IoArch 109 Jan/Feb 2024

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ioArch

Anno 18 | Gennaio 2024 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

109

COSTRUIRE GLI SPAZI

DELLA FORMAZIONE IL VALORE DELLA BELLEZZA

COLTIVARE LE RELAZIONI DAI FUJIAN TULOU AL COHOUSING

ELEMENTS RELAXING TIME

PROGETTO CMR | GIANNI ARNAUDO | SETTANTA7 | BATLLEIROIG | GROUPE-6 | ANDREA TOGNON DOMÈNECH LUSSI | ALFREDO VANOTTI | MARTINO PEDROZZI | DEKLEVA GREGORIČ | RS2 MORPURGO DE CURTIS | MARCO PIVA | STEFANO BOERI | GIULIA DE APPOLONIA | PROVENZANO


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Vi presentiamo Pietra Kode: le pietre italiane di un tempo ricodificate da DEKTON per l’architettura di domani. VICENZA KODE

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UN PRODOTTO CARBON NEUTRAL BY COSENTINO

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ON TIME custom armchair

Project: New SDA Bocconi campus Rome, Italy

Architect: Il Prisma


Photo © Moreno Maggi

LAMM Srl Headquarters / Showroom Via Verdi 19/21 San Secondo P.se (PR) T. +39 0521 877511 | info@lamm.it lamm.it


10 SOMMARIO ioArch 109

36piani

35 piani

33piani

7 piani

26piani 15piani

DESIGNCAFÈ 10

REPORT 22 Progettazione integrata

L’anima dell’architettura | IWAN BAAN

di Aldo Norsa

14 Antinomie biologiche | ENRICO MINGUZZI 16 Baltic adventure | AUGUSTAS SERAPINAS 18 Renovatio Urbis | ROMA AL TEMPO DI SISTO V 20 Le storie di LPP | EDOARDO PERSICO 52 Riflessi dorati sul paesaggio | GIANNI ARNAUDO 12

74

30 Collaborative space | PEDRALI 34 Joe’s American Lab | COSENTINO

WORK IN PROGRESS

134 Iperrealismo fuori scala | RON MUECK |

FOCUS 32 Signature, un parquet senza tempo | WOODCO

28 Rigenerare la città | PROGETTO CMR

|

28

146 Libri

36 Venaria Reale | PIUARCH, L’HUB DELLA CULTURA

62

38 Laveno Mombello | LISSONI CASAL RIBEIRO, IL LAGO IN PIAZZA 40 Milano | STEFANO BOERI E ARASSOCIATI, BOSCONAVIGLI 42 Milano | DEGW, NERVESA 21 RIQUALIFICAZIONE INTEGRALE 44 Milano | BARRECA & LA VARRA, RIGENERAZIONE EDIFICIO ANNI 80 46 Cremona | MCA, ARTELIA, BUROMILAN, LAND, NUOVO OSPEDALE 48 Bologna | IPOSTUDIO + EUTROPIA, PARCO DELLA GIUSTIZIA 50 Treviso | MATTEO THUN, PROAP E MCZ+, MULINI MANDELLI

ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE 54 Futura. Progettare, costruire e abitare la scuola 56

SAN MARTINO DI LUPARI La scuola arcobaleno | SETTANTA7

62

BARCELLONA

68

STRASBURGO

TBS School. Compatta e biofilica | BATLLEIROIG

CRBS. Integrazione tra arte e tecnica | GROUPE-6



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SOMMARIO

92 sezione

pianta

102

concetto

Il nuovo edificio e’ un muro abitato che costruisce relazione con la chiesa e la ARCHIWORKS piazza, proteggendo nel frattempo l’intimita’ del giardino di Carlo Ezechieli 102 Promenade nell’indicibile | MORPURGO DE CURTIS dall’aggressione dell’ambiente stradale.

VICINANZA una forte

75 Coltivare le relazioni

108 Palermo Panormus | PROVENZANO

76 L’intervento e’ costruito sulla dualità tra la forza e l’auserità della 114 Tra contemporaneità e patrimonio culturale | MARCO PIVA facciata principale e | la delicatezza dell’” involucro relazionale” che XU TIANTIAN 80 attraverso Antichi sistemi relazionali l’uso del colore e di diversi elementi di scala ridotta 120 (scale, Il bosco verticale di Treviso | STEFANO BOERI Questioni di vicinanza | LOLA DOMÈNECH E THOMAS LUSSI

pensiline, ringhiere) stabilisce relazioni dirette con il suo intorno.

82 Casa in Valtellina | ALFREDO VANOTTI

126 Nuovi ambienti di lavoro | RS2

86 Materiali Luoghi Architettura | MARTINO PEDROZZI 90

130 Un mix di eleganza tra Italia e Giappone | ANDREA TOGNON

Case compatte | DEKLEVA GREGORIČ

ELEMENTS

LPP - ARCHITETTI ITALIANI

a cura di Elena Riolo

135

di Luigi Prestinenza Puglisi

92 Giulia de Appolonia

135 Relaxing Time

In copertina House H, Tokyo 2009 Sou Fujimoto Architects © Iwan Baan Moments in Architecture Vitra Design Museum

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Luisa Castiglioni, Valentina Dalla Costa Carlo Ezechieli, Roberto Malfatti Aldo Norsa, Luigi Prestinenza Puglisi Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font Srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004 Periodico iscritto al ROC Registro Operatori della Comunicazione n. 34540 Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano ISSN 2531-9779



› DESIGNCAFÈ

A sinistra. House H, Tokyo, 2009, di Sou Fujimoto Architects. Sotto, International Fair of Dakar, Senegal, 2013, progetto di Jean François Lamoureux, JeanLouis Marin e Fernand Bonamy. A destra, National Taichung Theatre, Taiwan, 2016, di Toyo Ito & Associates Architects. Foto ©Iwan Baan.

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› DESIGNCAFÈ

IWAN BAAN, L’ANIMA DELL’ARCHITETTURA LE IMMAGINI DEL GRANDE FOTOGRAFO OLANDESE COLGONO LA VITA PER COME SI SVOLGE NEGLI EDIFICI E NELLE CITTÀ. IN MOSTRA AL VITRA DESIGN MUSEUM

Fino a marzo 2024 il Vitra Design Museum presenta la prima grande retrospettiva dedicata all’opera del fotografo olandese Iwan Baan. Le sue immagini documentano la crescita delle megalopoli globali, esplorano edifici tradizionali o informali e ritraggono opere di grandi architetti, fra cui Oma, Herzog & de Meuron, Francis Kéré, Sou Fujimoto, Diller Scofidio + Renfro, Sanaa, Toyo Ito. La mostra curata da Mea Hoffmann Iwan Baan: Moments in Architecture illustra l’ampio raggio d’azione del fotografo tracciando un panorama dell’architettura mondiale dagli inizi del xxi secolo, dei suoi contesti urbani e sociali e delle persone che utilizzano e hanno costruito questi edifici. Iwan Baan non cerca l’immagine perfetta pianificata nei minimi dettagli, ma piuttosto cat-

tura l’anima delle architetture. «L’importante è raccontare una storia» afferma Baan «che è qualcosa di molto intuitivo e fluido. Non mi interessa tanto ritrarre edifici al di fuori del tempo, quanto piuttosto l’attimo specifico, il luogo e le persone che vi abitano, tutti quei momenti non previsti e non pianificati all’interno e attorno allo spazio, il modo in cui le persone interagiscono con quello spazio e le storie che ne nascono. Mi interessa il modo in cui le persone modellano i loro mondi, il modo in cui costruiscono, occupano e abitano i luoghi». Attraverso 600 fotografie disseminate nel museo disegnato da Frank Gehry, la mostra presenta esempi che coprono tutte le aree di interesse del fotografo olandese. L’esposizione si chiude con filmati e immagini di forme edilizie informali, dalle chiese rupe-

stri di Lalibela in Etiopia alle abitazioni autocostruite al Cairo alla Torre David di Caracas, edificio sorto negli anni Novanta, occupato abusivamente e che prima dello sgombero nel 2014 era la più grande favela verticale del mondo. La serie fotografica di Baan, che gli valse il Leone d’Oro alla Biennale di Architettura del 2012 insieme allo studio Urban-Think Tank di Alfredo Brillembourg e Hubert Klumpner e al critico Justin McGuirk, mostra come Torre David divenne una comunità informale, un universo di normalità diffusa

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› DESIGNCAFÈ FRAMMENTI DI CIELO IN TERRA

Il cielo in terra Un secolo di chiese e cappelle nell’architettura moderna Mario Botta Libri Scheiwiller. Milano, 2023 pp. 176, ill, 38 euro ISBN 978-88-764-4715-0

È noto l’interesse verso l’architettura sacra di Mario Botta che, dalla chiesa di San Giovanni Battista a Mogno a oggi, ha costruito 15 chiese e cappelle mentre quattro opere, tra cui la chiesa di San Rocco a Sambuceto che appare in copertina, sono tuttora in corso. Il cielo in terra tuttavia non raccoglie i lavori di Botta bensì la maggior parte dei testi che dal 2017 l’architetto pubblica ogni mese per la rivista della Cei I luoghi dell’Infinito. Le esplorazioni, iniziate con la cappella nel bosco di Paolo Zermani a Varano Marchesi, si sono via via estese oltre l’Italia, la Svizzera e l’Europa, e il campionario raccolto – scrive Fulvio Irace nella prefazione – “si rivela sistematico e comprensivo delle più varie sfaccettature, dietro ognuna della quali si celano sia

l’entusiasmo sia la diffidenza per talune impostazioni o risultati”. Ma soprattutto, a differenza di quel che farebbe uno storico dell’architettura, ciò che di ogni opera Botta scrive nasce dalla pratica diretta del mestiere, dal suo modo di essere architetto, oggi, sulla Terra: “lo sguardo offerto da questa rassegna di chiese e cappelle – scrive – interpreta la necessità di avere, anche in questi tempi, delle testimonianze ‘oltre il finito’. E l’architettura si propone come uno strumento appropriato nel solco di una storia millenaria”. 74 gli esempi raccolti, a ciascuno dei quali sono dedicate due pagine che includono sia opere dei ‘maestri’ sia lavori di architetti meno noti e di giovani gruppi di progettazione.

PIETRE MARMI E MOSAICI NELL’ARTIGIANATO ARTISTICO CONTEMPORANEO

Lithos Ugo La Pietra - Fondazione Cologni Marsilio, Venezia, 2023 pp. 224, ill, 32 euro ISBN 978-8-829-71890-0

Tra i manufatti dell’artista, architetto e intellettuale radical Ugo La Pietra illustrati nel volume – insieme ai lavori in pietra, marmo e mosaici di altri architetti, designer e artisti – quello che appare in copertina di questo libro è particolarmente significativo: il monumento in pietra di Apricena Dalle cave all’architettura, realizzato nel 2019 per il Parco Museo Sculture Madrepietra. Rappresenta infatti la sintesi di quanto scrive La Pietra a proposito della cultura tettonica della nostra civiltà, che accanto alle città in pietra e marmo che formano gran parte del patrimonio storico del nostro Paese ha visto lo sviluppo di un’attività di artigianato artistico nell’uso della materia litica che oggi sfocia

anche – grazie alle nuove tecnologie – nel design e nella produzione di oggetti che travalicano il confine tra artigianato, decorazione e funzioni d’uso. Realizzato in collaborazione con la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Lithos, ampiamente illustrato, è arricchito dai contributi di Paolo Coretti, Vincenzo Pavan e Domenico Potenza. In appendice una raccolta di testi di approfondimento su alcune esperienze che hanno contribuito a definire e sviluppare l’attività e la ricerca nell’artigianato artistico contemporaneo delle pietre, dei marmi e del mosaico. Esperienze che hanno preso vita in mostre, musei, gallerie, fiere, botteghe e atelier, scuole e pubblicazioni.

EMOZIONI FORTI Non tutti i 15 dialoghi intorno alla figura e al lavoro del premio Pritzker Hans Hollein (1934-2014) raccolti in questo volume, curato dall’Architekturzentrum di Vienna, che ne possiede gli archivi, dimostrano uno specifico apprezzamento dell’opera dell’architetto e designer austriaco, comunemente etichettato come esponente del Post-Modern. Ma attraverso i suoi oggetti architettonici a tutte le scale, Hollein fu forse l’interprete più autentico di quella tendenza, intesa come crisi della modernità e suo superamento: nei suoi lavori l’uso del colore e la decorazione assumevano un senso compiuto all’interno del progetto, trascurando le stravaganze. Lo scandalo suscitato dalla Haashaus di piazza Santo Stefano a Vienna fu forse pari – per ragioni opposte – allo sdegno popolare provocato da Loos ottant’anni prima con il primo esempio di modernismo nella capitale dell’allora impero asburgico, anche se entrambi reinterpretano elementi della tradizione architettonica austriaca. Polarizzante, provocatore, ermetico – Claudia Cavallar afferma che dopo averlo avuto come docente abbandonò l’architettura per 7 anni – Hollein è stato anche un visionario se con il suo Mobile Office gonfiabile già nel 1969 seppe immaginare un ambiente interconnesso in cui lavorare da remoto. 15 i progetti di Hollein raccolti nel libro. [ 12 ]

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Hollein Calling Architectural Dialogues Architekturzentrum Wien, Aa. Vv. Park Books, Zurigo, 2023 220 pp, Ill, En, 39 Chf ISBN 978-3-03860-340-5


Ordine e bellezza sul posto di lavoro

Saarinen Table Eero Saarinen, 1957 Bertoia Side Chair Harry Bertoia, 1952

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› DESIGNCAFÈ Da sinistra, in senso orario. Fondamenta, 2023 Olio su tela, cm 100x80. M01, 2023, olio su resina e foglie d’oro su tela, cm 24x18; Costellazione, 2023 Olio su lino, cm 80x60.

ANTINOMIE BIOLOGICHE ANIMALI DA FIORE: ENRICO MINGUZZI ALLA PINACOTECA SAN FRANCESCO DI SAN MARINO

«Portatori di vita, generatori di nuove forme biologiche, di nuove espressioni, forme di vita spettacolari che prendono forma su vetrini da laboratorio, tessuti cromatici in coltura che cominciano a pulsare in una palude primordiale e progressivamente brillano». Così il curatore Paolo Rondelli descrive gli undici dipinti inediti e l’installazione Arcipelago di Enrico Minguzzi nella mostra Animali da Fiore, fino al 17 marzo alla Pinacoteca San Francesco della Città di San Marino: un originale incontro tra forme di origine animale e vegetale, alla ricerca della vita che è il comune scopo di entrambi i Regni. [ 14 ]

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Il richiamo alla biologia è reso evidente dalle piastre di Petri, recipienti in vetro utilizzati in laboratorio per la crescita delle colture cellulari, ciascuna poggiata su un supporto a colonna, che accolgono le 34 micro-opere dell’installazione al centro della sala: Arcipelago appare come un vivaio della creatività dell’artista di Cotignola (vive a Bagnacavallo, Ravenna), premio Icona della Fondazione Coppola a Art Verona 2023 e membro fondatore del collettivo di Rimini Magma, dove parallelamente alla sua ricerca artistica sviluppa progetti che uniscono arti visive, ricerca musicale e indagine territoriale

Enrico Minguzzi Animali da fiore A cura di Paolo Rondelli Fino al 17 marzo 2024 Pinacoteca San Francesco Via Basilicius 31, Città di San Marino Promossa da Istituti Culturali della Repubblica di San Marino Ingresso libero Orari 9 -17 Informazioni info.museidistato@pa.sm Tel. 0549 888245 www.museidistato.sm



› DESIGNCAFÈ

BALTIC ADVENTURE A ROMA I MUDMEN DI FANGO E PAGLIA DELL’ARTISTA LITUANO AUGUSTAS SERAPINAS PER LA TERZA STAGIONE DI FOROF, LO SPAZIO ROMANO TRA ARTE E ARCHEOLOGIA FONDATO DA GIOVANNA CARUSO FENDI

Palazzo Roccagiovine al Foro Traiano, dove ha sede Forof, sorge sulle rovine della Basilica Ulpia. Fino al 30 giugno, nell’abside della basilica, che parzialmente sopravvive negli spazi ipogei del palazzo, invece dei cittadini che nel secondo secolo discutevano delle questioni della città, sono riuniti i Mudmen dell’artista lituano Augustas Serapinas, figure di fango e paglia che invitano i visitatori a discutere dalle questioni climatiche che ci riguardano. Perché Mudmen è l’evoluzione site-specific di Snowmen, il precedente progetto di Serapinas: pupazzi di neve fatti dai bambini in alcuni parchi alla periferia di Vilnius, raccolti e conservati dall’artista. Ma l’inverno successivo in Lituania fu caldo e senza neve e Serapinas, nel 2020 il più giovane artista invitato all’esposizione principale della Biennale Arte di Vene[ 16 ]

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zia, avviò la riflessione sfociata nei Mudmen. L’impermanenza – dei pupazzi di neve che si sciolgono al sole o dei rifugi che l’uomo costruisce per sé – caratterizza anche l’esposizione che completa l’installazione principale: Part of the House from Rūdninkai e Part of the House from Skirgiškės sono frammenti di resti di case in legno dei Paesi Baltici ideate per gli spazi di Forof, al pari di Window Glasses from Jonas house (tutte 2023), finestre di vetro ricavate da una vecchia abitazione lituana successivamente fuse insieme a un pigmento realizzato utilizzando parti della casa stessa. Come scrive nel suo testo critico la curatrice Ilaria Gianni: «l’artista utilizza i frammenti di queste case nei termini di ciò che conservano, mettendoli in scena in una nuova costellazione scultorea. Il suo intento non è semplicemente

preservare una tradizione locale, ma costruire una discussione sulla fragilità politica e sociale che appartiene all’oggetto storico e alle sue narrazioni, dimostrando la transitorietà di tutti i sistemi di conoscenza, destinati a essere interrotti, ma capaci di essere riportati in vita per svelare nuove prospettive». Che è poi la ragione dell’archeologia, quella delle cose di ogni giorno e quella millenaria e monumentale di Roma. Baltic Adventure è realizzata con il patrocinio dell’ambasciata lituana e la collaborazione di Palazzo Gallery di Brescia

I Mudmen nell’abside della basilica Ulpia e resti di case baltiche nella galleria romana. Foto ©Monkeys Video Lab.


2023


› DESIGNCAFÈ

RENOVATIO URBIS ROMA AL TEMPO DI SISTO V UNA MOSTRA A MONTALTO DELLE MARCHE RIPERCORRE IL RINNOVAMENTO URBANISTICO DELLA CITTÀ ETERNA CONDOTTO IN SOLI CINQUE ANNI DAL PAPA MARCHIGIANO CON L’ARCHITETTO DOMENICO FONTANA

Fino al 31 marzo 2024, negli spazi espositivi di Palazzo Paradisi a Montalto delle Marche, la mostra La nascita di una metropoli: Roma al tempo di Sisto V ripercorre la complessa operazione di renovatio urbis sviluppata dal pontefice (al secolo Felice Peretti da Montalto) tra il 1585 e il 1590. In soli cinque anni l’intensa attività di costruzioni, che richiamò a Roma schiere di maestranze e di decoratori e artisti, cambiò indelebilmente il volto della città. Sorsero capisaldi della centralità urbana – Villa Montalto, il Palazzo Lateranense, il Palazzo del Quirinale, il Palazzo Nuovo Vaticano, la Biblioteca Vaticana – vie di passaggio, come la strada Felice (l’attuale via Sistina) e la strada di San Giovanni, e spazi urbani articolati in[ 18 ]

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torno agli obelischi, alle colonne, alle fontane. Di villa Montalto, demolita a fine Ottocento per far posto alla stazione Termini, insieme a fotografie e descrizioni d’epoca sono presentati per la prima volta due affreschi che ne decoravano il salone centrale, salvati dalla demolizione e recentemente recuperati presso una collezione privata romana. Oltre al rinnovamento delle basiliche, documentato con il modello del pittore Ferraù Fenzoni per una delle scene affrescate sulle pareti della Scala Santa, l’ultima sezione della mostra approfondisce i rinnovamenti urbanistici attuati da Sisto V, tra cui la costruzione di ampie vie rettilinee, di obelischi destinati a segnalare i luoghi più significativi dell’Urbe e il restauro delle colonne centenarie di Traiano e di Marco

Aurelio per riconvertirle a simboli della vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Una grande pianta di Roma mette in evidenza i molteplici luoghi nei quali l’intervento sistino ha inciso in modo determinante nella definizione di una nuova città destinata ad essere il simbolo stesso della cristianità. A supporto, un filmato realizzato attraverso l’uso di droni e di altri accorgimenti tecnici aiuta nella difficile restituzione della complessità dei molti interventi urbanistici ed edilizi. Nel corso della mostra sono previsti una conferenza di Vittorio Sgarbi e alcuni incontri di approfondimento sull’età sistina curati da Tommaso Strinati



le storie di lp [ 20 ]

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EDOARDO PERSICO

l’architettura come profezia di felicità di Luigi Prestinenza Puglisi Illustrazioni di Roberto Malfatti

A rendere misteriosa la vita di Edoardo Persico è la scarsità di fonti che la raccontano e le circostanze della morte. Ucciso dalla polizia fascista? Deceduto per un infarto? Perché fu trovato nudo, nella sua casa poverissima e fredda, con il fegato spappolato? Era un antifascista o un informatore della polizia pentito? Perché le sue carte sono scomparse, sequestrate da uno studioso che non si sa che fine abbia loro fatto fare? Sulla sua vita si potrebbe costruire un libro giallo, e difatti lo scrittore Andrea Camilleri lo ha fatto, con successo. Ma sollevando le obiezioni degli storici che nel ritratto del romanziere non riescono a riconoscere Edoardo Persico, un uomo dolcissimo e tristissimo, vissuto in povertà, religioso, forse omosessuale, con un fallimentare matrimonio alle spalle. Nonostante i pochi scritti di architettura lasciatici, non esiterei a definire Persico il più importante critico italiano d’architettura del Novecento. Per le intuizioni e, soprattutto, per la costruzione concettuale che sviluppa una intuizione del critico d’arte Lionello Venturi. L’intuizione è che l’arte moderna non nasce dall’astrazione cubista ma dal senso di coinvolgimento dell’uomo con la natura che è proprio della visione impressionista. In questo senso, l’impressionismo è stato la più rilevante rivoluzione della tecnica sviluppatasi in parallelo a un tentativo di espressione della nostra modernità che alla separazione tra uomo e mondo contrappone la reintegrazione. Persico intuì che doveva sviluppare nella critica d’architettura il pensiero di Venturi, smontando l’equivoco cubista e razionalista. Per porre fine all’architettura pensata come una combinazione, per quanto colta, di figure geometriche, che produceva, da un lato, forme morte e, dall’altro, un arido classicismo. A testimoniarlo sono i suoi scritti e, in particolare, il testo della conferenza più importante, Profezia dell’architettura, tenuta la sera del 21 gennaio 1935. Per capire l’architettura contemporanea, affer-

merà Persico, occorre fare riferimento a un progetto di libertà. E, per raccontarlo, rievoca Elsie, la protagonista di una novella di Sherwood Anderson: «Elsie corse nell’immensità dei campi, gonfia di un unico desiderio. Voleva evadere dalla sua vita per entrare in una vita nuova e più dolce, ch’ella presentiva nascosta in qualche angolo dei campi». Vi rendete conto del potere dell’immagine? L’architettura moderna, d’ora in poi, non può essere liquidata come una ricerca di funzioni, di standard, di giochi sapienti. È di più: è un sogno che suggerisce un’esistenza diversa. Una “sostanza di cose sperate” come dirà alla fine della conferenza utilizzando un’immagine diventata celebre, entrata di forza nel nostro immaginario, anche se ancora forse non ne abbiamo compreso l’intera portata. Sarebbe importante cercare di capire come l’idea impressionista dello spazio, la ricerca di libertà si sia concretizzata in due sue opere: il negozio Parker in Largo Margherita a Milano (1934) e la Sala


› LE STORIE DI LPP

delle Medaglie d’Oro alla mostra dell’Aeronautica Italiana a Milano del 1934, dove lo spazio trasparente è ritmato da strutture leggerissime che volano nell’aria, suggerendo pluralità di direzioni e apertura di improvvisi orizzonti. Esattamente l’opposto dell’architettura giocata sulla geometria e sulla massa del fascismo. Vi è una terza opera. È il capolavoro più rilevante: il Salone d’Onore nel Palazzo dell’Arte alla VI Triennale di Milano, un sacello ospitante la Nike scolpita da Lucio Fontana. Il ricordo classico diventa leggero, grazie ai setti in stoffa generosamente spaziati e alle vibrazioni luministiche generate e riflesse dalla statua, che diventa parte dell’architettura (così come, d’altronde, questa diventa parte della scultura). Da consumato architetto, Persico capisce che è proprio il talento sconfinato di Lucio Fontana il sostegno poetico su cui realizzare una indimenticabile architettura. L’insieme ricorda – sia pure trasposto su un versante mitologico – proprio la corsa di Elsie evocata in Profezia dell’Architettura

In queste pagine, il ritratto di Edoardo Persico, con il cappotto e il bavero rialzato. Sopra, uno scorcio della Sala delle Medaglie d’oro alla Mostra dell’Aeronautica Italiana a Milano nel 1934 e la Nike di Lucio Fontana, punto focale dell’allestimento di Persico nel Salone d’Onore della VI Triennale di Milano.

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› REPORT | PROGETTAZIONE INTEGRATA

Architettura e ingegneria Cresce il peso delle società di

progettazione integrata di Aldo Norsa

Aldo Norsa Già professore ordinario di tecnologia all’università Iuav di Venezia, associato al Politecnico di Milano, incaricato all’università di Firenze, a contratto all’università di Chieti e ricercatore all’università di Montréal, Aldo Norsa, master all’università di Princeton, è direttore scientifico della società di ricerca e consulenza Guamari di Milano, che anima l’annuale conferenza Tall Buildings e cura i Report on the Italian Architecture, Engineering and Construction Industry e il Rapporto Classifiche - le Prime 65 Imprese dell’Edilizia Privata. www.guamari.it [ 22 ]

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Vantarsi di offrire servizi di progettazione integrata (architettura + ingegneria) è oggi sempre più comune alle società di progetto, e le distingue dagli studi professionali che non possono permettersi di investire in risorse (umane in primis) tali da coprire quell’ampio spettro disciplinare che la committenza sempre più spesso richiede per affrontare interventi complessi. Premesso che, consultando i siti delle maggiori società di architettura incluse nel Report on the Italian Aec Industry pubblicato in novembre dalla società Guamari, la locuzione ‘progettazione integrata’ ricorre sempre più spesso, in particolare per quelle non autoriali, ecco alcuni brevi profili delle realtà leader.

Aegis Cantarelli + Partners è una società bresciana nata nel 2009 da un ramo di Cantarelli Moro & Partners, attiva nella progettazione infrastrutturale, urbanistica e architettonica nonché nei servizi di ingegneria civile, strutturale e ambientale con trent’anni di esperienza. Attualmente è incaricata del progetto esecutivo dell’edificio En:Lab (dipartimento di energia) per il Politecnico di Milano nel Campus Bovisa. Archilinea fondata nel 1981 a Castellarano (RE) si trasferisce sei anni dopo a Sassuolo (MO) e offre servizi di progettazione architettonica, soprattutto nel settore industriale, in particolare automotive, a cui unisce competenze di interior design, analisi


› REPORT | PROGETTAZIONE INTEGRATA

Sopra, vista dall’alto di Milanofiori Nord. Foto ©Maurizio Bianchi. In primo piano gli edifici U3 e U1, disegnati rispettivamente da Park Associati e Gbpa, per i quali General Planning ha fornito servizi di progettazione integrata. A destra un render del nuovo ospedale di Tallinn, progettazione integrata di ATI Project.

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› REPORT | PROGETTAZIONE INTEGRATA

Top 200 Architecture and Design firms Suddivisione per fatturato 2022

economica, consulenza commerciale e di sviluppo, gestione di commessa e di cantiere. Sta curando la realizzazione del nuovo Drive Technology Center per la multinazionale tedesca di sistemi di automazione industriale Sew-Ecodrive a Borgo Panigale (BO). ATI Project (l’acronimo sta per Architecture Technology Integrated), fondata a Pisa nel 2011 da Branko Zrnić e Luca Serri, in pochi anni è riuscita a crescere raggiungendo un fatturato di 25 milioni di euro e 350 collaboratori partecipando a importanti progetti internazionali quali gli ospedali di Tallinn (Estonia) e Bispebjerg (Danimarca) nonché la ristrutturazione del Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Crew nasce a Brescia nel 1987, fondata dall’ingegner Lamberto Cremonesi. Fornisce servizi di architettura (anche per opere infrastrutturali quali stazioni e aeroporti), ingegneria strutturale e impiantistica. Nel 2018 entra a far parte del gruppo FS con l’acquisto da parte di Italferr dell’80 per cento del capitale. Oggi Crew è impegnata a Milano nella progettazione del deposito Atm per autobus elettrici e a Roma delle stazioni della Metro C.

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Crew, render del futuro deposito per autobus elettrici di Atm a Milano.

Yachting 1,9% Design 3,5%

Green 1,2%

Interiors 6,1%

Architecture

Architecture 52,6%

+ Engineering 34,6%

SPECIALIZZAZIONE per settore

FATTURATO in migliaia di €

NUMERO Studi | Società

Architecture

406.225

87

Architecture + Engineering

266.738

73

Interiors

47.437

23

Design

26.868

9

Yachting

14.939

6

Green

9.589

2

Il peso delle società di progettazione integrata sul fatturato totale delle Top 200 Architecture and Design Firms dell’ultimo report Guamari è salito in un anno dal 31,5 al 34,6%. Le società che offrono (quasi) esclusivamente servizi di progettazione architettonica sviluppano invece il 52,6% del fatturato totale delle Top 200.


The art of making connection Design Nicholas Bewick

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www.seixsei.it


› REPORT | PROGETTAZIONE INTEGRATA

General Planning nasce nel 1970 a Milano come evoluzione dello studio di architettura Fritz & Batello diventando negli anni una società con uno staff di 70 persone tra architetti, ingegneri e tecnici. Nel gennaio 2023 entra a far parte della holding di ingegneria Dba Group andando a integrare la divisione buildings. Oggi è impegnata nella realizzazione a Milano dello Ieo Proton Center e dei nuovi headquarters del gruppo farmaceutico Bracco. Gpa nasce nel 1985 su iniziativa degli ingegneri Paolo Spinelli e Giovanni Cardinale e opera tramite le sedi di Firenze e Milano offrendo servizi di progettazione (architettonica, strutturale e impiantistica), project management e direzione lavori. Tra gli ultimi progetti che hanno visto impegnata la società è il Viola Park, nuovo centro sportivo della Ac Fiorentina firmato Marco Casamonti & Partners. Hydea viene fondata nel 1990 a Firenze puntando da subito su un approccio multidisciplinare. Negli anni ha sviluppato un’importante attività internazionale che ormai vale circa la metà del giro d’affari e che l’ha

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portata ad aprire nel 2010 Hydea Beijing in Cina e nel 2023 Hydea Riyadh in Arabia Saudita. In Italia si è aggiudicata la direzione dei lavori e il coordinamento della sicurezza del nuovo blocco operatorio dell’ospedale San Donato di Arezzo. Starching nasce a Milano nel 1992 come studio associato dell’architetto Maria Paola Pontarollo e l’ingegnere Marcello Cerea diventando società nel 1999. Oggi è stabilmente nella top 10 del report annuale di Guamari ed è impegnata in grandi progetti come il Waterfront di Levante, riqualificazione urbana di un’area di 90mila mq a Genova su progetto di RPBW, e Milano 3.0 sviluppo residenziale promosso da DeA Capital Re su concept di Atelier(s) Alfonso Femia. Tekne, nata come società nel 1955, vanta una storia più che centenaria che origina da uno studio di ingegneria aperto a Milano nel 1875. Oggi è attiva in servizi di progettazione, consulenza ambientale, gestione del progetto, direzione lavori, due diligence, Bim. Fiore all’occhiello di Tekne è il progetto di rigenerazione urbana Chorus Life a Bergamo per conto del gruppo Costim

In alto, Milano 3.0 sviluppo promosso da DeA Capital Real Estate Sgr a Basiglio. Il progetto di Atelier(s) Femia, che cura la direzione artistica, è realizzato con il coordinamento tecnico della società di architettura e ingegneria Starching. Si tratta di 6 edifici che si fondono con il territorio con giochi di rientranze e sbalzi, logge e molto verde.



RIGENERARE LA CITTÀ UNA PROPOSTA METODOLOGICA PRESENTATO RECENTEMENTE A PALAZZO MARINO UNO STUDIO – SVILUPPATO DA UN TEAM MULTIDISCIPLINARE COORDINATO DA MASSIMO ROJ, PROGETTO CMR – CHE PRENDE LE MOSSE DA MILANO MA POTREBBE ESSERE APPLICATO ALLA MAGGIOR PARTE DELLE CITTÀ ITALIANE. VIRTUALMENTE A COSTO ZERO PER L’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

«La rigenerazione urbana non è soltanto un’operazione urbanistico-edilizia ma un’operazione sociale, di riscatto di brani di città che devono diventare nuovi luoghi dell’abitare». È questa la premessa del documento che, per alcune zone di Milano caratterizzate dalla presenza di abitazioni di edilizia sociale pubblica e ben servite dal trasporto pubblico, suggerisce lo sviluppo di attività di demolizione e ricostruzione con la realizzazione di nuovi edifici e servizi. Si tratta di una premessa ancorata alla Relazione Generale: Milano 2030 che sta alla base del Piano di Governo del Territorio (Pgt) della città, delinea le diverse strategie di rigenerazione urbana e si concentra su tre degli obiettivi in[ 28 ]

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dicati nel documento: i nodi come piattaforme di sviluppo; l’occasione dei vuoti urbani; più case in affitto sociale. Ma, fatto ancora più importante, il Pgt stabilisce che l’edilizia sociale e popolare, dal punto di vista urbanistico, non aumenta la quota di superficie lorda edificabile perché rientra nella categoria dei servizi: dunque, a valle delle demolizioni, è possibile restituire la stessa quantità di alloggi sociali – ma di nuova costruzione, con i conseguenti benefici in termini di qualità dell’abitare e dell’ambiente – e realizzare edilizia libera e di uso misto, secondo gli indici previsti dal Pgt stesso, migliorando e arricchendo il mix funzionale e sociale del quar-

tiere. Il tutto a costo zero per l’amministrazione pubblica, che parteciperà all’operazione di rigenerazione in equity, mentre il resto dell’investimento sarà finanziato con il ricorso alla leva finanziaria. Lo studio, sviluppato da un team multidisciplinare coordinato da Massimo Roj, Ceo di Progetto Cmr, e composto da Gianni Verga, esperto di urbanistica, Fabio Bandirali per gli aspetti finanziari e Antonio Belvedere per quelli giuridico-amministrativi, individua sette ambiti di edilizia popolare milanese e si concentra infine sul quartiere di San Siro. Costruito tra il 1935 e il 1947, il ‘quadrilatero Selinunte’, per la maggior parte di proprietà di


Il quadrilatero Selinunte a Milano San Siro. L’ipotesi di rigenerazione ne prevede la densificazione con la costruzione di edifici alti e un mix funzionale (img. courtesy Progetto Cmr).

Aler Milano, è uno dei più grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica di Milano oggi caratterizzato da degrado strutturale, manutentivo e sociale. Ben collegata da due linee della metropolitana, l’area – che dista solo 700 metri da Citylife – occupa una superficie di 33 ettari e accoglie 15mila residenti in 4.500 alloggi, 800 dei quali di proprietà (Ers) e i restanti in affitto (Erp). 600 alloggi sono occupati abusivamente. Attualmente la superficie a verde è solo il 16% dell’area totale, che la proposta prevede di incrementare di 4,7 volte, per un totale di 154mila mq di superficie verde a terra e di 70mila mq di tetti verdi. Previa un’analisi della morfologia urbana di Milano, anche messa a confronto con altri esempi di edilizia sociale in città e in Europa, la metodologia delineata dallo studio definisce le linee guida generali che potrebbero essere applicate per la totale rigenerazione del quartiere in un arco temporale di 15/20 anni. Il metodo suggerito suddivide il quartiere in

6 comparti dove procedere progressivamente con le demolizioni e ricostruzioni: a partire da un comparto zero, dove saranno ricollocati i residenti del comparto 1, seguendo un preciso cronoprogramma la rigenerazione potrà avvenire evitando di trasferire altrove la popolazione residente. Lo studio Rigenerare la città, che ha già riscosso l’interesse di Assoimmobiliare e di diversi operatori privati, è ora all’esame del consiglio comunale di Milano. Uno dei suoi meriti è quello di contribuire ad arrestare il fenomeno della gentrificazione che si accompagna al miglioramento urbanistico e ambientale di Milano e che rischia di espellere quote crescenti di popolazione per la quale i prezzi dell’acquisto e dell’affitto di un’abitazione in città stanno diventando insostenibili. Un metodo, infine, che potrebbe applicarsi a numerose altre città attraendo capitali privati in azioni di miglioramento abitativo e urbano sempre più urgenti

Il quartiere di San Siro viene suddiviso in 6 comparti dove procedere progressivamente con i lavori di demolizione e ricostruzione senza che gli abitanti debbano lasciare il quartiere (img. courtesy Progetto Cmr).

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› FOCUS

Le 32 postazioni dell’ufficio sono definite dalle scrivanie Arki-Table adjustable e dalle sedute Polar di Jorge Pensi Design Studio.

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› FOCUS

Nella sala riunioni, il tavolo Arki-Table e le poltroncine Nym Soft di CMP Design. Il color terracotta è il filo conduttore tra i nuovi spazi e il ristorante aziendale.

Pedrali Collaborative Space i nuovi uffici firmati da Park Associati di Elena Riolo

Il progetto di interior dei nuovi uffici presso l’headquarters di Mornico al Serio di Pedrali è stato affidato a Park Associati, studio che nel 2022 aveva curato il rinnovamento del ristorante aziendale. Già dal nome – Pedrali Collaborative Space – si intuisce l’obiettivo che ha guidato la progettazione: un ambiente di lavoro flessibile e dinamico che pone al centro il comfort delle persone. La superficie di 560 metri quadrati è articolata in tre macroaree: l’ufficio con le postazioni operative, le sale riunioni e gli spazi breakout. Particolare attenzione è stata riservata all’acustica e ai materiali. Le rampe della scala e il parapetto sono rivestiti in rovere naturale, usato anche per l’intera pavimentazione dell’area uffici. Un sistema di tende acustiche, oltre a insonorizzare e gestire la luce solare, contribuisce

alla percezione di un involucro neutro e omogeneo, così come i pannelli fonoassorbenti su binari posti a soffitto. Aspetto di primaria importanza è inoltre l’efficientamento energetico: è stata realizzata una coibentazione termo-acustica a soffitto del volume da riscaldare ed è stato installato un impianto radiante integrato al pavimento, per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo, abbinato a un sistema di trattamento per la ventilazione meccanica controllata dell’aria di ricambio e per la deumidificazione. L’energia termo-frigorifera è prodotta mediante una pompa di calore a elevato rendimento stagionale. L’energia per alimentare i nuovi spazi di lavoro è generata, infine, dai pannelli fotovoltaici installati sugli edifici produttivi. www.pedrali.com

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› FOCUS

Woodco, Signature la bellezza di un parquet senza tempo Un appartamento di fine Ottocento, in un palazzo di piazza Alario a Salerno, torna a splendere secondo nuove regole estetiche e funzionali. L’architetto Emilio Coppola, al quale è stato affidato il progetto, ha ripensato gli spazi non tanto come rivisitazioni in chiave moderna del preesistente, bensì come ambienti nuovi, diversi, definiti da una originale personalità e da nuovi canoni di bellezza. La pavimentazione in legno, un parquet di Woodco in pregiatissimo Noce naturale che copre quasi totalmente i 300 mq dell’appartamento, è declinato secondo disegni differenti. Dalla spina 45 per la zona giorno e la zona [ 32 ]

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notte fino alla tavola per la zona bagno. La linea Signature rappresenta una delle Collezioni di punta di Woodco, capace di racchiudere in sé l’espressione di un sapere tradizionale che sa mescolare tecniche e strumenti antichi con le più moderne tecnologie. Il pavimento in Noce naturale, con superficie spazzolata e rifinita con vernice extra opaca, è diventato così il vero e proprio elemento iconico dell’intero progetto. Con le sue sfumature molto accentuate, che digradano da toni caramellati a nuance più scure e intense, il pavimento fluisce da un ambiente all’altro dando continuità all’appartamento

nel suo complesso pur con i piacevoli mutamenti nel passaggio dalla spina alla tavola, scelta per la zona bagno. Anche la grande cucina trova nella morbidezza del legno e nell’ampiezza regalata dalla posa a spina il suo perfetto contraltare. Di nuovo la spina ungherese per la camera, e nell’ampio salone di 50 mq che ospita un affresco di grande valore artistico e storico, opera del pittore Gaetano D’Agostino, è stato posato lo stesso parquet della collezione Signature che definisce l’intera abitazione. www.woodco.it


› FOCUS La bellezza del parquet in Noce naturale Woodco declinato secondo lo schema di posa a spina 45 e a listello addolcisce le linee austere di questa casa privata del centro storico di Salerno. Foto di Marilena Abate.

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› FOCUS Il Joe’s Bbq, spazio milanese di Joe Bastianich, imprenditore italoamericano della ristorazione, nonché brand ambassador di Cosentino, è un open space con ampie vetrate che irradiano di luce naturale tutto l’ambiente.

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› FOCUS

Cosentino, Joe’s American Lab La cucina professionale di Joe Bastianich di Elena Riolo

Cucina e centro di produzione da cui viene gestita la fornitura per la rete italiana dei Joe’s American Bbq, oltre che polo di formazione sulla cultura del barbecue americano: il nuovo Joe’s American Lab di Milano è uno spazio professionale il cui carattere distintivo è dato dalle scelte materiche. A rivestirlo sono infatti le superfici Dekton di Cosentino che si caratterizzano per l’elevata resistenza ai graffi, alle macchie e all’assorbimento dei liquidi, degli agenti chimici e dei detergenti. L’estesa parete dell’ingresso è rivestita a tutta altezza con lastre in grande formato di Dekton Trilium dall’aspetto industriale arricchite da un mix di sfumature vulcaniche sui toni dei grigi, dei marroni e dei neri che ricreano l’effetto ruggine tipico dell’acciaio ossidato, ma lisce al tatto. Nel locale cucina, a pavimento è stato posato Dekton Eter che abbina uno sfondo in grani-

to scuro con contrasti delicati di grigio. Alle pareti Dekton Natura 22 replica fedelmente il marmo bianco di Carrara con venature grigie tenui che risaltano grazie alla brillante finitura lucida. La natura riflettente del colore è dovuta al trattamento nanotecnologico e al processo di lucidatura meccanica cui è sottoposto. L’effetto marmo rievoca l’immagine delle macellerie di una volta, dal momento che qui viene lavorata soprattutto carne. Anche in bagno è stato utilizzato il Dekton; in particolare il colore Kreta a effetto cemento riveste le pareti con una texture opaca dall’aspetto uniforme nonostante le leggere variazioni di intensità dovute alla densità del motivo grafico. Infine, il lavabo Reflection in Dekton Kreta in soluzione di continuità con le pareti è rettangolare e dotato di doppio scarico. www.cosentino.com

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› WORK IN PROGRESS

VENARIA REALE

L’HUB DELLA CULTURA DI PIUARCH Venaria Reale non è solo la magnifica Reggia sabauda con la vasta riserva di caccia reale della Mandria, ma un comune della cintura torinese inserito nel Progetto Integrato ‘Tra urbano e periurbano’ per la riqualificazione sociale e urbana della città metropolitana di Torino, finanziato con fondi del Pnrr. Qui, su un’area di 21.500 metri quadrati già occupata da una caserma oggi in disuso, sorgerà l’Hub della Cultura progettato dallo studio milanese Piuarch che proprio nel planimetrico della Reggia, nell’alternarsi di edifici costruiti e spazi aperti, corti pavimentate, geometrici giardini all’italiana e aree verdi ‘naturali’, trova ispirazione per realizzare nuove forme di spazio pubblico come luoghi di connessione tra parti diverse della cittadina: un intervento che, spiega Germán Fuenmayor di Piuarch, «sposta l’attenzione dagli edifici verso gli spazi aperti da essi generati». Il masterplan prevede un sistema di corti, con una ‘piazza della Cultura’ nell’area nord del sito, dove sorgeranno due nuovi [ 36 ]

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edifici, il primo destinato a ospitare il museo della storia della città, un archivio storico e spazi per associazioni e coworking; il secondo, su due piani, dove troverà sede un nuovo auditorium da 260 posti e sale polifunzionali indipendenti. Sull’altro lato quest’ultimo si aprirà su un secondo spazio aperto e verde baricentrico all’area, la ‘piazza degli Alberi’. Materiale principale della costruzione sarà il legno, sia per le parti strutturali sia per l’involucro, dove tamponamenti ciechi si alterneranno a parti vetrate schermate da lamelle frangisole. L’approccio digitale alla progettazione consentirà di ottenere un elevato livello di standardizzazione e di prefabbricazione dei componenti

costruttivi, preassemblati off-site e montati a secco in cantiere. L’area a sud del sito è destinata invece a una nuova scuola civica che sarà oggetto di progettazione e finanziamenti successivi

Località Venaria Reale (Torino) Progetto architettonico Piuarch Strutture e impianti For Arch Progetto del verde Cornelius Gavril Superficie totale masterplan 21.500 mq Superficie costruita Hub della Cultura 2.700 mq Cronologia 2022 - in corso Finanziamento Pnrr 7 milioni di euro


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› WORK IN PROGRESS

Località Laveno-Mombello Committente Comune di Laveno-Mombello Progetto architettonico Lissoni Casal Ribeiro Design Team Piero Lissoni con Joao Silva, David Pouliot, Diego Baronchelli, Filippo Bertamini Strutture Bieci Associati (Antonio Capsoni) Cronologia 2023-2025

LAVENO-MOMBELLO

LISSONI CASAL RIBEIRO, IL LAGO IN PIAZZA E LA PIAZZA SUL LAGO Con un gesto sinuoso che prolunga sull’acqua il percorso ciclopedonale, Lissoni Casal Ribeiro, il dipartimento di Lissoni&Partners che si occupa di architettura, masterplan e paesaggio, ha vinto il concorso internazionale di progettazione per la trasformazione delle aree del centro storico di Laveno affacciate sul Lago Maggiore in uno spazio urbano innovativo e funzionale. Il progetto prevede la realizzazione di una nuova piazza polifunzionale con un’ampia area pedonale concepita per ospitare diversi eventi e performance, arricchita [ 38 ]

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da una zona verde che preserva gli alberi esistenti per offrire riparo durante le estati sempre più calde. Il terreno permeabile sarà progettato per consentire l’infiltrazione dell’acqua piovana, rispondendo all’incremento dei forti acquazzoni nella zona. Il percorso ciclopedonale delinea a sua volta una nuova linea costiera che integra diversi elementi concepita come un anfiteatro sull’acqua, un percorso flottante e un’area verde con arredi urbani, con l’intento di promuovere un turismo consapevole e lento.

Il percorso diventerà inoltre una barriera in grado di proteggere Laveno dalle potenziali esondazioni decennali, lavorando in sintonia con il territorio esistente per migliorarne la morfologia e garantirne la sicurezza. Attualmente il progetto è in attesa dell’approvazione delle autorità competenti, tra cui la Soprintendenza e l’autorità di bacino lacuale, cui seguirà la consegna dello studio di fattibilità tecnicoeconomica. La realizzazione potrà essere completata entro il 2025



› WORK IN PROGRESS

MILANO

LE RESIDENZE BOSCONAVIGLI DI STEFANO BOERI ARCHITETTI E ARASSOCIATI Mentre prosegue secondo il cronoprogramma il cantiere di Bosconavigli, il progetto residenziale nato da un’idea di Stefano Boeri e sviluppato da Stefano Boeri Architetti insieme a Arassociati e Ag&p greenscape per il paesaggio, crescono anche, nella ‘tree nursery’, la alberature che una volta completata la costruzione verranno piantumate sulle facciate e sulle numerose terrazze dell’edificio. Il volume architettonico, pensato come un corpo unitario, presenta una progressiva variazione dell’altezza, da tre a undici piani: ogni piano dispone così di una porzione di copertura che si trasforma in terrazze vegetate. Il nuovo sviluppo residenziale sta sorgendo su un brownfield urbano di più di 8.000 metri quadrati adiacente all’antico borgo di San Cristoforo, sul Naviglio Grande. Di fronte all’edificio, che ha una [ 40 ]

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conformazione a corte aperta, si apre una nuova piazza privata introdotta dal corpo vetrato della reception e dei servizi riservati ai residenti, mentre, in particolare sul lato est, è prevista un’ampia area di verde pubblico dove alle alberature esistenti si aggiungerà un lungo filare di ciliegi steso ai lati del nuovo percorso ciclopedonale parallelo all’alzaia già previsto nei piani di riqualificazione urbana. Così come il Bosco Verticale, anche Bosconavigli è concepito come un organismo vivente in grado di filtrare le microparticelle di polveri sottili e abbattere l’inquinamento, riducendo al contempo il consumo energetico grazie alla presenza della vegetazione che in estate protegge dai raggi diretti del sole

Render del complesso residenziale di Bosconavigli che sta sorgendo a Milano, su un’area da riqualificare di oltre 8.000 mq adiacente all’antico borgo di San Cristoforo affacciato sul Naviglio Grande.

Località Milano San Cristoforo Promotore Milano 5.0 Progetto architettonico Stefano Boeri Architetti e Arassociati Progetto di paesaggio Ag&p greenscape Impresa di costruzioni Smv Commercializzazione (in esclusiva) Oneshot Real Estate Solutions Sito web www.bosconavigli.it


Foto: Nicolò Panzeri | Progetto: Studio Melesi Lecco | Serramenti: Falegnameria Menaballi Srl


› WORK IN PROGRESS

MILANO

NERVESA 21, RIQUALIFICAZIONE INTEGRALE DI DEGW Saranno completati entro pochi mesi i lavori di riqualificazione di un edificio per uffici della fine degli anni Settanta in via Nervesa 21, in prossimità dell’area di Scalo Romana. L’intervento di riqualificazione di Degw (gruppo Lombardini22) ha l’obiettivo di modernizzare l’immobile suddiviso in due torri comunicanti – la maggiore delle quali alta 14 piani – e favorirne l’integrazione con il territorio circostante, con grande attenzione ai moderni standard Esg. L’approccio progettuale nasce dallo studio delle esigenze dei possibili tenant: flessibilità, funzionalità e frazionabilità sono le caratteristiche basilari per [ 42 ]

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la realizzazione di edifici direzionali riconoscibili e senza tempo. Dal punto di vista dell’architettura, lesene metalliche verticali in finitura color bronzo che si prolungano a coronamento delle terrazze rooftop degli ultimi piani e l’installazione di 4 ascensori panoramici esterni conferiscono slancio e leggerezza agli edifici. Il curtain wall dell’involucro è realizzato con vetri low-carbon di Agc Glass Europe. Un focus importante è rivolto alle aree esterne, che si estendono per 5.300 metri quadrati e saranno valorizzate e arricchite con numerosi servizi: parcheggi e posti bici con colonnine di ricarica elettrica,

aree picnic e relax, zone meeting, uno spazio dedicato all’agricoltura urbana e un’area espositiva aperta che potrà accogliere mostre e iniziative artistiche. Obiettivo dell’intervento il raggiungimento delle certificazioni Leed Platinum e Well livello Gold, oltre alla predisposizione per l’ottenimento della certificazione WiredScore

Località Milano Committente Cromwell Progetto architettonico Degw Area 10.000 mq Cronologia 2021-2024


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› WORK IN PROGRESS

MILANO

LO STUDIO BARRECA E LA VARRA RIGENERA UN EDIFICIO DEGLI ANNI OTTANTA Già a vocazione industriale, l’area di Milano a sud dell’ex-scalo ferroviario di Porta Romana è sede di grandi trasformazioni, incluso lo scalo stesso dove è in costruzione il villaggio olimpico Milano-Cortina 2026. Trasformazioni che, richiamando l’attenzione degli investitori, hanno avviato un processo di generale riqualificazione che coinvolge anche fabbricati minori. È il caso di un edificio – attualmente adibito a palestra – costruito negli anni Ottanta: incaricato da DeA Capital Real Estate di trasformarlo in edificio per uffici multi-tenant, lo studio di architettura Barreca e La Varra ne ha previsto la riscrittura integrale salvaguardando lo scheletro strutturale ed eliminando facciata, finiture interne e impianti. Conservando la stereometria dell’edificio esistente, la nuova volumetria (porzioni della quale vengono traslate dai piani interrato e rialzato ai piani superiori) [ 44 ]

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definisce i due elementi vetrati principali e i parallelepipedi dei corpi scala, tra loro collegati da un tessuto connettivo che si estende negli spazi interstiziali tra un volume e l’altro, terminando sul basamento e sull’arretramento all’ultimo piano. Al piede dell’edificio sono previsti nuovi sistemi di ingresso e servizi comuni in posizione baricentrica raggiungibili da tutti i piani. Il piano-tipo dell’edificio prevede una spina centrale parallela al lato lungo, per suddividere lo spazio con maggiore flessibilità e ospitare le dorsali principali delle distribuzioni impiantistiche. L’ultimo piano attico, con affaccio su grandi terrazze perimetrali, potrà accogliere uffici direzionali o ampie sale riunioni. Un nuovo trattamento delle facciate crea un volume contrastato, cangiante e luminoso, dalla forte identità formale. Per marcare ulteriormente la riconoscibilità delle parti e dei volumi che compongono il

progetto sono state definite tre tipologie di facciata, applicate su differenti porzioni. L’edificio è progettato per ottenere la certificazione Leed Gold. Il cantiere è stato avviato nell’agosto 2023

Località Milano Committente DeA Capital Real Estate per Omega Immobiliare Progetto architettonico e direzione artistica Barreca e La Varra (team Claudio Barborini project Leader, Daniele Valvano, Luigi Tambuscio) Progetto esecutivo e strutture, estimo Sce Project Progetto e DL impianti Moving Antincendio Gae Engineering Project manager Avalon General contractor Italia Costruzioni Slp totale 3.900 mq Importo lavori circa 12,8 milioni di euro Cronologia 2021/2022 progettazione - 2023/2024 cantiere


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DIAMO AI PROGETTI L’ECCELLENZA CHE MERITANO

La storica Stazione Milano Centrale con oltre 300 mila passeggeri giornalieri, nell’ottica del propio efficientamento energetico e conseguente rispetto ambientale, ha scelto la tecnologia di Mitsubishi Electric per la realizzazione di sistemi per il riscaldamento e raffrescamento d’aria e la produzione di acqua calda sanitaria.

Mitsubishi Electric è sempre più coinvolta in prestigiosi e avveniristici progetti, grazie alla qualità delle sue soluzioni tecnologiche e ad un’ampia gamma di servizi dedicati pre e post vendita. Oggi è il partner ideale perché ha a cuore non solo il rispetto ambientale, ma anche il risparmio energetico che si traduce in una significativa riduzione dei consumi.

Mitsubishi Electric, il piacere del clima ideale.


› WORK IN PROGRESS Vista aerea del nuovo ospedale. Sotto, vista dalla copertura verde. In basso, l’hospital street interna (render ©Mca Visual).

CREMONA

IL NUOVO OSPEDALE DI MARIO CUCINELLA CON ARTELIA, BUROMILAN E LAND Sette livelli fuori terra su un’area di progetto di 18 ettari: è il progetto vincitore del concorso indetto dall’Asst di Cremona per la costruzione del nuovo ospedale sviluppato dallo studio Mario Cucinella Architects in team con Artelia, Milan Ingegneria e Land. Il nuovo edificio segue un andamento semicircolare che garantisce la permeabilità sia fisica sia visuale tra i reparti e il paesaggio del futuro Parco della Salute, dal quale emerge con una copertura verde. È suddiviso in due corpi principali collegati al livello zero dove è collocata la piastra tecnologica del blocco operatorio e una struttura in elevazione caratterizzata dalla presenza di servizi sanitari a media/ bassa tecnologia. La strategia progettuale pone il paziente al centro del sistema ospedaliero rompendo l’isolamento dei differenti reparti, non più celle distinte ma gruppi di professionalità diverse che operano sul medesimo paziente. Altro tema centrale è la flessibilità di gestione dell’ospedale che, fin dalla sua [ 46 ]

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progettazione, si deve preparare al nuovo: un quinto delle camere di degenza può essere trasformato in area di terapia intensiva con l’interposizione di un filtro, e l’80% può essere trasformato in camera a due letti per far fronte a improvvise esigenze. L’architettura definisce anche un gradiente di accessibilità degli spazi, con ambienti raccolti che assicurano la privacy e il benessere del paziente e altri più permeabili e aperti ai cittadini che connettono l’ospedale alla scala urbana. Il progetto del verde, con il Parco della Salute, è parte integrante della progettazione e comprende un bosco climatico, caratterizzato da percorsi verdi che legano una sequenza di attività terapeutiche per i residenti e per gli utenti dell’ospedale a zone di biodiversità animale e vegetale; da un ‘anello vitale’ caratterizzato da ambiti per attività ginniche e ludico-sportive e dal più ampio sistema naturale a prato dell’anello rurale, caratterizzato da uno specchio d’acqua centrale come punto cardine dell’intero Parco

Località Cremona Committente Asst di Cremona Progetto architettonico Mca-Mario Cucinella Architects, Mario Cucinella Team Mca Valentina Grasso, Tommaso Bettini, Mariachiara Mondini , Marcello Michelini, Giacomo Righi Grimaldi, Jacopo Ambrosiani, Alessia Monacelli Progetto strutture Buromilan Progetto impianti e prevenzione incendi Artelia Progetto del paesaggio Land Italia Area di intervento 180.000 mq Cronologia 2023 (esito concorso) - 2024 (progetto esecutivo)


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› WORK IN PROGRESS

BOLOGNA

PARCO DELLA GIUSTIZIA VINCE IL PROGETTO DI IPOSTUDIO + EUTROPIA Ipostudio Architetti come capogruppo e un team multidisciplinare comprendente Eutropia Architettura, A&I progetti, Studio Sazzini, Aicom, Inland, Area Proxima e Epsus ha vinto il concorso internazionale per la trasformazione dell’area di circa nove ettari, abbandonata da decenni, dell’ex-caserma Sta.ve.co, tra i colli e il centro di Bologna. La spesa complessiva prevista è di 270 milioni di euro, la realizzazione del primo lotto dell’intervento è già finanziata per 105 milioni dal Ministero della Giustizia. Il progetto prevede il recupero di 36.000 metri quadrati di edifici dismessi, restaurati e concepiti come contenitori di nuovi spazi realizzati secondo la logica del box-in-box, e la costruzione di nuovi edifici caratterizzati da ampi porticati, con un facile richiamo a quelli storici del centro cittadino, e da grandi lucernari per le aule giudiziarie. Soprattutto, si potrà realizzare un vasto parco pubblico [ 48 ]

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(prevista la piantumazione di 700 alberi) che aprirà l’area alla città e potrà accogliere innumerevoli altre funzioni pubbliche. Il progetto è orientato al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica assunti dalla città di Bologna con soluzioni che forniscono l’intero fabbisogno energetico degli edifici e la creazione di una comunità che condividerà il surplus da rinnovabili prodotto a favore della mobilità elettrica. Previsto anche un nuovo parcheggio interrato, inteso come hub intermodale, con 200 posti auto a disposizione dei magistrati, 400 pubblici e 700 posti bici

Località Bologna ex-Sta.ve.co Committenti Ministero della Giustizia, Agenzia del Demanio, Comune di Bologna Progetto architettonico Ipostudio (capogruppo); Eutropia Architettura Progetto strutture A&I Progetti; Studio Sazzini Progetto impianti Aicom Landscape Inland Progettazione Urbanistica Area Proxima; Epsus Sostenibilità Weber Architects Restauro/Conservazione Enrico Toniato con Giorgio Danesi, Verdiana Peron e Alberto Zanella Geologo Rocco Carbonella Archeologia Giano Render Slim Studio Area dell’intervento 90.000 mq Superficie recuperata 36.000 mq


Dettagli di Design

Collezione: Grafix Modello: GF26-D Finitura: Rovere Alaska

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› WORK IN PROGRESS

SILEA, TREVISO

MATTEO THUN, PROAP E MCZ+ PER LA RIGENERAZIONE DEI MULINI MANDELLI In passato il salto d’acqua alla confluenza del fiume Storga con il Sile forniva l’energia per i Mulini Mandelli, strutture industriali abbandonate da anni su un’area di quasi 7 ettari diventate ora oggetto di un progetto di rigenerazione e trasformazione affidato allo studio di Matteo Thun, supportato dallo studio locale mcz+ degli architetti Mario Marchetti, Fabio Zampiero e Giuseppe Cangialosi e con il progetto di paesaggio dello studio Proap di João Nunes. Commissionato dall’imprenditore trevigiano Pierangelo Bressan e presentato ufficialmente pochi mesi fa, al termine delle procedure autorizzative [ 50 ]

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con il Comune di Treviso e con il Parco Regionale del Fiume Sile, il progetto prevede il recupero e la conservazione del principale edificio storico dei Mulini, che si affaccia sulla Restera, il popolare percorso ciclopedonale che corre lungo la sponda del Sile, mentre nell’area antistante collegata alla strada verranno costruite ville residenziali su tre soli livelli, per una volumetria totale inferiore a quella di un precedente progetto di recupero dell’area, con posti auto interrati. In larga parte aperto al pubblico, il nuovo quartiere sarà circondato da una vasta area verde: alla vegetazione già presente lungo le sponde del fiume Storga si

aggiungeranno 600 nuovi alberi, che assorbiranno 160 tonnellate di anidride carbonica all’anno. Le istanze ambientali sono al centro del progetto, che prevede il ricorso alla geotermia e il possibile recupero di un sistema a turbina per fornire energia elettrica all’illuminazione a led dell’area. 50 milioni di euro l’investimento necessario per portare a termine l’operazione, la cui conclusione è prevista per il 2027


Invece di seguire un modello, ne abbiamo creato Uno. Nasce Wave, la maniglia minimale che unisce impugnatura e chiusura.

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Design lineare, complanare con movimentazione ad onda. Le dimensioni di Wave sono uguali per le tre versioni di chiusura e per tutte le tipologie di porte:

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› DESIGNCAFÈ

Prospetto verso strada provinciale (sud-ovest)

A

Prospetto verso collina (nord-est)

B'

scala 1:200

N

B

A'

Vista in pianta e sezioni del progetto. In alto, il fronte di ingresso e l’accesso carraio scavato nella collina artificiale (disegni e render courtesy Gianni Arnaudo).

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Sezione trasversale A-A’

Sezione longitudinale B-B’

scala 1:200

scala 1:200

scala 1:200


› DESIGNCAFÈ Sotto: sul retro del nuovo spazio espositivo la pelle dorata si apre in una vetrata affacciata sul paesaggio (render courtesy Gianni Arnaudo).

RIFLESSI DORATI SUL PAESAGGIO DOPO TERRE DA VINO E L’ASTEMIA PENTITA, GIANNI ARNAUDO PROGETTA UNA CANTINA PER TOSTI1820 A CANELLI

Prima ancora di essere costruita – i lavori inizieranno quest’anno – ha già vinto il Premio Régula 2023 nella categoria Building: la nuova cantina progettata da Gianni Arnaudo per Tosti1820 gioca con i caratteri dello spumante – il colore e il perlage – e si fa paesaggio con le vigne che si specchiano sulle facciate di pannelli di alluminio effetto oro che dematerializzano i volumi felicemente inseriti in una collina artificiale. L’impiego di lastre di grandi dimensioni e le fughe allineate daranno vita a una facciata ventilata riflettente, apparentemente senza soluzione di continuità. L’accesso agli ambienti aperti al pubblico avviene valicando, sospesi su un’esile passerella, uno specchio d’acqua semicircolare e attraverso una sorta di portale che riproduce fuori scala l’impronta a bassorilievo impressa nel

vetro delle bottiglie dell’azienda vinicola. Sul fronte opposto, torcendosi, la facciata dorata e riflettente si apre in una grande vetrata affacciata sul paesaggio e su una piattaforma a semicerchio che nella bella stagione diventa sala degustazioni all’aperto. Il terreno al di là di questa piattaforma diventerà un campo didattico di approfondimento sulla cultura della vite e del vino. Mimetizzata da un tappeto erboso, la costruzione protegge un ambiente interno rettangolare di 18 metri per 80, le stesse misure della Galleria Grande di Venaria Reale. Oltre la hall qui trovano posto la sala degustazioni e, sulla sinistra, un lungo percorso espositivo con una galleria soppalcata. Nella visione di Gianni Arnaudo, al pari degli oggetti – come il tavolo Dejuner sur l’arbre o

il tavolino su ruote Tea Time (entrambi nella collezione del Centre Pompidou) – anche l’architettura assume un valore simbolico e ‘pop’, che trasforma gli insediamenti in messaggi che catturano l’attenzione. Ovvero in eventi. Così, se la cantina dell’Astemia Pentita appariva come due casse di legno fuori scala e la sede dell’industria di prodotti da forno Maina sembra avvolta da un nastro regalo gigante, l’involucro di questo ampliamento assume il colore dello spumante e dal soffitto interno, sullo sfondo delle colline, pendono bollicine d’oro macroscopicizzate. L’oro del resto, motivo conduttore di questo progetto, simbolizza l’attività vitivinicola, la principale risorsa economica di Canelli

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Aacm Scuola d’infanzia Kinder Rain, Piove di Sacco (Pd) Per forme e colori il progetto di Aacm, lo studio di Niccolò Chinello e Rodolfo Morandi (anche nei concept a sinistra) rilegge l’archetipo del ‘casone veneto’ presente nel territorio. La scuola si presenta come un insieme quasi astratto di volumi piramidali uniti da corti, dove la razionalità dell’impianto non rinuncia a una ricchezza compositiva fatta di relazioni spaziali, eccezioni volumetriche e cambi di scala.

Ö Michela Ekström Istituto Matteotti, Castelnuovo di Porto (Rm) Due edifici, scuola e palestra, messi in relazione tra loro da uno spazio agorà centrale, cerniera dei percorsi e dei flussi orizzontali e verticali. Organizzata attorno a un vuoto centrale illuminato dall’alto, la scuola si articola su piani sfalsati. Gli accessi al complesso avvengono a quote diverse, dal livello stradale alla quota +12,50, direttamente connessa con il tessuto urbano esistente.

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Settanta7 Scuola media D. Pellegalli, Castel Maggiore (Bo) Una planimetria a zigzag in cui l’intersezione dei volumi crea ampi spazi liberi che si prestano a diverse funzioni. Il loro orientamento è suggerito da assi e direttrici che mettono in comunicazione la scuola con il contesto circostante e crea atmosfere e scorci in continuo mutamento. Il profilo inoltre riduce al minimo l’impronta a terra dell’edificio, che si sviluppa su tre piani fuori terra.


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

FUTURA PROGETTARE, COSTRUIRE E ABITARE LA SCUOLA di Antonio Morlacchi

Dell’investimento complessivo di 17,59 miliardi di euro che la missione 2 del Pnrr dedica all’istruzione, la parte più rilevante – 4,7 miliardi – è destinata agli edifici scolastici, con più di 2mila interventi per la messa in sicurezza e riqualificazione di 2,4 milioni di metri quadrati di scuole esistenti e la costruzione di 195 nuove scuole. Quest’ultima voce è forse il primo caso riuscito di un vero concorso di progettazione architettonica indetto nel nostro Paese, guidato dal Ministero dell’Istruzione che ha coinvolto con una call i Comuni italiani per raccoglierne le specifiche esigenze. Il concorso, che prevedeva solo casi di demolizione e ricostruzione, si basava sulle dieci linee-guida per le nuove scuole* messe a punto da un gruppo di lavoro nominato dal ministro Patrizio Bianchi il 20 gennaio 2022 e del quale facevano parte tra gli altri Renzo Piano, Stefano Boeri, Massimo Alvisi, Mario Cucinella, Sandy Attia e Cino Zucchi. Inoltre, il concorso prevedeva espressamente l’affidamento della progettazione esecutiva e definitiva e la direzione dei lavori al gruppo individuato nella seconda fase del concorso dopo la presentazione del progetto di fattibilità tecnico/economica dell’opera. A parte qualche ritardo nell’iter concorsuale, il vincolo dell’affidamento si è dimostrato una buona garanzia per il controllo della realizzazione dell’opera, anche se per i lavori la maggior parte dei Comuni si è rivolta a Invitalia, che a sua volta ha lanciato i bandi per l’avvio dei cantieri, ricadendo dunque sotto le regole dell’appalto integrato. Ciononostante, nella maggior parte dei casi i lavori hanno preso avvio sotto la guida degli studi di progettazione vincitori del concorso. Secondo l’anagrafe nazionale degli edifici scolastici, l’età media delle scuole in Italia è

di 55 anni. Un periodo di tempo in cui, come ricorda l’introduzione delle linee-guida del concorso, molto resta da fare sulla dimensione fisica degli spazi, degli arredi e delle tecnologie per adattare l’architettura scolastica all’evoluzione e alla natura, nel frattempo mutata, dell’apprendimento. Periodicamente su IoArch diamo conto delle nuove scuole che grazie ai fondi del Pnrr sono oggi in costruzione in Italia. Quelli che pubblichiamo in questa doppia pagina sono tre esempi di una qualità architettonica adeguata al presente della didattica e ai prossimi 30/40 anni dell’istruzione: scuole intese, proseguono le linee-guida, “come catalizzatori di vita urbana, centri di socialità e luoghi capaci di promuovere valori importanti attraverso una ‘pedagogia implicita’ dell’architettura: sensibilità di fronte all’ambiente, pari opportunità, inclusione sociale, impegno intellettuale, apertura verso un mondo sempre più connesso”.

*https://pnrr.istruzione.it/wp-content/uploads/2022/05/LineeGuida_ScuolaFutura-1.pdf

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San Martino di Lupari LA SCUOLA ARCOBALENO Fa pensare alle opere di Daniel Buren l’edificio progettato da Settanta7 che sottolinea l’importanza del rapporto tra architettura scolastica e didattica

A destra, dettaglio di facciata. Preverniciate di rosso, giallo e blu chiaro e scuro, le pale verticali in lamiera di alluminio pressopiegata agiscono anche da frangisole.

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Dallo spazio scolastico può dipendere la riuscita della didattica e l’uso del colore, insieme alla corretta gestione della luce naturale, favorisce l’apprendimento e il benessere degli studenti. Si basa su questi principi il progetto del nuovo polo scolastico Cardinale Carlo Agostini di San Martino di Lupari (Padova) dello studio torinese Settanta7 in collaborazione con ArchLiving, Autentico e Dma - Dario Masin Associati. L’intervento ha risposto alla necessità di ampliare, migliorandola, la scuola secondaria di primo grado esistente, sottodimensionata e inadatta alle attuali modalità di insegnamento. Inserita nel cortile interno del lotto dove sorge la scuola, la nuova costruzione si sviluppa su tre piani fuori terra e presenta una forma pressoché rettangolare con angoli arrotondati. La rende riconoscibile l’involucro costituito da pannelli a doppio rivestimento metallico con isolamento in lana minerale. Un sistema frangisole a lamelle verticali, formato da pale in lamiera di alluminio pressopiegata preverniciata in colori accesi, completa le facciate. Come consuetudine per lo studio, la tecnologia costruttiva strutturale scelta è un sistema di pareti portanti in X-lam. Per le pareti opache è stata valutata la migliore composizione del pacchetto dal punto di vista della rispondenza termica; le parti vetrate sono in serramenti di alluminio a taglio termico e con vetrocamera basso-emissivi, ponendo particolare attenzione al controllo della temperatura superficiale. Il nuovo edificio, già in uso, ospita fino a 525 alunni in 21 aule, 4 laboratori, un grande ambiente polifunzionale a ogni piano e due


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Settanta7 Lo studio internazionale, con sedi a Milano, Torino, Lione, Tirana e Lisbona, si definisce un gruppo guidato dalla poesia, dalla ricerca tecnologica e dai materiali naturali per realizzare edifici che infondono meraviglia e bellezza. Più di 100 persone collaborano implementando una visione di progetto audace, integrato e ambizioso. I co-fondatori dello studio sono Daniele Rangone ed Elena Rionda.

www.settanta7.com Prospetto

Al primo piano uno scavo nella forma compatta dell’edificio ospita una grande terrazza e porta luce e ventilazione agli ambienti.

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SCUOLA CARDINALE CARLO AGOSTINI

A destra, vista assonometrica dal retro. Nell’ottica di una continuità tra edificio e ambiente, lo studio ha curato anche gli spazi esterni con la realizzazione di nuove aree verdi e piantumazioni di specie arboree locali. Sotto, il nuovo edificio è inserito nel cortile interno della scuola esistente.

aree lettura al primo e al secondo piano, oltre alle aule per insegnanti e servizi su ogni livello. Questi spazi sociali fanno parte del nucleo dell’edificio, con le classi collocate attorno al perimetro, massimizzando l’apporto di luce naturale al loro interno e favorendo anche la ventilazione naturale. Disposti attorno ai quattro lati del grande spazio connettivo centrale con funzione distributiva, relazionale e di accoglienza, gli ambienti sono collegati verticalmente da un vano scala centrale illuminato da un lucernario in copertura. Uno ‘scavo’ centrale nella forma compatta dell’edificio ospita, a partire dal primo piano, un grande terrazzo, garantendo illuminazione e aerazione naturale. Per minimizzare l’impatto economico e ambientale, migliorando al tempo stesso la vita delle persone, i progettisti puntano su [ 58 ]

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materiali naturali, impianti efficienti ed energie rinnovabili. E così per gli interni della scuola sono stati scelti materiali che rispondono a elevati standard di durabilità secondo i criteri Epd (Environmental Product Declaration) perché, secondo Settanta7, l’architettura è sostenibile quando soddisfa le esigenze del committente ma anche degli utenti attuali e futuri, nel rispetto delle risorse del pianeta. L’intervento ha inoltre previsto il ripristino dell’ecosistema naturale del lotto, prestando particolare attenzione alla progettazione delle aree esterne e al rapporto tra l’edificio e l’ambiente circostante. La superficie impermeabile stata ridotta e sono state realizzate aree verdi con nuove piantumazioni di specie arboree autoctone


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Pianta piano terra

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SCUOLA CARDINALE CARLO AGOSTINI

Sezione prospettica

CREDITI Località San Martino di Lupari (Padova) Committente Comune di San Martino di Lupari Progetto architettonico Settanta7 Collaboratori ArchLiving, Autentico, Dma - Dario Masin Associati Imprese Maroso Ivo Enzo, Vivere il legno, Techne Disposti attorno ai quattro lati del grande spazio connettivo centrale, gli ambienti sono collegati verticalmente da un vano scala centrale illuminato da un lucernario.

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Manto in acciaio preverniciato Elysium Serramenti Metal engineering, Fakro Pavimenti Gerflor Controsoffitti Celenit, Saint Gobain Superficie 2.575 mq Cronologia 2022-2023 Foto Anna Positano


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Barcellona COMPATTA E BIOFILICA LA TBS EDUCATION DI BATLLEIROIG Il progetto dello studio catalano Batlleiroig per la nuova sede di Barcellona della Tbs Education, tra le cinquanta migliori business school d’Europa secondo la classifica del Financial Times

La ceramica utilizzata in facciata nella parte centrale smussata lascia il posto a una superficie interamente vetrata che rivela le zone comuni per gli studenti a doppia e tripla altezza disposte a ogni livello.

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La nuova sede di Barcellona della Tbs Education (già nota come Toulouse Business School), fondata nel 1903 con sedi anche a Tolosa, Parigi e Casablanca, è situata nel 22@ Innovation District, il progetto di trasformazione urbana dei dieci ettari dello storico quartiere industriale Poblenou vincitore di un C40 Reinventing Cities. L’edificio, predisposto per ospitare più di 1.100 studenti, è dello studio Batlleiroig, che ha posto la persona al centro del progetto. Anziché dispiegarsi orizzontalmente, come accade per le sedi universitarie anglosassoni, il campus si estende in altezza: l’edificio articola le proprie funzioni attorno a una spina dorsale fatta di generosi spazi comuni dove studenti e docenti possono socializzare e trascorrere momenti di relax. Il volume compatto dell’architettura gradualmente arretra per mitigare il suo impatto sul paesaggio urbano. L’involucro mira a rispecchiare le attività che si svolgono all’interno, motivo per cui sono state sviluppate due diverse soluzioni di facciata. Le aree più private, come aule o uffici, sono risolte con

Le piante rampicanti, come un secondo involucro, fungono da protezione e schermatura del fronte sud, il più esposto all’irraggiamento solare.

una facciata modulare scandita da lastre di ceramica e pannelli di vetro. Al contrario, gli spazi pubblici e quelli più peculiari, come la lobby, le aree riunioni, l’auditorium e l’aula magna, sono incorniciati da grandi aperture che migliorano la permeabilità della scuola con la città. Nel campus di Barcellona ogni luogo di relazione si connette con l’esterno tramite ampie vetrate che riflettono, a loro volta, il dinamismo della vita studentesca. Le attività interne si proiettano verso l’esterno anche grazie alle numerose terrazze-giardino generate dalla variegata composizione dei volumi


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Batlleiroig Batlleiroig è uno studio multidisciplinare che combina la pratica di pianificazione urbana, paesaggistica e architettonica, fondato a Barcellona nel 1981 da Enric Batlle e Joan Roig. Con un approccio strategico a lungo termine, lo studio utilizza il paesaggio come strumento per ridefinire il rapporto tra territorio, città e infrastrutture. La visione olistica dell’architettura, che unisce creatività, tecnica e un forte impegno per l’ambiente, consente allo studio di realizzare progetti sostenibili con rigore, efficienza e qualità.

www.batlleiroig.com

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TBS EDUCATION

L’edificio è stato progettato ponendo la persona al centro e generando ampi spazi di relazione che promuovono nuove dinamiche didattiche e sociali Pianta piano terra

di diversa dimensione che compongono il prospetto architettonico. Le terrazze-giardino estendono le attività indoor all’esterno: ognuno di questi spazi è considerato come un’aula aggiuntiva, adatta al relax, al lavoro e a ospitare eventi. La matericità dell’involucro è coerente con il contesto del quartiere e con la sua storia. Per questo, per il modulo opaco della facciata è stata scelta una finitura in elementi ceramici che ricordano il passato industriale di Poblenou. Il portico a doppia altezza situato in corrispondenza dell’angolo smussato in facciata segna l’ingresso alla scuola e rappresenta un nuovo luogo aperto alla città. Il piano [ 64 ]

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terra ospita la maggior parte delle funzioni pubbliche, tra cui un’area caffetteria dall’ampia superficie trasparente. I primi livelli ospitano la maggior parte delle strutture destinate agli studenti, mentre i piani superiori sono destinati ai servizi delle facoltà e all’amministrazione. Il settimo piano, che offre viste privilegiate sulla città, è riservato all’aula magna e a sale di rappresentanza. Su tutti i livelli sono distribuiti gli spazi comuni, concepiti da Batlleiroig come il vero cuore del progetto. Progettati con doppia e tripla altezza, creano una sequenza di ambienti interconnessi che fornisce all’edificio una comunicazione verticale intuitiva e una

Joan Roig

migliore qualità spaziale interna. Sono collegati tra loro da scale elicoidali con parapetti in vetro e da pareti verdi che creano continuità dal piano terra fino all’ottavo piano. L’identità del progetto è definita infatti anche dal forte rapporto tra l’edificio e la vegetazione, con l’obiettivo di promuovere il comfort degli utenti e il loro legame con la natura. Fin dalle prime fasi, l’efficienza energetica è stata considerata un metodo di progettazione, sviluppando misure passive per ridurre la domanda energetica della struttura: il campus è un generatore di energia attiva che ha ottenuto la certificazione Leed Platinum.


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Sezione

Gli spazi collettivi presenti su tutti i piani sono intesi come il cuore e la spina dorsale del progetto. A unirli sono scale elicoidali e pareti verdi che creano continuità dal piano terra fino all’ottavo.

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TBS EDUCATION

Il settimo e ultimo piano è riservato a sale di rappresentanza e all’aula magna allestita con le poltrone Unica di Lamm nella versione con schienale alto e poggiatesta.

LAMM

Cronologia 2020-2022

La grande aula magna al settimo piano della nuova struttura della Tbs Education è resa funzionale dalle confortevoli e versatili poltrone Unica di Lamm, scelte dallo studio Batlleiroig e fornite dal distributore locale Unifurniture, nella versione con schienale alto e poggiatesta. Interamente imbottite e rivestite in similpelle nera, le sedute sono state installate in file diritte su gradini. Il progetto gode dell’ampia gamma di accessori di cui dispongono le sedute: in particolare le poltrone della prima fila sono attrezzate con tavolette di scrittura ribaltabili con movimento antipanico e piano in HPL stratificato e per ogni seduta è stata predisposta una presa elettrica, collocata nella parte interna della fiancata. Le restanti poltrone sono state dotate di tavolino individuale (modello T200) con struttura metallica verniciata nera, piano di scrittura in HPL stratificato e presa elettrica.

Foto Oriol Gómez

www.lamm.it

CREDITI Località Barcellona Committente Beetown Invest Progetto architettonico Batlleiroig Progetto strutture Bis Structures Progettazione MEP Pgi Engineering Imprese di costruzioni Dragados, Ocp - Obra Civil Profesional, Aluman, Alainsa, Conillas Superficie 12.210 mq + 681 mq di spazi esterni

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ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Pianta settimo piano

L’identità del progetto è definita anche dal legame tra architettura ed elementi naturali, con l’obiettivo di promuovere il comfort degli utenti secondo un approccio biofilico.

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Strasburgo CRBS INTEGRAZIONE CREATIVA TRA ARTE E TECNICA

La facciata è il risultato di un lungo lavoro di ricerca sulle aperture e sul loro funzionamento nonché sulle lame metalliche che compongono l’involucro, sul loro assemblaggio e meccanizzazione. Foto ©Luc Boegly.

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Il progetto di Groupe-6 e DeA Architectes, basato sull’integrazione creativa di architettura e tecnologia, si caratterizza per la composizione policroma di lamelle fisse e tende veneziane mobili in alluminio energeticamente efficienti e decorative

Il Crbs, centro di ricerca in biomedicina di Strasburgo fondato dall’Inserm e dall’Università di Strasburgo, riunisce in 12.500 metri quadrati, distribuiti su sette livelli, dieci laboratori di ricerca che occupano oltre 300 scienziati specializzati in neuroscienze, immunologia, genetica medica, biomateriali e medicina rigenerativa, oltre a un auditorium e ai locali tecnici. L’edificio, progettato da Groupe-6 Architectes con DeA Architectes, presenta una volumetria compatta che riprende le costruzioni dei vicini isolati ottocenteschi e dello storico quartiere Petite France, limitando anche l’impatto ambientale della struttura e migliorandone l’efficienza energetica. Il volume compatto e unitario del centro di ricerca, arretrato rispetto alle vie adiacenti, emerge tra i filari di alberi e si inserisce nella continuità dell’assetto urbano creando una


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Groupe-6 Groupe-6 nasce negli anni Settanta, rivendicando l’idea del collettivo al punto da farne il suo nome. Quasi 50 anni dopo, la rilevanza di questo modello è ancora evidente. I progetti dello studio dimostrano l’approccio sempre contestuale, la ricchezza del vocabolario architettonico, l’attenzione ai dettagli e alla qualità costruttiva. Attualmente lo studio è impegnato in grandi progetti, tra cui l’ospedale di Reims.

www.groupe-6.com

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CRBS | CENTRO DI RICERCA IN BIOMEDICINA

piazza davanti alla facciata sud. Lo spazio pubblico entra nell’edificio fino al patio centrale, che si sviluppa a tutt’altezza, e sale ai livelli superiori fino a una terrazza con un’ampia vista panoramica sulla città. Le prestazioni tecniche ed energetiche del Crbs sono intrinsecamente legate ai suoi principi architettonici. Si tratta di un edificio compatto che consente un controllo preciso della luce e degli scambi termici. A caratterizzarlo è la facciata interamente rivestita da schermature solari fisse e mobili. La superficie cangiante anima la regolarità dei volumi grazie a una composizione policroma di lamelle fisse e tende veneziane mobili, entrambe in alluminio, tutte identiche per profilo e formato. Il risultato è un mosaico di sfumature che ricreano l’immagine dell’affresco pompeiano dedicato al centauro Chirone e agli inventori della medicina. Il rivestimento è stato progettato appositamente da Griesser combinando schermature fisse e mobili in una palette personalizzata di toni ocra e sabbia che rendono omaggio ai colori delle tegole alsaziane dei tetti di Strasburgo. L’atrio centrale aperto, che costituisce il cuore dell’edificio, ne consente la ventilazione naturale passiva. Come spiegano i progettisti, l’idea di un patio centrale con prese d’aria che attraversano i laboratori per consentire all’edificio di scaricare energia durante la notte non era mai stata realizzata in Francia. È un concetto controintuitivo, soprattutto per gli operatori di laboratorio che apprezzano l’idea di un ambiente di lavoro ermeticamente chiuso. Qui invece ogni corridoio si conclude con una vetrata verso l’esterno e ogni laboratorio gode di una vista sulla città. Le persiane regolano, in modo inusuale per un centro scientifico, la quantità di luce e di mondo esterno che entra in questi ambienti protetti. Coerente con questo concetto di apertura è anche la considerazione dell’evoluzione della didattica che ha fortemente condizionato la flessibilità dell’architettura: i laboratori sono infatti assegnati a progetti anziché a persone specifiche. Questa modalità operativa aperta è rafforzata dall’importanza data agli spazi informali, considerati una componente essenziale del lavoro dei ricercatori. Infine, la copertura vetrata del patio che porta luce agli interni fornisce un’apertura verso il cielo e i tetti di Strasburgo, ingranditi da un ‘periscopio’ che ne proietta i riflessi sul soffitto. Basta alzare lo sguardo per scorgere un frammento di cielo e di città

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A destra, la sezione evidenzia l’organizzazione dell’edificio e il ruolo del grande atrio centrale. Il Crbs fa parte della facoltà di medicina di Strasburgo il cui sito è attualmente sottoposto a profondi cambiamenti per diventare, alla fine del processo di sviluppo urbano, un vero e proprio campus: uno spazio pubblico, aperto quindi non solo a studenti, docenti e ricercatori, collocato tra il centro storico e il nuovo ospedale civile. Foto ©Luc Boegly.


ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

Il progetto si basa su una dualità: un’interiorità sobria incentrata sull’atrio con il tetto in vetro e i soffitti riflettenti e una pelle colorata e identitaria. Una macchina termica con il pixel/ lamella come elemento di espressione architettonica. Foto ©Luc Boegly.

GRIESSER Il rivestimento del Crbs è stato progettato appositamente da Griesser, azienda svizzera specializzata da 140 anni nello sviluppo di schermature solari, combinando schermature fisse e mobili in una palette personalizzata di toni ocra e sabbia che rendono omaggio ai colori delle tegole alsaziane dei tetti Strasburgo.

La funzione schermante e decorativa delle lamelle fisse si affianca alle caratteristiche dinamiche e interattive della tenda veneziana Metalunic di Griesser, capace di migliorare il risparmio energetico della struttura e il comfort termico e visivo. www.griesser.it

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CRBS | CENTRO DI RICERCA IN BIOMEDICINA Il denominatore comune dell’intervento è l’atrio e l’organizzazione spaziale attorno al vuoto centrale che distribuisce i flussi e facilita le interazioni tra i ricercatori. Foto ©Luc Boegly.

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ARCHITETTURA PER LA FORMAZIONE

CREDITI Località Strasburgo Committente Università di Strasburgo Progetto architettonico Groupe-6, DeA architectes Progetto strutturale Cte Ingénieurs Conseils Consulenza energetica Transsolar Schermature e rivestimenti di facciata Griesser Cronologia 2009 (concorso) 2021 (fine lavori) Superficie 12.500 mq

L’atrio centrale costituisce il cuore del progetto: un luogo di condivisione di idee e di scambi, che condensa la vita del laboratorio. Serve anche come camino naturale che garantisce la ventilazione naturale passiva di uffici e laboratori. Foto ©Luc Boegly.

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› DESIGNCAFÈ LEHM TON ERDE

CRITICA DELLA RAGION CRITICA

Il libro condensa i risultati dell’esperienza più che trentennale maturata da Martin Rauch nella costruzione di architetture in terra cruda. Un’esperienza che nasce quando, sul finire degli anni Settanta, Rauch praticava l’attività di ceramista e scultore e dopo un periodo di quasi un anno trascorso come volontario di una Ong in Africa, dove ebbe modo di sperimentare l’efficacia delle tecniche di costruzione ‘primitive’ nel confronto con le tecnologie delle economie industrializzate, meno efficienti dal punto di vista climatico e del loro impatto ambientale. Nel 1983 il salto di scala, dal dare forma a oggetti ceramici all’uso della terra per creare spazi da abitare, divenne l’argomento della sua tesi, discussa con Matteo Thun, allora direttore del programma di ceramica all’Università di arti applicate di Vienna e trasferita dapprima nel suo Vorarlberg e in seguito in numerose costruzioni in altri Paesi. La visione di Rauch è semplice e può essere riassunta così: fare in modo che dopo un centinaio di anni la costruzione possa ritornare alla natura senza generare rifiuti di alcun genere; costruire in armonia con i cicli di vita naturali e usando il minimo indispensabile di energia; ricorrere a materiali economici e reperibili localmente, come la terra prelevata dallo scavo della costruzione e soprattutto perfezionare tecnicamente e logisticamente il processo di costruzione con la terra cruda in modo da consentire alla maggior parte della popolazione del pianeta di migliorare le proprie condizioni abitative.

Il contro dizionario di architettura di Luigi Prestinenza Puglisi, con oltre 600 voci, affronta parole, nomi e concetti ricorrenti nel dibattito architettonico e utilizzate dalla critica e dalle agenzie di comunicazione per descrivere innovazioni degne di interesse, ma anche per vendere idee scarsamente innovative, spacciate come di grande rilevanza sociale e concettuale. Serve per osservare con sguardo originale e disincantato una disciplina in continua trasformazione, rilevante e della quale non possiamo fare a meno ma in cui abbondano retorica e luoghi comuni. Ha una pretesa teorica: orientare in un periodo in cui non ha senso scrivere trattati. Oggi infatti è più utile ricorrere a un insieme di voci che possono

Martin Rauch Refined earth construction & design with rammed earth Otto Kapfinger, Marko Sauer Edition Detail, Monaco, 2022 168 pp, Ill, En, 65 euro - ISBN 978-3-95553-573-5

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essere liberamente incrociate tra loro, come appunto quelle di un dizionario, che a una riflessione organizzata su principi gerarchicamente strutturati. Procedendo più per illuminazioni che per deduzioni, più per liberi accostamenti che per rigide concatenazioni.

Il contro dizionario di architettura Luigi Prestinenza Puglisi LetteraVentidue, Siracusa, 2023 pp. 292, 18 euro ISBN 978-88-624-2886-6

VOLEVO FARE IL FALEGNAME La prima persona a cui Shigeru Ban riconosce un debito formativo è il signor Aoki, carpentiere, che da bambino amava osservare al lavoro nell’ampliamento dell’atelier di moda di sua madre. Ma presto rimase affascinato dall’architettura di John Hejduk, che con Eisenman lo ammise alla facoltà di architettura della Cooper Union e dalle griglie a doppia curvatura di Frei Otto, uno dei rari architetti e ingegneri che non seguirono, pur perfezionandolo, lo stile del tempo ma ne inventarono uno proprio con materiali, strutture e metodi di costruzione basati su una propria specifica filosofia. E da sempre la filosofia di Shigeru Ban è: evitare gli sprechi; creare il massimo dello spazio con il minimo delle risorse; usare materiali modesti come i tubi di cartone – nel 2015 i suoi progetti ‘di carta’, di per sé una materia di riciclo perché erano semplicemente l’anima dei rotoli di tessuto, gli sono valsi il Premio Pritzker – e strutture di legno ingegnerizzato a partire da legname di piccolo diametro, facile a ricrescere in foreste controllate. Aperto da foto a doppia pagina della sede di Swatch a Biel – i 4.500 metri cubi di legname impiegato per la sua costruzione ricrescono in 10 ore, nelle stesse foreste svizzere da cui sono stati prelevati – dell’Art Museum di Aspen e del Pompidou Metz, il volume racchiude, all’interno di una copertina di cartone come le strutture

temporanee che l’architetto costruì per far fronte all’emergenza abitativa causata dal terremoto di Kobe nel 1995, 43 opere. Che possono apparire, conclude Shigeru Ban nel testo introduttivo, come la prosecuzione della ricerca avviata più di quarant’anni fa, ancora alle superiori, con i primi modelli strutturali in cartone, legno e bamboo.

Shigeru Ban Timber in Architecture Shigeru Ban Rizzoli International Publications, New York, 2022 pp. 272, Ill, En, 75 US$ ISBN 978-0-8478-7222-0


› VICINANZA

VICINANZA COLTIVARE LE RELAZIONI

Lola Domènech e Lussi+Partner. Open House 2019 Barcellona. Foto Adrià Goula


› VICINANZA Lola Domènech Dirige il suo studio di architettura e progettazione urbana coniugando l’attività professionale con quella didattica. Ha diretto il laboratorio di architettura ’A contraluz‘ e dal 2017 co-dirige il gruppo di urbanizzazione km_Zero, vincitore del progetto di riforma della Rambla de Barcelona. Collabora con il Dipartimento di Progetti Urbani di Barcellona e dal 2006 insegna al Master Postgraduate Private Perimeters presso la Scuola Elisava (Università Pompeu Fabra). Ha lavorato alla trasformazione urbana di spazi pubblici a Barcellona e a Manresa. Ha realizzato progetti paesaggistici e interventi archeologici come l’adattamento del Foro Romano di Empúries.

È solo un fatto di buone relazioni Oltre al senso ineffabile di bellezza, armonia e capacità di generare emozioni, la caratteristica che più oggettivamente distingue un’opera di architettura da un intervento edilizio o anche da un semplice oggetto è la sua capacità, pur intervenendo localmente, di generare un effetto migliorativo su un contesto il più ampio possibile. Ciò si traduce nella trasformazione positiva dei sistemi di relazione con il luogo e tra le persone, senza trascurare il rapporto con i materiali e le risorse tecnologiche necessarie per costruirla che, è importante sottolineare, non può esistere indipendentemente da un solido sistema di relazioni con il contesto. Negli ultimi tempi sembra tuttavia che considerazioni di natura più profonda vengano messe in secondo piano di fronte all’irresistibile fascino di un vasto repertorio di immagini, reso ancora più ampio dall’avvento dell’intelligenza artificiale ma che forse per la propria intrinseca astrazione, tende sempre più all’omologazione. Un’opera di architettura non è un’immagine, è la traduzione in forma costruita di un sistema relazionale complesso che coinvolge inevitabilmente i luoghi, che cambia il modo di vivere e relazionarsi delle persone che li abitano e che si trova invischiato in mille costrizioni, e questo gli architetti lo sanno bene, a livello di spesa, di reperibilità di risorse, di materiali e di rapporto di questi ultimi con la storia e il contesto. Ed è così che per reazione – in modo simile al periodo successivo alla Guerra Fredda, dove la globalizzazione imperante fu accompagnata dall’emergere di localismi – anche in architettura è prevedibile una paradossale rivalutazione di aspetti come identità, luogo e appartenenza. In una parola, di vicinanza.

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www.loladomenech.com

Thomas Lussi Laureato in architettura nel 1987 all’Eth di Zurigo, Thomas Lussi è partner di Lussi+Partner Ag (Lucerna e Barcellona) con Beatrice Maeder e Daniele Savi. Ha lavorato presso gli studi di Silvia Gmür a Basilea e di E. Bonell e J.M. Gil a Barcellona. È stato presidente Sia (società svizzera degli ingegneri e degli architetti) della Svizzera centrale e membro della Commissione edilizia comunale di Lucerna. È membro dell’Associazione degli Architetti Svizzeri (Bsa) e del consiglio della Fondazione per la promozione dell’Università di Arti e Scienze Applicate.

www.lussipartner.ch

QUESTIONI DI VICINANZA IL PROGETTO DI COHOUSING OPEN HOUSE 2019 DI LOLA DOMÈNECH E LUSSI + PARTNER A BARCELLONA di Carlo Ezechieli

Open House 2019 è un progetto i cui promotori sono anche gli abitanti, quattro coppie di amici. L’edificio si sviluppa su sei piani fuori terra, un seminterrato e una terrazza con piscina sul tetto concepito fin dall’inizio in stretto rapporto con i suoi utenti. I proprietari si sono organizzati come comunità di vicini per raggiungere il consenso e concordare su tutte le decisioni del progetto. Le abitazioni – ciascuna di circa 80 metri quadrati – dispongono di due terrazzi, uno sulla facciata del patio e l’altro con affaccio sulla strada, che garantiscono la ventilazione trasversale e costituiscono i fronti delle pareti di testata. Soggiorni, cucine e sale da pranzo si trovano sulla parte posteriore in diretta relazione con il patio dell’edificio. La dimensione del soggiorno si amplia con il terrazzo fino alla recinzione delle persiane in legno che lo delimitano, creando

un conortevole spazio ‘portico’ di luci e ombre. Al di là delle singole abitazioni, si è deciso di creare spazi ad uso comunitario: il patio di accesso al piano terreno e la piscina sul tetto sono pensati come spazi di relazioni e attività per tutti gli abitanti. Il progetto ricerca l’integrazione e la coerenza con il contesto urbano, riconoscendo il carattere industriale del quartiere e utilizzando materiali tipici dell’architettura industriale di Poblenou come il mattone, la ceramica e il legno delle persiane. La combinazione dei materiali offre consistenza, tono e calore alle diverse aree. Il sistema di persiane in legno pieghevoli e orientabili racchiude i terrazzi e controlla la luce solare, contribuendo a migliorare il comfort all’interno dell’edificio e dando origine a un gioco dinamico di pieni e vuoti sulle testate dell’edificio


› VICINANZA

In facciata, un sistema continuo di persiane a lamelle orientabili in legno, ispirato alla tradizione degli spazi

porticati di Barcellona, permette di chiudere le logge dell’edificio trasformandole in verande.

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› VICINANZA

A sinistra, dettaglio delle trame di facciata. Sotto, lo spazio di coworking al piano terreno. In basso, sezione e prospetto dell’edificio. A destra, dettaglio delle persiane a lamelle orientabili e una vista delle verande.

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› VICINANZA In basso, il piano tipo degli alloggi, ognuno di circa 80 mq. Il disegno degli spazi interni ha ricercato un dialogo tra diversi materiali: cemento lisciato, iroko per gli infissi e i mobili, carpenteria in alluminio anodizzato, stucco color antracite per le pareti e ceramica verde turchese nei bagni.

Località Poblenou, Barcellona Progetto architettonico Lola Domènech, Lussi + partner Direzione Lavori Lola Domènech Strutture Bernuz Fernandez arquitectes Contabilità, collaudi Joan March Costruttore Baldo Serveis i Obres Slp 912 mq + 177 mq terrazzi Progetto 2015-2016 Cronologia 2017-2019 Costo 1.650.000 euro Foto Adrià Goula/Studio Lola Domènech

Al di là delle singole abitazioni si è deciso di creare spazi ad uso comunitario: il patio di accesso al piano terreno e la piscina sul tetto sono pensati come spazi di relazioni e attività per tutti i vicini Lola Domènech

1. vestibolo 2. corridoio 3. soggiorno e cucina 4. camera 5. camera 6. bagno di cortesia 7. bagno padronale 8. doccia 9. terrazze

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› VICINANZA

ANTICHI SISTEMI RELAZIONALI NEL SUD DELLA CINA ALLA SCOPERTA DELLA NOTEVOLE ARCHITETTURA DEI FUJIAN TULOU, DAL 2008 PATRIMONIO UNESCO, ATTRAVERSO UNA RECENTE MOSTRA ALLA CITÉ DE L’ARCHITECTURE ET DU PATRIMOINE DI PARIGI di Carlo Ezechieli

I Fujian Tulou rappresentano un eccezionale esempio di come un sistema di relazioni sociali si traduca in architettura. Questi edifici sono stati recentemente esposti in una notevole mostra curata da Xu Tiantian presso la Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi. I Tulou, letteralmente ‘costruzioni in terra’, hanno avuto origine nella regione montuosa e subtropicale del Fujian, nel sud della Cina, durante la dinastia Song (970-1279), raggiungendo il loro apice durante la dinastia Ming (13681644). In quel periodo, il controllo dell’impero su quella regione era particolarmente instabile, consentendo continui attacchi di bande armate. I Tulou offrivano rifugio e protezione a interi clan di diverse centinaia di persone. Oltre alla loro architettura distintiva, i Tulou sono noti per la loro eccezionale combinazione di funzionalità difensiva e residenziale. Progettati per soddisfare le esigenze di clan familiari estesi, [ 80 ]

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consentivano la convivenza di diverse generazioni unite da legami di parentela. Ogni Tulou ospitava solitamente da decine a centinaia di famiglie, creando una sorta di villaggio verticale all’interno dell’edificio. I Tulou non erano solo residenze, ma anche centri di vita sociale e culturale per le comunità locali. Al loro interno si svolgevano riunioni di famiglia, celebrazioni, cerimonie religiose e performance artistiche. Questi edifici rappresentavano il cuore pulsante della vita comunitaria e svolgevano un ruolo fondamentale nell’organizzazione sociale e culturale delle famiglie claniche. Le strutture dei Tulou variano in termini di forma e dimensioni. Presentano cortili con giardini, corti interne e scale che collegano i vari piani. Le camere sono disposte lungo i corridoi, mentre le sale comuni e gli spazi per le attività sociali si trovano al centro dell’edificio, favoren-

do l’interazione e la coesione della comunità. La forma più comune è quella circolare, un’evoluzione dell’originaria forma quadrata e rettangolare. La forma circolare è più efficiente dal punto di vista distributivo in quanto non presenta angoli, ed è anche in linea con l’ideale di una comunità egualitaria che ne ispirò la concezione. Le pareti esterne sono realizzate in terra cruda, con spessori che alla base superano i due metri. Queste pareti sono compattate utilizzando la tecnica del pisé, che ne ha garantito la sopravvivenza nei secoli. Nonostante la loro antica origine gli ultimi Tulou, architettonicamente identici a quelli delle origini, sono stati costruiti nel XX secolo. Attualmente esistono diverse migliaia di Tulou, 46 dei quali sono stati inclusi nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco nel 2008.


› VICINANZA

He Gui Lou, Pushan Village, Meilin Town, Nanjing County, a pianta rettangolare e uno dei Tuloiu più alti tra le migliaia presenti nella regione.

Xu Tiantian, curatrice della mostra di Parigi.

I TULOU DEL FUJIAN Architetture rivisitate Xu Tiantian / DnA Cité de l’Architecture et du Patrimoine Galerie d’architecture moderne et contemporaine 17 novembre 2023 - 11 febbraio 2024 1 Place du Trocadéro, Parigi

LA CITÉ DE L’ARCHITECTURE ET DU PATRIMOINE Inaugurata nel 2007 nel Palais de Chaillot, la Cité de l’Architecture et du Patrimoine nasce con lo scopo di promuovere la consapevolezza, la diffusione e l’insegnamento dell’architettura e della pianificazione urbana. È sia un centro contemporaneo di formazione per urbanisti e

architetti, sia la più grande biblioteca di architettura europea. Ogni anno la Cité elabora programmi rivolti sia al grande pubblico che a professionisti: mostre temporanee, workshop didattici, dibattiti, convegni, pubblicazioni e filmati.

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› VICINANZA Ovest

Nord

Est Alfredo Vanotti Alfredo Vanotti (1978) vive e lavora in un piccolo comune della provincia di Sondrio. Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 2004, dopo diverse esperienze professionali nel 2009 fonda lo studio EV+A Lab - Atelier d’Architettura & Interior design. Alla base di ogni progetto ci sono lo studio e l’analisi approfondita del contesto al fine di ottenere il migliore inserimento nel paesaggio dal punto di vista ambientale e l’utilizzo dei materiali tradizionali tipici del luogo. Vanotti coltiva anche la passione per la realizzazione artigianale di arredi e oggetti d’uso.

www.alfredovanottiarchitetto.it

Prospetti della casa di Castione, che si apre su un patio interno e verso sud mentre si presenta chiusa e opaca nelle parti rivolte verso il paese. Foto ©Marcello Mariana.

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Sud


› VICINANZA

UNA CASA IN VALTELLINA di Leo Guerra

Una casa di Alfredo Vanotti in Valtellina – a dominio dei vigneti del Sassella – ci mostra la possibilità di procedere dalla materia all’idea, in direzione opposta al principio meta-progettuale platonico. Lo fa a partire da una sintesi analitica, geometrica e ultra-materica degli elementi naturali del contesto: il granito su cui è fondata l’orografia del suolo, la trama mistilinea delimitata dai filari vitati, la giustapposizione casuale di pieni e vuoti del borgo di Castione che vi fa da sfondo. La tettonica: una piattaforma aggettante sul dosso scosceso verso il fondovalle, incisa da una vasca e da sapienti quadrature di verde, definisce una corte murata capace di proteggere il dispiegamento di volumi che contengono l’abitazione. La texture: una ritmica di doghe in pino lariccio segna le facciate e la corte aperta, in contrapposizione dialettica con la continuità traslucida e riflettente delle ampie vetrate a sud, delle aperture a nastro e dei parapetti in

cristallo a garanzia di una perfetta compenetrazione fra interno ed esterno. Il fondale: il rapporto soggetto-sfondo è a tutto vantaggio della veduta da mezzogiorno, dove la villa sembra voler integrare le emergenze monumentali retrostanti come il campanile, le aie e i barracani di antiche baite, le creste delle Alpi Retiche svettanti oltre il mantello cangiante dei boschi e del paesaggio naturale. Alcune sapienti operazioni di ritaglio e svuotamento della scatola muraria fanno il resto, consentendo il dispiegarsi di forme aperte e forme conchiuse che dall’esterno procedono verso il cuore dell’edificio, generando sussulti plastici – nell’incontro/scontro fra setti verticali e parti intradossate della copertura – traslazioni di materiale – calcestruzzo sbalzato in lastra contro paramenti a doghe lignee – opposti cromatismi – gli accessori total black di bagno e cucina e le superfici riflettenti delle chiusure esterne.

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› VICINANZA

ADA STR

N

ALTRA PROPRIETA'

Sezione e piante. Sotto, due viste che dall’interno traguardano verso sud. Foto ©Marcello Mariana.

E NAL MU CO

E1

ALTRA PROPRIETA'

bagno

N camera

camera

camera

bagno

ingresso

cucina/soggiorno

E1

Piscina

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Rampa di accesso al box p. 20%

cabina armadio

bagno


› VICINANZA

la potente articolazione di forme mute, di solidi primari e di volumi variamente trattati riprende le dinamiche aggregative storiche dei nuclei rurali della costa alpina Leo Guerra

Qui accanto, il fronte sud, rivestito in doghe di larice con un portico e una piccola piscina. In alto, il soffitto a falda in calcestruzzo della zona pranzo. Foto © Marcello Mariana.

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› VICINANZA

Martino Pedrozzi Dopo la laurea nel 1996 presso il Politecnico Federale di Losanna (Epfl), Martino Pedrozzi (Zurigo, 1971) ha lavorato nello studio di Oscar Niemeyer a Rio de Janeiro. Tornato in Svizzera ha aperto a Mendrisio il proprio studio di architettura. Dal 2003 dirige la Summer school Wish (Workshop on International Social Housing) presso l’Accademia di Architettura dell’Usi, dove dal 2021 è professore titolare. È membro del consiglio della Fondazione Teatro dell’architettura di Mendrisio e presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia di Mendrisio.

www.pedrozzi.com

Alpe di Sceru. Un masso erratico sullo sfondo delle montagne e del rustico in pietra recuperato.

MATERIALI, LUOGHI ARCHITETTURA Testo di Carlo Ezechieli. Foto di Pino Brioschi

TRE INTERVENTI DI MARTINO PEDROZZI NELLE VALLI DEL CANTON TICINO

Di fronte all’ormai spropositata quantità di immagini che inondano ognuno degli infiniti schermi, delle più svariate dimensioni, attraverso i quali si dipana ormai la nostra vita di tutti i giorni, è interessante notare come un ritorno alla materialità, talvolta la più imperfetta, rappresenti un fortissimo legame con i luoghi e con la loro storia. Da questo punto di vista la ricerca e l’esperienza di Martino Pedrozzi, che ha i suoi inizi ormai quasi un ventennio fa nelle valli del Canton Ticino, costituisce un caso decisamente significativo. Si tratta, usando i suoi stessi termini, [ 86 ]

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di ricomposizioni e trasformazioni che definiscono un nuovo ordine quasi metafisico per rovine disgregate al punto da perdere qualsiasi riferimento alle costruzioni dalle quali hanno avuto origine. O della trasformazione, per l’appunto in chiave contemporanea, di rustici costruiti con materiali, prevalentemente pietra grezza, reperiti immediatamente in loco e prossimi ad una condizione di totale abbandono. È in questo senso che un concetto di vicinanza, di condizione tangibile, dalla quale, ormai intrappolati nella condizione post-moderna di

una virtualità reale costruita più dalle immagini che dalle cose, ci riporta finalmente a confrontarci con il contesto e le sue componenti fisiche, sociali e tecniche che ne costituiscono i fondamenti. Di Martino Pedrozzi presentiamo qui tre progetti, ritratti nelle bellissime foto di Pino Brioschi, che rappresentano in parte una riscoperta di alcuni tra i suoi interventi più sperimentali e allo stesso tempo più significativi circa i temi di recupero di una dimensione tangibile di rapporto con il contesto


› VICINANZA

Cascina sull’Alpe di Sceru VALLE MALVAGLIA (2003)

Eliminando gli sporti di gronda, il rustico si trasforma in una sorta di monumento.

Un vecchio rustico, da tempo in abbandono e avviato verso il collasso, viene recuperato alterandone minimamente le caratteristiche originarie. Anziché sostituire struttura e manto di copertura del tetto ormai malandato vengono infilate, tramite semplice rimozione e riposizionamento di alcune lastre di copertura, nuove travi di rinforzo. La trama in pietra di muratura e copertura, incerta ma densa di storia, viene messa in risalto

eliminando gli sporti di gronda preesistenti e definendo così una continuità e una coerenza volumetrica inedita. Da questa piccola ma importante trasformazione risulta un volume stereometrico, massiccio, ben diverso dal carattere architettonico tradizionale: una sorta di conversione in monumento di un corpo edificato, oggi privo di funzione, ma fortemente integrato e caratterizzante il paesaggio che lo circonda.

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› VICINANZA

Il sito sull’Alpe di Sceru appare come una topografia archeologica che l’intervento di Pedrozzi ricompone.

Ricomposizioni ALPE DI SCERU, CANTON TICINO (2006-2013)

«Prima c’era del pietrame, che un osservatore ignaro poteva confondere con il pietrisco eruttato lì dal permafrost». Con queste parole Martino Pedrozzi introduce il tema della ricomposizione delle rovine, di rustici, ormai del tutto irriconoscibili, presso l’Alpe di Sceru, in Canton Ticino. Un utilizzo della montagna che cambia, si spopola, lasciando dietro di sé strutture ormai abbandonate e destinate al disfacimento. L’intervento di Pedrozzi è quello di ricomporre ma anche di riordinare questi detriti, secondo un principio, tiene a sottolineare, profondamente

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architettonico. Il basamento, l’unico elemento che può fare intuire la precedente esistenza di un edificio, viene riconsolidato diventando un elemento nel paesaggio. Un tumulo talmente denso di significati simbolici che, secondo l’autore, ricorda l’essenza dell’architettura secondo quanto inteso da Adolf Loos. Sono le tombe di case, il monumento, e di ciò che rimane di quel tempio che era il risultato della trasformazione antropica delle Alpi. La prima ricomposizione all’Alpe Sceru era stata esposta nella mostra Neues Bauen in den Alpen, Architekturpreis nel 2006.

Negli anni successivi tutte le rovine di Sceru sono state ricomposte così come quelle dell’Alpe di Giumello. Qualche anno più tardi è stata portata a termine anche la ricomposizione dell’alpe di Luzzone nella quale Pedrozzi ha coinvolto la Section d’architecture dell’Epfl, l’Accademia di Architettura dell’Università della Svizzera Italiana, l’Institut für Landschaftsarchitektur dell’Eth di Zurigo e i loro rispettivi studenti, 120 in totale.


› VICINANZA

Mantenuti intatti, i locali sottostanti e a monte assicurano l’abitabilità isolando il rustico dall’umidità del terreno. All’interno un unico ambiente per tutte le funzioni, servite da un elemento centrale di arredo fisso.

Pizzada VALLE DI BLENIO (1996) Un’opera di molti anni fa e una delle prime di Martino Pedrozzi dove l’autore recupera, introducendo un delicato apporto trasformativo, un rustico esistente. Un edificio semplice, poco più che un riparo dove nuove funzioni come cucinare, mangiare, dormire e riposare sono contenute in un unico ambiente, precedentemente una stalla, sviluppandosi attorno a un elemento centrale di arredo fisso. Coerentemente con il carattere minimale dell’intervento l’ambiente abitabile si isola rispetto al contatto con l’umidità del terreno grazie alla presenza di locali sottostanti e a monte mantenuti intatti, che agiscono da intercapedini. Viene in tal modo evitata qualsiasi alterazione dovuta a inevitabilmente pesanti opere di scavo e di isolamento.

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› VICINANZA

dekleva gregorič architects

Eastern facade

Southern facade 0

A

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1. Kitchen 2. Living / working space 3. Bathroom 4. Master bedroom 5. Play room 6. Children bedroom

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Lo studio è stato fondato nel 2003 a Lubiana da Aljoša Dekleva e Tina Gregorič. Tina è professore ordinario e responsabile del dipartimento di Ricerca e Progettazione Edilizia presso l’Istituto di Architettura dell’Università di Tecnologia di Vienna, mentre Aljoša è direttore dell’Architectural Association Visiting School (Aavs) Slovenia. Entrambi hanno studiato all’Università di Architettura di Lubiana e hanno conseguito il Master in Architettura presso l’Architectural Association di Londra. Il loro lavoro ha ricevuto riconoscimenti internazionali, come il premio Silver Plate all’European Architecture Award Luigi Cosenza nel 2004 e il premio Wallpaper* come migliori designer emergenti nel 2005.

www.dekleva-gregoric.com A

Groundfloor plan

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First floor plan 0

CASE COMPATTE

2.5

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TRADIZIONE, MATERIALI E PROSSIMITÀ NELLA COMPACT KARST HOUSE DI DEKLEVA GREGORIČ ARCHITECTS di Carlo Ezechieli

La regione del Carso, un tempo ricoperta di querce, venne ampiamente disboscata dai veneziani per costruire la propria città e la propria flotta, al punto che, scomparso il suolo vegetale, venne rivelato il suolo calcareo. In questo singolare paesaggio si è sviluppata, conservandosi fino ad oggi, una tradizione di case piccole, compatte, pietrose e quasi senza finestre. Il progetto di questa piccola casa di dekleva gregorič si ispira a quella tradizione. La ridefinizione di una tradizionale casa carsica in pietra ha portato a un volume compatto, stereometrico, con tetto spiovente. L’edificio è concepito come un volume monolitico all’interno del quale sono inseriti due volumi in legno collegati tra loro da un pianerottolo intermedio. Mentre il piano terreno è uno spazio pubblico con molteplici viste sul paesaggio, il piano superiore ha un carattere decisamente privato, illuminato unicamente da lucernai che si aprono verso il cielo. Il concetto di ‘casa nella casa’ consente a ciascuna camera da letto di configurarsi più come una vera e propria abitazione che come una stanza. Il ponte che collega i due volumi interni è uno spazio per il gioco. [ 90 ]

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La tre grandi finestre quadrate si affacciano sul panorama: una verso una chiesa a ovest, in territorio italiano, verso la foresta a sud e verso l’ingresso a est. La ridefinizione del tradizionale tetto carsico in pietra, con la sua struttura, colore, materiale e la forte pendenza delle falde che formano una continuità inscindibile con le pareti, è da intendersi come un’interpretazione contemporanea, possibile grazie alle attuali tecniche costruttive, dell’immagine del tradizionale villaggio carsico. La pietra, incastonata nel calcestruzzo durante il getto, conferisce alle pareti l’aspetto di una solida costruzione in muratura, secondo una tecnica low-tech già utilizzata dal padre architetto di Aljoša Dekleva, alla fine degli anni ’70 sul Carso. Si tratta di uno strato di facciata spesso 15 centimetri dove il costruttore prima dispone una fila di pietre, con il lato più o meno piatto della pietra contro la struttura, e poi versa il cemento dietro la fila di pietre. Rimosse le casseforme, dopo un paio di giorni, il muratore toglie le eventuali quantità eccessive di cemento mettendo allo scoperto la superficie in pietra.

Tutte le pareti interne a secco sono realizzate con pannelli di multistrato di abete rosso a tre strati, oliati con olio trasparente. La lastra orizzontale è in X-lam di abete rosso. Un progetto che affronta in modo interessante il rapporto tra contemporaneo e tradizione, aprendo la questione del rapporto della contemporaneità con i luoghi attraverso la mediazione dell’architettura vernacolare

Località Vrhovlje, Karst, Slovenia Committente Borut Pertot Progetto architettonico dekleva gregorič architects Team di progetto Aljoša Dekleva, Tina Gregorič Lea Kovič, Vid Zabel

Area di intervento 330 mq Superficie edificata 82 mq Superficie totale 92 mq (65+28) Cronologia 2012-2014 Foto Janez Marolt


› VICINANZA

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UNA MUSICA RAZIONALE È QUELLA COMPOSTA DA GIULIA DE APPOLONIA ATTRAVERSO ARCHITETTURE COMPLESSE SVILUPPATE COME OPERE DI INGEGNERIA DOVE L’EQUILIBRIO

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DELL’IMPIANTO SI ESPRIME CON DUE PRINCIPALI STRUMENTI DI PROGETTAZIONE: CEMENTO A VISTA E COLORI PURI

GIULIA DE APPOLONIA di Luigi Prestinenza Puglisi

Per introdurre l’architettura di Giulia de Appolonia, io credo che occorrano tre considerazioni. La prima concerne il rapporto con la musica. De Appolonia la ha praticata a lungo e, per un certo periodo, più che da dilettante. Musica e architettura sono discipline sorelle. Insieme condividono l’astrazione e, difatti, sono numerosi i progettisti che nel tempo ne hanno evidenziato similitudini e sovrapposizioni. Il guaio è che il più famoso di costoro, Le Corbusier, ne ha dato una teorizzazione tanto convincente da diventare quasi esclusiva. Mi riferisco alla promenade architecturale, cioè l’idea che l’edificio, come un pezzo musicale, sia una sequenza che alterna durate e colori, privilegiandone così l’aspetto dinamico. Giulia de Appolonia può in parte riconoscersi in questo tipo di approccio e, in effetti, le sue opere prevedono una sequenza di spazi in successione legati da rapporti matematici, e quindi musicali. Ma, solo in parte: la musicalità in architettura ha anche altri modi di manifestarsi che vanno al di là del movimento dei corpi lungo direzioni prefissate. Può essere evocata, per esempio, dal modo in cui i componenti si dispongono secondo relazioni come se fossero le note in una partitura, indipendentemente dallo stretto legame con le percorrenze. Penso per esempio al Raumplan di Adolf Loos che, per quanto abbia non secondarie somiglianze con la promenade architecturale di Le Corbusier, se ne distacca rivendicando una propria autonomia concettuale. Gli spazi sono, infatti, concatenati tra loro secondo leggi ineluttabili ma senza bisogno di essere congiunti tra loro da rampe o da altre scenografiche percorrenze (che un po’ – diciamolo – è l’aspetto retorico, e più facilmente individuabile, dell’approccio dello Svizzero). E qui scatta la seconda considerazione: la formazione da ingegnere. Giulia de Appolonia, da ragazza, infatti, oltre

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Nell’intervento per la scuola primaria Zanella a Villafranca di Verona la seconda pelle in fasce di policarbonato giallo che riveste l’edificio esistente riprende la matericità della nuova architettura e riflette le tonalità del giardino antistante. Foto ©Nicolò Galeazzi.


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Giulia de Appolonia ha fondato Gda-officina di architettura nel 2014 dopo vent’anni di esperienze professionali in solitaria e in partnership, in Italia e all’estero, in particolare in Portogallo con João Carrilho da Graça. La convinzione che l’architettura nelle sue più elevate manifestazioni sia sostanzialmente la formalizzazione di una sintesi virtuosa e sinergica di input provenienti dalla più svariate discipline si concretizza attraverso la gestione dell’attività con gruppi interdisciplinari di specialisti costituiti ad hoc per ogni progetto a seconda del tema, del contesto, delle esigenze programmatiche e della committenza, allo scopo di dare una risposta sempre altamente specialistica ma flessibile e customizzata. In questo senso la fase iniziale di ascolto e raccolta dei dati necessari a collocare correttamente la problematica è considerata fondamentale per il buon esito del progetto. Lo studio si occupa principalmente di progetti di media scala di opere pubbliche nell’ottica di uno sviluppo complessivo e controllato in ogni passaggio del progetto e dell’esecuzione, fino al più piccolo dettaglio. www.deappolonia-arch.com

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GIULIA DE APPOLONIA

che diventare una pianista, voleva fare l’ingegnere, tanto da essersi iscritta al Politecnico. E, difatti, nelle sue composizioni architettoniche non è difficile trovare il gusto, verrebbe da dire l’ossessione, per un’algida precisione. Non progetta infatti per prospettive, per sequenze di punti di vista privilegiati, ma preferibilmente per assonometrie, cioè assumendo un punto di vista distaccato, quello che astrae ed evita un facile ricorso agli effetti speciali tipici di chi progetta attraverso squarci e folgorazioni plastiche. Una musica perfettamente razionale, quindi, quasi assoluta nel suo montaggio, nella sua sinfonia. Ci sono pochi architetti che si avvicinano allo spazio con tanta esattezza. Che deve, certamente, qualcosa al minimalismo miesiano ma senza condividerne l’imperativo classicista. Si tratta, infatti, di opera di ingegneria, nel senso più ampio del termine, e non di pseudo teologia, quella in cui Dio si nasconderebbe dietro i dettagli. Se volessimo riprendere un’immagine di Le Corbusier potremmo parlare di macchina per abitare, nello stesso modo in cui ne parlava per il Partenone. Ovvero pensare l’oggetto architettonico in cui tutte le parti sono connesse tra di loro per intima necessità, come rotelle di un ingranaggio che funziona proprio perché non ci sono inesattezze e intollerabili approssimazioni. Verrebbe da pensare a un approccio alla Wittgenstein (che, appunto, era un ingegnere che amava la musica) se non fosse che proprio qui entra in gioco un terzo aspetto. La formazione di de Appolonia avviene in Portogallo, dove compie buona parte degli studi universitari e di pratica professionale post laurea con João Carrilho da Graça, e dove impara ad apprezzare la poesia degli edifici del brutalismo dell’America latina e, in particolare, dei maestri brasiliani. Cemento a vista e colori puri che irrompono violenti nel disegno dell’edificio, introducendo una sensualità inaspettata. Fateci caso, non c’è un edificio di Giulia de Appolonia dove manchi l’assolo di un colore: gialli, rossi che disegnano le scale di sicurezza o altre zone strategiche. E, così facendo, mettono in discussione dall’interno l’equilibrio e la perfezione dell’impianto algido e razionale. Complessità, quindi, e contraddizioni che rendono l’opera di Giulia de Appolonia, a mio parere, tra le più importanti in questo clima italiano che, invece, spesso è troppo teso al piacevole e proprio per questo ad effetti tranquillizzanti e plasticamente meno interessanti

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Località Rizza - Villafranca di Verona Committente Comune di Villafranca di Verona Progetto architettonico, coordinamento, direzione lavori Giulia de Appolonia

Progetto strutturale H&B, Franco Palmieri Progetto impiantistico e sicurezza Tesis, Planex Superficie 2.100 mq (1.200 ristrutturazione – 900 ampliamento)

Cronologia progetto 2014-2019, realizzazione 2015-2020

Piante dei tre livelli della scuola, dal seminterrato al secondo piano. L’ambiente più ampio è rispettivamente adibito a palestra, mensa e aule.


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

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Gli ambienti pubblici della scuola, atrio e corridoi, uniscono la purezza e la semplicità delle linee al colore del Valchromat, distribuito in Italia dal Gruppo Bonomi Pattini, impasto di fibre di legno con resine. Foto ©Atelier XYZ Nicolò Galeazzi.

concetto concetto

Il Ilnuovo nuovoedificio edificioe’ e’un unmuro muroabitato abitatochechecostruisce costruisce unaunaforte forterelazione relazioneconconla lachiesa chiesae ela lapiazza, piazza, proteggendo nelnelfrattempo frattempo l’intimita’ l’intimita’deldelgiardino giardino Scuolaproteggendo primaria Zanella, Villafranca di Verona dall’aggressione dall’aggressione dell’ambiente dell’ambiente stradale. stradale.

Sfumature di giallo

L’intervento L’intervento e’ e’ costruito costruito sulla sulla dualità dualità tra tra la la forza forza e l’auserità e l’auserità della della facciata facciata principale principale e la e la delicatezza delicatezza dell’” dell’” involucro involucro relazionale” relazionale”che che

Tra Villafranca e Verona, all’ingresso delcolore nucleo urcon un’unica apertura finestrata costituita da una attraverso attraverso l’uso l’uso del del colore e di e di diversi diversi elementi elementi di di scala scala ridotta ridotta (scale, (scale, pensiline, pensiline, ringhiere) ringhiere) stabilisce stabilisce relazioni relazioni dirette dirette con con il suo il suo intorno. intorno. bano di Rizza il nuovo edificio scolastico, realizzafascia in vetro parzialmente apribile. to come ricostruzione e ampliamento di un corpo Nella purezza e semplicità delle linee, l’interno esistente, si configura come un muro abitato che dell’edificio è dominato dal colore: è stato utilizzaprotegge lo spazio della scuola dalla strada vicina. to un materiale naturale composto da un impasto Per questo il piano rialzato è completamente ciedi fibre di legno con resine – Valchromat– coloco, e anche l’immagine del calcestruzzo a vista è rato in pasta e disponibile nei colori degli ossidi quella di un manufatto semi-infrastrutturale. naturali per sviluppare un vero e proprio percorso La facciata del piano superiore è integralmente cromatico di identità dove funzioni e aule sono rivestita in policarbonato alveolare a 12 camere, identificabili dagli studenti attraverso i colori. Il con un forte coefficiente di abbattimento termico, materiale, utilizzato come rivestimento di parete, in una tonalità grigia verso l’esterno e bianca verso per la realizzazione di arredi fissi e delle porte dell’interno. In questo modo la luce che filtra nelle aule le aule, garantisce inoltre un ottimo livello di conè completamente bianca e non modificata dal coservazione, non essendo necessario alcun tipo di lore della lastra interna. Le aule presentano quindi manutenzione. Le aule e la biblioteca sono inteun’intera parete di immissione della luce naturale, grate da pareti attrezzate realizzate nel medesimo

materiale che permettono a insegnanti e ragazzi di avere un loro spazio di deposito, mantenendo in ordine le aule. L’intervento sull’edificio esistente si configura come adeguamento sismico ed efficientamento energetico, ristrutturazione edilizia oltre che rifunzionalizzazione del piano interrato, inizialmente configurato come open-space e spazio polivalente. Qui l’involucro è stato ridefinito con la sostituzione dei serramenti e l’applicazione di un isolamento ‘a cappotto’. La seconda pelle in fasce di policarbonato riprende la matericità del nuovo edificio integrando ogni elemento in un’unica immagine contemporanea. Le sfumature di giallo presenti nel policarbonato riflettono le tonalità del giardino prospiciente.

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GIULIA DE APPOLONIA

A destra, il volume della palestra, di aspetto semiindustriale, visto dal cortile.

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Concetto Il nuovo volume completa l’impronta del complesso già formato per addizione di volumi e si fonde con esso in un unico organismo pur mantenendo la sua identità di addizione. La nuova identità dell’edificio è confermata sia dalla presenza della seconda pelle in policarbonato davanti ai tre corpi che dalla creazione di un nuovo ingresso. La forma completata dà un’identità nuova al sistema di facciate e ridefinisce la corte interna.

Rivestito in policarbonato, il volume progettato da Giulia de Appolonia è anche il nuovo ingresso del complesso scolastico. Foto ©atelier XYZ.

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I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Sezione del complesso (in nero il nuovo volume).

Scuola secondaria, Palazzolo sull’Oglio

Integrazione e identità L’intervento, pur nella sua dimensione limitata, è complesso in quanto articolato in tre ambiti distinti: un intervento di ristrutturazione puntuale relativamente ad alcune zone della scuola esistente; un ampliamento di nuova realizzazione destinato agli uffici scolastici e a un nuovo auditorium; infine un intervento di adeguamento sismico ed efficientamento energetico sulla palestra. L’inserimento del nuovo volume è finalizzato a completare la sagoma del complesso esistente costituitasi per successive addizioni di volumi differenti: al corpo a U dell’edificio scolastico realizzato all’inizio degli anni Cinquanta si era

aggiunto negli anni Settanta il piccolo volume degli spogliatoi e della palestra. L’intenzione del progetto è quella di aggiungere un corpo che dia compimento a questa sequenza di addizioni chiudendo la figura attraverso un volume con una propria identità formale: è questo il ruolo della seconda pelle in policarbonato che si stende come una coperta sulle tre facciate dei volumi esistenti e della nuova addizione, lasciandone intuire in trasparenza la presenza. Il volume progettato da Giulia de Appolonia costituisce il nuovo ingresso del complesso scolastico che si è reso necessario per garantire un

ingresso autonomo all’auditorium e per poter disporre di un accesso più rappresentativo e simbolico in grado di fungere anche da luogo di incontro e aggregazione della scuola. Il nuovo auditorium, infine, posto all’ultimo piano dell’edificio, ne rappresenta il centro di produzione culturale: come un ponte sospeso tra la palestra e la scuola che, con le sue facciate completamente vetrate, è visibile da ogni punto della scuola diventando un elemento fortemente simbolico.

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GIULIA DE APPOLONIA

Sopra, I tre livelli del complesso scolastico di Palazzolo sull’Oglio: seminterrato, rialzato, primo piano. Oltre alla messa in sicurezza e all’adeguamento energetico degli edifici

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esistenti, l’intervento ha concluso il lotto, in precendeza conformato a U per effetto di successive addizioni, con l’aggiunta di un nuovo volume che al livello rialzato forma

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il nuovo ingresso e atrio dell’edificio scolastico e al primo piano accoglie un auditorium utilizzato anche dalla comunità in orari extrascolastici.

Località Palazzolo sull’Oglio (Brescia) Committente Comune di Palazzolo sull’Oglio Progetto architettonico, coordinamento, direzione lavori Giulia de Appolonia Progetto strutturale e impiantistico Tesis Imprese di costruzioni Fratelli Bianchetti, Donelli Impianti

Superficie 1.595 mq Cronologia progetto 2016, realizzazione 2018-2020


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

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GIULIA DE APPOLONIA

Esterno, terrazza e schema progettuale dell’edificio di due piani con vista sulle saline di Elmas.

Biblioteca, Elmas

Verso le saline Uno spazio polifunzionale a uso pubblico, su due livelli, che nasce con l’obiettivo principale di fornire una nuova biblioteca comunale alla cittadinanza. Allo stesso tempo l’architettura è concepita per ospitare al piano primo uno spazio ludico per bambini, una zona riunioni e una mediateca/caffetteria con possibilità di ospitare piccoli eventi, oltre a depositi e locali tecnici posizionati al piano terra. La volumetria dell’edificio è costituita da tre corpi principali in stretta interazione con l’ambiente esterno. Ampi patii prospicienti gli ambienti principali si aprono a nord della sala lettura adulti e a sud della ludoteca e della sala riunioni. L’area della caffetteria/mediateca è anch’essa strettamente connessa con l’esterno tramite un’ampia vetrata apribile che la mette in stretta relazione con l’esterno. In questo modo, in considerazione del clima esistente in questa zona della Sardegna, l’edificio si dota di vere e proprie stanze all’aperto. Con la creazione di un rialzo artificiale che sfrutta l’accumulo di terra di riporto già presente nel lotto, il nuovo edificio appare appoggiato al terreno e si erge all’interno del lotto a coronamento del parco collocato a sud, e della piazza pubblica a nord-ovest, mitigando la vista della vicina ferrovia e diventando un nuovo punto di riferimento per il quartiere.

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La sua sopraelevazione contribuisce inoltre a scavalcare visivamente la presenza di una coltre di canne che sul limite del lotto, verso la ferrovia, chiude completamente la visuale in direzione sud, aprendo lo sguardo verso un orizzonte più lontano che si posa sulle saline del canale che si ricongiunge allo stagno di Cagliari. Consente inoltre di rapportare la scala dell’edificio a quella del tessuto residenziale circostante, che si sviluppa su due o tre piani di altezza.

Località Elmas (Cagliari) Committente Comune di Elmas Progetto architettonico, coordinamento, direzione lavori Giulia de Appolonia Progetto strutturale e impiantistico F&M Ingegneria, Csp

Direzione operativa strutture e impianti Moreno Cossu, Cse

Superficie 3791 mq Cronologia 2022 - in corso


I PROFILI DI LPP / ARCHITETTI ITALIANI

Il progetto di Sesto Calende si compone di due edifici pubblici, di un parcheggio parzialmente interrato e la sistemazione di tutte le aree esterne e dei percorsi di collegamento lungo il Ticino.

Essence The two volumes, identical in dimension and shape but opposite in essence relate strongly the two areas. The conceptual link created by the two buildings is reinforced by the pedestrian connection produced by the new boulevard between the two squares.

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P STO

Edifici pubblici, Sesto Calende

Vista lago

PublisherVersion 0.0.100.100

Località Sesto Calende (Varese) Committente Comune di Sesto Calende Progetto architettonico, coordinamento, direzione lavori Giulia de Appolonia Progetto strutturale e impiantistico F&M Ingegneria, Csp

Direzione operativa strutture e impianti Csp, Cse Imprese di costruzioni Arco Lavori, Iti Costruzioni Superficie 23.700 mq Cronologia 2018-2019 - in corso

L’intervento prevede la realizzazione di due edifici pubblici – una sala polivalente con circa 450 sedute e la sede del circolo sportivo di canoa kayak – identici per forma e volumetria, di un parcheggio parzialmente interrato e la sistemazione di tutte le aree esterne con la creazione di una piazza pubblica, spazi a verde e percorsi di collegamento lungo il fiume Ticino. Il tema dell’impatto volumetrico e ambientale è stato di fondamentale importanza nella formulazione dell’ipotesi progettuale, considerando la localizzazione dell’area, centrale rispetto allo sviluppo del nucleo urbano e contigua al fiume, condizionata dalla presenza di importanti infra-

strutture di viabilità. Il parcheggio sfrutta il dislivello del terreno per configurarsi come una struttura coperta ma aperta. Un accorto utilizzo di elementi vegetali contribuisce a schermare l’impatto visivo delle auto e integrare il manufatto nella vegetazione. La facciata del volume della nuova sala polivalente privilegia, ove possibile, il ricorso a materiale trasparente o traslucente opalino per smaterializzarne la presenza. A sud-est, verso il fiume, l’involucro della sala polivalente si estende con due bracci sulla piazza collegandola, attraverso sistemi aerei di passerelle e scale, al sottostante livello del parcheggio.

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› MEMORIALE SHOAH

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› ARCHIWORKS Oltrepassato il Muro dell’Indifferenza, il percorso di visita prende avvio su una fredda passerella metallica che condurrà al ‘binario della destinazione ignota’. Sul fondo, una parete vetrata si apre sul volume autonomo della biblioteca del centro di documentazione. Foto ©Matteo Piazza, disegni courtesy Morpurgo de Curtis.

La coincidenza tra tempo, materia e memoria scaturisce dall’interazione tra condizioni archeologiche delle strutture, intensità evocativa del rumore e delle vibrazioni prodotte dallo scorrimento dei convogli sui binari soprastanti e dal graduale passaggio dalla luce naturale all’oscurità dell’area interna Annalisa de Curtis, Guido Morpurgo

MEMORIALE DELLA SHOAH, MILANO

PROMENADE NELL’INDICIBILE PER L’EFFETTO SULLA COSCIENZA PRODOTTO DAI PERCORSI, DAGLI SPAZI E DAI DISPOSITIVI CHE QUESTI CONTENGONO, IL MEMORIALE DELLA SHOAH DI MILANO DI MORPURGO DE CURTIS ARCHITETTI CONCRETIZZA PLASTICAMENTE LA FENOMENOLOGIA DELL’ARCHITETTURA

di Antonio Morlacchi

Sotto il piazzale dei binari della Stazione Centrale di Milano, al piano stradale, c’è una stazione nascosta, invisibile dall’esterno, usata fino agli anni Settanta per il carico e lo smistamento dei vagoni postali. Qui, dalla fine del 1943 all’inizio del 1945, avvenivano le deportazioni verso i campi di prigionia e di sterminio nazisti: i prigionieri venivano caricati – 70 o 80 per ogni carro – su carri merce che alla fine del binario venivano sollevati per essere agganciati alla locomotiva e iniziare il loro viaggio verso ‘destinazione ignota’. Il Memoriale della Shoah occupa una porzione di circa 7.000 metri quadrati, articolata su diversi livelli (piano terreno-rialzato e interrato), del lato est di questa vasta area di manovra. Lontano dall’idea dell’informazione e del ri-

cordo delle persecuzioni e dello sterminio – che cristallizzando il passato avrebbe trasformato il luogo in un monumento – il progetto di Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis illustra, attraverso l’architettura e con dispositivi di esperienza e documentazione in cui forma e struttura coincidono, il meccanismo della deportazione. La morfologia del luogo possiede una forte carica emotiva che il progetto enfatizza, con un procedimento che si può definire ‘archeologico’, sia concettualmente – eliminando intonaci e superfetazioni per riportare a rudere la struttura primaria – sia fisicamente, con la demolizione di larga parte del solaio della prima campata e lo scavo per ricavare il piano interrato dove inserire i volumi della bi-

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› MEMORIALE SHOAH

Morpurgo de Curtis Architetti Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis collaborano stabilmente dal 1996 attraverso una ricerca in architettura che esprime l’interesse per le forme responsabili di restituzione culturale nel riuso di edifici storici e negli interni, nei progetti museali e di allestimento, oltre che nella progettazione di housing sociale. Morpurgo e de Curtis esplorano l’espressività dei materiali, della luce, delle texture e dei dettagli per realizzare, con un controllo preciso dello spazio, opere in dialogo con le preesistenze e i luoghi. L’impegno disciplinare dei due architetti si declina parimenti sul fronte della didattica del progetto all’Università Iuav di Venezia (Morpurgo), al Politecnico di Milano e all’Università Cattolica (de Curtis). Guido Morpurgo è Accademico Nazionale di San Luca dal 2021. Il Memoriale della Shoah ha ricevuto la Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana – Menzione d’Onore Interni – nel 2015, il Vincolo monumentale del Ministero della Cultura nel 2017 e il Premio Nazionale In/Architettura nel 2020.

Sopra, l’ingresso al Luogo della Riflessione. Visibile sullo sfondo il Muro dei Nomi. Foto ©Andrea Martiradonna. A sinistra, il dispositivo troncoconico dell’Osservatorio che si affaccia sull’area delle deportazioni. Foto ©Enrico Miglietta.

www.morpurgodecurtisarchitetti.it

blioteca e dell’auditorium. Il reticolo spaziale di travi e solai in calcestruzzo armato a vista così ottenuto costituisce l’insieme dei tracciati ordinatori degli altri interventi e possiede l’eloquenza di una testimonianza-monito, un’infrastruttura-reperto che il progetto trasforma in un’architettura-documento. La visita ha inizio dalla piazza antistante, pavimentata in lastre di granito grigie e nere perpendicolari al portico delle Regie Poste, per passare all’ingresso trasversale del Memoriale con il Muro dell’Indifferenza, inciso con una casseratura sul cemento a vista, che accompagna la leggera salita da cui prende avvio il percorso. Di fronte l’Osservatorio, un volume troncoconico che avvolge una passerella a sbalzo sui binari, con uno schermo che proietta un [ 104 ]

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filmato del 1931 che illustra il meccanismo con il quale i vagoni postali venivano gestiti per la partenza. Lungo il percorso, le Stanze delle Testimonianze, una sequenza di volumi cubici dove si svolge la narrazione multimediale dei sopravvissuti ad Auschwitz, e al fondo la scala sospesa che conduce al piano interrato. Proseguendo invece su questo livello si raggiunge il Luogo della Riflessione, una struttura di ferro di forma semiconica con dispositivi ottici puntati sui binari, punto di arrivo dell’itinerario, con quattro carri-merce in cui non si ha il coraggio di entrare. Dietro, la timeline delle partenze che si sono succedute tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945 e, retroilluminato sulla parete di fondo, il Muro dei Nomi: i sommersi, in bianco, e i salvati, in rosso.

Un cilindro in cemento a vista, realizzato exnovo e dunque con un grado di finitura in netto contrasto con le superfici preesistenti, granulose e disomogenee, contiene l’ascensore che conduce al piano inferiore dove si trova un vasto auditorium e il centro di documentazione, con una grande biblioteca sospesa che si può osservare anche dall’alto attraverso la parete in vetro che conclude lo spazio di accesso al di qua dei binari. L’architettura non guarisce le ferite del passato, ma l’opera di Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis combatte l’indifferenza che ne fu all’origine e rivela gli abissi cui conduce un’efficienza tecnica – quella dei convogli, quella dei campi di sterminio – orientata al male: come spiegò Hannah Arendt, lo rende ‘banale’


› ARCHIWORKS

Sopra, innesti contemporanei tra le travi Hennebique restaurate. Foto ©Andrea Martiradonna. Sotto, pianta del piano terra-rialzato.

1. Pronao colonnato 2. Controllo accessi 3. Hall di ingresso, Muro dell’Indifferenza 4. Rampa di ingresso 5. Desk biglietteria 6. Guardaroba 7. Monolite 8-9-10. Osservatorio 11. Stanze delle testimonianze 12. Area espositiva 13. Piattaforma della destinazione ignota 14. Binario 15. Carri-merce 16-17-18. pozzetti e meccanismi di sollevamento 19. Attraversamento del binario 20. Timeline dei viaggi di deportazione 21. Muro dei nomi, i sommersi e i salvati 22. Luogo della riflessione 23. Ingresso nord 24. Bookshop 25. Sala tecnica 26. Scala sospesa per l’interrato 27. Ascensore 28. Spazio di sicurezza 29. Biblioteca 30-31-32. Uffici

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› MEMORIALE SHOAH

CREDITI

Coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza. E la può usare Liliana Segre, senatrice a vita

Località Stazione Centrale, Piazza E.J. Safra 1, Milano

Conservazione Paolo Gasparoli con Maria Cannatelli

Committente Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Onlus

Progetto strutturale e antincendio Lussignoli Associati (prima fase), Studio Genovesi (completamento e verifiche)

Ente appaltante per il completamento dei lavori Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Lombardia Enti finanziatori per il completamento dei lavori Ministero della Cultura, Regione Lombardia

Progetto impianti Ing. Giovanni Ziletti (prima fase), Ing. Carlo Gatti, Studio Corrado Forner (completamento e verifiche)

Proprietà dell’area Rete Ferroviaria Italiana

Lighting Design Ferrara Palladino Lightscape

Progetto architettonico e direzione artistica Morpurgo de Curtis Architetti Associati, Guido Morpurgo e Annalisa de Curtis

Multimedia Kooa - Federico Thieme

Collaboratori al progetto esecutivo Architetti Olga Chiaramonte, Matteo Isacco, Enrico Miglietta, Matteo Quaglia, Valeria Radice

General contractor Primo stralcio: Sacaim; secondo stralcio: Impresa Percassi; terzo stralcio e completamento su gara pubblica indetta dal Ministero della Cultura: A.t.i. tra De Marco, Bari (capogruppo), Lithos Venezia, Garibaldi Fragasso

Direttore dei Lavori Ing. Valerio Arienti, Arcos

Vetrate extrachiare Saint-Gobain

RUP Arch. Andrea Costa

Serramenti su disegno De Marco

Project Management (prima fase) Europa Risorse

Realizzazione elementi in bronzo e ottone Bagatti Bottega Artigiana Bronzisti

Consulente per l’acustica (prima fase) Ing. Ceare Trebeschi Consulente scientifico per la conservazione Prof. Gian Paolo Treccani

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Slp 7.360 mq Cronologia 2004-2022


› ARCHIWORKS

La biblioteca del centro di documentazione con il pozzo in cemento dell’ascensore. Foto ©Matteo Piazza.

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› YACHT CLUB PALERMO Planimetria dell’intervento (courtesy Provenzano Architetti Associati).

PALERMO | PANORMUS CITTÀ TUTTO PORTO dalla relazione progettuale

UN PARCO URBANO CON UN LAGO ARTIFICIALE, UN AUDITORIUM, LO YACHT CLUB E UNA SERIE DI EDIFICI PER ATTIVITÀ COMMERCIALI E DI RISTORAZIONE: IL NUOVO PALERMO MARINA YACHTING DI PROVENZANO ARCHITETTI ASSOCIATI VALORIZZA IL PARCO E LE MURA DELL’ANTICO CASTELLO A MARE E RAPPRESENTA UNA PROSECUZIONE DEL PROCESSO DI RIGENERAZIONE DELLA CALA

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Il progetto di riqualificazione del Molo Trapezoidale si inserisce nel processo di riappropriazione del waterfront urbano portuale avviato dall’Autorità di Sistema portuale di Palermo nel corso di questi ultimi quindici anni. Un’azione partita nel 2006, con la rigenerazione del porticciolo della Cala, che nel 2016 ha trovato linfa dall’approvazione del Piano regolatore portuale, che ha consentito di attivare processi di rigenerazione urbana insieme a importanti interventi di rifunzionalizzazione infrastrutturale. Quello del Molo trapezoidale è il più ambizioso tra gli interventi destinati a convertire in aree urbane ambiti interni al porto e per lungo tempo preclusi alla pubblica fruizione. L’area, profondamente caratterizzata dalla presenza del Castello a Mare, pur essendo una delle parti più antiche del porto di Palermo fu vittima di un processo di progressivo abbandono a partire dalla prima metà del ‘900 quando, in

maniera del tutto sconsiderata, venne avviata la demolizione del Castello. Successivamente, i bombardamenti del 1943 colpirono in maniera violenta quest’area nella quale si concentravano importanti insediamenti industriali dei quali permane ancor oggi qualche flebile traccia. Dopo la fine della guerra il destino del molo fu quello comune al resto delle aree portuali e costiere della città, che videro un progressivo spopolamento di attività e funzioni. A partire dagli anni Settanta, l’area si sviluppò in maniera del tutto disordinata e priva di una funzione specifica. Questa indeterminatezza e genericità contribuirono a generare un paesaggio particolarmente caotico e privo di specifica identità. Il primo passo verso la rigenerazione fu la demolizione delle due grandi gru, costruite nei primi anni ’80 e destinate, in maniera poco lungimirante, allo scarico e carico di carbone


› ARCHIWORKS

In alto, lo yacht club visto dal lago artificiale (sullo sfondo, l’approdo crocieristico e il Monte Pellegrino). A destra, particolare dell’ambiente a cielo aperto realizzato all’ultimo livello dei nuovi edifici. Foto ©Francesca Ferla.

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› YACHT CLUB PALERMO

Provenzano Architetti Associati Fondato nel 1971 da Fausto Provenzano, lo studio palermitano ha sviluppato una significativa esperienza nel settore residenziale, commerciale, alberghiero e nella progettazione di spazi ed edifici pubblici. Dal 2006 l’attività prosegue in associazione con il figlio Sebastiano. Più recentemente, nel 2023, dopo un lungo periodo di collaborazione, è stata associata Niuta Garretto. Agli architetti senior Federica Omodei, responsabile dei lavori pubblici, e Giulia Lupo, responsabile dei progetti di interni, si aggiungono altri collaboratori più giovani e uno staff di ingegneri strutturisti e impiantisti che consentono la gestione dei progetti in una logica integrata.

www.provenzanoarchitetti.it

cui il molo fu, per un breve periodo, destinato. L’eliminazione delle gru e la liberazione dell’intera area da quell’incongruo elenco di capannoni, baracche, depositi e aree in disuso ha liberato una superficie di più di tre ettari. Il progetto muove dalla volontà di riportare alla luce le fondazioni del Castello, secondo un processo avviato in occasione dei lavori di rigenerazione della Cala. La sagoma del Castello a Mare oggi torna ad essere perfettamente leggibile e le sue mura, un tempo bagnate dall’acqua del porto, oggi sono prossime al grande lago che rappresenta [ 110 ]

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la cifra di maggiore riconoscibilità dell’intervento. Sul sedime del Castello è stato progettato un parco, che rappresenta al contempo un importante monumento e un nuovo polmone verde. Gli edifici realizzati sono stati tutti pensati con la logica di rendere questa parte della città fruibile non solo dai crocieristi ma da tutta la collettività. Il Molo Trapezoidale è un grande spazio pubblico che sancisce l’armistizio della lunga guerra di posizione tra porto e città che qui tornano ad incontrarsi fondendo le loro peculiarità e funzioni.

Una guerra che si manifestava come una forma di reciproca indifferenza del porto verso la città e viceversa, snaturando progressivamente l’identità stessa di Palermo, che nasce e rimane una grande città portuale. Così come è avvenuto alla Cala prima e a Sant’Erasmo poi, quasi a riprova del rapporto atavico dei palermitani con queste aree portuali, anche il nuovo Molo Trapezoidale potrà diventare, in poco tempo, un luogo vissuto nel quale ciascun palermitano si ricorderà di essere da sempre e ancora una volta un cittadino di Panormus, città tutto porto


› ARCHIWORKS

FORME D’ACQUA

A sinistra (foto ©Santo Eduardo Di Miceli) l’intervento dà vita a un nuovo spazio pubblico per la città. In alto, sopra e accanto, viste del lago artificiale con cui si ristabilisce il contatto del Castello con l’acqua. Foto ©Francesca Ferla e la fontana danzante realizzata da Forme d’Acqua. Foto ©Cosimo Lo Nigro.

Con un totale di 141 ugelli e 106 spot Led Rgbw controllati individualmente, la fontana artistica che Forme d’Acqua ha installato al centro del lago artificiale crea spettacoli danzanti di luce e acqua al suono della musica. La fontana si sviluppa in tre anelli concentrici con due ali laterali. Lungo la figura principale sono allineati 64 ugelli, mentre nel secondo anello si trovano sei ugelli dinamici multidirezionali illuminati da 3 spot Led ciascuno, i quali seguono il movimento sui tre assi per offrire parabole d’acqua luminose alte fino a 15 metri. Nell’anello più piccolo sono disposti 6 ugelli ad aria compressa, con getti che raggiungono i 20 metri, spinti da due gruppi di accumulo e pompaggio dell’aria posti a terra, composti da due compressori a vite. Al centro è inserito un ugello Water Screen che attraversa l’intero diametro della fontana. In corrispondenza dei 64 ugelli sono inseriti altrettanti nebulizzatori da 80 micron in grado di generare una coltre di nebbia scenografica e raffrescante. Infine, un ugello dinamico installato a terra in prossimità del bordo tra la piazza principale e il lago crea un fil rouge tra acqua e terra, tra fontana e pubblico. Per il migliore impatto degli spettacoli, i punti di emissione sonora sono collocati all’interno del lago. www.formedacqua.com

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› YACHT CLUB PALERMO

CREDITI Località Palermo Committente Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale (Adsp) Progetto architettonico e direzione artistica Provenzano Architetti Associati, Sebastiano Provenzano Ingegnerizzazione e DL Ufficio tecnico Adsp, Ing. Enrico Petralia Fontana artistica Forme d’Acqua Venice Fountains Realizzazione impianti Ennegi Service con soluzioni Siemens e Aermec Pavimentazioni Sofil Marmi Illuminazione Zumtobel Impresa appaltatrice Cosedil Area dell’intervento >3 ettari Cronologia 2021-2023

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› ARCHIWORKS

A sinistra e accanto, le mura del Castello a Mare e la relazione del parco con l’intervento di trasformazione del Molo Trapezoidale. In alto, il volume basso e articolato che ospita gli esercizi di ristorazione. Foto ©Francesca Ferla e ©Santo Eduardo Di Miceli.

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› PALAZZO TIRSO

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› ARCHIWORKS

La struttura è stata inaugurata dopo un meticoloso lavoro di riqualificazione che ha preservato l’identità storica dell’edificio. Foto ©Andrea Martiradonna.

MGALLERY PALAZZO TIRSO, CAGLIARI

TRA CONTEMPORANEITÀ E PATRIMONIO CULTURALE STUDIO MARCO PIVA FIRMA L’ARCHITETTURA DEGLI INTERNI E IL DESIGN DEL NUOVO HOTEL DI CAGLIARI MGALLERY PALAZZO TIRSO NATO DA UN CAMBIO DI DESTINAZIONE D’USO CHE HA PRESERVATO IL VALORE STORICO DELL’IMMOBILE

Un edificio monumentale degli anni Venti del Novecento, in precedenza sede della Società Elettrica Sarda e ora proprietà del Gruppo Puddu Costruzioni, è stato rinnovato integralmente da Studio Marco Piva che gli ha conferito una nuova identità votata all’accoglienza. L’intervento di architettura degli interni e di interior design è stato curato da Armando Bruno, socio fondatore e amministratore delegato dello studio, e da Ferdinando Tedesco, chief interior designer, che hanno creato un design personalizzato fondato sull’autenticità del luogo. Il concept del progetto si basa sull’equilibrio tra gli aspetti storici dell’edificio e l’innovazione del nuovo intervento che crea un legame

con la preesistenza, preservando e valorizzando parte della struttura originale attraverso un linguaggio di continuità. Questo approccio consente agli ospiti di immergersi nella storia e nell’eleganza di Palazzo Tirso, mentre godono delle comodità e delle tecnologie moderne di un’ospitalità a cinque stelle. Il recupero edilizio si è inserito in un percorso finalizzato a ottimizzare e ridurre, per quanto possibile, l’impatto sull’ambiente attraverso la scelta di materiali locali o di nuova generazione e tramite l’architettura del verde rispettosa del territorio. Anche la tecnologia è stata impiegata al servizio dell’ottimizzazione delle risorse, in particolare l’illuminazione con le fonti luminose a Led e la semplificazione degli

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› PALAZZO TIRSO

Studio Marco Piva Lo studio guidato da Marco Piva è un atelier di sperimentazione dove si affrontano con rigore metodologico diverse scale progettuali, dal masterplanning all’architettura, dall’interior al product e industrial design. Le assidue ricerche sui caratteri formali e funzionali degli spazi, sulle tecnologie e sui materiali, sviluppate con grande attenzione per l’ambiente, sono gli elementi fondativi della filosofia di pianificazione e di progetto di Studio Marco Piva, che persegue la continuità progettuale tra architettura e interior design. Il progetto per l’MGallery Palazzo Tirso a Cagliari è stato curato da Armando Bruno, foto a sinistra, socio fondatore e amministratore delegato dello studio, e da Ferdinando Tedesco, chief interior designer.

www.studiomarcopiva.com

scenari per ridurre i consumi. Il nuovo albergo si distingue per il design su misura, con la realizzazione custom di gran parte degli arredi e delle fonti luminose, disegnati per integrarsi al meglio nel racconto progettuale. A partire dal piano interrato si trova un’area dedicata al benessere, con una seconda reception, una palestra, una piscina con sauna e bagno turco e tre sale per trattamenti. Qui si è privilegiato l’uso di materiali lapidei per sottolineare il legame con il territorio. Per necessità normative le travi originali dell’edificio sono state mantenute a vista e completate utilizzando tecniche di finitura tradizionali. Gli spazi comuni sono stati progettati per aprirsi al tessuto urbano, creando luoghi di relazione e comfort: alla reception si aggiungono il bar e il ristorante Terra con cucina interamente a vista. La distribuzione degli spazi è stata studiata in base alle esigenze funzionali, con una panca perimetrale, tavoli e sedute nella zona ristorante e tavolini più informali nell’area bar. [ 116 ]

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Pianta del piano terra.

Sempre al piano terra un’area dedicata agli affari offre una sala suddivisibile, uno spazio wine cellar che offre anche la possibilità di convivi privati e una sala riunioni per incontri informali. I livelli superiori ospitano 85 camere di cui nove suite completamente arredate su misura.

Le camere standard si distinguono in 14 tipologie, con metrature che variano da 28 a 40 metri quadrati. Sul rooftop, con vista panoramica sulla città, si trovano infine il ristorante Cielo, un bar e una zona relax organizzata intorno a una piscina interamente rivestita di ceramica rosa


› ARCHIWORKS

Al piano terra si trovano la reception, la wine cellar, uno dei due ristoranti e il bar. La maggior parte degli arredi, compresi i banconi del bar e del ristorante, è stata disegnata su misura da Studio Marco Piva. Foto ©Andrea Martiradonna.

S∙CAB Per le tre sale meeting a luce naturale dell’hotel di Cagliari è stata scelta la seduta Zebra progettata da Luisa Battaglia per S.cab, parte di una collezione poliedrica che offre molteplici versioni di telaio e un’ampia gamma di finiture. In particolare, la versione Zebra Pop ha scocca imbottita con

anima in policarbonato e struttura a slitta in tondino d’acciaio, facile da spostare e quindi particolarmente adatta alle aree conferenze che richiedono comfort e flessibilità. www.scabdesign.com

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› PALAZZO TIRSO

PRESIDENTIAL SUITE_PIANO 4 MEZZANINO

Pianta e foto della Presidential Suite, al quarto piano, che con il livello mezzanino sviluppa un totale di 120 mq. Sotto, particolare di una standard room e di una suite. Foto ©Andrea Martiradonna. PRESIDENTIAL SUITE_PIANO 4

Il progetto è caratterizzato da una forte attenzione al colore e all’aspetto tattile sottoponendo i materiali a lavorazioni di superfi cie volte a creare nuove sensazioni Armando Bruno, Studio Marco Piva

CREDITI Località Cagliari Committente Gruppo Puddu Costruzioni Architettura interni, interior lighting Studio Marco Piva (Marco Piva, Armando Bruno e Ferdinando Tedesco) Progetto illuminotecnico facciata e consulenza interior Essequadro General contractor, project management Gruppo Puddu Costruzioni Architettura dei giardini Mirko Melis General contractor fit out Poltrona Frau Fornitori Antrax, S.Cab, Cassina, Doreland, Duravit, Flos, Gruppo Saviola Saint-Gobain, Metra, iGuzzini, Lemi, Maccioni Marmi, Lualdi, Pergo PPG Sigma Coating, Simes, Stenal, TechnoGym, Vescom

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› ARCHIWORKS

ANTRAX Dalla texture geometrica tridimensionale, il radiatore Waffle di Antrax disegnato da Piero Lissoni è realizzato in una fusione di alluminio 100% riciclabile. Per Palazzo Tirso è stato customizzato con l’inserimento di maniglioni portasalviette, in acciaio inox per le nove suite e in legno con la medesima finitura delle boiserie e degli arredi usati nelle camere. www.antrax.it

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› CÀ DELLE ALZAIE Stefano Boeri Architetti Dal 1993 Stefano Boeri Architetti (in precedenza Boeri Studio) si dedica alla ricerca e alla progettazione in architettura e urbanistica con un’attenzione costante alle implicazioni geopolitiche e ambientali dei fenomeni urbani. A partire dal Bosco Verticale di Milano, nel 2014 primo prototipo di architettura che integra la natura vivente, lo studio lavora a progetti di forestazione urbana e verticale anche in ambito di edilizia sociale: Trudo Vertical Forest (Eindhoven, 2021) coniuga la sfida ambientale con l’urgenza abitativa delle città contemporanee. Insieme a masterplan e piani urbanistici in diverse città, lo studio lavora attualmente a numerosi progetti di architettura. Quattro i partner dello studio: Stefano Boeri, Francesca Cesa Bianchi, Marco Giorgio e Pietro Chiodi. Direttori Hana Hosi Narvaez Bautista e Corrado Longa.

www.stefanoboeriarchitetti.net

CA’ DELLE ALZAIE

IL BOSCO VERTICALE DI TREVISO COSTRUIRE IN ARMONIA CON IL PAESAGGIO, TRASFORMANDO IL VERDE DA ELEMENTO ORNAMENTALE A COMPONENTE DELL’ARCHITETTURA: BIODIVERSITÀ E QUALITÀ AMBIENTALE SONO IL FULCRO DI CA’ DELLE ALZAIE, PROGETTO DI STEFANO BOERI ARCHITETTI

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L’intervento di Stefano Boeri Architetti per Ca’ delle Alzaie, in prossimità del centro storico di Treviso, con l’insediamento di un nuovo complesso residenziale ha trasformato un contesto degradato lungo il Sile. Al posto di una fabbrica abbandonata, tre edifici alti 27 metri rappresentano una presenza discreta che ricompone il rapporto tra la città, a due passi dalle antiche mura, e il fiume. Un intervento di recupero e rigenerazione urbana nel quale gli edifici ospitano 400 piante a basso fusto e 170 alberi (120 in facciata e 50 a terra), selezionati dall’agronoma Laura Gatti, tra le specie autoctone individuate dal piano ambientale del Parco del Sile. La vegetazione – più di due ettari di natura tra parco e ver-

de verticale – è in grado di produrre più di 2,7 tonnellate di ossigeno l’anno. Il progetto si sviluppa su un’area di 10.750 metri quadrati; il verde ne occupa più della metà, ovvero circa 40 volte la superficie naturale esistente prima dell’intervento. Prima dell’avvio del processo di trasformazione dell’area sono state effettuate approfondite ricerche sul suo microclima attraverso una campagna di monitoraggio di temperatura e umidità, durata un anno intero, per valutare l’impatto dei fattori del corso d’acqua sulla nuova destinazione residenziale dell’area, cui è seguita un’ampia campagna di bonifica. Il complesso di Ca’ delle Alzaie si compone di 60 appartamenti, dal bilocale all’attico, distri-


› ARCHIWORKS

Il progetto di Ca’ delle Alzaie nasce dal recupero di una ex area produttiva di circa 11mila mq lungo il Sile, a breve distanza dal centro storico di Treviso. A destra, nel masterplan tre edifici di 27 metri dalla differente rotazione per ottimizzare esposizione e introspezione reciproca.

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› CÀ DELLE ALZAIE

La distribuzione lungo il margine del corso d’acqua permette a ciascuna unità abitativa di godere del rapporto con il paesaggio fluviale.

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› ARCHIWORKS

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1

› CÀ DELLE ALZAIE Camera

Bagno

Camera

Camera

Ingresso

Bagno

Camera

X.1.b

X.1.a

Bagno

Camera

Camera

Ingresso

X.1.c

Bagno Lavanderia

Lavanderia Disimpegno

Cabina Armadio Soggiorno con cucina

Disimpegno

5 7.0

Lavanderia

Bagno

+2

Disimpegno

Camera

Ingresso

Soggiorno con cucina Soggiorno con cucina

Bagno

Camera

A destra, pianta di un piano tipo.

Le facciate principali a sud e a nord di tutti gli edifici ospitano nelle logge alberature e grandi arbusti. Tutte le zone a giorno sono disposte a sud verso il fiume, mentre quelle più private sono rivolte a nord.

CREDITI Località Treviso

buiti in tre blocchi. Ogni appartamento gode di un affaccio su terrazza e la vista della chioma di almeno un albero. Posti uno accanto all’altro, i tre edifici formano un fronte discontinuo: ogni corpo si dispone secondo una differente rotazione per ottimizzare l’esposizione verso sud e l’introspezione reciproca. Oltre a garantire un elevato livello di privacy agli interni, il fronte discontinuo e la differente rotazione dei tre fabbricati evita un effetto ‘barriera visiva’, lasciando liberi ampi scorci prospettici tra un corpo e l’altro verso il passaggio lungo l’Alzaia. In linea con tale impostazione, le caratteristiche e la disposizione degli edifici interagiscono con le qualità del paesaggio. [ 124 ]

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Il prospetto sud, verso il fiume, è definito da una serie di terrazze continue profonde 3 metri e intervallate da elementi verticali che includono le alberature. La facciata nord presenta invece, lungo tutto lo sviluppo, una serie di vasi lineari in aggetto per arbusti di piccole e medie dimensioni, interrotti da contenitori verticali, analoghi a quelli presenti sulla facciata sud, per arbusti di medie e grandi dimensioni. All’esterno dell’area sud lungo via Alzaia, il muro di contenimento viene arretrato in tre punti a favore della fascia di verde pubblico addossata al muro di confine, con l’intento di ridare qualità al percorso pedonale esistente lungo il fiume

Committente Cazzaro Costruzioni Progetto architettonico Stefano Boeri Architetti Urbanistica, progetto strutturale Giulio Contini Progetto impianti elettrici Tfe Ingegneria Progetto impianti meccanici Luca Casaril, Roberto Giorgi Progetto del paesaggio Studio Laura Gatti Acustica Dipae Serramenti Agostini Group Parquet e sottiffi interni/esterni in legno Noesis Parquet Impianti elettrici e domotica BTicino Illuminazione Artemide Climatizzazione Innova Ascensori Otis Tende Pratic Foto Paolo Rosselli, Andrea Sottana


› ARCHIWORKS

A Treviso abbiamo proposto un’inedita declinazione del nostro concetto di bosco verticale: non una torre, ma tre corpi di fabbrica circondati dalla vegetazione, con affacci molto diversi sul paesaggio circostante Stefano Boeri

AGOSTINI GROUP Le vetrate di Ca’ delle Alzaie sono incorniciate dai serramenti delle linee dal design minimale Minimal Frames, Fibex Inside 503 e gli scorrevoli alzanti Infinity 563 di Agostini Group. Grazie al telaio incassato a scomparsa e una soglia inferiore quasi inesistente gli infissi permettono di avere un rapporto diretto con il paesaggio circostante, senza rinunciare alle prestazioni di isolamento termico, acustico e di sicurezza. I serramenti presentano un profilo interno ed esterno in alluminio, materiale resistente agli agenti atmosferici e allo stesso tempo altamente riciclabile. www.agostinigroup.com

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› COENERGIA RS2 Architetti Con base a Carpi (Modena), RS2 Architetti è una società di ingegneria e architettura con più di vent’anni di esperienza nella progettazione architettonica e degli interni e nella pianificazione urbanistica e del paesaggio. Coinvolta come general contractor nella ricostruzione dei grandi comparti industriali dell’Emilia-Romagna distrutti dal sisma del 2012, la società ha maturato un importante know-how nella gestione in tempi stretti di situazioni emergenziali e ha sviluppato un focus particolare nella progettazione e realizzazione di headquarters produttivi e direzionali. Recentemente RS2 ha dato vita alla startup bimO open innovation, spin-off del proprio dipartimento di ricerca che fornisce servizi Bim e modelli tridimensionali informativi virtuali per la digitalizzazione della filiera delle costruzioni.

www.rs2architetti.it

COENERGIA, BONDENO DI GONZAGA

CON IL SISTEMA 6X6 DI CESARE ROVERSI LO STUDIO RS2 HA SVILUPPATO UN NUOVO CONCETTO DI OPEN SPACE PER LA SEDE DI COENERGIA. IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO PROSEGUIRÀ CON LA REALIZZAZIONE DI UN NUOVO PADIGLIONE MULTIFUNZIONALE NEL VERDE DI UN LOTTO ADIACENTE

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NUOVI AMBIENTI DI LAVORO PER IL BUSINESS DELLE RINNOVABILI Quello delle energie rinnovabili è un mercato in forte crescita e Coenergia, attiva in particolare nella commercializzazione di pannelli solari e fotovoltaici, aveva l’esigenza di rinnovare, ampliandola, la sede in provincia di Mantova, all’interno di un comparto produttivo lungo l’Autostrada del Brennero. Il progetto, affidato allo studio RS2 Architetti di Carpi, ristruttura gli edifici esistenti e soprattutto il corpo uffici, che si sviluppa per l’intera lunghezza del magazzino merci, anche recuperando un preesistente, ma mai comple-

tato e privo di aperture, livello superiore. L’intervento, che comprendeva anche la risistemazione del layout produttivo, delle baie di carico merci e del piazzale logistico, prevede un importante futuro sviluppo con la costruzione di un nuovo volume ben integrato nel verde di un lotto adiacente che ospiterà convegni, corsi formativi ed eventi. Il compound assumerà così un nuovo aspetto che gli interventi già attuati in facciata anticipano, attribuendo – pur con interventi leggeri – un volto fresco e totalmente nuovo all’edificio.


› ARCHIWORKS

Interrotti dalla vetrata dell’atrio a doppia altezza i tubolari di alluminio e un sistema di verde verticale definiscono la nuova facciata. Foto ©Giacomo Albo.

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› COENERGIA

Eravamo alla ricerca di un sistema in grado di separare gli ambienti conservando un layout open space. Per la sua flessibilità il sistema 6x6 di Roversi si è dimostrato ideale per dare vita a questi nuovi ambienti di lavoro Elisa Simboli, RS2 Architetti

A sinistra, l’atrio con la scala metallica. Sotto e nella pagina di destra, viste dell’open space organizzato con il sistema autoportante 6x6 di Cesare Roversi Arredamenti, che si presta a differenti confìgurazioni. Foto ©Giacomo Albo.

CREDITI Località Bondeno di Gonzaga (Mn) Committente Coenergia Progetto architettonico e degli interni RS2 Architetti Brise-soleil e profili in alluminio Metra Parete verde esterna Valle dei Fiori Partizioni e arredi interni Cesare Roversi Controsoffitti Saint-Gobain Illuminazione 3F Filippi Superficie complessiva 6.517 mq Superficie uffici 1.220 mq Postazioni di lavoro 49

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› ARCHIWORKS Una pelle esterna in tubolari di alluminio bianchi, montata su un’orditura di staffe e montanti, riveste il prospetto principale, dove i pannelli prefabbricati sono stati sostituiti con un sistema strutturale in alluminio portante e vetri, agendo anche da brise-soleil e lasciando spazio alla vetrata di ingresso all’atrio a doppia altezza e a pareti di verde verticale realizzate con tasche funzionali complete di sistema di irrigazione. Dall’atrio una scala metallica con parapetti in vetro conduce al nuovo livello degli uffici che, specialmente nella zona commerciale, si sviluppano secondo un layout originale, sempre progettato da RS2 Architetti sulla base delle esigenze dell’azienda e realizzato con il sistema 6x6 di Cesare Roversi Arredamenti. Si tratta di un’intelligente interpretazione del layout open space che vede la disposizione di cinque ambienti in un unico spazio centrale, cui si accede dal corridoio della distribuzione (rivolto verso il magazzino interno) mentre sul lato delle finestre un unico ripiano, dotato di sedute a sgabello e delle prese per i dispositivi mobili, è a disposizione per brevi pause o riunioni informali. In questo modo le strutture in legno massello del sistema 6x6 organizzano lo spazio: i pannelli interposti tra l’uno e l’altro degli ambienti separano e contribuiscono a insonorizzare uno spazio che comunque rimane aperto. La flessibilità del sistema 6x6, tra l’altro facilmente disassemblabile per essere riconfigurato, ha poi consentito di creare per ciascun ambiente scaffalature, nicchie e piccoli ambienti di riunione. Sempre sullo stesso livello, dall’altro lato dello sbarco scale, si trovano invece gli uffici direzionali, che si estendono fino al lato finestre, e la sala del consiglio. Qui le partizioni sono in vetro e in parte, ad assicurare maggiore privacy, in listelli verticali di legno nella stessa finitura noce delle porte e dei telai dell’intero piano

CESARE ROVERSI Ideata da Nicholas Bewick, 6x6 è la soluzione aperta di Cesare Roversi Arredamenti che consente di organizzare gli ambienti interni con infinite composizioni di arredo. La genialità dell’invenzione risiede nel giunto di connessione degli elementi di legno massello che ne formano la struttura, che possono sostenere partizioni, porte, mensole, contenitori e accessori, dando rapidamente vita a nuovi ambienti. Oltre a semplificare l’installazione, la logica del sistema facilita il disassemblaggio degli elementi, per dare vita a nuove configurazioni. Di fatto quindi 6x6 è uno strumento che nelle mani di architetti e progettisti può essere applicato in qualsiasi contesto: ambienti di lavoro, ospitalità e residenziale. www.seixsei.it – www.roversi.it

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› MAX MARA TOKYO

MAX MARA TOKYO L’UTILIZZO DI MATERIALI NATURALI E IN PARTICOLARE IL MARMO TRAVERTINO ROSSO DI MARGRAF CONNOTA IL PROGETTO DI ANDREA

UN MIX DI ELEGANZA TRA ITALIA E GIAPPONE

TOGNON PER MAX MARA. UN’ARCHITETTURA PULITA CHE MESCOLA CHIAREZZA SPAZIALE E DETTAGLI PREZIOSI

È firmato da Andrea Tognon Architecture il progetto architettonico e di interior design del flagship store Max Mara di Tokyo, nel distretto di Omotesandō. L’edificio vetrato, che si slancia leggero verso il cielo per cinque piani, è sostenuto da un pilastro centrale rivestito in acciaio nuvolato. Grazie a un particolare effetto ottico e alla forma con angoli curvi e concavi dei marcapiano fortemente aggettanti, i livelli dell’edificio sembrano inclinati come quelli di una pagoda. Ai primi quattro livelli del palazzo, la boutique di Max Mara sviluppa una superficie totale di circa 400 metri quadrati. La mise en scène tra la scala metallica dorata, gli specchi e le superfici riflettenti crea un gioco di luci e [ 130 ]

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di riflessi che sfuma i contorni tra l’edificio e il verde dello spazio esterno. All’interno, gli elementi di design realizzati ad hoc si caratterizzano per uno stile contemporaneo: alcuni arredi sono volutamente scultorei con una base in cemento radicata nell’architettura; altri, più leggeri, sono rivestiti con una finitura morbida. Secondo Andrea Tognon, che opera soprattutto all’intersezione tra architettura e design e che ha realizzato ambienti retail in tutto il mondo, nello sviluppo del progetto è indispensabile individuare forme, spazi e materiali capaci di trasmettere emozioni al visitatore e di trasmettere valori identitari del brand: «si parte dalla logica e dallo spirito del


› ARCHIWORKS

L’edificio vetrato è sostenuto da un pilastro centrale rivestito in acciaio nuvolato. La struttura si erge verso il cielo per cinque piani che, grazie a un particolare effetto ottico e alla forma con angoli curvi e concavi, danno l’illusione di essere inclinati.

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› MAX MARA TOKYO

Andrea Tognon Architecture Dopo gli studi all’Università Iuav di Venezia e alla Bartlett a Londra, Andrea Tognon stabilì il proprio studio di architettura e design a New York nel 2022 per poi trasferirsi a a Milano, città fertile per un progettista attivo specialmente nel settore che si pone all’intersezione tra design e architettura. Il processo di ricerca ed esplorazione cerca di catturare l’essenza quasi immateriale di ogni marchio e di ogni cliente traducendola in oggetti, spazi e elementi di design.

www.atognon.com

Il mio obiettivo di dare voce alla moda italiana, creando ambienti ‘cuciti addosso’, si concretizza in un processo multidisciplinare che compone e trova l’equilibrio tra competenze tecniche e creative Andrea Tognon

prodotto – spiega l’architetto – poi si inizia a intravedere trame, colori e materiali e si cerca di mantenere questo spirito disegnando uno spazio preciso al centimetro, dove ogni dettaglio conta». Quello di Max Mara a Tokyo è uno degli esempi più recenti di questo processo, dove l’internazionalità del brand emerge attraverso soluzioni attuali e moderne, coerenti con l’architettura dell’edificio, mentre il marmo Travertino Rosso di Margraf ne sottolinea l’italianità: la sintesi è nel progetto di posa, con un disegno geometrico e in altri ambienti organico di forte impatto che identifica i diversi spazi dello store

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CREDITI Località Tokyo Committente Max Mara Fashion Group Progetto architettonico Andrea Tognon Architettura Superficie 400 mq Marmi Margraf

Sopra, la balaustra traforata e dorata conferisce eleganza e leggerezza al volume delle scale. A destra, la cadenza delle lamiere forate ripetute ritmicamente a soffitto consente di realizzare un’illuminazione personalizzata adattabile a qualsiasi configurazione che lo spazio potrà assumere in futuro. I pavimenti in Travertino Rosso sono stati posati in abbinamento al cemento e alla moquette, in un’alternanza di motivi geometrici e di forme organiche.


› ARCHIWORKS

MARGRAF L’azienda vicentina è protagonista del flagship store Max Mara di Tokyo per quanto riguarda la realizzazione dei pavimenti e dei rivestimenti interni per le pedate scala. I 270 metri quadrati di pavimenti in Travertino Rosso richiamano l’italianità del brand e l’architettura monumentale. Il materiale naturale è stato accuratamente posato in abbinamento al cemento e alla moquette, in un’alternanza di motivi geometrici e forme organiche che creano superfici ricche di contrasti, calde e accoglienti. www.margraf.it

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› DESIGNCAFÈ

IPERREALISMO FUORI SCALA IN TRIENNALE MILANO FINO AL 10 MARZO LA PRIMA PERSONALE IN ITALIA DELL’ARTISTA AUSTRALIANO RON MUECK

Dall’alto, In Bed, 2005 (foto ©Patrick Gries) e Ron Mueck accanto ai teschi di Mass (foto ©Michel Slomka) Fondation Cartier pour l’art contemporain.

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Un’esposizione sorprendente, di sole sei opere, quella organizzata da Fondation Cartier pour l’art contemporain nel quadro del partenariato pluriennale con Triennale Milano. Superata la colossale scultura In Bed (2005) la scena si apre su Mass (2017), cento gigantesche sculture di teschi umani che occupano la prima grande sala espositiva al primo piano del Palazzo dell’Arte, disposte secondo precise indicazioni dell’artista e del curatore associato Charlie Clarke. In inglese mass è sia una moltitudine disordinata di persone sia la funzione religiosa della messa: ambiguità che ciascuno può affrontare da sé ma che la potenza dell’installazione rende impossibile ignorare. Di quest’anno è invece il gruppo di tre cani neri di En Garde che fronteggia i visitatori nella seconda sala. Alti quasi tre metri, i cani hanno un aspetto minaccioso, come se avessero dimenticato i 15mila anni di convivenza

con l’uomo. A un’epoca che precede la nostra rimanda anche la lotta di cinque uomini che stanno atterrando un maiale per macellarlo: questa volta di piccole dimensioni, This Little Piggy è una scultura ancora in lavorazione, e come i film che fanno parte della mostra, girati dal regista francese Gautier Deblonde negli studi di Mueck – quello incredibilmente piccolo di Londra e quello dove attualmente lavora, sull’isola di Wight – offrono interessanti spunti sul metodo dell’artista, che in venticinque anni di carriera ha realizzato in totale solo 48 opere. A cura del direttore generale di Fondation Cartier, Hervé Chandès, del curatore associato Charlie Clarke e della responsabile della mostra Chiara Agradi, Ron Mueck è aperta al pubblico in Triennale Milano fino al 10 marzo


TIME Relaxing

elements a cura di Elena Riolo

La dimensione privata del benessere è nel tempo che dedichiamo a noi stessi, ai nostri interessi e alle nostre relazioni. Un tempo da trascorrere circondati da oggetti che ci riportano all’otium dell’infanzia. Arredi e soluzioni progettuali diverse come le proposte che presentiamo in queste pagine.


NARDI NET LOUNGE. Una proposta per valorizzare al meglio l’outdoor in tutte le stagioni: Net Lounge è la poltrona avvolgente nella forma e profonda nella seduta disegnata da Raffaello Galiotto. Realizzata in polipropilene fiberglass completamente riciclabile, è disponibile nei colori salice, senape, bianco, antracite, tortora, corallo.

www.nardioutdoor.com

ROCHE BOBOIS SPHERE. Tra le numerose creazioni per il marchio francese firmate da Maurizio Manzoni, la poltrona in mousse poliuretanica tripla-densità richiama uno stile anni Settanta. Il legno per la struttura in abete massiccio proviene da foreste certificate Fsc gestite responsabilmente e da altre fonti controllate. Sphere può essere rivestita in tessuto Nuage o Ricochet.

www.roche-bobois.com

CARL HANSEN & SØN CH445 WING CHAIR. Il sedile e lo schienale della poltrona disegnata da Hans J. Wegner sono costruiti per fornire un comodo supporto a schiena, spalle, collo e testa in diverse posizioni di seduta grazie alla forma del telaio in acciaio inossidabile e alla densità del rivestimento. CH445 Wing è stata progettata nel 1960 quando ne furono prodotti solo pochi esemplari; l’azienda danese l’ha rilanciata poi con successo nel 2006.

www.carlhansen.com

CASSINA MONCLOUD. Firmato da Patricia Urquiola, il sistema Moncloud è studiato per ripensare il design degli imbottiti in chiave di economia circolare. Le sue forme accoglienti sono infatti scolpite nell’ovatta di PET riciclato segnando un importante avanzamento progettuale per il settore dell’arredo, volto a ridurre al minimo l’utilizzo di poliuretano.

www.cassina.com Foto ©Francesco Dolfo

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PEDRALI JEFF. Disegnata da Patrick Norguet, la collezione modulare di divani Jeff è progettata come un insieme di piccole architetture morbide e confortevoli che combinate tra loro danno vita a molteplici scenari riconfigurabili grazie agli elementi lineari, ad angolo 120°, chaise longue e terminali con o senza bracciolo uniti da un sistema di ganci di collegamento.

www.pedrali.com

Foto ©Andrea Garuti

KNOLL WOMB CHAIR. «Un morbido rifugio in cui raggomitolarsi» così Florence Knoll definì la seduta progettata da Eero Saarinen nel 1948 per rispondere al bisogno, che si è dimostrato universale e senza tempo, di comfort assoluto. Womb Chair, concepita con tecniche e tecnologie innovative in grado di conferirle una forma unica e una funzionalità inedita, è ancora prodotta rispettando il design originale. Foto ©Federico Cedrone

www.knoll-int.com

NAUGHTONE PERCY. La lounge chair, ispirata al design semplice e funzionale delle sedie da sala d’attesa della metà del secolo, presenta una inconsueta struttura tubolare spessa e continua. Il telaio di Percy, previsto in 16 colori e oltre 100 opzioni di rivestimento, sfrutta appieno la tavolozza Ral del marchio inglese che dal 2019 fa parte della collezione di brand di MillerKnoll.

www.naughtone.com

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LA CASA MODERNA FLORES. Il divano, parte della collezione Mysofa, è una soluzione flessibile e componibile con penisola e rivestimento in microfibra e piedi in metallo verniciato nero opaco, disponibile anche con rivestimento in tessuto o pelle. Le forme generose e rigorose di Flores garantiscono comfort e adattabilità a diversi stili e contesti.

www.lacasamoderna.com

RODA ONDA. Grandi chaise longue, poltrone e comodi pouf pensati da Gordon Guillaumier per abbandonarsi al relax outdoor. Le forme morbide e informali di Onda nascono dalla decostruzione delle strutture e dall’imbottitura cui è stato aggiunto un rivestimento impermeabile che impedisce all’acqua di entrare e bagnare l’imbottitura in tessuto idrorepellente, con cuciture termosaldate.

www.rodaonline.com

BROSS

NAUTILE. Come una scultura, la poltrona firmata da Peter Harvey nel 2011 nasce da un unico blocco di materia: il metacrilato, lavorato con la stessa abilità artigianale del marmo. L’apparente semplicità di realizzazione di Nautile e le sue forme fluide e rotonde sono frutto di un’attenta cura del dettaglio. Il telaio è rinforzato per l’uso in aree pubbliche.

BALTEA. Struttura e scocca si incrociano tra loro secondo un gioco di linee nella collezione disegnata da Marco Zito. La linea Baltea comprende una poltroncina dining e una lounge con base a quattro gambe in tubolare metallico, con finitura nera, bronzo spazzolato o in nuance personalizzabile, anche per un effetto tono su tono con il rivestimento.

www.lacividina.com

www.bross-italy.com

LACIVIDINA

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ARPER SHAAL. In equilibrio tra morbidezza e struttura, la linea modulare progettata da Doshi Levien nel 2022 e implementata nel 2023 si ispira alla forma di un abbraccio. Al divano si sono aggiunti oggi alcuni arredi a tutto comfort: una chaise longue, una dormeuse e un pouf. Tutti gli elementi possono combinare pelle e tessuto, a eccezione del pouf disponibile solo in versione monomateriale.

www.arper.com

Foto ©Salva López

S.CAB DRESS_CODE. Progettata da gumdesign di Laura Fiaschi e Gabriele Pardi, Dress_Code si ispira ai canoni della moda sartoriale, giocando con gli abbinamenti di colore tra il bracciolo in legno, la struttura in metallo verniciato e il rivestimento tessile proposto in diverse versioni: liscio, trapuntato a quadrotti, imbottito e sagomato a onde.

www.scabdesign.com

CAIMI VOLUMI. I divani, le poltroncine e i pouf dalle forme generose sono rivestiti con lo speciale tessuto fonoassorbente Snowsound fiber che, insieme all’imbottitura, assicura elevate performance acustiche. Su richiesta è possibile munire i vari elementi della innovativa A+E technology in grado di ridurre l’esposizione all’inquinamento elettromagnetico.

www.caimi.com

B&B ITALIA DAMBO. Un sistema di sedute modulari progettate da Piero Lissoni per il tempo del relax. Dambo è composto da elementi lineari ed elementi a base pentagonale, da utilizzare da soli o combinati tra loro. Gli schienali sono alti e avvolgenti; i braccioli, grazie a uno snodo, possono essere abbassati e regolati a piacere.

www.bebitalia.com

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FLOU FIOCCO. Il divano disegnato da Pinuccio Borgonovo si caratterizza per gli elementi, generosi nell’imbottitura, facilmente aggregabili in configurazioni funzionali e accoglienti. I cuscini, in due altezze, sono fissati alle basi tramite sostegni in metallo curvato a U.

www.flou.it

MAGIS OFFICINA HIGH BACK. La poltrona dallo schienale alto e dall’ampia seduta fa parte della collezione di Ronan & Erwan Bouroullec che comprende anche sedie, tavoli e accessori accomunati dal linguaggio creativo tra artigianato e industria. Protagonista è il ferro forgiato zincato a caldo o verniciato poliestere.

www.magisdesign.com

KAVE HOME ZEN BALANCE. Il divano, la poltrona, il cuscino e il pouf si connotano per le forme curvilinee rivestite con un morbido tessuto in poliestere riciclato al 100% con effetto lana di agnello. Nell’immagine anche la sedia Nebai in ecoshearling bianco e struttura di legno massiccio di rovere con finitura naturale.

www.kavehome.com

TALENTI Al Manna Resort, a pochi chilometri da Bolzano, sono stati scelti molti arredi di Talenti. Nella Spa sono presenti alcuni dei suoi prodotti di punta come la collezione Riviera di Jean Philippe Nuel e il lettino Breez di Karim Rashid dalla caratteristica forma curva e dall’ergonomia studiata per accogliere perfettamente il corpo e per garantire il massimo comfort.

www.talentispa.com

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CALEIDO DINAMO. Lo scaldasalviette a parete affianca alla versione bestseller in ottone la nuova proposta in acciaio, interamente riciclabile a fine vita, verniciato a polvere. Le linee essenziali di Dinamo si vestono di oltre 40 colori, per armonizzarsi con ogni progetto di interior design.

www.caleido.it

KREOO VIS-À-VIS. Un parallelepipedo, disponibile in sei diverse tipologie di marmo, costituisce il perno strutturale e visivo del sistema di chaise longue disegnato da Enzo Berti. Dal blocco centrale fuoriescono due elementi tubolari cromati che sostengono la seduta relax, accessoriata con un poggiatesta in lino e personalizzabile in corda, anche colorata, o altri intrecci naturali.

www.kreoo.com

GLASS 1989 CHILLOUT. Sono molto varie le possibilità di composizione della struttura di benessere di Meneghello Paolelli Associati: combinando due o tre moduli installabili a parete, in nicchia o ad angolo, con vetrate frontali che possono essere prolungate da una vetrata laterale o interna, Chillout può ospitare bagno turco, sauna finlandese, doccia.

www.glass1989.it

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AGHA WAY. La doccia del marchio del Gruppo Artesi nasce dall’idea progettuale di Enrico Cesana basata sulla trasformazione di un elemento tecnico in estetico: non più semplice componente funzionale, qui il meccanismo di scorrimento diventa infatti decorativo. La possibilità di selezionare finiture per profili, vetri e serigrafie è praticamente infinita.

www.agha.it

STENAL UNIQUE. La sauna, realizzabile su misura, è progettata dal marchio di Abano Terme appositamente per suite e camere d’albergo. La cabina è caratterizzata da linee essenziali e dalla particolare lavorazione del legno a listelli sottili, che esalta l’aroma naturale dell’Aspen termotrattato.

www.stenal.it

VARASCHIN WELLNESS THERAPY. Il sistema di complementi dedicato ai centri benessere è studiato da Alberto Apostoli su geometrie semplici, linee pure e colori neutri. Della collezione fa parte la chaise longue con supporto in metallo, combinabile con Sasso: l’elemento d’arredo dalla superficie scaldante, che sembra un ciottolo levigato dall’acqua, eroga trattamenti di aromaterapia, cromoterapia, terapia del suono.

www.varaschin.it

STARPOOL SOUL COLLECTION. La linea elaborata da Cristiano Mino nel 2018 propone sauna finlandese, bagno di vapore con doccia capaci di creare scenografie d’interni dedicate al benessere e alla cura di sé in sette colorazioni. Tutti i dettagli e gli accessori, come la panca, la rubinetteria e il copri stufa, presentano una finitura nera che sottolinea, per contrasto, il valore cromatico degli ambienti wellness.

www.starpool.com

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Foto ©Gaia Panozzo


elements_RelaxingTime AXOR AXOR ONE. La collezione di rubinetterie progettata in collaborazione con i designer londinesi Barber Osgerby si completa con gli elementi dedicati a doccia e vasca da bagno. Il soffione doccia, con disco erogatore di 24 centimetri di diametro, è disponibile in Cromo e nella variante Nero Spazzolato; su richiesta sono possibili dieci finiture metallizzate lucide e spazzolate realizzate mediante tecnologia Pvd.

www.axor-design.com

JACUZZI VIRTUS. La vasca con 50 getti idromassaggio accoglie fino a sei persone, su sedute con inclinazioni differenti che offrono un massaggio mirato in tutto il corpo. La mini spa-piscina, progettata in collaborazione con Dodo Arslan, è disponibile con riscaldatore elettrico, scambiatore o pompa di calore. I comandi retroilluminati di Virtus consentono di selezionare la luce d’atmosfera preferita per un’illuminazione led subacquea multicolore.

www.jacuzzi.com

VISMARAVETRO SUITE. Caratterizzato da linee essenziali, il sistema modulare concepito da Castiglia Associati si compone di pannelli fissi e porte in alluminio e vetro alti fino a 270 cm, le cui cerniere con apertura a 180° permettono di aumentare l’arco delle applicazioni e il comfort di utilizzo. La porta a tutta altezza di Suite può essere incernierata direttamente a muro.

www.vismaravetro.it

ANTRAX BYOBU. Nel nome, nelle linee e nel movimento il radiatore d’arredo firmato da Marc Sadler trae ispirazione dal tipico paravento decorativo giapponese. Realizzato in alluminio al 100% riciclabile e disponibile con funzionamento ad acqua o elettrico, è proposto in oltre 200 colorazioni e nella versione a singola o doppia anta. Muovendosi intorno a un perno centrale, Byobu può essere ruotato verso destra o sinistra.

www.antrax.it

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QUADRODESIGN FFQT. A volte il design è efficace quando è al suo stato più sottile. Progettata da Formafantasma, la serie Ffqt mira a essere ugualmente senza tempo nell’uso, intuitiva e silenziosa nella sua presenza in casa. Oltre ai rubinetti si completa di doccia free-standing e soffione con getto a pioggia in acciaio inossidabile Aisi316L nelle finiture standard acciaio spazzolato, oro nero e oro chiaro.

www.quadrodesign.it

BELLE PERGOLE SOFIA. Il pergolato fotovoltaico è una struttura in alluminio estruso con tetto fisso sopra il quale sono stati posizionati pannelli bifacciali con performance di produzione di energia elettrica superiori del 30% rispetto ai pannelli tradizionali. L’impianto può essere completato con batterie di accumulo per poter immagazzinare la corrente prodotta in eccesso durante gli orari diurni.

REXA UNICO. L’ampia collezione esprime al meglio la profonda conoscenza dell’azienda in merito alla lavorazione e all’applicazione del Corian. Unico combina 5 tipologie di mobili con lavabo integrato, pensili, colonne e vetrine, lavabi di diverse forme e dimensioni, da appoggio e da terra, oltre a vasche integrate con sistemi benessere, piatti doccia, specchiere, rubinetteria, accessori, complementi e rivestimenti.

www.rexadesign.it

www.bellepergole.it

CEADESIGN ACQUACHIARA. Il progetto si ispira alla fusione di acqua e luce con giochi e percorsi emozionali: pioggia, cascate, nebbie e getti spray si colorano con la cromoterapia o si illuminano di bianco per regalare benessere al corpo e alla mente sia in spazi ridotti sia in contesti di grande progettualità architettonica. È possibile creare degli assiemi di getti regolabili con un solo comando, oppure collegarli ai sensori di presenza a raggi infrarossi di CEA per controllarne a distanza apertura e chiusura.

www.ceadesign.it

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KE SUNLIGHT. La novità principale dell’innovativo giardino d’inverno consiste nel tetto in vetro stratificato trasparente o bianco opaco, sostenuto da traversi in alluminio: vetro e alluminio insieme garantiscono luminosità e leggerezza costruttiva, oltre a una visione a 360° sull’esterno. Integrabile con molteplici tipologie di chiusure e di schermature, la serra solare bioclimatica può essere illuminata internamente con un sistema di led dimmerabili inseriti nei traversi a soffitto.

www.keoutdoordesign.com

RITMONIO DIAMETRO35. I nuovi soffioni per l’area doccia Diametro35 Wellness e Diametro35 Wellness Impronte prevedono diverse configurazioni di erogazione che si combinano con numerose tipologie di body jet laterali. È possibile personalizzare il prodotto scegliendo tra 19 finiture e, nel caso di Impronte, declinare le ghiere con le esclusive lavorazioni Prisma, Tratto, Rigo, Punto.

www.ritmonio.it

IL GIARDINO DI CORTEN LA STANZA CHE NON C’È. Nella configurazione sauna, la struttura permette di godere i benefici di una sauna finlandese in outdoor. Autoportante e facilmente installabile, La Stanza che non c’è è realizzata all’esterno in acciaio Corten e all’interno con legno proveniente dal Nord Europa. Tre le dimensioni disponibili (anche con biosauna) che possono accogliere fino a otto persone.

www.ilgiardinodicorten.it

ZAZZERI JK21. I soffioni da soffitto progettati da Fabrizio Batoni sono dotati di tre modalità di erogazione dell’acqua: pioggia, cascata e nebulizzazione. Sono disponibili nelle versioni con e senza cromoterapia e installabili a soffitto oppure calati a tre diverse altezze con l’ausilio degli appositi bracci da soffitto.

www.zazzeri.it

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› DESIGNCAFÈ

UN VIAGGIO FOTOGRAFICO NEL BRUTALISMO ITALIANO

Quella di Roberto Forte e Stefano Perego è un’interessante ricognizione fotografica delle opere in calcestruzzo faccia a vista realizzate nel dopoguerra e fino agli anni Settanta in Italia, dove – come scrive nell’introduzione lo storico inglese Adrian Forty – il brutalismo è stato interpretato in maniera originale combinando modernità e tradizione, come nel caso della Torre Velasca o della chiesa della Madonna dei Poveri di Milano (1952-54), dove Figini e Pollini alternano il cemento a vista a corsi di pietra naturale. L’interesse di Brutalist Italy consiste soprattutto nel fatto che, pur non mancando acclamati capolavori come la chiesa dell’Autostrada o il ponte sul Basento di Musmeci, i due fotografi documentano molte opere minori, spesso trascurate dalla stampa e dalla critica di architet[ 146 ]

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tura. Ad opere che non hanno retto la prova del tempo e altre che nella loro incongruità confermano la comune opinione negativa sul brutalismo, si alternano, organizzati per aree geografiche, lavori eccelsi di Giancarlo De Carlo, Leonardo Ricci, Giuseppe e Raynaldo Perugini, Leonardo Savioli, Giorgio Boni, Enzo Zecchiroli, Carlo e Luciano Celli, Leonardo Benevolo. Pochi gli stranieri e peccato che non vi sia traccia dell’ingegneria che si fa architettura nelle opere di Pier Luigi Nervi

Brutalist Italy Roberto Conte, Stefano Perego Fuel, London, 2023 pp. 200, ill, 26,95 sterline ISBN 978-1-739-8878-3-4

In alto: Leonardo Ricci estensione del cimitero di Jesi (1984-1994). Foto ©Stefano Perego.



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