguire. L’organizzazione è impeccabile: campeggio nel verde, bagni puliti e sempre riforniti (cosa che stupisce i cultori delle feste italiane), molte specialità culinarie tedesche e tutto ad un chilometro dal delirio di suoni. Ad aprire le danze il dj set dei Radio Slave, con accenti fortemente tech-house, intrattengono la folla con un ritmo monotono e continuo, quasi ipnotico. Viene da pensare che sarebbe più interessante sentirli suonare live i loro innumerevoli successi. A seguire, il concerto dei Travis, conosciuti in Italia soprattutto per la canzone “Sing”. Molto bravi, forse un pò malinconici. Alcuni pezzi sono da vivere con l’amata accanto, comunque energici. Molto bella “Closer”. Vera sorpresa della giornata sono stati i Gossip: hanno emozionato e fatto scatenare la folla, un inno all’omossessualità suonato in modo travolgente. Gente che saltava, ballava, si emozionava. C’era chi si faceva trasportare dall’onda della folla a tempo di “Heavy cross” e “Pop Goes The World”. Davvero un bello spettacolo. L’attenzione poi, si è spostata sul piazzale del

main stage, dove a far ballare il pubblico ci pensano Aphex Twin e Hecker, con il loro live di elettronica acida e techno. A momenti sembrano avvicinarsi a generi come la drum’n bass e la breakcore. La giornata si conclude con il dj set techno minimale di dj Koze, interrotto sul finale dalla pioggia. Il giorno successivo, sabato, al tramonto è già tutto pronto e l’atmosfera inizia a scaldarsi. Inaugurano la serata i The Whitest Boy Alive, band di casa che ricorda una sorta di Simply Red. Il ritmo si fa sempre più incalzante, ad alternarsi sul palco anche Critical Mass, Whomadewho e i più celebri Phoenix, famosi per la loro “If i ever feel better”. Tutti e tre molto interessanti e divertenti comunque. L’energia esplode del tutto con il concerto più atteso del festival: a salire sul palco del main stage finalmente i Digitalism, accompagnati da un eccellente batterista. La gente è in delirio, non sta nella pelle, vengono sparati nell’aria miliardi di coriandoli da due cannoni giganti al lato del palco. Il concerto può iniziare. Suonano i pezzi migliori, da “Zdarlight” a “Idealistic”, un fiume di emozioni che sfoga tutta la sua energia nel pezzo finale e, forse, il più bello: “Pogo”. Concerti bellissimi ma senza dubbio la cornice è anch’essa fantastica: gente da ogni parte del mondo vive tre giorni di musica e divertimento. Puoi leggere nei loro volti sentimenti di spensieratezza e gioia che rendono il tutto un’ esperienza senz’altro formante a livello culturale e musicale. L’ultimo giorno è molto più tranquillo, ma sempre con tanta musica da vivere. Al tendone del Gemini Stage da segnalare la presenza di uno dei più grandi dj tech house, il francese Yuksek, che accompagna il pubblico con la sua musica per oltre un’ora, mescolando sapientemente tastiera e sintetizzatore con voce dal vivo.

Grafica Riot Van

Melt festival


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