Preview Magazine #2 - Marzo 2014 - L'europa finisce in Ucraina

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ANVERSA: IL PORTO D’EUROPA —PAG. 18 www.rivistaeuropae.eu

L’EUROPA FINISCE IN UCRAINA GLI ERRORI DELL’UNIONE EUROPEA A KIEV, L’AZZARDO DI PUTIN IN CRIMEA. TENSIONI E CONFLITTI IRRISOLTI: IN EUROPA È TORNATA LA GUERRA FREDDA.

—PAG. 4-12

MATTEO RENZI SBARCA IN EUROPA

IMMIGRAZIONE: SVIZZERA E UE AI FERRI CORTI

HORIZON 2020 I RISCHI E LE OPPORTUNITÀ

L’ATTACCO SCOZZESE ALLO STATO-NAZIONE

—PAG. 20

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Associazione Culturale

OSARE Europa

—PAG. 22

—PAG. 6


INDICE

L’EUROPA FINISCE IN UCRAINA — PAGINE 4-9

In Ucraina si sta consumando una crisi internazionale che ricorda da vicino le tensioni della Guerra Fredda. L’azzardo di Putin in Crimea, la debolezza dell’Occidente e le divisioni etniche, linguistiche e politiche dell’Ucraina, hanno riportato la Realpolitik e la politica di potenza nel cuore dell’Europa. Cosa sarà della Crimea e del resto dell’Ucraina?

Europae - Rivista di Affari Europei www.rivistaeuropae.eu DIRETTORE

Antonio Scarazzini CAPOREDATTORE

L’Ucraina divisa — PAG. 9 I conflitti degli ultimi mesi hanno messo in luce una realtà: esistono due Ucraine economiche, due o tre Ucraine storiche, molte Ucraine etniche. Le divisioni però sono e restano spesso strumentali agli interessi di parte.

Davide D’Urso VICE-DIRETTORI

Luca Barana Valentina Ferrara CONSIGLIO DI REDAZIONE

Renzi sbarca in Europa — PAG. 14 Il premier italiano ha esordito a Bruxelles, tra la curiosità dei colleghi europei, i dubbi della stampa internazionale e un programma di politica europea ancora da definire: per Renzi l’UE è un problema o la soluzione?

Reportage da Anversa, il porto d’Europa — PAG. 18 La prima città delle Fiandre, a 80 chilometri dal Mare del Nord, ospita il porto commerciale più importante d’Europa. Lo abbiamo visitato per voi.

Gas Marshall Plan..................... 3

Il referendum svizzero............16

Intervista al Gen. Camporini.... 7

Il caso della Scozia................ 17

Klitschko ancora sul ring.......11

Editoriale a matita................. 20

Il ritorno di Timoshenko........ 12

Marzo in agenda................... 20

Le PMI e Horizon 2020..........13

OSARE Europa...................... 26

Pubblicazione distribuita gratuitamente ai soci e ai sostenitori dell’Associazione Culturale OSARE Europa.

2 | MARZO 2014 |

Riccardo Barbotti Simone Belladonna Stefania Bonacini Fabio Cassanelli Shannon C. Little Mauro Loi Tullia Penna CONTATTI

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MAGAZINE N. 2

Marzo 2014 “L’Europa finisce in Ucraina”


EDITORIALE

Gas Marshall Plan: il ritorno dello Zio Sam Antonio Scarazzini Direttore

L’EGEMONIA RILUTTANTE DEGLI STATI UNITI DI BARACK OBAMA ALLE PRESE CON LA CRISI UCRAINA. MA ADESSO WASHINGTON GIOCA LA CARTA DEL GAS.

I

want you, il dito dello Zio Sam rivolto verso il lettore chiamava alle armi i giovani d’America. Era il 1917, gli Stati Uniti si apprestavano ad uscire dalla neutralità e dall’isolazionismo che sino a quel momento li aveva confinati ad un ruolo di potenza prevalentemente regionale. Il primo di due interventi che contribuirono definitivamente a scalzare la supremazia economica e militare europea. Della nuova superpotenza globale, da allora, gli europei non seppero più fare a meno. E in breve tempo gli Stati Uniti hanno compreso che erano loro ad essere dall’altra parte del dito puntato, dall’altro lato dell’I want you: se pure l’affrancamento dall’area del dollaro è divenuto realtà grazie ad un’integrazione economica che ha saputo trasformarsi in un’unione monetaria, l’Europa è rimasto il più vulnerabile dei continenti, costretto a procedere con passo claudicante nel campo minato che è il mondo post-1989.

Piano Marshall Lo European Recovery Program fu lanciato nel secondo dopoguerra per favorire la ripresa dell’economia europea e scongiurare l’avanzata delle forze comuniste in Europa. Il cosiddetto “piano Marshall” è ritenuta una delle politiche strutturali di maggior successo nella storia della politica internazionale, avendo favorito la ripresa e la democratizzazione dell’Europa e, in larghi tratti, la sua integrazione.

Incerto e zoppicante senza la stampella atlantica, il Vecchio Continente non ha ancora compreso come garantire sicurezza ai 500 milioni di suoi cittadini senza tirare per la giacchetta questo o quell’inquilino della Casa Bianca. Inquilini pavidi e svogliati di quel condominio chiamato Unione Europea, i governi europei hanno osservato dal loro balcone le zuffe più o meno gravi che si scatenavano proprio lì, nel cortile di casa, decidendosi ad intervenire sempre con colpevole ritardo e modalità perlomeno scoordinate. Subappaltare agli Stati Uniti la sicurezza sul suolo europeo: un gioco che ha permesso di bypassare l’unificazione delle politiche estere e di difesa continentali, ma solo fino a quando non è parso chiaro a tutti che il pivot to Asia messo in moto dall’amministrazione Obama avrebbe ristretto, non eliminato, l’ombrello difensivo americano. Libia e Siria, ultime tappe crescenti di un disimpegno americano dal Medio Oriente, hanno decretato l’immagine dell’egemone riluttante. La crisi in Ucraina ha definitivamente sdoganato quella del gendarme disattento, reo di aver lasciato agire indisturbato Putin, il monello di turno. Eppure, anziché studiare contromisure e alternative autenticamente europee, ogni leader

nazionale ha sperato ancora nella calata americana, nel solito intervento da game changer. La calata che infine è arrivata: nel 1947 George Marshall aiutò a cementare l’Occidente, inondando l’Europa di capitali per sottrarla alla minaccia sovietica. Oggi, di fronte a rigurgiti autoritari, il pur non spavaldo Barack Obama ricompatta il fronte europeo promettendo gas made in USA, abbondante e a poco prezzo, per rompere le sbarre della gabbia dei gasdotti di marca putiniana. Capitali russi continuano a fluire a Roma, Londra e Berlino ma, se erano rassicurazioni quelle volute dai (presunti) leader d’Europa, gli Stati Uniti non sono ancora pronti ad abbandonare il campo. Un tempo dollari ed euromissili, ora droni, gas e TTIP: l’egemonia (presunta) a stelle e strisce cambia i suoi strumenti ma continua ad affascinare gli europei. In fondo, dopo i tradimenti e gli insulti (Fuck you Europe, ricordate?), tutto quello che cercavano era solo un pegno d’amore. «

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L’Associazione Culturale OSARE Europa nasce a Torino nel marzo del 2013 da un gruppo di studenti e neo-laureati provenienti da diversi atenei italiani. OSARE opera al fine di promuovere la conoscenza dell’Unione Europea, delle sue attività e delle sue dinamiche economiche, politiche, giuridiche, sociali, storiche e culturali. Stimola e partecipa al dibattito pubblico, offrendo informazioni, approfondimenti e analisi caratterizzate da approccio analitico, critico e divulgativo. L’Associazione è infatti editrice di “Europae – Rivista di Affari Europei”. OSARE è inoltre attiva nell’organizzazione di eventi, conferenze e attività didattiche e formative aperte a tutti nell’ambito dell’approfondimento e della diffusione presso l’opinione pubblica di una conoscenza obiettiva e consapevole del funzionamento delle istituzioni dell’Unione Europea e delle loro attività.


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