Riot Van #5 - Human Traffic

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Attualità

«Noi facciamo un'azione di informazione su zi di informazione, come facciamo il mercoFacebook, rispetto a tantissime amministra- ledì agli incontri con i cittadini a Palazzo Veczioni, veramente capillare; per esempio per chio: si trovano mille realtà che coesistono la voragine in viale Guidoni la gente aspetta- nello stesso territorio». Usciamo dal Comune con tanti va che io scrivessi sul mio profibuoni propositi messi in pentolo come andavano i lavori, visto “Firenze è la dalle istituzioni, credendo e che abito li accanto. Il problema sperando che queste si mettaè che nei social network c'è gen- un groviera” no in moto per realizzare quante già scolarizzata, ma sarà il 20 % dei fiorentini, ai quali non è fondamenta- to detto. Chi visse sperando, sappiamo però le dare tante informazioni perché hanno col che fine fece... Se si protesta per i tagli alla "potente" un rapporto dialettico; dovremmo scuola, la libertà di stampa ed il diritto al lavocercare di informare una serie di persone che ro, perché non manifestare per l'aria pulita, solo in fase altalenante hanno accesso ai mez- che non ha e non può avere colore politico e

punti di vista? Stiamo respirando merda ma non ce ne accorgiamo, non ci indigniamo. Forse per tutte le volte che -citando Montanelli- ci siamo turati il naso. Ed i governanti cosa fanno? Forse a palazzo Chigi tira un'altra aria... Il paese, come tanti altri con lo stesso “letale” problema, ha davvero bisogno di una svolta per arginare il problema delle alte emissioni dovute al traffico, muovendosi sempre più verso una mobilità sostenibile. Non resta che sostenerla... Niccolò Seccafieno, Giulio Schoen, Lapo Manni

Immagine tratta dal film: “Arancia Meccanica”

Una sala d’aspetto da restaurare Un esercito di “tute bianche” arrabbiate nere. Fino a poco tempo fa per acquisire la qualifica di restauratore di beni culturali le strade erano più d’una. C’erano le scuole ad alta formazione,ovvero l’Istituto Centrale per il restauro di Roma e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze , c’erano scuole di restauro statali e regionali, le accademie di belle arti ed infine, la strada presa da tutti coloro che non si sono mai seduti a dei veri e propri banchi di scuola, ma che attraverso il lavoro in “bottega”, il restauro l’hanno inventato. Non esisteva insomma un percorso chiaro, ma una faticosa stradina al confine tra artigianeria e ricerca. E negli ultimi anni si è giustamente cercato di mettere un po’ di ordine provando a far convergere i vari percorsi in un’unica via. È pertanto uscito in data 25 settembre 2009 un bando concernente le modalità per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore e collaboratore di restauro, art. 29 comma 8 e 9, nel quale vengono delineati i requisiti necessari per poter accedere alla prova d’idoneità, al cui superamento è legato d’ora in poi, il conseguimento delle predette qualifiche. Una sorta di albo dei restauratori, insomma, con ovvia prova d’ammissione. E fin qua nulla di particolare, la situazione paradossale emerge nel momento in cui si elencano i requisiti necessari per poter presentarsi a tale prova. I requisiti non contemplano infatti l’intera casi-

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stica, fatta di tante diverse situazioni, create dal precedente caos sulla questione. Il conseguimento della qualifica è permesso infatti, d’ora in poi, a coloro con diploma in restauro rilasciato da un’Accademia di Belle Arti; con diploma rilasciato da una scuola di restauro statale o regionale con insegnamento almeno triennale entrambe con insegnamento almeno triennale e con diploma di laurea universitaria triennale in tecnologie per la conservazione e il restauro dei beni culturali. A tutti gli altri, professionisti e non, già comunque ben inseriti nel mondo del restauro, non è data la possibilità di prendere parte alla prova e di conseguenza ottenere la suddetta qualifica. Immediatamente dopo l’uscita del bando il popolo delle “tute bianche” ha cominciato a farsi sentire, organizzando proteste nella capitale e manifestazioni un po’ ovunque.

Qualcosa forse si sta muovendo: con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica gli Avvocati Celli e Bonafede (del comitato “La Ragione del Restauro”) hanno sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 182 del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ritenendo tale norma in palese contrasto con diverse norme della Costituzione. Ma ultimamente si sa, fare leggi ai limiti, ed oltre, della costituzionalità va per la maggiore. Per non parlare della delegittimazione professionale che ne deriva, anni di studio andati in fumo con conseguente chiusura di migliaia di ditte individuali iscritte presso la C.C.I.A.A. (Camera di commercio industria, artigianato e agricoltura). Da ricordare, inoltre, che il 98% di circa 30.000 “tute bianche” in Italia opera da anni senza alcun riconoscimento statale, in modo succube e delegittimante, per nulla protette, ma addirittura osteggiate, da un Governo che oggi ha “dichiarato guerra” a circa l’80% degli addetti al lavoro, con gravi ripercussioni sul piano occupazionale. Un bel modo, potrebbe obiettare qualcuno, per fronteggiare la crisi economica in atto. Chiara Morellato #05 - Marzo 2010


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