IoArch 95 - Aug/Sep 2021

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ioArch

Anno 15 | Settembre 2021 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

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17. BIENNALE DI ARCHITETTURA

COME E DOVE VIVREMO INSIEME? PADIGLIONI PROGETTI INSTALLAZIONI

ALBERGHI

RIPENSARE GLI SPAZI DELL’OSPITALITÀ

VINCENZO LATINA | MARIO CUCINELLA | TÉTRIS | ALFONSO FEMIA | ZHACODE | CITTERIO VIEL | RPBW GIORGIO PARISE | GAS | ASTI ARCHITETTI | MARCO PIVA | VUDAFIERI-SAVERINO | STUDIO PÈ PARISOTTO+FORMENTON | JACOPO ACCIARO | LAND | FETTLE | JEAN NOUVEL | SONIA CALZONI


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Ottolungo, di Oscar&Gabriele Buratti. Esaltazione artistica di un radiatore, che diventa colonna architettonica, protagonista dello spazio.



64 SOMMARIO

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DESIGNCAFÈ 10 Nature Based Solutions, il caso Milano

14 Lo stato dell’arte | ZHACODE E BRG

16 Le Storie di LPP | ITALIA BATTE INGHILTERRA 2-0 12 / 80 Libri

REPORT 18 La congiuntura dell’architettura | ALDO NORSA

WORK IN PROGRESS 36 Bergamo | JDP ARCHITECTS, CHORUS LIFE

70

FOCUS

38 Milano | SOM, VILLAGGIO OLIMPICO MILANO-CORTINA 2026

20 Architettura e serramenti | SPAZIOPAROLA

40 Milano | ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL, TORRE FARO

22 Gli scorrevoli in alluminio | SCHÜCO

42 Milano | SONIA CALZONI, NOVECENTOPIÙCENTO

24 Le porte automatiche | GEZE

44 Milano | ARIA, MASTERPLAN AREA EX-MACELLO

26 La fontana di Jesolo | FORME D’ACQUA

46 Genova | RPBW + OBR, WATERFRONT DI LEVANTE

28 Miami Onda Boutique | MARGRAF

48 Reggio Emilia | GEZA, PROGETTO SILK-FAW

30 Residence Marchegg di Naturno | PREFA

50 Parigi | JEAN NOUVEL, TOUR HEKLA

32 Grès, legno e Isotec Parete | BRIANZA PLASTICA

52 Rotterdam | RHWZ + WDJ, STILWERK

34 Le piscine in e outdoor | FLUIDRA

54 Oslo | KLEIHUES + SCHUWERK, MUSEO DI NORVEGIA

128 Una sosta al Drita Kafè | COSENTINO

56 Chengdu | MARCO PIVA, LAMBORGHINI TOWERS



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SOMMARIO

116

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17. BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA a cura di Carlo Ezechieli

81 Come e dove vivremo insieme? 83 Totally connected | MARIANNE KROGH 85 Progetti e installazioni

OSPITALITÀ 102 Luxury Hospitality in Italia | RICERCA THRENDS 104 Nuove esperienze | ASTI ARCHITETTI, VUDAFIERI-SAVERINO 112 L’albergo si apre alla città | TÉTRIS, FETTLE 116 Tra il bosco e la vigna | GAS, PARISOTTO+FORMENTON, LAND 122 Benessere sul lago | STUDIO PÈ

LUCE

ARCHIWORKS 58

Piazza della Comunità Europea | ORIZZONTALE + ADML

60 Dalla roccia verso il cielo | VINCENZO LATINA 64 Com’è organico il barocco | MARIO CUCINELLA 70 Il paesaggio di Marostica | ATELIER(S) ALFONSO FEMIA 76 Villa a emissioni zero | GIORGIO PARISE

di Jacopo Acciaro

130 La luce nella progettazione degli spazi espositivi

ELEMENTS a cura di Elena Riolo

137 Contract

137 In copertina, 17. Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, Padiglione del Cile, ph. ©gerdastudio

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Jacopo Acciaro, Luisa Castiglioni Roberto Malfatti, Aldo Norsa Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font Srl, Via Siusi 20/A 20132 Milano T. 02.2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Periodico iscritto al ROC-Registro degli Operatori della Comunicazione. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779



› DESIGNCAFÈ

ioArch.it OGNI GIORNO SUL SITO NOTIZIE E REALIZZAZIONI DAL MONDO DEL PROGETTO, DELL’ARTE, DEL REAL ESTATE, DEL DESIGN E DELLA PRODUZIONE E L’ARCHIVIO COMPLETO DI DIECI ANNI DI ARTICOLI

©Chicago Architecture Biennial / EH Kyoungtae Kim

Fino al 18 dicembre la Biennale di Architettura di Chicago https://bit.ly/3dBjUhy

URBANPROMO GREEN

Nature Based Solutions, il caso Milano Tra i temi al centro della quinta edizione di Urbanpromo Green – l’evento promosso da Inu in collaborazione con l’Università Iuav di Venezia, online il 15 e 16 settembre – anche le Nature Based Solutions come strumenti di rigenerazione urbana, con il progetto dell’Unione Europea Clever Cities a cui partecipa anche il Comune di Milano, con Londra e Amburgo città frontrunner del progetto. Le azioni previste a Milano consistono nel supporto alla realizzazione di dieci tetti o facciate verdi come parte di una campagna di promozione; nella co-progettazione e gestione dell’area verde Giambellino 129, finalizzata a migliorare la qualità ambien-

tale del quartiere attraverso la discussione con gli abitanti e alla realizzazione di un parco entro il 2022; e infine l’integrazione sperimentale del verde, funzionale sia in ambito stazione sia sulle opere di mitigazione acustica, nella nuova fermata ferroviaria di Tibaldi. Partner di Milano nell’iniziativa Clever Cities sono Ambiente Italia, Eliante, Fondazione Politecnico, Politecnico di Milano, Rfi, ItalFerr e Wwf. Come sarebbe il centro di Milano se tutti i tetti fossero verdi? Img. ©Ambit, riadattamento da Fabio Polosa, 2019

ph. ©Luca Miserocchi

Casa Ojalà, una guest suite tra le colline della Val d’Orcia https://bit.ly/3rRAQ9n

FESTIVAL DI ANTROPOLOGIA DEL CONTEMPORANEO

Pistoia, dialoghi sull’uomo ph. ©Giovanni De Sandre

Monovolume, una casa tra i vigneti ai piedi della Mendola https://bit.ly/3Cjaa6q

ph. ©Matteo Cirenei

Pubblicato il piano di conservazione dello Stadio Flaminio https://bit.ly/2VnMTzh

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‘Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire’ è il tema della XII edizione del festival di antropologia del contemporaneo, a Pistoia dal 24 al 26 settembre. «Il cammino che i nostri lontani antenati hanno intrapreso uscendo dall’Africa, non è stato fatto solo con i piedi – dice Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del festival – ma anche con l’immaginazione, la speranza, la fede, la fiducia negli altri, l’aspettativa di nuove scoperte e dimensioni dell’umano, che ha permesso non solo di scoprire il nostro pianeta, ma anche di trascenderlo». Tra i relatori, la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo; gli antropologi Marco Aime e Adriano Favole; gli scrittori Paolo Rumiz e Emanuele Trevi; i fi losofi Maurizio Ferraris, Demetrio Ducci e Marco Vannini; gli attori Sonia Bergamasco e Neri Marcorè. Quest’anno il festival coincide con i festeg-

giamenti dell’anno iacobeo e con l’apertura della Porta Santa in onore della reliquia di San Jacopo, e la porta – coincidenza con il concetto di cammino – è quella che collega la città al percorso di Santiago di Compostela. Pistoia - Dialoghi sull’uomo è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia.



› DESIGNCAFÈ IL LINGUAGGIO DEI LINGUAGGI Osservando l’architettura del suo tempo, nel paradoxe sur l’architecte un giovane Valéry rileva che ancora manca un Beethoven o un Flaubert, manca cioè un architetto capace di “pietrificare e fissare nel durevole ordine dei materiali la chiarezza celeste e le ombre commosse le cui misure e gli accordi delle orchestre avranno affidato l’immenso spettacolo del suo cuore”. In questo prezioso volume a cura di Elena Masi, finito di stampare con l’ultima luna piena della primavera 2021, il breve saggio di Paul Valéry, pubblicato nel 1891 sulla rivista d’arte e letteratura L’Ermitage, è accompagnato dai disegni e dalle considerazioni sullo stato dell’architettura di venti architetti italiani, alla ricerca di quelle “sottili analogie che uniscono l’irreale e fuggevole edificazione dei suoni all’arte solida, attraverso la quale forme immaginarie vengono immobilizzate al sole, nel porfido”.

Elena Masi (prefazione) Alberto Randisi (traduzione e postfazione) Paradosso sull’architetto Edizioni dell’Angelo, 2021 64 pp. edizione fuori commercio

STRUTTURA O SOVRASTRUTTURA? “Il fatto di poter creare pietre fuse di qualunque forma, superiori alle naturali, poiché capaci di resistere a tensioni – scriveva Pier Luigi Nervi – ha in sé qualcosa di magico”. E se la forma viene definita attraverso la materia, allora ha senso rileggere sessant’anni di razionalismo italiano alla luce del calcestruzzo armato. Lo fa con notevole profondità Roberto Gargiani, storico dell’architettura, studioso di Auguste Perret e Le Corbusier e docente all’Epfl di Losanna, in questa ponderosa – 1.254 pagine – opera in tre volumi edita da Skira che ripercorre la storia

LA PREVALENZA DELLA RAGIONE ETICA dell’architettura italiana dal 1914 (“Razionalismo retorico per il regime fascista”) al 1973 (“Razionalismi esaltati nostalgici radicali”, con diretto riferimento a Giorgio Grassi e Aldo Rossi ma senza trascurare Giovanni Michelucci) quando ormai, espiata attraverso le forme del realismo costruttivo e locale promosse da Casabella Continuità la colpa di essere stato fascista, il razionalismo può fare il suo ritorno, seppure solo formale perché ormai sganciato dalle esigenze strutturali e ingegneristiche dell’ossatura. Lettura interessante, ancorché alquanto impegnativa.

Roberto Gargiani Eretici italiani dell’architettura razionalista Skira Editore, Milano, 2020 Razionalismo retorico per il regime fascista 1914-1944 496 pp, 28 euro ISBN 978 88 572 4479 2 Razionalismo emozionale per l’identità democratica nazionale 1945-1966 592 pp, 28 euro ISBN 978 88 572 4477 8 Razionalismi esaltati nostalgici radicali 1967-1973 168 pp, 14 euro ISBN 978 88 572 4478 5

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Andrea Ponsi Spartito 10. Grafite e acquarello su carta, cm 56x76. Andrea Ponsi è uno dei venti architetti che hanno prestato il proprio contributo al volume.

Le domande di Francesco Schianchi sono quelle che oggi in molti si pongono, come ad esempio gli imprenditori delle società benefit il cui bilancio include, oltre al profitto, la qualità dell’impatto sulla società e sulla biosfera. Misurare tale qualità è una questione insieme economica e etica. Ma qual è l’etica che guida i viaggi turistici nello spazio o gli strumenti della sorveglianza universale o ancora gli algoritmi che promuovono la mediocrità? È abbastanza chiaro che occorrono nuovi paradigmi, che Schianchi individua nell’antropodesign, ma questo, come sottolinea l’autore, invitandoci a pensare con l’intelligenza naturale che ci appartiene, è “un libro per un proficuo lavoro della mente”.

Francesco Schianchi Il design salverà il mondo Biblion, Milano, 2020 250 pp, 15 euro ISBN 978 8 83383 131 2


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› DESIGNCAFÈ

ZHACODE E BLOCK RESEARCH GROUP A VENEZIA

LO STATO DELL’ARTE Agli oltre 400 ponti di Venezia recentemente si è aggiunto Striatus. Non collega sponde ma tecniche costruttive tradizionali da una parte – la statica per compressione – e innovative dall’altra. Risultato di un processo di progettazione digitale messo a punto dal Block Research Group dell’ETH di Zurigo e da Zha Hadid Architects Computation and Design Group (ZhaCode), Striatus è costruito accostando tra loro conci di calcestruzzo prodotti con una fabbricazione 3D additiva. Ma a differenza del tipico processo di estrusione a strati orizzontali, in questo caso un braccio robotico a sei assi ‘stampa’ strati di calcestruzzo in funzione della direzione delle forze di compressione dell’intero ponte e anche del disegno del singolo pezzo. Ne consegue l’ottenimento della massima curvatura con il minimo impiego di materiale di ciascuno dei 53 blocchi che compongono Striatus, con differenze angolari tra l’inizio e la fine di ciascuno di essi calcolate simultaneamente in fase di progetto prima di dare avvio alla stampa e alla costruzione. Dall’altra parte, la possibilità di conferire forza strutturale a un oggetto architettonico senza uso di malte rende Striatus totalmente disassemblabile per essere [ 14 ]

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ricostruito altrove senza generare detriti e con la medesima sicurezza di tenuta strutturale. Per questo, Striatus risponde pienamente alle tre ‘R’ della sostenibilità e dell’economia circolare: riduzione del materiale impiegato, e di conseguenza del carbonio incorporato; riuso dei singoli componenti; riciclabilità, perché fa uso di materiali singoli e non compositi. Alla realizzazione di Striatus hanno collaborato Incremental3D, spin-off dell’Università di Innsbruck fondata nel 2017 specializzata nella produzione in 3D di oggetti complessi, e Holcim, che ha fornito il cemento a ridotto impatto ambientale per la stampa 3D dei

3.5m

2.5m

G 0m

NEI GIARDINI DELLA MARINARESSA A VENEZIA STRIATUS È IL RISULTATO CONCRETO DELL’EVOLUZIONE DEGLI STRUMENTI DI PROGETTAZIONE E FABBRICAZIONE DIGITALE

blocchi. La società tedesca Ackermann ha realizzato in Cnc le casseforme provvisionali in legno servite per la costruzione. Se Striatus è un’installazione dimostrativa, realizzata in occasione della 17. Biennale di Architettura di Venezia, attualmente Holcim e Block Research Group sono impegnati in un progetto di ricerca per realizzare solai strutturali che impieghino solo il 30 percento del calcestruzzo e il 10 percento dell’acciaio utilizzati attualmente. Un’autentica rivoluzione, considerando che nei prossimi 30 anni la previsione è quella di 300 miliardi di metri quadrati di nuove costruzioni


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Italia batte Inghilterra 2-0 di Luigi Prestinenza Puglisi

le storie di lpp

illustrazione di Roberto Malfatti

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Nel 1959, il critico Reyner Banham accusa il direttore di Casabella, Ernesto Nathan Rogers, per il suo appoggio al Neo Liberty e a un’architettura nostalgica della storia. Rogers dalle pagine di Casabella risponde con durezza: accusa Banham di essere il custode dei frigidaire, con chiara allusione alla freddezza dello stile tecnologico da lui promosso. Posta la questione nei termini ‘high tech o attenzione alla storia e alle preesistenze ambientali’ noi non possiamo parteggiare che per Rogers e la via italiana. Ma raccontando così la querelle, si nascondono gli antefatti: una vicenda interamente italiana consistente in un colpo di mano avvenuto proprio su Casabella con l’estromissione di Giancarlo De Carlo dalla rivista. Nel 1957 la rivista Casabella Continuità diretta da Ernesto Nathan Rogers ha in redazione il trio Gregotti, Zanuso, De Carlo. Nel numero 214 del febbraio 1957 viene pubblicata una lettera di dimissioni di De Carlo. Il quale accusa il direttore Rogers di cedimenti sulla linea della razionalità e della modernità. Nel numero successivo della rivista, il 215, sono pubblicati gli edifici neorealisti di Mario Ridolfi in via Marco Polo e le case di viale Etiopia, gli edifici di Gabetti e Isola a Torino tra i quali la Bottega di Erasmo, gli studi di Aldo Rossi sul Liberty e di Guido Canella sulla Scuola di Amsterdam, e la ricostruzione di Le Havre di Auguste Perret. Insomma un fascicolo dal

carattere antimoderno se non reazionario che solleva la reazione indignata di molti architetti italiani, per esempio Eugenio Gentili Tedeschi. La polemica ha una immediata ripercussione sull’MSA, il Movimento Studi per l’Architettura che raccoglie l’élite degli architetti operanti nel Nord Italia, che si spacca. Se adesso guardiamo la storia della rivista Casabella osserviamo che nel corso degli anni successivi vi assumeranno un ruolo i nomi principali di quella che sarà la tendenza neo-conservatrice dell’architettura italiana: nel 1958 fa la comparsa un Centro studi di cui fanno parte Aldo Rossi e Luciano Semerani. Nel 1961 Aldo Rossi entra in redazione. Sempre nel 1961 nel centro studi entra Giorgio Grassi, nel 1963 entrano Guido Canella e Carlo Aymonino. Tra i collaboratori vi è Manfredo Tafuri. Rogers diventa il punto di riferimento di quella che sarà chiamata, mutuando un termine usato da Rogers stesso, la Tendenza. Trascurando gli antefatti – un colpo di mano all’interno della cultura italiana che porta alla defenestrazione di De Carlo e ad ignorare le istanze modernizzatrici che venivano dalla stessa cultura italiana – si infiocchetta un racconto in cui si trasforma la polemica tra Rogers e Banham in uno scontro tra il recupero della storia proposto dagli italiani e una presunta tabula rasa degli stranieri: visti, appunto, come i custodi dei frigoriferi. E viene seppellita, una volta ridicolizzata e passata come esterofi la, la sperimentazione in Italia: De Carlo ma anche Michelucci, Ricci, Moretti, Pellegrin… Altro che inglesi custodi dei frigoriferi! Un diabolico colpo di mano italiano firmato Rogers e Gregotti

Ernesto Nathan Rogers, promotore di un’architettura neoconservatrice, e la Torre Velasca. Sul tecnigrafo, il disegno della torre del Filarete (©Roberto Malfatti).


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LA CONGIUNTURA DELL’ARCHITETTURA di Aldo Norsa

Aldo Norsa Già professore ordinario di tecnologia dell’architettura all’Università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’Università di Firenze e ricercatore all’Université de Montréal, nel 2011 e 2012 ha coordinato il gruppo di lavoro per l’aggiornamento delle norme tecniche presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Dal 2010 è membro operativo del Ctbuh (Council on Tall Buildings and Urban Habitat). È direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano che pubblica il rapporto annuale Italian Construction, Architecture and Engineering Industry e il Rapporto Classifiche - Le Prime 50 Imprese dell’Edilizia Privata. Dal 2010 inoltre organizza e anima con Università Iuav di Venezia, Politecnico di Milano e Triennale Milano l’annuale conferenza Tall Buildings. www.guamari.it [ 18 ]

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A 18 mesi dall’esplosione dell’emergenza sanitaria

delle famiglie e delle imprese, da investire nel

l’offerta di servizi di architettura (e di progettazione

miglioramento dell’habitat residenziale e lavorativo.

integrata, quindi borderline con l’ingegneria) sta

Un esempio per tutti: il programma governativo

riprendendo vigore più in fretta di quanto si fosse

del superbonus ha spinto le famiglie a una diffusa

temuto. Nel marzo 2020 dover chiudere da un

ristrutturazione edilizia, tanto più urgente quanto

giorno all’altro studi e società per mandare tutti a

più è vetusto il patrimonio immobiliare (a grande

casa fu certamente traumatico ma ne risultarono

maggioranza di proprietà). Quanto agli imprenditori,

premiate le realtà imprenditoriali che si erano già

essi hanno dato il via a sostanziali investimenti di

organizzate assegnando chiaramente i compiti

miglioramento dei luoghi di lavoro per adattarsi a

(e investendo in informatica e telematica) per

scenari ibridi (tra presenza e remoto) ma anche

un lavoro di squadra efficace anche in assenza.

per offrire condizioni più attrattive per quello si

Certo soffrirono sia quelle che operavano a

configura come ‘the new normal’ soprattutto

stretto contatto con i cantieri (dovettero chiudere

nel terziario. Quanto alle altre tipologie edilizie, la

temporaneamente non potendo ovviamente

progettazione di RSA, studentati, scuole, ospedali,

lavorare da remoto), cioè dalla direzione lavori

nonché soluzioni innovative di cohousing e

fino al più sofisticato project management, sia

coworking (per non parlare del boom delle strutture

quelle più attive all’estero, non tanto con semplici

per la logistica e l’e-commerce) stanno ampliando

rappresentanti in loco ma con vere e proprie

e diversificando le competenze di architetti e

strutture produttive. In questi casi l’impossibilità

ingegneri. Quanto queste novità favoriranno

di viaggiare non colpì tanto la produzione di

fenomeni di concentrazione tra società di progetto

progetto quanto la promozione di nuovi incarichi.

in vista di prestazioni più sofisticate pluridisciplinari

Possiamo stimare che, delle 200 maggiori

lo leggeremo nei bilanci (e nelle relative relazioni) di

società di architettura nell’annuale classifica per

questo 2021.

fatturato (www.guamari.it) la quarantina con filiali

Al momento, in base alle evidenze di un terzo

stabili all’estero abbiano avuto reali problemi.

dei bilanci 2020 (quelli finora reperibili al

Ma già verso la metà del 2020 l’allentarsi del

registro imprese) delle 200 maggiori società di

lockdown permise di ricostituire i gruppi di

architettura, com’era da aspettarsi la prestazione

lavoro, quanto meno ‘a rotazione’, e soprattutto

economica non è brillante: se il fatturato

di tornare a gestire i cantieri. Poi il vero cambio

subisce una contrazione del solo 0,7 percento

di passo avvenne nell’autunno/inverno 2020,

(davvero minima tenendo conto delle forzate

con la seconda ondata epidemica, quando fu il

chiusure di uffici e cantieri) essa è ‘a macchia di

mercato a mutare profondamente. Si diffuse la

leopardo’ perché ben oltre la metà delle società

convinzione che un profondo ripensamento del

perde fatturato mentre quelle più aggressive lo

rapporto tra morfologia urbana e tipologia edilizia

aumentano significativamente. Indubbiamente più

richiedeva uno sforzo di riprogettazione nel quale

preoccupante è il dato della redditività, gravato

coinvolgere tutti gli attori del processo. Con una

da spese connesse con il periodo di emergenza:

rivalutazione delle prestazioni architettoniche e

l’anno scorso l’Ebitda cala del 21,6 percento e

urbanistiche che finalmente desse contenuto

l’utile netto del 32,6 percento.

a quella storica direttiva europea (2005) sulle

Quello che però conforta è che le società

qualifiche professionali per la libera circolazione

esaminate, pur riducendo i margini, non soffrono

delle persone, che riconosceva caratteristiche

crisi strutturali: la posizione finanziaria netta non

uniche a medici e architetti perché investiti di

solo si conferma attiva ma migliora del 54,3

particolari responsabilità nei confronti della salute

percento e il patrimonio netto aumenta del 13,2

(e benessere) dei cittadini.

percento. Esse non hanno dovuto indebitarsi grazie a una politica di ristori pubblici con la quale

Da allora i portafogli ordini della progettazione

il governo ha sostenuto i settori ritenuti prioritari,

dell’ambiente costruito sono andati crescendo

tra cui l’imprenditoria di progetto spicca per la

di pari passo, sul piano pubblico, con politiche

sua capacità di anticipare il rilancio dell’economia

di spesa sempre più generose (tipiche di una

anche nell’ottica privilegiata della transizione

fase di ricostruzione quasi post-bellica), sul piano

ecologica (di un ambiente costruito inquinante ed

privato, grazie all’accumularsi di liquidità nei conti

energivoro)


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› FOCUS

Architettura e serramenti a cura di Spazioparola

Il complesso rapporto fra mondo della progettazione industria e artigianato della finestra. Le tendenze attuali verso il minimalismo e l’occhio rivolto verso il design

In alto, Hundertwasserhaus a Vienna. Sotto, magis40 di Uniform.

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“Tutta la storia dell’architettura ruota esclusivamente attorno alle aperture nei muri”. Forse Le Courbusier esagerava ma è indubbio che il rapporto fra progettazione e serramenti è un nodo fondamentale per l’armonia dell’architettura e l’equilibrio tra estetica e funzione. Se da un lato sono ‘gli occhi della casa’, dall’altro con l’International Style e Mies van der Rohe le finestre scompaiono perché l’involucro diventa un curtain wall vetrato, contribuendo però all’innovazione tecnologica del settore. Se oggi la tendenza è quella di cancellare alla vista i telai delle finestre, che diventano sempre più sottili, quasi invisibili, sarebbe interessante che il mondo della progettazione architettonica ponesse l’accento sull’importanza del telaio. Ad esempio, mettendo in evidenza i profili delle ante attraverso una studiata combinazione di materiali anche di nuova concezione e la vasta gamma di finiture ormai disponibile. La storia dell’architettura moderna offre esempi sorprendenti del dialogo tra l’architettura e i serramenti. Pensiamo a Antoni Gaudí a Barcellona o a Friedensreich Hundertwasser a Vienna, con le case di edilizia sociale costruite negli anni Ottanta del secolo scorso, con il diritto per ciascun abitante di decorare la facciata secondo il proprio gusto, rendendo ogni appartamento diverso, così come diverse in forma e grandezza sono le finestre. In fondo già J.J. Pieter Oud, nel 1918, ricordava che “all’edilizia di massa deve corrispondere una visione disincantata, senza tentare di reinterpretare forme esistenti, cercando invece di trovare una soluzione formale basata sull’essenza del compito da affrontare”. Non si può tuttavia ignorare il fatto che la progettazione dei serramenti deve tenere conto della richiesta di prestazioni particolari: tenuta, aerazione, ombreggiamento, versatilità nei movimenti, sicurezza, building e home automation. Ma è necessario che la sperimentazione tecnologica in questo settore faccia costante riferimento a una più generale idea di architettura che tenga conto di tutti gli aspetti della progettazione. Da un lato c’è l’aspetto formale e cromatico: finiture, curvature, partizioni, finestre fuori squadro. Dall’altro lo svilupparsi di ferramenta e sistemi di tenuta sempre più performanti. Senza trascurare l’aspetto che riguarda produzione e distribuzione, diverso da

Paese a Paese: tanti serramenti in poche varianti oppure serramenti su progetto e produzione di sistemi con i quali gli artigiani possono realizzare finestre molto diversificate? In questo quadro alcuni progettisti si sono impegnati a sviluppare soluzioni innvative. Sfogliando l’ADI Design Index 2020 troviamo esempi notevoli, a cominciare da ØG scorrevole di Secco Sistemi (Premio Innovazione): un progetto di serramento scorrevole che supera il vincolo della motorizzazione e dell’elettricità con una soluzione non convenzionale. Con la levitazione magnetica ØG - Zero Gravity consente di movimentare manualmente ante scorrevoli di peso e dimensioni considerevoli. Un altro esempio è magis40 di Uniform: un serramento che con soli 40 mm di spessore garantisce alte prestazioni ed è in grado di interpretare al meglio le esigenze dell’architettura contemporanea sia dal punto di vista tecnico-funzionale sia per quanto riguarda gli aspetti estetico-formali. Le dimensioni ridotte del profilo lasciano ampio spazio alla superficie vetrata e di conseguenza massimizzano l’apporto di luce naturale nell’ambiente, mentre la ferramenta sempre a scomparsa assicura un’immagine della finestra pulita ed essenziale. Sono numerose le possibilità di personalizzazione che trasformano questo elemento tecnico in un vero e proprio complemento d’arredo. Ma ci sono altri esempi nell’ADI Design Index legati in qualche modo al mondo del serramento. Per gli accessori è stata selezionata Wave di AGB, la maniglia minimale che con la sua chiusura magnetica cambia la tradizionale apertura della porta da movimento rotatorio a movimento assiale ed elimina la sporgenza della maniglia, con la possibilità di coordinare l’ambiente adottando un’unica maniglia ergonomica a filo dell’anta, utilizzabile per tutte le varie porte interne. L’evoluzione del serramento viaggia veloce



› FOCUS NOVITÀ SCHÜCO ASE 51 PD Sistema scorrevole in alluminio > Facilità di utilizzo > Equilibrio estetico: profili sottili e soglia piana “0-Level” > Nuova maniglia ergonomica (sforzo di manovra 10 kg stacco, 8 kg movimento) > Innovativo sistema di carrelli per una movimentazione fluida e leggera > Massimo comfort abitativo > Dimensioni massime: 2900 x 2750 mm e pesi fino a 400 kg > Montante centrale 32 mm > Ottimo isolamento termico e acustico > Semplicità di costruzione e di posa.

SCHÜCO ASE 67 PD Sistema scorrevole in alluminio > Facilità di utilizzo > Elevata modularità costruttiva > Equilibrio estetico: profili sottili e soglia piana 0-Level > Sistema di chiusura completamente integrato nell’anta > Design minimalista della maniglia con impugnatura ergonomica > Grandi dimensioni dell’anta (fino a 3200 mm di larghezza e 3000 mm di altezza) > Montante centrale 31 mm > Ottimo isolamento termico e acustico > Semplicità di costruzione e di posa.

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› FOCUS

Schüco Panorama Design

Gli scorrevoli in alluminio che annullano le barriere tra interno e esterno

In questi anni i profili in alluminio Schüco hanno aperto la strada a una rivoluzione nel mondo del serramento, che da elemento di separazione si è trasformato nella soglia da varcare per raggiungere l’esterno, concepito come un’estensione all’aperto dello spazio abitativo. Una rivoluzione che, grazie alle capacità strutturali dell’alluminio e a un servizio di progettazione su misura, prosegue oggi con l’introduzione del nuovo sistema scorrevole ASE 51 PD (Panorama Design) Schüco: un’evoluzione del precedente ASE 67 PD, di cui conserva le caratteristiche fondamentali ma con una minore profondità d’incasso, ampliando così le possibilità progettuali a disposizione degli architetti, a cominciare dalla possibilità di incassare completamente all’interno delle pareti il telaio perimetrale. A questo si aggiungono numerosi perfezionamenti, dalla nuova maniglia ergonomica che consente lo sblocco dell’anta con una rotazione di soli 20°, all’innovativo sistema di carrelli di ultima generazione che elimina quasi del tutto le vibrazioni e il rumore di scorrimento.

Ma merita ricordare, tra le caratteristiche fondamentali di entrambi i modelli, la soglia piana 0 Level a filo pavimento, che garantisce facilità di accesso anche ad anziani e bambini, e il sistema integrato di drenaggio dell’acqua: l’efficiente deflusso dell’acqua piovana permette di raggiungere prestazioni di tenuta molto elevate. Più di vent’anni fa l’innovazione nel mondo dei serramenti – con Schüco in prima linea – prendeva avvio dall’esigenza di migliorare le prestazioni energetiche e di isolamento. Oggi che tali prestazioni sono obbligatorie per legge, assistiamo invece a una domanda di benessere e di comfort che fa della luce naturale e della relazione con lo spazio esterno elementi irrinunciabili per un autentico comfort abitativo. Al di là delle dimensioni minimali dei profili e dell’ampiezza delle vetrate – che con gli scorrevoli Panorama Design di Schüco raggiunge dimensioni massime di 3200 x 3000 mm – la risposta dell’azienda tedesca risiede nella massima personalizzazione e flessibilità progettuale, che con la variante di telaio da 57 mm consente di intervenire anche in caso di ristrutturazione

Schüco International Italia Srl Via del Progresso, 42 35127 Padova PD Tel. 049 739 2000 info@schueco.it www.schueco.it

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LE PORTE AUTOMATICHE GEZE RISPONDONO ALLE ESIGENZE DI ACCESSIBILITÀ PROTEZIONE ANTINCENDIO SICUREZZA E IGIENE DELLE STRUTTURE DEL SETTORE DELL’OSPITALITÀ. SOLUZIONI PERSONALIZZATE CHE SODDISFANO LE ESIGENZE DI SICUREZZA, COMFORT E DESIGN DEI DIVERSI AMBIENTI: IN INGRESSO, IN SALA E NELLE CUCINE, PER LE ZONE SPA E PISCINE, NELLE AREE BAGNO E NELLE SALE CONVEGNI

Boxer Chiudiporta integrato per porte a un’anta con larghezza dell’anta max. 1400 mm. Slimdrive SL NT Sistema per porta scorrevole lineare automatica con altezza di costruzione limitata e una chiara linea di design. Slimdrive SCR-FR Sistema per porta scorrevole curva automatica per vie di fuga e uscite di sicurezza per la realizzazione di soluzioni a 360°. TSA 325 NT - Automatica Sistema per porta girevole automatica per porte a tre o quattro ante con campo di applicazione ampio.

Ogni ingresso è accessibile comodamente e senza barriere anche in caso di traffico elevato. Gli automatismi soddisfano tutte le norme europee e i requisiti di legge, in termini di sicurezza, accessibilità, protezione e igiene. Tutte le superfici si possono pulire senza problemi e in modo efficace e sicuro.

A destra, nelle camere il chiudiporta integrato Boxer. Sotto da sinistra, Boxer e Slimdrive SL NT. In basso, ECdrive T2 con profilo ISO.


FIERA DI RIMINI 13/15 Ottobre Pad. D3 - Stand 126

Le porte automatiche Geze per il settore dell’Hospitality Dalla progettazione al supporto in materia di manutenzione ordinaria e predittiva, Geze da sempre gioca un ruolo fondamentale nel mondo della ristorazione e dell’ospitalità. L’obiettivo è rendere l’accesso ad ogni struttura ricettiva, dal B&B al più prestigioso gruppo alberghiero e boutique hotel, un momento di svago e relax che parte dell’ingresso stesso nella struttura. È facilmente immaginabile come varcare la soglia di una di queste strutture, sia il biglietto da visita dell’esperienza stessa. La sfida maggiore in questo tipo di edifici è riuscire a conciliare le rigide richieste e regolamentazioni normative e di sicurezza, con le esigenze estetiche e di design di architetti e progettisti. Geze è in grado di supportare ogni struttura con ingressi semplici e minimali, ideali anche nelle vie d’esodo grazie alle automazioni della linea FR, che con la tecnologia a doppio motore integrato garantiscono l’apertura in caso di emergenza.

L’automazione Slimdrive, per esempio, con un’altezza minimale di soli 7 cm può garantire sia un valore aggiunto dal punto di vista estetico, sia la sicurezza degli ospiti. Geze, può fornire il sistema completo dalla progettazione fino alla posa in opera e conseguente manutenzione, con diverse possibilità di scelta tra vetri e profi li di differenti sezioni. La soluzione tutto vetro per esempio è sempre molto apprezzata dal progettista. Le porte scorrevoli, quando dotate di sensori intelligenti possono facilitare le normali attività anche in altri spazi degli hotel, per esempio, il flusso tra la cucina e la sala, quello in entrata e uscita da Spa e piscine, l’ingresso senza contatto e quindi molto più igienico a aree bagno e sale convention. L’attenzione è sempre più rivolta ad un’esperienza ed una fruizione degli spazi sicura e senza pericolo di entrare in contatto con virus e batteri

In alto, TSA 325 NT sistema di apertura automatica per porte interne ed esterne soggette a traffico elevato. Sotto a sinistra Slimdrive SCR-FR, ideale per facciate in vetro in edifici di rappresentanza.

GEZE Italia Srl Via Fiorbellina 20 20871 Vimercate MB Tel. 039.9530401 Via Lucrezia Romana, 91 00178 Roma Tel. 039.9530401 italia.it@geze.com www.geze.it


› FOCUS

Grazie all’app My Fountain di Forme d’Acqua è possibile gestire la fontana da smartphone, tablet o pc in tutte le sue funzioni, come per esempio il controllo delle luci, la scelta degli show di acqua e luci, il monitoraggio dei valori di acido e cloro e la gestione dell’anemometro.

Con Forme d’Acqua il restyling di uno dei simboli di Jesolo Sono passati quasi 60 anni da quando venne inaugurata la fontana di Piazza Brescia a Jesolo: una grande vasca il cui interno era rivestito da mosaico vetroso policromo raffigurante specie marine, come molluschi e pesci, mentre un imponente getto d’acqua verticale fuoriusciva dal grande ugello centrale. Specializzata nella realizzazione di fontane, giochi d’acqua e water garden, Forme d’Acqua ne ha completato il restauro in seguito al bando indetto dal Comune di Jesolo per la progettazione tecnica e l’efficientamento energetico della fontana. Il lavoro è stato coordinato da Gianluca Orazio, Ceo di Forme d’Acqua. La progetta[ 26 ]

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zione Mep e le migliorie estetiche e tecniche hanno reso la fontana più dinamica e performante perché per Forme d’Acqua “la bellezza di una fontana è autentica solo quando al valore estetico si affiancano funzionalità e sostenibilità”. Per esempio, l’acqua viene costantemente riutilizzata grazie a un sistema di filtrazione Astralpool by Fluidra dato da una pompa e un filtro a sabbia, che rimette in circolo pulita l’acqua. Una centralina Emec poi regola automaticamente i livelli di acido e cloro. La corona perimetrale di 96 ugelli è stata suddivisa in otto segmenti con altrettante pompe, anziché nelle quattro iniziali, così da

offrire scenari e giochi più articolati. È stato inserito un grande ugello Geyser centrale Oase, il cui getto raggiunge i 6 metri. Infine, i nuovi Led Teclumen mini sub Rgb+W, con bianco integrato, permettono una maggiore differenziazione della palette colori. Sono stati al contempo creati degli show originali che vestono la fontana di cromatismi e riflessi sempre diversi ad amplificare il dinamismo dei suoi getti. Gli show riprendono il rosso del marchio istituzionale e i colori del brand di promozione turistica della città. www.formedacqua.com



› FOCUS

Miami Onda Boutique Luxury Residence Un nuovo residence di lusso a Bay Harbor Islands nella contea di Miami progettato dall’architetto Bernardo Fort-Brescia dello studio Arquitectonica e, per l’interior design, da A++ Human Sustainable Architecture di Carlo e Paolo Colombo. È Onda, proprietà ispirata ai colori e alle onde del mare ricca di servizi quali concierge h24, una grande lobby, Spa, palestra, sala yoga, colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, concierge digitale integrato. L’edificio ecosostenibile è dotato delle più avanzate tecnologie di climatizzazione estiva e invernale ad alta efficienza energetica, ultra-silenziose e di sistemi all’avanguardia di filtraggio di aria e acqua per garantire un comfort unico e rispettoso dell’ambiente. Sviluppata da Ugo Colombo di CMC Group e Valerio Morabito di Morabito Properties, la torre di 8 piani si compone di 41 residenze, tutte dotate di ampie ter[ 28 ]

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razze e ascensore privato o semi-privato. La piscina sul tetto, circondata da un giardino tropicale progettato dall’architetto paesaggista Enzo Enea di Enea Garden Design, ha una vista panoramica a 360° sulla città e sulla baia. Anche negli interni è protagonista il meglio del made in Italy con 3.000 mq di marmi Margraf, lastre di grande formato con spessore ultrasottile di 1 cm, finitura lucida, che rendono lo spazio fortemente distintivo. Con la consulenza, la progettazione e i materiali dell’azienda vicentina l’ambiente bagno diventa un’oasi di benessere personale, una vera e propria spa privata, impreziosita dal marmo Statuarietto, marmo pregiato dalle frequenti e fini venature grigie su fondo bianco. www.margraf.it

Nell’edificio sulla baia di Harbor Islands è ricca e variegata la presenza italiana. Margraf ha fornito marmi bianchi italiani, lastre di grande formato di spessore 1 cm, con finitura lucida, oltre al servizio integrato di consulenza e progettazione.



› FOCUS

Prefa per il residence Marchegg di Naturno A Naturno (Bolzano), una classica costruzione con tetto a due falde ha trovato una nuova espressione nell’interpretazione di Stephan Marx, studio Marx/Ladurner, che ne ha curato il progetto di ristrutturazione e ampliamento. La struttura precedente è stata elevata e affiancata da un secondo edificio gemello, leggermente arretrato rispetto al primo. È stata privilegiata la luminosità e la spaziosità degli ambienti, proiettati verso il panorama attraverso grandi vetrate. L’identità estetica del complesso è stata ricercata attraverso una soluzione di involucro in alluminio – leggero e malleabile da lavorare, duraturo e resistente a tutte le condizioni metereologiche – che protegge con continuità le forme lineari dell’architettura. «Per il nuovo Marchegg i proprietari sono sempre stati molto attivi nella discussione delle scelte progettuali e hanno [ 30 ]

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Scaglia 44 di Prefa, utilizzabile per l’impiego in facciata e in copertura, è risultata ideale per attuare il passaggio fra tetto e facciata in modo fluido, dando elegante uniformità all’intero involucro. La colorazione P.10 bianco Prefa si caratterizza per un’elevata resistenza ai graffi e ai raggi UV.

apprezzato subito l’idea dell’involucro avvolgente» spiega Stephan Marx. Scaglia 44 nella colorazione P.10 bianco Prefa ha dato «la possibilità di piegare gli elementi, adattandosi alla forma della struttura, e ha permesso di avvolgere l’involucro come una seconda pelle, senza interrompere la morbidezza della curvatura dove facciate e coperture si fondono». Sulle falde con minore pendenza, il rivestimento è stato eseguito con il nastro Prefalz di Prefa nello stesso colore, fissato in modo indiretto alla sottostruttura in legno mediante graffette applicate all’interno dell’aggraffatura, un sistema che consente di dare vita a superfici perfettamente planari, presentando al tempo stesso un’ottima flessibilità. www.prefa.it


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› FOCUS

Isotec Parete è costituito da un pannello in poliuretano espanso rigido, rivestito da una lamina di alluminio goffrato su entrambe le facce che lo rende impermeabile, e completato da un correntino asolato integrato, in acciaio protetto, funzionale al supporto del rivestimento esterno e alla creazione dello strato di ventilazione. I plus del sistema Isotec Parete sono ormai noti e apprezzati sul mercato: durabilità e costanza prestazionale per l’intero ciclo di vita dell’edificio; sottostruttura di supporto portante per tutti i tipi di rivestimento di facciata disponibili sul mercato; maneggevolezza e lavorabilità in cantiere; ottimizzazione dei tempi di posa.

Grès, Wpc e Isotec Parete per una struttura ricettiva La pulizia formale, con il preciso allineamento dei balconi, la disposizione leggermente sfalsata delle finestre, insieme al gioco dei colori caratterizzano i cinque piani di questa nuova costruzione a Nola: antracite per il basamento vetrato che ospita gli ambienti comuni e per il grès che riveste il setto verticale opaco che sottolinea la verticalità dell’opera e separa i volumi sfalsati delle camere; ceramica chiara, nella quale emergono le cornici scure degli infissi e l’estetica effetto legno degli scuri in Wpc (wood plastic composite) per il resto delle facciate. Con l’obiettivo di fare coincidere comfort interno e efficienza energetica l’ingegner Basile, progettista e proprietario dell’opera, ha scelto di realizzare una facciata ventilata con anima isolante in poliuretano espanso rigido Isotec Parete di Brianza Plastica, ai cui correntini sono state fissate direttamente le lastre in grès 120x60 del rivestimento. Scelto nel passo 60 cm, Isotec Parete è stato posato in verticale, con le lastre in grès posate in senso orizzontale e fissate al correntino metallico di Isotec Parete con clip a vista. Le clip, che abbracciano interamente lo spessore della ceramica, sono state verniciate con una finitura screziata in tinta con il rivestimento che le ha rese invisibili una volta in opera. «Conosciamo e utilizziamo il sistema Isotec per coperture da molti anni – spiega Carlo Sirico, amministratore dell’impresa Sideem che ha costruito l’edificio. La posa a secco mediante tasselli consente di realizzare e mantenere una perfetta planarità anche con sottofondi irregolari. Inoltre il correntino metallico integrato nel pannello, con la sua rigidità e precisione dimensionale, consente di mantenere costante il passo al millimetro. In questo lavoro, pur in presenza di superfici molto estese, il punto di arrivo di ciascun livello delle piastrelle posate ha coinciso con il punto di partenza con uno scarto inferiore ai 3 mm». https://isotec.brianzaplastica.it/it/ [ 32 ]

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› FOCUS

AstralPool by Fluidra le piscine in e outdoor Su di un lotto di oltre 5000 metri quadrati, ad Agro di Locorotondo, Bari, la nuova abitazione firmata dallo studio VG Architetti di Veronica Giannandrea e Gianni Trisciuzzi si dispone su due livelli, in armonia con il contesto naturale che la circonda. La proprietà è arricchita di una spa, prevalentemente interrata, che si apre attraverso una grande vetrata sul giardino alla cui estremità è stata installata una piscina. L’area benessere è costituita da una zona di servizio, una piccola palestra, una piscina interna, sauna, bagno turco, doccia emozionale e una cabina per massaggi. La piscina interna, interamente equipaggiata con tecnologia AstralPool by Fluidra, è dotata di impianto per il nuoto controcorrente, zona idromassaggio e cascata con lama d’acqua. Pavimentata in parte con parquet rovere colore sabbia, in parte con lastre in grès grande formato color avorio, l’area piscina appare fortemente caratterizzata dal rivestimento delle pareti e da una ulteriore parte della pavimentazione in marmo Forest Brown opportunamente tagliato e posato. Per quanto riguarda la piscina esterna, si è scelto di realizzare una vasca di dimensione contenute – 4x10 metri – dotata di tutti i comfort: zona idromassaggio e illuminazione notturna AstralPool by Fluidra. L’impianto di fi ltrazione, anch’esso Astralpool, permette poi di avere la piscina sempre perfettamente pulita, anche in caso di cattivo tempo. La realizzazione di entrambe le piscine è a cura dell’AstralPool Official Partner Hidrotecnica di Martina Franca. www.fluidra.com [ 34 ]

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In entrambe le piscine dell’abitazione progettata da studio VG Architetti in valle d’Itria il trattamento dell’acqua, per evitare l’odore di cloro, è realizzato con elettrolisi al sale AstralPool Smart Next low salt che, grazie alla sua bassa salinità, evita anche di rovinare gli accessori metallici della piscina. Il medesimo impianto controlla anche il livello di pH dell’acqua.



› WORK IN PROGRESS

Località Bergamo Committente Gruppo Costim Masterplan e progetto architettonico JDP Architects Joseph Di Pasquale General contractor Impresa Percassi Superficie lotto 150.000 mq Superficie costruita 70.000 mq Cronologia 2017-2022

BERGAMO CHORUS LIFE, LA CITTÀ NELLA CITTÀ DI JDP ARCHITECTS Prosegue a ritmo serrato, sul brownfield di 150.000 metri quadrati delle ex Officine Trasformatori Elettrici, il cantiere di Chorus Life, prototipo replicabile di un nuovo ‘prodotto’ immobiliare immaginato dal patron di Gewiss Domenico Bosatelli e promosso dal gruppo Costim che ha affidato a Joseph Di Pasquale il progetto architettonico. Nelle parole del cavaliere del lavoro Bosatelli Chorus Life agirà come sistema di aggregazione sociale tra generazioni. Ricco di servizi – ludici, culturali, sanitari e commerciali – privo di barriere architettoniche e articolato in un sistema pedonale interconnesso, collegato a due fermate della tramvia urbana, di piazze aperte, spazi coperti e aree verdi, Chorus [ 36 ]

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Life comprenderà un hotel di 110 camere con un ristorante panoramico, 80 residenze, un edificio dedicato al wellness con annesso centro medico, una galleria commerciale, parcheggi e la futura arena della città: 5.000 posti per eventi sportivi, che diventano 6.500 in caso di manifestazioni culturali o convention. Basato sull’idea di quartiere autosufficiente che favorisca le relazioni di prossimità, Chorus Life è anche un modello sperimentale di ‘smart district’ alla cui implementazione partecipano Gewiss, con il sistema domotico Gsm (Global System Model), Siemens per il monitoraggio dei consumi e Microsoft con lo sviluppo di una piattaforma digitale che permetterà di personalizzare i servizi. Oltre alle strategie

costruttive e agli accorgimenti costruttivoimpiantistici volti al contenimento dei consumi energetici, un’interfaccia utente renderà ciascun fruitore consapevole dell’impatto ambientale dei propri comportamenti, promuovendo un processo di automiglioramento attraverso un’interazione ludico/premiale con la piattaforma digitale e con l’architettura e gli apparati utilizzati (IoT). Dal 2017, quando venne presentato al pubblico e alla città di Bergamo, il progetto non ha subito modifiche e si è avvalso di un


› WORK IN PROGRESS

HOLCIM

SOSTENIBILE FIN DALLA QUOTA ZERO IL SOLAIO IN QUOTA ZERO DI CHORUS LIFE È REALIZZATO CON IL CALCESTRUZZO GREEN ECOPACT DI HOLCIM

iter burocratico rapido, frutto di un’efficace collaborazione fra pubblico e privato. Con 300 maestranze attualmente all’opera, destinate a raddoppiare nei prossimi mesi, il cronoprogramma prevede la conclusione dei lavori entro la fine del 2022, in tempo per l’anno successivo, quando Bergamo e Brescia saranno capitali europee della cultura: attualmente la costruzione dell’hotel è arrivata alla posa delle strutture in carpenteria metallica che ne formano il coronamento e le strutture delle residenze sono al terzo piano fuori terra.

In alto una panoramica del cantiere (ph. courtesy Costim). Sopra, il masterplan con il programma funzionale. Nella pagina di sinistra una vista generale del progetto e il volume commerciale visto da via Bianzana (courtesy JDP Architects).

Esempio di rigenerazione urbana a zero consumo di suolo e di smart district ambientalmente consapevole, anche il cantiere di Chorus Life è organizzato per minimizzare l’impatto ambientale dei processi e dei materiali. Ne è un esempio la scelta del nuovo calcestruzzo ECOPact di Holcim, prodotto con cemento pozzolanico a basso contenuto di clinker – ottenuto tra l’altro con un significativo ricorso al riciclo di materiale inerte da demolizione – con una riduzione di emissioni di CO2 fino al 50% rispetto a una miscela di calcestruzzo standard. Nel caso di Chorus Life, il contesto massivo e le caratteristiche di impermeabilità dovute alla futura presenza di aree verdi al di sopra del solaio in quota zero hanno richiesto lo sviluppo di un ECOPact con resistenza C 50, basso sviluppo del calore d’idratazione e autocompattante per la fitta armatura presente nella struttura, con aggregato Dmax 0-8mm. Dovendo infatti realizzare capitelli strutturali massivi di 2 metri di altezza per 4 di larghezza è stato necessario abbassare il calore di idratazione per evitare il rischio di fessurazione. Al momento sono stati gettati quasi un centinaio di mc e sono in previsione ulteriori getti con questa tipologia di calcestruzzo. Holcim si dichiara orgogliosa di poter collaborare con l’impresa Percassi, incaricata della realizzazione del primo modello di riqualificazione urbana di questo tipo che sorgerà nella città di Bergamo: un progetto che si sposa con la strategia dell’azienda, orientata alla fornitura di soluzioni per un’edilizia più ecologica e un futuro sostenibile e di benessere. www.holcim.it

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› WORK IN PROGRESS

MILANO DI SOM IL PROGETTO DEL VILLAGGIO OLIMPICO MILANO-CORTINA 2026 È Skidmore, Owings & Merrill (SOM) lo studio vincitore del concorso internazionale di architettura per la progettazione del Villaggio Olimpico che sarà realizzato da Coima Sgr, Covivio e Prada Holding nell’area milanese di Porta Romana con criteri in linea con le indicazioni del Masterplan Parco Romana. La superficie fondiaria di circa 60mila mq del villaggio si trova nel quadrante sud-ovest dell’area, in continuità con le altre funzioni previste dal masterplan e in generale equilibrio con il quartiere e, una volta concluse le Olimpiadi Invernali 2026, sarà convertito da Coima in student housing. L’impianto si organizza in tre settori funzionali. La zona residenziale e alcuni servizi collettivi sono definiti nella destinazione finale come abitazioni per studenti, seguendo criteri di semplicità di adattamento fra la fase olimpica e quella definitiva. L’impianto morfologico richiama i piccoli complessi industriali e artigianali propri di questa parte di città, articolati in [ 38 ]

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diversi corpi edilizi. Il piano terra conserva una vocazione prevalentemente pubblica, accogliendo funzioni di servizio alla vita quotidiana, prima degli atleti e poi degli studenti e della cittadinanza. La parte centrale dell’impianto è destinata ai servizi e funzionalità propri della fase olimpica (servizi collettivi di accoglienza, ristorazione, transport mall) che saranno successivamente riconvertiti in servizi privati di interesse generale. Fanno parte di quest’area gli edifici industriali esistenti, che si è scelto di conservare e di integrare nell’impianto a memoria dei luoghi, con l’obiettivo che diventino attrattori a scala urbana per l’incontro, lo scambio e la creazione di comunità. L’ultimo settore è la piazza olimpica. Questo spazio potrà essere configurato sin da subito in maniera permanente, con percorsi di accesso al parco, e sarà l’unica area del Villaggio Olimpico aperta al pubblico durante la manifestazione, per poi ospitare uno spazio espositivo nella sua

destinazione definitiva. I percorsi pedonali costituiscono parte strutturante del sistema, con piantumazioni e allestimenti degli spazi collettivi all’aperto. Dal punto di vista ambientale il villaggio sarà a impatto Nzeb (Nearly Zero Energy Building). I materiali saranno scelti per le loro caratteristiche di sostenibilità (riciclabilità, riuso, ecocompatibilità ambientale), tutti gli edifici saranno certificati Leed, le strutture edilizie saranno permanenti e quelle temporanee riutilizzabili. Più del 30% dell’energia sarà prodotta grazie all’istallazione di impianti solari termici e fotovoltaici; le acque meteoriche saranno raccolte e riutilizzate, con una riduzione dell’uso di acqua potabile di oltre il 50% e una riduzione di CO2 del 40% per riscaldamento/raffrescamento. La consegna del Villaggio Olimpico è prevista entro il mese di luglio del 2025. Al concorso di progettazione vinto da SOM avevano partecipato 27 raggruppamenti formati da 71 studi di 9 diverse nazionalità.


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› WORK IN PROGRESS

Nel fotoinserimento, Torre Faro vista verso sud. Dietro, lo scalo in trasformazione di Porta Romana e la Torre Prada. Sotto, sezione assonometrica e piano delle previste sistemazioni di piazza Trento e via Crema (©ACPV Antonio Citterio Patricia Viel).

MILANO LA TORRE FARO DI ACPV PER A2A Alta 144 metri Torre Faro, il progetto di Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV) per la nuova sede milanese della multiutility A2A, si propone anche come cerniera di connessione tra il centro storico di Milano e l’area in trasformazione, subito al di la dei binari ferrioviari, dell’exscalo di Porta Romana, dove sorgerà il villaggio olimpico Milano/Cortina 2026 e dove è in atto lo sviluppo del business district di Symbiosis (anch’esso a firma ACPV). In accordo con le linee guida del Pgt 2030, gli oneri di urbanizzazione del grattacielo saranno in parte utilizzati per la rigenerazione di Piazza Trento e la parziale pedonalizzazione di via Crema. Ridisegnando l’asse che collega la città storica con l’area esterna alla ferrovia il progetto riattiva così l’asse nord-sud trasformandolo in una passeggiata continua, con 6.320 mq di verde e nuovi spazi pubblici, da Piazza Medaglie d’Oro a Piazza Trento. La torre, che potrà accogliere 1.500 persone, è caratterizzata da due serie di piani di uffici incorniciati dalla spaziosa hall d’ingresso al piano terra, dallo Sky Garden al centro e da un Belvedere a 125 metri di altezza. Il vasto ingresso e il mezzanino sospeso offrono ambienti generosi e accoglienti e l’architettura [ 40 ]

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dell’intero edificio integra spazi flessibili e riconfigurabili per il futuro, progettati per molteplici usi. L’attacco al suolo è ridotto al minimo, per aprire il sito all’uso pubblico e riattivare il quartiere con nuove aree pedonali. «Il nostro progetto per la sede di A2A – spiega Antonio Citterio, co-fondatore di ACPV – è un edificio a torre, un villaggio verticale con spazi flessibili e aperti, che si estende al di fuori degli uffici. Vogliamo ricreare un rapporto tra le persone e il quartiere; la parziale pedonalizzazione di Via Crema favorirà anche i negozi di vicinato». Un cortile verde collegherà la torre al Museo dell’Energia, un edificio già esistente che sarà riqualificato.

Località Milano Committente A2A Progetto di architettura, interior design e spazio pubblico Antonio Citterio Patricia Viel-ACPV Team ACPV Antonio Citterio, Patricia Viel, con Claudio Raviolo (partner in charge), e Massimo Frigerio, Pasquale Dacchille, Clara Alfieri, Lucrezia Castagnoli, Cristiano Piagnerelli, Gioele Foschi, Giovanni Saputo, Paolo Migliori, Daniele Raimondi, Luciana Ricca. Cronologia 2019-2024


Fiera Milano, Rho 05/10.09.21 - Hall 3 - stand G29

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› WORK IN PROGRESS

MILANO NOVECENTOPIÙCENTO, DI SONIA CALZONI IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO Sarà completamente reversibile la passerella aerea che, nel progetto vincitore del concorso internazionale per l’ampliamento del Museo del Novecento di Milano, collegherà i due edifici gemelli dell’Arengario. Selezionato tra 130 candidature presentate, il team di progettazione, guidato da Sonia Calzoni è composto da Pierluigi Nicolin con il giovane professionista Ferdinando Aprile per il progetto architettonico, Bruno Finzi di Ceas per le strutture e Giuseppe Dibari di Deerns per gli impianti. Se la passerella aerea di collegamento a quota +19,65 metri, costituita da una trave reticolare spaziale fissata direttamente alle colonne laterali esistenti, rappresenta la parte più spettacolare del progetto, determinante è il modo in cui esso articola lo spazio pubblico: il basamento del secondo Arengario viene destinato a caffetteria, bookshop e auditorium come elementi della nuova piazza pubblica cui il lato specchiante della nuova passerella conferisce un carattere speciale. Nei soprastanti quattro livelli del secondo Arengario troveranno spazio nuove sale museali concluse al livello superiore dalla [ 42 ]

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sala apicale. Il progetto – che prevede un intervento strutturale per garantire i carichi richiesti e l’adeguamento sismico, con il completo rifacimento dei solai fuori terra del secondo Arengario a eccezione della volta della loggia sommitale, che verrà consolidata – colloca le risalite verticali nella manica del palazzo progettato da Mengoni contigua allo spazio dell’Arengario.

Nel fotoinserimento, la passerella di collegamento tra i due edifici dell’Arengario. In basso, render della sala apicale e della caffetteria-bookshop al basamento (courtesy Calzoni Architetti).

Località Milano Committente Comune di Milano Progetto architettonico Sonia Calzoni (capogruppo) e Pierluigi Nicolin, con Ferdinando Aprile Progetto Strutture Ceas Progetto Impianti e sostenibilità Deerns Costo previsto 18,5 milioni di euro


Timeless surface for outdoor and indoor


› WORK IN PROGRESS

Nei render di Wolf Visualizing Architecture, il nuovo quartiere che sorgerà sul’area dell’ex-macello. Sarà il primo distretto ‘carbon negative’ di Milano e il piano prevede il recupero e la rigenerazione di 30.000 mq di strutture esistenti (foto sotto).

MILANO ARIA, IL MASTERPLAN PER L’AREA DELL’EX-MACELLO Un altro progetto vincitore della seconda edizione di Reinventing Cities, un altro pezzo di città da rigenerare. Si tratta di Aria, il masterplan per i 15 ettari dell’area a sud-est di Milano dell’ex-macello comunale. Qui è prevista, entro il 2025, la costruzione del nuovo campus dell’Istituto Europeo di Design, di un distretto per la produzione e la divulgazione scientifica, spazi per attività sociali e formative, uno studentato con 600 posti letto e 1.200 residenze a basso costo. Soprattutto, Aria prevede il recupero e la rifunzionalizzazione dei 30mila metri quadrati di edifici storici esistenti, e ha l’ambizione di diventare la prima area ‘Carbon Negative’ del Comune di Milano, con una produzione di energia superiore al fabbisogno. Il mix residenziale prevede 60.000 metri quadrati di social housing (per il 60% ad affitto agevolato e il 40% in vendita a prezzi inferiori a 2.500 euro/mq) e 7.000 [ 44 ]

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metri quadrati di edilizia libera. I nuovi edifici si collocheranno soprattutto lungo i bordi dell’area e saranno a basso impatto ambientale: tetti verdi, costruzioni in legno ed ecocemento, impianti fotovoltaici e certificazioni di livello Leed Gold. Nelle aree degli ex recinti si svilupperanno circa 45mila mq di spazi pubblici, con un sistema di piazze che delimiteranno un parco di circa 30mila mq e fungeranno da mediazione con la città. Verranno inoltre piantati circa duemila nuovi alberi e troveranno spazio una serie di attività all’aperto: orti sociali, playground, aree attrezzate per lo sport, aree dedicate alla musica, al cinema e al teatro all’aperto. Aria prevede di ospitare un totale di circa 15mila presenze giornaliere tra nuovi residenti (circa tremila) e city users, e 30mila posti di lavoro indotti. Capogruppo dell’operazione Aria è Redo

Sgr società Benefit, con Snøhetta come lead architect e gli studi Barreca & La Varra, CZA-Cino Zucchi Architetti (che realizzerà il nuovo campus dello Ied), Stantec, Chapman Taylor Architetti e Mpartner.

Capogruppo Redo Sgr Partner IED-Istituto Europeo di Design, CA Ventures, E.On, Deltaecopolis, Ccl Partner strategico Fondazione Housing Sociale Team di progettazione Snøhetta (lead architect), Barreca & La Varra, CZA-Cino Zucchi Architetti (campus IED), Stantec, Chapman Taylor Architetti, Mpartner Superficie lotto 150.000 mq Slp Residenziale 67.000 mq Slp Formazione e terziario 93.000 mq Area destinata a parco urbano 29.765 mq Investimento 500 milioni di euro Previsione di completamento 2025



› WORK IN PROGRESS

GENOVA IL WATERFRONT DI LEVANTE DI RPBW E OBR Redatto secondo la visione donata da Renzo Piano alla città, il progetto di Rpbw e Obr per il Waterfront di Levante presentato lo scorso luglio risolve la cesura tra città e mare causata dallo sviluppo portuale del dopoguerra e trasforma il retroporto in un nuovo fronte urbano sul mare, con un grande parco, una darsena, residenze, uffici, studentato, retail, apart-hotels e un rinnovato Palasport. Disegnato come un giardino lineare lungo le mura storiche a quota +5,50 slm, privo di barriere ma con adeguati sistemi di sicurezza attiva, il parco urbano di circa 16.000 metri quadrati è l’elemento connettivo tra la città e il porto. Attraversato da un percorso ciclopedonale che collegherà Boccadasse al porto antico, il parco sarà accessibile anche da via Aurelio Saffi con un ascensore panoramico. Valorizzato anche l’asse Nord-Sud da Brignole verso il mare con una passeggiata che si protende dalla foce del Bisagno alla ‘Casa della Vela’. L’arredo urbano è un elemento unificante del progetto, con la pavimentazione dei moli e delle banchine in pietra naturale e i rivestimenti verticali dei tamponamenti esterni in intonaco genovese a formare una sorta di podio continuo lungo le nuove sponde del Porto Canale. Illuminazione, segnaletica, e arredo urbano sono disegnati con la stessa immagine coordinata. Tre ponti a quote diverse garantiranno l’accessibilità pedonale e carrabile alle funzioni fieristiche e urbane dell’isola creata dal Porto Canale. Con un approccio Nzeb, la strategia energetica si fonda sulla sinergia delle componenti naturali che caratterizzano il litorale: il mare, il sole e il vento, senza ricorso a sistemi di generazione a fonti fossili. [ 46 ]

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Località Genova Progetto architettonico Rpbw e Obr da un’idea di Renzo Piano Progetto Palasport Obr e Starching Consulenza progetto di paesaggio AG&P Project manager e pianificazione urbanistica Starching Progetto opere pubbliche Area Tecnica Direzione Progettazione del Comune di Genova Area di intervento 115.000 mq Investimento privato previsto 240 milioni di euro

Il masterplan del nuovo Waterfront di Levante di Genova. Nel render, il porto canale, il volume del nuovo Palasport e due volumi dei previsti sviluppi privati (courtesy Rpbw).


Inspired by the Sun.

Amiamo il sole, fonte d’ispirazione giorno dopo giorno. Come pionieri, concepiamo soluzioni confortevoli e sostenibili racchiuse in un design d’eccellenza. Abbiamo un atteggiamento aperto perché le idee migliori nascono dall’ispirazione. Questo spirito pionieristico ci porta tutti nel futuro grazie al sole che ci ispira ogni giorno. Ecco perché il nostro nuovo motto è «Inspired by the sun».

Tende veneziane. Tende da sole per facciate. Persiane. Avvolgibili. Tende per terrazzi e balconi.

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› WORK IN PROGRESS

REGGIO EMILIA GEZA PROGETTA LA FABBRICA DELLE HYPERCAR ELETTRICHE Inizieranno nel 2022 i lavori di costruzione dello stabilimento di Silk-Faw, la joint venture sino-americana creata per realizzare hypercar ibride e elettriche da 400 Kmh che ha come VP Styling & Design Walter De Silva. Pensato come una città, il progetto di Geza, lo studio di architettura di Udine scelto dalla giuria tra le proposte dei sette studi che hanno partecipato al concorso a inviti, si articola su due assi tra loro ortogonali come da tradizione fondativa del cardo-decumano romano: due grandi corpi architettonici articolati l’uno in orizzontale e l’altro in verticale, e due elementi a scala paesaggistica, configurando in maniera originale la condizione futura tipologicadistributiva dello stabilimento industriale e tenendo conto del rapporto tra dimensione globale dell’iniziativa e carattere locale dell’insediamento. «Semplicità e ordine – spiega Piero Zucchi, uno dei due soci fondatori dello studio Geza – sono questi i criteri che abbiamo utilizzato per interpretare le richieste del committente orientato verso l’innovazione tecnologica, il rispetto della storia del territorio e la sostenibilità. Il nostro [ 48 ]

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progetto è un connubio di questi fattori. Abbiamo ideato uno stabilimento sviluppato su due assi: il primo, la Blu e-line, rappresenta lo spazio dedicato all’innovazione, con un’area più privata dell’azienda, mentre il secondo, l’Experience Line, sarà dedicato alle relazioni esterne, con clienti e partner». L’intervento si estenderà su un’area della ‘Motor Valley’, tra Reggio Emilia e Modena, di circa 360.000 mq di cui circa 110.000 di costruito.

Località Reggio Emilia Committente Silk-Faw Progetto architettonico Geza Superficie lotto 36 ettari Superficie costruita 110.000 mq Inizio lavori 2022


mitsubishielectric.it

DIAMO AI PROGETTI L’ECCELLENZA CHE MERITANO

Hotel Villa Pamphili Roma ha scelto Mitsubishi Electric per la realizzazione di sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Per un clima ideale, ogni giorno di più.


› WORK IN PROGRESS

PARIGI LA TOUR HEKLA DI ATELIERS JEAN NOUVEL Quando sarà conclusa, nel 2022, la Tour Hekla disegnata da Jean Nouvel modificherà radicalmente il panorama architettonico della Dèfense e l’idea stessa di torre per uffici, con una morfologia che si sviluppa come un origami formato da una ventina di sfaccettature vetrate protette da 22 chilometri di brise-soleil color ambra e oro e che si eleva in altezza per 220 metri. Con i suoi 49 piani, cui si aggiungono due livelli di lobby, quella superiore alta 9 metri direttamente collegata al futuro percorso pedonale verde che Paris La Défense sta realizzando al di sopra del Boulevard Circulaire, Tour Hekla ospiterà fino a 5.800 persone che potranno godere di viste eccezionali sulla Défense, sulla città, sulla fortezza di Mont Valérien a sud e sull’ovest della Grand Paris, sia dalla propria postazione sia dai 2.500 metri quadrati di logge e terrazze del grattacielo, cui si aggiunge lo spazio alberato di 20 metri di altezza al 49° piano. Collocata strategicamente nel distretto della Rose De Cherbourg, la torre dista 300 metri dal nodo di interscambio del trasporto pubblico Coeur Transport. L’arrivo, nel 2023, dei treni Rer Eole e della linea 15 del Grand Paris Express migliorerà ulteriormente le connessioni del sito. Tra i servizi a disposizione dei tenant Tour Hekla include un auditorium da 250 posti completo di foyer; un business center al 27° piano con una decina di sale meeting con connessione ultralarga; cinque diversi spazi di ristorazione con una capacità di 3.200 coperti/giorno; un wellness center ai piani alti. Un’altezza pavimento/soffitto di 290 cm consente di realizzare fit-out degli uffici adatti alle diverse esigenze dei tenant. Un’altra caratteristica unica di Tour Hekla è il sistema di trattamento dell’aria decentrato, con estrazione e ripresa separate piano per piano. Le performance ambientali e di comfort sono certificate da tutti i principali sistemi di rating. [ 50 ]

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Località Parigi La Rose de Cherbourg Committenti Amundi e Primonial Promotori Hines e AG Real Estate France Progetto architettonico Ateliers Jean Nouvel General contractor Bateg, sussidiaria di Vinci Slp 76.000 mq Altezza 220 metri, 51 piani f.t. + 7 piani interrati Certificazioni Hqe, Leed, Breaam, Well, Wiredscore, Effinergie+ Investimento oltre 600 milioni di euro Cronologia 2018 (avvio dei lavori) – autunno 2022 (consegna)

Il prospetto evidenzia il disegno sfaccettato di Tour Hekla, vista, nel fotoinserimento in alto, dall’Esplanade della Défense (immagini ©Ateliers Jean Nouvel).


LA PORTA APERTA AI TUOI PROGETTI

Per ogni ambiente la miglior soluzione San.Co, brand del gruppo Zanini Italia, da più di 30 anni sviluppa e fornisce soluzioni tagliafuoco e tagliafumo in legno e vetro secondo i più alti standard di sicurezza e design. Per il restauro dell’Hotel Lutetia, icona dell’hotellerie parigina, San.Co è intervenuta nel progetto come fornitore di porte per i più grandi marchi del contract italiano garantendo un supporto normativo di altissimo livello.

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› WORK IN PROGRESS

ROTTERDAM RETAIL E OSPITALITÀ NELLA TRASFORMAZIONE DI UN MAGAZZINO STORICO Con un coronamento quantomeno azzardato, gli architetti Renner Hainke Wirth Zirn Architeken di Amburgo e Wessel De Jonge Architecten di Rotterdam trasformeranno gli storici magazzini Pakhuis Santos, nel quartiere Katendrecht di Rotterdam, nel primo store di Stilwerk fuori dalla Germania. Anche parlare di store è riduttivo, perché è vero che la società fondata nel 1996 da Bernhard Garbe ad Amburgo commercializza più di 800 brand del design europeo, ma il programma a Rotterdam è molto più ampio. Il basamento dello storico deposito di caffè brasiliano, costruito nel 1901 (e tutelato!) diventerà una sorta di mercato rionale, con stand gastronomici, spazi di designer indipendenti e una piazza coperta che può essere usata per eventi, piccole fiere o botteghe di artigianato. Da questa piazza una scalinata centrale aperta condurrà ai cinque piani – per 8.500 metri quadrati – di esposizione e vendita di mobili, complementi d’arredo, lampade, tessuti e accessori per la casa. Al di sopra, quella che era la copertura originaria del magazzino, ai suoi tempi il più alto di Rotterdam, diventerà un piano panoramico concepito come spazio di lavoro collettivo per creativi e freelance con un’area dining e bar integrata. Ancora sopra, nei due livelli sorprendentemente aggiunti, troveranno posto infine 16 appartamenti per affitti brevi, arredati e corredati con prodotti delle marche rappresentate da stilwerk. Si conferma in questo modo un modello di business che Stilwerk ha già sperimentato con tre progetti di ospitalità ad Amburgo e Travemünde, con l’obiettivo di trasferire gli standard di design commercializzati dallo showroom a situazioni abitative reali, siano esse piccoli appartamenti o camere d’albergo. [ 52 ]

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Località Rotterdam Committente Stilwerk Progetto architettonico Renner Hainke Wirth Zirn Architeken e Wessel De Jonge Architecten Superficie 8.500 mq



› WORK IN PROGRESS

OSLO IL NUOVO MUSEO NAZIONALE DI NORVEGIA PROGETTO DI KLAUS SCHUWERK E JAN KLEIHUES Con l’Urlo di Munch e i disegni di Sverre Fehn, il Museo nazionale d’Arte Architettura e Design della Norvegia, che aprirà i battenti l’11 giugno 2022, raccoglierà in un unico edificio gli oltre 400.000 pezzi delle collezioni provenienti dalle cinque istituzioni culturali che nel 2003 sono state riunite sotto la nuova insegna. Dei 54.600 mq complessivi dell’edificio, 13mila saranno destinati all’esposizione permanente di circa 5mila opere di tutte le epoche, da Cranach il Vecchio a Louise Bourgeois passando per Courbet, Manet, Braque e Picasso. L’ampiezza temporale del programma espositivo e le esigenze funzionali hanno determinato le scelte progettuali: l’edificio, progettato dagli architetti tedeschi Klaus Schuwerk e Jan Kleihues, è realizzato con materiali in grado di sfidare il tempo e di

Località Oslo Committente Ministero della Cultura norvegese Progetto architettonico Kleihues + Schuwerk General contractor Statsbygg Superficie complessiva 54.600 mq Cronologia 2014-2019 Inaugurazione 11 giugno 2022

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conferire dignità alle ambizioni museali: rovere, bronzo e marmi, con una facciata interamente rivestita in pietra norvegese. Al di sopra del volume che contiene le 90 sale delle esposizioni permanenti si eleva invece lo spazio dedicato alle mostre temporanee, la ‘light hall’ di 2.400 mq con copertura vetrata e un involucro di sottili fogli semitrasparenti di marmo che aumenta la luminosità dell’ambiente – lungo 130 m – e di sera conferisce al complesso il carattere di una lanterna illuminata sul vicino waterfront marittimo. Sempre in copertura si trovano un caffè,

lo shop, una biblioteca e un’ampia terrazza all’aperto con viste panoramiche sul porto e sulla città. Allo stesso tempo, il complesso è anche un progetto FutureBuilt pilota, con soluzioni pensate per ridurre di almeno il 50% l’emissione di gas serra rispetto a un edificio convenzionale di analoghe dimensioni. Una strategia perseguita sia con una morfologia particolarmente compatta dell’edificio sia con il ricorso all’acqua di mare e al teleriscaldamento per la climatizzazione. In cantiere si è fatto uso di cemento a basso contenuto di carbonio e di acciaio da riciclo.



› WORK IN PROGRESS

CHENGDU LE TONINO LAMBORGHINI TOWERS DI MARCO PIVA Un basamento multifunzionale che si estende per sette piani collega le due torri del complesso Tonino Lamborghini in via di completamento a Chengdu. Alte entrambe 180 metri, le torri ospitano 500 appartamenti full service e un hotel cinque stelle lusso del brand del lifestyle italiano, mentre al podio sono affidate funzioni commerciali e culturali, tra cui il Teatro Sichuan, che sostituisce l’edificio storico che sorgeva sul sito. Il nuovo teatro, che occupa cinque dei sette livelli del podio e a cui si accede sia da strada sia dal terzo piano, diventa ora uno spazio ad alte prestazioni luminose e acustiche, enfatizzando in chiave contemporanea gli elementi della tradizione teatrale cinese. Anche per quanto riguarda l’hotel e gli appartamenti, lo Studio Marco Piva ha sviluppato una ricerca sui caratteri formali e funzionali degli spazi, sulle tecnologie e sui materiali per fondere la tradizione culturale cinese e il design italiano e ottenere una continuità progettuale tra architettura e interior design. Gli spazi comuni sono caratterizzati da materiali pregiati, forme e fasci di luce dal taglio deciso, effetti ottici e di frammentazione delle superfici dettati dal ritmo dei materiali, uso scenografico della luce e pannelli decorativi e elementi di arredo custom. Marmi molto decorativi, [ 56 ]

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linee verticali e elementi circolari sono alcuni degli elementi ricorrenti negli spazi dell’albergo e degli appartamenti, interpretati secondo la tradizione italiana legata all’estetica, alla funzionalità e all’emozione. Particolarmente scenografica la piscina al settimo piano, con una cascata su una parete panoramica vetrata e un gioco di luci su quella opposta.

Render del nuovo teatro di Sichuan, realizzato su cinque dei 7 piani basamentali del complesso. Sotto, una vista del cantiere (courtesy SMP).

Località Chengdu Committente Chengdu Donghe Real Estate Ltd Progetto architettonico Studio Marco Piva in collaborazione con Donghe e JHM Hotel e appartamenti 14.748 mq circa 210 camere e 500 appartamenti Sichuan Theatre 500 mq Cronologia 2019 - in corso


Progettiamo spazi in cui la qualità incontra la tecnologia più avanzata, fondendosi in un equilibrio perfetto. Questa è l’essenza della nostra cucina. Una cucina nata per soddisfare la passione ed i desideri degli chef più esigenti. Seguici su

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PIAZZA DELLA COMUNITÀ EUROPEA AD APRILIA UN PROGETTO DI SPAZIO PUBBLICO CHE NASCE DAL BASSO

Vincitore del premio Urbanpromo 2020 per la rigenerazione ambientale, economica e sociale e presente al Padiglione Italia della 17. Biennale di Architettura di Venezia, il progetto multidisciplinare Prossima Apertura ha interessato l’insieme degli spazi pubblici del quartiere Toscanini di Aprilia, con al centro la piazza. Oltre 8.600 metri quadrati che si sviluppano tra edifici a destinazione residenziale. Fino a pochi anni fa il luogo si presentava come un vasto spazio in stato di abbandono, un’area posta a 3 metri al di sotto della quota stradale, soprannominata “la buca” dagli abitanti del quartiere, che avevano l’abitudine di gettarvi i rifiuti direttamente dal balcone. Nel maggio 2019 una grande insegna con la scritta Prossima Apertura venne posta al margine dell’area. Ciò che aveva la forma di una pubblicità intendevaper avviare LABORATORIO CIBO

un dialogo con i residenti e innescare un desiderio di partecipazione. È così che ha preso forma il progetto originato dal gruppo multidisciplinare composto, tra gli altri, dagli architetti di Orizzontale, dagli esperti di esplorazione psicosociale NOEO vincitore del “Concorso di idee per la riqualificazione di 10 periferie urbane” bandito nel 2016 dal Mibact e dal Cnappc. La nuova piazza si articola su tre livelli. Alla quota della strada la piazza alta ospita il ring, una struttura in ferro a maglia regolare pensata per l’incontro tra più generazioni. La quota intermedia svolge funzione di connessione, con scale, gradonate e scivoli che delineano su due lati un sistema di percorrenze libero e accessibile a tutti e che conduce alla piazza bassa, un’area libera di 2.400 mq immaginata per accogliere eventi e attività LABORATORIO SPETTACOLO

collettive, con una pavimentazione in cemento industriale. Al centro, una sinuosa seduta a nastro delimita un’area verde di 300 mq: si tratta dell’oasi. Superata la piazza, l’intervento si estende al Parco Europa, un’area verde di 35.000 mq dove uno spazio sottoutilizzato diventa aula aperta e vivaio collettivo.

Località Aprilia, Piazza della Comunità Europea Progettisti Orizzontale (Margherita Manfra, Roberto Pantaleoni, Giuseppe Grant, Nasrin Mohiti Asli, Stefano Ragazzo), ADLM Architetti (Marco Di Giorgio, Maurizio Moretti, Mauro Zangrilli) Ricerca psico-sociale NOEO (Giorgia Cioccetti, Antonio Chimienti, Samuele Cocci, Valentina Nannini) Graphic Art Mimmo Rubino (Rub Kandy) Finanziamento 1.250.000 euro Cronologia 2016 (concorso di idee) - 2019 (inizio lavori) aprile 2021 (completamento) INAUGURAZIONE PIAZZA

Sopra, la piazza vista dall’alto (ph. ©Nicola Barbuto). Qui accanto, le assonometrie che evidenziano i tre ambiti in cui si sviluppa (©Orizzontale e ADML).

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WOJO Tolbiac, Paris.

In Tétris, lasciamo che sia lo spazio a parlare. Nel 2020, abbiamo realizzato più di 750.000 m2 di spazi innovativi per aziende consapevoli del profondo cambiamento nel rapporto tra luoghi e persone, in tutti i settori industriali.

Design you can feel tetris-db.com

@tetris_fit-out

@tetrisdesignxbuild


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Vincenzo Latina Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana 2012 con il Padlglione dell’Artemision a Siracusa e Premio Architetto Italiano 2015, Vincenzo Latina (Floridia, 1964), laureatosi in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia, è professore associato di Composizione Architettonica e Urbana presso la sede di Siracusa dell’Università degli Studi di Catania. Partecipa a concorsi nazionali e internazionali, ottenendo importanti riconoscimenti. I suoi lavori di architettura – alcune residenze e soprattutto interventi di recupero del costruito – sono realizzati soprattutto in ambito regionale.

Sopra e a destra, i 388 fori nella parete della cava, di notte appariranno come le stelle che guidavano i naviganti. Sotto, l’area umida e la barca carbonizzata (courtesy Vincenzo Latina).

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› ARCHIWORKS

ESSENZIALE E SILENZIOSO, IL PROGETTO DI VINCENZO LATINA TRASFORMA UNA CAVA DI PIETRA DELL’ISOLA IN TEATRO NATURALE E MEMORIALE DELLE MIGRAZIONI

LAMPEDUSA

DALLA ROCCIA VERSO IL CIELO Il 3 ottobre 2013 nelle acque di Lampedusa, al largo dell’isola dei Conigli, avvenne un naufragio con 368 migranti annegati e 20 dispersi. Il prossimo 3 ottobre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurerà a Lampedusa il Memoriale delle Migrazioni disegnato da Vincenzo Latina, che ha trasformato l’assenza di quelle vite perdute in 388 fori nella parete sud-est di una cava di roccia. Qui, all’imbrunire, verranno adagiate 388 fiammelle che, come le stelle di una costellazione che guida i naviganti nella loro rotta, guideranno gli uomini di buona volontà

verso la speranza. La speranza in una vita degna di essere vissuta che anima i migranti; la speranza che il Mediterraneo torni a essere luogo di struggente bellezza e non più di morte; la speranza che il punto più estremo d’Europa, eppure già posato sulla placca continentale africana, sia soglia aperta dell’Europa. Luogo di pace, meditazione e preghiera aperto a tutte le religioni, il memoriale fa parte del progetto di recupero e trasformazione delle cave situate fra Punta Sottile e Cala Francese: un’area di circa 6.500 metri quadrati con una profondità di sca-

vo che varia tra 2 metri e un massimo di 4,5 metri. Seppur minima, la profondità degli scavi impedisce di vedere l’orizzonte ma consente di percepirlo e di cogliere, come accadde a Giacomo Leopardi, l’infinito. Con interventi mirati e minimali che preservano la bellezza quasi mistica del luogo, l’opera di valorizzazione culturale e restauro ambientale trasforma la cava di maggiori dimensioni in un Teatro Naturale, riutilizzando e livellando i detriti e i resti dei blocchi di pietra per costruire il proscenio e incastonando nel piano di

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› ARCHIWORKS cava la scalinata, dolcemente inclinata, che forma una platea da 500 posti. Il progetto prevede anche l’installazione, all’interno della cava, di una delle barche sequestrate dei migranti, che verrà sottoposta alla tecnica giapponese della carbonizzazione superficiale chiamata “Shou Sugi Ban”, risalente al ‘700. Una tecnica che chiudendo i pori con il vapore e il calore rende il legno impermeabile all’acqua e resistente alle muffe e ai funghi. Una barca fossilizzata come metafora dei popoli che nei millenni hanno solcato il Mediterraneo. Sono previsti infine interventi di reintegrazione naturalistica con la messa a dimora di specie vegetali autoctone, capaci di resistere alle estreme condizioni meteorologiche. Una capiente cisterna interrata raccoglierà le acque meteoriche in eccesso, indispensabili alle nuove colture durante l’arida stagione estiva. Solo nella parte interna della cava verrà realizzata un’area umida, con la presenza di vegetazione elofita acquatica, al fine di favorire la presenza della fauna locale

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Il sito di progetto si trova nei pressi dell’aeroporto, sulla costa sud-est di Lampedusa. Sotto, lo stato attuale della cava e, nel fotoinserimento, lo stesso luogo dopo l’intervento qui previsto (courtesy Vincenzo Latina).


Metalworks Spa - Castelli Calepio (Bg)

L’eco di un forte passato industriale. Dall’esperienza di IPM Italia la pavimentazione continua in resina per rinnovare senza demolire in soli 3 mm. IPM Fabrika, rivestimento ispirato ai pavimenti in calcestruzzo, un tempo usati nell’industria e nei laboratori artigianali, conferisce alla superficie design e solidità. Può essere applicato in verticale anche su pareti. Disponibile con IPM Sanix - Innovativa tecnologia IPM Italia per ottenere superfici più igieniche e protette dagli agenti esterni. IPM Italia Srl - Via delle Industrie 23 - 20884 Sulbiate (MB) - Tel. 039.6883166 - commerciale@ipmitalia.it - www.ipmitalia.it


› ARCHIWORKS

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› ARCHIWORKS

CHIESA DI SANTA MARIA GORETTI, MORMANNO

COM’È ORGANICO

IL BAROCCO

IN FORME DINAMICHE E CON UN MINIMALISMO FORMALE CHE ENFATIZZA GLI ELEMENTI SIMBOLICI IL NUOVO COMPLESSO DI MARIO CUCINELLA ARCHITECTS EMERGE IN UN PAESAGGIO NATURALE INCONTAMINATO

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› ARCHIWORKS

Mario Cucinella, Hon. FAIA, Int. Fellow RIBA Fondatore di Mario Cucinella Architects, studio di progettazione internazionale con sede a Bologna, Milano e New York, Mario Cucinella è conosciuto a livello internazionale per la solida esperienza nella progettazione architettonica basata sulla ricerca legata ai temi della sostenibilità secondo un approccio olistico. Nel 2015 costituisce a Bologna S.O.S-School of Sustainability, programma post-laurea per la formazione di nuove figure professionali nel campo della progettazione sostenibile. Nel 2018 è stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia con Arcipelago Italia. Nel 2019 ha lanciato Mario Cucinella Design con la collezione Building Objects, ispirata ai suoi progetti di architettura. L’importanza del suo lavoro è stata riconosciuta con la Honorary Fellowship dell’AIA e l’International Fellowship del RIBA. www.mcarchitects.it

Accanto e in apertura, il bianco volume sinuoso della chiesa di Santa Maria Goretti. Leggeri sfaldamenti dell’involucro in coincidenza con l’ingresso generano un’incisione lieve dal forte valore espressivo. Il complesso è stato inaugurato lo scorso 21 marzo. A destra, sul retro della chiesa gli edifici del complesso parrocchiale (ph. ©Duccio Malagamba).

Planimetria del sito, dove trova spazio anche un orto. Gli spazi parrocchiali si articolano intorno a una corte verde. A destra, schema del funzionamento bioclimatico del complesso (disegni courtesy MC A Mario Cucinella Architects).

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› ARCHIWORKS

È

un peccato che l’esperienza dei Progetti Pilota, i concorsi indetti dalla Conferenza Episcopale Italiana, si sia da tempo conclusa. In sei edizioni, l’iniziativa coinvolse più di 120 team di progettisti avvicinando gli architetti al tema dello spazio sacro contemporaneo e produsse risultati di grande valore. Esemplare in questo senso il complesso parrocchiale di Santa Maria Goretti di Mario Cucinella Architects, uno dei tre progetti vincitori dell’edizione 2011 e inaugurato il 21 marzo scorso a Mormanno – remoto paese della Calabria interna, nel Parco Naturale del Pollino ai confini con la Basilicata – in un paesaggio montano di rara bellezza. Una chiesa fatta di “materia e luce”, come l’ha de-

finita Mario Cucinella: materia e luce che, a partire dal taglio del portale d’ingresso che disegna una croce lungo tutti i 16 metri di altezza dell’edificio, manifestano i simboli del sacro con una semplicità colta, ispirata alle forme dinamiche del barocco ripulite dei segni e della monumentalità con cui il Concilio di Trento affermava la supremazia del rito cattolico dopo la scisma di Lutero. La pianta è un capolavoro: ruotata di 45°, la croce greca inverte le relazioni tra atrio e abside, navata e transetto e rende democratica l’aula dell’Assemblea: protetti dalle sinuosità dell’involucro, tutti i fedeli sono uguali di fronte all’altare, rialzato solo di due gradini dal pavimento in cemento. Lo stesso cemento che riveste il sagrato esterno, più un

percorso che una piazza per adattarsi alla morfologia del luogo, poco a nord del centro storico di Mormanno. In questa relazione con il luogo e non solo nelle forme dell’involucro consiste l’organicità dell’opera, che nei vicini ambienti del complesso parrocchiale, anch’essi parte del progetto, si manifesta con un tetto verde in copertura e una corte interna ombreggiata dagli alberi. Lungo l’involucro esterno della chiesa 14 formelle in creta, realizzate dai bambini di Mormanno in didattica a distanza, su progetto dell’Artista Giuseppe Maraniello, raccontano la Via Crucis. L’episodio della crocifissione è narrato attraverso una finestra che guarda al crocefisso interno alla chiesa; Il 6

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› ARCHIWORKS

La pianta della chiesa e due fotografie dell’interno, caratterizzato da grandi veli traslucidi che, appesi in sommità, modulano la luce proveniente dai lucernari posti in copertura (ph. ©Duccio Malagamba).

“Nello studio delle forme abbiamo cercato l’equilibrio, la capacità di coniugare i momenti sacri con la fruizione liturgica della chiesa. Progettare una chiesa è un messaggio di continuità con lo spirito dell’arte che ha attraversato imperturbato i secoli” Mario Cucinella

CREDITI giugno, data di morte della Santa a cui è dedicata la Chiesa, un raggio di luce si allinea alla finestra illuminando completamente il crocefisso. L’interno è pervaso dalla luce naturale che penetra dall’alto e, riverberata attraverso le pieghe di veli traslucidi appesi al soffitto che come drappi scenici riempiono lo spazio centrale, crea un’atmosfera intima e raccolta. Facendo convivere in modo armonico Architettura e Arte, il progetto si avvale di materiali legati alla tradizione come la pietra, il bronzo e il mosaico, che si confrontano e dialogano con l’eco contemporanea dell’impianto barocco. Le opere scultoree realizzate dall’artista Giuseppe Maraniello – ambone, custodia eucaristica, fonte battesimale, figu[ 68 ]

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ra della Vergine – riprendono le forme fluide delle pareti. Gli arredi in legno e acciaio, disegnati da MC D - Mario Cucinella Design, sono stati volutamente pensati con un design minimale e austero che mette in risalto gli elementi architettonici e scultorei. Alla sostenibilità del progetto – si tratta del primo complesso parrocchiale in classe A – contribuiscono le strategie passive che da anni caratterizzano la progettazione dello studio bolognese, con lo spessore dell’involucro, la ventilazione naturale, il riscaldamento radiante alimentato a biomassa, la raccolta di acqua piovana per l’irrigazione di un orto di comunità realizzato dietro la canonica

Località Mormanno (Cs) Committente Diocesi di Cassano allo Ionio Progetto architettonico Mario Cucinella Architects Gruppo di Progetto Architettonico Mario Cucinella, Luca Sandri (Responsabile di Progetto) Alberto Bruno, Alberto Casarotto (concorso) Emanuele Dionigi, Enrico Pintabona, Michele Roveri (esecutivo-definitivo)

Artista Giuseppe Maraniello Liturgista Don Amilcare Zuffi Progetto Strutturale Milan Ingegneria Progetto Impiantistico Paolo Scuderi, Riccardo Giannoni Direttore Lavori Gaetano Leto RUP Raffaele Boise Impresa costruttrice Generali Costruzioni Area netta 950 mq Cronologia 2013-16 (progetto) 2016-21 (cantiere e consegna)


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“Il calcestruzzo domina il progetto, ne detta scansioni geometriche e colori che si innestano in equilibrio con il paesaggio agricolo. Collaboranti con il territorio, i materiali e le forme costruiscono una vera e propria architettura per la logistica, segno e non oltraggio” Alfonso Femia

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NUOVO POLO LOGISTICO VIMAR, MAROSTICA

IL PAESAGGIO DI MAROSTICA LA RELAZIONE CON IL TERRITORIO E LA LUCE, FILTRATA DA ELEMENTI PREFABBRICATI AD HOC, SONO I TEMI PROGETTUALI CHE GUIDANO LE SCELTE DI ATELIER(S) ALFONSO FEMIA

A sinistra, vista sul prospetto Ovest, che si dichiara quale fronte principale del nuovo complesso. Sopra, la composizione modulare e materica dei pannelli prefabbricati conferisce all’edificio coerenza con gli elementi significativi del paesaggio: il territorio agricolo, l’abitato e il castello sullo sfondo (ph. ©Stefano Anzini).

In questi ultimi anni gli insediamenti per la logistica hanno assunto un rilievo sempre maggiore in campo immobiliare, spesso con ricadute problematiche sul paesaggio. Un tema rispetto al quale il progetto per il Nuovo Polo Logistico Vimar a Marostica di Atelier(s) Femia, a differenza di molti altri interventi disseminati sul territorio, dimostra un raro livello di consapevolezza. Questo progetto, nato dalla necessità dell’azienda di trasferire in un’area di proprietà magazzini e uffici attualmente distribuiti in diverse località, parte da un piano di urbanizzazione dell’area, sempre su progetto di Atelier(s) Femia, e si sviluppa fino alla gestione del cantiere e al

collaudo finale. L’area è ubicata strategicamente lungo uno dei principali assi di accesso alla città e l’intervento e il progetto, concentrandosi sulla composizione volumetrica dell’edificio, tengono conto delle diverse condizioni di rapporto con l’intorno: il paesaggio agricolo preesistente, la percezione del centro di Marostica verso Sud e la visuale sul castello a Nord. Dal punto di vista funzionale il nuovo volume edificato è suddiviso in tre aree principali: il magazzino del prodotto finito, il magazzino dei semilavorati e la produzione, affiancati da un polo destinato alle centrali tecnologiche e da zone adibite a uffici e servizi. Un primo comparto di intervento, comprenden-

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Atelier(s) Alfonso Femia/AF517 Ideatore e co-fondatore nel 1995 di 5+1, lo studio che diventa 5+1AA nel 2005 e cambia poi la propria denominazione in Atelier(s) Alfonso Femia nel 2017, Alfonso Femia è stato docente alla Kent State University di Firenze, alle facoltà di Architettura di Ferrara e di Genova e visiting professor all’Università di Hong Kong. Nel 2019 è stato direttore artistico della terza edizione della Biennale di Pisa. Tra i suoi progetti più recenti: Les Docks a Marsiglia, la sede BNL-BNP Paribas a Roma, la Dallara Academy a Parma e The Corner Milano. Attualmente sono in corso i progetti urbani di La Ciotat, Montpellier, Lione, Tolosa, Avignone, Marsiglia, Tashkent, Milano, Algeri, La Spezia e a Roma (riqualificazione e recupero del complesso della prima Zecca d’Italia). www.atelierfemia.com

Sopra, planimetria generale, dove emerge la distinzione in comparti e le fasi di intervento. Accanto, il prospetto Sud e un dettaglio degli elementi prefabbricati con i particolari tagli (ph. ©Stefano Anzini).

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1300cm

639cm

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511cm

40 39 38 37 36 35 34 33 32 31 30 29 28 27 26 25 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1

FASE 2

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sezione BB_scala 1:200

IVECO

FASE 2

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sezione DD_scala 1:200

te magazzini e superfici annesse, è di carattere prevalentemente industriale, con ambienti di altezza complessiva di 10,50 metri a un unico piano e strutture e tamponamenti prefabbricati. La parte dell’edificio costruita nella seconda fase è invece adibita a produzione, uffici e servizi e si sviluppa su due piani: il primo di produzione di circa 6 metri di altezza, il secondo, a pianta libera, suddiviso in area produttiva a Est e uffici e servizi a Ovest. Quest’ultimo è contraddistinto dall’inserimento di grandi patii a giardino, che rappresentano importanti spazi di mediazione tra interno ed esterno, tali da garantire caratteri-

Evidenti nelle sezioni la parte industriale di 10,50 m di altezza e la parte a due piani con produzione e uffici. Sotto, una vista sui patii interni (ph. ©Stefano Anzini).

stiche ideali di illuminazione e aerazione. Oltre ai semplici spazi legati all’attività e alla produzione il programma mette a disposizione importanti ambienti aggiuntivi. Tra questi una mensa aziendale, collocata sul lato Nord – con un affaccio su terrazza verso il castello di Marostica e su uno dei patii interni adibiti a giardino – e una zona dedicata al relax dei dipendenti, posizionata tra due patii garantendo luminosità e visibilità verso l’esterno. Sul lato Sud, subito sopra la hall d’ingresso, si attesta un’area destinata a ospitare sale riunioni e spazi per la formazione. Si è scelta questa posizione per garantire un accesso diretto ai

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MARMI FAEDO Per la pavimentazione di diversi spazi della nuova sede Vimar lo studio Femia ha scelto i marmi Faedo. L’elegante Grigio olivo fiammato è stato utilizzato per la pavimentazione galleggiante delle terrazze. Grazie alla sua tonalità neutra si sposa perfettamente con gli ambienti interni ed esterni. Si differenzia per le proprietà tecnico-meccaniche certificate che limitano l’assorbimento dell’acqua e lo rendono resistente all’abrasione, al sale, al gelo, all’inquinamento. Ideale per pavimenti e rivestimenti di pareti interne, bagni, cucine, e complementi d’arredo, oltre a facciate ventilate e incollate, pavimentazioni, piscine. Sempre in marmo le scale: in Grigio olivo levigato e Fossil grey. Una pietra quest’ultima con toni cromatici molto interessanti, che vanno dal grigio chiaro al grigio scuro con sfumature dorate. Versatile e resistente, può essere impiegato in tutti i tipi di progetti, dalle facciate alle cucine, fino all’arredo bagno (ph. ©Stefano Anzini). www.marmifaedo.com

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In questa pagina alcune viste dell’area uffici e, sotto, una porta che mette in comunicazione con l’area produttiva. Cura dei dettagli e uso dei colori rendono bello e gradevole l’ambiente di lavoro (ph. ©Stefano Anzini).

CREDITI Località Marostica (Vicenza) Committente Vimar Spa Progetto architettonico e paesaggistico Atelier(s) Alfonso Femia

Architetti Alfonso Femia, Simonetta Cenci Coordinamento Simonetta Cenci Responsabili di progetto Francesca R. Pirrello, Luca Bonsignorio

Gruppo di progettazione Lorenza Barabino, Luca Bonsignorio, Simonetta Cenci, Alfonso Femia Enrico Martino, Francesca R. Pirrello, Carola Picasso Francesca Recagno, Michela Scala

Collaboratori Vittoria Paternostro, Elena Molfino Carlo Occhipinti, Stefano Cioncoloni, Sara Massa Silvia Porta, Laura Nazzari Ingegneria strutturale, impiantistica e ambientale FOR Engineering Architecture

Strutture prefabbricate Sipe Pannelli prefabbricati Styl-Comp Controsoffitti e pareti Siniat, Gyproc Pavimenti Ceramica Sant’Agostino, Marazzi, Liuni, Artigo Porte scorrevoli ingresso Geze Marmi scale e terrazze Marmi Faedo Boiserie, arredi su disegno e a misura, partizioni aree meeting, porte Roversi Corpi illuminanti Castaldi Lighting, Disano, 3FFilippi Superficie fondiaria 52.612,62 mq Superficie utile 44.303 mq Investimento 27 milioni di euro Cronologia 2015 –2019 [ 74 ]

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Sul lato nord del complesso, la mensa (a sinistra e sotto) ha un affaccio su terrazza verso il castello di Marostica. In basso a sinistra particolari decorativi interni. Sotto, una vista dell’ingresso (ph. ©Stefano Anzini).

visitatori esterni tramite la hall principale. La zona uffici è localizzata lungo il fronte Ovest, che si dichiara quale fronte principale. Tali spazi sono accessibili tramite un corridoio centrale di collegamento lungo l’asse sud/nord. Questa disposizione permette di avere uffici affacciati verso l’esterno lungo la facciata ovest, e uffici con affaccio interno sul patio. Tra gli interventi recenti nel campo della logistica e della produzione, il progetto del nuovo polo logistico Vimar si distingue per l’attenzione al contesto e per l’identità dell’intervento, ottenuta tramite la coerenza compositiva e un sapiente utilizzo di elementi prefabbricati modulari e ricorrenti. Questo dimostra che, malgrado le dimensioni e le caratteristiche del programma, è possibile realizzare progetti architettonicamente significativi e capaci di rapportarsi al luogo

CESARE ROVERSI Specializzata da più di 70 anni in architettura di interni e arredi per uffici, alberghi e residenze, l’azienda Cesare Roversi di Moglia (Mantova) realizza prodotti seriali e su misura, garantendo un accurato servizio di progettazione, assistenza, trasporto e montaggio. Nel progetto Vimar i séparés e le boiseries a listelli in legno di rovere nell’ingresso principale, nelle zone meeting e nella mensa sono stati realizzati su disegno di Atelier(s) Alfonso Femia, così come il banco reception rivestito in Ceppo di Gré, la panca laterale e l’armadiatura a misura. Nelle aree meeting sono state realizzate anche tutte le pareti vetrate con profili in legno massello in finitura rovere naturale e le porte cieche con finitura impiallacciata rovere naturale e maniglia in acciaio inox. www.roversi.it

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LAPITEC Il Lapitec, in lastre XXL nella nuance Nero antracite e finitura Vesuvio, caratterizza le superfici verticali e la copertura a falde di questa abitazione. Oltre che per le sue caratteristiche estetiche, il Lapitec è stato scelto da Giorgio Parise per le performance tecniche: ha una superficie completamente priva di pori e quindi inassorbente, resiste a sbalzi climatici, agenti atmosferici e chimici e assicura le migliori condizioni igrotermiche interne durante la stagione estiva e invernale. È inoltre riciclabile a fine vita e ha una durata potenzialmente eterna. www.lapitec.com

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SOSSANO, VICENZA MATERIALI NATURALI SOLUZIONI ENERGETICHE SOSTENIBILI E UNA STRETTA CONNESSIONE TRA INTERIOR E AMBIENTE ESTERNO NEL PROGETTO DELL’ARCHITETTO GIORGIO PARISE

L’abitazione, inserita in un parco di 5.000 mq, si caratterizza per le facciate composte di diversi materiali come pietra sinterizzata, legno e trachite.

VILLA A EMISSIONI ZERO L’architettura residenziale disegnata da Giorgio Parise nel basso vicentino nasce come sintesi progettuale tra la tipologia rurale e un modello abitativo contemporaneo. Due anime diverse, due approcci e linguaggi che la casa accoglie e armonizza, radicandosi nel paesaggio compreso tra i colli Berici e quelli Euganei. Il primo riferimento agli elementi costruttivi tipici della zona definisce il basamento dell’edificio, sviluppato secondo un impianto a L, cui si aggiunge un’ulteriore addizione, e una superficie complessiva di circa 920 mq: dall’esterno, la fascia corrispondente al piano terra è realizzata interamente in trachite, materiale lapideo tipico della zona trattato in ‘scorsi’ (gli scarti di taglio dei blocchi in pietra) con pezzature fuori scala. La sua ruvidità contrasta con le altre porzioni dell’involucro, come i grandi

serramenti protetti anche da brise-soleil, legno e lastre XXL in Lapitec nella nuance Nero Antracite e finitura Vesuvio, che caratterizzano invece alcune superfici verticali e la copertura a falde. Si incontrano così, lungo i prospetti della villa, diversi materiali: la pietra sinterizzata, qui combinata a legno e trachite, è frutto di una miscela di minerali 100% naturali ed è utilizzata in lastre di grandi dimensioni, dai profili puri e dalla geometria essenziale, secondo una modalità di facciata ventilata valorizzata da performance tecniche di alto livello. La riduzione dell’impatto ambientale è stato di fatto uno dei parametri più importanti nel progetto sviluppato da Parise, che ha associato quindi alla scelta dei materiali l’adozione delle tecnologie necessarie per rendere la casa autosufficiente dal punto di

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Giorgio Parise Lo studio nasce a metà degli anni Novanta dedicandosi da subito alla progettazione e realizzazione di spazi in ambito residenziale caratterizzati per la cura del dettaglio e la propensione sartoriale nella cura degli interni. Esperienze con vari protocolli costruttivi e certificazioni come Casaclima e Leed determinano le nuove frontiere dello studio specializzato in ristrutturazioni, riconversioni e recuperi del patrimonio esistente in ambito storico e non, in un’ottica di eco-sostenibilità e ricerca. Sensibile al mondo della grafica e del design, lo studio opera anche in ambito industriale con creazioni di serie e con opere artistiche. www.giorgioparisearchitetto.it

vista energetico, come l’applicazione sulle falde di copertura in pietra sinterizzata, inclinate a 30°, di pannelli fotovoltaici per l’alimentazione delle pompe di calore. La geotermia e l’impianto domotico che ottimizza la gestione delle singole zone interne con il conseguente risparmio energetico, benessere e comfort per gli abitanti, contribuiscono a certificare la casa a emissioni zero. L’abitazione è inserita in un grande parco di 5.000 metri quadrati ritmato da percorsi e dai volumi scultorei della struttura di cui una parte risulta quasi sospesa su una vasca d’acqua con piante e pesci. In corrispondenza dell’incrocio tra i bracci dell’architettura è posto l’ingresso principale. Qui si apre un ambiente interno a doppia altezza con il living, dove sono previsti inserti in Lapitec nella stessa nuance e finitura della facciata, [ 78 ]

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la zona pranzo e la cucina affacciate sul giardino tramite ampi serramenti. La scala conduce a un lungo ballatoio, che si conclude nella zona notte, con la camera padronale con accesso diretto al tetto verde creato sopra l’area dedicata alla spa, unica addizione alla morfologia a L del progetto. Affacciata sulla piscina esterna, la zona benessere comprende infine una sauna, un bagno turco, una vasca idromassaggio e una doccia emozionale, con vetrate a tutta altezza che permettono il contatto diretto e continuo con il verde esterno

CREDITI Località Sossano Committente Privato Progettazione Giorgio Parise Rivestimenti esterni e coperture Lapitec Pavimenti e rivestimenti interni PIBA marmi Graniti Fiandre, Garbelotto, Minuzzo

Schermature solari e tendaggi esterni Griesser Cronologia Progetto 2015 - Fine lavori 2021


› ARCHIWORKS

Aperto verso il giardino con grandi finestrature, il living a doppia altezza si distingue per l’impiego di materiali e finiture che richiamano le scelte progettuali dell’esterno.

GRIESSER

La tenda veneziana metallica Metalunic v di Griesser si integra armoniosamente con la facciata, le finiture e gli arredi.

Per la villa di Sossano l’architetto Parise ha esaminato ogni dettaglio funzionale, estetico e costruttivo. Per le grandi superfici vetrate ha selezionato Metalunic, la tenda veneziana metallica di Griesser, il cui elemento caratteristico è la mancanza di collegamenti verticali visibili tra le lamelle. Il meccanismo, alloggiato nel profilo di guida e pertanto adeguatamente protetto e incassato, risulta di fatto parte integrante dell’edificio. Oltre alla pulizia estetica, la committenza chiedeva un prodotto solido, robusto e duraturo, in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza e di comfort ambientale, senza tralasciare silenziosità e velocità: caratteristiche costitutive del motore soft closing di cui è equipaggiata la tenda Metalunic V. www.griesser.it

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› DESIGNCAFÈ

Tjerk Ruimschotel Architectural Guide London DOM Publishers, Berlino, 2021 280 pp, 230 ill, EN, 38 euro ISBN 978 3 86922 525 8

Anneke Bokern Architectural Guide Rotterdam DOM Publishers, Berlino, 2021 288 pp, 280 ill, EN, 48 euro ISBN 978 3 86922 600 2

Tjerk Ruimschotel Architectural Guide Japan DOM Publishers, Berlino, 2021 608 pp, 1.000 ill, EN, 48 euro ISBN 978 3 86922 696 5

Philipp Meuser / Adil Dalbai Architectural Guide Sub-Saharan Africa DOM Publishers, Berlino, 2021 7 volumi in cofanetto 3.412 pp, 5.000+ ill, EN, 148 euro ISBN 978 3 86922 400 8

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TORNIAMO A VIAGGIARE LE GUIDE ALL’ARCHITETTURA MODERNA E CONTEMPORANEA DI DOM PUBLISHERS

Complici le misure di sicurezza, da un po’ di tempo si è ampliato il solco che separa il racconto – o narrazione, come si usa adesso per non dire mistificazione – dalla realtà. Ciò vale soprattutto per l’architettura, deformata da Instagram e impossibile da conoscere senza percorrerne gli spazi, toccare i materiali, respirare l’aria dei luoghi girovagando nella calura pomeridiana o nella penombra della sera. Possibilmente con una mèta scelta e ragionata con il parere di colleghi che l’hanno fatto prima di noi. Ma possibilmente ancora, senza quei colleghi tra i piedi, perché una cosa sono i giudizi e un’altra le persone, il viaggio in comune, gli orari da rispettare, le scelte gastronomiche e insomma tutta quell’organizzazione capace di rompere amicizie pluridecennali. Le guide sono una buona alternativa, specialmente se non sono banali guide turistiche o pedanti elencazioni di capolavori artistici del passato ma viaggi nell’architettura moderna di città e Paesi che non conosciamo o che crediamo di conoscere. Chi non è stato a Londra o a Rotterdam? Ebbene, sono città che cambiano alla velocità della luce e non le conosciamo nel modo con cui ce le illustrano Tjerk Ruimschotel (che su Londra si occupa però solo di abitazioni) e Anneke Bokern nella nuova edizione delle Architectural Guides di DOM. Forse meno frequentato è il Giappone, a cui l’editore berlinese dedica una volume di più di 600 pagine: poco tascabile ma prezioso specialmente se non abbiamo in programma a breve un viaggio in Estremo Oriente. Infine, realizzata con il contributo di più di 350 autori internazionali, la monumentale pubblicazione in sette volumi che prende in esame 850 edifici e progetti in 49 nazioni dell’Africa sub-sahariana, più che una guida è uno strumento di ricerca pressochè unico per coloro che intendano lavorare nel continente dove si prevede avverrà nei prossimi decenni la maggiore crescita demografica mondiale.

In alto, Nicholas Lacey, residenze Crown Reach, 1983. Londra, 145 Grosvenor Road (ph. ©Tjerk Ruimshotel).


17. BIENNALE INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

COME E DOVE VIVREMO INSIEME? Future Assembly. Studio Other Spaces.


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

Impressioni di viaggio L’IMPRESSIONE È CIÒ CHE SI FISSA NELLA MEMORIA ED È ANCHE LO SPIRITO DI QUESTA BREVE SELEZIONE DI OPERE DELLA 17° BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

Rivolta a un mondo che sta ancora smaltendo i postumi di un anno intero di isolamento sociale, la domanda ‘Come vivremo insieme?’ suona vagamente come una presa in giro. In realtà un evento epocale e inatteso come la pandemia non ha fatto altro che rendere questa 17. Biennale di Architettura ancora più attuale dando libera espressione a sviluppi culturali del tutto inaspettati. La parola chiave è convivenza, ma le questioni sociali che solo fino a qualche anno fa sarebbero state date per scontate, passano in secondo piano rispetto al tema della convivenza, appunto, con un ampio sistema ambientale e biologico. Le problematiche ambientali emergono infatti in modo insistente rivelando – in casi come il padiglione della Danimarca o in Mutual Aid di Pnat – posizioni del tutto originali e coerenti, mentre in molti altri rimangono sospese al livello di rappresentazioni puramente concettuali. Il risultato è una Biennale che certamente alimenta il pensiero, ma che spesso tende a rimanere imprigionata nel mondo delle intenzioni, faticando a trovare una declinazione in architettura. Detto questo, la selezione di opere di un’esposizione così densa come la Biennale di Architettura di Venezia è un compito che si muove in un inevitabile ambito di discrezionalità e che – per via di un percorso di visita inevitabilmente soggetto a interferenze e distrazioni – lascia un importante margine al caso. Per questo motivo, nel contesto di una sintesi così stringata come quella presentata di seguito, credo che il criterio più valido sia semplicemente riproporre ciò che, ricorrendo più all’intuito che all’intelletto, è rimasto impresso. Rimane la consapevolezza di aver accidentalmente escluso opere validissime, la speranza di avere acceso la curiosità, e l’invito a compensare ogni mancanza visitando l’esposizione a Venezia. C.E. [ 82 ]

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How will we live together? Curata da Hashim Sarkis è aperta fino al 21 novembre. 3 le aree tematiche all’Arsenale, 2 al Padiglione Centrale ai Giardini, con un totale di 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi. 4 le partecipazioni fuori concorso. 61 partecipazioni nazionali, 17 gli eventi collaterali ufficiali. How will we play together è il titolo della mostra a Forte Marghera. Comunità resilienti è il tema del Padiglione Italia, curato da Alessandro Melis, con 2 aree tematiche, 14 sotto-sezioni e 3 installazioni curatoriali.

I TEMI AMBIENTALI E QUELLO DELLA CONNESSIONE. UN DIALOGO CON LA CURATRICE DEL PADIGLIONE DELLA DANIMARCA MARIANNE KROGH di Carlo Ezechieli


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TOTALLY CONNECTED In risposta alla domanda How Will We Live Together? uno dei temi centrali e più ricorrenti nella 17. Biennale di Architettura, era quello ambientale. In questo contesto, il Padiglione della Danimarca di quest’anno è stato affidato allo studio Lundgaard&Tranberg, già autori di progetti straordinari come il Tietgen Dormitory e la Royal Danish Playhouse, ma l’aspetto ancora più interessante dell’opera è la rappresentazione, profondamente riferita a temi ambientali, di un principio di connessione, o connectedness, su un’idea della curatrice Marianne Krogh. Anche da questa Biennale sembra emergere un

approccio più profondo verso i temi ambientali. Pensi stia cambiando qualcosa?

Penso che questo problema sia davvero centrale. Ed è stato anche il punto centrale del lavoro con il Padiglione della Danimarca. Siamo partiti dal presupposto che non volevamo proporre soluzioni che alla fine si rivelano essere poco più che rimedi temporanei. Il punto principale è il sistema concettuale di riferimento. Il tutto si è sviluppato intorno al tema della connessione (con-nec-ted-ness è il titolo dell’allestimento), su mio impulso, dopo che un paio d’anni fa mi trovai a partecipare a una marcia di protesta a favore di un’area verde molto vicina alla capitale, una delle

ultime aree verdi non ancora urbanizzate, nei pressi dell’aeroporto. Un autore in particolare, Josefine Klougart, fece un discorso, secondo me molto interessante, affermando che per secoli ci siamo distaccati da ciò che ci circonda, dall’ambiente. La stessa parola natura rivela una sorta di estraneità e naturalmente questo deriva dall’evoluzione del pensiero, della tecnologia, da molte cose, anche positive, ma che oggi determinano una posizione che aspira a collocarci come dominatori sul resto delle specie animali e vegetali. Diceva che se avessimo percepito una connessione tra noi e ciò che circonda, a livelli multipli e profondi, non ci saremmo mai dovuti riunire

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

La curatrice del Padiglione danese Marianne Krogh (ph. ©Laura Stamer) si è laureata in Storia dell’Arte all’Università di Aarhus e ha ottenuto un PhD in Architettura presso la Scuola di Architettura di Aarhus.

in piazza per protestare, perché non sarebbe stato necessario. L’avremmo sentito come un torto verso noi stessi. E questo discorso, che mi ispirò totalmente, riguarda molto da vicino l’architettura. Mi rivolsi pertanto agli architetti Lundgaard&Tranberg per proporre loro una mostra su questo tema, e l’opportunità si presentò con il concorso per il Padiglione della Danimarca alla Biennale di Venezia. Come si è sviluppata l’esperienza del Padiglione?

In verità vedevo le foto del Padiglione prima dell’apertura, senza persone, e sembrava così vuoto, privo di vita. L’abbiamo pensato come qualcosa dove il pubblico fosse una parte vivente, propriamente connessa, dell’allestimento. Abbiamo fatto briefing con una moltitudine di esperti e di esponenti delle più svariate discipline, incluso un cuoco, ma l’idea arrivò solo alla fine. Non è un Padiglione sull’acqua, ma il ciclo dell’acqua è qualcosa di molto efficace per rappresentare il concetto di connessione e della consapevolezza che siamo collegati a una moltitudine di altri elementi all’interno di quel sottilissimo strato di terra, di acqua e di atmosfera che chiamiamo biosfera. Non siamo estranei, non siamo migliori, siamo semplicemente intrecciati a livello multiplo con una moltitudine di altre forme di vita. Facciamo completamente parte di questa rete, anche se insistiamo a chiamarla natura. Provieni dall’arte, dove credo sia fondamentale l’aspetto della narrativa nel proporre nuovi concetti. Il secondo aspetto riguarda il livello di connessione a livello emotivo al quale accennavi raccontandomi la marcia di protesta di Copenhagen. Come vedi il ruolo dell’arte e dell’architettura rispetto a questi termini?

Nasco come storica dell’arte, ma ho un dottorato in architettura. È un approccio interdisciplinare. E devo dire che ho sempre letto una moltitudine di testi relativi ai campi disciplinari più diversi rispetto ai quali l’architettura interviene come contenitore ma talvolta anche come prigione. Rispetto alla architettura, non faccio progetti, non sono un architetto professionista, ma credo che il suo ruolo sia principalmente quello di [ 84 ]

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tradurre dei concetti, di rivelarli, non certo quello di illustrarli. Ho cercato di comporre, non un catalogo, bensì un racconto sul tema della connessione nel libro dal titolo ‘Connectedness’ che ho curato di recente, pubblicato in occasione della Biennale. Pensando infine al mondo dell’industria e del consumo, posso avere nuovi prodotti definiti come sostenibili, ma tutto questo non cambia di una virgola il comportamento delle persone e la loro attitudine nei confronti del mondo che li circonda, con il risultato che qualsiasi cambiamento diventa molto difficile. Quali sono secondo te, oltre naturalmente al Padiglione della Danimarca, le opere più significative in architettura rispetto al tema della connessione?

Sto lavorando ultimamente con alcuni giovani architetti danesi e credo sia una cosa molto stimolante. Sembra che il livello di ricettività dei giovani rispetto a questi temi sia notevolmente più ampio rispetto alle generazioni precedenti. Ma così, senza pensarci troppo, mi è piaciuto molto il Padiglione giapponese. Rappresentava un racconto esteso nel tempo e nella storia, e in qualche modo parlava di con-

nessione. Come del resto il Padiglione degli Stati Uniti, con la sua narrativa che gravita intorno all’evoluzione della costruzione a telaio in legno. Parlavi di natura che viene percepita come qualcosa che sta fuori di noi. La stessa contrapposizione tra natura e artificio è alla base stessa della cultura occidentale. Come vedi oggi il rapporto tra questi due termini?

Se non ci concentriamo, slittiamo immediatamente in questo ragionamento binario, anche se questo è evidentemente una costruzione. Inger Christensen, straordinaria poetessa danese, aveva detto una cosa che trovo bellissima, che non siamo fuori dalla natura e che quando pensiamo ed esprimiamo concetti sulla natura, non siamo altro che la natura che sta ragionando su se stessa. Siamo un insieme di entità viventi che dipendono le une delle altre. Considera che nella realizzazione del Padiglione a un certo punto abbiamo trovato così tante difficoltà tecniche per far funzionare il sistema dell’acqua che qualcuno propose di allacciarci semplicemente all’acquedotto. Ma è chiaro che non era possibile fare una cosa del genere, non solo per


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

i consumi idrici, ma anche perché la chiave dell’installazione era quella di rappresentare la connessione profonda e a livelli multipli con un sistema globale. Abbiamo nominato la tecnologia, evidentemente conta, forse la chiave è semplicemente quella di non confondere gli strumenti con i principi?

Indubbiamente la tecnologia è fondamentale. Alla fine, se raschiamo la superficie di una casa moderna, bianca e minimalista, è piena di impianti. Nel Padiglione abbiamo voluto mettere deliberatamente in evidenza tutto il sistema idraulico, abbiamo ritenuto importante, esporre, spiegare e conoscere. Naturalmente non si tratta di tornare al passato, ma semplicemente di non considerare la tecnologia come qualcosa che da sola risolva i problemi anziché crearli. Pensando al passato ci sono moltissimi concetti, sia in filosofia che in molti altri campi, che richiamano a un principio di connessione universale: penso innanzitutto al concetto di pneuma dei filosofi stoici, una sorta di respiro totale, fino allo shintoismo, almeno in origine, o ad ogni cultura di impronta animista. Come vedi il passato rispetto al presente e come il futuro?

È una domanda difficile, ma posso rispondere affermando che ho una grande fiducia nell’immaginazione umana. Possiamo immaginare che la vita sia differente. È una capacità fantastica di immaginare e dobbiamo davvero comprendere il potenziale di tutto questo. Pensando al passato la nostra società è stata sempre così ossessionata dall’avere sempre di più, dal conquistare, dall’occupare, dal diventare sempre più grandi. Non se ne ha mai abbastanza, ma anche l’idea recente di realizzare delle colonie su Marte – peraltro in condizioni dove per sopravvivere è necessario chiudersi per sempre in tane sotterranee – rientra completamente in questo filone. In realtà c’è così tanto da scoprire e da fare nel mondo che ci circonda, e questa è una cosa che scopro costantemente, anche occupandomi del mio giardino. Viviamo in una moltitudine di livelli e di prospettive. E per questo sono davvero ottimista.

In queste e nelle pagine precedenti alcune immagini del Padiglione danese (ph. © Hampus Berndtson). In alto, concept del progetto di Lundgaard & Tranberg Arkitekter.

Con-nec-ted-ness Commissario Dansk Arkitektur Center

Curatrice Marianne Krogh Progetto di allestimento Lundgaard & Tranberg Arkitekter

PADIGLIONE DANIMARCA

Circuito virtuoso Un gigantesco circuito d’acqua, rigorosamente raccolta in loco, come principio di consapevolezza di noi stessi rispetto a un contesto più ampio, che comprende l’ambiente che ci circonda e i nostri simili. Il concetto mette in risalto temi che negli ultimi tempi sembrano acquisire un ruolo sempre più centrale nel dibattito di architettura e che si potrebbero riassumere con il termine connessione. L’approccio artistico e architettonico di Lundgaard & Tranberg Arkitekter asseconda l’impianto dei due padiglioni e mette in evidenza le tubazioni che li attraversano e i serbatoi all’esterno per la raccolta dell’acqua. Nella sala centrale il pavimento, riciclato da una vecchia palestra, è trasformato in una gigantesca piattaforma galleggiante. Ai visitatori vengono offerte tazze di tè ricavate dalle piante alimentate dal ciclo dell’acqua. In sintesi, l’intera opera consiste di una sequenza di spazi in cui l’acqua penetra, viene messa in scena, percepita dai sensi e lascia di nuovo il padiglione attraverso i corpi, l’evaporazione, la fotosintesi e l’infiltrazione nel sottosuolo. Segue un principio fondamentale di legame tra gli uomini e la Terra che, superando il livello di comprensione intellettuale, aspira, con successo, a un coinvolgimento emotivo.

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

WEITZMAN SCHOOL OF DESIGN

La specie autoestinguente

Padiglione Centrale ai Giardini, immagini dell’installazione What we can’t live without (ph. ©Francesco Galli, courtesy La Biennale di Venezia).

LA DRASTICA RIDUZIONE DI BIODIVERSITÀ È INSIEME CAUSA E EFFETTO DEL RISCALDAMENTO GLOBALE Mentre le soluzioni al problema del riscaldamento globale, drammatico e reale, sembrano esclusivamente concentrarsi sulla riduzione delle emissioni, una questione di portata ancor più micidiale, ma lasciata volentieri in secondo piano, è la recente drastica riduzione di biodiversità che, con il contestuale annientamento degli environmental services pubblici, è una delle cause primarie del riscaldamento globale stesso. Si tratta di un declino progressivo e sistematico di complessità biologica, senza la quale non possiamo sopravvivere, noto anche come Sesta Estinzione di Massa, della quale il genere umano è diretto responsabile. L’interesse dell’installazione della Weizman School of Design risiede precisamente nella capacità di inquadrare questi temi in modo nuovo, ponendo correttamente le domande e proponendo le soluzioni. L’installazione è divisa in tre parti, ognuna con un preciso riferimento scalare. Hotspot Cities fa riferimento alle città più grandi e con la maggiore espansione nelle regioni più ricche di biodiversità del mondo. Ogni città è rappresentata da una carta che evidenzia

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in rosso le aree di crescita urbana prevista entro il 2050, un’espansione che sarà in netto contrasto con le specie a rischio e il rimanente habitat naturale. Su scala maggiore, The World Park propone la creazione di tre aree non contigue ecologicamente ripristinate: tra Alaska e Patagonia; tra Australia e Marocco; e tra Namibia e Turchia. Recuperare significa creare un habitat ininterrotto su scala planetaria, permettendo alla biodiversità di migrare e di adattarsi alla minaccia letale del cambiamento climatico. Ma l’immagine più impressionante, anche se il suo posizionamento è in un angolo, senza darle troppo risalto (forse una sottostima del suo potenziale comunicativo) è quella di Not the Blue Marble. L’installazione offre la veduta simulata della Terra convertita in un paesaggio lunare, privo di vita, visto dal portellone del modulo di rientro dell’Apollo 11 del 1969. Osservando la superficie si notano sparute macchie verdi, la cui estensione coincide con le reali aree protette e incontaminate rimaste sulla Terra: le superstiti isole di biodiversità.

What we can’t live without (at 3 scales) Progetto installazione

Weitzman School of Design

The Hotspot Cities Project digital printing, physical models, wood, chicken bones, 605 × 149 cm

The World Park digital printing,

physical model, acrylic, wood, 267,4 × 491,3 cm

Not the Blue Marble physical model, wood, urethane, projection, 158 × 120 cm


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

REFIK ANADOL STUDIO

Sense of space PENSIERI E EMOZIONI CHE SI TRASFORMANO IN SPAZIO E MATERIA

Sense of Space

Connectome Architecture + Molecular Architecture

Progetto Refik Anadol Studio Team Alex Morozov, Arda Mavi, Brian Chung, Carrie Ha, Christian Burke, Daniel Lee, Efsun Erkilic, Heyji Yang, Ho Man Leung, Kerim Karaoglu, Nicholas Boss, Nidhi Parsana, Pelin Kivrak, Raman K. Mustafa, Refik Anadol, Rishabh Chakrabarty, Tobias Heinemann

In collaborazione con Gökhan S. Hotamıslıgil, Taylor Kuhn, Ty Wishard, Sergio Becerra

Connectome Architecture si focalizza sui vari significati della percezione nel punto di confluenza tra architettura, neuroscienze, arti visive e apprendimento automatico. L’installazione rappresenta questa simbiosi mettendo in mostra una struttura architettonica completamente immersiva, audiovisiva e stampata in 3D, creata tracciando punti dati che riflettono il modo in cui il nostro cervello apprende, ricorda e sperimenta emozioni diverse. Al centro del progetto c’è la collaborazione con l’Human Connectome Project (HCP) che ha raccolto i dati da circa 4.500 persone di diverse fasce d’età sottoposte a una risonanza magnetica. Attraverso un algoritmo di apprendimento automatico addestrato all’uso di questi dati, il progetto genera una macchina che immagina artificialmente le reti neurali umane. Presso il Sabri Ülker Center di Harvard vengono prodotte forme biologiche infinitamente dinamiche e molecolarmente definite con dettagli nanometrici mai raggiunti prima. I dati rappresentano l’imaging, l’annotazione e la segmentazione Fib-Sem di 22.035 sezioni di fegato. In Molecular Architecture queste nuove prospettive definiscono il modo in cui nella vita la forma si collega alla funzione e come l’architettura molecolare determina la salute o la malattia.

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Refik Anadol Studio l’installazione Connectome Architecture all’Arsenale (ph. ©Riccardo De Vecchi).



› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

Architecture of Transitions Progetto e installazione BAAG Buenos Aires Arquitectura Grupal Wood, steel, single models (5), 182 × 182 × 300 cm

BAAG

Transizioni e coesistenze LE QUALITÀ MATERIALI E SPAZIALI DETERMINANO LA QUALITÀ DELLE RELAZIONI Il non chiarissimo testo narrativo dell’opera Architecture of Transitions esposta nelle Corderie non deve distrarre dalla qualità di un lavoro che non solo è un interessante sistema costruttivo ma sintetizza anche, in un’unica efficace immagine, alcuni temi chiave: dalla qualità degli spazi all’interno dei quali avvengono da un lato le relazioni tra persone e tra queste ultime e altre forme di vita, alle caratteristiche, al ruolo della tecnica e dei materiali nella definizione della qualità di un edificio. Sia gli equilibrismi strutturali di questa installazione sia la sua aspirazione a relazionarsi con un contesto ampio e profondo ricordano molto

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direttamente l’approccio ideativo di Junya Ishigami: un involucro virtuale che rispetta i principi dell’arte del costruire, ma che allo stesso tempo ne sfida i presupposti funzionali per dissolversi nello spazio circostante, dal quale è sia avvolto che attraversato. Un sistema tenuto insieme da forze contrastanti, sia concettualmente che staticamente, e la cui realizzazione trova espressione concreta sotto forma di una moltitudine di comunissimi tondini ad aderenza migliorata e semplici blocchi di legno. Confini inesistenti che vogliono coincidere con apertura e assenza di barriere. Un’opera da conoscere e scoprire secondo diversi punti di vista.

L’opera di Baag è equilibrismo strutturale che rispetta i principi dell’arte del costruire ma che allo stesso tempo ne sfida i presupposti funzionali per dissolversi nello spazio circostante, dal quale è sia avvolto che attraversato (ph. ©Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia).


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA LINA GHOTMEH

Cittadella verticale STONE GARDEN. L’EDIFICIO FORTEZZA CHE RESISTE ALLE AVVERSITÀ Malgrado i proclami e le installazioni che spesso si traducono in limitate e immature espressioni di poco più che intenzioni, si tende a dimenticare il ruolo trasformativo e rivoluzionario di una buona architettura. Una buona architettura non produce solamente buoni spazi ma racconta una storia, la mette in scena, traduce aspirazioni e diventa un esempio. La torre Stone Garden di Lina Ghotmeh è in parte tutto questo e una lieta presenza concreta in una Biennale che, pur ricca di stimoli, è forse troppo orientata verso i concetti. Secondo gli autori l’intenzione era precisamente quella di illustrare la capacità dell’architettura di agire come strumento di guarigione e di giocare un ruolo attivo nel costruire una reazione nei momenti di crisi. L’edificio si trova vicino al porto industriale di Beirut, a poco più di un chilometro e mezzo dall’epicentro dell’esplosione che ha devastato metà della capitale libanese nell’agosto del 2020. Il progetto affonda le sue radici nel contesto che lo circonda: un edificio-fortezza, la cui spessa muratura si riempie di cavità abitate, in un paesaggio urbano dilaniato dalla guerra che resiste alle continue avversità. Una massa geometrica e costruita ad arte che oltre che dagli abitanti viene gentilmente invasa dalla vegetazione. Una massa scultorea, imponente, dove la trama, i toni e la matericità del muro diventa la chiave del progetto. Notevole il modello in scala dell’edificio, non raffinato né particolarmente cerebrale ma curato nei dettagli, nella reale articolazione e ricchezza degli spazi interni, che sono visibili da ogni angolatura. Una sorta di antica cittadella storica murata, ma proiettata in verticale e caratterizzata dalla stessa complessità, di integrazione tra edificato e vegetazione, di profondità e di fascino di ciò che ci è stato tramandato dal passato.

Stone Garden, Resilient Living: an Archaeology of the Future Architettura Lina Ghotmeh, Mark Abdel-Shaheeb, François Adelis, India Alarcon Rojas, Donald Au, Malek Pierre Arif, Anna Bukowy, Anna Checchi, Alessandro Colli, Caterina Cicognani, Ambra Chiesa, Selma Feriani, Theïa Flynn, Stephanie Ganahl, Michela Garau, Arthur Gaudenz, Luca Houllemare, Konstanty KosmaMikołajczak, Lucas Macabéo, Silvia Maciel, Federico Mannino, Léa Markatsch, JohannaMattsson, Sovanna Mauve, Alice Mohan, Seyed Mahan Mousavi, Enrique Orts Costa, Pauline Parizot, Sara Saur, Laura Tiron, Roberto Triveli, Paul Youenn, Hussam Zbeeb.

Modelab Marco Galofaro e Ilaria Benassi

Stampa fotografica e metraggio con gli artisti Ali Cherri, Gilbert Hage, Gregory Bouchakjian, Nadim Asfar, leva Saudergaité, Ghassan Salhab

Large Screen film e drone filming Drone film by Chloé Domat, Wissam Charaf

Fotografia su grande schermo Iwan Baan

Il modello in scala di Stone Garden di Lina Ghotmeh, curato nei dettagli, nella reale articolazione e ricchezza degli spazi interni, visibili da ogni angolatura (ph. ©Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia).

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

Luogo di reciproca conoscenza e parlamento di diverse civiltà: l’installazione di Elemental di fronte al canale dell’Arsenale (ph. ©Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia).

Chileans and Mapuche, Building places to get to know each other (Künü), Building places to parley (Koyaü-We) Progetto e installazione Elemental Wooden tripods, steel ring, 1900 × 1500 cm

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ELEMENTAL

Complessità culturale IL PROGETTO DI ELEMENTAL PARTE DALLA VOLONTÀ DI DARE FORMA E FORZA AL TEMA DELLA COMPLESSITA CULTURALE, A UN RIGURGITO DI RESISTENZA ALL’APPIATTIMENTO CHE È SOPRAGGIUNTO PER MOLTE CULTURE DOPO LE ONDATE DI COLONIZZAZIONE È sempre difficile tradurre in architettura programmi basati su concetti astratti, e lo è ancora di più in assenza di qualsiasi riferimento tipologico. Il tema in questione è quello di dare forma e forza al tema della complessità culturale, a un rigurgito di resistenza all’appiattimento che è sopraggiunto per molte culture dopo le ondate di colonizzazione. Come nel caso della tragica perdita di diversità biologica alla quale stiamo assistendo, qualsiasi cosa che non rientri nelle norme e ranghi di un mondo trasformato a nostro uso e consumo tende ad essere omologato oppure confinato e poi annientato. Questo vale per gli animali selvatici come per molte popolazioni indigene. L’installazione di Elemental si confronta proprio su questi temi, con un risultato imponente e architettonicamente interessante. Il progetto segue un programma: la realizzazione di un parlamento, letteralmente un luogo di incontro e dialogo, tra comunità

indigena dei mapuche e colonizzatori cileni. Il termine mapuche proviene da mapu (terra) e da che (popolo). I mapuche e i cileni sono in conflitto fin dalla nascita della repubblica e al centro della disputa c’è sempre stata la questione della terra, rispetto alla quale evidentemente i punti di vista sono sempre stati molto lontani. Negli ultimi tempi la violenza dello scontro si è intensificata. Tra gli interlocutori coinvolti nel progetto ci sono un’organizzazione territoriale mapuche e un’impresa forestale cilena. Entrambi vivono nello stesso territorio, entrambi intendono restarvi ed entrambi si rendono conto che lo scontro non è servito a risolvere il problema. Il possibile processo di riconciliazione, quindi, assume una duplice forma: una condizione che si riflette nell’installazione organizzata come künü (luoghi in cui conoscersi) e koyaü-we (luoghi in cui mettere a frutto).


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

Con ironia, il Padiglione della Gran Bretagna mette in discussione la polarizzazione di pubblico e privato quale strumento di divisione all’interno della società (ph. Cristiano Corte, ©British Council).

GRAN BRETAGNA

Un giardino di amare delizie IL PADIGLIONE BRITANNICO ESPLORA CRITICAMENTE LE NUOVE FORME DELLO SPAZIO PUBBLICO Di fronte alla drastica conversione da uno stato assistenziale a forme di privatizzazione sempre più spinta – che ebbe inizio negli Usa con il governo Reagan e in Gran Bretagna con Margaret Thatcher – le curatrici del Padiglione della Gran Bretagna Madeleine Kessler e Manijeh Verghese reagiscono con un interessante progetto: il Giardino delle Delizie Privatizzate. Con un’ironia à là Monty Phyton, il progetto auspica nuovi modelli di spazio privato a uso pubblico nelle città del Regno Unito. Mette in discussione la polarizzazione di pubblico e privato quale strumento di divisione all’interno della società e chiede, invece, come gli architetti possano lavorare con il pubblico per inventare nuovi paradigmi per migliorare l’uso, l’accesso e la proprietà degli spazi pubblici. Nello spirito del Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch, il padiglione britannico esplora la diversità dello spazio pubblico privatizzato come una condizione non binaria. La domanda complessivamente posta dal padiglione è: in un’epoca in cui le pressioni finanziarie controllano l’evoluzione urbana, come possiamo rivalutare ciò che potrebbe essere uno spazio pubblico privatizzato?

The Garden of Privatised Delights Commissario Sevra Davis, Direttore di Architettura, Design e Moda del British Council

Curatori Manijeh Verghese, Madeleine Kessler (Unscene Architecture)

Espositori Unscene Architecture, The Decorators, Built Works, Studio Polpo, Public Works, vPPR

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA GIULIA FOSCARI / UNLESS

Antartide Bene Comune IL SESTO CONTINENTE È LA PRINCIPALE RISERVA D’ACQUA DEL PIANETA

Antarctic Resolution UNLESS team Eleonora Cappuccio, Sonja Draskovic, Giulia Foscari (fondatore e direttore), Giulio Marchetti, Antonella Mariani, Ines Molinari, Olimpia Presutti, Sabrina Syed, Olympia Simopoulou, Lloyd Sukgyo Lee, Federica Sofia Zambeletti (responsabile del progetto Antarctic Resolution) Artwork Arcangelo Sassolino, sviluppato in collaborazione con Unless Dati scientifici David Vaughan (British Antarctic Survey) Produzione Maurizio Munari, Ermene Spagnolo, Diego Chilò Ricerca, Curatela e Produzione Giulia Foscari / Unless Antarctic Atlas Polar Lab (direttori: Francesco Bandarin, Sol Camacho, Juan Du, Giulia Foscari, Arturo Lyon, Florencia Rodriguez) Infographics Unless e Pomo Book design Unless e Lars Müller Publishers SNOW GOGGLES. Strumenti di resistenza in prestito dallo Scott Polar Ricerca Institute THE ANTARCTIC SUIT. Il primo involucro architettonico D-Air Lab, Dainese: Lino Dainese (founder), Luigi Ronco, Vittorio Cafaggi, Alberto Piovesan, Michele Villani, Giulia Fabbro, Irina Potryasilova, Marco Manuzzi, Nicola Parise; sviluppato in collaborazione con Unless Exhibition Assembly Altrofragile - Lupo Gavioli, Francesco Rovaldi

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Immagini, storia e contemporaneità dell’esplorazione e della recente colonizzazione del continente Antartico (ph. ©Paolo PellegrinMagum Photos e ©Anne Noble). Sotto, l’installazione (ph. courtesy UNLESS, ©Delfino Sisto Legnani).

Con una superficie pari al 10% delle terre emerse, l’Antartide è un Bene Comune del quale non abbiamo ancora preso coscienza. Lontano dall’essere un paesaggio incontaminato, l’Antartide è un territorio conteso, ricco di risorse naturali che potrebbero rivelarsi indispensabili in un mondo che conosce una crescita sempre più rapida della popolazione. Gli strati di ghiaccio che si sono accumulati sul suo suolo – creando una riserva di acqua dolce pari al 70% di quella disponibile sul nostro pianeta – non sono ‘solo’ una sorta di archivio planetario che conserva dati scientifici cruciali per informare improrogabili politiche ambientali, ma sono anche una riserva d’acqua dolce che se si dovesse sciogliere a causa dal riscaldamento globale antropogenico indurrebbe un innalzamento del livello dei mari che sommergerebbe le aree costiere globali. Antarctic Resolution promuove l’elaborazione di un’immagine ad alta risoluzione della realtà complessa del continente, del suo ineguagliabile potenziale scientifico, della sua importanza sullo scenario geopolitico mondiale e delle forme di insediamento antropico sperimentali. Mobilitando generazioni future a intraprendere senza indugio una risoluzione Antartica, con Antarctic Resolution Giulia Foscari / Unless propone di avviare la costruzione di una piattaforma in cui i cittadini – indipendentemente dalla nazionalità – si impegnino in uno sforzo concorde e unanime per programmare il futuro dell’Antartide e, a sua volta, del nostro pianeta.


› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA THE LIVING

Architettura vivente UN NUOVO CONTRATTO SPAZIALE ESTESO ANCHE ALLE ALTRE SPECIE Mentre per secoli ogni artificio umano è stato realizzato con il preciso scopo di escludere ogni forma di vita diversa da quella degli esseri umani, l’installazione Alive: A New Spatial Contract for Multispecies Architecture allestita presso l’Arsenale esplora un’architettura che promuove la convivenza di varie comunità microbiche applicata all’architettura. L’opera immagina un nuovo sviluppo per gli edifici probiotici e le architetture multi-specie. L’installazione è un prototipo di architettura: una stanza costruita con materiale ruvido, organico e poroso e che include macro-spazi per gli esseri umani e micro-spazi per le forme di vita microbica che lo compongono. Concettualmente l’installazione ripropone, nell’ambito di un progetto architettonico, l’idea di un equilibrio simbiotico, presente in biologia a livelli e scale multiple, tra diverse forme di vita, anche tra esseri e comunità microbiche.

Alive, un’architettura simbiotica in cui convivono esseri umani e forme di vita microbica (ph. ©Marco Zorzanello, courtesy La Biennale di Venezia).

Alive, a new spatial contract for multispecies architecture Luffa, plywood, microbes, humans, 360 × 260 × 410 cm

Progetto The Living:

David Benjamin John Locke, Damon Lau, Dale Zhao, Jim Stoddart, Ray Wang, Lorenzo Villaggi, Lindsey Wikstrom

PADIGLIONE ITALIA

Resilienza paesaggio e arte COMUNITÀ VIRTUOSE. IL CASO DELL’ASINARA ESEMPIO DI EQUILIBRIO TRA L’UOMO E LA NATURA Un’installazione in particolare, tra le 14 che compongono il Padiglione Italia, presenta sotto una nuova luce il paesaggio e l’ecosistema dell’isola dell’Asinara. Sviluppato a partire dal lavoro della comunità internazionale LWCircus, che ha tenuto dei laboratori nell’isola, l’installazione rappresenta l’ecosistema unico dell’isola e la sua capacità di adattamento, quale fonte di ispirazione per lo sviluppo di qualsiasi forma di architettura in sintonia con l’ambiente. La Posidonia, pianta acquatica fondamentale per la salute dei litorali, copre letteralmente la superficie dell’allestimento contribuendo alla ricostruzione di un tipico ambiente costiero. La Posidonia ha origini che risalgono al Cretaceo, 120 milioni di anni fa. 65 milioni di anni fa è scampata indenne alla quinta estinzione di massa, ed è riuscita a sopravvivere al prosciugamento del Mediterraneo, avvenuto circa 6 milioni di anni fa. Nonostante sia oggi abitualmente rimossa quale fastidiosa contaminazione dalla sterile pulizia degli arenili, la posidonia rappresenta – insieme al campionario di ricchezza biologica riprodotta e rappresentata all’interno dell’installazione – un perfetto esempio di resilienza, in sintonia con il tema conduttore del Padiglione Italia. L’installazione si compone di una parete vegetale di 22 metri quadrati in tessuto canapatech con 600 esemplari

di specie endemiche dell’isola, collocate secondo un progetto di paesaggio che ricrea una morfologia di ‘pulvini’ tipica della macchia e gariga sarda. Foglie morte di posidonia oceanica collocate al suolo formano una sorta di tappeto dunale costiero su cui adagiarsi; un tappeto che è anche una riserva di carbonio organicato.

Resilienza, paesaggio e arte Progetto Annacaterina Piras (LW CIrcus) e Emanuele Montibeller Con Giacomo Bianchi, Laura Tomaselli

La parete in canapa con un paesaggio di specie autoctone dell’isola dell’Asinara e la ‘duna costiera’ fatta di foglie morte di posidonia (ph. ©Andrea Avezzù, courtesy La Biennale di Venezia).

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

PADIGLIONE ITALIA

Ispirato dalle piante L’ALLESTIMENTO MUTUAL AID DEL COLLETTIVO PNAT (PROJECT NATURE) Città, il luogo dove si concentrano e circolano le idee ma anche le conflittualità, la carenza e l’iniqua distribuzione delle risorse, l’indebolimento della sfera pubblica e l’erosione del bene comune a favore di interessi privati, compromettendone la forza complessiva. In realtà, come emerge anche dalle tesi di Peter Kropotkin (1842-1921) espresse nel libro Mutual Aid: A Factor of Evolution, ci sono buone ragioni per ritenere che lo spirito di cooperazione abbia modellato l’evoluzione delle forme di organizzazione sociale che si sono succedute nella storia. La sua idea è che il mutualismo sia una legge evoluzionistica del mondo naturale, tanto quanto la sopravvivenza del più adatto. Partendo da questi presupposti e dall’osservazione di sistemi ecologici evoluti e complessi come le foreste, è possibile constatare che le piante utilizzano un incredibile sistema di condivisione delle risorse per rendere più longevi e resilienti gli ecosistemi in cui vivono. Da tempo era nota la relazione simbiotica fra le radici delle piante e il micelio dei funghi micorrizici, a cui le piante cedono parte degli zuccheri prodotti dalla fotosintesi, ricevendo in cambio sostanze minerali estratte dal terreno. Recentemente si è compreso che il micelio costruisce una vera e propria rete sotterranea e diffusa attraverso la quale piante anche distanti tra loro

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possono condividere in gran quantità nutrienti, acqua e composti chimici. Dallo studio di queste relazioni emergono comportamenti collaborativi sorprendenti come, ad esempio, alberi adulti che inviano carbonio e sostanze nutritive alle piante più giovani che non hanno ancora accesso alla luce. Una sorta di meccanismo di redistribuzione delle risorse attraverso cui le piante sono in grado di contribuire a modellare e a rendere più resilienti, forti e longevi gli ecosistemi in cui vivono. Questa accezione vegetale del paradigma di condivisione potrebbe essere applicabile a molte delle risorse chiave necessarie al metabolismo delle città. L’ipotesi dell’installazione Mutual Aid è che una strategia di mutuo appoggio e di condivisione di risorse come l’acqua, l’energia, il cibo e l’aria può essere ampiamente applicabile alla scala urbana. Partendo da questa premessa, l’installazione si concentra sul ruolo delle piante: le teche sono filtri botanici che purificano l’aria all’interno del Padiglione. Attraverso una rete sotterranea, l’aria pura fluisce verso elementi più piccoli e si diffonde all’interno dell’installazione. In questo modo si suggerisce un paesaggio urbano dove le piante e l’ambiente costruito sono indistinguibili e dove gli edifici non solo non producono impatti ambientali ma generano benefici su larga scala.

L’installazione Mutual Aid al Padiglione Italia (ph. ©Andrea Avezzù, courtesy La Biennale di Venezia).

Mutual Aid Progetto e installazione

Pnat, collettivo composto da Stefano Mancuso, Cristiana Favretto e Antonio Girardi


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PADIGLIONE ITALIA

Turtle Island IL PROGETTO DI ELASTICO FARM E KFA ARCHITECTS AND PLANNERS PER LA NUOVA SEDE DEL WEENGUSHK FILM INSTITUTE IN CANADA Fondato nel 2002 dalla regista, artista e attivista Shirley Cheechoo, il Weengushk Film Institute (WFI) è un centro di formazione cinematografica e televisiva che attraverso le arti creative e la didattica si propone di liberare il potenziale creativo dei giovani nativi americani e più in generale delle minoranze. Il progetto di Elastico Farm (Stefano Pujatti) e di KFA Architects and Planners per la nuova sede dell’istituto, che sorgerà su un’isola del lago Huron, celebra la ricca cultura originaria del luogo, le tradizioni e i miti, così come il magnifico scenario naturale. L’installazione presentata al Padiglione Italia consiste in un grande modello in rete metallica di 3,5 per 1,5 metri segnalato da un alto elemento simile a un totem, in cima al quale è appeso un abito rosso. Si tratta del drammatico simbolo delle molte donne First Nation che vengono rapite e uccise ogni anno in Nord America. Il modello in terracotta del progetto ricorda il carapace di una tartaruga, la stessa che nelle storie orali dei nativi americani tiene il mondo sul dorso (alcuni indigeni chiamano Turtle Island lo stesso continente nordamericano). Il sito di progetto si trova sulla costa occidentale della Manitoulin Island, la più grande isola d’acqua dolce del mondo, circondata dal lago Huron e dalla Georgian Bay,

in fondo a un sentiero che attraversa una fitta foresta. Riferendosi al carattere mobile e nomade della tartaruga, che vive staccata dalla terra su cui poggia, l’edificio è sostenuto da pilastri, creando così spazi esterni ombreggiati per gli incontri della comunità. Nel suo cuore c’è una grande sala conferenze di 600 metri quadrati attorno alla quale ruota il resto del programma: laboratori didattici, teatri, aree di produzione e postproduzione, archivi e uno spazio per il ristoro.

L’installazione di Elastico Farm e KFA al Padglione Italia. In basso, dettaglio del modello in terracotta (ph. ©Lisa Pujatti e Leonardo Dubois).

Weengushk Film Institute Progetto dell’installazione alla Biennale di Venezia Elastico Farm con StudioErrante Architetture e Davide Tommaso Ferrando Progetto architettonico WFI Elastico Farm con KFA Architects and Planners Consulenti culturali Shirley Cheechoo, Nano Debassige e Randy Trudeau Consulenti finanziari MNP llp Stato del progetto Preliminare (completamento previsto per il 2023)

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› 17.BIENNALE DI ARCHITETTURA DI VENEZIA

MICHELE DE LUCCHI ALLA BIENNALE “Education Stations sono edifici per la formazione, ciascuno pensato per una specifica fase della crescita dell’uomo: dall’infanzia alla vita adulta. Educare attraverso le qualità dell’architettura è un atto intenzionale trasformativo che si realizza in spazi interpersonali e interattivi. Richiede soprattutto uno slancio immaginativo e un’apertura consapevole verso un futuro eticamente sostenibile” Michele De Lucchi

Education Stations Progetto Michele De Lucchi e Amdl Circle Project Architect Emilio Mossa Progetto grafico Filippo Nicolini Modelli concettuali e disegni Michele De Lucchi Modelli Earth Stations Matteo Di Ciommo Archivio Margherita Baetta Cristina Moro Earth Stations design team Michele De Lucchi con Emilio Mossa (project architect), Davide Angeli, Nicholas Bewick, Alberto Bianchi, Pico De Lucchi, Matteo Di Ciommo, Francesco Garofoli, Giovanna Latis, Angelo Micheli, Alberto Nason, Giacomo Nava, Banfsheh Razavi, Guido Tarantola

Progetto illuminotecnico Artemide Sculture aeree Education Stations Laboratorio di scenografia del teatro La Fenice di Venezia

Immaginare stazioni Michele De Lucchi e Amdl Circle sono presenti in Biennale con l’installazione Sapere come usare il sapere dedicata alle Education Stations, cinque edifici per la formazione che nascono da una riflessione sul ruolo educativo dello spazio costruito e dallo studio delle influenze generate nella psiche dall’ambiente. Le Earth Stations sono architetture immaginarie in cui i saperi dell’architettura sono spinti ai massimi potenziali tecnologici, estetici e funzionali per una visione dove sostenibilità, benessere, salute e felicità siano alla portata di tutti gli abitanti del pianeta. Secondo la filosofia Earth Stations, un architetto non disegna solo le forme e i colori degli edifici ma disegna soprattutto i comportamenti delle persone che li useranno. L’architettura e il contesto sono fondamentali elementi educativi e intervengono profondamente nella formazione della personalità. Per questo motivo l’ambiente non può essere progettato come una scatola neutra, ma deve rispecchiare l’idea di apprendimento che intendiamo promuovere. Attraverso le interazioni delle persone con gli spazi, gli oggetti e le atmosfere, l’architettura aspira a creare un’armonia psicologica e relazionale che sia il più appagante possibile e che favorisca la crescita dell’individuo e delle comunità. Il progetto è il risultato di un complesso e articolato processo di sperimentazione formale, analisi dei comportamenti e ibridazione funzionale testimoniato da molteplici modelli di progetto, video e disegni autografi.

Nei 200 metri quadrati del Padiglione Venezia ai Giardini sono esposti 16 modelli di progetto, realizzati in oltre tre anni dal team di ricerca di Amdl Circle, con 14 modelli concettuali scolpiti a mano da Michele De Lucchi che esprimono la genesi dell’idea. Cinque sculture aeree, realizzate dagli artigiani del laboratorio di scenografia del teatro La Fenice di Venezia, riproducono le forme e le coperture delle Education Stations. Il grande muro curvo del Padiglione è allestito come una quadreria composta da 608 disegni a matita, raggruppati in 89 cornici in legno di noce. Queste composizioni tematiche ricreano il progredire degli studi realizzati per il progetto Earth Stations. Ogni quadro racconta infatti l’evoluzione spontanea di una forma architettonica: i disegni rendono visibili le forme mentali e le idee che si modificano attraverso l’atto stesso del disegnare. Tratto dopo tratto si stabilizzano le soluzioni, si sperimentano le alternative, si registrano le ispirazioni sorte nei momenti più imprevedibili. In occasione della mostra è stato realizzato il libro Earth Stations: architetture per il pianeta Terra, che raccoglie il lavoro di ricerca di Michele De Lucchi e del suo studio ponendolo in dialogo con esperti in discipline differenti che ragionano sulla progettazione degli spazi: un tema che non è prerogativa degli architetti ma necessita, oggi più che mai, di una riflessione multidisciplinare e allargata per avere un impatto sulla qualità di vita.

A sinistra, l’installazione al Padlglione Venezia (ph. ©Luca Rotondo). Nei disegni di Michele De Lucchi (©Filippo Bolognese) l’architettura di una Earth Station.

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TROPICALIA

Un benefico effetto serra IL PROGETTO E IL MODELLO DI COLDEFY IN MOSTRA A SQUERO CASTELLO

Tropicalia - Architecture, Materials, Innovative Systems L’installazione di Zuecca Projects e Coldefy a Squero Castello (ph. ©Andrea Ferro) e un render della superserra che sarà costruita in Francia (©Octav Tirziu).

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Sede Squero Castello, Salizada Streta 368 Curatori Alessandro Possati / Zuecca Projects, Thomas Coldefy / Coldefy

Team Maria Caterina Denora / Zuecca Projects e Elisabeth Girot / Coldefy (Project Coordinator); Martin Mercier, Marianna Guarino, Jerica Puterle, Alissa James / Coldefy (Exhibition Designers)

Allestita dall’organizzazione non-profit Zuecca Projects con lo studio di architettura Coldefy, Tropicalia - Architecture, Materials, Innovative Systems è uno degli eventi collaterali ufficiali della 17. Biennale di Architettura di Venezia. La mostra espone all’interno del meraviglioso spazio di un antico squero il progetto della più grande serra a cupola singola del mondo, progetto dallo studio Coldefy sviluppato sulla base delle più recenti ricerche sulla flora e fauna tropicale e applicando soluzioni architettoniche e ingegneristiche del tutto innovative. Il completamento della serra è previsto nel 2024, sulla Côte d’Opale in Francia. La cupola coprirà una superficie di 20.000 metri quadrati, sarà alta 35 metri, e il suo interno manterrà, a una temperatura costante di 26°C, un habitat ideale per uccelli, farfalle, pesci e rettili tropicali. Una delle sfide tecniche principali del progetto è stata quella di garantire un isolamento termico ottimale, ottenuto attraverso una doppia cupola, mentre la necessità di autosufficienza energetica è garantita dall’innovativo sistema Terraotherm in grado di riciclare e immagazzinare il calore indotto dall’effetto serra della cupola distribuendo l’energia eccedente alle costruzioni e strutture circostanti. Ancor prima di essere completata Tropicalia ha già vinto il Jury and Public Choice Awards del premio Architizer A+ Awards 2018.


Milano Design Week 2021

Architettura 6.0 trA progetto e futuro Progetti realizzati, immaginari o in fieri Concept e art direction Danilo Premoli Lunedì 6 Settembre 2021 ore 12.00 / 20.00

UNDER THE SKY SOTTO UN CIELO / Atelier(s) Alfonso Femia

OPENING ARCHITETTURA 6.0

IL SILENZIO (E IL RUMORE) DELL’ARCHITETTURA NELLA NATURA Dontstop Lab Maurizio De Caro e Michele Brunello

Giovedì 9 Settembre 2021 ore 18.30 VISIONI IMMOBILIARI 6.0 Talk a cura di Requadro Real Estate e Office Observer

CASA BLOSSOM / Studio MYGG HQ SOLE 24 ORE / Park Associati

con Francesca Zirnstein Direttore generale di Scenari Immobiliari

EM3 PLANET EARTH MODULE / Vittorio Grassi Architects

Micaela Musso Direttore generale di Abaco Team Gruppo Gabetti

IL FARO NELL’ISOLA IN CITTÀ / Giuseppe Tortato Architetti

Modera Danilo Premoli

Cosentino City Milano Piazza Fontana, 6

6 / 24 Settembre 2021

04 - 10

09

21

Sponsor Tecnici


OSPITALITÀ

RICERCA THRENDS

Luxury Hospitality in Italia IL SEGMENTO PIÙ PENALIZZATO DALLA PANDEMIA È ANCHE QUELLO CON LA MAGGIORE REDDITIVITÀ, INTORNO AL 22% DEI RICAVI OPERATIVI, E QUELLO CHE REGISTRA I TASSI DI CRESCITA PIÙ ALTI

I NUMERI DEI CINQUE STELLE

Insieme agli appuntamenti autunnali, in particolare la prossima edizione di Ithic – Italian Hospitality Investment Conference – l’11 e 12 ottobre a Rimini, la società di marketing e consulenza alberghiera Teamwork Hospitality ha presentato l’ultima analisi Luxury Hospitality Italy. Condotta da Thrends, l’analisi prende in esame il segmento alberghiero del lusso – alberghi 5 stelle e over – che data l’elevata presenza di ospiti stranieri (in media il 74% delle presenze, più dell’80% a Firenze e Venezia) nel 2020 è stato il più penalizzato dalle restrizioni ai viaggi, con una flessione complessiva della domanda del 65% sull’anno precedente. Tuttavia la pipeline del segmento non si è fermata, sia perché molti progetti erano già stati avviati sia perché nessun investitore prevede per i prossimi anni un calo di appeal del segmento italiano dell’ospitalità di lusso: secondo Thrends, nei prossimi tre anni apriranno in Italia almeno 50 nuovi

Numero medio di camere 70

Hotel 5 stelle in Italia 609

hotel 5 stelle. È un ritmo vicino a quanto si è verificato tra il 2013 e il 2021, con una media di 24 nuove aperture ogni anno (una crescita del 29% in otto anni). Del resto, quello del lusso è il segmento dell’ospitalità più redditizio. A fronte di costi ‘di produzione’ di una camera non troppo diversi da quelli delle altre categorie, i ricavi possono essere anche quattro o cinque volte superiori: in media, una camera di un hotel 5 stelle italiano genera un fatturato annuo di 106.000 euro, per un valore complessivo del segmento di 4,6 miliardi di euro, a dimostrazione del fatto che la capacità di creare ‘esperienze’ possiede un valore incommensurabilmente maggiore di quello del puro calcolo costi/ benefici. Oggi in Italia si contano 609 hotel a 5 stelle, 28 dei quali aperti o in apertura quest’anno.

Redditività media per camera 106mila € Destinazioni leisure e mare 50% Destinazioni montagna 9% Penetrazione delle catene 51% 1° gruppo alberghiero Marriott 1° network The Leading Hotels of the World Modelli di business Proprietà diretta 44% Lease 29% Contratti di gestione 16% Franchising 11% Variazioni camere 2013-2021 5 stelle +29% 4 stelle +11% 3 stelle -7%

Evoluzione offerta alberghiera in Italia (camere) 2014

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Top 5 regioni per numero di hotel 5 stelle al 2021

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Presenza 5 stelle per tipo di destinazione al 2021 24% 23% 20% 11% 9% 7% 4% 2%

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Top 5 destinazoni per numero di hotel 5 stelle al 2021


OSPITALITÀ

ARCHITETTURE PER L’OSPITALITÀ

La Mamounia Marrakech, ph ©Alan Keohane

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OSPITALITÀ

Rielaborando il disegno di facciata originario in chiave più moderna, Asti Architetti ha restituito all’elemento torre il senso di verticalità che gli è proprio con l’utilizzo di materiali eterogenei. Lungo tutto il prospetto su via Rosales lo spazio pubblico è stato riqualificato con un progetto in cui le superfici dure si alternano a macchie arbustive e alberi in vasca (ph. ©Stefano Gusmeroli).

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OSPITALITÀ

Dall’effetto plastico di pieni e vuoti, la sequenza delle finestrature è fitta e volutamente disomogenea (ph. ©Stefano Gusmeroli).

MILANO VERTICALE

NUOVE ESPERIENZE NELL’AREA DI PORTA NUOVA GARIBALDI UN MODELLO DI ACCOGLIENZA CHE RIDEFINISCE I CANONI DELL’OSPITALITÀ ATTRAVERSO L’OMAGGIO ALLE OPERE DEI MAESTRI DELL’ARCHITETTURA MILANESE DEL DOPOGUERRA, L’APERTURA VERSO LA CITTÀ CHE CAMBIA E UNO SPETTACOLARE ROOFTOP

“La mia storia professionale sostanzialmente si sviluppa sull’esistente, nel contesto estremamente stratificato della città storica. Il tessuto urbano proprio perché è tessuto non ha bisogno di strappi”. L’approccio progettuale di Paolo Asti è confermato dall’intervento svolto per convertire il preesistente edificio in via De Cristoforis 6, composto da due corpi disposti a L, in un hotel contemporaneo ad alti standard prestazionali: Milano Verticale | Una Esperienze. Il progetto ha interessato una torre di dodici piani con una stecca di quattro che si estende in lunghezza per cinquanta metri: l’intervento ha restituito un nuovo ritmo alle facciate e ha consentito un’accurata rifunzionalizzazione degli interni.

Al disegno pulito e lineare della facciata è stato donato maggiore movimento grazie a nuove finestrature che sottolineano la verticalità dell’edificio. Lo slancio verso il cielo è ulteriormente accentuato da pilastri cielo-terra che corrono lungo tutta l’altezza della struttura. L’edificio su quattro piani prospiciente via Rosales e la torre di tredici su via de Cristoforis sono collegati tramite un linguaggio comune nell’attacco a terra: il basamento infatti è caratterizzato da un porticato dietro il quale sfila una vetrata continua che dà trasparenza alla reception e alla zona ristorazione e apre l’ampio giardino interno alla vista da strada creando continuità prospettica con la città.

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OSPITALITÀ

Asti Architetti Lo Studio Asti lavora dai primi anni 2000 in maniera puntuale nel tessuto storico di Milano con progetti che conferiscono nuova vita ai palazzi storici. L’attività si concentra prevalentemente sulla ristrutturazione e sul riuso, reinterpretando l’antico in base alle esigenze dell’abitare contemporaneo, nell’ottica delle regole del mercato, con un’architettura non gestuale che si identifica in una nuova normalità. L’attività spazia dal residenziale al terziario al commerciale ed è volta al campo della progettazione architettonica integrata con particolare interesse per edifici intesi nella loro organicità e nell’ottica della riqualificazione edilizia di interi fabbricati storici realizzati tra gli anni Trenta e Sessanta nel cuore di Milano. Paolo Asti opera nella convinzione che gli immobili abbiano una loro potenziale continuità storica che non debba necessariamente passare per la demolizione. www.astiarchitetti.it

CREDITI Località Milano Committente UnipolSAI Investimenti Sgr Tenant Gruppo UNA Progetto architettonico, progetto facciate e direzione lavori Asti Architetti Concept generale, progetto di architettura di interni, interior decoration, landscape e verde

ALTRA PROPRIETA'

Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino Vudafieri-Saverino Partners

ALTRA PROPRIETA'

Consulente progetto del verde P’Arcnouveau Consulente progetto luce Studio Amort Consulente sviluppo tecnico progetto ALTRA PROPRIETA' UFFICI

DEPOSITO BAGAGLI

HALL

Sbarco Ascensori

Sbarco Ascensori

BACK OFFICE

TOILETTE

CUCINA

GUARDAROBA

TOILETTE LAVAGGIO

LOBBY

BUSINESS CAFFE' / SALA COLAZIONE

RISTORANTE

VERMUT BAR

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Cristofori Santi Architetti

General contractor Gruppo Icm Esecuzione opere a verde Euroambiente Interior Contractor Concreta Rivestimenti ceramici Mirage Porte ingresso camere Zanini Sedute camere e spazi comuni Pedrali Sistemi letto Dorelan Sedute sale riunioni Fornasarig Pergole bioclimatiche KE Superficie lorda totale 8.980 mq Numero camere 173


OSPITALITÀ

Vudafieri Saverino Partners È un atelier del progetto il cui lavoro spazia tra architettura, design d’interni, retail, hôtellerie e ristorazione affrontando sia i temi della città, del paesaggio e della società, sia l’architettura dei luoghi residenziali, commerciali e industriali. Con sede a Milano e – dal 2012 – a Shanghai, in vent’anni di attività lo studio fondato e diretto dagli architetti Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino ha sviluppato progetti in tutti i continenti con un approccio attento al confronto con i grandi temi del presente. Ogni spazio progettato esprime lo stretto rapporto tra i valori del committente e quelli del contesto, mettendo in scena un’attenta composizione tra forma e funzione, segno e dettaglio. Il risultato è un metodo di progetto capace di coniugare il senso dell’identità dei luoghi con una precisa strategia di racconto. www.vudafierisaverino.it

La zona di ingresso si caratterizza per le pareti marmoree, i soffitti campiti con toni diversi e il grande spazio a doppia altezza che introduce al giardino interno (ph. ©Santi Caleca).

Il progetto di architettura di interni e degli spazi esterni dell’hotel quattro stelle superior, curato dallo studio Vudafieri Saverino Partners, supera la concezione tradizionale di albergo creando uno spazio molto milanese e aperto alla città, in cui l’identità, l’interior design, gli spazi di accoglienza e intrattenimento parlano un linguaggio omogeneo, per raccontare una storia comune e coerente. Al centro del progetto c’è Milano e la milanesità. L’interior reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione del design ‘alla milanese’, citando l’elegante modernità dei maestri del dopoguerra, presenti in numerosi dettagli materici come i marmi policromi e la citazione del ceppo lombardo. Milano Verticale è stato

CONCRETA Un ruolo di primo piano nella realizzazione del progetto degli interni firmato da Vudafieri Saverino Partners è stato giocato da Concreta, azienda di interior contractor basata a Postalesio in Valtellina specializzata dal 1989 nella progettazione e realizzazione su misura di arredi e finiture per strutture alberghiere e commerciali. Nel progetto di Milano Verticale si è espressa la doppia anima del contractor – attenzione al dettaglio e globalità nell’approccio – unita, in questo caso, alla capacità di lavorare in sinergia e in collaborazione con lo studio Vudafieri Saverino Partners, seguendo ogni fase di realizzazione dell’hotel. www.concretasrl.com

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OSPITALITÀ

A destra, la terrazza coperta all’ultimo piano del volume a stecca è un ambiente per eventi illuminato da un ampio lucernario e con viste sul giardino e sulla città. Sotto, negli spazi comuni ogni pilastro è rivestito con un marmo diverso (ph. ©Santi Caleca).

concepito come un’estensione della città stessa, un dispositivo urbano al servizio di Milano e delle sue particolari esigene di ospitalità fatta insieme di business e leisure, con gli ambienti comuni al piano terra che svolgono un ruolo attivo nel dialogo con la città. La struttura è stata progettata in modo da rivelarsi completamente permeabile ed estroversa. Segno di questa vocazione al dialogo è il grande giardino interno di oltre mille metri quadrati, curato da Vudafieri Saverino Partners con P’Arcnouveau. L’albergo comprende 173 camere distribuite su 12 piani ai quali si aggiunge il rooftop di 530 metri quadrati al 13esimo piano, con 4 suite dotate di ampie terraz[ 108 ]

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ze panoramiche con piscine Jacuzzi. Le camere si distinguono per l’attenta scelta dei materiali, pochi ed essenziali: pavimento in ceppo ceramico e listoni di rovere scuro, pareti in marmorino suddiviso in campiture con leggere variazioni cromatiche e testata del letto in noce cannettato. Progetto nel progetto è stato il lavoro che Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino hanno svolto fianco a fianco con lo chef Enrico Bartolini per dare forma e anima ai tre spazi per la ristorazione, tutti aperti alla città. A unificarli è il grande soffitto: lo spazio si contrae e si dilata rendendo i tre ambienti fluidi, collegati tra loro ma allo stesso tempo perfettamente identificabili


OSPITALITÀ

All’osteria contemporanea Vertigo e al ristorante gourmet Anima, sono protagoniste le proposte gastronomiche di Franco Aliberti supervisionate dallo chef Enrico Bartolini (ph. ©Santi Caleca e, sotto, ©Marco Poderi).

PEDRALI Sono numerosi gli arredi di Pedrali scelti da Vudafieri Saverino Partners per ogni ambiente di Milano Verticale, a rispecchiarne la diversificata proposta di accoglienza e ristorazione. In particolare le poltrone Malmö, Log e Jazz sono inserite nelle camere. L’osteria contemporanea Vertigo è arredata con le sedie Nym Soft, gli sgabelli Babila e i tavoli Inox. Contribuiscono all’atmosfera elegante del ristorante gourmet Anima le poltrone Ester che circondano gli otto tavoli del locale. Posti in una lunga stecca affacciata sull’oasi verde interna all’hotel, Vertigo e Anima declinano in due concept differenti la cucina contemporanea e sostenibile dello chef Franco Aliberti, scelto da Enrico Bartolini. www.pedrali.it

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OSPITALITÀ

UNA ESPERIENZE, GRUPPO UNA

Fabrizio Gaggio, dir. gen. Gruppo UNA

Il flagship hotel di un gruppo in forte espansione

Con soluzioni uniche nel panorama dell’ospitalità milanese, Milano Verticale – immobile di proprietà di un fondo gestito da UnipolSai Investimenti Sgr – rappresenta l’ingresso più recente nel portfolio upper-upscale del Gruppo UNA, ma non è il solo. Come ci spiega il direttore generale Fabrizio Gaggio, oltre alle strutture in locazione gestite direttamente, il gruppo ha lanciato un progetto di franchising che consente ad albergatori indipendenti di affiliarsi a un partner forte e affidabile. Presentato prima della pandemia, il progetto si dimostra particolarmente prezioso in un momento come l’attuale, di difficoltà per il settore. Dottor Gaggio, Milano Verticale presenta soluzioni uniche nel panorama dell’ospitalità milanese. Interpretano un nuovo concept di business hotel? Non esattamente, anche se ci troviamo in posizione strategica in una città che vive di grandi eventi e di business. Da qui la nostra offerta di spazi meeting all’avanguardia, con tecnologie innovative e ambienti non convenzionali, come Il rooftop di 530 metri quadrati al 13esimo piano, di pertinenza delle quattro Penthouse Suite, o il giardino di oltre 1.000 mq, la piazzetta della Magnolia antistante l’ingresso dell’hotel e la terrazza coperta al quarto piano, o ancora le cinque sale meeting e una digital SmartRoom. Ma innovativo in Milano Verticale è il concetto stesso di accoglienza, sia essa rivolta a un target leisure o business. Un’ospitalità eclettica e di eccellenza che si concretizza in un’attenzione al dettaglio, soluzioni di design e arredamento di alto valore in omaggio alla città, offerta F&B di altissimo livello, area wellness e i servizi su misura degli esclusivi V floor. Concetti che gli architetti hanno ben interpretato? Certo, sia nell’architettura, dove lo Studio Asti Architetti ha saputo rielaborare in chiave moderna

SAN.CO San.Co, marchio di Zanini SpA, ha fornito le porte in legno di accesso alle camere degli ospiti e delle aree comuni. La scelta dei materiali, e soprattutto la richiesta dei progettisti di garantire totale complanarità fra il piano della porta e quello dei pannelli di rivestimento delle pareti, hanno reso l’installazione particolarmente sfidante. Oltre alla resa estetica in linea con i canoni del progetto, le porte di ingresso garantiscono la sicurezza della resistenza al fuoco (EI 60’), il comfort che deriva da un abbattimento acustico molto elevato (Rw 43dB) e una durabilità certificata in classe C5 pari a 200.000 cicli di apertura e chiusura. www.sancoct.com

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il disegno originario delle facciate e restituito alla torre il senso originale di verticalità, sia nel landscape e interior design. Tiziano Vudafieri e Claudio Saverino hanno definito un luogo in cui visual identity, interior design, tone of voice, servizi, spazi di accoglienza e intrattenimento parlano lo stesso linguaggio e contribuiscono a raccontare una storia di qualità e unicità. Il design di Milano Verticale | UNA Esperienze è un omaggio in chiave contemporanea alla tradizione del design milanese – visibile in numerosi dettagli, come la scelta del Ceppo lombardo e dei marmi policromi – un tributo alla distinta modernità delle opere dei grandi maestri milanesi del dopoguerra e all’understatement milanese, con la tradizione dei giardini nascosti che rivive nel magnifico giardino privato dell’hotel. All’inizio ci parlava dei progetti che avete in corso. Tra i nuovi ingressi nel nostro portfolio upper-upscale siamo particolarmente entusiasti del nuovo progetto dei luxury apartments di Torre Galfa a Milano e nel centro di Firenze, e della villa di Via Manin sul lungomare di Viareggio. Queste soluzioni di soggiorno short e long stay rispondono alle mutate esigenze di una clientela di alto profilo con un nuovo concetto di ospitalità caratterizzato da comfort e riservatezza. Il portfolio di strutture in affiliazione si arricchisce inoltre di tre ingressi di valore a Perugia, Venezia e con la prima struttura di Gruppo UNA in Sardegna a Stintino. Infine siamo particolarmente felici dell’espansione della nostra presenza a Roma, con tre nuove proprietà che si aggiungono all’Unahotels Decò: Hotel Art By The Spanish Steps | UNA Esperienze in via Margutta, Unaway Hotel Empire Roma in via Aureliana e, nei primi mesi del 2022, il nuovo Unahotels Trastevere, 96 camere nel cuore del celebre quartiere romano.


OSPITALITÀ

DORELAN Con la scelta delle soluzioni tailor-made per il sistema letto della divisione per l’hôtellerie di Dorelan, il Gruppo Una conferma l’attenzione strategica al comfort e al benessere dell’ospite. Le 173 camere sono infatti dotate del sistema completo studiato in ogni dettaglio dall’azienda, impegnata dal 1968 in una vera e propria diffusione della cultura del sonno. Per rispondere alle aspettative più alte del pubblico, eterogeneo per età e nazione di provenienza, del nuovo Milano Verticale l’azienda ha progettato e realizzato i sommier in ecopelle, i materassi, i topper e i piedini disegnati dai progettisti Vudafieri Saverino Partners. Tutto parte dal sito produttivo di Forlì, dove macchinari all’avanguardia, sviluppati internamente in azienda con modifiche ad hoc per migliorarne le performance, permettono di realizzare prodotti confortevoli per le diverse esigenze del mondo alberghiero. www.dorelanhotel.com

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OSPITALITÀ

L’edificio che ospita The Hoxton Rome sorge sopra una parte delle catacombe di Santa Felicita. Si notano, al primo piano, i terrazzi privati di alcune camere. Sotto, lo stile rilassante e domestico degli spazi comuni, molto luminosi perchè direttamente collegati con l’esterno (ph. ©The Hoxton & Heiko Prigge).

l. 132 h. 195

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5350

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- side GRID

3A

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GRID

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l. 145 h. 295

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aluminium cladding sheet on metal tubolar structure

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galvanized stainless steel tubolar structu

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return grille h. 19 cm.

JUICER

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l. 132,5 h. 295

l. 132,5 h. 295

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l. 71 h. 280

l. 71 h. 280

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l. 69 h. 280

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l. 69 h. 280

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Other property / Altra proprietà

*single layer plasterboard

l. 132,5 h. 295

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202

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return grille h. 34 cm.

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SA-11 77 SA

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Hotel come open house: in alto a destra, il concept prende corpo già in outdoor, con un’accogliente terrazza su strada protetta da un pergolato. A sinistra, la varietà di spazi comuni al piano terra (disegno courtesy Tétris, ph. ©The Hoxton & Heiko Prigge).


OSPITALITÀ

THE HOXTON, ROMA

L’ALBERGO SI APRE ALLA CITTÀ IL CONCEPT DI HOTEL COME OPEN HOUSE, ACCOGLIENTE COME UNA CASA PER OSPITI E RESIDENTI, SBARCA A ROMA, PRIMA DESTINAZIONE ITALIANA DELL’INSEGNA INGLESE THE HOXTON. UN PROGETTO DISEGNATO DA ENNISMORE INSIEME A FETTLE E REALIZZATO DA TÉTRIS

La pandemia non ha intaccato la desiderabilità del ‘brand’ Italia. Così, pur tra mille difficoltà logistiche, il lockdown non ha frenato gli investitori dal portare a conclusione operazioni già programmate. È il caso del gruppo inglese Ennismore che pochi mesi fa ha inaugurato la sua prima destinazione italiana, The Hoxton Rome. Il nuovo quattro stelle è il risultato della profonda trasformazione di un edificio degli anni Settanta, l’ex Beverly Hills, acquisito nel 2018 da un fondo immobiliare gestito da Kryalos Sgr, fra i player più attivi del real estate in Italia. Senza grandi pregi architettonici ma in posizione strategica, l’edificio

si trova al bordo del quartiere Parioli e non lontano dai parchi di Villa Borghese e Villa Ada e dal Macro. Progettata da Ennismore Design Studio in collaborazione con Fettle e resa esecutiva con un attento lavoro di detail & build da Tétris, che al progetto ha dedicato un team di 16 professionisti guidati dall’ingegnere Filippo Chiozzi, l’architettura interpreta al meglio il concept ‘open house’ che caratterizza l’insegna internazionale: rovesciando la logica dell’albergo tradizionale, dove chi non è ospite si sente un intruso, The Hoxton è un ambiente ricco di spazi comuni aperto alla città, a partire dalla terrazza recintata

su strada, protetta da un pergolato retto da una struttura in ferro, con i 78 coperti all’aperto del bar e ristorante Cugino, aperto tutto il giorno e fantastico all’ora dell’aperitivo (un secondo ristorante, di ispirazione californiana, aprirà a settembre). L’idea di un’accoglienza confortevole e aperta a tutti, ospiti e residenti del quartiere, si è tradotta in una varietà di ambienti e sedute dal sapore domestico e adatti alla conversazione, al lavoro da remoto, a incontri informali. La scala degli ambienti, che si susseguono senza soluzione di continuità, è quella di un’abitazione borghese, priva di monumentalità ma arricchita da alcuni elementi scenografici

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OSPITALITÀ

Tétris Italia

Fettle

Tétris, società del Gruppo JLL guidata in Italia da Philippe Sourdois, è azienda leader nella progettazione e costruzione di spazi in modalità design&build o, come nel caso di The Hoxton, detail&build, grazie alla capacità proattiva di confronto con tutti gli attori della commessa, dal committente ai progettisti architettonici, strutturali e impiantistici, alla notevole esperienza di construction management e a un’estesa rete di risorse artigianali coinvolte nella messa in opera. Con un team globale di ingegneri, architetti e designer, dalla sua creazione nel 2003, l’azienda si è affermata in 18 Paesi di tre continenti, con un team di oltre 820 persone dislocate in 35 sedi. https://it.tetris-db.com/

Fondato da Tom Parker e Andy Goodwin, Fettle è uno studio di architettura d’interni specializzato in progetti di ospitalità per numerosi clienti, da start-up a affermate catene internazionali. Gli uffici di Londra e Los Angeles operano in collaborazione su tutti i progetti che lo studio intraprende, tra cui Chucs e Tavolino a Londra, The Elder e The Jib Door a Bath, Olivetta a Los Angeles e The Hoxton Hotel a Portland. www.fettle-design.co.uk

come il bancone ricurvo di uno dei bar, in legno dipinto e con un top di marmo. Secondo elemento caratteristico di The Hoxton è quello di interpretare, attraverso il progetto di interni, le decorazioni e gli arredi, lo spirito della città, che nel nuovo hotel romano si traduce in una palette di colori naturali, boiserie e rivestimenti in legno, tessuti naturali, corpi illuminanti in ottone e vetro fumé, imbottiti e tavolini realizzati su misura in stile anni Cinquanta e oggetti di modernariato. Lo studio preliminare del layout, anche attraverso rilievi 3D Scan per verificare le possibilità concrete di intervento, ha permesso

CREDITI Località Roma Committente Kryalos Sgr Camere 192 Progetto architettonico Ennismore Design Studio Progetto di interni degli spazi comuni Fettle Construction management e general contractor Tétris Italia I due banconi bar degli spazi comuni. Quello sopra è in legno dipinto con piano in marmo. Quello a destra è stato ricavato da un blocco in marmo Verde Alpi. (ph. ©The Hoxton & Heiko Prigge).

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Pavimenti e rivestimenti Topcer, Etruria Ceramiche, Gerflor, Arbol, Class Design (tappezzerie)

Luci Contardi, Ivela, Lutron (scenari luminosi spazi comuni)

Sedute outdoor di serie Pedrali Controsoffitti spazi comuni TopAkustik Pareti manovrabili Anaunia Impianti di climatizzazione Mitsubishi Electric Cronologia 2019-2021


OSPITALITÀ

di portare a 192 il numero di camere, anche grazie al trasferimento in interrato, nell’ambiente oggi chiamato The Apartment, delle cinque sale riunioni – due delle quali si possono unire grazie alla flessibilità della parete mobile realizzata su misura di Anaunia – che in precedenza si trovavano al primo piano. Dal punto di vista impiantistico, due gli interventi di particolare complessità, entrambi dovuti alla presenza, sotto l’edificio, di parte delle catacombe di Santa Felicita che rendevano impossibili interventi di scavo: il ricorso a estrattori per la mitigazione del radon negli ambienti interrati e le modifiche apportate al progetto meccanico degli scarichi. I vincoli archeologici hanno imposto anche il ricollocamento in copertura delle nuove macchine Mitsubishi Electric per la climatizzazione e il trattamento dell’aria che hanno sostituito i precedenti impianti, migliorando l’efficienza energetica e il comfort dell’hotel. In contemporanea con le demolizioni, Tétris ha predisposto due camere-campione, veri e propri modelli 1:1 della futura trasformazione utili per verificare la qualità dell’intervento e apportare le ultime modifiche. Per realizzare gli interventi – che con i lavori di demolizione e le restrizioni imposte dal lockdown sono durati poco meno di due anni – Tétris ha messo a punto una piattaforma di project management per la condivisione immediata con la committenza e i progettisti: piattaforma che ha permesso anche di far fronte alle difficoltà di comunicazione diretta dovute all’emergenza sanitaria e di consegnare il cantiere nei tempi inizialmente previsti

Con lo spostamento delle sale riunioni all’interrato l’intervento ha permesso di ottenere 192 camere (sopra e accanto, una delle camere con terrazzo), in luogo delle precedenti 160, con ampiezze che variano da 12/14 mq a 28 mq. Per l’esecuzione del progetto di interni Tétris si è avvalsa di una vasta rete di artigiani.

MITSUBISHI ELECTRIC The Hoxton Rome è interamente climatizzato da Mitsubishi Electric mediante 13 pompe di calore di tipo VRF aria/aria a recupero di calore per un totale di circa 550/600 kWf. Il rinnovo dell’aria negli ambienti è effettuato da centrali di trattamento aria tradizionali alimentate da due unità polivalenti Mitsubishi Electric a marchio Climaveneta a recupero di calore (caldo/ freddo simultanei e indipendenti) tipo aria/acqua

per un totale di circa 450 kWf e 500 kWt. La gestione e il monitoraggio degli impianti è affidata al sistema di gestione e supervisione remota Mitsubishi Electric RMI su piattaforma cloud, integrato con il sistema di gestione alberghiero semplificato Mitsubishi Electric Melcotel. https://climatizzazione.mitsubishielectric.it/it/

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OSPITALITÀ

“Nel progetto Casa di Langa tutti gli attori hanno compreso il valore e la portata della collaborazione. L’intenzione è quella di continuare, in futuro, a costruire e consolidare un’eccezionale esperienza professionale e umana” André Straja

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OSPITALITÀ

UN HOTEL DI LUSSO NASCE DAL RECUPERO DI UNA STRUTTURA INSERITA NEL PAESAGGIO CULTURALE DELLE LANGHE MODELLATO PER SECOLI DALL’UOMO IN SIMBIOSI CON LA NATURA. PROGETTO DI GAS STUDIO CON PARISOTTO + FORMENTON

BOUTIQUE HOTEL CASA DI LANGA, CERRETO LANGHE, CUNEO

TRA IL BOSCO E LA VIGNA Affacciato su oltre 40 ettari di vigneti e colline, il progetto per l’hotel Casa di Langa ha trasformato radicalmente e ampliato un fabbricato preesistente e mai completato degli inizi del Duemila ricavandone 39 camere e suite circondate da boschi e vigneti. Firmato da GaS Studio con Parisotto + ForIl progetto impiega materiali e colori della tradizione locale. Sopra, le piante erbacee e perenni negli spazi lasciati liberi dal rigoroso disegno della gradonata centrale (ph. ©Alberto Strada).

menton Architetti e Land, l’intero intervento è permeato dal rispetto del territorio, leggibile a tutte le scale, da quella del paesaggio fino alla cura dei complementi e accessori, selezionati e disegnati ad hoc. Il complesso si inserisce su un pendio collinare e si articola in tre ali principali con una pianta a C, attorno a una corte centrale concepita come un giardino digradante verso valle, con una serie di ampie terrazze. I portici, i ballatoi esterni protetti da filtri in mattoni e i tetti in coppi di laterizio reinterpretano la tradizione delle architetture rura-

li. I prospetti, caratterizzati da mandorlati in mattoni, trasformano in astrazione le citazioni vernacolari e funzionano come filtro visivo per alcuni passaggi e affacci. Rivestono grande importanza nel progetto le scelte materiche e cromatiche, basate sui colori dell’Alta Langa: quelli dei boschi e dei vigneti nelle diverse stagioni e quelli dei materiali delle architetture e dei borghi. Il landscape design dei 42 ettari della tenuta si esprime in un articolato art garden e in numerosi sentieri creati per passeggiare tra i vigneti e i noccioleti.

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OSPITALITÀ

Filtri in mattoni proteggono i ballatoi esterni. Sotto, una delle 39 camere (ph. ©Alberto Strada).

GaS Studio

Parisotto + Formenton Architetti

GaS Studio, fondato nel 1997 con sede a Milano, Roma, Lugano, è gestito in Italia da André Straja, Giacomo Sicuro e Lenka Lodo. Le sedi di Sonoma e San Francisco sono gestite da Jim Goring & Douglas Thornley. GaS Studio si occupa di progettazione integrata in diversi ambiti: ricettivo (Hilton Double Tree), logistica (ABP & FLP logistic Park), terziario (Generali Properties, CBRE inv, GE Real Estate, Stam Europe, Kering), studentato, residenziale, istituzionale, interiors (Renault, Abbott, Autodesk, Microsoft) retail e centri commerciali (Fendi, Longchamp, Tiffany, Burberry, Nespresso, TIM, ING Bank) per citarne alcuni. Tutte le sedi collaborano su progetti americani, italiani internazionali, consentendo la condivisione di strumenti e metodi multi-linguistici. www.gasarchitects.com

Dal 1990 Aldo Parisotto e Massimo Formenton operano a tutte le scale, dall’interior all’architettura, dal design all’art direction, prima a Padova e dal 2004 anche a Milano. In architettura sviluppano progetti museali, commerciali, direzionali e residenziali; nella progettazione d’interni è il retail design per aziende italiane e internazionali nel campo della moda, del lusso e del food. Nell’hospitality hanno progettato bar, caffè e ristoranti e, tra gli hotel, la Holistic Spa alle Terme di Saturnia, l’ampliamento dell’Hotel Mediterraneo a Jesolo e la Cantina LaViarte in Friuli. Collaborano inoltre come art director e designer con numerose aziende dell’arredo e dell’illuminazione. Progettano inoltre interni di barche per Sanlorenzo, Cantiere del Pardo e Mylius (con Alberto Simeone). www.studioparisottoeformenton.it

CREDITI Località Cerreto Langhe (Cuneo) Committente Krause Group Progetto architettonico GaS Studio con Parisotto + Formenton Architetti

Progetto del paesaggio Land Srl Progetto illuminotecnico PSLab Project e cost management Arcadis Italia Srl (Monica Pedrini e Federica Bertoni)

Progetto impianti e strutture B.R.E. Engineering Srl, Euclide

General contractor Malabaila & Arduino Spa Intonaci esterni Weber Saint-Gobain Intonaci interni Matteo Brioni Laterizi (coppi e mattoni) Fornace Ballatore Serramenti Secco Sistemi Illuminazione Astep, Flos, Flos Bespoke, Firmamento Milano, PSLab, Viabizzuno, Luce&Light

Spa e palestra Starpool e Technogym Arredi custom HI Contract - Brugnotto Group Arredi di serie B&B, Maxalto, Carl Hansen, Cassina, De Padova, Meridiani, Poliform, True Design, Vibieffe, Vitra

Rubinetterie Gessi, Cea Design Sanitari Cielo, Agape, Isola Blu Arredi outdoor Emu, Tribu, Dedon, Kettal Cronologia 2019 - 2021 [ 118 ]

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OSPITALITÀ

Il progetto di Land, messo in opera da Euroambiente, è strutturato con un gradiente di naturalità che, partendo dallo spazio centrale dell’edificio, più costruito, sfuma verso l’esterno e verso le parti agricole, con interventi più rustici. Coerentemente con l’approccio che caratterizza tutto l’intervento, per il progetto illuminotecnico è stato coinvolto PSLab che ha interpretato il tema della luce con grande rispetto per il contesto. Il concept, frutto del continuo dialogo tra i diversi progettisti e la committenza, ha definito un gradiente luminoso dall’interno verso l’esterno, dagli edifici verso il paesaggio. La luce in relazione all’architettura degli edifici valorizza le caratteristiche tipiche delle architetture rurali creando un pattern tra pieni e vuoti in cui la luce filtra dall’interno, gli edifici si fanno lanterna, comunicando un senso di calore e accoglienza. Ridotto al minimo l’impatto ambientale: in primo luogo trasformando una costruzione esistente, senza consumare suolo e recuperando materiali già presenti, ad esempio i coppi; poi scegliendo materiali del territorio, come i mattoni del cuneese e la pietra di Luserna, e luoghi di smaltimento prossimi al cantiere; ancora, con scelte impiantistiche che prevedono, oltre alla riduzione dei consumi, il ricorso totale a fonti di energia rinnovabile (fotovoltaico e geotermia); infine, con il recupero per irrigazione delle acque piovane e grigie depurate

In alto una vista sul paesaggio di Langa, patrimonio culturale dell’Unesco. Accanto, la cucina a vista del ristorante Fàula. Sotto, gli spazi comuni e il cocktail bar Sorì. Casa di Langa è di proprietà del gruppo Krause, guidato dall’imprenditore americano di origini italiane Kyle J. Krause. Opere alle pareti courtesy Galleria Mazzoleni Torino, styling Elisa Musso (ph. ©Alberto Strada).

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OSPITALITÀ

Il progetto del paesaggio Patrimonio culturale dell’Unesco, il paesaggio di Langa è stato modellato nel corso dei secoli dal lavoro dell’uomo, così che ciò che osserviamo oggi è il mirabile risultato di una simbiosi tra elementi naturali e coltivazioni agricole in cui vigneti, noccioleti e frutteti sono le presenze preponderanti. Obiettivo at large del progetto di paesaggio sviluppato da Land e messo in opera da Euroambiente è quello di favorire la conoscenza di questa ricchezza, ambientale e culturale insieme, creando sul piano esteso le condizioni perché gli ospiti dell’hotel la possano esplorare da vicino, mentre il fine più immediato riguardava la creazione di un numero di ambiti aperti in grado di assolvere diverse funzioni direttamente connesse all’ospitalità. Il progetto di paesaggio è strutturato con un gradiente di naturalità crescente che, partendo dallo spazio centrale dell’edificio, sfuma verso l’esterno e le parti agricole con interventi più rustici come la sistemazione di alcuni percorsi di trekking. In particolare, la vegetazione composta da piante erbacee e perenni crea un contrasto di colori e volumi con il disegno architettonicamente molto rigoroso del sistema centrale a piazze e gradoni. Il tema della pavimentazione in cubetti di pietra burattata prosegue anche qui in maniera continua dalla prima all’ultima gradonata, alternandosi alle grandi lastre che invece caratterizzano le scalinate, rielaborando così un linguaggio locale attraverso nuove forme compositive. Il sistema di spazi aperti risulta articolato in diversi ambiti, ognuno diverso per funzionalità, caratteri spaziali e materici. Il progetto delinea qui un intervento di sistemazione esterna complesso, con la creazione di un giardino privato che offre occasioni diversificate, dalla degustazione all’aperto al gioco delle bocce, dall’orto di aromatiche al frutteto, e costituisce anche l’area di accesso e collegamento con tutte le attività diffuse. Le specie e i colori utilizzati sono quelli del paesaggio tipico di Langa.

Sopra, assonometria e sezioni di Casa di Langa e del progetto di paesaggio sviluppato da Land, che partendo dallo spazio centrale dell’edificio sfuma verso l’esterno, creando diversi ambiti funzionali, e prosegue verso il territorio più propriamente agricolo e boschivo (disegni courtesy Land Srl).

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OSPITALITÀ

LAND Società internazionale di consulenza paesaggistica con sedi in Italia, Svizzera e Germania. Dal 1990 Andreas Kipar e un team di oltre 100 paesaggisti, architetti, urbanisti, agronomi, ingegneri e ricercatori trasformano regioni, città e luoghi valorizzando le opportunità della transizione ecologica attraverso l’implementazione di soluzioni positive per il clima e promuovendo procedure collaborative di pianificazione. Tra i principali progetti di Land: a Milano la strategia dei Raggi Verdi, Porta Nuova e la riqualificazione dell’ex area Expo Mind; in Germania il Krupp Park, che comprende l’hq di ThyssenKrupp; il masterplan Freiheit Emscher a Essen e la strategia Green Infrastructure per la regione della Ruhr; la rinaturalizzazione della Valle di Airolo e il parco fluviale del Cassarate in Svizzera; l’Urubah park a Riyad in Arabia e Expo Dubai 2020 negli Emirati Arabi Uniti; i progetti di ricerca e innovazione UNalab e T-Factor finanziati dalla Commissione Europea. Land ha ricevuto numerosi premi internazionali. www.landsrl.com

EUROAMBIENTE L’esecuzione delle opere a verde di Casa di Langa è stata affidata a Euroambiente, società del gruppo Zelari di Chiazzano (Pistoia), che ha provveduto alle piantumazioni, alla sistemazione e posa delle pavimentazioni esterne e dei percorsi naturali e al sistema di irrigazione delle aree vegetate. Grazie a un team multidisciplinare di tecnici e operatori del settore del verde e con sedi operative distribuite sul territorio nazionale, Euromabiente ha eseguito con successo numerosi interventi di carattere pubblico e privato in Italia, Europa e Nord Africa, di

cui spesso cura anche la manutenzione. Tra gli interventi realizzati, il parco di Citylife a Milano (168.000 mq), il progetto di integrazione degli spazi verdi degli hq Pirelli e Hangar Bicocca a Milano (270.000 mq), le opere a verde della Grande Moschea di Algeri (67.000 mq). Tra quelle in corso, il Parco urbano Ferruccio Parri a Cuneo (80.000 mq) e le opere a verde, gli impianti e il sistema di irrigazione del Parco della Pace di Vicenza (650.000 mq, progetto di paesaggio PAN Landscape Architecture). www.euroamb.it

Sopra e accanto, la grande corte centrale a gradonate crea terrazze digradanti verso il paesaggio dove trovano posto spazi comuni all’aperto circondati da piante erbacee e perenni (ph. courtesy Euroambiente).

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OSPITALITÀ

La villa storica prospiciente il lago guarda la nuova struttura progettata da Studio Pè Architettura & Design in continuità con l’esistente (ph. sopra courtesy Resstende e ©Marcello Mariana).

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OSPITALITÀ

GRAND HOTEL VICTORIA CONCEPT & SPA, MENAGGIO

BENESSERE SUL LAGO L’AMPLIAMENTO E TRASFORMAZIONE DI UN EDIFICIO DELLA BELLE ÉPOQUE ATTRAVERSO LA SPERIMENTAZIONE DI SOLUZIONI INNOVATIVE IN TERMINI DI BENESSERE COMFORT E QUALITÀ AMBIENTALE. IL PROGETTO DI STUDIO PÈ ARCHITETTURA & DESIGN

UNA STORIA CHE PROSEGUE Sulle rive del lago di Como, il Grand Hotel Victoria Concept & Spa di Menaggio è stato oggetto di un importante intervento di ampliamento e ristrutturazione. La struttura del 1892 è stata completata con l’inserimento, in continuità con l’esistente, di un nuovo corpo di fabbrica costituito da quattro piani fuori terra dedicati alle camere, alla ristorazione e alle aree comuni oltre a due livelli interrati con gli spazi wellness e un ampio parcheggio. Preservando e valorizzando lo splendore degli elementi architettonici storici, l’intervento – firmato dallo Studio Pè Architettura & Design – è improntato alla continuità armonica tra il nuovo e l’antico: continuità ricercata e raggiunta attraverso attente e ponderate scelte progettuali, cromatiche e materiche.

Come spiega Franco Pè “la realizzazione dell’hotel è stata fin dall’inizio una sfida professionalmente interessante, affrontata con impegno e curiosità. Il progetto segue con coerenza il mio percorso professionale nella salvaguardia della morfologia del territorio, nell’utilizzo dei materiali per forme e colori adeguati all’ambiente, nello studio e nella progettazione del verde attraverso l’utilizzo di specie arboree autoctone. Ho voluto far convivere lo spirito dell’ala storica con il nuovo corpo di fabbrica dell’ala nuova. L’ala storica è stata rivista negli interni con un linguaggio più fresco e moderno mantenendo tracce del sapore classico che emergono immediatamente non appena si accede alla hall d’ingresso, mentre per la nuova ala ho utilizzato una ge-

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OSPITALITÀ

Studio Pè Architettura & Design Lo studio fondato da Franco Pè opera da oltre 30 anni nel campo della progettazione di spazi residenziali, commerciali e del terziario. Ogni progetto viene studiato in base al luogo in cui verrà edificato. l’inserimento degli edifici nel tessuto esistente è indirizzato alla salvaguardia del verde e alla sua valorizzazione, nel rispetto della morfologia dei luoghi. Funzionalità, fruibilità, comfort e scelta dei materiali sono le linee guida delle realizzazioni. I progetti per opere pubbliche si strutturano sui fabbisogni della collettività e delle amministrazioni pubbliche mediante una qualità architettonica e tecnico-funzionale conforme alle norme ambientali, urbanistiche e di tutela dei beni culturali e paesaggistici. www.francope.it

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Da sinistra, la planimetria generale e quella dell’ala nuova, dove si riconosce la Spa. Curato da Rattiflora, il progetto del verde, anche esterno dell’hotel e in prossimità del lago, rappresenta un importante elemento di continuità tra storia e contemporaneità (disegni ©Studio Pè, ph. ©Marcello Mariana).

Particolarmente complessi i lavori di scavo per la realizzazione del nuovo edificio e nello specifico i due piani interrati di 4.300 mq a pochi metri dal lago, intervento unico nel suo genere nel territorio del Lario.

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OSPITALITÀ

I sistemi in alluminio Schüco, utilizzati per tutte le soluzioni custom da Thema, connotano il progetto di nuova costruzione e di riqualificazione dello Studio Pè Architettura & Design con soluzioni dall’elevato valore estetico e prestazionale. Per realizzare il camminamento trasparente di 30 metri, Thema ha ingegnerizzato e realizzato una soluzione custom costituita da una struttura portante in carpenteria in grado di sostenere e integrare il sistema di facciata in alluminio Schüco AOC 50 SG. Nel resto dell’hotel, per assicurare rispetto del concept progettuale e della leggerezza, sono stati impiegati due sistemi scorrevoli in alluminio Schüco: l’alzante scorrevole ASS 70.HI e il panoramico ASE 67 PD, che permettono di realizzare grandi superfici vetrate. www.schueco.it www.th-italia.com

THEATRO Franco Pè si è avvalso della collaborazione di Theatro e del suo nuovo modo di fare architettura fondato sulla sinergia, che ha messo a disposizione le competenze di alcune tra le aziende partner del network: Agc, Assa Abloy Entrance Systems, Resstende, Schüco, Starpool e Thema. Le aziende hanno partecipato attivamente al progetto con soluzioni custom orientate al benessere e al comfort acustico e termico. In particolare le vetrate con struttura in carpenteria dimostrano le potenzialità sinergiche della rete aziendale. I sistemi in alluminio di Schüco, le soluzioni di Thema, gli elementi in vetro di Agc, le tende di Resstende insieme connotano il progetto

di nuova costruzione e di riqualificazione dello Studio Pè Architettura & Design con soluzioni dall’alto valore estetico e prestazionale. In totale sono stati realizzati circa 50 metri di camminamenti trasparenti, tra il tunnel di collegamento e le aree vetrate esterne. Tutti sono corredati di tende da sole e realizzati con campate custom, studiate nella mock-up area di Theatro a Verano Brianza. Le soluzioni messe a punto da Theatro, come la veranda, il camminamento, la bussola d’ingresso e gli scorrevoli, sono accomunate dalla massima trasparenza, riducendo al minimo i profili e le componenti tecniche. www.theatro-italia.com

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OSPITALITÀ

ometria che richiamasse nelle proporzioni l’edificio storico e materiali contemporanei dai colori morbidi e caldi”. La villa storica, adibita ad albergo già nell’Ottocento, è stata completamente riqualificata creando 34 nuove camere, mentre nel nuovo edificio sono state realizzate 47 camere, per un totale di 81. Per la progettazione sono stati valutati

tutti gli aspetti e le esigenze che un hotel cinque stelle richiede, ottimizzando sia gli ambienti destinati alla clientela sia gli spazi tecnici necessari al personale di servizio. Particolare attenzione è stata posta nella ricerca, nell’accostamento e nell’uso dei materiali, riproponendo in chiave contemporanea i tratti distintivi architettonici della villa ottocentesca come i marcapiani,

La hall del Grand Hotel Victoria Concept & Spa e la veranda del ristorante che si apre completamente sul fronte lago grazie a sistemi motorizzati (ph. ©R Collection Hotels).

CREDITI Località Menaggio (Como) Committente Hotel Victoria Menaggio Srl R Collection Hotels

Progettista e DL opere architettoniche e design Studio Pè Architettura & Design

Progettista e DL delle opere strutturali Silverio Tettamanti

Progettista e DL impianti Studio Moving, Giovanni Moschioni

Progetto illuminotecnico Studio Luce Impresa esecutrice Nessi & Majocchi Realizzazione del verde Rattiflora Vetrate, carpenterie metalliche e serramenti nuova ala Thema con profili e sistemi in alluminio Schüco, vetri AGC, tende Resstende

Bussola di ingresso scorrevole Assa Abloy Entrance Systems

Arredi Medea Porte Lualdi Luci Flos, Panzeri, Simes, Vibia Pavimenti e rivestimenti Colombo Pavimenti Spa Starpool Piscina Piscine Castiglione Arredi outdoor Talenti Camere 81 (di cui 47 nella nuova ala) Cronologia Dicembre 2018-Febbraio 2021 [ 126 ]

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OSPITALITÀ

Al primo piano interrato, con la consulenza e i prodotti Starpool, è stata realizzata la Erre Spa, l’area dedicata al benessere di 1.200 metri quadrati: la più grande area wellness del sistema turistico del lago di Como.

A destra, due viste delle camere corredate di arredi custom di Medea.

i parapetti in ferro, il colore delle facciate. Le proporzioni dei volumi, la sequenza e la modularità dei vani finestra del nuovo corpo di fabbrica richiamano infatti quelli dell’edificio storico, ma con un linguaggio fresco e moderno. La nuova ala è collegata all’edificio storico mediante un lungo camminamento trasparente, scelta che rende concreto il passaggio simbolico tra storia e contemporaneità che rappresenta il cuore del rinnovamento del Grand Hotel Victoria. Grande attenzione è stata posta alla divisione e alla funzionalità degli spazi e all’utilizzo di un’impiantistica moderna, nonché al ricorso alle energie rinnovabili per il funzionamento delle macchine. Il progetto infatti ha comportato – oltre alla ristrutturazione degli ambienti – anche una riqualificazione energetica dell’involucro dell’ala storica e l’installazione di nuovi impianti più moderni ed efficienti. L’involucro dell’ala nuova invece ha potuto essere progettato fin dall’inizio con la finalità di raggiungere ottimi risultati energetici potendo utilizzare materiali all’avanguardia e notevoli spessori di isolamento. L’intero progetto illuminotecnico è stato sviluppato da Studio Luce, che ha curato in dettaglio l’uso dei corpi e delle sorgenti illuminanti per ogni differente ambiente sia interno sia esterno

Le porte interne a battente e scorrevoli Rasomuro 55s Lualdi sono in grado di integrarsi alla parete con mimetismo perfetto grazie alle cerniere completamente a scomparsa, al forte spessore e allo stipite invisibile in alluminio. Fornite in questo caso in una finitura laccata opaca color tortora, si integrano perfettamente con l’ambiente circostante, sia nella parte storica sia in quella di nuova costruzione dell’hotel. www.lualdi.com

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› FOCUS Nel cuore della Sicilia nord-occidentale, a pochi chilometri da Palermo, Piana degli Albanesi è un piccolo comune situato in posizione strategica, sul versante orientale del monte Pizzuta ed è rinomato per la produzione dei cannoli siciliani. Ancora oggi, in questa località la comunità Arbëreshe coltiva la propria cultura custodendone la tradizione, inclusa la lingua madre.

DEKTON DI COSENTINO Parte della Natural Collection di Dekton – linea che testimonia la volontà di Cosentino di riprodurre il meglio che la natura ha da offrire, rievocando le delicate venature della pietra – la tonalità Entzo è ispirata al marmo Calacatta Gold ed è in grado di illuminare e ampliare visivamente gli spazi con un aspetto naturalmente venato. La base bianca e luminosa con venature grigie e oro, la texture delicata e curata in ogni dettaglio contribuiscono a rendere Entzo una proposta discreta ed elegante. Dekton è la superficie ultracompatta prodotta dal Gruppo Cosentino utilizzando una sofisticata miscela di materie prime come vetro, materiali porcellanati di ultima generazione e quarzo, in grado di coniugare estetica e funzionalità. Dekton è infatti dotato di straordinarie proprietà meccaniche: elevata resistenza ai graffi, alle macchie, al calore e ridotta porosità. Estremamente versatile, oltre ai progetti di interni Dekton è un materiale dell’architettura: disponibile in formato lastra fino a 320 x 144 cm e in diversi spessori è ideale per pavimentazioni esterne, rivestimento di involucri e realizzazione di pareti ventilate.

www.cosentino.com

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› FOCUS

Una sosta nella Sicilia interna al Drita Kafè di Piana degli Albanesi Il lago e l’altopiano protetto dalle montagne dovevano apparire come una piccola Shangrilà ai profughi albanesi che qui si stabilirono nel Cinquecento per fuggire dalla conversione forzata all’Islam che gli Ottomani imponevano nelle terre di conquista dei Balcani. Ancor oggi faticosa da raggiungere – dista solo 25 chilometri da Palermo ma con un buon navigatore quasi un’ora di automobile – per secoli l’orografia di Piana degli Albanesi, fino agli anni Quaranta del Novecento Piana dei Greci per il rito greco-bizantino che vi si pratica, ha protetto le tradizioni culturali, religiose e linguistiche della più numerosa comunità albanese d’Italia. Famose, le manifestazioni religiose che prece-

dono la Pasqua richiamano in città turisti da tutto il mondo. Insomma un luogo speciale, lontano dall’idea di Sicilia che generalmente si forma chi non la conosce, tranne che per la tradizione dolciaria, fortunatamente viva e attiva qui come nel resto dell’isola. In posizione strategica nella piccola cittadina – meno di 6.000 abitanti – il Drita Kafè è pasticceria, rivendita di tabacchi, ricevitoria, luogo di sosta per colazioni, pranzi veloci (spettacolari le arancine) e aperitivi. ‘Drita’ in albanese significa ‘luce’, e con il recente restyling il locale è indubbiamente diventato luminoso: Ferrara Quarzi, consolidata realtà locale specializzata nella trasformazione dei materiali per superfici e rivestimenti, ha af-

fiancato l’ingegnere Giusy Scalia nella scelta delle lastre di pietra sinterizzata Dekton in tonalità Entzo per i banconi del bar, i tavolini, i rivestimenti a parete e parte dei pavimenti (in abbinamento con una ceramica effetto legno). Diversi gli spessori delle lastre utilizzate: 0,8 centimetri per i pavimenti e i rivestimenti verticali, 1,2 cm per il bancone e 2 cm per i piani dei tavolini. Oltre che estetica, la scelta di Dekton è stata dettata dall’elevata resistenza del materiale, particolarmente indicata per un intenso uso pubblico

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› LUCE

LA LUCE NELLA PROGETTAZIONE DEGLI SPAZI ESPOSITIVI di Jacopo Acciaro

Gli allestimenti temporanei sono generalmente portati a suscitare un impatto emotivo e a creare un feeling emozionale molto marcato in grado di rimanere ben impresso nel fruitore: un obiettivo a cui contribuisce fortemente l’elemento luce. La lettura delle superfici attraverso i contrasti, la valorizzazione dei volumi se non addirittura la creazione degli stessi trova nella luce uno strumento molto potente. Naturalmente anche la valorizzazione del prodotto o del messaggio comunicativo sono temi che vengono affrontati nel lighting design e spesso devono essere ben bilanciati, soprattutto durante la fase iniziale del progetto, con i temi emozionali e scenografici già descritti, al fine di ottenere un risultato finale chiaro ed equilibrato. La brand identity ha un ruolo determinante che spesso traccia le linee guida anche per il progetto lighting costruendo una scaletta gerarchica tra valorizzazione del prodotto, comunicazione emozionale legata alla percezione e alle scenografie e lettura architettonica dell’allestimento e delle sue caratteristiche. Ogni singolo tema richiede un approccio al progetto illuminotecnico approfondito e dedicato, supportato da notevoli conoscenze tecniche che devono essere declinate a seconda delle condizioni del progetto. Un forte contributo viene dalla tecnologia, che in questa tipologia di ambienti può ricoprire un ruolo decisivo sia in maniera passiva che in maniera interattiva.

Jacopo Acciaro Jacopo Acciaro si laurea in architettura al Politecnico di Milano e sviluppa da subito un forte interesse per il mondo della luce. Si forma nello studio di Piero Castiglioni con il quale collabora per alcuni anni prima di fondare Voltaire Lighting Design, uno studio professionale che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. Acciaro ha svolto attività di docenza presso l’Università degli Studi di Pavia e tiene corsi di illuminotecnica per gli Ordini degli Architetti. www.voltairedesign.it [ 130 ]

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NELL’AMBITO DEGLI ALLESTIMENTI TEMPORANEI IL TEMA DELLA LUCE RICOPRE UN RUOLO CENTRALE, IN QUANTO IL SUO ESSERE TRASVERSALE ALLE DIFFERENTI PROBLEMATICHE E CARATTERISTICHE CHE CONTRADDISTINGUONO QUESTI SPAZI LE CONSENTE DI ESSERE DETERMINANTE DA DIVERSI PUNTI DI VISTA. IN QUESTI PROGETTI LA LUCE DIVENTA INFATTI ESSA STESSA ELEMENTO COSTRUTTIVO: LA SUA CAPACITÀ DI INSINUARSI E RELAZIONARSI CON I MATERIALI, I VOLUMI E LE VARIE FINITURE MATERICHE ELEVA IL POTENZIALE PROGETTUALE CONSENTENDO DI RAGGIUNGERE RISULTATI DI GRANDE SUGGESTIONE


› LUCE

Padiglione Patek Philippe Baselword 2014, Basilea (progettazione architettonica Ottavio Di Blasi and Partners; foto ©Beppe Raso).

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› LUCE

A sinistra, stand MDF alla fiera IMM Colonia 2019 (progetto architettonico SSA-Scandurra Studio Architettura; foto ©Lorenzo Cappellini Baio). Sopra e a destra stand MDF Salone del Mobile 2018 (progetto architettonico SSAScandurra Studio Architettura; foto ©Filippo Romano).

L’avvento del Led ha portato allo stravolgimento di molti parametri tecnici consentendo grandi performance (ottiche sempre più efficienti, qualità delle sorgenti, distribuzione ottimale dei flussi luminosi, grande applicazione dell’elettronica, etc.) in apparecchi di dimensioni sempre più ridotte. Grande apporto, sempre in ambito tecnologico, viene fornito dall’elettronica che si sposa in maniera molto efficace con la tecnologia Led costituendo un connubio con un potenziale progettuale quasi infinito. Questo abbinamento, elettronica e Led, ha spinto molto anche in ambito multimediale grazie a ‘tools’ sempre più performanti che consentono di garantire allestimenti dinamici e interattivi: il fruitore diventa protagonista attivo dell’allestimento e viene trasportato in una dimensione esperienziale coinvolgente. Il dialogo e la condivisione tra tutte le figure che compongono il team di progetto, anche in questo contesto progettuale, sono fondamentali per il raggiungimento di un risultato architettonico unitario e organico. Di grande importanza rimane saper leggere il progetto dell’allestimento e cogliere l’intento del progettista al fine di coniugare l’uso della luce in maniera efficace. L’aspetto espressivo del progetto di allestimento che l’architetto definisce sin dalle fasi iniziali deve essere colto come spunto fondamentale del lighting design e il percorso di scambio e condivisione deve essere portato avanti in tutte le fasi del progetto. Per queste tipologie di spazi una fase fondamentale è l’allestimento finale con le relative

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operazioni di ‘fine tuning’ e programmazione delle varie scenografie. La relazione tra spazi/superfici e luce spesso in queste tipologie di ambienti risulta essere molto precisa e una progettazione approfondita e dettagliata potrebbe essere vanificata dall’assenza di tutte le operazioni che finalizzano il rapporto tra luce e allestimento (puntamenti corretti dei proiettori, regolazione delle intensità luminose, programmazione dei vari scenari...). Riporto esempi di allestimenti sviluppati dal nostro studio per comprendere come l’approccio al progetto abbia determinato differenti strade progettuali in funzione di differenti target e tematiche. Il progetto del padiglione Patek Philippe per un’edizione della fiera Baselword, progettato dallo studio Ottavio Di Blasi and Partners, è stato un progetto molto ambizioso per un brand di lusso che aveva come obiettivo quello di rappresentare l’eccellenza di cui la marca è sinonimo nel mondo dell’orologeria. Il traguardo iniziale del progetto di lighting era ottenere la massima prestazione qualitativa integrando tutti gli strumenti illuminotecnici in un’architettonica di grande impatto. Il padiglione si presentava con due volumi inseriti uno nell’altro dove l’involucro esterno in vetro trasparente metteva in mostra il cuore delle attività inserite nel volume interno, un cuore pulsante sospeso messo in mostra da una trasparenza raffinata ed elegante. Questo volume, rivestito in Corian, è stato retroilluminato in maniera dinamica con elementi a Led con tecnologia Tunable White in grado di variare la tonalità del bianco dell’emissione luminosa; una soluzione che ha permesso di conferire dinamicità al volume architettonico e di affinare il rapporto tra l’emissione luminosa e il materiale utilizzato per il rivestimento. L’illuminazione funzionale è stata garantita da soluzioni lineari inserite nelle fughe dei pannelli del rivestimento stesso creando in questo modo una maglia di predisposizioni estremamente integrata in grado di assicurare flessibilità e riconfigurabilità. Sono state


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impiegate soluzioni a Led ad alta resa cromatica al fine di ottenere un’illuminazione generale e d’accento estremamente qualitativa, in grado di consentire una resa dei colori e delle finiture il più fedele possibile. Un altro esempio molto interessante per il rapporto che il tema illuminotecnico è riuscito a instaurare con il progetto architettonico lo si può trovare in alcuni allestimenti realizzati dallo studio SSA-Scandurra Studio Architettura per i quali il nostro studio ha curato l’ambito illuminotecnico. In questo caso la capacità dell’architetto di declinare il tema espositivo temporaneo in differenti mood, proponendo diversi modelli percettivi dello spazio, è stata assecondata dall’uso della luce in maniera sinergica e coordinata. Naturalmente il focus della valorizzazione del prodotto è stato mantenuto integro e bilanciato. Negli allestimenti del brand MDF per Il Salone del Mobile 2018 e la fiera IMM 2019 si può notare come il tema illuminotecnico sia stato declinato in funzione dei differenti materiali, spazi e superfici che contraddistinguono le due architetture. Gli strumenti illuminotecnici messi a

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disposizione dalla proprietà erano i medesimi ma sono stati configurati e predisposti in maniera completamente differente, ottenendo un risultato omogeneo rispetto alle caratteristiche diametralmente opposte dei due allestimenti. Nel padiglione del Salone del Mobile 2018 la luce lavora molto sul rapporto tra superfici espositive e valorizzazione del prodotto; un’enfatizzazione dei setti verticali che definiscono le aree espositive contribuisce a fare da sfondo ai prodotti del brand illuminati puntualmente e in maniera precisa. In maniera completamente diversa il padiglione allestito per la fiera IMM di Colonia del 2019, caratterizzato dall’assenza di elementi verticali e di barriere visive; uno spazio concepito come un ambiente teatrale dove le luci mettono in scena gli oggetti esposti in maniera puntuale e scenografica. Una luminosità quasi tridimensionale contraddistinta da chiaroscuri marcati e tonalità di colore differenti che va a disegnare uno spazio dove il fruitore diventa protagonista insieme ai prodotti.


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Nella pagina di sinistra, lo stand IFI a Sigep 2019 (progetto architettonico SSA-Scandurra Studio Architettura; foto ©Silvano Bacciardi). Sopra e a fianco il Azerbaijan Pavilion Expo Milano 2015 (creative project, content development and production, construction Simmetrico network; progetto architettonico Simmetrico Network e Arassociati; foto ©Dirk Verwoerd e ©Filippo Romano).

Sempre con lo studio Scandurra abbiamo sviluppato l’illuminazione di uno spazio espositivo per l’azienda IFI che è stato recentemente inserito nella prestigiosa selezione Index 2020 e concorrerà al prossimo Compasso D’Oro. Un allestimento in cui il tema luce viene declinato con l’intento di dare una lettura dello spazio semplice e immediata; la geometria degli apparecchi luminosi lineari e la distribuzione del flusso luminoso in maniera diffusa e omogenea creano un ambiente privo di ombre marcate dove l’allestimento dei prodotti viene evidenziato da accenti luminosi non invasivi. Grande attenzione è stata dedicata al rapporto tra la luce diffusa e la luce d’accento proprio per mantenere una sensazione di ambiente unico dove i prodotti diventano i veri protagonisti. A chiudere il percorso delle tematiche in ambito di allestimenti temporanei mi piace soffermarmi sul padiglione espositivo dell’Azerbaijan realizzato per l’Expo di Milano 2015 da Simmetrico Network Experience Design Studio (con Arassociati per l’architettura). Un’esperienza che ha fatto scoprire al nostro studio il potenziale

dell’illuminazione scenografica dedicata all’entertainment. Siamo stati infatti impegnati nella progettazione dell’illuminazione architettonica e di alcune scenografie dedicate al tema della Biosfera. Un allestimento all’interno del quale la parte illuminotecnica è stata concepita in relazione all’esperienza da far vivere al fruitore, dinamica e interattiva. Alle scenografie luminose, come i fiori ad emissione luminosa variabile o l’aquila stilizzata con emissione Rgbw dinamico posta al piano terra, si sono alternati strumenti dedicati alla comunicazione pura, deve la tecnologia a Led ha trovato la sua massima applicazione garantendo soluzioni ad alta definizione grafica. In questa esperienza tutto il nostro apporto si è concentrato nella massima integrazione dell’elemento luce all’interno di ogni singolo tema espositivo con l’obiettivo di renderlo fortemente espressivo e comunicativo

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elements Contract a cura di Elena Riolo

NH Collection Palazzo Verona - Foto ©Andrea Martiradonna

QUANDO PARLIAMO DI CONTRACT PER L’OSPITALITÀ FACCIAMO RIFERIMENTO ALLA MESSA IN OPERA DEL PROGETTO DI INTERIOR PER UNA STRUTTURA ALBERGHIERA, UN LAVORO CHIAVI IN MANO CHE COMPRENDE LA FORNITURA DI UN INSIEME DI ELEMENTI PROGETTATI AD HOC O CUSTOMIZZATI E DELLE COMPETENZE PER PROCURARLI, REALIZZARLI E INSTALLARLI ENTRO I TERMINI STABILITI DA UN CONTRATTO. UN PROCESSO CHE COINVOLGE PROPRIETÀ, STUDIO DI ARCHITETTURA E DI PROGETTAZIONE DI INTERNI, GENERAL CONTRACTOR E FORNITORI. IN QUESTE PAGINE ABBIAMO SCELTO PRODOTTI E SISTEMI DI REALTÀ ATTREZZATE IN QUESTO SPECIFICO SETTORE E IN GRADO DI CONFERIRE VALORE AL PROGETTO.


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ARPER ADELL. Disegnata da Lievore + Altherr Désile Park per un utilizzo sia all’interno sia in outdoor, la seduta si caratterizza per la scocca in polipropilene riciclato all’80%. Sulla sua superficie il disegno concentrico, ispirato agli anelli degli alberi e alle striature delle conchiglie, è composto da oltre 500 linee progettate a mano con andamento aleatorio e irregolare. Per la base sono disponibili l’opzione con gambe in metallo o in legno, e la base a slitta in metallo.

www.arper.com

B-LINE ADAM, WOOPY. Il tavolo da interno o esterno, disegnato da Busetti, Garuti, Redaelli, con il basamento di polietilene stampato in rotazionale reso dinamico dalla forma ottenuta dalla transizione di un triangolo in un cerchio. Il piano di appoggio, circolare o ellittico, può essere in cristallo trasparente o retro-verniciato; quello circolare anche in laminato integrale. Si accosta alla poltroncina Woopy firmata da Karim Rashid, anch’essa adatta all’interno, all’esterno e all’impiego domestico e contract.

www.b-line.it foto ©Beppe Brancato

SLIDE AMBROGIO. L’ironico tavolino di servizio nato dalla creatività di Favaretto & Partners è stampato in rotazionale da Slide con una miscela di plastica interamente riciclata a base di polietilene riciclabile e EcoAllene, un nuovo materiale utilizzato per la prima volta nel mondo del design derivante al 100% dal riciclo dei cartoni del Tetrapack.

www.slidedesign.it

GABER

LAPALMA

CUCARACHA. Indirizzata dallo Studio Favaretto & Partners al mondo della terza età e dell’health care, la poltrona, molto lontana dai normali dispositivi medicali, è adatta anche al contract. Sua caratteristica fondamentale sono i due maniglioni in poliuretano stampato a pelle integrale che fanno da terminali dei braccioli e aiutano ad alzarsi. Lo schienale è disponibile in due diverse altezze.

EDIT. Eclettica e sostenibile come suggerisce il suo nome, la nuova seduta firmata da Anderssen & Voll riedita in chiave contemporanea i canoni della poltrona modernista, unendo spirito nordico e tradizione artistica italiana. La scocca, che combina lo schiumato con un inserto in poliuretano rigido Baydur, è riciclabile e separabile dal rivestimento, poiché il tessuto è applicato senza l’utilizzo di colle. Anche la base, in legno o metallo, può essere interamente recuperabile a fine vita del prodotto.

www.gaber.it

www.lapalma.it

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NARDI DOGA. Fresca, leggera ed ergonomica, è la nuova collezione d’arredo per l’outdoor composta da sedute con e senza braccioli, poltroncina lounge e tavolino monoblocco in resina fiberglass ispirata al tema della doga, rivisitata in chiave contemporanea da Raffaello Galiotto. La collezione, maneggevole, impilabile, facilmente igienizzabile e completamente riciclabile, è arricchita da un’ampia scelta di cuscini in tinte abbinabili.

www.nardioutdoor.com

BROSS SIT. Gli ampi volumi imbottiti e l’esile struttura in tondino metallico connotano la famiglia di sedute disegnata da Marco Zito composta di poltrone lounge, chaise longue e pouf. Sit è disponibile con rivestimento in tessuto o pelle, valorizzato dalle cuciture a vista che contribuiscono a disegnarne la forma.

PROTEK BIGFOOT. Attrezzabile con le numerose varianti e personalizzabile con diverse finiture, il sistema di arredo a scomparsa offre soluzioni inedite di arredo per ogni settore. In particolare, Bigfoot Chianti è il modulo cantina che permette di organizzare e tenere in ordine vini e bicchieri all’interno di una sala ristorante o di una cucina domestica. Può essere attrezzato anche con un cassetto e un ripiano di appoggio per stappare il vino.

www.bross-italy.com

www.protek-design.it

PEDRALI ILA. “In fase di progettazione ci piace inserire alcuni elementi inattesi, capaci di dare ritmo, sorprendere e interpretare uno spazio”. Così il suo progettista Patrick Jouin racconta la poltrona Ila, una piccola scultura che grazie alle sue linee curve esprime un’accoglienza generosa. La parte esterna è realizzata in poliuretano rigido, l’interno di schienale e sedile in schiumato poliuretanico flessibile. Ila è disponibile con base centrale a forma di cono, geometrica e girevole, o con struttura a quattro gambe in tubo d’acciaio oppure, novità 2021, in massello di frassino. In questa nuova versione gli elementi in legno sono certificati FSC C114358 e verniciati all’acqua con vernici di origine vegetale.

www.pedrali.it

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EXENIA PIN REVO. Dedicati a una progettazione illuminotecnica evoluta, i nuovi sistemi ottici incassati sono particolarmente adatti per ambientazioni a elevato comfort visivo. La serie, declinata da 57 mm a 135 mm di diametro in potenze da 4,5 W a 25 W, adotta le nuove ottiche a fascio incrociato Revo, che coniugano un’ottima restituzione di lux conservando valori di antiabbagliamento nei parametri del Dark lighting, con UGR medio <10. Il sistema è progettato per ottenere la massima prestazione nella minima dimensione, nelle versioni fisse, singole e multiple, quadrata e tonda.

www.exenia.eu

ERCO IKU. Con cinque grandezze e cinque distribuzioni della luce, gli apparecchi da incasso a soffitto uniscono un design classico con un elevato comfort visivo e una efficienza ottimale. Su richiesta è possibile personalizzare l’aspetto degli apparecchi, modificando il colore del cono di schermatura. Dall’unione tra la tecnologia tunable white, le diverse distribuzioni della luce e le soluzioni di connettività si ottiene un’illuminazione in linea con la filosofia dell’Human Centric Lighting (HCL).

www.erco.com

DAVIDE GROPPI MOON. Nasce da un sogno, quello di portare la luna dentro casa. La lampada a sospensione disegnata da Davide Groppi è resa unica dalla sua superficie in carta giapponese fatta a mano. La famiglia dimmerabile Moon, disponibile in diverse dimensioni, si completa con la versione da tavolo con finitura in oro e da tavolo con basamento rialzato.

www.davidegroppi.com

foto ©Davide Groppi

PENTA The One Caorle Hotel a Caorle, Venezia, con 74 camere suddivise in varie tipologie e 18 suite-family apartments rappresenta un perfetto esempio di come il Gruppo Penta possa offrire soluzioni di illuminazione a 360°. Il Gruppo ha infatti supportato il contractor Febc Europe nella scelta dei migliori sistemi di illuminazione per questo progetto, dalla consulenza illuminotecnica alla produzione dei corpi illuminanti. Le strip e i faretti di Castaldi Lighting illuminano le terrazze e le aree comuni dell’hotel, disegnando geometrici giochi di luce, mentre le lampade decorative di Penta Light creano una piacevole atmosfera nelle camere.

www.pentalight.com

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ITALAMP ARTIKA. Novità 2021, la lampada a sospensione ispirata ai contrasti luminosi dell’acqua e del ghiaccio. Quello disegnato da Valerio Bottin e Paolo De Lucchi è un corpo illuminante coerente con il repertorio stilistico di Italamp, frutto di processi di realizzazione manuale capaci di preservare originalità e cura artigianale.

www.italamp.com

PAOLO CASTELLI ICONE LUMINOSE. Le lampade da terra con struttura in metallo finitura oro opaco satinato, composta da vasi in vetro soffiato di Murano, fanno parte della collezione Omaggio a Morandi ispirata a Giorgio Morandi e agli oggetti presenti nello studio di Casa Morandi, riaperta a Bologna con la collaborazione dell’azienda. Si compone di arredi e accessori delicati e identitari dal sapore fortemente artigianale.

www.paolocastelli.com

PANZERI TUBINO. Lampada a sospensione, tavolo, parete/soffitto, disponibile anche a incasso, e terra in alluminio tornito. Tubino parete/soffitto è particolarmente adatta in applicazione alla testata del letto. Nella versione terra le sorgenti raddoppiano, il posizionamento sulla struttura a stelo è pensato per consentirne l’utilizzo anche come lampada da lettura. La versione tavolo è disponibile nella variante con comando a 5 regolazioni dell’intensità luminosa.

www.panzeri.it

SIMES PETIT. La versione applique, da collocare nella parte alta della parete, disegna un cono di luce netto in radenza sulla superficie verticale. Il suo Led è alloggiato in posizione arretrata all’interno di un oscuratore in policarbonato e rimane totalmente nascosto alla vista, senza abbagliare. Pur sviluppata per l’esterno, la lampada è adatta anche per l’uso interno, specialmente in spa e ambienti umidi.

www.simes.it

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GROHE ALLURE. La linea di rubinetteria entra a far parte della nuova Spa Collection con una linea estetica rinnovata. La nuova gamma comprende anche miscelatori a pavimento per la vasca da bagno e moduli doccia incasso a soffitto che consentono di scegliere e combinare diversi tipi di getto. La collezione è disponibile nelle finiture Cromata, Oro satinata Brushed Cool Sunrise, Oro rosa satinata Brushed Warm Sunset, e nera Hard Graphite.

www.grohe.it

IDEAL STANDARD

AGHA

LINDA-X. Atelier Collections si amplia con la linea firmata da Ludovica+Roberto Palomba che celebra la collezione Linda disegnata da Achille Castiglioni, reinventata con l’utilizzo di Diamatec, una tecnologia brevettata dall’azienda che consente di realizzare linee ceramiche sottili e resistenti. Linda-X si compone di vasca da bagno e lavabi disponibili nella versione da appoggio o sospesa, in cinque dimensioni e nelle finiture bianco lucido e bianco seta.

RUN. Grazie alla progettazione e ai test effettuati dall’ufficio tecnico dell’azienda e dall’art director Enrico Cesana, Run riduce il tradizionale spessore del profilo superiore delle docce, portandolo a soli 19 mm. Il design, progettato per creare un effetto ottico di ulteriore assottigliamento delle forme, prevede la maniglia integrata al vetro che può essere decorato con serigrafie.

www.idealstandard.it

www.agha.it

KALDEWEI MING. Ispirati allo stile asiatico, i nuovi lavabi dalle linee convesse sono realizzati nello speciale acciaio smaltato Kaldewei, riciclabile al 100%. I colori – nero lava opaco, nero lucido, bianco alpino e bianco alpino opaco – sono neutri e discreti nella loro essenzialità, offrendo un’ampia gamma di opzioni per l’allestimento di ambienti bagno su misura.

www.kaldewei.it

COLOMBO DESIGN TRENTA. Celebra i trent’anni dell’azienda la nuova collezione di accessori per l’arredo bagno nata dall’unione del pensiero progettuale e creativo di Luca Colombo e Pio & Tito Toso. A caratterizzarla è il tratto morbido ed essenziale che le conferisce uno stile moderno, evidenziato dalle tre finiture proposte: Cromo, Neromat (RAL 9005) e PVD Grafite Mat.

www.colombodesign.com

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SCARABEO CROSS. Una base in legno, con elementi che si incrociano raccordati da inserti in ceramica, supporta un top tondo in ceramica su cui possono essere posizionate 14 tipologie di lavabo delle collezioni Scarabeo. Il legno è proposto nelle tonalità chiaro e scuro e la ceramica del piano d’appoggio e degli inserti è disponibile in 9 finiture diverse, le stesse applicate a lavabi e sanitari.

www.scarabeosrl.com

CALEIDO SAMO OPEN. Minimalismo estetico e funzionale: la parete doccia è spogliata del superfluo e gli elementi strutturali che ne garantiscono la stabilità e la durevolezza sono ridotti al minimo. Le componenti della doccia risultano quindi di facile manutenzione e meno soggette a usura rispetto a versioni con strutture più articolate. Open viene proposta anche nel modello estensibile, dove è possibile modificare le dimensioni secondo le differenti esigenze.

PARENTHESIS. Il progetto di Marco Piva per il nuovo radiatore modulare svolge più funzioni: mensola se posato singolo in orizzontale o porta salviette se posato accostando più pezzi in verticale. Realizzato con profili in alluminio estruso, è disponibile in versione elettrica e idraulica con un basso contenuto d’acqua, in diverse dimensioni e finiture in tutti i colori della gamma RAL.

www.caleido.it

www.samo.it

CESANA HIGHLIFE. Un attento studio degli spazi rende la doccia con cristallo di sicurezza extrachiaro 8 mm facilmente adattabile anche ai bagni di dimensioni più contenute senza rinunciare alla funzionalità. La zona doccia può essere arricchita con una seduta e una mensola porta oggetti. I profili possono essere personalizzati nelle finiture cromo, PVD grafite o PVD vintage (nell’immagine).

www.cesana.it

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ITALGRANITI NUANCES. La sua estetica minimalista nasconde una complessa ricerca della materia, una calibrata essenzialità e un profondo studio cromatico. Con questa nuova collezione Italgraniti rinnova il fascino del terrazzo veneziano. Il modulo Coccio disegna una texture che trova spazio in grandi campiture architettoniche. In abbinamento alle superfici monocromatiche svolge un ruolo decorativo per aree più contenute.

www.italgranitigroup.com

GRUPPO BONOMI PATTINI VALCHROMAT. È un pannello Mdf colorato in pasta distribuito dal Gruppo Bonomi Pattini. È indicato nel contract, settore in cui il Gruppo che riunisce diverse aziende (Coppo Legno, Sinco Wood, Lara Compensati, Paganoni Legno e Pbs Legnami) è specializzato. Il pannello è disponibile in 11 colori ed è ideale per l’arredo delle camere e delle aree comuni degli hotel. Altro prodotto innovativo è il Solid Surface (nella foto): materiale minerale antibatterico e termoformabile utilizzato per sviluppare progetti di interior design di reception, spa e aree dedicate all’hospitality. È disponibile in oltre 140 colori.

www.gruppobonomipattini.com

MARAZZI MYSTONE TRAVERTINO. Grazie alla stampa digitale Sublime Sync dettagli e imperfezioni del marmo sono riprodotti con precisione nel nuovo grès di Marazzi, morbido al tatto e resistente allo scivolo. Due finiture, una più morbida e una più lucida, esaltano il potenziale espressivo del marmo, aprendo nuove possibilità progettuali al più classico dei materiali.

www.marazzi.it

LIUNI EXPONA SIMPLAY. Il pavimento vinilico autoposante si caratterizza per l’elevata resistenza all’usura, la stabilità dimensionale, la facilità di posa e di pulizia. Fonoassorbente, 100% riciclabile e con decori di alta qualità effetto legno o pietra, viene scelto da architetti e committenti per progetti significativi come il nuovo hotel Lugano Dante, firmato da Rizoma Architetture.

www.liuni.com

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PORCELANOSA HIGHKER BERNA. La ceramica di grande formato può essere utilizzata come pavimento in spazi interni o esterni grazie alle sue tre finiture: pietra, cemento e lucida. Berna è una delle 26 collezioni che compongono Highker dalle tonalità sobrie e neutre che si adattano a qualsiasi design d’interni. I colori grigio, sabbia o bianco consentono infatti infinite combinazioni decorative.

www.porcelanosa.com

WOODCO SIGNATURE, SPINA CORTA. La collezione di pavimenti in legno unisce tecniche e strumenti antichi con le più moderne tecnologie. Tra i suoi numerosi formati si distinguono le spine e, in particolare, la spina corta, interpretazione in chiave contemporanea di una delle più classiche geometrie di posa, caratterizzata da listelli più larghi e corti (415x180 mm) rispetto a quelli della variante tradizionale per un look sofisticato e attuale.

www.woodco.it

HD SURFACE PERFECTCOMBINATION. Realtà sinergica fra il cemento e

la resina, è un rivestimento performante costituito da malta colorata a base acqua, utilizzabile sia a pavimento sia a parete, anche per rivestire piatti doccia e vasche. La superficie dall’effetto nuvolato, con i suoi mutevoli giochi di chiaroscuro, rievoca l’intensità materica del cemento con uno stile minimal. Per le sue caratteristiche è ampiamente utilizzato in ambito contract, come dimostra il boutique hotel Schgaguler a Castelrotto progettato da Peter Pichler Architecture.

www.hdsurface.it

COSENTINO SUNLIT DAYS. La collezione è creata con la tecnologia HybriQ by Silestone che impiega il 99% di acqua riciclata dal processo di produzione stesso, il 100% di energia elettrica rinnovabile e almeno il 20% di materie prime riciclate. Faro White, Cincel Grey, Arcilla Red, Cala Blue e Posidonia Green sono le cinque varianti della collezione del Gruppo Cosentino. Nell’immagine, il blu intenso di Cala Blue.

www.silestone.com www.cosentino.com

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GRIESSER TERRAZZA PURE. La struttura in alluminio del tetto in vetro per terrazze è equipaggiata con un sistema di illuminazione a bandelle Led incorporato nei montanti e nei traversi della copertura. Il design rettangolare dei profili consente un deflusso affidabile dell’acqua piovana, grazie a un innovativo sistema di battuta del vetro. A richiesta sono disponibili 5 bandelle decorative in alluminio anodizzato: su tutta l’altezza dei lati esterni dei montanti, sul lato inferiore dei traversi intermedi del tetto e sul lato esterno dei traversi del tetto.

www.griesser.it

KE KEDRY PRIME. Per ampliare la sala principale del Castello di Rosciano situato nel paesaggio collinare umbro è stata scelta la pergola bioclimatica caratterizzata da flessibilità di apertura e chiusura, modularità e personalizzazione, parte della gamma Gennius. La struttura in tonalità Corten per un totale di 110 mq coperti è completata dalle chiusure perimetrali realizzate con le vetrate scorrevoli Line Glass, soluzione pensata per creare dei veri e propri spazi esterni, al riparo da vento, pioggia e rumore.

www.keoutdoordesign.com

ASTRALPOOL BY FLUIDRA BALANCE E. Facile da installare, la minipiscina della gamma Essential con struttura di acciaio galvanizzato ad alta resistenza dispone di 5 posti distribuiti tra 2 sdraio e 3 sedute. I 43 punti di massaggio divisi tra 31 getti d’acqua e 12 bocchette d’aria sono predisposti per 5 diversi circuiti di massaggio. Il meccanismo a ozono nella filtrazione rende l’acqua sempre limpida e cristallina.

www.astralpool.com

STARPOOL I.CON SAUNA, I.CON RELAX. Gli ambienti wellness progettati dallo studio MFOR sono perfettamente attrezzati all’interno di container industriali recuperati, facili da trasportare e installare ovunque. I.con sauna può ospitare ogni modello di sauna presente in gamma Starpool di cui è possibile scegliere il design, i materiali, i colori, le essenze. I.con relax è dotata di ampie vetrate per immergersi nell’ambiente circostante e fondersi con il paesaggio.

www.starpool.com

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EUROAMBIENTE S.R.L. Via Pratese, 527 | 51100 Pistoia Tel. + 39 0573 4451 - Fax + 39 0573 445190 info@euroamb.it

www.euroamb.it



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