Preview Magazine #3 - Aprile 2014 - L'energia che manca all'Europa

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LA SCOMODA EREDITÀ DI BARROSO —PAG. 3 www.rivistaeuropae.eu

L’ENERGIA CHE MANCA ALL’EUROPA L’EUROPA VUOLE ASSICURARE LA SICUREZZA DELLE SUE FONTI D’ENERGIA. SHALE GAS, RINNOVABILI, UNIONE ENERGETICA: RIUSCIRÀ L’UE A GARANTIRSI —PAG. 8-14 L’INDIPENDENZA DA MOSCA ? MOBILE-HEALTH, SANITÀ FORMATO APP

PERSONAGGIO DEL MESE: LUCA PARMITANO

DEFLAZIONE IN EUROPA, ULTIMO APPELLO

ELEZIONI EUROPEE: PPE AVANTI NEI SONDAGGI

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INDICE

L’ENERGIA CHE MANCA ALL’EUROPA La crisi in Ucraina ha scoperto il nervo della sicurezza energetica nel Vecchio Continente: tra pressioni e inganni di Mosca, l’UE si inoltra sulla strada dell’unione energetica per ridurre la dipendenza dal gas russo.

L’Europa è unita nella bagarre elettorale — PAG. 4 Quote rosa, commissari candidati, Martin Schulz che si dimentica di essere presidente del Parlamento: è ufficialmente campagna elettorale.

Elezioni, l’Europa è ancora popolare — PAG. 6 Per Pollwatch il PPE è in testa ai sondaggi, sempre più probabile la grande coalizione con il PSE. Tsipras ago della bilancia.

Mobile health: la sanità ai tempi delle app — PAG. 20

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99 miliardi di risparmi in spesa sanitaria: la Commissione fissa gli obiettivi per una sanità digitalizzata, a portata di smartphone.

La scomoda eredità di Barroso. ..............................3 Maggio in Agenda............7 Deflazione in Europa: una dieta troppo accelerata?. ...................14

MVP Luca Parmitano ...... 15 Editoriale a matita .......... 20 OSARE Europa ............... 21

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RIVISTA MENSILE (N. 3)

Aprile 2014 “L’Energia che manca all’Europa”


EDITORIALE

La scomoda eredità di Barroso DA ESECUTIVO DELL’UE A SPARRING PARTNER DEL CONSIGLIO: IL DECLINO DELLA COMMISSIONE BARROSO NEGLI ANNI DELLA CRISI.

A

nno dopo anno, crisi dopo crisi, la Commissione Europea sembra diventata davvero il “Segretariato del Consiglio” temuto dai federalisti e dai funzionalisti à la Monnet. La “guardiana di trattati”, “l’esecutivo comunitario”, sembra aver abdicato al suo ruolo di motore del processo d’integrazione europea, rinunciando sui temi di high politics al suo potere d’iniziativa legislativa pressoché esclusivo. Sarebbe ingeneroso dare tutte le responsabilità al Presidente uscente José Manuel Barroso, che pure in dieci anni alla guida di Berlaymont avrebbe potuto (e dovuto) guadagnare un ruolo politicamente più significativo per sé e la sua istituzione. La debole leadership politica della sua presidenza si è accompagnata infatti alla mancanza di figure di primo piano nel collegio dei commissari e alla perdita di prestigio dell’istituzione. Questi e altri fattori sono alla base dell’incapacità della Commissione di guidare questa

©Guillaume Paumier - 2011

Barroso

Politico e accademico portoghese, nato il 23 marzo 1956, Josè Manuel Barroso è stato primo ministro del Portogallo dall’aprile 2002 al luglio 2004. Nel novembre dello stesso anno è succeduto a Romano Prodi alla presidenza della Commissione Europea.

fase della storia comunitaria. Nelle scelte fondamentali degli ultimi anni la Commissione è stata assente, marginale, sempre a ruota del Consiglio. Travolta dalla crisi economica che ha messo a rischio la sopravvivenza dell’UE, la Commissione Barroso II ha mantenuto un basso profilo politico. Negli ambiti più sensibili ha agito accanto alla presidenza del Consiglio Europeo (chi ricorda anche solo una divergenza tra Barroso e Van Rompuy?) con il solo obiettivo di favorire il compromesso tra Stati membri in conflitto d’interessi su ogni dossier. La ricerca dell’interesse comune europeo, tanto cara ai fondatori dell’Europa unita, è passata in secondo piano rispetto alle necessità di conciliazione di capitali sull’orlo di una crisi di nervi (e di liquidità). Oltre a favorire il compromesso tra governi nazionali, la Commissione Barroso lo ha sostenuto presso il Parlamento Europeo, divenuto negli anni sempre più assertivo. Il Commissario agli affari economici e monetari, il liberale finlandese Olli Rehn (da monitorare attentamente in vista della successione a Barroso), ha seguito l’impostazione politica della maggioranza pro-austerity del Consiglio, diventando uno dei membri più visibili e autorevoli di questo col-

legio. Mai una volta, nel corso del suo secondo mandato, Barroso si è opposto apertamente ai compromessi al ribasso usciti dal Consiglio. Timide sono state le proteste per l’abbassamento del budget comunitario, in occasione del grande scontro sul quadro finanziario 2014-2020. Il prezzo del sì britannico alla nuova programmazione settennale è stata una severa riforma del personale delle istituzioni comunitarie. A Bruxelles ricordano come altre Commissioni, ben più autorevoli, avessero posto la tutela del personale comunitario come un presupposto non negoziabile. Barroso esce di scena con la consapevolezza di aver visto da vicino il baratro del disastro dell’euro e dell’UE. La sua è stata una Commissione di mediazione tra Stati membri e tra istituzioni. In un momento di alta tensione politica questo ruolo ha consentito all’Unione di sopravvivere, ma non ha permesso all’Europa di ripartire. Il suo successore dovrà prendere spunto dall’esperienza del portoghese: l’UE ha bisogno di un motore indipendente dalle volontà nazionali. Per farlo serve coraggio politico, autonomia decisionale e autorevolezza personale. Avanti il prossimo.. «

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