Riot Van #14 - Ma la notte no

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Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707

Magazine Indipendente Gratuito #14 estate 2013

ma la notte no #14 - Estate 2013

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#14 - Estate 2013


L'editoriale

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na notte per... Così recitava il celebre incipit. Non quello de “I Promessi Sposi”, ma quello di “Sottovoce”, ormai defunto programma tardonotturno del sempiterno Gigi Marzullo, che qui salutiamo. La notte nasconde, diverte e spaventa, direbbe un imprevedibile Fabio Volo. La notte svaga e rilassa, ci ricorda la citazione arboriana. O almeno dovrebbe, dato che qui a Firenze la notte viene sempre di più percepita, o forse sarebbe il caso di dire dipinta, come un problema. Patti per la notte ad ogni piè sospinto, locali che chiudono da ogni parte, multe per i gestori, angeli dell’alcool, orinatoi improvvisati. Da una parte il mondo delle istituzioni e di parte della società civile, quella della vecchia guardia diciamo: per loro la notte vuol dire degrado, baccano, giovani

urlatori ubriachi, bottiglie abbandonate e latrine improvvisate. Dall’altra parte i giovani, quelli che vanno dai 16 fino anche ai 30 e passa anni, per i quali la notte è, o dovrebbe essere, un momento di socialità e di relax, di incontro, di espressione e di condivisione non solo musicale, ma anche culturale. Dico dovrebbe perchè ovviamente le due opposte visioni si scontrano in modo vistoso e spesso chiassoso, riuscendo nell’ardua impresa di scontentare entrambi gli schieramenti. La notte potrebbe essere una risorsa. Ovviamente a patto che ci si inizi a rapportare ad essa con un’ottica diversa, ad esempio creando spazi ad hoc invece di chiudere quelli attualmente esistenti per quanto riguarda le istituzioni, o magari iziando a rapportarsi ad essa con un’attenzione all’aspetto culturale oltre che a quello meramente economico per quanto riguarda invece sia i gestori dei locali che i loro abituali avventori, tra i quali sentiamo di doverci annoverare. La notte, da Vilnius a Santo Spirito, riserva spesso delle sorprese. Una notte, per cambiare.

Riot Van Magazine Indipendente Gratuito n.14 Rv è una rivista indipendente, finanziata dall'università di Firenze, dal DSU toscana e talvolta auto finanziata. RV è aconfessionale, apartitico ed è redatto da giovani studenti, laureandi e neo-laureati. Fondata nell'ottobre del 2008 da due studenti del corso di Media e Giornalismo per l'esigenza di fare pratica nel settore del giornalismo e dell'editoria, possibilità che il corso non offriva, si è poi evoluta in un magazine di ampio respiro, un canale video, un sito web e un'associazione culturale che organizza eventi sul territorio fiorentino. Fornire un'informazione svincolata da logiche prettamente commerciali o da interessi politici è la nostra missione. Musica emergente, arte undeground, auto produzioni sono il nostro pane, ve lo offriamo fragrante ogni qual volta i fondi ci permettono di uscire. Buon appetito.

Direttore responsabile

Michele Manzotti

Direttore editoriale

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Responsabili organizzativi

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Grafica e impaginazione

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Web Developement

Francesco Canessa

Sono stati fatti tutti gl i sforzi per seg na lare e a l locare correttamente i crediti fotografici. Ricordiamo che il diritto del l'immag ine fotografica resta del l'autore Numero chiuso in redazione il 06/06/2013 - numero auto fina nziato #14 - Estate 2013 Stampato presso Pol istampa, Firenze - Tiratura 4000 copie in carta ecolog ica

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Tornano le sempre-fresche serate Riot Mondays@OFF bar Ogni lunedì della stagione RV allieterà gli avventori del lago più frequentato della città. 24 giugno. Proiezione del recente documentario No Muos con raccolta fondi. (Saranno presenti gli autori). e poi ancora, nei lunedì di luglio, agosto e settembre Megatwister (si, quello con i cerchi colorati) da 30 persone. Presentazione, con l’autore, del libro Fenomenologia di Youporn, di Stefano Sgambati. Photoshot II edizione Shoot fotografico con sagome pittate su cellophane da Ninja e Booe. Karoke night e molto altro Visitate la nostra pagina FB riot van per restare aggiornati su date ed eventi! Vista la piovosa primavera, quest’anno nulla vi salverà dall’acqua doom!

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the dark night

spotify odi et amo

Sei band in cerca di pubblico

the pills

convivenza difficile

innamorarsi in san frediano

Leda e il cigno

la statua di lenin al suo posto

inserto fotografia

cruciverba

di Giulio Schoen e Niccolò Seccafieno _ pg. 8

di Pasquini, Rutilensi, Seccafieno _ pg. 10

di Salvatore Cherchi _ pg. 12

di Ninja e Booe _ pg. 14

RV _ pg. 15

Lo stato sociale

di Mattia Rutilensi _ pg. 20

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di Francesco Guerri _ pg. 22

di Chiara Morellato _ pg. 24

di Daniele Pasquini _ pg. 25

di Andrea Lattanzi _ pg. 28

di Filiman _ pg. 30

ma la notte no

Riot Van presenta

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the dark night Firenze ha la scena notturna che si merita. Ma non è quella di cui ha bisogno.

Per culminare con gli angeli dell'alcol. E’ partita piano piano, come tutte le cose, e quasi non te ne accorgi: l’Universale, a seguire il Central Park, poi il Meccanò dato alle fiamme che fa molto Soprano’s, e poi l’Ippodromo della mulina, il Mud, l’Anfi (MUV) la

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chiusura a mo’ di rappresaglia dei locali di via dei Benci, e di nuovo il Cargo, e fresco di pacca il Doris. Il Viper e la Flog che da club con serate resident diventano meri palazzetti della musica, senza continuità, senza identità. E infine una notte bianca costellata solo da grandi stelle che non danno spazio a quelle piccole. Sembra paradossale, perchè se da una parte chiudono le librerie, chiudono anche i locali dove ci si svaga. E Amazon una serata in disco non te la spedisce a casa. Come da copione, Il Comune ha imposto le solite regole burocratiche e soporifere, rendendo la vita impossibile ai gestori che, a loro volta, battono il ferro (e la cassa) finchè è caldo (e fintanto che rimangono aperti), sparano cocktail a cifre improponibili e offrono serate spesso sciatte e di poco spessore, magari evitando di pagare il gruppo emergente di turno o offrendo impianti audio dei tempi della seconda guerra mondiale. E d’altra parte c’è chi si lamenta: c’è la Nazione che grida al disagio e al degrado, denuncia fenomeni quali il binge drinking -che ai tempi si chiamava “ubriacarsi”, ma meglio una supercazzola trendy- la pisciata selvaggia (evidentemente dovremmo portarci una sacca per l’urina dietro, vista l’assenza dei bagni pubblici,) o addirittura fare la spesa prima per aggirare il divieto! I giovani d’oggi son proprio diabolici...

Intervistando due personalità che nel mondo della notte ci sguazzano da anni, abbiamo provato a capire cosa sta succedendo a Firenze

ANDREA MI - Laureato in architettura a Firenze nell’89, cresciuto come utente e artista nei centri sociali di allora, come il vecchio CPA, il Bubu Sette e la Jungla Occupata. Il senso di auto-organizzazione era forte, si creavano eventi dal nulla e si lottava per essi, magari contro chi, anche all’interno, vedeva la musica elettronica o l’hip hop troppo commerciale rispetto alla scena punk dominante. L’esperienza a Controradio, spesso promoter di eventi oltre che emittente, lo fa entrare nel mondo dei festival più grandi, pur rimanendo sempre legato alle serate “locali”. Mi scaglio in maniera accesa contro un certo attaccamento alle poltrone delle direzioni artistiche di festival e grandi eventi, che fanno passare troppo tempo e non passano lo scettro a trentenni appassionati e preparati, che sferzerebbero la programmazione culturale, come Fabbrica Europa, a cui va riconoscenza e affetto ma che soffre la gerontocrazia della direzione artistica. #14 - Estate 2013

Foto da: www.055firenze.it - Grafica Riot Van

Winter is coming, anche se l’estate è appena iniziata. Le avvisaglie ci sono tutte, si avvertono nell’aria. Divieti di vendita di alcolici da asporto, locali che chiudono dappertutto e cittadini che vogliono dormire nel silenzio totale di una città fantasma.


Su notti bianche e notti blu, non ho grande stima nei confronti di Felice Limosani (che ha perso di originalità e non riconosce le spinte dal basso a cui si ispira come crediti, prendendosene il merito). Non ho capito la scelta del Comune di affidargli la direzione artistica della Notte Bianca, essendosi sempre occupato di eventi di design, anche se dichiara origini da dj.

non fosse pensato solo per sinfonica e classica, ma anche disponibile per altri tipi di eventi, come l’auditorium di Milano che ha ospitato Apparat, o quello di torino dove si svolge “Mito”. Non c’è bisogno di guardare lontano.

A firenze c’è fermento, ma non possiamo continuare a far ascoltare i gruppi fiorentini a Firenze, ci si parla addosso. Meglio spalmare il budget su più progetti, non solo grandi piazze, anche se il pubblico richiede i grandi artisti...

- DJ/produttore e membro fondatore di Numa Crew, primo collettivo dubstep in Italia. Debutta nel 2005 con un progetto electro-acustico chiamato Telematik Guru. Da allora si è avvicinato alle nuove scene della Uk garage dubstep e ha iniziato a produrre bass music. Numa Crew, collettivo nato nel 2007 sotto l'etichetta Elastica Records, ha già collaborato con grandi nomi della scena dub come Zion Train e Dub Sync. Leonard lavora ad altri progetti discografici come Erba, Voodoo Rebel e 8Hertz. Ha suonato in svariati club e festival in Europa e gran parte dell'America latina. -

Da una parte c’è l’avanguardia fiorentina, Digi Galessio, Numa, Fresh yo, Millelemmi, artisti come Dre Love e Tormento che si avvicinano a Firenze, e il suo pubblico (di nicchia) è in ottimo fermento. Dall’altra invece ci sono locali e club con fortissime limitazioni burocratiche, persi in una selva oscura di regolamenti che rendono impossibile la vita di chi lavora. Chiaramente si deve tutelare anche chi vuol dormire, Switch propose l’apertura di uno spazio ad hoc, ma si continuano a usare spazi che non sono pensati per la musica. Anche l’ascolto richiede degli spazi appositi, non certo dei capannoni industriali riadattati all’esigenza. Anche i gestori dei club hanno le loro colpe, vedo molta approssimazione e poca competenza. Chi apre o gestisce uno spazio non ha idea di cosa metterci dentro, cerca solo di creare situazioni che reggano economicamente, senza pensare al calendario culturale e di eventi. La musica di qualità d’estate va in vacanza a Firenze. Rare eccezioni sono alcuni festival intorno alla città, pensa, Dub fx al teatro romano a fiesole e le cover band nelle piazze in centro. C’è urgenza di uno spazio per un certo tipo di musica. Da architetto so cosa vuol dire volumi zero e potrei essere d’accordo, ma allora vorrei che il nuovo teatro appena terminato #14 - Estate 2013

LEONARD P

AKA BLOOOD (NUMA CREW) / IT

La maggior parte dei gestori di locali a Firenze non hanno idea di cosa voglia dire far musica o ospitare chi la fa. Non gliene frega niente dell’evento che hanno in programma, basta che porti a fare soldi. Se proponi qualcosa di nicchia non vieni cagato a prescindere, anche se il prodotto è buono. Da noi manca totalmente il concetto di resident. Avere cioè una “base” per un tipo di musica o di movimento culturale. Ho avuto occasione di riscontrarlo in tanti paesi esteri, ma anche altre città italiane. La situazione clubbing dal 2007 si è fermata, sono stati chiusi tutti i posti che ci provavano, a cominciare dall’Ex Mud. Con il collettivo Switch abbiamo anche organizzato grandi cose, eventi riconosciuti e agevolati anche istituzionalmente, ma il messaggio che portavano si è poi fermato al singolo evento. Il Viper non doveva essere semplicemente un palazzetto da aprire solo per grandi eventi, doveva essere un

club, un contenitore che ospitasse serate resident, attività culturali e di qualità (essendo oltretutto dato in concessione dal Comune - ndr). In questa città non c’è costanza, non c’è una situazione che, una volta partita e piaciuta, riesca a decollare senza morire prima tra burocrazia, multe, vicinato lamentone o gestori incapaci. Questa mancanza di stabilità ci ha portato, per esempio, ad organizzare un evento come L’Outlook launch party, con ospiti internazionali, in un locale come il Cielo, non avvertiti dai gestori del fatto che il locale avrebbe chiuso da un giorno all’altro, causando lo spostamento in una location inadeguata, con impianto scarso e poca capienza. O due anni fa sempre alla serata Outlook al MUV, chiuso dal Comune il giorno prima. C’è ben poco da recriminare quindi. Se si lascia il mercato dell'intrattenimento notturno a se stesso, se non si agevolano le strutture che hanno un’offerta culturale più elevata, poi non si può puntare il dito sulla gente che si limita a bere, urlare e vomitare in giro. Se il divertimento notturno e i locali sono solo business per le istituzioni, ci troveremo sempre di fronte a gestori gretti e inadeguati. Perchè è quello che la città offre, e il locale che non si adegua, beh, soffre. Giulio Schoen Niccolò Seccafieno

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Sei band in cerca

di pubblico

Frammenti di risposte da chi lavora con la notte < a cura di Daniele Pasquini, Mattia Rutilensi, Niccolò Seccafieno >

Ragazzi Scimmia Street Clerks A Firenze mancano gli spazi adatti perché si crei una vera scena Live. I locali sono: o troppo grandi per i gruppi emergenti, o troppo piccoli per fare dei veri concerti. Nonostante questo i fiorentini, nel 2013, anche senza portafogli e senza scarpe…hanno comunque voglia di ballare e cantare. Perciò locali medio piccoli come la Nof Gallery, La Cité, Le Murate, il Jazz Club finiscono per essere punti cardine nella vita sociale e musicale fiorentina. Firenze è molto viva anche così, ed è sorprendente come niente scalfisca la voglia di musica, di condividere e stare bene. Forse, in fondo, la musica a Firenze ha semplicemente la forma storica della sua città: piccola e meravigliosa.

Crystal Crash Firenze ha una bella scena, abbiamo tante collaborazioni all’attivo con molte band e altre seguiranno. Con i locali in generale ci siamo trovati molto bene finora. L'accoglienza e la disponibilità di questi ultimi è sicuramente importante, soprattutto se ti trovi a suonare in un locale per la prima volta; ma ancora più importante è il rispetto degli accordi presi (quindi di pagamento) che non sempre vengono rispettati. In tutta onestà, almeno per quanto ci riguarda, a Firenze solo un locale in particolare ci ha dato questo tipo di problemi. Purtroppo mancano sempre dei locali dedicati esclusivamente alla musica emergente vera e propria. Mancano gli spazi estivi, e sono pochi i gestori interessati a investire realmente (e di conseguenza sponsorizzare) sulle nuove realtà musicali. Da gruppo emergente ci piacerebbe vedere e avere più "spazio", più sostegno da parte dei locali stessi, in particolare sulla pubblicizzazione degli eventi, perché comunque sì, noi possiamo portare amici e parenti ma è il nuovo pubblico che ci da la possibilità di creare ancora più "seguaci", e solo i locali possono veramente aiutarci in questo.

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Foto da: facebook/profilo band - Grafica Riot Van

Il nostro è un rapporto di amore e odio. Firenze si ama perchè trasuda qualunque cosa, e si odia perchè non ti si dà mai totalmente. Così anche nella musica, non c’è verso di modernizzare i circuiti e i luoghi che restano in balìa della “signora di sopra”. La musica ha un ruolo ancora marginale ma comunque è tollerata. C’è di peggio e c’è di meglio. Vogliamo bene ai locali ma molti di essi non sono attrezzati e questo rende il lavoro del musicista ancora più complicato. Questo vale per l’Italia in generale. In America anche nel locale più squallido c’è una dotazione tecnica che qui ci sognamo, segno che loro ci tengono, mentre qui siamo pronti a scappare e a nascondere tutto se arriva un controllo. La musica dovrebbe diventare invece una risorsa portante per la città. Riguardo ai locali, dovrebbe entrare in gioco l’anonimato. Posso dire solo che avere a che fare con impresari, gestori e padroni dei locali è una faccenda piuttosto borderline, a qualunque livello. I nostri locali preferiti sono Volume, Plaz e Jazz Club.


Farewell to Hearth And Home I palchi della città sono numericamente insufficienti e spesso inospitali per formazioni popolose come la nostra. La NOF Gallery di San Frediano ci ha supportato agli albori delle nostre sortite in pubblico, circostanza che si è dimostrata beneaugurante per la vittoria del Rock Contest la notte seguente. L’impoverimento economico è generalizzato: i cachet sono al ribasso e gli ingaggi vengono soppesati come fossero mutui. Malgrado le avversità c’è un invidiabile vivacità e caratura artistica della fauna musicale fiorentina. Altra nota negativa è il disinteresse accentuato e progressivo degli organi comunali e regionali che dirottano le risorse su progetti blindati e autoreferenziali emarginando il fervore organizzativo dei gruppi locali, come dimostrato dalla desertificazione dell’Oltrarno durante la Notte Bianca appena licenziata. Alcuni locali hanno gestioni artistiche condotte con l’entusiasmo di un condannato al servizio civile obbligatorio.

Cecco E Cipo Per noi riuscire a suonare a Firenze vuol dire molto. Veniamo da una cittadina ben più piccola, dove gli spazi per suonare sono molto limitati. Suonare a Firenze ti offre più cose, ti apre più strade. Ci sono molti locali adatti, super accoglienti, per fare buona musica e dove la gente va perché sa che in quel locale ci sarà un gruppo a suonare e lo vuole sentire. E’ già qualcosa. Ultimamente abbiamo suonato più volte nel fiorentino, ci siamo trovati strabene in locali come il Tender, sia per l’accoglienza che per il resto, e come il Nof. Poi quando ti ritrovi a suonare alla Notte Bianca è il top: hai la possibilità di farti vedere da una miriade di persone. Così come alla Festa dell' Unità siamo rimasti particolarmente contenti, sia per come è andata la serata, sia per il posto e la super accoglienza al Public House. Al Soul Kitchen, durante lo Story Telling, è stato una meraviglia suonare, la gente che rimane ad ascoltarti come fosse una favola. Ci son purtroppo altri locali che non sono ben organizzati, ed è un peccato per una città come Firenze non offrire una cosa del genere, siamo capitati diverse volte in varie situazioni "imbarazzanti", dove è difficile fare spettacolo. Non amo fare nomi, ma abbiamo girato dei locali dove suoni e se ne fregano completamente di te e di quello di cui hai bisogno. Ti lasciano lì come un cretino. E' vero che Firenze è una cotta con un pubblico difficile da intraprendere e da coinvolgere, la maggior parte dei giovani, purtroppo, piuttosto che andarsi a sentire un bel gruppo in un bel locale, preferisce fare altro, che poi non ho capito bene cosa, fatto sta che non sono molti, oggi, gli appassionati.

Kelevra Diciamo che a Firenze sei in costante rapporto con la cultura e l'arte, basta andare a prendere un caffè in centro e ti accorgi della bellezza di questa città. E' ovvio che, per chi si occupa di fare o provare a fare arte, vivere a Firenze è un bel vantaggio. Per i locali la situazione, a nostro parere, è molto paradossale. Ci sono tanti locali dove potersi fare le ossa e mettere due soldini da parte, il problema è quando si sale un po' di livello: la situazione è abbastanza povera. Non è sempre colpa dei locali però, c'è il grosso problema di fondo: la mancanza di una cultura concertistica tra i giovani, che il sabato sera preferiscono andare in discoteca o rimanere persino a casa invece di andare a sentire un artista che potrebbe piacergli. Si dovrebbe cercare di avvicinare la gente alla musica live emergente. Di questi tempi è difficile arrivare in fondo alla notte! Se è bianca poi... #14 - Estate 2013

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Convivenza

difficile Firenze e gli studenti fuori sede

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non si segue più solo l'asse sudnord, e i flussi vengono principalmente spinti dal prestigio degli atenei e delle città, dagli scambi culturali, dalle vite lontano da casa e dalla voglia d'indipendenza. In questo quadro Firenze ha tutte le carte in regola per essere un forte polo attrattivo. È una città ricca di storia e cultura, non è caotica e dispersiva, ospita un grosso ateneo, che ha visto laurearsi menti quali Margherita Hack, Mario Draghi, Sandro Pertini, Indro Montanelli, Fosco Maraini, una prestigiosa Accademia di Belle Arti e un’importante azienda ospedaliero-universitaria, Careggi. Questo basta sulla

carta, ma lo SFS non vive solo il lato culturale e prestigioso della città in un mordi e fuggi giornaliero. È immerso tutti i giorni, per diversi anni, nella quotidianità della vita cittadina, come chi ci nasce e cresce. Ha quindi il vantaggio di vederne pregi e difetti, osservandola con uno sguardo diverso da quello rapito e innamorato del turista, o da quello abituato e protettivo dell'autoctono. Lo SFS può essere un elemento sociale in grado di descrivere la qualità della vita di una città, a patto che non la osservi con sguardo nostalgico e comparativo verso la propria terra natale. Come è vista #14 - Estate 2013

Grafica Riot Van

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n tempo c'erano i gentleman migration, i figli delle famiglie benestanti del Sud Italia che partivano alla volta del nord del Paese per studiare in prestigiosi atenei e trovare lavori ben retribuiti e dignitosi. Gentlemen, per le loro origini altolocate. Migration, perché erano costretti a migrare come chi non aveva una lira in tasca. Era la prima metà del ‘900, oggi questa figura non esiste più, sostituita dallo studente fuori sede (d'ora in avanti SFS). Il principio è lo stesso, migrare per studio, ma


Firenze dai suoi SFS? I motivi che portano uno studente qui derivano, per la maggiore, dal prestigio della città e dell'università. Questo, a volte, crea delle aspettative che vanno a infrangersi sullo scoglio della realtà: molti son rimasti delusi da un'università che non fa dell'organizzazione il suo punto di forza (anche se qualcuno si consola pensando sia un problema nazionale. Come dargli torto?), e altrettanti dalla città. “Troppo turismo” è la frase che più sento, come fosse una sorta di mondo a se, contrastante con la vita quotidiana, difficile da accettare. “Il turismo fa bene alle casse della città, ma a Firenze pare esista solo quello”: i locali si adattano ai turisti (più ricchi e spendaccioni degli studenti), l'aria che si respira è conservatrice (se il turista viene a Firenze del resto si aspetta di vedere “Firenze”), gli spazi che ospitano i locali culturali cedono il posto ad attività più remunerative (qualcuno vocifera “libreria”) e ciò che ne rimane è una città in vetrina, tirata a lucido per il turista di passaggio, che la ricorderà come una splendida cartolina. Ma Firen-

ze è una città per studenti? Chiedo, e qualcuno risponde “Direi di no, in linea di massima. Si fa fatica a trovare una propria dimensione [...]”. Sarà che i fiorentini sono un po' chiusi? C'è chi crede a questa voce, chi invece ritiene sia un problema legato alla socialità dell'individuo. A voi la scelta. E i servizi? Funzionano? “No. La figura dello studente, soprattutto fuori sede, non è sostenuta in alcun modo[...] Seguo i corsi al polo scientifico di sesto fiorentino. I servizi di trasporto pubblico per quella tratta non sono sufficienti”, e poi “ pure i siti internet del DSU o del CUS sono pessimi e di difficile navigazione”. Ci spostiamo sul terreno dello svago, della vita notturna, alla ricerca di note positive, ma anche qui troviamo locali piccoli, inospitali, spesso snob, con prezzi elevati: “Posso pagare una birra 7€ senza nemmeno il servizio al tavolo?”. Ecco allora che lo SFS socializza nelle scalinate delle piazze (S. Croce, S. Spirito ecc...), con scorte di alcolici acquistate nei market; o a cene fra amici in case dall'affitto spropositato

“Troppo turismo”

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rispetto alle condizioni in cui versano: una singola in centro a 400 euro è un affare, ma solo perché se ci si sposta in periferia la differenza la si spende in taxi di notte per rientrare, vista l'assenza di mezzi pubblici. Allora, ripeto: Firenze è una città per studenti? Non la si vuole dipingere come un luogo inospitale e invivibile, non lo è. Tanti son stati anche gli elogi: l'arte, la storia e la cultura che si respira in ogni angolo di strada, la poesia dell'Arno visto di notte da Piazzale Michelangelo, l'ironia toscana, il Chianti e il lampredotto, vivere una città che è un melting pot di culture. Ma se i problemi ci sono, vanno evidenziati. Gli SFS devono essere i primi a non sperare di trovare la Mecca cambiando città, ma anche la città deve essere consapevole che questa categoria di studenti è una risorsa da tutelare e non l'ennesimo turista da spennare. “La città dovrebbe intervenire anche sulle gestioni private, fornendo proposte interessanti che tutelino la categoria[...]se il numero di immatricolati diminuisce è perché ci sono città più piacevoli da vivere".

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By Ninja e Booe Riot Van è lieta di presentarvi, insieme al comune di Firenze, Gold e Panino Tondo, Leda e il Cigno by Bue & Ninja: graffito di 20 x 4 metri che potete gustarvi in viale Filippo Strozzi, sulla destra prima del sottopassaggio. Grazie al bando Creatività in azioni 2012, RV ha portato una boccata d’aria fresca al panorama della città, perorando la causa della decorazione di spazi altrimenti sterili e deprimenti, tramite arte contemporanea. Altri ne seguiranno, grazie alla possibilità di mecenatismo da parte di privati, che possono finanziare l’opera, in cambio di un ringraziamento a margine della stessa.

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FOTOGRAFIA

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IIIa edizione del

concorso fotografico

targato RV

C’è chi nella notte trova riposo e c’è chi lo vorrebbe tanto ma non ci riesce. C’è chi nella notte trova conforto chi invece affanno. Chi la notte la teme e chi dalla notte si fa sedurre. La notte, si sa, è il dominio dell’inconscio. Tante sensazioni ed emozioni che abbiamo “messo via” durante il giorno si ripresentano

quando la nostra mente razionale non è vigile, e lascia posto all’altra metà di noi. Ci avete raccontato la notte attraverso le vostre fotografie. E ne sono venute fuori di tutti i colori. O meglio, sfumature. 50 sfumature di notte.

I vincitori I° classificato premio della giuria di redazione Caterina Fiaschi _- Ricordi in dissolvenza Nasco a Firenze nel ‘92. Sono cresciuta con la passione per la musica, che è tutt’ora il mio primo amore, e canto nel gruppo fiorentino Zenergy. Mi avvicino alla fotografia gradualmente, senza partire “dall’analogica del babbo/zio/cugino” ma con una compatta ricevuta come regalo alla fine delle medie. Studio sostanzialmente da autodidatta e il mio soggetto principale sono le persone, i ritratti. Il mio progetto è di specializzarmi nella fotografia di moda, quindi collaboratori per shooting, fatevi avanti! caterinafiaschi.deviantart.com

II° classificato premio del pubblico tramite like di Facebook Giulia Madiai - Io sogno

Porto le lenti a contatto e mi mancano un bel po’ di diottrie, ma il problema fondamentale della mia vista è che va in bianco e nero. Sono come i cani, non riesco a decidermi ad accendere il colore. E allora ho scelto di assaporare la vita a colori pastello, e il bianco e nero di portarmelo in tasca. Questo posso farlo solo con le mie foto e da anni, lo faccio. Per anni, spero di continuare a farlo! Ah, quasi dimenticavo, fra poco sarò anche una laureata in Fotografia e Arti Visive alla Laba di Firenze. Flickr: Giulia Madiai_Photos http://www.flickr.com/photos/giuliamadiai

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16 1o classificato, premio della giuria di redazione: Ricordi in dissolvenza.

#14 - Estate 2013 Caterina Fiaschi


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18 2o classificato, premio della giuria popolare: Io sogno. Giulia Madiai

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SOCIALE < a cura di Mattia Rutilensi >

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F: Li abbiamo ammorbati (ride ndr). E: e comunque dobbiamo stare sul cazzo a qualcuno essendo ormai in giro da 2 anni costantemente. Riguardo alla Thatcher ti dico solo una cosa: C’è gente che nella nostra band ha festeggiato con una foto, la famosa “The Witch Is Dead”. Quello che le donne dicono è una canzone contro i clichè dell’innamoramento e della seduzione o la storia di un menage a trois? F: Questo non lo so. L’ha scritta Bebo questa canzone credo. E: Bebo è quello che scrive tutti i pezzi che iniziano per “Io” Anche per “mi…” ? E: Sì esatto, bravissimo. Tutti i pezzi che hanno a che fare con sé stesso. F: Quindi è particolarmente personale la canzone. E: Probabilmente cita tutta quelle situazioni di poca definizione nella relazione amorosa. Quindi, nonostante io ne voglio tantissimo comunque ti tengo distante per paura di averci una sicurezza. O perché non ho voglia di niente di sicuro. F: Io penso che in realtà vada a descrivere quelle dinamiche leggere che si verificano anche in posti come questi: i concerti, la sera, il vedi non vedi il : ”ciao, ora vado un attimo di là...” E: Noi parliamo del festival del “Ciao Grande!” della gente che “ohi beh come va?” e poi non li rivedrai mai più. Amore ai tempi dell’ikea: ma se foste nati 10 anni prima avreste #14 - Estate 2013

Foto da: facebook/lo stato sociale - Grafica Riot Van

Giovedì 18 aprile, Novoli: non la solita festa universitaria. Questa volta c’è un’eventone: suona Lo Stato Sociale. Ovviamente noi di Riot Van non potevamo perderci questa occasione e facendoci strada tra la folla siamo andati a fare una chiacchierata con i Fratelli Tastiera de Lo Stato Sociale: Enrico e Francesco.

La serata è stata organizzata da quattro collettivi universitari: Studenti di Sinistra, Collettivo di Medicina Codice Rosso, Collettivo di Scienze e Collettivo RossoMalPolo. L’intento era quello di valorizzare l’università, non solo come luogo di passaggio ma anche come spazio di aggregazione sociale, tramite spettacoli di qualità ad accesso totalmente libero e gratuito. Qualcuno si è mai rotto il cazzo dello stato sociale, a parte Margareth Tatcher? E come reagite alla sua morte? Enrico: Se qualcuno si è mai rotto il cazzo dello stato sociale… In prima persona, a dover convivere con noi stessi 365 giorni all’anno, metà dei quali siamo in tour, io per primo mi sono rotto fortissimo i coglioni. L’altro giorno a Genova abbiamo visto dei manifesti con le nostre facce impiccate, squartate, e sotto c’era scritto: mi avete rotto il cazzo voi. Quindi c’è decisamente gente che si è rotta il cazzo. Francesco: Anche prima di cominciare, già dalle prima recensioni si capiva un po’ l’aria, chi ci avrebbe supportato e chi no. E: Però sono cambiate le percezioni che la gente aveva di noi in generale. Io mi ricordo un sacco di miei amici che quando ci sentivano suonare prima del primo disco, quindi quando giravano gli ep, mi dicevano: ma che cazzo stai facendo? Ma svegliati! Hai 24 anni e fai il cazzone così! Almeno mantieniti distinto. E invece dopo aver ascoltato il disco più e più volte li abbiamo conquistati.


scritto un pezzo sulla scavolini e la Cuccarini? E: Beh allora innanzitutto qualcuno avrebbe dovuto lavorarci dentro perché un pezzo del genere potesse essere scritto. E voi ci avete lavorato? E: Sì io e Alberto ci abbiamo lavorato, in periodi diversi della nostra vita. Alberto è uno che deve scrivere nei momenti in cui non potrebbe scrivere. Lui scrive meglio quando non potrebbe scrivere. Infatti all’università scriveva un sacco, quando era all’ikea scriveva un sacco. In momenti in cui doveva essere impegnato a fare altro lui preferiva fare il cazzone. F: Sì quando non c’ha voglia di fare altre cose, o si sta annoiando, lui in genere scrive. E: un pezzo sulla cuccarini uscirà nel prossimo disco, quindi ci hai azzeccato in pieno. Ti lascio nel dubbio. Dato che avremo 6-7 mesi di fermo dopo questo tour per preparare il disco in quel frangente qualcuno alla Scavolini ci finirà. Oppure a Mondoconvenienza. Da dove vi è venuta l’dea di mischiare canzoni e teatro? Era troppo mainstream suonare e basta? E: Noi siamo stati in giro tantissimo con questo disco qui, quindi ci serviva un “escamotaggio” per continuare ad andare avanti. Questo è stato fatto in questo periodo perchè d’estate non era proponibile. E anche perché Lodo, il cantante, ha fatto 4 anni di accademia drammatica ad Udine e questa è una cosa che si vede fortissimo. Ha fatto anche tanta radio, ci sa fare con la parlantina.

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F: Sì comunque diciamo la cosa è spuntata proprio perché non volevamo rimanere fermi anche perché, da un punto di vista tecnico, molti di noi hanno lasciato il lavoro per seguire Lo Stato Sociale e quindi avevamo bisogno di stare in giro. In questi anni c’è una grande ripresa del cantautorato italiano... F:Aspetta, se parli della conversione tra inglese e italiano noi non ci siamo dentro, perché abbiamo iniziato fin da subito in italiano. Sì certo ma io dicevo di un gruppo, di un musicista che comincia a registrare comincia a cantare a scrivere musica e lo fa in italiano. F: Beh siamo in Italia… E: Io conosco Lodo non da tantissimo, solo da quando suoniamo insieme però da sempre, perché Bologna è una città piccola, frequentando gli stessi luoghi l’ho visto andare in giro con il chitarrino a fare canzoni in italiano. Da sempre. Se non passava la moda di cantare in inglese avrebbe fatto l’attore. F: no avrebbe scritto canzoni in italiano lo stesso E: Sì avrebbe scritto canzoni in italiano ma dato che non l’avrebbe cagato nessuno avrebbe fatto l’attore. Come siete arrivati alla Garrincha Dischi? E: Io lo sottolineo qui, “Johnny” Matteo romagnoli, detto Costa (il fondatore dell’etichetta ndr), è il mio fratello grande e gli voglio un bene dell’anima sempre. Io per esempio suono anche in un altro gruppo, facciamo canzoni in inglese per ballare e siamo sotto un’altra etichetta e dico: ma magari ci fossero altre etichette piccole che ti pigliano così. Etichette che non hanno una storia dietro,

che non si sono fatte nessun viaggio di onnipotenza stile anni 90’ per poi capire adesso che non c’è molto da fare. Queste etichette piccole sono quello su cui si reggerà la musica futura. Gente che crede fortissimo in te, ti prende da quando non sei nessuno, ti chiude in studio e dice: che si fa incidiamo qualcosa? Dai nel frattempo impariamo a suonare. F: Però lo stato sociale ha fatto il suo primo Ep autoprodotto, non ha scelto nessuna etichetta. Dopodichè ci hanno visto suonare una volta, c’è stato un incontro, ci siamo parlati e da lì è nata una storia di amicizia. E: Io a quei tempi ero già con lo stato sociale ma non seguivo perfettamente perchè lavoricchiavo un po’ in giro. Era arrivata già qualche proposta discografica, tutti a leggere i contratti... invece con Johnny non è stato posto nessun contratto come paletto. É arrivato e ha detto: iniziamo a registrare qualcosa e poi si vede come va. Loro sono persone molto differenti da quelli che neanche ti conoscono e ti mandano il contratto. Di fronte ai vincoli che ti impone un contratto sono estremamente diffidenti. Il modo migliore era effettivamente conoscerci, parlare faccia a faccia e chiedersi: cosa vogliamo fare? Cosa abbiamo già fatto? Poi lui è una persona eccezionale: l’altro giorno ci ha fatto anche da fonico, luciaio, addetto al merchandising. F: Noi siamo contentissimi di stare con loro. Questa è un’etichetta di Bologna, credo oggettivamente la più produttiva in Italia. Quest’anno solo sono usciti 2-3 dischi: L’Officina della camomilla, L’Orso, il disco tributo a Dalla. Se consideri che alla fine siamo un manipolo di stronzi squattrinati... E: Alla fine ci ha visto bene Johnny, tutti ci spalavano merda addosso ma lui ha detto: questa è una cosa divertente, perchè non iniziamo a farla girare un po’? E ci ha visto bene. Grazie ragazzi per il tempo che ci avete concesso Di nulla grazie a te.

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odi et amo Spotify è arrivato ormai da qualche mese anche in Italia. Ma chi ci guadagna veramente?

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Proprio mentre sto scrivendo questo articolo, esce la notizia di Downloadify, un’estensione di Google Chrome utile per scaricare le canzoni da Spotify, tempestivamente bloccata da Google su segnalazione del diretto interesssato. Un altro programma dalla parte dei pirati è Blockify, che blocca i passaggi pubblicitari. Non c’è limite alla pirateria. Eppure Spotify presenta la sua versione italiana con lo slogan “Un servizio legale. La migliore alternativa alla pirateria”. Tutti applaudono e tra chi esulta c’è anche la SIAE. La SIAE? Con diffidenza provo la piattaforma: niente da dire, comoda, intuitiva e aggiornata. Mi sparo

The Next Day, ultimo album di David Bowie. Entusiasmante! Possiamo ascoltare tutte le nuove uscite in streaming senza problemi con la versione di prova, con la coscienza a posto, sapendo che non sei un fuorilegge. La novità non è infatti che possiamo ascoltare musica in streaming, ma appunto che la cosa sia legale. E proprio questo mi spinge ad approfondire la questione.

Spotify, in breve.

Nasce a Stoccolma, nell’ormai lontano 2006 grazie ad una startup che riesce a stringere accordi con Sony, Universal, Emi, Warner Music e altre grandi case discogra#14 - Estate 2013

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Spotify


fiche con l’intento di mettere in streaming la musica di cui detengono i diritti. Un periodo di prova gratuito di sei mesi con pubblicità, dopodiché tariffe a partire da 4,99 € al mese, per ascoltare tutta la musica su tutti i dispositivi. Spotify paga i profitti agli artisti, etichette, editori e società di protezione di diritti. I criteri utilizzati da Spotify per versare la percentuale agli autori non sono del tutto chiari. Sappiamo che il valore viene calcolato sullo streaming degli utenti. Più gli utenti ti ascoltano, più verrai ripagato. Per vedere qualche spicciolo l’autore dovrà farsi ascoltare migliaia di volte. Molti hanno fatto dei calcoli concreti. Daniele Lepido sul Sole 24 Ore calcola che per avere un’entrata di 1200 € un artista dovrà collezionare 232.000 accessi ai suoi brani. Per chi volesse approfondire c’è l’articolo As music streaming grows di Ben Sisario, New York Times. Riportiamo uno stralcio dal sito ufficiale di Spotify, in cui si parla dei diritti d’autore. In generale, tuttavia, Spotify paga i diritti d'autore in relazione alla popolarità di un artista sul servizio. Ad esempio, paga circa il 2% lordo per un artista la cui musica rappresenta circa il 2% degli stream dei nostri utenti. Nel tempo, un brano o un album famoso sono in grado di far guadagnare a un artista molto di più rispetto a quello che storicamente avrebbero prodotto le vendite iniziali.

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Streaming.

Una parola che, Movimento 5 Stelle a parte, in questo periodo viene ripetuta come un mantra da tutti e viene messa in pratica da milioni di utenti tutti i giorni. YouTube, che tutti conosciamo, ma anche Deezer e Grooveshark (musica), Netflix (film e serie tv) fanno ascoltare e vedere sul momento, ma non cedono un prodotto. Come l’artista può essere tutelato in questo? Come può ricevere un rimborso per un suo lavoro? È la domanda del secolo, a cui non possiamo dare risposta. Uno studio statistico spagnolo apparso su Nova24 dice che la maggior parte di coloro che scaricano musica illegalmente compra anche prodotti musicali. Chi ascolta in streaming, invece, paga l’abbonamento mensile, ma tende a comprare di meno il prodotto fisico. E questo non è un dettaglio di poco conto.

Che fare.

Quello che possiamo fare è capire il funzionamento di queste nuove piattaforme, capire le abitudini della gente e agire di conseguenza in cerca di soddisfazione. La soddisfazione da parte di un utente medio sarà quella di ascol-

tare l’ultimo disco del cantante preferito gratuitamente, quante volte vorrà, nei maggiori dispositivi possibili. La soddisfazione da parte dell’autore sarà quella di vedere ripagata la sua opera intellettuale con un compenso economico, così da poter continuare a produrre musica, arte e cultura. Come mettere d’accordo i bisogni e le necessità delle due parti? Difficile. Ascoltare molto, tanto, di più, il più possibile gratuitamente, illegalmente, scaricare, conoscere, leggere, incuriosirsi e poi, una volta a settimana, entrare in un vecchio negozio di dischi con un budget disponibile da dedicare all’artista che secondo voi lo merita, e spendere per un cd o per un concerto per non dimenticare il valore di tutto questo. Scrive Gianni Sibilla su Wired.it “C’è molta gente disposta a perdere tempo con estensioni e software vari piuttosto che pagare 10 euro al mese per accedere immediatamente a 20 milioni di brani. Il grande paradosso della musica digitale è che spesso dedichiamo più ore alla forma (i programmi e gli hardware) che a fruire dei contenuti (i brani).” Francesco Guerri

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THE PILLS QUANDO LA VOGLIA DI RIDERE ARRIVA IN PILLOLE

(e in pil ole vi beccate pure l’intervista, tiè) Chi non li conosce, non li merita. La loro comicità nasce dal caso, la vita li ha fatti così. Gli viene facile. “Grazie” a Fabio Volo i loro video, le cosiddette pillole (con episodi che vanno da appena due minuti a un massimo di dodici) raggiungono un alto numero di visualizzazioni, e da lì la cosa si fa seria, altro che ridere. Loro sono The Pills, hanno un vago accento romano, e i loro video li troverete aggratis su YouTube. Godeteveli tutti.

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video OVUNQUE su Facebook. Lì ci siamo resi conto che la cosa stava diventando più grossa di quello che ci aspettavamo. Un pronostico per il futuro: avete progetti al di fuori di YouTube? YouTube per noi è solo un mezzo (libero e gratuito, grazie a dio) quindi siamo aperti a qualunque mezzo di comunicazione libero (che ci consenta di fare ciò che più ci piace, proprio come Youtube) e gratuito (o che ci lasci comunque la possibilità di diffondere gratuitamente i nostri contenuti, proprio come YouTube). Se ricevessimo delle offerte dai fratelli Vanzina a queste condizioni probabilmente accetteremmo. Non è assolutamente il "mezzo" il problema, il problema è la gente che lo utilizza! Chiara Morellato

{RV CONSIGLIA:} ***

↘ Le colline hanno le Hogan ↙ ↘ Fabio Volo ↙ ↘ Harlem Shake ↙ ↘ La banda de Roma sud ↙

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Presentazioni: in poche righe, chi siete, dove andate, cosa portate e - aggiungo io - da dove venite... Veniamo dalle lande desolate della periferia sud-est di Roma, siamo delle povere vittime della disoccupazione. O meglio, siamo dei semplici ragazzi che hanno voluto "romanzare" la propria vita in maniera semplice, tramite una serie. Siete nati prima voi o le vostre pillole? Un po' come l'uovo e la gallina... chi c'era prima? Noi. La sceneggiatura siamo noi, assolutamente. Tra l'altro solo ora stiamo scrivendo sceneggiature vere e proprie (sempre lasciando largo spazio all'improvvisazione). Ma non c'è dubbio che siamo nati prima noi, anzi forse siamo nati contemporaneamente alle nostre

pillole. Il resto è venuto automatico, la recitazione non è neanche qualcosa che avevamo previsto! Prendete in giro "simboli" e situazioni-tipo in cui il popolo universitario si riconosce bene, dalla diatriba Hogan-Birkenstock, ai soldi dell'affitto, le citazioni, la vita tra coinquilini etc... quand'è stato il momento esatto in cui avete deciso di accendere la camera e mettere in video queste dinamiche? Devo confessare che la cosa è fatta un po' di proposito: è molto facile “sfruttare” dei trend come le Hogan, Fabio Volo, l'erba e la monnezza quando si parla di ragazzi della nostra generazione. Quando poi riusciamo a collegare queste tematiche ad episodi divertenti, che lasciano spazio alla scrittura e alla nostra fantasia, ben venga. Ma per noi è da sempre importantissimo "stare sul pezzo", cosa che si è riflettuta dal primo momento in cui abbiamo deciso di accendere la camera. Dopo quanto sono aumentate le visualizzazioni? Il vero boom c'è stato con "Fabio Volo". Non ce lo saremmo mai aspettato, ma è andata così. E' stato il nostro primo vero successo "virale". Mi ricordo di essere tornato a casa e di aver trovato il


Innamorarsi

in San Frediano

Domenica mattina, sei lì che accetti la richiesta di amicizia di un locale di cui hai appena fatto la tessera, valuti le notifiche accantonate da settimane e settimane. #14 - Estate 2013

Richieste di ragazzi e ragazze che si dichiarano tuoi amici ma che sei quasi sicuro di non aver mai visto. Quelli che non hanno neppure un’amicizia in comune li blocchi subito, agli altri mandi un messaggio standard: Ciao, ho visto la tua richiesta d’amicizia: com’è che ci conosciamo? Oppure non ci conosciamo ma mi hai inviato la richiesta per altre ragioni? Ci siamo visti da qualche parte? Vogliamo conoscerci davvero? Ne invii una decina, poi ti allontani dal computer e provi a concentrarti su un libro. Sul telefono ti arriva però l’avviso di Facebook: Mirella Bardi ti ha già inviato risposta. Ti sposti al computer e controlli: nella foto del profilo si vede una ragazza mora, piuttosto carina: Scusa mi sa che ti ho confuso con un’altra persona che conosco.. credevo fossi tu....forse ti ho già visto da qualche parte,in qualche pub o in giro per Firenze...ci sta? comunque scusa per il disturbo! :-) Avete 22 amici in comune: non un’esagerazione ma un numero che legittima il sospetto. Magari vi conoscete davvero. Dai un occhio ai contatti che vi uniscono. Sono soprattutto pub e associazioni, ma c’è anche qualche persona fi-

sica. Gente del tuo paese, soprattutto. La foto del profilo non promette poi male: non devi scusarti, figurati: mando quel messaggio a tutte le richieste quando non sono sicuro..ma sei di Pontassieve? Probabilmente ci siamo visti davvero. Ti risistemi sul letto e riagguanti il libro. Non fai in tempo a ritrovare il filo che il Samsung brilla nuovamente. Beh mi sono scusata perché alla fine mi sono sbagliata!:-) Comunque no, sono di San Frediano...però giro molto per Firenze e provincia..ci sta che ci siamo già visti! Bene, ti dici. Sei sempre più convinto di non averla mai conosciuta. Ma il fatto che viva in San Frediano ti piace: ci capiti spesso, adori la zona, l’aria da Rive gauche. Tra l’altro in serata vorresti uscire con un amico per una birra al volo. Magari proprio lì, pensi. Vi scrivete e ragionate per quasi tutto il pomeriggio attaccati ai tastierini. Vai dal tuo amico a vedere la Fiorentina e giusto la bellezza epica di Borja Valero riesce a distoglierti dallo spippolare. A fine gara ti riconnetti e trovi una sfilza di messaggi. Mirella fa la preziosa ma stuzzica. Ti dice che ha un’apericena con un’amica e che la mattina deve alzarsi presto. Ma ti

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propone ugualmente una bevuta. Magari alle dieci, una cosa al volo. Per conoscersi. Tergiversate sul luogo – La Cité? Il Nof? Il Pop? Il Volume? – e per un po’ scompare. Rientrato a casa infili in doccia per non perdere tempo. Riemergi e mentre sei lì col touch appannato pronto ad articolare nuove proposte lei ti precede: Scusa scusa tu scrivi pure! Io mi preparo per la serata ed inizio a farmi bella! Leggo dopo… A questo punto non hai più dubbi, la vuoi conoscere a tutti i costi. Ti dici che non c’è niente di più spettacolare di sapere che una donna si sta facendo bella per te. È una sensazione che arriva quasi sempre a superare anche la bellezza della ragazza stessa: anche una normale, quando ti dice che è occupata - che non può risponderti, che non vi potete vedere nell’immediato - perché è a

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provarsi gonne e scarpe, a truccarsi, solo questa cosa qua, da sola, può farti friggere. Però la sua dichiarazione richiede una contromossa: non vuoi farti trovare impreparato. Spanni lo specchio con l’avambraccio e ti fissi. Hai le occhiaie, non riesci a mandarle via da qualche settimana. Però la barba è tenuta bene, i capelli sono sufficientemente corti da non sembrare tirati via. Ti accontenti. Guardi tutti i gol della serie A, riapri il libro abbandonato al mattino, poi prendi il telefono e chiami gli amici per avvertire che non uscirai: avvisi dell’avventura che ti attende e prendi un paio di pacche sulle spalle attraverso la linea. Uno ti chiede informazioni sulla ragazza, le dici quel poco che sai, quel

poco che hai carpito da Facebook. Vuoi controllare altre sue foto, si sa mai che quella del profilo sia particolarmente menzognera. Ce ne sono giusto altre 6 o 7, ed è davvero carina in tutte. Le altre sono foto di Firenze dal Piazzale o da Fiesole. E poi una sfilza di immagini di cartoni animati, soprattutto di Sailor Moon. Vabé, ti dici: d’altronde io ho le foto di Batistuta. Spegni tutto, scendi in macchina e ti avvii verso Firenze. Parcheggi a Porta Romana e attraversi a piedi Santo Spirito: avete fissato al Vinaino, dice che la birra non le piace. Mirella Bardi, rifletti: ha un cognome davvero poetico. La immagini con la cetra e le fronde d’alloro in capo mentre ti invia l’ennesimo messaggio: L’apericena è finito,

“Inizio a farmi bella!”

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ma c’è un problema. Vai, pensi: mi dà buca. Ti senti sbiancare, perché se il buon Leopardi aveva ragione a dir che è maggiore la gioia nell’attesa che nella realizzazione del desiderio stesso, è ancor più vero che aspettare con ansia e vedere il sogno interrotto è un’inculata pazzesca. Mentre i tossici storici iniziano ad abitare il territorio, Mirella scrive ancora: Io ci sono, in ogni caso. Se hai voglia di venire il problema lo scoprirai lì per lì. Ti senti riavere e ti avvii. Lungo il tragitto che ti separa da San Frediano inizi a fare ipotesi sulla presunta complicazione: le si è rotto un tacco, l’umido le ha gonfiato i capelli, ha il ciclo ma non ha assorbenti, si è ricordata di doversi svegliare all’alba per faccende importanti e non potrà trattenersi più di mezz’ora, è fidanzata e sta cercando di rompere ma non sa come fare e stasera il suo uomo la sta cercando e arriverà a menarti. Ti sembrano tutte ipotesi abbastanza probabili, e mentre le soppesi arrivi nella via. Nonostante sia domenica di fronte ai locali c’è diversa gente. Raggiungi il Vinaino e cerchi di individuare una potenziale Mirella: ti sei fatto un’idea abbastanza accurata guardando quelle poche foto su Facebook, non dovrebbe essere difficile riconoscerla. Eppure di fronte alla porta non c’è neppure una ragazza. Ti siedi su un gradino sull’altro lato della strada e ti giri un’altra sigaretta. Fumi in attesa dell’epifania, ma alle 22.45 ancora non c’è. Non vuoi mandarle altri messaggi, rischi di passare per ansioso. Finché non noti una presenza: davanti al Vinaino c’è un uomo che ti fissa inquieto. Ha gli occhi che vagano a destra e sinistra senza sosta, la bocca semiaperta. Ti guardi preoccupato intorno, ti domandi se stia fissando proprio te. Ha la testa pelata, ma non come Borja Valero: è pieno di bozzoli, conche, avvallamenti. È a cinque-sei metri da te ma riconosci anche a distanza una bruttezza fuori dal comune. Tipo Tersite. Cerchi di non guardarlo, ti sta spaventando, speri che Mirel-

la arrivi in fretta. Eppu-

“Ci sono. re non riesci a smettere di controllarlo: contia fissarti con gli E ti vedo.” nua occhi impazziti, noti dei

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bubboni sulla fronte, poco sopra gli occhi. Giri un’altra sigaretta e tiri fuori il telefono. Mirella, ciao. Io sono già qua, tu ci sei? È un secondo e tutto si fa chiaro quando l’uomo tira fuori un cellulare dalla tasca del montgomery e smanetta un secondo. Ci sono. E ti vedo. Capito il problema? Merda santissima, ti dici mentre ti tiri su. Mentre leggi il messaggio l’uomo ha già attraversato la strada e ti si è fatto vicino. Ce l’hai ad un metro. “Ti ho spaventato?”. Lo pronuncia con una voce impercettibile, un tono proveniente da una dimensione sotterranea. Un timbro sommerso, come quello dei mostri notturni. “Che cazzo…”, ma non riesci a finire la frase, ti cade la sigaretta di mano. L’uomo ti fissa con gli occhi che girano, e dalla bocca esce un rivolo di bava. “Io sono Mirella Bardi” ti spiega. “Ma sono anche Rinaldo Guerrini Bottai”. Ti avvii sconvolto e a passo svelto verso Santo Spirito. L’uomo ti segue senza far rumore per qualche passo. Ti fermi. “Che cazzo di scherzo è?”. Vorresti urlarlo ma sei terrorizzato. La riconosci, è la voce che hai quando provi a strillare per fermare i sogni. L’urlo che cerchi di tirare fuori ma non esce mai. “Sono più di una persona. Ma mi manifesto così.” Allora corri via, come alla gara dei 400 quando eri alle medie. Guadagni Piazza Santo Spirito e ti accerti di non essere seguito. Lungo la strada provi a pensare a Borja Valero e alla Fiorentina, cerchi di inventarti trame in mezzo al Franchi, studi geometrie immaginarie per distrarti, ma vedi ancora l’uomo che continua a fissarti. Raggiunto il letto ti addormenti solo alle quattro, guardando una gara di football americano. Al mattino guardi il telefono e ricontrolli i messaggi: sono tutti veri. Decidi di chiamare uno degli amici in comune con “Mirella”. Non lo senti dalla fine delle medie, perdi un

po’ di tempo in presentazioni ma riesci ad andare al sodo. Ti spiega che Mirella Bardi è in realtà un uomo. Con forti disturbi psichiatrici. Seguito da comunità, più volte segnalato alla polizia. Un soggetto da evitare. Gli dispiace per la tua avventura. “Boia”, ti dici. C’avevi avuto le farfalle nello stomaco, per una mezz’ora. Ti appare di nuovo l’immagine di quel Rinaldo Guerrini Bottai. Non rimetterai più piede in San Frediano per tre mesi. *da una storia vera Daniele Pasquini

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La statua di Lenin

al suo posto Da Firenze a Vilnius. Notti diverse (soprattutto per le tasche) ma stesse facce. Una città, tre uomini e una statua.

L’appetito vien mangiando. O forse no – Purtroppo o per fortuna siamo italiani e per cominciare a parlare di un posto e delle sue notti è bene partire dal cibo. Parliamo allora del Kiev, piatto tipico della cucina ucraina molto diffuso in Lituania. Si tratta di un petto di pollo arrotolato su sé stesso e fritto per venti minuti, che al suo

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Turismi post-sovietici – In Lituania non esistono le mezze stagioni. O fa un freddo che a Firenze e in tutta Italia non si ha idea, oppure si ha una mite e costante primavera da metà aprile a metà settembre. E quella sera, effettivamente, il termometro correva disperato verso į quindici gradi sotto lo zero. I nostri tre, Scalzo, Sterzo e Scaltro, si avvicinano lenti alla fermata del bus di Fabijoniskes, destinazione centro città. Se si viene dall’Ovest i mezzi in Lituania non costano molto e una corsa sul bus, quando si è studentai, costa una Lita e 25, pari a circa 35 centesimi di Euro. Fabijoniskes è un quartiere a nord di Vilnius dove ha sede la Mikolo Romerio Universitetas. Costruito alla fine degli anni Ottanta come un ultimo rigurgito sovietico, il sobborgo è zeppo di grandi

palazzoni e larghe strade, anche se į suoi ampi parchi mitigano un poco l’afflato internazionalista che ancora si respira fra le sue banche e į suoi supermercati. Se siete dei nostalgici di Stalin, Kruscev, Breznev & Co. un tour fra le meraviglie della speculazione “proletaria“ è d’obbligo. Ne uscirete de-ideologizzati. In Gedimino c’è una graziosa – In Lituania ci sono 117 donne ogni 100 uomini. Ciò significa che il 55% della popolazione è di sesso femminile e che qui Bukowski avrebbe raddoppiato la sua produzione letteraria. Ma ciò implica anche che nei venti minuti di bus da Fabijoniskes a Gedimino rischi di essere l’unico uomo della corsa. I nostri tre allora si guardano compiaciuti della loro italianità sul mezzo pubblico, ma prima che si rendano conto di essere solo tre sfigati è tempo di Vinco Kudirkos aikštė, fermata vicino alla strada principale di Vilnius, che è per l’appunto Gedimino Prospektas. L’arteria centrale è piena di caffè, negozi, ministeri e ambasciate. Camminando lungo į suoi marciapiedi si incontra la statua di Vincas Kudirka, compositore dell’inno lituano che nel 1991 ha sostituito il “compagno“ Vladimir Ilyich Lenin, non più di moda dopo la caduta del muro di Berlino. C’è anche una delle mete predilette dagli studenti Erasmus, il club Cocainn. Ed è proprio lì che Scalzo, Sterzo e Scaltro stanno andando. Ma non adesso, più tardi, ora è troppo presto. Vilniaus gatvė. Bere con moderazione – Scaltro vuole sempre andare al Berlin, un bar niente male che sta su Islandijos gatvė, una #14 - Estate 2013

Grafica Riot Van

Lo Scaltro. Anonimo studente italiano a Vilnius, dotato di sorriso magnetico e indubbie abilità oratorie: «Allora vecchi sentite io scendo in canteen, mi sparo due Kiev senza burro e poi son pronto». Lo Sterzo. Secondo anonimo studente italiano a Vilnius, chiamato così in ricordo del cartone animato tanto in voga negli anni Novanta Biker mice da Marte: «Due Kiev alle sei del pomeriggio, ma sei scemo?». Lo Scalzo. Terzo anonimo studente italiano a Vilnius, che in funzione di un aneddoto a sfondo sessuale raccontato dallo Sterzo è stato così ri-battezzato: «Eh no Zio ha ragione invece. Qui si lavora, si brucia e stanotte sarà una lunga notte. Meglio mangiare.

interno custodisce gelosamente un panetto di burro fuso. Quando lo si taglia con il coltello, il burro fuoriesce come un fiume in piena, inondando tutto ciò che si ha nel piatto. Roba per stomaci forti, soprattutto se, come lo Scaltro, siete abituati alle insalatine di Philadelphia, o se come Sterzo andate matti per robe tipo i ravioli al sugo di noci del levante ligure. Ma a tutto ci si abitua. Anche al Kiev e anche alla Lituania, il cui piatto tradizionale, detto per inciso, è uno gnocco di circa 600 grammi grande quanto una patata. Ripieno di carne o verdura in genere, lo gnocco in questione si chiama Cepelinai (leggi Zepeline), traduzione del termine tedesco Zeppelin, usato per indicare un tipo di dirigibile prodotto in Germania ai primi del Novecento. Mangiatevi un dirigibile e non volerete mai più. Neanche con la fantasia.


traversa di Vilniaus g., a sua volta incidentale di Gedimino. Salire su per Vilniaus è come fare due passi per via de’ Benci: principalmente ci sono bar e ristoranti ma qui gli esercenti non hanno nessuna patente a punti. Non hanno neanche l’ex vicesindaco Nardella, se per questo. Qualcuno fa capolino dalle scale del Pogo, locale per gli alternativi locali, mentre all’angolo con Islandijos un ubriaco viene pestato dai buttafuori del Buddah, discoteca di difficile accesso per gli stranieri. Le botte a chi si comporta male sono una cosa abbastanza regolare a Vilnius, come regolare è che dopo il Berlin fai una capatina al Piano Man, altro baras frequentato da lituani che spesso trasmette la religione locale, altrimenti conosciuta come basket o, come lo chiamano qui, krepšinis. Sterzo e Scalzo iniziano già a sentire į primi effetti del giro etilico. Puoi mangiare tutti i Kiev che vuoi, ma se bevi come un lituano e lituano non lo sei finisce sempre che scappotti. Politica giovanile lituana – Da Vilniaus si arriva facili a Ignoto gatvė, altra strada dedicata alla vita notturna ma meno da movida. Se vi capita fatte tappa al Meet Lovers,

illustrazione:

#14 - Estate 2013 Niccolò Gambassi

ottimo pub che vi farà provare la migliore carne di Vilnius. C’è anche un altro pub, poco più avanti, che si chiama Universiteto ma che fino a prova contraria non piace a nessuno. I nostri tre si fermano davanti alla Boheme, eccezionale ristorante con vini e pietanze da mezzo mondo. Scaltro si accende un’altra LM blu e attacca a parlare di quanta gnocca c’era oggi all’università. Scalzo, che è politicizzato, lo interrompe e senza batter ciglio dichiara il suo disprezzo per la politica giovanile lituana, praticamente inesistente. All’università niente ColPol, niente collettivi, niente Lista Aperta (CL), niente Studenti di Sinistra. Niente. Manco a farla apposta. L’ignoranza è un bene? Staremo a vedere. «Zio devo ritirare non ho una Lita» dice Scalzo. «Che bello quando da noi si diceva non ho una Lira» - risponde Scaltro. «Vecchi come siete dolci» - fa eco Sterzo. Nostalgie di un’Italia che fu. Fine della corsa? – Mezzanotte. I nostri tre decidono di andare al Cocainn. Passano dalla piazza del vecchio comune e di qui scendono per Pilies g., graziosa ruga nel cuore del centro storico dove į turisti comprano gioielli in ambra,

la pietra baltica per antonomasia. Alla fine di Pilies ci si trova di nuovo dietro la cattedrale, all’inizio di Gedimino. Se dite che Firenze è un buco passate 6 mesi a Vilnius, saluterete anche l’ultimo dei venditori di Kiev. Meno di cento metri e si arriva al Cocainn, dove la musica è disgustosamente commerciale, il guardaroba costa 29 centesimi di Euro e si può fumare dentro. Altro giro di birra e arrivano gli altri studenti Erasmus con il bus privato dall’università. A questo punto della serata mani libere per i tre triumviri e non c’è più niente di interessante da raccontare. Se non che Scaltro, in quanto avveduto, se ne va a mangiare all’Hessburger con due lituane sotto braccio e che Scalzo, dopo una scenata piena di gelosia da parte di una signorina locale, finisce per vomitare nel bagno del bus al ritorno. Quanto a Sterzo, beh Sterzo è un romantico. Torna a casa cantando Bella Ciao con una comunista greca, iscritta all’EAAK, che odia le bionde lituane e che avrebbe preferito la statua di Lenin al suo posto. A Vilnius va sempre a finire così. Sai sempre con chi parti, ma non sai mai con chi ritorni. Andrea Lattanzi

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Cruciverba

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Il Filiman ORIZZONTALI 1. Scarpa da lavoro. 16. Vi si trova la Loggia del Lionello. 17. Te che stai leggendo. 18. Moderna agenzia interinale. 19. Colpevole dichiarato. 22. Ricky figlio di Ugo noto attore e regista italiano (iniz.) 23. Unico primate di grandi dimensioni ad essersi sviluppato al di fuori dell’areale africano. 24. Levati, vai via! 26. Nome rumeno, 27. Coreografia da stadio. 28. Simbolo senza sbocco. 29. Emmeth Brown (foto). 30. No Reply Necessary 31. Comportamento che trasgredisce una legge morale o religiosa. 32. Caduta di suoni all’inizio di una parola. 35. Coppia d’assi. 36. Precedeva Capone, 37. Racconto epico. 38. Abate, esterno del Milan (iniz.) 39. Vela triangolare collegata in alto al picco e in basso al boma. 41. Paul, centrocampista della Juventus. 42. Sistema di illuminazione molto di moda. 43. L’aquila di Ligonchio (iniz.) 44. Due. 45. Indossa la tiara... a metà. 47. Relativi al bacino. 48. In televisione precede

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Time 50. I campioni la alzano di continuo. 54. Aosta in auto. 55. Commedia simile a quella Plautiana. 57. Libero in principio. 58. Logaritmo naturale. 59. Il pene U.K. 60. Sacche per cavalli. 61. Io e… 64. Proprio per niente. 65. La fine della scia. 67. Patate senza pari. 68. Una delle più importanti sedi universitarie del Regno Unito. 71. Quando lo si, combina c’è da preoccuparsi (due parole) 75. Nono mese del calendario lunare islamico. 77. Precede Chandon. 78. Alimenti. 80. Sprigiona. 81. ...fredda lo sporco e accarezza i colori. 82. Legno molto leggero. VERTICALI 1. Camionista. 2. Non Disponibile. 3. Governare un paese in modo dispotico. 4. Indescrivibile. 5. Il secondo periodo dell’era cenozoica. 6. Una particolare trasformazione tra due funzioni matematiche. 7. Colica dolorosissima. 8. Specie di pruno asiatico. 9. La Liu-

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kin campionessa di ginnastica artistica statunitense ma di origini russe. 10. Parola che può conferire valore riassuntivo e conclusivo all’interno di un periodo. 11. Si esibisce in Striptease. 12. Torino in auto. 13. Lo Whyte interprete di film come Alien vs Predator, Harry Potter e Scontro tra Titani (iniz.) 14. Famoso ex monastero certosino in provincia di Pisa. 15. Punto di unione, di giuntura. 20. Cupo senza fine. 21. Una catena di negozi specializzata nella vendita di prodotti culturali e tecnologici come libri, dischi, film, videogiochi. 25. Lingua artificiale creata da Beaufront, a tentativo di creare una versione più semplice dell’esperanto. 33. L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. 34. Certo, ok! 40. Tipo di trasformazione termodinamica. 42. Paese immaginario presente nel libro di Jonathan Swift. 45. Gruppo etno-pop-rock italiano, formatosi in Sardegna nel 1988. 46. Somaro. 49. Bene senza dispari, 51. Monte della Cina. 52. Elementi sui

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quali si basa una nota teoria matematica. 53. Ancelotti allenatore italiano (iniz) 56. Paganini compositore italiano (iniz) 62. Un esame a Cambridge. 63. Prestito inglese. 66. Pianta perenne esotica, con foglie carnose e fiori a pannocchia. 69. Free Music Archive 70. L’interprete di McGyver (iniz.) 72. Sistema colloidale che si presenta in forma semisolida o gelatinosa. 73. Petrolio americano. 74. Andava consegnata all’ufficio tecnico comunale prima di iniziare un cantiere. 76. Simbolo del sodio. 79. Targa di Brescia.

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