Paolo Cozzi ICT MANAGER
CAFFÈ BORBONE
Ciao Paolo, puoi dirci un posto nel mondo che per te ha significato qualcosa? Irlanda! È un viaggio che ho fatto quando avevo 22 anni. Sono partito da solo in interrail, ho fatto l’autostop e ho visto luoghi meravigliosi. É stato un bellissimo viaggio di scoperta. Cosa hai imparato in questo viaggio? Questo viaggio mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi. Occhi da bambino, senza sovrastrutture e preconcetti. Ho conosciuto persone e usanze diverse, mi sono aperto a ciò che non conoscevo. Di cosa ti occupi? Lavoro nell’informatica ormai da 25 anni. Sono IT manager di Caffè Borbone. Ho fatto della mia passione un lavoro e di questo sono molto contento. Non vedo la tecnologia come fine a sé stessa. Per me la tecnologia deve essere un mezzo, uno strumento, non un fine, deve servire alla società per ampliare 112
la conoscenza e vivere meglio facilitando il modo di connettersi con altre persone, semplificando i processi produttivi. Vuoi parlarci di un tuo viaggio interiore, legato anche al tuo lavoro, che ti ha aperto ad una visione nuova? Ricordo una frase di Proust che dice: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi». Il viaggio interiore è qualcosa che faccio costantemente, perché cerco di analizzarmi, di mettermi in discussione e mi irritano le persone che non lo fanno. Credo nel valore positivo del dubbio socratico: non si sa mai abbastanza! Le persone che credono di avere tutte le certezze le guardo sempre con sospetto, perché, secondo me, non si rendono conto che non si finisce mai di imparare. La vita, come un vero viaggio di scoperta, è dunque un percorso continuo, come dicono gli inglesi un continuous improvement.